1 Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2


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è vero che il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d'Italia e Vittorio Emanuele II si fregiò del titolo di Re d'Italia ed è vero

che l'Unità era ancora incompleta ... però è anche vero che finalmente l’Italia c'era! Quindi, celebrare tale data come “150°

Anniversario dell’Unità d’Italia” ha il giusto significato, e non toglie nulla a Carlo Alberto ed a Vittorio Emanuele II di

Savoia, che hanno scommesso il loro regno sull’unificazione della penisola, anzi, rende loro merito! Come intende farlo

“Il Nastro Azzurro” con l’allegato Calendario 2011. 

Se invece volessimo festeggiare l’Anniversario del “Completamento” dell’Unità d’Italia, dovremmo riferirci al 1924 e

non al 1918 (vds. articolo a pag. 7).

Comunque, sono del parere che occasioni come questa debbano servire per unire gli italiani, per ricordare tutti assie-

me come è stata costruita l’Unità del Paese e non per rilevare che nell’intitolazione dei festeggiamenti è stata commessa

qualche imprecisione... forse.

Un cordiale saluto.

Antonio Daniele



IL NASTRO AZZURRO

6

CALENDARIO 2011: L'UNITÀ D'ITALIA



L

a tradizione di allegare all'ultimo numero dell'an-

no de "Il Nastro Azzurro" il "Calendario Azzurro"

continua nonostante le difficoltà create dalle

recenti disposizioni governative che hanno abolito tutte

le agevolazioni per la distribuzione postale dei periodi-

ci delle associazioni senza scopo di lucro, proprio in con-

comitanza di un aumento consistente delle tariffe

postali. Finché "Il Nastro Azzurro" sarà sostenuto da chi

crede nella sua opera di impegno sociale e culturale sui

valori fondanti dell'Unità Nazionale e dell'amore per la

Patria, ce la faremo. Lo dobbiamo a voi lettori, soci e

non dell'Istituto del Nastro Azzurro, e speriamo in un

vostro tangibile sostegno, se ne condividete la linea, e

in suggerimenti utili ed assidui per migliorarla.

L'edizione 2011 del calendario, nella memoria del

150° anniversario dell'Unità d'Italia, sancita dalla procla-

mazione del Regno d’Italia da parte di Vittorio

Emanuele II° il 17 marzo 1861, ripercorre a grandi linee

la storia del Risorgimento italiano. La pagina di ogni

mese è dedicata ad un momento particolare o a un per-

sonaggio di spicco del Risorgimento. Accanto a tale testo

principale, in molte pagine, viene anche pubblicata la

motivazione di una Medaglia d'Oro al Valor Militare

concessa in una particolare circostanza del momento

risorgimentale a cui è riferita la pagina del calendario.

Si tratta di una lettura interessante e utile per ricor-

dare insieme gli eventi più significativi della storia ita-

liana del XIX secolo durante il quale è nata la consape-

volezza di poter giungere finalmente all'unità naziona-

le. Tale consapevolezza è stata raccolta da Casa Savoia

per il tramite di due grandi Re: Carlo Alberto prima e

Vittorio Emanuele II° poi, i quali hanno scommesso

tutto ciò che avevano sulla causa del Risorgimento: il

loro regno, e … l'Italia è stata unita.

Il pensiero che Vittorio Emanuele II° ha rivolto al

suo "… augusto genitore …" nell'occasione della pro-

clamazione del Regno d'Italia ci fa comprendere che

entrambi sono stati gli artefici e le guide della volontà

popolare di riscatto e di uninone degli italiani.

La redazione spera di aver reso un servizio ai suoi

lettori la cui utilità supera quella di conoscere giorno

per giorno il semplice svolgersi calendariale del 2011,

cosa per la quale, a fine di ogni anno, c'è un'offerta

pressoché infinita.

Con l'occasione si rinnovano gli auguri di un felice

anno 2011 a tutti i lettori de "Il Nastro Azzurro".


IL NASTRO AZZURRO

7

C



on l'avvicinarsi del 2011 ci appressiamo alle cele-

brazioni più importanti per il 150° Anniversario

dell'Unità d'Italia. Eppure molti stanno sottoli-

neando sulla stampa e in pubblici dibattiti che si trat-

ta di festeggiamenti un po’ forzati poiché l'Unità

d'Italia era lungi dall'essere completa nel 1861.

Anche alla redazione de "Il Nastro Azzurro" stan-

no arrivando numerosi messaggi e lettere in tal

senso. Appare quindi opportuno precisare che il 17

marzo 1861 il Re Vittorio Emanuele II° di Savoia

mutava il proprio titolo da Re di Piemonte e

Sardegna a Re d'Italia in conseguenza dell'istituzio-

ne del Regno d'Italia da parte del primo parlamento

italiano, appena insediatosi dopo le elezioni avvenu-

te in tutta la penisola. Ciò poteva avere luogo a

seguito delle vittoriose campagne condotte nella

seconda guerra d'Indipendenza e della travolgente

impresa dei mille di Garibaldi.

Fino a quel momento l'Italia era "un'espressione

geografica", come ebbe a dire il Metternich, dopo

quell'evento l'Italia esisteva come nazione. Questo è

un fatto storico inconfutabile ed è la ragione per la quale

è giusto e corretto festeggiare nel 2011 il 150°

Anniversario dell'Unità d'Italia.

Però, è altrettanto giusto non negare che l'Unità, pur

realizzata in una prima fase, non era affatto completa.

Perché ciò abbia luogo, generalmente si conviene che

occorra attendere il 4 novembre 1918 quando, con la glo-

ria di Vittorio Veneto, finalmente l'Italia, che solo nel

1870 aveva conquistato Roma sua naturale capitale, vide

tornare nel suo alveo le città irredente di Trento e Trieste.

In realtà, tale data venne entusiasticamente indicata

da Vittorio Emanuele III° come giorno del finalmente

tanto atteso completamento dell’unità d’Italia confidan-

do sulle clausole del trattato di Londra in base al quale

l’Italia aveva rinunciato alla Triplice Alleanza, di cui era

firmataria da trentatré anni, ed aveva aderito alla Triplice

Intesa, dichiarando guerra all’Austria quasi un anno dopo

lo scoppio delle ostilità in Europa. 

Secondo il Trattato di Londra, sarebbero finalmente

stati annessi all’Italia non solo Trento e Trieste, ma anche

altri territori, italiani da oltre sette secoli, come l'Istria e la

Dalmazia, regioni che entrarono a far parte della

Repubblica di Venezia già nel XII° secolo, strappati ai

Turchi e all'impero bizantino e, fin da quei tempi remoti,

sede di popolazioni venete, cioè italiane.

Il trattato venne sconfessato alla Conferenza di pace

di Parigi, dove l’Italia si vide riconoscere molto meno di

quanto pattuito a Londra, in pratica persino qualcosa

meno di quanto avrebbe potuto pretendere dall’Austria

in base agli accordi della Triplice Alleanza. Grande fu la

delusione e lo sconcerto e si parlò di “Vittoria Mutilata”. 

Nella confusione generale che ne seguì, prese corpo

l'impresa dei legionari di Fiume guidati da Gabriele

d'Annunzio: preludio, mal digerito dal timoroso governo

italiano dell'immediato dopo guerra, alla successiva

annessione di quei territori, infine presi con un abile

colpo di mano diplomatico e militare dal governo fascista

nel 1924, poco dopo il suo insediamento.

Ecco il significato del titolo di questo articolo. Solo nel

1924, e fino alla seconda guerra mondiale, l'Italia ebbe la

sua unità davvero completa.

Con questa considerazione si vuol sottolineare, ad uso

di quanti hanno espresso perplessità sulla data (17

marzo) e sull'anniversario (150°) che si sta andando a

festeggiare, che esso è quello giusto.

Infatti, se è vero che il 17 marzo 2011 è il 150°

Anniversario della "Proclamazione del Regno d'Italia", è

anche vero che tale proclamazione fu possibile solo allo-

ra, perché solo allora finalmente l'Italia era stata già in

gran parte unificata, non era più divisa in tanti piccoli

stati separati e diversamente governati, ed era stato pos-

sibile eleggere il primo Parlamento Italiano.

Continuando il ragionamento, se è vero che nel 1861

l'Italia mancava ancora di molti ed importanti territori

(primo fra tutti Roma!), è altrettanto vero che collocare il

completamento dell'Unità d'Italia al 4 novembre 1918

significa accettare una visione immediatamente post bel-

lica delle vicende relative alle terre irredente, poi sconfes-

sata dagli eventi successivi. Per ottenere, in aggiunta a

Trento e Trieste, l’italianissima Istria con Zara, si dovette

attendere il Trattato di Rapallo del 1920. Fiume e la

Dalmazia, con popolazione prevalentemente italiana,

furono ottenute solo grazie alla caparbietà dei legionari

di D’Annunzio ed al mutato quadro politico italiano in

cui il nuovo governo fascista voleva a tutti i costi “mostra-

re i muscoli”, prendendo a pretesto la secolare italianità

di quelle regioni. Per questo fu necessario attendere fino

al 1924.

Tali regioni, poi, sono state nuovamente sottratte

all’Italia in modo doloroso e drammatico al termine della

seconda guerra mondiale col trattato di pace di Parigi, e

oggi sono suddivise tra i territori di altri stati indipenden-

ti (principalmente Croazia e Slovenia) nati dal dissolvi-

mento della Jugoslavia, nazione cuscinetto inventata a

tavolino nel 1918.

Quindi, potremmo affermare che, finché Istria e

Dalmazia non torneranno italiane, non abbiamo molto

da festeggiare poiché l’unità d’Italia deve ancora com-

piersi. In tale ottica potremmo rivendicare anche la

Savoia, Nizza e il Col di Tenda e ... Dio sà cos’altro.

L’evidente iperbole qui descritta serve solo a sottoli-

neare che l’anniversario giusto da festeggiare è proprio

quello del 17 marzo 1861, data in cui il “Primo

Parlamento Italiano” sancì l’unità del Paese, come detto

all’inizio di questo articolo.

Quindi è corretto e giusto festeggiare col massimo

ardore patriottico, il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia

proprio nel 2011.

Antonio Daniele

L'UNITÀ D'ITALIA SI È COMPLETATA NEL 1924

I legionari sfilano a Fiume nel 1919



I

l 50° anniversario delle "Frecce tricolori" è stato cele-

brato con la più importante manifestazione aerea

dell'anno: la "Giornata Azzurra", organizzata

dall'Aeronautica Militare a cadenza biennale, che si è

svolta domenica 12 settembre 2010 sull'aeroporto di

Rivolto (Udine), sede della Pattuglia Acrobatica

Nazionale. 

Oltre 500.000 spettatori sono giunti da ogni parte

del Paese ed anche dall'estero per assistere alla lunga,

affascinante kermesse dell'alta acrobazia aerea mon-

diale.


Su questo stesso aeroporto il 12 settembre 1960

veniva istituito il 313°

Gruppo Addestramento

Acrobatico al comando del Maggiore Pilota Giuseppe

Squarcina. Un anno dopo, nel 1961, la prima stagione

di esibizioni con i velivoli North American F-86 Sabre.

Già pochi anni più tardi, la PAN ricevette i primi velivo-

li di costruzione nazionale, i mitici G.91, sostituiti dopo

poco meno di vent'anni di onorato servizio, dagli

attuali Aermacchi MB.339. Già si parla del nuovo M.346

da addestramento avanzato come il prossimo velivolo

della nostra Pattuglia Acrobatica: l'unico team del

mondo che si esibisce in dieci velivoli, nove in formazio-

ne più un solista.

La manifestazione è stata trasmessa in diversi colle-

gamenti in diretta dalla RAI e da altre televisioni.

IL COMPLE

ANNO DE


LLA PAN

IL NASTRO AZZURRO

9

L'evento è stato



aperto dal pas-

saggio di un eli-

cottero AB-212

con appeso al

gancio baricen-

trico la bandiera

tricolore tenuta

spiegata al

vento da un

aerosoccorritore.

Nel corso

della giornata si

sono esibite in

volo, in un cre-

scendo di spettacolare bravura, ben sette pattuglie

acrobatiche. Nell'ordine: 

i polacchi del "Bialo-Czerwone Iskry", volano sette



su velivoli addestratori TS-11 Iskra; 

i "Royal Jordanian Falcons", che da tempo seguono



le principali manifestazioni alle quali è presente la

PAN, sono quattro e volano con i performanti

monomotori a elica Walter Extra 300; 

i "Krila Oluje" dalla Croazia, con sei Pilatus PC.9,



turbolelica ad alte prestazioni; 

la "Patruilla Aguila" spagnola, si esibisce con una



formazione da sei più un solista, su velivoli adde-

stratori C.101 Aviojet;

la "Patrouille de France", otto elementi su velivoli



"Alpha Jet", la prima pattuglia al mondo il cui leader

è una donna pilota, la comandante Virgine Guyot; 

la "Patrouille Suisse", che utilizza i supersonici



Northrop F-5E di costruzione statunitense, presenta

una formazione da quattro elementi più due solisti,

con un repertorio molto aggressivo e spettacolare; 

i "Red Arrows" inglesi, sette in formazione e due



solisti, che utilizzano l'addestratore avanzato Hawk

T1A ed hanno anche loro una donna tra i piloti

della formazione.

Tra l'esibizione di un team acrobatico ed il successi-

vo, il Reparto Sperimentale dell'Aeronautica Militare,

presentava a turno i velivoli in linea nei reparti di volo

della Forza Armata. Il Comandante del Reparto

Sperimentale, Col. Pil. Francesco Presicce, intervi-

stato dalla RAI, spiegava ai telespettatori che l'esi-

bizione in volo con manovre particolarmente spin-

te ed ardite serve a dimostrare le capacità operati-

ve di manovra del velivolo più che qualsiasi disser-

tazione tecnica teorica. 

I piloti del Reparto Sperimentale hanno esibito: 

l'MB.339 CD (Cockpit Digitale), una versione del



noto addestratore Aermacchi che, nell'avionica

estremamente avanzata, già prefigura la versa-

tilità dell'M.346;

il Panavia 200 "Tornado" IDS, il bombardiere



bireattore bisonico caratterizzato dall'ala a

geometria variabile, in linea con il 6° Stormo di

Ghedi (BS) e il 36° Stormo di Gioia del Colle

(BA). Il 50° Stormo di Piacenza ha in linea la ver-

sione EGR del Tornado, idonea per la ricogni-

zione elettronica armata e l'attacco ai sistemi radar;

l'Alenia-Embraer AMX, cacciabombardiere di pro-



gettazione italiana e coproduzione col Brasile, in

linea col 2° Stormo di Rivolto (condividono la base

con la PAN), col 51° Stormo di Istrana (TV) e col 32°

Stormo di Amendola (FG);

l'Alenia C-27J, bimotore da trasporto tattico la cui



spettacolare esibizione acrobatica lo fa assomigliare

più ad un caccia pesante che ad un lanciatore di para-

cadutisti, è in linea con la 46^ Brigata Aerea di Pisa;

l'EF.2000 Eurofighter, velivolo da difesa e superiorità



aerea, che ha impressionato per la potenza e la mano-

vrabilità, frutto della collaborazione industriale euro-

pea, è in linea col 4° Stormo di Grosseto e col 36°

Stormo di Gioia del Colle e sta per armare il 5° Stormo

di Cervia (FO) che, ancora per poco, avrà in linea gli F-

16 presi in leasing dalla Guardia Nazionale USA.

Oltre al numerosissimo pubblico, a festeggiare i 50

anni delle "Frecce Tricolori" tante autorità civili e milita-

ri e tanti personaggi che hanno fatto la storia della

Pattuglia Acrobatica. Tra questi ultimi, il generale

Cumin, che è stato il secondo comandante della PAN,

dopo Squarcina, e che la ha transitata dall'F-86 al G.91; il

generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, attuale

Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica (vds. riquadro

con l'intervista), anche lui ex comandante della PAN, a

sua volta ebbe l'incarico di transitarla dal G.91 all'attua-

Il Tricolore tenuto disteso dall’incursore agganciato

all’AB-212 del 9° stormo ha aperto la “Giornata

Azzurra” di Rivolto

La Patruille

de France è

una delle

sette pattu-

glie acrobati-

che straniere

che hanno

festeggiato i

50 anni della

PAN


IL NASTRO AZZURRO

10

IL FUTURO



La "Pattuglia Acrobatica Nazionale - Frecce tricolori" nella struttura dell'Aeronautica Militare è il 313° Gruppo

"Addestramento Acrobatico", attualmente comandato dal tenente colonnello pilota Marco Lant, nato 39 anni fa

appena al di là della rete dell'aeroporto e cresciuto sotto il rombo dei jet che sorvolavano la sua casa. Una pas-

sione che si è alimentata automaticamente ed è stata coronata dal

successo.

Dopo cinquanta anni di importanti affermazioni in tutto il mondo,

è lecito domandarsi cosa riserva il futuro alla Pattuglia Acrobatica

Nazionale. Il Generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, Capo di

Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, ci prospetta la linea che si

intende seguire: “Da tempo guardiamo alle soluzioni possibili per



sostituire l'attuale velivolo in uso e, in primis, stiamo considerando il

nuovo jet Alenia-AerMacchi M.346. Dall'anno prossimo entrerà in

linea presso la nostra scuola di volo come addestratore avanzato e

allora inizieremo un lavoro di valutazione necessario proprio nella

prospettiva del cambiamento". 

Fino al 1986, per quasi dieci anni, lui stesso, foulard bianco e blu al

collo, ha fatto parte della Pattuglia ed ha finito con l'esserne il

Comandante. Lui l'ha portata per la prima volta in America. Ce ne

parla con un filo di emozione legato ai ricordi:

Che bella immagine ho nella mente - racconta - quando sulla



pista di Oshkosh dove si tiene la manifestazione aerea più grande

degli Usa, chiacchieravo con Chuck Yaeger, l'uomo che superò per

primo il muro del suono, seduto sull'ala del mio 339". 

Proprio Bernardis ha gestito, nel lontano 1982, la sostituzione del

Fiat G.91 con l'MB.339 ora prossimo alla fine della sua vita operativa. Di quest’ultimo Bernardis dice: "Si pensava

che la sostituzione dovesse avvenire molto prima, ma grazie alla sua robustezza e agli aggiornamenti introdotti si

è mantenuto bene all'altezza del compito". 

Il jet biposto da addestramento avanzato M.346, futuro potenziale velivolo della PAN, è un sofisticato bireat-

tore, sviluppato a partire dagli anni novanta sulla base di uno studio comune compiuto dall'Aermacchi e dalla

russa Sukhoy, ha i comandi "fly by wire", governati da quattro computer, è in grado, all'occorrenza, di raggiun-

gere velocità supersoni-

ca. La moderna avionica

permette di modificare,

entro determinati limiti,

la configurazione di cabi-

na e il feeling dei coman-

di di volo, imitando i

diversi tipi di velivoli da

combattimento oggi in

linea in Aeronautica

Militare, sì da permette-

re la migliore prepara-

zione dei piloti. Ne sono

già stati ordinati 15

esemplari.

"Il significato dell'esi-



stenza della Pattuglia -

continua il Capo di Stato

Maggiore - trascende

l'Aeronautica Militare ed

è legato all'immagine del

Il generale Giuseppe Bernardis,

Capo di Stato Maggiore

dell’Aeronautica è stato

Comandante della PAN

Nel futuro della PAN c’è molto probabil-

mente il nuovo addestratore avanzato

Aermacchi M.346



IL NASTRO AZZURRO

11

le MB.339; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, gene-



rale Vincenzo Camporini, anch'egli dell'Aeronautica

Militare, è stato Comandante del Reparto Sperimentale,

il Colonnello Paolo Tarantino, il più recente degli ex

comandanti della PAN, che ha dichiarato: "… Penso che



le Frecce interpretino un concreto e sostanziale traino

per il sistema paese …"; e infine, il Ministro della Difesa,

on. Ignazio La Russa, che ha così espresso il proprio com-

piacimento per l'eccellente capacità professionale ovun-

que dimostrata dalle Frecce tricolori: "… dappertutto ci



scaldano il cuore e ci fanno sentire orgogliosi di essere

italiani … oggi, per la prima volta, le Forze Armate sono

l'Istituzione più amata dagli italiani …"

Dopo quasi otto ore di esibizioni mozzafiato, di

rombi di aviogetti, di evoluzioni ai limiti delle possibi-

lità di macchine e piloti, i festeggiati, le dieci Frecce

Tricolori, si sono levati in volo ed hanno eseguito anco-

ra una volta il loro programma acrobatico. Circa venti

minuti in cui le figure si susseguono ininterrotte, con i

magistrali cambi di posizione, incroci, aperture e ricon-

giungimenti, il tutto inframmezzato dai passaggi del

solista che si integra così perfettamente con quelli pre-

cedenti e successivi della formazione da far compren-

dere che anche lui è uno di loro. La Pattuglia

Acrobatica Nazionale ha così concluso la giornata

dell'Aria 2010, festeggiando in modo consueto, ma

eccezionale, i suoi 50 anni e suggellando ancora una

volta il primato de “I migliori piloti acrobatici” in asso-

luto: un primato che l'aeronautica italiana ha conqui-

stato negli anni '30, con i pattuglioni di CR.20 pilotati

da focosi ragazzi addestrati dal colonnello Rino Corso

Fougier, e non ha mai più perso.

Dopo l'atterraggio dei dieci MB.339, il silenzio! I

500.000 spettatori non possono trattenersi dalla com-

mozione per uno spettacolo di perizia, ardimento e

bellezza. Grazie ragazzi! Siamo orgogliosi di voi e il

nostro cuore di patrioti batte più forte quando dise-

gnate nel cielo il Tricolore più lungo del mondo mentre

l'indimenticato Luciano Pavarotti completa la scena

con il suo ineguagliabile "Vincerò!" 

Antonio Daniele

Paese e della sua ingegnosità industriale. Difficile pensare ad esibizioni all’estero con aeroplani non italiani. Oggi

i nostri jet blu e i nostri piloti costituiscono un matrimonio perfetto. Non a caso riceviamo richieste da tutte le

nazioni del mondo che purtroppo non possiamo esaudire perché non abbiamo risorse sufficienti”.

Gli inglesi hanno ipotizzato una riduzione dell'attività delle "Red Arrows" per ridurre le spese. “Ma noi abbia-


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