Approfondimento


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Si prosegue con 

la Realtà Virtuale

In

cammino



APPROFONDIMENTO

Stati Vegetativi, 

il punto dopo la 

Giornata Nazionale 



FAMIGLIE

Nelle Marche, 

si afferma 

una best practice 



Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale –70% aut. N° 070085 del 09/10/2007 DCB Parma

Bimestrale del Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato

Anno 7 Numero 2 - aprile 2013

ASSOCIAZIONI 

Ritorno da Sestriere, 

il successo di 

Reski 2013

B8030313


Aprile 2013

In cammino

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Aprile 2013

In cammino

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Editoriale

Tecnologia e salute, un binomio essenziale?

Nel mio lavoro quotidiano spesso mi chiedo quanto possiamo migliorare i 

servizi ed i risultati che eroghiamo e otteniamo. Sono bersagliata da new-

sletter informative e flash mediatici che segnalano le ultime novità sulla 

telemedicina e apparecchiature tecnologicamente avanzate che facilitereb-

bero il percorso riabilitativo.

Al Centro Cardinal Ferrari, abbiamo fatto investimenti importanti in que-

sto senso, mettendo a punto studi e test legati al supporto tecnologico in 

ambito riabilitativo. La realtà virtuale, che in questo numero di In camm-

no trattiamo, da una fase sperimentale è ora diventata un’esperienza che 

accompagna quotidianamente il nostro lavoro.

Stiamo guardando, anche in un confronto scientifico generale che coin-

volge tutto il Gruppo Santo Stefano, a nuovi investimenti in teconologie 

strettamente inerenti il supporto a “casi sanitari”, complessi, come quelli 

che le nostre stutture prendono in carico.

Detto questo, c’è una linea guida dalla quale non vogliamo prescindere e 

che rappresenta un punto fermo, l’idea di riabilitazione alla quale ci ispi-

riamo: la tecnologia è solo un mezzo.

La professionalità dei nostri operatori, l’osservazione clinica, la valuta-

zione caso per caso dell’appropriatezza all’uso di supporti tecnologici, il 

rapporto umano che detta il passo di “persone per servire persone”, sono 

pietre miliari del nostro operare.

Ben vengano quindi tutte le novità informatiche, gli aggiornamenti sulla 

telemedicina e l’uso anche dei robot  nel lavoro quotidiano, ma senza di-

menticare l’obiettivo finale che ci siamo posti: la restituzione della massi-

ma autonomia possibile.

Un risultato complesso, che si può ottenere solo grazie al lavoro di equipe 

multiprofessionali in grado di attivare percorsi coerenti con gli obiettivi 

riabilitativi del paziente. L’innovazione tecnologica da sola non basta.

Per questo credo che sia nostro compito anche informare  i familiari sulla 

corretta interpretazione delle notizie veicolate dai media sul tema dell’in-

novazione tecnologica, spesso troppo enfatizzate e foriere di risultati non 

sempre raggiungibili nella realtà.  

 

                   

di Simona Lombardi



In copertina, prove di realtà 

virtuale al CCF

Simona Lombardi

Direttore

Centro Cardinal Ferrari



L’aiuto della tecnologia 

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In cammino

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Focus

Stati vegetativi, dibattito aperto 

Il Gruppo Santo Stefano ha promosso un convegno sugli strumenti clinici e riabilitativi

Al centro le famiglie. De Tanti: “Mai  dimenticare il dramma di chi assiste” 

Valutare lo stato vegetativo e 

vivere  la  disabilità  quotidia-

namente.  Sono  state  queste 

le  headline  portanti  di  due 

convegni,  tenutisi  di  recente,  

uno  organizzato  dal  Gruppo 

Santo Stefano a Porto Potenza 

Picena,    l’altro  dall’Associa-

zione Amici di Ale a Pordeno-

ne.  Due  iniziative,  promosse 

in  occasione  della  “Giornata 

Nazionale  degli  Stati  Vegeta-

tivi”, alle quali ha partecipato, 

in qualità di relatore, anche il 

direttore  medico  del  Centro 

Cardinal  Ferrari  Antonio  De 

Tanti. 

Dottor De Tanti, stati vegeta-

tivi e stati di minima coscien-

za, quali strumenti oggi pos-

sono  considerarsi  affidabili 

nella diagnosi?

Non esiste un sistema unico e 

certo  per  fare  diagnosi  diffe-

renziale tra lo stato vegetativo 

e  lo  stato  di  minimo  coscien-

za,  il  dibattito  su  questi  temi 

è  sempre  aperto.  Ma  l’affida-

bilità  delle  diagnosi  sta  negli 

strumenti  clinici  standard, 

accompagnati  dalle  scale  di 

valutazione, che vengono let-

te ed interpretate da un team 

di esperti. 

Le nuove tecnologie sono in-

calzanti, quanto incidono?

Le  nuove  tecnologie,  accom-

pagnate spesso da un elevato 

richiamo mediatico, portano i 

famigliari  a  fare  domande  al 

medico  per  chiedere  confer-

ma  di  quanto  hanno  letto  sui 

giornali o sentito  in tv. 

I famigliari devono essere in-

formati    ma  va  spiegato  loro 

che  la  tecnologia  non  risolve 

tutto.    Dalle  neuro  immagini 

funzionali  ai  potenziali  evo-

cati    fino  alla  stimolazione 

magnetica,  gli  sviluppi  della 

 

Giornata Nazionale degli Stati Vegetativi, il convegno del Gruppo S. Stefano

In occasione della terza Giornata 

Nazionale sugli Stati Vegetativi, 

il  Santo  Stefano  Riabilitazione 

ha promosso una convegno su un 

tema importante che riguarda mol-

ti dei pazienti presi in carico presso 

le  strutture  del  Santo  Stefano  e  le 

loro famiglie. 

In  un  pomeriggio  aperto  a  tutti 

gli  interessati,  si  è  parlato  degli 

strumenti  oggi  a  disposizione  dei 

clinici  per  la  valutazione  delle 

condizioni  delle  persone  in  stato 

vegetativo e della loro evoluzione 

e sono stati affrontati temi relativi 

agli aspetti riabilitativi.

Ma  l’appuntamento  ha  rappre-

sentato un momento di ampio in-

teresse perché l’argomento è stato 

affrontato  anche  nell’ottica  dei 

familiari  che  vivono  il  dramma 

di avere un parente in stato vege-

tativo.  “Siamo  il  primo  Gruppo 

in Italia per il numero di pazienti 

in  stato  vegetativo  in  cura  –  ha 

detto  Enrico  Brizioli,  ammini-

stratore  delegato  del  Santo  Ste-

fano Riabilitazione – sono infatti 

circa 200 le persone che assistia-

mo quotidianamente nelle nostre 

strutture. Un numero  elevatissi-

mo che ci pone come eccellenza a 

livello nazionale. Anche in virtù 

di ciò abbiamo organizzato que-

sta iniziativa”. 

In alto, il dott. De Tanti  al convegno sugli Stati Vegetativi


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In cammino

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Focus

scienza  sono  utili  nella  ricer-

ca e nelle sperimentazioni, ma 

attenzione,  non  è  detto  che 

siano  applicabili  nella  routi-

ne  clinica.  Ci  possono  essere 

impedimenti legati alle condi-

zioni fisiche del paziente, che 

ad esempio ha bisogno di es-

sere  frequentemente  aspirato 

dalle secrezioni bronchiali. In 

altri  casi  non  può  essere  ap-

plicabile  per  diversi  motivi. 

Chiedo  ad  esempio  di  imma-

ginare  un’azione,  una  partita 

a tennis, ed il paziente fallisce 

perchè è in coma, perchè ten-

de  ad  addormentarsi,  perchè 

non sente o non capisce, per-

chè è afasico.



Le scale di valutazione sono-

la strada più affidabile?

Sono  una  guida,  criteri  stu-

diati ad hoc per accompagna-

re  l’osservazione  clinica.  Una 

delle  richieste  legittime  che  è 

stata  portata  avanti  dai  fami-

gliari in occasione della Gior-

nata Nazionale degli Stati Ve-

getativi è che le scale vengano 

ricontrollate  nel  tempo,  per 

aggiornarle.  Credo  sia  legit-

timo  per  verificare  se  ci  sono 

modificazioni  e  recupero  di 

coscienza  tardivo.  In  questo 

caso,  i  famigliari  vanno  in-

formati  e  supportati  in  modo 

che  possano  diventare  parte 

attiva  nella  stimolazione  del 

paziente.

In  questi  casi,  un  tema  cen-

trale  è il dolore…

È  una  delle  domande  più 

frequenti:  “come  possiamo 

capire  se  il  paziente  prova 

dolore”. Esistono sistemi, tra-

mite la stimolazione dolorosa 

e l’osservazione dei centri de-

putati al dolore, che consento-

no  di  verificare  la  percezione 

della  sofferenza.  Negli  stati 

vegetativi  la  percezione  non 

c’è,  mentre  negli  stati  di  mi-

nima  coscienza  sì,  anche  se 

in  forma  attutita.  Tuttavia,  la 

labile  linea  di  confine  tra  le 

due condizioni porta, per una 

maggior  tutela  del  paziente, 

a  far  sì  che  la  terapia  antido-

lorifica si faccia sia negli stati 

vegetativi sia negli stati di mi-

nima coscienza.

Quanto è importante il coin-

volgimento del famigliare? 

È fondamentale, lo si dice e lo 

si ripete, ma bisogna lavorare 

perché  il  coinvolgimento  sia 

effettivo  ed  efficace  per  sup-

portare  il  famigliare  in  modo 

corretto.  Ripercorrendo  le  tre 

Conferenze Nazionali di Con-

senso  tenutesi  in  questi  anni, 

le  raccomandazioni  vanno  in 

una  direzione:    studiare  un 

setting  di  comunicazione  con 

il  famigliare,  coinvolgere  da 

subito nel processo riabilitati-

vo, creare  una filiera di cura 

che non lo lasci solo, una rete 

informativa  e  di  supporto, 

che non deve essere però un 

sistema rigido, va lasciata li-

bertà di scegliere. Va sempre 

ricordato  che  le  vittime  del-

le  gravi  cerebrolesioni  sono 

due: le famiglie ed i pazienti. 

Cosa si può fare per miglio-

rare?

Ci  sono  esperienze  molto 

avanzate,  ma  si  registrano 

ancora tante lacune. Bisogne-

rebbe che esistesse un sistema 

applicato  in  modo  omoge-

neo.  Il  miglioramento  passa 

attraverso  un  percorso  com-

pleto:  il  coinvolgimento  del 

famigliare  già  prima  dell’ar-

rivo del paziente, il rapporto 

con il medico di riferimento, 

è  giusto  conoscerlo,  l’intro-

duzione di un case manager, 

l’informazione  anticipata  su 

quando  ci  sarà  la  dimissio-

ne,  su  cui  bisogna  iniziare  a 

confrontarsi  con  i  famigliari 

fin dall’ingresso del paziente.  

Quale supporto dare?

Il famigliare tende a perdere 

la  cura  di  sé.  I  segnali  della 

sua  sofferenza  diventano  vi-

sibili,  stanchezza,  insonnia, 

inappetenza.  Gli  interventi 

vanno  valutati  in  base  alle 

fasi, acuta, post acuta e degli 

esiti. Dalle sedute individua-

li,  di  gruppo  e  di  coppia  al 

training  autogeno.  Il  soste-

gno dello psicologo ad esem-

pio potrebbe già partire dalla 

terapia intensiva per accom-

pagnarlo  nelle  fasi  tardive, 

fino ai gruppi di auto mutuo 

aiuto.  Inoltre,  va  considera-

to che le situazioni famiglia-

ri  cambiano,  pensiamo  solo 

ai  genitori  che  invecchiano, 

per questo la valutazione dei 

bisogni  riabilitativi  assisten-

ziali  andrebbe  sempre  ag-

giornata. 



Il pubblico al  convegno sugli Stati Vegetativi 

Aprile 2013

In cammino

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Approfondimento

Realtà virtuale, un anno di attività 

Posizionata al piano terra, viene applicata nella riabilitazione motoria e cognitiva 

Una scelta che migliora il percorso terapeutico grazie all’effetto “game” 

È entrata in funzione da circa un 

anno    la  nuova  strumentazione 

acquisita  dal  CCF  che  permette 

di usare tecniche di realtà virtua-

le in ambito riabilitativo. L’appa-

recchiatura,  un  investimento  di 

circa  100.000  euro,  è  stata  posi-

zionata al piano terra della strut-

tura e viene utilizzata per eserci-

zi motori in soggetti che hanno 

subito  un  danno  cerebrale.  Per 

il  recupero  di  abilità  motorie 

compromesse  in  seguito  a  dan-

no  cerebrale,  sono  state  infatti 

ormai ben documentate eviden-

ze  scientifiche  circa  la  possibili-

tà  di  attivare,  mediante  sedute 

terapeutiche con realtà virtuale, 

le stesse aree cerebrali attivate in 

corso di esercizio in contesti reali. 

Al CCF, si è in fase di studio, ma 

con già diversi risultati positivi, 

delle varie possibilità applicative 

della  realtà  virtuale  nel  campo 

della neuroriabilitazione.

Si è iniziato a lavorare sullo sti-

molo a semplici esercizi motori, 

ma  con  l’obiettivo  di  utilizzare 

poi  gli  stessi  esercizi  in  scenari 

più  complessi  che  riproducano 

la realtà domestica.

Questo  conferisce  al  paziente 

una  maggiore  sicurezza  nei  ge-

sti quotidiani, simulando con la 

realtà  virtuale  situazioni  in  cui 

potrà  trovarsi  dopo  il  rientro  a 

domicilio.  “L’effetto  game  è  si-

curamente stimolante – afferma 

il primario del CCF Antonio De 

Tanti  –  la  realtà  virtuale  è  una 

scelta  mirata  a  migliorare  ulte-

riormente quanto già facciamo in 

ambito terapeutico,  ed è appli-

cabile a tutti senza limiti di età, 

bambini o anziani – e aggiunge 

– sono ancora pochi i centri riabi-

litativi che la usano, forse in Emi-

lia Romagna siamo gli unici”. 

La  strumentazione  consente  ai 

fisioterapisti  e  alle  psicologhe 

che  fanno  parte  del  team  della 

realtà virtuale di personalizzare 

i programmi del software, di ca-

librarli a misura a seconda delle 

condizioni cliniche del paziente, 

In alto, lo staff della Realtà Virtuale, in basso e nell’altra pagina esempi di esercizi


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In cammino

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Approfondimento

graduando il livello di difficoltà 

degli esercizi e andando incontro 

ai limiti motori o cognitivi della 

persona. “La Realtà virtuale non 

sostituisce la palestra, è qualcosa 

in più che si aggiunge e migliora 

il  percorso  terapeutico  –  affer-

ma  Eiass  Younis,  fisioterapista 

del team del CCF – sono sedute 

molto motivanti, c’è un punteg-

gio,  si  ha  riscontro  immediato 

sui movimenti, se fatti in modo 

corretto  –  continua  –  inoltre,  la 

personalizzazione dei protocolli 

che gestiamo direttamente come 

fisioterapisti,  dopo  essere  stati 

formati  sul  funzionamento  del 

software,  ci  consente  di  modu-

lare gli obiettivi riabilitativi, ogni 

paziente ha una sua scheda dove 

vengono archiviati i risultati ot-

tenuti  e  quelli  da  raggiungere, 

sono già più di 50 i pazienti che 

hanno  testato  la  realtà  virtuale, 

abbiamo anche di recente contri-

buito alla stesura di una tesi uni-

versitaria,  costruita  proprio  sui 

dati e risultati ottenuti durante il 

nostro lavoro”. 



Cos’è  la  Realtà  Virtuale.

  Per 


Realtà  Virtuale  (RV)  si  intende 

una  simulazione  mediata  da 

computer, che offre la possibili-

tà  di  vedere,  sentire,  manipola-

re e interagire con un ambiente 

artificiale.  A  partire  dagli  anni 

novanta  lo  sviluppo  tecnologi-

co  ha  portato  alla  diffusione  di 

programmi  in  grado  di  offrire 

scenari artificiali che riproduco-

no contesti di vita reale. La ver-

sione più nota di realtà virtuale 

sono i videogiochi che hanno un 

alto potere di attrazione. Ma an-

dando  fuori  dal  campo  ludico, 

sono molti gli esempi applicativi 

di realtà virtuale: ambito milita-

re, pilotaggio di aerei, strumenti 

ad uso diagnostico e chirurgico, 

percorsi di cura in psicologia cli-

nica, manipolazioni robotiche in 

ambienti pericolosi. Nei modelli 

di realtà virtuale più sofisticati e 

“immersivi”, l’apparecchiatura è 

accompagnata da strumenti che 

consentono di “ingannare” i sen-

si, fino a portare l’utente a con-

siderare in modo preponderante 

la realtà virtuale in cui si viene a 

trovare. Una simulazione tecno-

logica di effetto, in grado di mi-

nimizzare il mondo reale in cui 

di fatto sta vivendo. Tra gli stru-

menti  tecnici  per  raggiungere 

questo  obiettivo  si  annoverano: 

schermi grandi, visione a 3d, ste-

reofonia, percezioni di vibrazio-

ne e movimento.



Le  basi  teoriche. 

L’esperienza 

post-lesionale  del  paziente  è  in 

grado  di  indurre  un  certo  gra-

do  di  ri-arrangiamento  funzio-

nale  della  corteccia  motoria  e 

delle reti neuronali danneggiate 

dall’evento patologico. Ciò attra-

verso la mediazione dei neuroni 

mirror  (secondo  la  nota  teoria 

dello scienziato parmigiano Riz-

zolatti)  durante  l’osservazione 

dell’esecuzione  del  movimento 

e  con  la  pratica  della  immagi-

nazione  della  sua  esecuzione 

da  parte  del  soggetto.  La  realtà 

virtuale consente, tramite senso-

ri applicati a parti del corpo, di 

visualizzare  sullo  schermo  un 

semplice  movimento  compiuto 

dal paziente come un gesto fina-

lizzato a prendere o spostare un 

oggetto  (ad  esempio  immettere 

la palla in un cestino). 

Si  tratta  di  uno  strumento  di 

“gioco”  che,  grazie  a  feedback 

visivi ed uditivi immediati, per-

mette  di  migliorare  il  controllo 

del  movimento  con  un  ritorno 

preciso della correttezza o meno 

dell’esercizio.

Vantaggi applicativi.

 Fra i van-

taggi della realtà virtuale rientra 

la possibilità di disegnare scena-

ri di esercizio ricreando contesti 

ecologici. 

Quindi,  la  trasferibilità  alla  vita 

reale di tutti i giorni delle com-

petenze  riapprese  dopo  il  trai-

ning  eseguito  in  realtà  virtuale. 

Le  aree  applicative  della  realtà 

virtuale  in  riabilitazione  sono: 

ortopedica e neuromotoria; delle 

competenze visuo-spaziali; delle 

attività complesse di vita quoti-

diana; riabilitazione cognitiva. 

Quest’ultima è un campo anco-

ra  poco  esplorato  con  la  realtà 

virtuale, ma per il quale si sono 

riscontrati  effetti  positivi,  ad 

esempio  nella  valutazione  dei 

tempi di reazione, nella riabilita-

zione dei disturbi attentivi, della 

memoria e del problem solving 

e della negligenza spaziale uni-

laterale.



Aprile 2013

In cammino

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Famiglie

Aiutare le famiglie, ecco una best practice

In un anno, dodici i casi seguiti, quattro assistiti hanno iniziato la borsa lavoro 

Nelle Marche prende piede il servizio sociale di accompagnamento 

Un servizio di accompagnamen-

to dalla riabilitazione al reinseri-

mento  sociale  per  i  soggetti  con 

grave  cerebrolesione  acquisita 

e  le  loro  famiglie.  È  il  progetto 

che è stato attivato nelle Marche 

dall’Associazione  Marchigiana 

Traumatizzati  Cranici  Andrea 

(http://www.associazionean-

drea.org),  dall’Istituto  Santo  Ste-

fano, dall’Università di Ancona e 

che sta portando risultati positivi. 

A dirigerlo, è l’Assistente Sociale 

del  Santo  Stefano  Ester  Stefoni. 

“Abbiamo superato la fase speri-

mentale - spiega la Stefoni – pos-

siamo  già  confermare  che  è  un 

servizio efficace, apprezzato dalle 

famiglie, in diversi casi sono loro 

a richiederlo”. Dal 2013 aderisce 

al progetto anche l’Ospedale Re-

gionale di Ancona.

Come è nata l’idea?

Si  è  partiti  da  uno  studio  con  il 

CRISS Università Politecnica del-

le  Marche.  Tramite  una  ricerca 

epidemiologica sulla presenza di 

persone con GCA nelle Marche, 

abbiamo rilevato 200 famiglie, di 

queste  ne  abbiamo  intervistato 

solo  un  quarto,  un  numero  suf-

ficiente per  cogliere le principali 

difficoltà che si incontrano dopo 

la dimissione ospedaliera. 



Quali criticità sono emerse?

Il senso di disorientamento è sta-

to dominante. Il titolo finale dello 

studio, che è poi diventato un li-

bro pubblicato dalla Casa editri-

ce  Affinità  Elettive,  si  è  ispirato 

proprio ad una delle risposte che 

abbiamo ricevuto: “In balia delle 

onde”. È emblematico dello stato 

di  abbandono  che  si  prova  post 

dimissione.  La  percezione  è:  “i 

servizi ci sono, ma non sappiamo 

dove trovarli e come attivarli”. Se 

per  le  cerebrolesioni  congenite, 

infatti, c’è un percorso struttura-

to, per le cerebrolesioni acquisite 

sono gli ospedali che rimandano 

al territorio. Da qui l’idea di un di-

scorso più programmato: ospeda-

le, assistenza - famiglia, territorio. 



Come funziona il progetto? 

La metodologia si articola in di-

verse fasi e vede il coinvolgimen-

to del Servizio Sociale ospedalie-

ro  e  di  quattro  assistenti  sociali 

tutor  formate.  Si  parte  con  una 

riunione,  un  mese  prima  della 

dimissione, per valutare l’esigen-

za di un affiancamento alla fami-

glia, caso per caso, e si propone 

questo  servizio.  Una  settimana 

dopo  la  dimissione,  in  una  visi-

ta domiciliare, si ascolta la storia 

delle  persone  per  raccogliere  le 

informazioni necessarie e studia-

re  percorsi  mirati.  Viene  quindi 

attivato  il  servizio  di  accompa-

gnamento  gratuito,  che  serve  a 

creare  sinergia  con  il  territorio, 

lavorando sulla rete. Nel frattem-

po,  il  Servizio  Sociale  Professio-

nale dell’Ospedale invia una let-

tera al MMG, ai Servizi Sociali del 

Comune e dell’Asl di riferimento, 

per avvisare del percorso attiva-

to, segnalando il nome sia dell’as-



Ester Stefoni, responsabile del progetto

Non tutti sanno che: tutte le persone ti-

tolari  di  indennità  di  accompagnamen-

to, di assegno mensile di assistenza o di 

indennità  di  frequenza  hanno  l’onere 

entro il 31 marzo di ogni anno di presen-

tare la dichiarazione annuale relativa ad 

eventuali ricoveri gratuiti svolti durante 

l’anno  precedente.  Il  ricovero  gratuito 

s’intende tale quando è svolto presso un istituto, struttura ospe-

daliera, anche riabilitativa, o casa di riposo pubblici o in regi-

me convenzionato che provvedano all’intero sostentamento del 

paziente. La suddetta dichiarazione di ricovero è finalizzata al 

recupero dell’ eventuale  indennità  erogata durante il periodo di 

ricovero a carico dello Stato. Tuttavia la Suprema Corte di Cas-

sazione (sentenza n. 2270 del 2007) ha stabilito che il ricovero in 

struttura pubblica o convenzionata non è di per sé preclusivo 

dell’erogazione  dell’indennità  a  patto  che  la  struttura  dichiari 

l’impossibilità a rispondere a tutti i bisogni sanitari e assisten-

ziali del paziente.



L’assistente sociale informa 

 


Aprile 2013

In cammino

9

Famiglie

sistente  sociale  tutor  sia  della 

persona  assistita.  Un  passaggio 

che agevola e prepara i referenti 

coinvolti alla presa in carico della 

persona dimessa. 



Quanto  dura  il  servizio  di  ac-

compagnamento?

Fino  a  6  mesi,    ma  rimaniamo 

sempre a disposizione.  Lavoria-

mo  sull’empowerment  familiare 

con l’obiettivo di rendere autono-

mi gli assistiti nei contatti con la 

rete dei servizi. Molto importante 

è la relazione socio-ambientale di 

ciascuno che viene preparata dal-

la Resp.le del Servizio durante il 

percorso e quella conclusiva che 

riporta  i  contatti  presi  dall’ass.

sociale tutor con i referenti terri-

toriali, i servizi attivati, i risultati 

ottenuti  e  che  viene  consegnata 

a  ciascun  attore  della  rete,  com-

presa la famiglia, come prova di 

condivisione di un servizio utile 

e come banca dati operativa per 

replicare,    laddove  possibile,  le 

buone prassi.  

Un bilancio sui primi risultati?

Siamo partiti a gennaio 2012, ab-

biamo  attivato  finora  12  servizi 

di  accompagnamento,  di  questi 

4 persone hanno iniziato la borsa 

lavoro,  3  sono  in  fase  di  prepa-

razione per ottenerla. Si tratta di 

casi con età tra i 40 e 50 anni, solo 

due riguardano persone anziane, 

76 e 72 anni. Uno di questi casi è 

uno stato vegetativo, il servizio è 

stato utile per programmare una 

copertura dell’assistenza e lascia-

re respiro al famigliare cargiver.



Esistono esperienze simili?

Non credo, anche se ci sono diver-

si tentativi. Questa è un’esperien-

za  costruita  in  modo  molto  det-

tagliato ed è impegnativa, anche 

se posso dire che ne vale la pena. 

Si va a colmare una lacuna del si-

stema. La continuità assistenziale 

sanitaria  c’è,  ma  quella  sociale 

manca. Il progetto facilita le con-

nessioni  tra  la  famiglia,  i  servizi 

Un  diario,  così  Gianfranco 

Gianbianchi ha accompagnato 

suo figlio Federico in un lungo 

cammino,  quel-

lo  del  coma  da 

anossia  cerebra-

le  conseguente 

ad  arresto  car-

diaco. Un flusso 

di  pensieri  che 

tra dolore e spe-

ranza  racconta-

no la forza di un 

padre  che  com-

batte,    si  ribella 

alla 

rassegna-



zione, anche quando a “scuo-

tere la testa”  e pronunciare la 

parola  “irreversibilità”  sono 

gli  stessi  medici.  Ma  l’amore 

di un padre non ha misura. Si 

manifesta in gesti disperati di 

speranza. Come quando Gian-

franco recupera un cd di Enya, 

regalatogli da Federico a Nata-

le, un “filo di Arianna” che ave-

va un significato profondo nel 

loro rapporto. Durante la visita 

del pomeriggio, prova, con la 

fiducia  che anima chi ama, a 

fargli  ascoltare  quella  musica. 

“Dopo un attimo di infinita ap-

nea, come rispondendo ad uno 

sforzo  sovraumano,  la  prima, 

pesante,  faticata  goccia,  poi  ti 

metti a piangere piano, poche 

“Non mollare mai”, 

ripetevo a me e a mio figlio

preziose lacrime, un crampo di 

dolorosa gioia, e subito le mie, 

irrefrenabili,  copiose,  che  si 

mescolano  alle 

tue  nel  rinato 

legame”.  Una 

reazione 

che 


apre  una  spe-

ranza  nel  cuo-

re.  “Quello  che 

vorrei dire a ge-

nitori  è  creder-

ci,  amare,  stare 

vicini al proprio 

caro  -  commen-

ta  Gianfranco 

–. Oggi Federico sta tornando 

alla  vita,  ha  ripreso  a  fare  ca-

nottaggio e siamo qui al CCF 

per seguire il progetto Guida”.  

Il  diario  di  Gianfranco  è  ora 

una  pubblicazione  dal  titolo 

“L’ultima  maratona”.  Un  in-

vito a non mollare mai. Come 

lui stesso scrive: “E poi ricorda 

a te stesso figlio ciò che tu hai 

incosciamente, implicitamente 

suffragato lungo questo tratto 

di vita: l’uomo è grande quan-

do considera il limite in modo 

relativo. Non mollare mai: è il 

mantra che quotidianamente ti 

bulino nella mente, perchè se il 

senso del limite fosse accettato 

come assoluto, vivremmo an-

cora nelle caverne”. 

sociali e i servizi sanitari presenti 

nel  territorio  di  residenza  della 

persona dimessa e lo fa attraverso 

un affiancamento e una presa in 

carico  professionale  che,  a  diffe-

renza della rete non professionale 

fatta da amici e parenti, garanti-

sce sostegno anche di fronte alle 

difficoltà, con una responsabilità 

legata  al  codice  deontologico. 

Infine, fondamentale è l’apporto 

delle  associazioni,  ma  il  segreto 

per  valorizzare  il  loro  prezioso 

contributo è che ci sia una figura 

professionale di coordinamento e 

che si proceda con una metodolo-

gia di lavoro ben programmata e 

condivisa. 


Aprile 2013

In cammino

10

Il sorriso come terapia, sulle orme di Adams 

Si è ripetuta anche quest’anno al CCF la festa in maschera con i piccoli 

Secondo “il medico clown”, il sorriso ha riflessi positivi sulle terapie 

Si è tenuta anche quest’anno, in 

occasione del carnevale, la festa 

in  maschera  per  i  bimbi  ospiti 

del  CCF,  alla  quale  partecipa-

no  medici  e  operatori.  L’idea  è 

nata  nell’ambito  della  Terapia 

del  sorriso,  che  si  basa  sugli 

effetti positivi psicologici e bio-

logici del riso studiati dal medi-

co  americano  Hunter  “Patch” 

Adams. Secondo Adams, il me-

dico clown aiuta il bambino ad 

inserirsi  più  serenamente  nel 

contesto ospedaliero, con positi-

vi riflessi sulle terapie. Al Cen-

tro, i medici adottano spesso il 

metodo  “ludico”  indossando 

camici  animati  da  disegni,  ol-

tre a ricreare atmosfere colorate 

nelle palestre. I momenti di fe-



Le  foto del Carnevale 2013, scattate da Francesco A. 

Punti di vista

Aprile 2013

In cammino

11

Punti di vista

 

 



Budino al Cioccolato

Bravo Lorenzo!

Ingredienti per 4 persone:

- 100 g di cioccolato fondente

- 100 g di burro

- 100 g di zucchero

- 1/2 litro di latte fresco

- 50 g di farina 00

- 30 g di cacao amaro in polvere

- 3 tuorli

1. Lasciare ammorbidire il burro 

a  temperatura  ambiente  in  una 

ciotola.  2. Lavorarlo con la fru-

sta,  fino  a  renderlo  cremoso.  3. 

Aggiungere lo zucchero a conti-

nuare a montare, in modo da ot-

tenere un composto dalla consi-

stenza molto morbida. 4. Unire i 

tuorli, uno alla volta, la farina e 

il cacao setacciati e mescolare il tut-

to.  5.  Portare  quasi  ad  ebollizione 

il latte in una casseruola e toglierlo 

dal fuoco. 6. Aggiungere il ciocco-

lato  tritato  finemente  e  mescolare 

con un cucchiaio di legno, in modo 

da  scioglierlo  completamente  nel 

latte  caldo.  7.  Versare  il  latte  cal-

do  sul  composto  di  burro,  tuorli, 

farina e cacao preparato. 8. Mesco-

lare  per  amalgamare  bene  gli  in-

gredienti.  9.  Portare  lentamente  a 

ebollizione e cuocere a fuoco basso 

per 10 minuti, mescolando in con-

tinuazione con una frusta. 10. Ver-

sare il composto in una stampo da 

budino e lasciarlo raffreddare. 11. 

Trasferire lo stampo in frigorifero 

per  almeno  6  ore.  12.  Immergerlo 

per un istante in acqua bollente, 

sformarlo su un piatto da porta-

ta e servirlo. 13. Decorare a pia-

cere con panna montata o cacao 

in polvere. Preparare i budini il 

giorno prima e lasciarli in frigo-

rifero, immergerli per un istante 

in  acqua  calda,  sformarli  in  un 

piatto e decorare a piacere.

Un  disegno  da  artista.  Lorenzo 

ha  riprodotto  il  suo  pupazzo 

preferito, Luigi il cugino di Su-

per  Mario.    Su  Punti  di  Vista, 

pubblichiamo  il  risultato  del 

suo lavoro, bravissimo Lorenzo, 

aspettiamo i prossimi lavori!

sta  con  costumi  e  occasioni  di 

gioco vengono ripetuti durante 

l’anno, non solo a carnevale, ma 

anche  nelle  ricorrenze  di  Santa 

Lucia o per la Befana. In queste 

pagine, viene ospitato il servizio 

fotografico realizzato dal nostro 

paziente  fotografo  Francesco, 

che  riprende  alcuni  momenti 

della festa di Carnevale 2013. 


Aprile 2013

In cammino

12

News

In pista a Sestriere, con il progetto Reski 

I pazienti hanno seguito il corso e hanno testato le attrezzature accessibili  

Si ripete l’esperienza di setting sci in collaborazione con Resilient Disabled

Anche quest’anno, per la secon-

da volta, l’associazione Resilient 

Disabled ONLUS ha organizza-

to    la  manifestazione  denomi-

nata Reski, che ha avuto luogo 

a Sestriere e ha visto la parteci-

pazione  di  cinque  ex-pazienti 

del  Centro  Cardinal  Ferrari.  Il 

modulo  si  inserisce  come  col-

laborazione  tra  Resilient  Disa-

bled e l’unità funzionale di Te-

rapia  Occupazionale  del  CCF. 

I  partecipanti  hanno  potuto, 

con successo, provare gli ausili 

che  permettono  a  persone  con 

disabilità  acquisita  di  sciare  e 

utilizzare gli impianti di risalita 

del  comprensorio  del  Sestriere 

e  di  ritornare  a  fare  una  vera 

e  propria  vacanza  sulla  neve. 

Gli  operatori  dell’associazione 

hanno garantito la programma-

zione  delle  attività  all’interno 

del  l’hotel  Lago  Losetta,  unica 

struttura  alberghiera  italiana 

completamente  accessibile,  e 

delle strutture limitrofe, come la 

piscina comunale, dove i ragaz-

zi seguiti dagli operatori, hanno 

potuto passare un piacevole po-

meriggio  in  compagnia.  Nella 

serata  conclusiva  è  stata  orga-

nizzata un’uscita serale  che ha 

dato all’intero progetto il gusto 

di  un  vero  ritorno  alla  norma-

lità,  anche  a  partire  dalla  riap-

propriazione del proprio tempo 

libero  da  parte  di  persone  con 

severi esiti da trauma cranico e 

grave  cerebrolesione  acquisita. 

Per  l’estate  2013  è  prevista  la 

realizzazione del modulo estivo 

denominato Resummer 2013. 

Il presidente Giancarlo Pivetta

  


Aprile 2013

In cammino

13

Ausilioteca

Le categorie di gara nello sci per disabili 

La  pratica  dello  sci  alpino  per 

disabili  cominciò  a  diffondersi 

subito dopo la seconda guerra 

mondiale  come  tutto  il  movi-

mento sportivo per disabili.

La prima gara di cui si ha noti-

zia avvenne nel 1948 a Bad Ga-

stein e contò la partecipazione 

di 17 atleti, mentre nel 1982 si 

disputarono i primi campiona-

ti  del  mondo  di  sci  alpino  pa-

ralimpico  a  Les  Diablerets  in 

Svizzera fino ad essere inserite 

con  tutte  le  gare  di  specialità 

(slalom gigante, slalom specia-

le, superG) a Nagano nel 1998.

Le categorie di gara sono divise 

in: 

- “Standing”, atleti disabili che 



sciano in piedi con o senza stabi-

lizzatori. In tale categoria sono 

compresi sciatori con disabilità 

fisiche,  in  grado  di  reggersi 

almeno  su  una  gamba,  anche 

con  l’uso  di  protesi.  Gli  atleti 

con disabilità agli arti inferiori 

possono  usare  due  sci,  ricor-

rendo a protesi, oppure su uno 

sci  solo  sostituendo  i  normali 

bastoncini  con  degli  stabiliz-

zatori, che al posto della punta 

hanno un piccolo sci e aiutano 

a mantenere l’equilibrio; 

-  “Sitting”,  atleti  che  sciano 

seduti a causa di paraplegia o 

doppia amputazione e al posto 

degli  sci,  usano  quindi  il  mo-

no-ski o sit-ski assieme a degli 

stabilizzatori;

-  “Visual”,  disabili  visivi  che 

utilizzano  la  normale  attrez-

zatura  da  sci,  gareggiando 

accompagnati  però  da  una 

guida. All’interno di quest’ul-

tima  categoria  esistono  delle 

distinzioni,  tra  i  ciechi  totali, 

per i quali è previsto il collega-

mento  tramite  interfono  e  gli 

ipovedenti ai quali è sufficien-

te la sola presenza della guida, 

senza dotazioni speciali.

L’attrezzo che viene utilizzato 

dagli atleti della categoria Sit-

ting  si  chiama  Monosci    (gu-

scio, mono ski, sit ski) ed è un 

attrezzo speciale per i disabili 

agli  arti  inferiori  (paraplegici, 

amputati  agli  arti  inferiori), 

il  quale  rende  possibile  lo  sci 

come  sport.  Probabilmente 

l’unica tra gli sport praticabili 

dai disabili con la quale un di-

sabile vive le stesse sensazioni 

dei  compagni  normodotati: 

si  scia  con  la  stessa  velocità, 

è ugualmente agile e si usano 

gli stessi impianti di risalita (la 

seggiovia o lo skilift). 

Tanti  confondono  l’attrezzo 

(monosci)  con  la  disciplina 

sportiva  paralimpica  (sci  al-

pino  con  la  sottocategoria  sit-

ting). 


Negli  ultimi  anni  poi  si  sono 

sviluppati  altri  modelli  quali 

il  Dualski,  che  con  la  presen-

za  sottoscocca  di  due  sci  rav-

vicinati  permette  una  mag-

giore  stabilità  e  sicurezza  (a 

discapito  naturalmente  delle 

performance)  potendo  essere 

quindi  utilizzati  da  persone 

con disabilità maggiore, oppu-

re per pazienti ancora più gra-

vi  il  Kartski,  dove  la  persona 

deve  manovrare  con  due  leve 

laterali che determinano il lato 

verso  cui  si  desidera  curvare. 

Infine, il Tandemski che viene 

utilizzato  da  un  accompagna-

tore  che  guida  il  tandem  con  

disabile  seduto  davanti  che 

non deve far altro che godersi 

la discesa e fidarsi del pilota! 

Le due aziende più conosciu-

te e famose produttrici di mo-

nosci  sono  l’Austriaca  Prha-

sbergher e la Francese Tessier 

oltre ad alcune minori quali le 

italiane Off carr o la Pininfarina 

che ha costruito un monosci di 

Design molto avveniristico.

Standing, sitting e visual, ecco tutto quello che occorre sapere 



,

Gerardo Malangone

Le attrezzature per rendere al meglio, dal monosci al kartski

Aprile 2013

In cammino

14

Il massimo recupero è un lavoro in team

Il recupero di coscienza è importante e deve proseguire l’iter della riabilitazione 

Indispensabile il rapporto di fiducia tra i famigliari e gli operatori



Il  Medico  risponde  è  una  rubrica 

anche online. Su www.centrocardi-

nalferrari.it è possibile leggere 

domande e risposte ricorrenti. 

Per inviare una domanda basta 

scrivere a ilmedicorisponde@sstefa-

no.it.  Il  Medico  risponde  ha  anche 

ora  un  hashtag  sul  canale  Twitter 

del Centro (per seguire i tweet cerca 

ccffontanellato e clicca segui). 

Domanda

Buongiorno,  scrivo  per  avere 

un  riscontro  su  quello  che  ha 

subito mio fratello. Tre mesi fa 

si è sentito male ed è stato rico-

verato  d’urgenza  in  uno  stato 

di coma. 

Operato  per  rimuovere  l’idro-

cefalo  creatosi  a  causa  della 

cisti colloide fra il terzo e quar-

to  ventricolo.  Viene  tenuto  in 

coma  farmacologico  per  qual-

che giorno. 

Dopo  una  settimana  è  stato 

operato  per  via  endoscopica 

per rimuovere la cisti. Al risve-

glio,  dopo  qualche  giorno,  ci 

siamo  accorti  che  il  coma  o  la 

cisti  avevano  lasciato  dei  dan-

ni: arti sinistri che non muove-

va, braccio destro con tremore 

(ma  funzionante),    non  parla 

bene,  ossia  emette  solo  piccoli 

bisbigli,  palpebra  dell’occhio 

destro sempre chiusa.  

Però  riconosceva  moglie,  figli 

e  tutti  i  parenti.    Per  un  mese 

ha avuto il sondino esterno per 

eliminare il liquor cerebrale. 

Poi, a seguito di una risonanza, 

si è visto che vi era una aderen-

za fra i due ventricoli e che non 

vi era collegamento fra loro. 

Operato  il  5  gennaio  con  suc-

cesso,  infatti    dopo  un  paio  di 

ore,  già  diceva  singole  parole 

molto più chiare ed esplicite. 

Dopo una settimana è stato ri-

portato presso una struttura di 

riabilitazione. 

Da poco più di un mese che si 

trova presso tale struttura i ri-

sultati si vedono, ma non tanto. 

Adesso,  dopo  la  fisioterapia, 

muove  entrambe  gli  arti  bene, 

ma  non  cammina,  sta  sempre 

sulla  sedia  a  rotelle.  Le  parole 

sono piu chiare, ma non riesce 

a comporre bene le frasi. 

Continua  ad  avere  problemi 

nel bere acqua, è troppo liqui-

da, sembra che si affoghi. 

La palpebra destra non si è al-

zata anche se l’oculista ha detto 

che vede bene da entrambe gli 

occhi e che si potrà intervenire 

chirurgicamente in futuro. Non 

ha la sensazione di quando ha i 

suoi bisogni fisiologici.

In  base  a  tutto  ciò,  crede  che 

mio fratello possa nei prossimi 

mesi  recuperare  almeno  per 

l’autosufficienza? 

Come  si  può  capire  che  non 

abbia subito danni permanenti 

ma solo danni che con il lavoro 

fisioterapico  e  del  logopedista 

si possa riprendere?



Risposta

Buongiorno,

ho  letto  le  note  che  mi  ha  in-

viato rispetto alla storia di suo 

fratello.  Ovviamente,  è  impos-

sibile  per  me  darle  notizie  e 

prospettive precise circa i mar-

gini di guarigione, senza cono-

scere i dettagli tecnici della sua 

situazione. 

Posso  però  confermarle  che 

le  cisti  colloide  sono  di  natu-

ra  benigna  e  quindi  i  limiti  al 

recupero  del  paziente  saran-

no  determinati  in  primis  dalle 

complicanze  intercorse  prima, 

durante e dopo l’intervento di 

rimozione chirurgica. 

Da  quanto  mi  scrive  mi  sem-

bra che il paziente abbia ripor-

tato  danni  a  livello  del  tronco 

dell’encefalo,  che  compromet-

tono alcune funzioni (ad esem-

pio motricità oculare e degluti-

zione) a cui si associa un danno 

più diffuso delle funzioni atten-

tive e cognitive, probabilmente 

legato  all’idrocefalo  e  al  breve 

periodo  di  coma.    La  cosa  più 

positiva  invece  è    il  recupero 

della  coscienza,  che  consente 

margine  di  lavoro  riabilitati-

vo  intenso  e  proficuo.  Ritengo 

quindi  necessario  proseguire 

l’iter  di  riabilitazione  intensi-

va.  È  ovviamente  indispensa-

bile  che  si  instauri  un  rappor-

to  di  comunicazione  reciproca 

e  di  fiducia  tra  voi  familiari  e 

il  team  degli  operatori  che  lo 

hanno  in  cura  perché  solo  per 

questa strada si può aiutare suo 

fratello a raggiungere  il massi-

mo  recupero  possibile  e  credo 

che questo lavoro dovrà prose-

guire ancora per molti mesi.              



Antonio De Tanti

Il medico risponde

Aprile 2013

In cammino

15

Persone


 

per servire

 

Persone


Santo Stefano Riabilitazione opera da anni per dare risposte riabilitative altamente specializzate, appropriate e complete alle persone con disabilità e 

alle loro famiglie. Abbiamo scelto un approccio terapeutico multidisciplinare che garantisce la realizzazione di un progetto riabilitativo personalizzato, 

in considerazione del quadro clinico delle esigenze del singolo. Il nostro lavoro è improntato alle più recenti acquisizioni scientifiche, tecnologiche ed 

organizzative. L’obiettivo: la massima riduzione possibile della disabilità e la valorizzazione delle abilità residue nel rispetto della dignità della persona.



•  

Residenze Sanitarie e Riabilitative 

  Abitare il Tempo - Loreto (AN)

  Casa Argento - Fossombrone (PU)

  Residenza Dorica - Ancona (AN)

  Casa di Cura Villa Pini - Civitanova Marche (MC)

 

La casa di curra è dotata anche di 105 posti letto ospedalieri per acuti



•  

Rete di Centri Ambulatoriali

  diffusi sul territorio della regione Marche

Istituto di Riabilitazione S.Stefano s.r.l. - via Aprutina, 194  - 62018 Porto Potenza Picena (MC) - Tel. 07336891- Fax 0733688958  e-mail: sstefano@sstefano.it - www.sstefano.it

L’attività è svolta nei :

 



  Centri di Riabilitazione

  Istituto di Riabilitazione S.Stefano - Porto Potenza Picena (MC) 

 

  Villa Adria - Ancona (AN)



  Centro di Macerata Feltria - c/o Ospedale C. Belli - Macerata Feltria (PU)

  Centro di Cagli - c/o Ospedale Civile A. Celli - Cagli (PU)

  Centro di Ascoli Piceno - c/o Casa di Cura San Giuseppe - Ascoli Piceno (AP) 

  Villa San Giuseppe - Anzano del Parco (CO)

  Ospedale San Pancrazio - Arco di Trento (TN)

  Centro Cardinal Ferrari  - Fontanellato (PR)



Santo Stefano Riabilitazione

 opera nella riabilitazione attraverso strutture operative di degenza e 

ambulatoriali diffuse sul territorio nazionale, organizzate in base ai bisogni riabilitativi e assistenziali dei pazienti.

Aprile 2013

In cammino

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In Cammino 



Bimestrale del Centro Cardinal Ferrari 

 Anno IV - N. 4 novembre 2010 



Autorizzazione del Tribunale di Parma n. 

10/2007 del 04/09/2007.

 Spedizione A.P. –70%  

aut. N° 070085 del 09/10/2007 DCB Parma 

Editore: 

Centro Cardinal Ferrari srl 

via IV Novembre 21 - 43012 Fontanellato (PR) 

Direttore Responsabile:

 Simona Lombardi 



Coordinamento editoriale:

 

Rosaria Frisina 



Redazione:

 Antonio De Tanti, Donatella 

Saviola, Sabina Cavatorta, Chiara Bertolino, 

Iolanda Antonelli, Monica Beghetti, 

Rita Comberiati, Stefano Pintelli, Nadia Maradini, 

Monica Pizzaferri,  Gerardo Malangone, 

Stefano Gabelli. 

Contatti:

 tel. 0521.820211



email:

 ufficiostampa@centrocardinalferrari.it



Stampa: 

Tipografia Stamperia Scrl, Parma 



Tiratura:

 2.800 copie 



Questa rivista è stampata su carta riciclata 

al 100%

  


Aprile 2013

In cammino

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Sul sito 



www.consensusconferencegca.com

 è possibile consultare e scaricare il 

documento finale della terza Conferenza Nazionale di Consenso di Salsomag-

giore 


“Buona pratica clinica nella riabilitazione ospedaliera delle persone con 

Gravi Cerebrolesioni Acquisite”

IL SITO DEL CCF RINNOVATO, 



online tutte le informazioni 

sulla struttura,

i servizi, le attività, 

le notizie, i contatti



www.centrocardinalferrari.it

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