Quaderno di traduzioni
Because I could not stop for death
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- Bu sahifa navigatsiya:
- She rose to his requirement – dropt
- You taught me waiting with myself
- Drama’s vitallest expression is the common day
- My best acquaintances are those
- There is no frigate like a book
- How lonesome the wind must feel nights
80 Because I could not stop for death Siccome non potei fermarmi e morire – gentilmente fu la morte a fermarsi – eravamo noi due sulla carrozza – e l’Immortalità. S’andava piano – Non aveva fretta avevo abbandonato ormai lavori e ozio per la sua gentilezza – Superammo la scuola, dove i bimbi lottavano in cortile – a ricreazione – Superammo i campi e gli occhi del grano e superammo il sole del tramonto – O forse fu lui che superò noi – Le rugiade gelate m’attrappivano perché avevo una gonna leggera e la mia stola era solo di tulle – Ci fermammo di fronte ad una casa simile ad un gonfiore della terra. Il soffitto si vedeva a fatica – la cornice era in terra – Sono già secoli da allora – ma mi sembrano più corti di quel giorno in cui ebbi il sospetto che le teste dei cavalli eran rivolti all’eterno – The world – feels dusty Il mondo sa di polvere – quando dobbiamo fermarci e morire – desideriamo la rugiada – allora – Gli onori sono aridi – Giova un vessillo a un volto in agonia? Anche un ventaglio piccolo è meglio, mosso da una mano amica, fresco come la pioggia. Mio sia il compito – quando verrà la tua sete – di prendere rugiade di Tessaglia – o i balsami dell’Ibla – 81 She rose to his requirement – dropt Innalzandosi al suo volere – caddero I giocattoli vecchi e assunse l’onorevole lavoro di donna e sposa – Se in questa nuova vita fu costretta a rinunciare ad un po’ d’ampiezza o paura della prima Prospettiva – Se l’oro con l’uso si corrose, non se ne parli – così come al mare colmo di perle e alghe – e solo a lui – son note le profondità loro. You taught me waiting with myself Tu mi dicesti d’aspettare sola – severa rispettai l’appuntamento – mi parlasti della forza del fato – e anche questo imparai – Altezza della morte che non può ostacolare maggiori amarezze di quelle che per prima dà la vita – Eppure c’è qualcosa da imparare: comprendere il cielo che tu conosci perché non ti vergogni di me – nel regno luminoso in Cristo – nel luogo più lontano – Drama’s vitallest expression is the common day La più vitale espressione del Dramma È il Giorno Comune – Che con noi sorge e tramonta sempre – L’altra tragedia muore con la recita – Questa invece si rappresenta meglio quando non c’è il pubblico e i palchi sono chiusi. 82 From blank to blank Da vuoto a vuoto – una via senza senso. Mossi passi meccanici – fermandomi per morire o avanzare indifferentemente Se arrivai a un termine, questo termina in una rivelazione indefinita – Chiusi gli occhi – e barcollai ancor meglio forse sarebbe meglio nascer ciechi – When I hoped, I recollect Ricordo bene il posto dove stavo quando anche io sperai – era una camera affacciata ad ovest – ed era buona la più inclemente aria – Non poteva infastidirmi il nevischio e né fermarmi il gelo – perché era la speranza a scaldarmi non lo scialle merino. Ricordo bene il giorno in cui temei Il mondo si sdraiava al sole – ma era gelo la natura – Freddi ghiaccioli blu mi pungevano l’anima – ovunque andavano cantando uccelli – e solo io – ero muta. E se il giorno in cui dovetti disperare dimenticassi – così come vuole la natura – che sia notte quando è già tramontato il sole – e il buio è sopra il colle – e in cielo – la natura esisterà di fronte alla memoria e a me – 83 The only news I know Le uniche novità che io conosco sono i comunicati quotidiani dall’Immortalità. L’unico spettacolo a cui assisto – si chiama Oggi e Domani – forse l’Eternità – E l’unico che incontro è Dio – su un’unica Via, che è l’Esistenza – Attraversàtala, se ci saranno novità – o spettacoli migliori – te lo dirò. Crisis is a hair La crisi è un capello verso cui ogni nostra forza striscia o può allontanarsene. Se ci trova nel sonno trattenere il respiro è il meglio che possiamo ignorando se sia vita o morte in esatto equilibrio. Un istante può urgere od un atomo premere od un cerchio esitare nella circonferenza. Ciò – può scuoter la mano che sistema il capello e assicura l’eterno dall’attimo di qui che lo rivela – Love L’amore resta anche dopo la morte – e precede la vita – prima per confermarla dopo per usurparla – 84 My best acquaintances are those I miei migliori amici sono quelli con cui non ho parlato – le stelle che ritornano puntuali non mi hanno mai considerata rozza Se non ho ricambiato, andando in cielo, le visite loro – Il mio volto – fedele e riverente come cortesia basta. This dust, and it’s feature La forma della polvere – che guardiamo oggi domani non potrai riconoscerla – Questa mente e il suo spazio – Son troppo, troppo angusti per come appare ampliata la vastità di questa sua indagine – Il mondo e le sue specie troppo limitati come spettacolo per l’attenzione assorta della remota minuziosa cura – What I see not, I better see Io vedo meglio ciò che non guardo – grazie alla fede – I miei occhi nocciola qualche volta si chiudono – Purtroppo la memoria non ha palpebre – It is an honorable thought É nobile pensiero e fa pensare a chi, per salutare, leva il cappello in strada quando incontra i signori Che si abbia un’anima immortale sebbene le piramidi rovinino. E i regni. E anche il frutteto perda ogni colore. 85 Death is a dialogue La morte è un dialogo che dura tra lo spirito e la polvere “Sparisci” dice la morte. E lo Spirito “Ho fede in un altrove” La morte dubita – con argomenti – Lo Spirito va via lasciando come prova un cappotto di creta. I heard, as if I had no ear Udivo come priva delle orecchie finchè una parola necessaria corse la strada dalla vita a me e imparai a udire. Guardavo come se i miei occhi fossero altrui, finchè qualcosa non li trafisse, e ora so che fu la Luce, perché vedo. Me ne stavo come senza me stessa, soltanto corpo, finchè una forza non m’invase, fissando anche in me il mio nucleo. E lo spirito si volse alla polvere “Oh vecchia amica, tu mi riconosci” Subito il tempo corse per diffondere la nuova. Ma incontrò l’eternità. No ordinance be seen Non è visibile l’ordine, La grazia sì graduale da diventare un’abito gentile che amplia la solitudine. 86 The bustle in a house L’agitazione in casa già all’alba, dopo la morte, è la più solenne opera che si realizzi in terra – Spazzare bene il cuore, e riporre l’amoreùche non s’userà più fino all’eternità. That odd old man is dead a year L’anno scorso è morto quel vecchietto bizzarro – ora ci manca il suo cappello puntuale. Era chiara e fredda la notte quando si spense l’esile fiammella. Chi rimpiange più quel vecchio lucignolo? C’è più qualche vecchietto amico suo? Attende qualche tenace compagna il raggrinzito ritornare suo? Oh, vita, che cominci con un sangue impetuoso, e poi ti consumi opaca! Guardandoti, qualsiasi impresa langue sentendosi già gelida e fugace! The smouldering embers blush Piano le braci sfrigolano – O cuore nel carbone ancora vivi, dopo tante notti? Le braci ora sorridono – blando vibra l’annuncio della luce, si accendono gli stolidi secondi – il fuoco che non muore ha una virtù ma Prometeo non la conobbe mai – 87 A spider sewed at night Un ragno nella notte cuciva senza luce sopra un arco chiarissimo. Fosse gala di dama o sudario di gnomo lo sa soltanto lui. Ma la sua strategia era fisionomia d’eterno. The props assist the house I puntelli sostengono la casa fino a quando la casa è terminata. Poi i puntelli si tolgono e, adeguata, sta dritta reggendosi, la casa e non ricorda più trivella e falegname – Lo stesso sguardo volge una vita compiuta alla propria esistenza – Un passato di tavole, di chiodi e lentezza – poi cade l’armatura ad affermare l’anima. The clouds their backs together laid Si rincorrevano serrate nubi. Sopraggiungeva a premere anche il vento di settentrione. Le foreste corsero fino a cadere. E giocavano i lampi come sorci il tuono rotolò come inutile. Quanto dolce dovrà essere la tomba dove non può arrivare l’ira del cielo e neanche la vendetta. 88 There is no frigate like a book Non c’è fregata che ci porti altrove rapida come un libro né c’è un cavallo ardito come una poesia quando s’impenna – questo viaggio è possibile anche al povero perché è senza pedaggi – Quant’è frugale il carro che porta all’anima. So proud she was to die Era tanto orgogliosa di morire che ci fece arrossire di vergogna. Ciò che noi speravamo, le sembrava lontanissimo dal suo desiderio d’andarsene dove non c’è nessuno di noialtri ancora. Cosicchè la nostra Angoscia svilì in Gelosia. Death’s way layng L’agguato della morte non è il furto più netto del tempo. Ci depreda un brigante più estremo, Silenzio è il suo nome – Se arriva, né assale né minaccia, ma dal grappolo della nostra vita, perfetto ottiene un balsamo. 89 How lonesome the wind must feel nights Dovrà sentirsi molto solo il vento quando si spengono le luci e tutto ciò che trova riparo le persiane chiude, e sparisce – Dovrà sentirsi molto grande il vento nel pomeriggio: andando verso musiche incorporee e correggendo gli errori del cielo schiara immagini – Dovrà sentirsi molto fiero il vento al mattino: s’accampa in mille aurore sposandole e ripudiandole tutte – Sale poi sulla Torre – The devil – had he fidelity Fosse fedele il diavolo diverrebbe il migliore degli amici – perché è abile – Ma i diavoli non cambiano – è la perfidia la sua virtù e se ci rinunciasse il Diavolo – davvero sarebbe Dio. Glass was the street La via era di vetro – l’evidenza del pericolo, l’albero e il viandante – Si respirava un’aria d’avventura gaia e gagliarda, in strada tra i monelli – Spento il rumore delle slitte, simile ad un vibrar di zoccoli più intenso – È il corsivo supremo del passato che fa diventar misero il presente. 90 Elysium is far as to Il Paradiso nonè più lontano della stanza qui accanto se in quella stanza un nostro amico aspetta la sua felicità o la sua sventura – Quanta forza è nell’anima se può sopportar tanto, l’accento di un passo che s’avvicina, l’aprirsi di una porta – 91 Thomas Stearns Eliot 92 Spleen Domenica: la sazia processione di definite facce domenicali; cuffie, cilindri e consci, sistematici ossequi che soppiantano la vostra padronanza razionale con questa incontrollabile digressione. Sera, luci e tè! Bambini e gatti svicolano; e la malinconia non può nulla per fronteggiare tale stolta intesa. La vita, lievemente immiserita, grigia, languida, infastidita e mite attende, con cappello e guanti in mano, cerimoniosamente in giacca e cravatta (soltanto un po’ seccata dal ritardo) sulla soglia dell’Assoluto. 93 A note on war poetry Non l’espressione dell’emozione collettiva Imperfettamente riflessa dai giornali ma il punto in cui la mera, individuale esplosione s’infrange. Nella traiettoria di un’azione, che crea l’universale originando un simbolo dall’impatto? È una coincidenza a cui si presta attenzione di forze al di là del controllo sperimentale- di Natura e Spirito. L’esperienza individuale è per lo più o troppo vasta o troppo misera le nostre emozioni sono semplici incidenti nello sforzo di combinare il giorno con la notte. Sembra possibile che una poesia possa venire da un bambino: ma un componimento non è poesia perché occorre una vita. La guera non è vita: è una situazione che non puoi nè ignorare né accettare, un problema di tranelli e stratagemmi, da accerchiare o disperdere. Ciò che dura non sostituisce il transitorio, no, non l’uno per l’altro. Ma il concetto astratto dell’esperienza propria, che diventa universale quando è maggiormente intenso, e che chiamiamo “poesia”, questa, va affermata in versi. 94 The hollow men I Siamo gli uomini vuoti Siamo uomini impagliati Che appoggiano vicine Teste piene di paglia. Ahimè!, le nostre aride voci, che bisbigliano insieme sono quiete e insensate come vento sull’erba secca o zampe di topo sui vetri rotti delle nostre cantine vuote figura senza forma, ombra incolore, forza paralizzata, gesto immobile; chi ha attraversato con sguardo diretto l’altro regno della morte ci ricorda –se capita- non come anime violente e perdute, ma solo come gli uomini impagliati gli uomini vuoti. II Gli occhi che non oso incontrare in sogno Non appaiono Nel regno di sogno della morte: là gli occhi sono luce di sole su colonne infrante là un albero ondeggia e voci cantano nel vento più distanti e solenni di una stella che cade. Non lasciate che m’avvicini Al regno di sogno della morte E lasciate che indossi Deliberatamente tali maschere Pelli di topo, di cornacchia, doghe In croce, comportandomi come il vento Non più vicino- Non l’incontro finale Nel regno del crepuscolo 95 III Questa è la terra morta, la terra dei cactus qui s’innalzano immagini di pietra, qui ricevono la supplica della mano di un morto sotto lo scintillio di una stella che langue ed è così nell’altro regno della morte svegliandoci soli nell’ora in cui tremiamo, ancora fragili, le labbra che vorrebbero baciare formulano preghiere per quella pietra spezzata. IV Gli occhi non sono qui Non ci sono occhi qui In questa valle di stelle che muoiono In questa valle vuota Questa fauce spezzata dei nostri regni perduti In quest’ultimo luogo di contatto Noi brancoliamo assieme Senza parlare Radunati su questa riva del tumido fiume Accecati, a meno che Gli occhi non riappaiano Come la stella eterna Rosa colma di foglie Del regno di tramonto della morte È la sola speranza Di questi uomini vuoti. V Qui noi giriamo attorno al fico d’India Fico d’India fico d’India Qui noi giriamo attorno al fico d’India Alle cinque del mattino Fra l’idea E la realtà Fra il movimento E l’atto Cade l’ombra 96 Perché tuo è il regno Fra il concepimento E la creazione Fra l’emozione E la reazione Cade l’ombra La vita è molto lunga Fra il desiderio E lo spasmo Fra la potenza E l’esistenza Fra l’essenza E la discendenza Cade l’ombra Perché tuo è il regno Perché tuo è La vita è Perché tuo è il Così finisce il mondo Così finisce il mondo Così finisce il mondo Non in un colpo, ma in un piagniucolio. 97 Mercoledì delle ceneri Perché non spero più di ritornare Perché non spero Perché non spero di tornare Desiderando il talento dell’uno e lo scopo dell’altro Non posso più insistere per arrivare a tanto (perché dovrebbe l’aquila antica tendere le ali?) Perché dovrei rimpiangere Il potere svanito del solito regno? Perché non spero di conoscere ormai La debole gloria dell’ora certa Perché non penso Perché so che non potrò più conoscere Il caduco, unico e vero potere Perché non posso bere Là, dove gli alberi fioriscono e le fonti scorrono, poiché laggiù, ora, non c’è più nulla perché so che il tempo rimane tempo e lo spazio rimane solo spazio e ciò che è lo è soltanto per un tempo e soltanto per uno spazio godo di ciò che esiste, rinuncio al sacro volto e rinuncio alla voce perché non posso sperar di tornare quindi gioisco, dovendo costruir qualcosa di cui godere e prego Dio d’aver pietà di noi e prego di poter dimenticare questi problemi, che troppo discuto con me stesso e troppo giustifico poiché non spero più di tornare, che queste parole rispondino per ciò che è fatto e non potrà ripetersi. Non sia troppo severo con noi il giudizio Perché queste ali non bastano per volare, capaci soltanto di batter l’aria l’aria che ora è troppo poca e troppo secca più limitata e secca della volontà insegnaci ciò di cui aver cura insegnaci la quiete. Prega per noi peccatori 98 Ora e nell’ora della nostra morte. II Signora, tre leopardi bianchi sedevano sazi Sotto un ginepro, sazi delle mie braccia Del mio cuore e del mio fegato e di quanto C’era Nel cavo del mio cranio. E Dio disse Vivranno queste ossa? E ciò che era nelle ossa (che già erano aride) disse stridendo: noi risplendiamo tanto per la bontà di questa Signora, per la sua bellezza che in meditazione onora la Vergine. E io che son qui smembrato Offro le mie gesta all’oblio e l’amore Alla posterità del deserto E al frutto della zucca. E ciò ristora Le mie viscere, le fibre dei miei occhi E le parti indigeste Che i leopardi rifiutano. La Signora Se n’è andata in bianca veste a contemplare Che la luce delle ossa espii fino all’oblio. Non c’è vita in loro. E come sono dimenticato E vorrei essere dimenticato, così vorrei dimenticare Così devoto e saldo nel proposito. E Dio disse Profetizza al vento Perché soltanto lui ti ascolterà E stridenti le ossa cantarono A ritmo di cavalletta, dicendo Signora dei silenzi Quieta nell’angoscia Lacerata e più integra Rosa della memoria E rosa dell’oblio Esausta e feconda Tormentata e serenatrice L’unica Rosa Ora è giardino Dove ogni amore termina Terminato il tormento D’insoddisfatto amore Tormento ancor più grave D’amor soddisfatto Fine dell’infinito Viaggio verso l’ignoto Fine di tutto ciò 99 Che non si può concludere Lingua senza parole e Parola senza lingua Grazie alla Madre Per il Giardino, dove Tutto l’amore termina. Sotto un ginepro le ossa cantarono, sperse e lucenti È meglio esser disperse, per il poco bene Che facemmo l’un l’altra Sotto un albero, al fresco, benedetti Dalla sabbia, dimentiche di noi e delle altre, unite nella quiete del deserto. È questa la terra che vi dividerete. E non più contano l’unità e la parte. Questa è la terra, la nostra eredità. III Alla prima rampa della seconda scala Mi volsi e vidi in basso Lo stesso spettro attorto alla ringhiera sotto il vapore di una fetida aria in lotta con il demonio delle scale dal volto falso della speranza e disperazione. Alla seconda rampa Li lasciai avvinghiati, volti in basso; non c’erano più facce e la scala era buia, scheggiata e umida, come la bocca guasta e bavosa di un vecchio o la gola dentata di un vecchio squalo. E sulla prima rampa della terza scala C’era una finestra barrata gonfia come un fico E aldilà del biancospino in fiore e della scena pastorale La figuara dalle spalle ampie in blu e verde Incantò maggio con un flauto antico Sono dolci i capelli al vento, i capelli bruni Che svolazzano sulla bocca, lillà e chiome brune; svago, la musica del flauto, pause e passi dello spirito sulla terza scala, languono, languono; al di là di speranza e disperazione la forza sale sulla terza scala. Signore, non son degno Signore, non son degno 100 Ma dí soltanto una parola IV Chi camminò tra viola e viola Chi camminò Tra i vari gradi del verde mutevole In bianco e azzurro, colori di Maria, parlando di banalità conoscendo e ignorando l’eterno dolore che si mosse tra chi già camminava che un tempo fece forti le fontane e fresche le sorgenti rese fredda la roccia arida e ferma la sabbia nel blu, blu di Maria sovegna vos è questo il tempo della transizione che porta via violini e flauti, che rende viva una che avanza tra la veglia e il sonno, che indossa bianca luce che avvolge, inguainandola, avanzano i nuovi anni, e rendono con una vivida nube di lacrime, gli anni, rendono con un verso nuovo rime antiche. Redimi il tempo. Redimi La visione ignota nel sogno più alto Mentre unicorni ingioiellati traggono il catafalco d’oro. La silente sorella in veli bianchi e blu Fra i tassi, dietro il dio del giardino, il cui flauto è sfiatato, piegò la testa e accennò, ma senza dire parola. Ma la fontana zampillò e l’uccello cantò Redimi tempo e sogno Il segno del discorso non detto né udito Finchè il vento non scuota mille bisbigli dal tasso E dopo questo nostro esilio V Se è persa la parola, se è spesa La parola, non detta 101 Né udita; sempre è la parola non detta, il Verbo non udito, il Verbo senza parola, il Verbo nel mondo e per il mondo e la luce scintillò nelle tenebre e ancora attorno al centro silenzioso del Verbo ruotava il mondo, inquieto per il verbo. O mio popolo, che cosa ti ho fatto. Dove ritroveremo la parola, dove, la parola Risuonerà? Non qui dove il silenzio non basta Non sul mare o sulle isole, né sulla terraferma, nel deserto o nelle terre della pioggia, per coloro che camminano giorno e notte nel buio non sono qui il luogo e il tempo giusto non c’è luogo di grazia per chi schiva il volto non c’è tempo di gioia per chi cammina nella confusione e nega la voce La sorella velata pregherà per colui che cammina nelle tenebre, per colui che ti scelse e ti si oppone |
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