Quaderno di traduzioni
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- Bu sahifa navigatsiya:
- Two quick notes I
- Terminus I
- The disappearing island
- To a dutch potter in Ireland
- After liberation I
- The flight path 1
A daylight art Il giorno in cui doveva avvelenarsi Socrate confessò di avere scritto: volgeva in versi le favole di Esopo. E non perché amasse la saggezza ed invitasse ad indagar la vita. In verità aveva avuto un sogno. Anche Cesare Erode o Costantino e un buon numero di re di Shakespeare esplodono alla fine come chiuse dove giacciono i panorami originari che devono riemergere ogni volta e prima della scena della morte – nei sogni in cui loro credono puoi credere ma con Socrate non è la stessa cosa perché il suo sogno è stato ricorrente: Esercita l’arte, arte che lui considerava la filosofia. Felice l’uomo, dunque, con il dono d’esercitar subito l’arte giusta – fosse la poesia o la pesca; senza sogni; i cui profondi panorami sorgano come luce del giorno che attraversa l’occhio della canna o del pennino. Two quick notes I Mio vecchio duro amico, come hai cercato occasioni di rabbia giustificata! Chi sapeva picchiarmi come te quando volevi un’anima dal suono vero e semplice come un secchio galvanizzato e la prendevi a calci per provarla? 138 O la battevi come un tappeto per pulirla. Così quando ti voltasti contro te stesso diventasti feroce. II Brusco, provato dalle spine, solo. Un incursore dell’antica terra di preghiera notturna e sfida di principio, che si getta contro gli ostacoli tu che pensavi fossero ancora là continuando a sparare all’aria vuota. O retto autolesionista prie-dieu in rovinosa libera caduta: Hail and farewell. The stone grinder Penelope lavorava ad un piano: tutto ciò che disfaceva di notte faceva avanzare il piano di un giorno. mentre io molo le stesse pietre da cinquant’anni e quello che disfo non è mai ciò che ho fatto. Senza compensi, oscurità allo specchio. Terminus I Se frugavo, trovavo una ghianda e un bullone arrugginito. Se alzavo lo sguardo, ciminiere e montagne assopite. Se ascoltavo, c’era un cavallo al trotto od uno scambio di locomotiva C’è da meravigliarsi se ho pensato che m’occorreva pensarci due volte? II Le prudenti scorte dello scoiattolo come doni di nascita lucevano. Le storie del mammone d’iniquità 139 m’infuocavano le monete in tasca come cerchi di stufa. Della marca ero il canale di scolo e l’argine soffrendo il limite di entrambe le rivendicazioni. III Era più facile portare due secchi che uno. Io son cresciuto in mezzo. La mano sinistra metteva il peso sul piatto, la destra ribilanciava. Baronie e parrocchie s’incontravano quando ero sulla pietra al centro del guado ero l’ultimo conte a cavallo della corrente che discuteva ancora, udito dai suoi pari. The disappearing island Sembravamo decisi a stabilirci tra le sue spiagge senza sabbia e le colline azzurre dove una notte disperata pregammo, attorno a un fuoco di sfasciumi, il nostro calderone appeso come un firmamento, l’isola si spezzò sotto di noi come un’onda. La terra che ci sosteneva sembrò restare ferma solo quando l’abbracciammo in extremis. Tutto quello che avvenne poi mi sembrò una visione. A shooting script Pedalano via da ciò che poteva essere verso ciò che non sarà mai, in ripresa continua: insegnanti in bicicletta, che salutano in madrelingua, che vanno nel 1920 come nel futuro Pedalano fino all’uscita dall’obiettivo, non vanno in qualche posto, né vanno via. Missaggio con fucsia che “segue il parlato” lunga sequenza muta. Panoramica, dissolvenza. Poi voci in diversi accenti irlandesi, che discutono prezzi di traduzioni come secolari pietre miliari appaiono nomi come R M Ballantyne. 140 The rain stick Rovescia il bastone della pioggia e subito è musica che non avresti immaginato di ascoltare. Nel fusto di un cactus scroscio rovescio e risacca rifluiscono. Sei lì, come una canna suonata dall'acqua, la agiti piano e un diminuendo corre per le scale come una grondaia che cessa di gocciare. E uno spruzzo di gocce dalle foglie umide, goccia dall'erba e dalle margherite, pioggia-luce, semirespiri d'aria. E di nuovo capovolgi il bastone Ciò che accade non lo sminuisce l'essere accaduto una, dieci, mille volte. Che importa se tutta la musica che traspira è sabbia o semi secchi in un cactus? Sei come un ricco che entra in cielo dall'orecchio di una goccia di pioggia. Ascolta ancora. 141 To a dutch potter in Ireland Poi entrai in una stanza blindata del vocabolario dove parole come unrne venute dal fuoco stavano in alcove asciutte accanto a un forno e ne uscii mutato, come la guardia che aveva veduto la pietra muoversi nella fiamma diamante dell'aria o le porte di corno dietro le porte d'argilla. I suoli noti divennero sudici. La sabbia del fiume era l'unica cosa che si conservava pulita in quel pantano invernale di melma e fango. Finchè trovai l'argilla di Baun. agnata luce diurna o raso viscoso sotto il feltro o la rascia di strati di humus. La vera diatomite scoperta in una piccola buca succhiante, grigio-blu, opaca, inodore, tangibile - come la vecchia scatola d'unguento della terra, viscosa e fredda. A quell'età tu nuotavi nel mare o già ne uscivi, luminoso di plancton, ninfa di fosforo del Norder Zee, vestale della dea Silice, sta sotto l'erba, il vetro e la cenere negli infiammati ventricoli di Ceramica. Potevamo conoscerci, in quel freddo, allora, fuori d'acqua sotto terra, barlume di vita, strani gemelli di pozzanghera, sguazzante splash splash, e far le piccole cose proibite, infangarci o volar troppo in alto con l'altalena, il gioco dei "segreti" o "toccarci la lingua", ma non fu così, tra eventi terribili: notte dopo notte hai guardato i bombardieri uccidere nei Paesi Bassi; poi, spinta dal cielo attraverso la guerra in tempo di guerra col fuoco alle spalle ogni benedetta volta arrivavi attraverso smalti di quarzo infuocato e ferro. E se, come dici, gli smalti portano 142 giù il sole, la ruota del tuo vasaio alza la terra Hosannah ex infernis. Pozzi in fiamme. Osanna nella sabbia pulita e nel caolino e, "ora che la segale ondeggia accanto alle rovine", nelle cave di cenere, negli ossidi, nei cocci e clorofille. Mint Sembrava un cespuglio di piccole polverose ortiche selvatiche, arrampicate sul muro del retro, là dove ammucchiano immondizie e vecchie bottiglie: mai verde né quasi degno di nota. Ma tuttavia era come una promessa, una novità nel retrocortile della nostra vita come se qualcosa d'incerto ma tenace crescesse girando tra i vialetti. Il click delle cesoie, la luce delle domeniche mattina, quando la menta era tagliata e amata: le mie ultime cose saranno le prime a sfuggirmi. Ma ciò che ha saputo sopravvivere vada libero. Che gli aromi della menta vadano ebbri ed indifesi come reclusi liberati in quel cortile. Come chi abbiamo sdegnato ed ignorato, quando li deludemmo con la nostra indifferenza. After liberation I Assoluta primavera, come un tempo, chiarosplendente, ma quando il giorno si distende il cielo eterno meraviglia i sopravvissuti. In chiarità di perla che bagna i campi le cose sembrano tornare come erano: lenti cavalli arano il maggese, s'allontanano rombi di guerra qui vicino. Averlo vissuto e ora essere liberi di offrire espressione, corpo e anima, svegliarsi e sapere che è finita davvero, stavolta, la cosa che stava per spezzarti, 143 ne valeva la pena, cinque anni di tortura, la reazione, diventar rassegnati, e non uno dei non nati apprezzerà una libertà simile. II Ritmi di maree, loro regolarità! Che cos'è il cuore, che ebbe paura, pur sapendo del ritorno liberatorio della primavera cuore che splende, cuore costante come la marea? Onnipresente e imperturbabile è la vita da cui nasce la morte. E lamentarsi è male, anche il minimo lamento, ora che la segale ondeggia accanto alle rovine. A sofa in the forties Tutti in fila sul divano, in ginocchio uno dietro l'altro, dal più grande al più piccolo, gomiti in movimento come pistoni di treno e tra lo stipite e la porta della camera da letto velocità e distanza erano inestimabili. Prima lo scambio, poi il fischio, poi qualcuno controllava gli invisibili biglietti con fare grave, perforandoli mentre vagono dopo vagone sotto di noi filava rapido, ciuf ciuf, le gambe del divano vorticavano e le carrozze irraggiungibili ondeggiavano fino al pavimento della cucina. Treno fantasma? Gondola della morte? La similpelle nera e la desolazione ornata, sembrava che il divano avesse raggiunto il galleggiamento. Le rotelle in punta di piedi, il gallone e lo schienale a onda gli davano un'aria di fasti ormai datati: quando gli ospiti lo sopportavano a schiena impalata, quando s'erigeva nella sua lontananza, quando giocattoli insufficienti vi apparivano il mattino di Natale, resisteva immutabile, 144 volto in potenza al cielo, di certo alla terra, tra cose che potevano quadrarti o deluderti. Entrammo nella storia e nell'ignoranza sotto la mensola della radio. Yippie-ia-ie, cantavano i "Riders of the Range". Giornale radio, diceva imperioso lo speaker. Tra lui e noi si fissava un grande golfo dove la pronuncia regnava tirannica. Il filo dell'antenna scendeva dalla cima di un albero ed entrava per un foro all'infisso della finestra. Quando il vento lo scuoteva l'imperio della lingua, i suoi progressi ci fluttuavano dentro come reti nell'acqua o l'astratta curva solitaria di treni lontani mentre entravamo nella storia e nell'ignoranza. Occupavamo i nostri posti con tutta la nostra forza, pronti ad ogni scomodità. La costanza era già ricompensa. In testa, sul grande bracciolo imbottito, qualcuno si sporgeva da un lato, macchinista o fuochista, e si tergeva la fronte asciutta come chi l'ha scampata bella. E noi, ultimo suo pensiero, avvertivamo un'improvvisa galleria dove sprofondare come vagoni spenti attraverso la notte, unico nostro compito star seduti, occhi avanti, essere trasportati e fare il rumore del treno. Two lorries Piove sul carbone nero e sulle calde ceneri bagnate. Segni di gomme in cortile, il vecchio camion di Agnew ha tutte le sponde giù e Agnew il carbonaio con il suo accento di Belfast corteggia mia madre: andiamo al cinema a Magherafelt? Ma sta piovendo e c'è mezzo carico ancora da consegnare. Il filone del nostro carbone stavolta era nero seta, così le ceneri saranno del bianco più serico. Il bus per Magherafelt (via Toomebridge) va. Il camion mezzo vuoto 145 con i secchi vuoti piegati commuove mia madre: fascino di un carbonaio dal grembiule di cuoio! Perfino i film! La presunzione di un carbonaio… Lei rientra e prende il piombo nero o la carta smerigliata, madre del quaranta, che sfaccenda sulla stufa, togliendo la cenere dalla guancia con il dorso della mano, mentre sgasando riparte l'autocarro sprangato, gira verso Magherafelt e l'ultima consegna. Oh Magherafelt! Oh sogno di velluto rosso e di un carbonaio di città mentre il tempo accelera e un altro camion geme su per Broad Street, con carico utile che ridurrà la stazione dei bus in polvere e cenere… Dopo che avvenne ebbi una visione di mia madre, un fantasma sulla panchina dove l'incontravo, a Magherafelt in quella sala d'aspetto col pavimento gelido, le borse della spesa piene di cenere a palate. La morte le arrivò accanto col volto sporco di un carbonaio che ripiega sacchi per cadaveri, facendo la spola, vuoto su vuoto, in un turbine di grani di polvere e sgasate, ma che autocarro era, adesso? Del giovane Agnew? O l'altro, di morte, pronto a scoppiare in un tempo oltre il tempo in Magherafelt… Così, riscontra i sacchi e corteggia il buio, carbonaio. Ascolta lo sputo della pioggia sulle nuove ceneri mentre sollevi un carico di polvere che fu Magherafelt, poi riappari dal tuo camion come l'affascinante carbonaio di mia madre, filmato in ceneri bianco-seta. Weighing in Il peso da 56 libbre. Unità di negazione in ferro solido. Stampata e fusa con un inserto, barretta spessa come un piolo, come una maniglia. Squadrata, dall'aspetto innocuo, finchè non provavi a sollevarla, strappo nell'incavo, forza che diminuisce la vita, scatola nera della gravità, inamovibile impronta, radice quadrata del peso morto. Eppure a bilanciarla 146 con un'altra sulla bascula ben regolata e oliata nel dare e prendere tutto fremeva fluido. * Le buone notizie son tutte qui: il principio di sostenere, resistere e confermare, soltanto per bilanciare l'intollerabile negli altri con il nostro, il dover sopportare tutto ciò che hai accettato contro ciò che sentivi davvero. La sofferenza passiva fa girare il mondo. Pace in terra, uomini di buona volontà, e tutto tiene solo se la bilancia resiste con l'equilibrio dei piatti e la fatica angelica persevera ad un livello non terreno. * Non porger l'altra guancia. Scagliare la pietra non farlo qualche volta, non rompere l'obbedienza appresa con dolore, è un venir meno al dolore, alla regola endogena: "Profeta, chi ti ha colpito!" Quando i soldati schermirono Gesù bendato e lui non rese il colpo non ebbero vergogna né edificazione, anche se qualcosa fu manifesto - il potere del potere non esercitato, della speranza implicita data per sempre a chi non ha potere. Ma per una volta, Cristo, fammi un favore, Profetizza, dà scandalo, scaglia la pietra. * Le due facce di ogni problema, sì sì… Ma si deve arrivare almeno una volta a gettare il proprio peso sulla bilancia senza provare rimorsi e sensi di colpa. Ma una sera al momento di concludere e un colpo secco avrebbe bruciato, 147 replicasti che solo i miei limiti mi mantenevano acuto e avesti una prima sottomissione e quando doveva esser sangue mi trattenni. Fu così che persi (mea culpa) un vantaggio. Cavalleria fraintesa, vecchio mio. E ormai solo il gioco sporco dà vita. The flight path 1 La prima piega prima, poi un comprimersi di altre pieghe più tese, più esatte, fino a quando l'intero foglio era ridotto ad un quadrato piegato che lui stringeva per due angoli, come una promessa che si può infrangere ma che lui non infranse. Nel mio petto s'alzava una colomba quando dalle mani di mio padre nasceva una barca di carta, arca nell'aria, le linee tese come una tenda ai paletti: alta la poppa, il fondo piatto, piccola piramide con ogni piccolo spazio al centro vuoto come una parte di me che affondava sapendo che al primo varo tutto si sarebbe inzuppato. 2 Uguale e opposta, la parte che s'alza fino a quei cieli stellati che vede l'inverno quando sono a Wicklow sotto la traiettoria di volo di un jet serale partito da Dublino, la sua alta luce a prua lampeggia a quanto trascina via: potente il rombo del motore estinguendosi s'allarga scendendo, scia tra le stelle. Il buio sicomoro parla sicomorese, la luce alle mie spalle è quella della lampada del cottage. Al tramonto sono già sulla porta al posto di coloro che stanno in posizione perpetua: quelli restati a casa a guardare e aspettare appoggiati allo stipite, quelli che imparammo ad amare nel commiato, o incontrandoli ancora con abiti diversi, che un po' l'intimidivano. Quelli che non dimenticarono un nome o un volto, né guardato giù subito quando l'aereo raggiungeva la velocità di crociera, per capire che la casa appena superata troppo lontana ora per vederla - era la stessa 148 che lasciarono un'ora prima, ultimo bacio, un altro, mentre il taxista caricava i bagagli. 3 Su e lontano. Il ronzio del duty free. Black Velvet. Bourbon. Lettere d'amore in cielo. La passeggiata spaziale di Manhattan. Il rientro. Poi la California. La rilassata Tiburon. Hamburger da Sam, nel patio, e champagne, e in più un gabbiano strabico, furbo a squadrarti. Altro rientro. Promesse ripromesse. E via… Reculer pour santer, a meno di un anno, più stallo che lungo addio. Così verso Glaumore. Glaumore. Glaumore. Alle strette, in pace, al lavoro, a rischio e al sicuro. Nido appartamento. Quercia, lauro e sicomoro. Tra poco il jet. Da una parte e dall'altra. A ovest, a est, jumbo scuola bus, "The Yard" un po' fattoria un po' campus, volo circolare d'attesa e appiglio più convulso - Sweeney smarrito tra familiari verità oraziane: i cieli mutano, non le anime, di chi attraversa il mare. 4 Quanto segue è la cronaca, alla luce di ciò che è accaduto prima e da allora: bella mattina di maggio, 1979, appena arrivato col volo notturno da New York sono sul treno per Belfast. Pura, elementare euforia del ritorno: il mare a Skerries, il biancospino nuziale in fiore, il viaggio a nord che ingrana, dolce catena, su ogni dente del corpo. Entra in scena, poi, come in un noir una guardia di frontiera - l'avevo già incontrato in sogno ma ora ancor più truce che nel sogno stesso, fermandomi in una stradina di montagna mi ha spiegato che potevo guidare un furgone fino alla seguente dogana, a Pettigo, spegnere il motore, allontanarmi come per portare bolle di carico in ufficio, e invece andare avanti dieci metri verso la strada principale, salire - 149 e qui il nome di un altro compagno di scuola, occhiolino e sorriso - e sarei arrivato con la sua Ford fino a casa, in tre ore, sano e salvo… Poi entra e si siede di fronte a me, m'attacca: "Quando cazzo scrivi qualcosa per noi?" "Se scriverò qualcosa, lo farò solo per me" E questo è tutto. O qualcosa di simile. I muri della prigione in quei mesi erano sporchi di merda finite le sporche proteste di Long Kesh ci furono gli occhi iniettati di sangue di Ciaran Nugent come qualcosa sbucato dal cisposo inferno dantesco, che trapanava la strada con rime e immagini dove anch'io seguivo il pio Virgilio, sicuro, traducendo liberamente: Quand'ebbe detto ciò, con li occhi torti riprese 'l teschio misero co' denti, che furo a l'osso, come d'un can, forti. 5 Quando risposi "Vengo da lontano" Il poliziotto al posto di blocco fu brusco "Dove lontano?" M'aveva sentito a metà e pensato che fosse il nome di qualche posto. Ora lo è - sia dove ho vissuto sia da dove partii, distanza ancora irraggiungibile come la luce stellare lontana anni luce che impiega anni luce ad arrivare. 6 Dunque sereno, ricordo esaltato dell'ascesa a zig zag sui tiepidi scalini, fino all'eremo di Rocamadour. Alto stormo di corvi veleggianti, una lucertola pulsante sulla ghiaia, le zampe anteriori come montanti anteriori di un'auto lunare. E tenera e piena come il respiro vitale in un respiro d'aria una farfalla verde-cedro incrocia l'assolata via crucis dei pellegrini. Undici del mattino, scrissi un appunto: "Ciao a tutti, dall'amante solitario della roccia, sentinella del cielo!" E da qualche parte la colomba seguitò a salire. 150 The gravel walks Ghiaia di fiume. Così in principio. Piena estate, la moto del pescatore tra i fiori al bordo della strada, cavaliere caduto, e al suo spettro chiedemmo: “Preso qualcosa?” Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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