Romanzo pubblicato a puntate in appendice a quotidiani o riviste in pieno sviluppo con l’allargamento del pubblico e dell’industria dell’editoria


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Sana02.10.2017
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Romanzo pubblicato a puntate in appendice a quotidiani o riviste in pieno sviluppo con l’allargamento del pubblico e dell’industria dell’editoria.

  • Romanzo pubblicato a puntate in appendice a quotidiani o riviste in pieno sviluppo con l’allargamento del pubblico e dell’industria dell’editoria.

  • Lo scrittore deve seguire determinate regole imposte dall’editore.

  • Segmenti narrativi, di una misura prestabilita che vengono pubblicati a puntate, e che devono, in qualche modo avere un livello sufficiente di autonomia e nello stesso tempo essere in grado di tener vive le attese del pubblico.

  • Pubblico molto ampio e variegato.

  • Romanzo d’appendice come prodotto di massa, rivolto ad una società, quella borghese, che vuole vedere rispecchiate in quelle storie la rappresentazione delle proprie vicende e dei propri sogni.

  • Temi principali sono passioni amorose travolgenti, “romantiche” vissute conflittualmente, una tipologia di donna nella quale si uniscono bellezza, bizzarria, eleganza e lussuria; una società ricca e gaudente; la figura del giovane artista in cerca di affermazione il tutto presentato con intrecci a volte improbabili, in narrazioni a volte artificiose che mirano al coinvolgimento del lettore.

  • Appartengono a questo genere (per temi, struttura e tipologia) i primi romanzi di GIOVANNI VERGA, che nel periodo della cosiddetta produzione mondana, che coincide con il suo soggiorno a Firenze e Milano, elaborerà Una peccatrice 1866, Storia di una capinera 1871, Eva 1873, Tigre reale 1875, Eros 1875.



Si diffonde in tutta Europa a partire dagli anni trenta dell’Ottocento.

  • Si diffonde in tutta Europa a partire dagli anni trenta dell’Ottocento.

  • Opere sono accomunate da una curiosità verso l’intera realtà contemporanea, senza predilezione per un ambiente piuttosto che un altro.

  • Convinzione che esista uno stretto rapporto tra il modo di essere, di pensare, di agire dei personaggi, da una parte e l’ambiente sociale e storico in cui vivono e si sono formati.

  • Modalità narrativa fondata sul narratore esterno onnisciente

  • Racconta una storia in cui non è direttamente coinvolto e segue le vicende di svariati personaggi adottandone il punto di vista.

  • Interviene liberamente a commentare in base al proprio sistema di riferimento culturale e di valori le vicende, le azioni e i comportamenti dei protagonisti.



STENDHAL: forte impegno conoscitivo della realtà e una serietà di indagine del tutto nuovi rispetto al passato.

  • STENDHAL: forte impegno conoscitivo della realtà e una serietà di indagine del tutto nuovi rispetto al passato.

  • HONORÉ DE BALZAC: concepisce e realizza tra il 1830 e il 1850 un grandioso affresco della società francese a lui contemporanea (Comédie humaine).

  • CHARLES DICKENS: Oliver Twist (1837) e David Copperfield (1894).

  • GUSTAVE FLAUBERT come il precursore del Naturalismo. Secondo Flaubert, il narratore deve essere come un Dio nascosto, che costruisce il racconto ma che non deve mai manifestarsi apertamente. Scompaiono così gli interventi e i commenti del narratore onnisciente e ci si limita ad osservare e a riportare il punto di vista dei personaggi.

  • Flaubert pone così le basi per quella ideale oggettività e impersonalità narrativa che saranno proprie del naturalismo francese e del verismo italiano.

  • Sul piano dei contenuti però, Flaubert, rispetto ai successivi Naturalisti, si muove ancora nell’ambito di un’analisi realista della società: la sua eroina Mme Bovary è sostanzialmente ancora un’eroina di stampo romantico.



Caposcuola e teorico fu Emile Zola con il testo Roman expérimental.

  • Caposcuola e teorico fu Emile Zola con il testo Roman expérimental.

  • Nuova possibilità per lo scrittore: quella di poter rappresentare scientificamente la società e le sue leggi, così come lo scienziato studia e analizza le leggi naturali.

  • Questa convinzione si può spiegare con il diffondersi del POSITIVISMO, corrente filosofica che sostiene l’assoluto valore della scienza, sia come strumento di conoscenza del mondo, sia come strumento di progresso.

  • Secondo gli scrittori naturalisti l’autore del romanzo deve porsi di fronte alla realtà sociale con la stessa disposizione dello scienziato, nella convinzione che anche i comportamenti umani, come tutti gli altri fenomeni, rispondono a leggi naturali da indagare.

  • Atteggiamento analitico, una metodologia rigorosa e un’assoluta “impersonalità”, cioè una totale assenza di qualsiasi coinvolgimento soggettivo nella rappresentazione dei fatti.

  • Evidenziare i fenomeni umani, i meccanismi dettati dall’ereditarietà e dall’ambiente e mostrare l’uomo mentre vive nell’ambiente sociale da lui prodotto; fornire strumenti per sanare le ingiustizie e le disfunzioni sociali.

  • Impegno sociale e politico per la nuova letteratura.



I veristi si ispirano essenzialmente agli stessi principi dettati dai naturalisti francesi.

  • I veristi si ispirano essenzialmente agli stessi principi dettati dai naturalisti francesi.

  • Oggetto della letteratura sono i “documenti umani”, fatti veri, storici, e la loro analisi deve essere condotta con “scrupolo scientifico” e con l’adozione del canone dell’impersonalità.

  • Il lettore deve trarre dal racconto l’impressione che sia la realtà stessa a parlare: “la creazione deve essere un mistero, la mano dell’artista deve restare invisibile, l’opera sembrerà essersi fatta da sé”

  • Francesco De Sanctis si chiede se il fenomeno italiano abbia il diritto di rivendicare un’autonomia rispetto all’aspro naturalismo francese e se soprattutto possa essere inserito nel solco della nostra tradizione nazionale.

  • Fatto sta che, per gli scrittori veristi, hanno rappresentato un punto di riferimento indiscutibile il naturalismo e più nello specifico lo zolismo, nuova “corrente” figlia diretta dei progressi avutisi nell’Ottocento nel campo delle scienze fisico-matematiche, naturali e sperimentali, termine questo che ritornerà spesso nella pratica sia naturalista che verista da Émile Zola in poi.

  • Si veda Positivismo naturalismo verismo: questioni teoriche e analisi critiche - Atti del Convegno tenuto a Cassino nel 1992, a cura di T. Iermano, Manziana, Vecchiarelli, 1996.



Il naturalismo strettamente legato a quello che è il positivismo nel campo della filosofia e della cultura in genere (partendo da de Sain-Simon, passando per Comte fino ad arrivare a Spencer),

  • Il naturalismo strettamente legato a quello che è il positivismo nel campo della filosofia e della cultura in genere (partendo da de Sain-Simon, passando per Comte fino ad arrivare a Spencer),

  • Fiducia nel progresso e tentativo di applicare il metodo scientifico a tutte le sfere della conoscenza e della vita umana, preoccupandosi non del “perché” dei fenomeni, bensì del “come”.

  • In letteratura, pur essendo Zola il primo a parlare coscienziosamente di se stesso come naturalista, i primi elementi realistici che fanno prefigurare il futuro movimento sono sicuramente riconducibili alla scrittura di Honoré de Balzac o i fratelli Goncourt

  • Zola è il primo ad autodefinirsi “scrittore naturalista”, nonché il primo a evidenziare nelle prefazioni il carattere “scientifico” delle sue opere.

  • Thérèse Raquin come “lo studio di uno strano caso di fisiologia”, non tralasciando, nella sua indagine sul reale in forma di romanzo, l’utilizzo di un linguaggio ed una scrittura spesso brutali e provocatori.

  • Balzac è stato infatti il primo ad essere appellato “naturalista” dal critico Hippolyte Taine sul «Journal de Delos» nel 1858, per la sua vocazione a ritrarre situazioni reali e realistiche, similmente a quanto accadeva in pittura con Gustave Courbet.

  • Già in questo primo utilizzo, il termine “naturalista” acquista e di conseguenza fa acquistare allo scrittore un significato mutuato dal lessico scientifico, ovvero quello di osservatore dei fenomeni naturali, di vero e proprio scienziato che analizza il reale nei suoi particolari in maniera sistematica.

  • Ciò è riscontrabile in Balzac per una visione estremamente deterministica dei fenomeni, in cui l’uomo non è più una forza superiore e non ha pertanto la possibilità né la capacità di raggiungere una qualsivoglia verità.



Zola si pone per certi versi come l’opposto di Hippolyte Taine.

  • Zola si pone per certi versi come l’opposto di Hippolyte Taine.

  • Taine applicava i modelli scientifici propri del positivismo nella critica delle opere d’arte e letterarie, come nel caso di Balzac.

  • Zola utilizzava, invece, la scienza nel momento stesso dell’atto creativo e di scrittura.

  • La figura dello scrittore e dell’artista in genere (si pensi a Courbet) risulta così assimilabile a quella dello scienziato che osserva i fenomeni di natura ed è allo stesso tempo sperimentatore.

  • E in questo contesto la forma romanzo altro non è se non il laboratorio per lo scienziato. Il metodo sperimentale è quindi per Zola la nota-chiave della costruzione del romanzo moderno.

  • Zola arriva a questa concezione dopo la lettura di Introduction à l’étude de la médicine expérimental del dott. Claude Bernard, testo che ritroveremo anche nell’esperienza partenopea del positivismo, e che confluisce nella redazione del saggio Roman expérimental (1879).



Quanto affermato su Zola e l’importanza di lui nel panorama francese ed europeo, quindi anche italiano, non rappresenta un’ideologia universale e comune per gli esponenti del Naturalismo,

  • Quanto affermato su Zola e l’importanza di lui nel panorama francese ed europeo, quindi anche italiano, non rappresenta un’ideologia universale e comune per gli esponenti del Naturalismo,

  • Carattere peculiare di una ideologia repubblicana, democratica e laica, propria di Zola.

  • Zolismo e naturalismo

  • Il Naturalismo si deve infatti considerare per quello che effettivamente è, ovvero la tendenza verso la rappresentazione del reale nelle sue varie forme e possibilità, inserita in una società borghese come quella del secondo Ottocento, e in un panorama di cultura anti-idealistica con tendenze al realismo.

  • In quest’ottica il Naturalismo può essere compreso e considerato come la corrente dominante, seppur eterogenea, dell’ultimo trentennio del XIX secolo e, a nostro avviso, accomunabile al quasi coevo Verismo italiano.

  • Accettare anche per l’Italia la tesi che il moto verso il reale fu a tutti gli effetti una tendenza generale della nostra cultura. solo così ci si rende conto come all’interno del moto verista siano potute convivere poetiche assai diverse.



Il positivismo italiano è in linea generale un movimento sfaccettato senza una concorde adesione a una rigida dottrina, ma caratterizzato piuttosto dall’adesione ad un indirizzo metodico, che lo accomuna di fatto all'eterogeneità del naturalismo e del verismo.

  • Il positivismo italiano è in linea generale un movimento sfaccettato senza una concorde adesione a una rigida dottrina, ma caratterizzato piuttosto dall’adesione ad un indirizzo metodico, che lo accomuna di fatto all'eterogeneità del naturalismo e del verismo.

  • Il napoletano Pasquale Villari, tra i maggiori esponenti del positivismo nostrano, nega al positivismo l'essenza di sistema di valori filosofico, esaltandone quindi la sola funzione metodologica.

  • Se si ricercano poli di diffusione di tale dottrina o metodo, essi vanno individuati principalmente nelle città del Nord Italia, Torino e Milano in primo luogo.

  • Nel capoluogo piemontese assistiamo, ad esempio, alle esperienze di Cesare Lombroso e della sua scuola di antropologia criminale presso l’Università e alla fondazione di alcune riviste scientifiche come «Giornale storico della letteratura italiana» per opera della Scuola del metodo storico.

  • Discordanze all’interno del verismo: Petronio paragona l’opera del siciliano Giovanni Verga con quella del lombardo Paolo Valera.

  • Egli ammette sicuramente in Verga una prima influenza dell’opera di Zola, ma nello stesso tempo nota un distacco dal grande scittore francese e semmai un avvicinamento alle posizione di Gustave Flaubert.

  • Verga appare quasi a disagio nella forma di “romanzo sperimentale” così come teorizzata da Zola, preferendo una forma autonoma indipendente dal francese, forma che troverà realizzazione ne I Malavoglia.

  • Posizione molto simile a quella assunta da Luigi Capuana.

  • L’attenzione dei due scrittori siciliani si rivolge principalmente alle soluzioni tecniche e formali approntate da Zola nel suo romanzo sperimentale, mentre tralascia gli elementi della denuncia sociale e dell’impegno ideologico.



“Le teoriche critiche dello Zola in alcuni punti sono molto discutibili. Quella denominazione di romanzo sperimentale, voluto dare al romanzo moderno, è, forse, infelice. Nella sua teorica artistica, per esempio, c’è un gran predominio accordato al concetto scientifico quasi a discapito della forma artistica, della vera essenza dell’arte. Fortunatamente il critico e il romanziere non funzionano nello Zola contemporaneamente. Le sue creazioni risentono poco o nulla delle teoriche del critico; ne risentono quel tanto che nessun’opera d’arte moderna può evitare”. (L. Capuana, Emilio Zola, in Studi sulla letteratura contemporanea, Catania, Giannotta, 1882, pp. 188-189. Si veda anche L. Capuana, Gli “ismi” contemporanei, Catania, Giannotta, 1898)

  • “Le teoriche critiche dello Zola in alcuni punti sono molto discutibili. Quella denominazione di romanzo sperimentale, voluto dare al romanzo moderno, è, forse, infelice. Nella sua teorica artistica, per esempio, c’è un gran predominio accordato al concetto scientifico quasi a discapito della forma artistica, della vera essenza dell’arte. Fortunatamente il critico e il romanziere non funzionano nello Zola contemporaneamente. Le sue creazioni risentono poco o nulla delle teoriche del critico; ne risentono quel tanto che nessun’opera d’arte moderna può evitare”. (L. Capuana, Emilio Zola, in Studi sulla letteratura contemporanea, Catania, Giannotta, 1882, pp. 188-189. Si veda anche L. Capuana, Gli “ismi” contemporanei, Catania, Giannotta, 1898)

  • Per Capuana, e per il verismo in genere, il “romanzo sperimentale” è solo una terminologia convenzionale, utilizzata per ribattezzare il nuovo romanzo che si va a formare, che indica quindi, con la prassi dell’osservazione della realtà, non un atteggiamento scientifico, quanto estetico.

  • Riaffermare il principio dell’autonomia dell’arte dai condizionamenti politici e ideologici e della funzione di riprodurre senza mediazioni, in maniera quindi impersonale, la realtà dell’uomo inserito in vari contesti ambientali.

  • Capuana, sotto certi aspetti, rappresenta un vero e proprio teorizzatore e ha, con la sua scrittura piena di postulati di psicologia, condizionata dalla trattazione sottile di casi patologici osservati con la freddezza e la perizia di uno psicologo esperto, con l’aggiunta di casi di telepatia e di occultismo,



Naturalismo e verismo non realmente assimilabili o consequenziali se non attraverso la prospettiva del generale moto di rappresentazione del reale.

  • Naturalismo e verismo non realmente assimilabili o consequenziali se non attraverso la prospettiva del generale moto di rappresentazione del reale.

  • All’interno delle due correnti non vi è un’omogeneità poetica o di prassi, ma anzi un’eterogeneità che non provoca nessuna contraddizione interna, poiché con il termine “poetica” si è inteso il metodo che permette la rappresentazione del reale.

  • I vari scrittori naturalisti e veristi sono quindi accomunati dal medesimo fine di rappresentazione del reale, seppur attraverso prassi differenti.

  • Esistono dunque varie poetiche di cui essi si fanno promotori all’interno di due macro-poetiche, Naturalismo e Verismo, da inserire a loro volta nel più ampio contesto culturale europeo di tendenza verso il reale.

  • Necessario prendere in considerazione altri elementi come il già citato Positivismo e che troverà poi conclusione nella reazione simbolista.



La lezione del Naturalismo francese viene riletta e muta in Verismo, che porta a maturazione la necessità di un rapporto più diretto con la realtà, col "vero", che già attraversava la cultura italiana almeno dal decennio precedente, in cui si erano registrati i tentativi di "romanzo sociale" degli Scapigliati.

  • La lezione del Naturalismo francese viene riletta e muta in Verismo, che porta a maturazione la necessità di un rapporto più diretto con la realtà, col "vero", che già attraversava la cultura italiana almeno dal decennio precedente, in cui si erano registrati i tentativi di "romanzo sociale" degli Scapigliati.

  • Esigenza di "realismo" trova adeguata soddisfazione grazie a un approccio "scientifico" all'osservazione della società che in Italia pone al centro dell'attenzione le questioni tecnico-formali più che quelle politiche privilegiate dai francesi, producendo la scomparsa di quel narratore che campeggiava nell'introduzione di Nedda.

  • La via verso I Malavoglia (1881) è aperta e viene teorizzata nell'introduzione alla novella L'amante di Gramigna (in Vita dei campi, 1880).

  • L'artificio che lo scrittore deve adottare è quello dell'impersonalità della narrazione e della regressione della voce dell'autore, in modo che il lettore si trovi faccia a faccia col «fatto nudo e schietto» e «l'opera d'arte sembri essersi fatta da sé» (Verga 2001, vol. 1, pp. 202-203).

  • Il narratore onnisciente del romanzo ottocentesco viene messo fuori gioco e il racconto è condotto da una voce popolare corale che si esprime in buona parte attraverso il discorso indiretto-libero (pur con le eccezioni messe in luce dai critici).

  • Discorso indiretto-libero:

  • L’assenza di formule canoniche con verbi dichiarativi del tipo “disse che…”, “penso che…”, sostituiti semmai dal riferimento al fatto che il personaggio sta parlando o pensando tra sé.

  • Il riferimento al personaggio è in terza persona.

  • I riferimenti spazio-temporali sono riferiti allo spazio-tempo del racconto.

  • Lo stile si avvicina solitamente all’oralità, oltre che alle competenze socioculturali del personaggio di cui si mimano le parole.

  • Fenomeno di distanziamento dalla materia narrata

  • Solamente stando a Milano, fisicamente lontano e immerso in un ambiente del tutto diverso, si può rendere al meglio il mondo degli umili siciliani (Petronio 1990, pp. 119-120), la cui sofferenza e rassegnazione è sì strettamente legata a condizioni di vita storicamente determinate,



I Malavoglia: primo dei cinque romanzi che andranno a formare il "ciclo dei Vinti", che mostrerà come in tutte le classi sociali il progresso – economico e tecnologico – mieta vittime fra coloro che non sanno adeguarsi al nuovo modo di vivere che esso impone.

  • I Malavoglia: primo dei cinque romanzi che andranno a formare il "ciclo dei Vinti", che mostrerà come in tutte le classi sociali il progresso – economico e tecnologico – mieta vittime fra coloro che non sanno adeguarsi al nuovo modo di vivere che esso impone.

  • I personaggi di Verga sono condannati a essere sommersi dalla marea del progresso. Anche chi spende l'intera vita nell'accumulare ricchezze è destinato alla sconfitta.

  • Gesualdo Motta, self-made-man protagonista di Mastro-don Gesualdo (1889), secondo romanzo del "ciclo dei Vinti", con cui si sale un gradino della scala sociale.

  • Gesualdo, da muratore che era, con intraprendenza e spregiudicatezza, riesce a costruire un vero e proprio impero economico.

  • La ricchezza gli permette di sposare Bianca, della nobile famiglia Trao, decaduta e senza più un soldo, ma proprio questa infrazione sociale è il primo passo verso la rovina. Gesualdo si trova ad allevare una figlia non sua, Isabella, che lo tratta con estraneità e superiorità a causa della sua origine popolare.

  • Nonostante la piena assunzione della logica moderna del guadagno a ogni costo e l'indubbia capacità negli affari – mentre per i Malavoglia il tracollo era iniziato proprio quando avevano tentato la via del commercio – anche Gesualdo, come Padron 'Ntoni, morirà solo e lontano da casa, nel palazzo palermitano della figlia che ha sposato un nobile, assistendo impotente alla dissoluzione della ricchezza da lui accumulata con tanti sacrifici.

  • Se il metodo dell'impersonalità aveva trovato efficace applicazione nella descrizione del semplice mondo di Aci Trezza, già nel gradino superiore, quello del borghese Gesualdo, l'autore aveva compiuto un percorso di «riappropriazione della scrittura» (Mazzacurati 1998, p. 19).

  • I romanzi successivi avrebbero dovuto affrontare mondi di maggiore complessità, che necessitavano dell'ulteriore ricerca di un nuovo "linguaggio". Verga non riuscì proprio in ciò che era una delle regole della rappresentazione del reale, adattare la forma e la "voce" della narrazione al contenuto (Mazzacurati 1998, pp. 69-87).



Il romanzo del ’900: alcune tematiche di quello dell’800 e altre nuove

  • Il romanzo del ’900: alcune tematiche di quello dell’800 e altre nuove

  • Ridefinizione di quelli che erano considerati i suoi stessi fondamenti.

  • Con la nascita dei movimenti d’avanguardia e della psicanalisi sono stati elaborati nuovi mezzi espressivi e linguistici.

  • Sul piano formale sono venuti meno alcuni capisaldi:personaggio come elemento centrale,abbandonato il senso ordinato e cronologico della narrazione per seguirne uno che prediligesse i moti della psiche e dell’anima (flusso di coscienza, FLASH-BACK, stile indiretto libero, monologo interiore).

  • Tra i temi prediletti del romanzo novecentesco figurano:

  • l’epopea della memoria (PROUST)

  • la dolorosa imperfezione dell’uomo e il suo stato di prigioniero del mondo (KAFKA)

  • la decadenza della civiltà borghese (MANN, MUSIL)

  • l’impossibilità di dare un volto univoco alla realtà (PIRANDELLO).



Il romanzo decadente è l’espressione di una corrente artistico-letteraria che vuole evidenziare il fallimento delle teorie del Positivismo, poiché la ragione e la scienza non avevano saputo dare all’uomo certezze e risposte sui grandi misteri e la borghesia era diventata una classe chiusa attaccata ad interessi esclusivamente materiali.

  • Il romanzo decadente è l’espressione di una corrente artistico-letteraria che vuole evidenziare il fallimento delle teorie del Positivismo, poiché la ragione e la scienza non avevano saputo dare all’uomo certezze e risposte sui grandi misteri e la borghesia era diventata una classe chiusa attaccata ad interessi esclusivamente materiali.

  • Il romanzo decadente: vicende accomunate da un’atmosfera di decadenza e di dissolvimento delle certezze e dei valori della tradizione.

  • Romanzo della crisi

  • Presa di coscienza dell’infelicità dell’uomo e del fallimento delle promesse della ragione e affronta tematiche di crisi come l’incomunicabilità tra gli uomini, l’angoscia esistenziale, l’incapacità di capire e dominare la realtà.

  • Testi decadenti propongono valori nuovi come l’arte, la bellezza, l’esaltazione del raro e del raffinato o, per contrasto, dello squallido, del brutto, del volgare.

  • Attenzione su pochi personaggi che rispecchiano le fragilità dell’uomo dell’epoca e che hanno compreso.

  • Con il romanzo decadente inizia l’analisi dell’animo umano e, proprio per questo, in esso si assiste spesso ad una sfasatura tra fabula e intreccio, perché il narratore segue, nel racconto, i pensieri e le riflessioni dei personaggi che non sempre seguono un ordine cronologico e il principio di causa-effetto.



A Rebour di HUYSMANS.

  • A Rebour di HUYSMANS.

  • In questo romanzo viene modellato il capostipite di una serie di eroi decadenti.

  • In opposizione con la vita di ogni giorno con i valori e gli ideali della società borghese (che finisce per assumere un significato spregiativo di mediocrità e pregiudizi), il protagonista Des Esseintes è un ribelle delle regole e della vita sociale e arriva alla sistematica, calcolata violazione della regola stessa, perseguendo l’artificioso, l’innaturale, l’irregolare.

  • L’ideale supremo da raggiungere è senza dubbio la bellezza come schermo dalla volgarità della vita normale.

  • Il ritratto di Dorian Gray di OSCAR WILDE.



Caratteristiche per la prima volta nella narrativa italiana in Malombra di Antonio Fogazzaro in cui si ritrova il personaggio caratteristico della crisi spirituale rappresentata dal decadentismo.

  • Caratteristiche per la prima volta nella narrativa italiana in Malombra di Antonio Fogazzaro in cui si ritrova il personaggio caratteristico della crisi spirituale rappresentata dal decadentismo.

  • Uomo sempre vittima di voci opposte, di contrasti cupi anche se diversi nelle loro sorgenti personali

  • Aspirazioni religiose e richiami sensuali, ideali sociali e interessi egoistici, debolezza di volontà e sogni di affermazioni

  • Personaggio che si autoanalizza, che si esamina, si scruta, si esalta e si tormenta.

  • Marina, la protagonista di Malombra, che sente reincarnata in sé la tragica esistenza di una sua antenata.

  • Si trovano, in questo romanzo, temi cari a Fogazzaro che ritorneranno anche nelle opere successive

  • Il paesaggio che crea atmosfere misteriose e corrispondenze con lo stato d’animo dei personaggi

  • Il realismo nella descrizione dei personaggi minori, l’inettitudine dei personaggi maschili, il carattere ambiguo e inquietante delle figure femminili.

  • L’adesione di Fogazzaro ai tratti del decadentismo si evidenzia maggiormente nella tetralogia composta da Piccolo Mondo anticoPiccolo mondo moderno, il Santo e Leila.

  • Estetismo nella descrizione dei luoghi, il gusto delle anime raffinate e sensibili, l’insistente attrazione per i motivi del modernismo e della riforma della Chiesa.

  • Impressioni animistiche della natura, sull’indagine di zone sconosciute e torbide dell’animo umano.

  • Il Santo è per tematiche molto vicino al clima decadente e alla produzione dannunziana: il sogno in cui il protagonista immagina di essere acclamato come un riformatore della Chiesa e di affermare la sua autorità sull’Orbe esprime un’esigenza molto vicina al superomismo dannunziano.



Accanto all’estetismo e all’edonismo, l’età decadente fa appello all’attivismo e al vitalismo, vedendo teorizzata con Nietzsche la concezione del superomismo.

  • Accanto all’estetismo e all’edonismo, l’età decadente fa appello all’attivismo e al vitalismo, vedendo teorizzata con Nietzsche la concezione del superomismo.

  • Spirito di polemica e di reazione contro ogni fiacchezza e tirannia, creando il mito dell’uomo di eccezione, esalta la forza e la passione, la gioia di vivere e l’agonismo, il sogno della potenza e del dominio.

  • D’Annunzio: comincia la produzione narrativa con racconti che sembrano nati dallo stesso fondo culturale della novellistica verghiana; tuttavia in questi testi il mondo abruzzese arcaico e ferino, che costituisce l’ambiente costante, viene trasfigurato da una prepotente soggettività.

  • Si stacca dalla ricostruzione di una società plebea e arretrata per addentrarsi nella descrizione di ambienti ricchi e mondani, venendo così ad esprimere, nella nuova narrativa, alcuni dei motivi essenziali del decadentismo europeo.

  • Il primo romanzo di D’Annunzio, Il piacere, ha come protagonista un esteta, un giovane aristocratico, “tutto impregnato di arte” , che però mostra una volontà debolissima.

  • Il principio del voler vivere la propria vita come se fosse un’opera d’arte è una forza distruttrice per il giovane Andrea

  • Contrasto interiore si percepisce nel rapporto che egli intesse con le donne.

  • Diviso tra due immagini femminili contrastanti, tra Elena, femme fatale che rappresenta l’erotismo lussurioso, e Maria, la donna angelo che rappresenta la possibilità di un riscatto e di una elevazione morale.

  • L’abbandono di Andrea da parte di Maria costituisce la sconfitta del protagonista e, in un certo senso, anche la sconfitta dell’esteta.

  • E proprio questa sconfitta porta D’Annunzio a cercare soluzioni alternative: dapprima, con la composizione di Giovanni Episcopo, pone al centro la figura di un inetto che non riesce a reagire ai soprusi di un amico prepotente e violento e che non riesce a far funzionare il proprio matrimonio.

  • Con l’Innocente esprime l’esigenza di rigenerazione e di purezza, attraverso il tentativo di recupero del legame coniugale e della vita a contatto con la natura.



Nella produzione successiva, l’autore approderà all’esaltazione del superomismo, attraverso protagonisti eccezionali.

  • Nella produzione successiva, l’autore approderà all’esaltazione del superomismo, attraverso protagonisti eccezionali.

  • Giorgio Aurispa, protagonista de Il trionfo della morte, e Claudio Cantelmo, protagonista di Le vergini delle rocce.

  • Il protagonista di Il trionfo della morte non propone ancora compiutamente la realizzazione del superuomo, perché è ancora un esteta, ha ancora in sé i tratti raffinati ed estetizzanti che qualificavano Andrea Sperelli.

  • Giorgio va alla ricerca ansiosa quanto frustrata di soluzioni che eliminino il tedio della vita e spezzino le catene di un amore ormai stanco.

  • Prevalgono in lui, sull’aspirazione alla vita piena e gioiosa, le forze negative della morte ed egli, al termine del romanzo, si uccide.

  • Il suicidio del protagonista rappresenta quasi un sacrificio rituale che permetterà a D’Annunzio di affrontare un nuovo cammino, di percorrere definitivamente la strada del superomismo, rivestendo quella nuova immagine di intellettuale non più vittima tormentata, ma energico dominatore.

  • Claudio Cantelmo non è più un personaggio debole, tormentato e incerto, ma un eroe forte e sicuro che va dritto verso la meta che si è prefisso.

  • Il personaggio è un eroe che vuole portare a compimento l’ideale tipo latino e generare il superuomo e in questo personaggio la decadenza e la morte sono lo stimolo per l’affermazione della vita e per compiere azioni eroiche.

  • Nonostante le intenzioni, però, anche questo personaggio resta debole e sconfitto, incapace di tradurre in azioni le sue aspirazioni.



Stretta corrispondenza fra i contenuti e le forme di questo genere letterario e la situazione storico-politico-sociale-economica venutasi a configurare tra le due guerre.

  • Stretta corrispondenza fra i contenuti e le forme di questo genere letterario e la situazione storico-politico-sociale-economica venutasi a configurare tra le due guerre.

  • In particolare è la prima guerra mondiale ad influire sulla produzione letteraria, sia descritta come evento temuto ed incombente (ad esempio ne La marcia di Radetzky di Roth o neLa montagna incantata di Mann), sia come fatto in divenire o già avvenuto (nella Recherche di Proust o nella Coscienza di Zeno di Svevo).

  • Il progresso della tecnica influì sulla crisi del romanzo come genere anche al di fuori dell'ambito della guerra.

  • Diffusione del giornale, con la sua possibilità di portare notizie attuali, e l'invenzione del cinema muto con la maggiore immediatezza di comunicazione delle immagini.

  • Di fronte alle nuove problematiche si rivelano ormai inadeguate le forme convenzionali dei vari sistemi letterari ed artistici, quindi anche quelle del romanzo.



Abolizione della narrazione intesa nella maniera tradizionale: cadono cioè il racconto di avvenimenti concreti, la loro successione cronologica ed i nessi causali, quindi la coerenza della storia; la vita appare ormai illogica e casuale, quindi irraccontabile.

  • Abolizione della narrazione intesa nella maniera tradizionale: cadono cioè il racconto di avvenimenti concreti, la loro successione cronologica ed i nessi causali, quindi la coerenza della storia; la vita appare ormai illogica e casuale, quindi irraccontabile.

  • Cambiamento del rapporto fra interiorità ed esteriorità: nel romanzo tradizionale fra questi due mondi vi era un rapporto di relazione che prendeva le mosse da un'iniziale frattura o contrasto fra il protagonista e la realtà esterna, per arrivare, attraverso la maturazione o la lotta, ad un diverso stadio finale di miglioramento. Il mondo interiore si svuota e si banalizza, e l'individuo si annulla.

  • I mezzi tecnici più adeguati per esprimere questa frantumazione della realtà interiore sono il monologo interiore ed il suo derivato, il flusso di coscienza (stream of consciousness),

  • Il narratore, pur restando in posizione extradiegetica, non è più onnisciente.

  • Il personaggio va verso la dissoluzione: non vengono più descritti caratteri coerenti ed individualizzati come nel romanzo tradizionale, ma uomini comuni, «senza qualità», e dalla personalità indefinita e continuamente mutevole.

  •  Tema della malattia: nevrosi assunta, come abbiamo detto, a simbolo della disgregazione interiore dell’intellettuale.

  • Il tempo subisce notevoli trasformazioni. Nel romanzo del '900 il tempo è interiorizzato, non c'è evoluzione nell'azione, ma stasi. Cade il rapporto di proporzione fra il tempo narrativo (quello che si impiega per leggere il libro e che è richiesto dalla voluminosità del testo) ed il tempo narrato (l'ambito temporale cioè in cui si svolge la vicenda).  



Nei primi anni del Novecento lo stesso romanzo decadente viene sentito come forma superata, legata a miti eccezionali e a strutture chiuse che appaiono antiche

  • Nei primi anni del Novecento lo stesso romanzo decadente viene sentito come forma superata, legata a miti eccezionali e a strutture chiuse che appaiono antiche

  • In Italia, quasi contemporaneamente all’esperienza dannunziana, si svolge quella di alcuni narratori che esprimono vari aspetti della crisi sociale e spirituale della loro età.

  • Senso di insoddisfazione per ogni forma tradizionale, unito ad una vaga, ma insistente, smania di novità.

  • Il romanzo del Novecento viene sentito come una nuova forma narrativa capace di rendere dall’interno la vita interiore dei personaggi, la loro visione del mondo deformata e onirica, i loro incubi, le loro allucinazioni

  • Temi nuovi: quelli della nevrosi, della memoria, della malattia, dell’uomo senza qualità, dell’inettitudine.

  • Terreno individualistico

  • Romanzo psicologico, che mette in primo piano le emozioni, i sentimenti e le idee dei personaggi, subordinando ad essi la vicenda.

  • Vicenda narrata diventa solo un pretesto per presentare dei personaggi il cui animo è il vero protagonista del romanzo.

  • Progressivo indebolimento dell’intreccio, ad un avvicinamento alla realtà quotidiana fatta di vicende monotone e grigie, ad una prevalenza di sequenze di tipo riflessivo. 

  • I personaggi del romanzo psicologico non presentati in modo accurato dal punto di vista fisico, ma delineati nel loro modo di pensare, nelle loro emozioni, nei loro sentimenti.

  • Scienze psicologiche, in particolare della psicanalisi, istituendo rapporti tra i gesti compiuti e le motivazioni dell’agire.



Pirandello mostra all’inizio qualche rapporto con il verismo.

  • Pirandello mostra all’inizio qualche rapporto con il verismo.

  • Verismo dai colori cupi, dagli accenti troppo polemici per poterlo ricondurre alla produzione verista ottocentesca.

  • Verismo in cui la descrizione dell’ambiente viene accantonata e l’interesse sociale trascurato per far posto ad un’attenzione concentrata sull’individuo.

  • Analizzato in tutte le sue angosce e i suoi limiti, ricostruito sotto una luce umoristica e amara.

  • I primi romanzi, L’esclusa e Il turno, composti sul finire dell’Ottocento, seguono ancora l’influenza di Capuana e Verga.

  • Il romanzo della svolta nella produzione pirandelliana è Il fu Mattia Pascal.

  • Poetica dell’umorismo e appaiono tutti i temi dell’arte pirandelliana:

  • il tema del doppio,

  • il problema dell’identità,

  • la critica al moderno e alla civiltà delle macchine.

  • Mattia, il protagonista, impersona appieno l’uomo dei primi del Novecento.

  • Famiglia come nido, ma al tempo stesso come prigione: è un nido la sua famiglia originaria, è una prigione quando è rappresentata dal rapporto con la moglie e la suocera.

  • Mattia come inetto, che sogna un’evasione impossibile, una sorta di antieroe che è reso inadatto alla vita pratica a causa della sua propensione a vedersi vivere, della sua tendenza allo sdoppiamento



Unità di questo personaggio che parla in prima persona appare frantumata dal sui riferirsi a diverse incarnazioni, ciascuna delle quali impone sul racconto un diverso punti di vista.

  • Unità di questo personaggio che parla in prima persona appare frantumata dal sui riferirsi a diverse incarnazioni, ciascuna delle quali impone sul racconto un diverso punti di vista.

  • Il passaggio del protagonista dalla situazione iniziale a quella finale segue una struttura circolare.

  • Mattia è divenuto narratore di se stesso nel momento in cui ha rinunciato a cercare una realizzazione di sé nella vita, accettando di rimanere sospeso in attesa della morte.

  • Il personaggio, inoltre, ha un rapporto difficile non solo con la propria anima, ma anche con il proprio corpo e ha difficoltà a riconoscersi in se stesso.

  • Spia di questo malessere è l’occhio strabico, che guarda sempre altrove.

  • La sua crisi di identità dipende anche dalla sua inclinazione a sdoppiarsi e a porsi continuamente davanti allo specchio.

  • Inoltre Mattia tende a rivivere sempre la stessa situazione: seduce dapprima quella che diventerà sua moglie e poi Oliva, finge per due volte di essere morto  e per due volte si dà una nuova identità.

  • Nel romanzo, poi, si avverte una critica al progresso: Milano è presentata come città ricca di rumori, “invasa” dai tram elettrici; Roma è descritta come una città morta, in cui è presente un contrasto insanabile tra passato glorioso e presente squallido, è una città degradata dalla modernità e dal progresso.



In Suo marito il dissidio si crea tra la creatività artistica della donna-scrittrice e la razionalità dell’uomo-manager che considera i romanzi della moglie semplicemente come prodotti da destinare al mercato.

  • In Suo marito il dissidio si crea tra la creatività artistica della donna-scrittrice e la razionalità dell’uomo-manager che considera i romanzi della moglie semplicemente come prodotti da destinare al mercato.

  • Nei Quaderni di Serafino Gubbio operatore la vicenda del protagonista offre il pretesto per criticare la civiltà delle macchine che sembra bloccare interiormente l’uomo. E Serafino rispecchia l’intellettuale contemporaneo, un intellettuale che rinuncia a svolgere un ruolo ideologico propositivo, che è degradato alla pura mansione tecnica.

  • Ultimo grande romanzo, Uno, nessuno e centomila: protagonista presenta molti punti di contatto con Mattia Pascal. Un inetto, non si riconosce nel proprio corpo, si è sposato su costrizione, conduce una ribellione.

  • Vitangelo, al contrario di Mattia, cerca la propria identità in modo attivo, non si estrania dalla vita, ma scopre la vita rifiutando le forme e le maschere e aderendo all’istinto naturale.



La produzione sveviana si suddivide in due blocchi: il primo costituito da Una vita Senilità, l’altro da La coscienza di Zeno.

  • La produzione sveviana si suddivide in due blocchi: il primo costituito da Una vita Senilità, l’altro da La coscienza di Zeno.

  • Nei primi due romanzi, risalenti alla fine dell’Ottocento, Svevo evidenzia ancora segni di una formazione naturalistica che riporta al verismo e allo psicologismo dei narratori francesi, sebbene già si intravedano l’esplorazione analitica, polemica, spregiudicata del mondo interiore, travagliato da tare lontane e da delusioni recenti.

  • In tutti i romanzi emerge, comunque, l’investigazione degli autoinganni, lo svelamento degli alibi morali che nascondono la spinta delle pulsioni inconsce.

  • In Una vita e Senilità il tema è l’inettitudine del letterato piccolo-borghese che si sente declassato e non riesce a reagire alle prove che la vita gli pone.

  • Alfonso, il protagonista di Una vita, si sente diverso rispetto alla società in cui vive, è quasi paralizzato dalla sua diversità sentita come inferiorità e così la sua impotenza sociale diventa anche impotenza psicologica.

  • Emilio, il protagonista di Senilità, prova a uniformarsi alle consuetudini borghesi e vive il conflitto nella sua interiorità e così, all’opposizione io-società, letteratura-vita, fa seguire quella desiderio-repressione.

  • Inettitudine è mostrata anche nelle sue implicazioni psicologiche.

  • Emilio è un debole, come lo era Alfonso, è un inetto che ha paura di affrontare la realtà e per questo si è costruito un sistema protettivo, vivendo un’esistenza che gli garantisca calma e sicurezza, rinunciando al godimento e mortificando, di fatto, la vita.



La coscienza di Zeno.

  • La coscienza di Zeno.

  • Fondamentale l’influsso europeo nell’assidua indagine psicologica che Zeno, una specie di malato immaginario, fa crudelmente di se stesso.

  • Continuo sforzo di capire sensazioni e problemi, perdendosi in una sorta di labirinto senza uscita e constatando continuamente la sua totale alienazione e la sua totale sconfitta

  • Tema della memoria

  • Angoscioso susseguirsi di inquietudini e di dubbi

  • Percezione dell’incapacità di vivere, nell’insistenza sullo studio della psicanalisi.

  • In Zeno vi è un bisogno quasi spasmodico di salute, cioè di normalità, di integrazione nel mondo borghese: vorrebbe essere un buon padre di famiglia, un buon marito, un abile uomo d’affari, ma non riesce mai a coincidere con le sue intenzioni.

  • Nel corso della vicenda, però, Zeno porta alla luce, proprio grazie a questa diversità, l’inconsistenza della pretesa “sanità” degli altri, che sembrano vivere soddisfatti e incrollabili nelle loro certezze.

  • Zeno, nella sua imperfetta inettitudine, è disponibile ai cambiamenti e alle trasformazioni, mentre i sani sono cristallizzati in una forma rigida che li paralizza.

  • La sua visione mette in crisi le nozioni di salute e malattia, di forza e debolezza, fa divenire tutto incerto e ambiguo.

  • Con Zeno, dunque, l’inettitudine non è più considerata come un marchio di inferiorità, ma come una condizione aperta che si può considerare anche positivamente.

  • Infatti Zeno possiede una fisionomia aperta e problematica, detiene quasi un privilegio-



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