Testimonianze di archeologia punica a favignana
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ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DI BOLOGNA FACOLTÀ DI CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI
Corso di laurea in Beni Archeologici Curriculum Archeologia del Mare
TESTIMONIANZE DI ARCHEOLOGIA PUNICA A FAVIGNANA
Tesi in: GEOMORFOLOGIA E ARCHEOLOGIA FENICIO-PUNICA
RELATORE PROF. ENRICO ACQUARO PRESENTATA DA CORRELATORE FRANCESCO ERNANDEZ PROF. FRANCESCO TORRE
ANNO ACCADEMICO 2011/2012 2
INDICE 1.Presentazione.................................................................................................................3 2.Geologia dell'isola di Favignana.....................................................................................5 3.I Fenici a Favignana........................................................................................................9 4.Le testimonianze archeologiche...................................................................................12 5.L’antiquarium di Favignana..........................................................................................28 6.Problema del degrado: Cala Rossa -Torretta- San Nicola.............................................30 7.Analisi geologico ambientale dei siti degradati............................................................31 8.Proposta di un piano di conservazione e di un itinerario turistico -archeologico….....33 Appendice.......................................................................................................................35 Bibliografia......................................................................................................................52
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PRESENTAZIONE Gli studi effettuati sull'arcipelago delle isole Egadi si basano sulla verificata variabilità dell'offerta archeologica che l'arcipelago fornisce sia sotto il profilo della tipologia del sito , sia sotto quello della molteplicità cronologica e culturale. Da evidenziare , inoltre, la variabilità costiera che regala a quest'area delle potenzialità di fruizione turistica maggiori, inquadrandosi nella più generale tipologia dei siti archeologici che insistono nelle isole minori a corona della Sicilia. L'arcipelago ha sempre avuto un ruolo strategico sia sotto il profilo commerciale che politico-militare. Da qui passano le rotte principali che collegano la Sicilia, l'Italia e l'Europa con il Nord Africa . Da questo mare si incanalò il flusso migratorio culturale che portò la Sicilia Occidentale ad accogliere la frequenza fenicia. Qui il 10 marzo del 241 a.C. avvenne la battaglia delle Egadi che aprì la strada al dominio romano sul Mediterraneo 1 . Dai recenti ritrovamenti di rostri nel mare delle Egadi ”veri protagonisti di quel mortale attacco”, non è del tutto escluso che ci sia un vero e proprio "cimitero" di navi pertinenti quella battaglia . Sarà quindi, l'evocazione della battaglia , a costituire il richiamo per far conoscere un universo archeologico di grande pregio e variabilità. Ma le fonti archeologiche non riguardavano le ipotetiche testimonianze riguardanti la sola battaglia delle Egadi. Conosciamo altre zone nell'arcipelago di interesse archeologico : San Nicola , Punta Marsala, Cala Minnola, Cala Mugnone. Dagli studi e dalle ricognizioni archeologiche effettuate nell'isola di Favignana, si evidenzia la presenza di una cultura fenicio-punica a partire dall'inizio del primo
1 T. GNOLI, La battaglia delle Egadi. A proposito di ritrovamenti recenti, in Rivista Storica dell’ Antichità, 41 (2001), pp. 47- 86.
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millennio a.C. Tale presenza veniva facilitata dalla struttura geomorfologica dell'isola che consentiva alle navi puniche un facile approdo e un supporto logistico. Alcuni studi effettuati da Anna Maria Bisi e da Benedetto Rocco , nelle grotte naturali dell'isola di FAVIGNANA (zona San Nicola) , hanno decifrato al loro interno alcune iscrizioni puniche, testimonianza della pratica rituale tendente a propiziarsi il favore delle divinità durante la navigazione. La maggiore concentrazione di testimonianze fenicio-puniche visitabili sull'isola si trova nella località di San Nicola, dove si pensa fosse presente una piccola comunità. Testimonianze di una cultura fenicio-punica si trovano un po’ dappertutto sull'isola, ma a causa delle difficoltà delle istituzioni di garantite un' adeguata conservazione e sorveglianza degli stessi , molte delle scoperte non vengono pubblicate, rimanendo sconosciute e subendo un'intensa azione di degrado che , nella maggior parte dei casi, li condurrà al loro deterioramento e alla loro completa distruzione . Di fondamentale importanza, per la salvaguardia dei siti, sono le analisi geomorfologiche condotte nelle zone in cui vi sono tracce archeologiche, per valutare l'interazioni degli uni con le altre e per conoscere il grado di pericolosità , che può condurre alla loro perdita. Dalle analisi condotte grazie all'aiuto di competenti del luogo, sono apparsi vari problemi tra cui il deterioramento dei beni stessi, lo smaltimento delle acque meteoriche, la gestione del verde e il dissesto del terreno. Per prevenire alcuni fattori di rischio e consentire la salvaguardia e la tutela di questo patrimonio di notevole interesse sono stati istituiti dei piani di conservazione. Inoltre nella maggiore delle isole dell'arcipelago egadino nacque nel 1970, un ANTIQUARIUM, dove poter custodire i reperti archeologici e permetterne la loro fruizione . 5
GEOLOGIA DELL'ISOLA DI FAVIGNANA
Il territorio comunale di Favignana è rappresentato dalle isole FAVIGNANA , LEVANZO, MARETTIMO e dalle isole minori denominate FORMICA (lunghezza 680 metri) e MARAONE (lunghezza 600 metri) . Le tre isole principali hanno un estensione rispettivamente di 19,38 , 5,82 e 12 kmq e distano da TRAPANI: FAVIGNANA 17 km, LEVANZO 15 km e MARETTIMO 38 km. Favignana e la vicina Levanzo, entrambe costituite da piattaforme quaternarie del Pleistocene, dovevano essere unite alla Sicilia, dal momento che esiste tra la costa trapanese e le due isole un'isobata profonda solo 33 metri sotto il livello del mare, mentre fra queste ultime a Marettimo si estende una fossa di circa cento metri, che fa escludere una simile possibilità per questa isoletta, la quale pertanto dovette rappresentare fin dalla preistoria caratteristiche naturali proprie. 2
montuoso. La morfologia di FAVIGNANA è caratterizzata da due ampie spianate attribuibili a superfici di abrasione marina del Pleistocene Inferiore separate da una dorsale Mesozoica - Terziaria allungata nel senso N-S facente capo a Monte San Caterina (317 metri) dandole una forma a farfalla. La dorsale si raccorda con le piane adiacenti mediante una falda detritica che borda, con una certa continuità, i rilievi, ad eccezione dei tratti in cui le scarpate formano le falesie.
2 A .M .BISI , Favignana dalla preistoria all’epoca romana, pp. 24-33. 6
Particolarmente vistosi risultano sulla zona orientale dell'isola gli effetti di una dinamica antropica, soprattutto di quella connessa con l'attività estrattiva esercitata da tantissimo tempo , ove, mediante numerosissime cave a fossa e in galleria, venivano prelevati e esportati conci di arenaria per l'edilizia "PIETRA DI FAVIGNANA". Il territorio dell'isola è composto da rocce di natura carbonatica di età compresa dal Trias Superiore e l'Eocene . In generale i terreni appartenenti a tale periodo localmente presentano caratteristiche ambientali che vanno da un ambiente di piattaforma ad un ambiente pelagico di bacino , ad un margine di piattaforma o ad un fianco di bacino. Su tale ossatura, in netta discordanza angolare, poggiano i terreni quaternari. I terreni pleistocenici sono costituiti da un potente pacco di calcareniti, tenere, fossilifere, stratificati in grossi banchi , attribuiti al Pleistocene Inferiore. Lembi di puddinghe a cemento calcareo di età tirreniana si pervengono parzialmente nella spianata occidentale dell'isola nei pressi di Case Canini mentre a Cala Monaci e a Cala Rossa conglomerati poligenici eterometrici sono ricoperti da spessori di depositi colluviali e detritici. L'isola di Favignana è composta da successioni carbonatiche mesozoiche-terziarie, sui quali poggiano in discordanza depositi plio-quaternari. La successione carbonatica dell'isola è costituita da dolomie, calcari dolomittici , calcari a cicloteni loferitici, selci rosse e marne calcaree selcifere di età Trias Superiore-Lias Medio affioranti nel settore occidentale dell'isola a cui seguono , nel settore meridionale calcilutiti marnose "scaglia", con intercalazioni di marne calcaree, argilliti silicee e liste di selce del Cretaceo Superiore-Eocene. La serie dei terreni presenti dal basso verso l'alto è data da: dolomie microcristalline, dolomie evaporitiche, dolomie stromatolitiche e loferitiche talora con strutture enterolitiche, dolomie e peloidi ad intraclasti, dolomudite nere alternate a livelli di argille e marne con rari ostracodi.
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Si tratta di calcari dolomitici e dolomie bituminose stromatolitiche e loferitiche di colore grigio o nero, in strati da centimetri a decimetri di marne giallastre e grigie. Affiorano a nord all'altezza di Punta Faraglione e ad ovest, a Cala Rotonda, Cala Grande, Pozzo Ponente e Punta di Ferro all'estremità nord-occidentale dell'isola. Il grado di dolomitizzazione è molto variabile; talora da zone fortemente dolomitizzate, nelle quali tutti o molti dai caratteri tessiturali sono cancellati, si passa bruscamente a zone sfuggite a tale processo, nelle quali si riconoscono sostanzialmente tutti i caratteri dell'originario ambiente deposizionale. 3
Sono presenti terreni costituiti da argille marnose e marne di colore grigio-azzurro di età pliocenica. Le argille grigio-azzurre costituiscono la litofacies prevalentemente pelitica del Pliocene. Le argille hanno spessori variabili dell'ordine da alcuni metri ad alcune centinaia di metri e sono composte, in prevalenza, di argille marnose e siltose, passanti a marne argillose di colore grigio e grigio-azzurro . Localmente affiorano sul lato orientale di Favignana a Cala Rossa . Hanno frattura concoide e stratificazione indistinta, laddove non sono presenti intercalazioni sabbioso-arenacee grigio-giallastre. Queste, rare in tali punti, diventano, invece, assai frequenti in altri, ove risultano distribuite in tutto lo spessore dell'intervallo pelitico e costituite di strati di spessore variabile da pochi centimetri ad alcuni metri, tanto che la formazione assume l'aspetto e le caratteristiche di una vera e propria alternanza di marne ed arenarie . Il progressivo aumento dei livelli siltosi giallastri verso l'alto, determina un passaggio graduale al sovrastante complesso calcarenitico-sabbioso. Si nota la presenza di conglomerati , sabbie e biocalcareniti nella spianata occidentale dell'isola (Cala Monaci, Cala Fumere, Punta Lunga). Si tratta di biocalcarenite di colore
3 F .TORRE ,Relazione geologica, in Studio geologico relativo agli ingrottamenti di via Badia e della zona Bue Marino, Trapani 1986. 8
biancastro debolmente cementata, a grana grossolana e di conglomerati. I depositi di spiaggia sono poco rappresentati, ristretti a pochi metri e confinati in sinuose e piccole calette (Lido Burrone, Cala Rotonda, Cala Grande, e nei pressi della Cala vicino lo Stabilimento Florio). Si tratta di sedimenti granulari sciolti con granulometria compresa tra quella della sabbia minuta e quella della ghiaia grossolana, distribuiti talora in strati e livelli più o meno addensati, a stratificazione incrociata, di estensione variabile, tipiche delle sedimentazioni marine. Il detrito di falda , invece, comprende materiali provenienti dallo smantellamento per erosione superficiale ( fisico-chimica meccanica) delle formazioni calcaree costituenti la dorsale mesozoica- terziaria facente capo a Santa Caterina. 4
4 C .PAMPALONE, COMUNE DI FAVIGNANA,Piano Regolatore Generale, adeguamento dello strumento urbanistico ai sensi della circolare n.2222/95 dell’A. R. T .A. , pp. 1-16
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I FENICI A FAVIGNANA Favignana, la principale isola delle Egadi situata di fronte le coste trapanesi, rappresenta uno dei punti strategici per la navigazione, è indicata da Polibio stesso a metà strada fra Cartagine e Lilibeo . ”Abbondante di legno ed acqua “ e dotata di una “selva copiosissima di legname” : così viene definita in un testo di Negro. 5
La posizione vicino alle coste africane spiega il perché della presenza punico- cartaginese nell'antica Aegusa rendendola un punto strategico militare e uno dei maggiori centri punici nonché, rotta principale degli scambi commerciali che avvenivano fra la Sicilia, Sardegna e l’ Africa. Testimonianza di cio' è dato dal rinvenimento di un frammento di kotyle di produzione greca in una tomba punica di Favignana (fig.1). Si tratta di ceramica greca arcaica, anzi probabilmente, di un prodotto di imitazione proveniente da qualche bottega siceliota, a giudicare dalla qualità dell'argilla, dell'ingubbiatura e della vernice del motivo decorativo sopradipinto a raggi e fasce circolari parallele. Dubitiamo tuttavia che il vaso cui apparteneva il frammento sia stato portato dai greci di Sicilia a Favignana. In quest'epoca infatti tutta la Sicilia Occidentale, a giudicare dal noto passo tucidideo (Storie VI , 2 , 4) di cui non abbiamo fino a oggi ragione di dubitare, o almeno la zona costiera di essa, è occupata dalle genti fenicie, che intrattenevano dei buoni rapporti con gli Elimi, più anticamente immigrati in questa parte di isola. Così è a Mozia , dove i Fenici si stanziano a partire dalla fine dell' VIII sec. a.C. , e si rafforzarono un secolo e mezzo dopo con l'apporto di nuovi coloni provenienti da Cartagine ; così, probabilmente, è ad Erice e forse anche a Lilibeo, se si considerano alcuni frammenti ceramici corinzi recentemente rinvenuti e che
5 C.M. NEGRO, Ventimiglia, Atlante di città e fortezze del regno di Sicilia - 160 a.C., Messina 1983. 10
sembrano mostrare l'esistenza di un nucleo urbano nel sito almeno due secoli prima della distruzione di Mozia. Se si ha inoltre riguardo alla brevissima distanza intercorrente fra il litorale trapanese, Mozia e Favignana, e se si considerano le scarsissime risorse agricole di quest'ultima, che non potevano certo attirare i Greci a insediarvisi , è più consono alla realtà storica supporre che siano stati i Fenici a portare nell'isola alcuni prodotti di ceramica greca, al pari, del resto, di quanto facevano a Mozia.
Uno dei luoghi che mostra insediamenti fenicio-punici sull'isola si trova presso la Cala di San Nicola, situata di fronte Levanzo, nella località denominata "BAGNO DELLE DONNE" (fig.2). Essa sembra avere quelle caratteristiche tipiche di un insediamento fenicio-punico: facilità d'approdo, sorgente d'acqua dolce necessaria per i rifornimenti, presenza di una barriera rocciosa utile per eventuali attacchi nemici da parte di popolazione indigene già presenti sull'isola e riparo dai forti venti provenienti da occidente, inoltre la composizione geologica del territorio permetteva l'edificazione di tombe a camera e a pozzo delle necropoli. Le prime testimonianze di insediamento sull' isola risalgono al VII fine dell'VIII secolo a.C. contemporaneamente alla colonizzazione fenicia nella costa occidentale della Sicilia, diventando così roccaforte militare e un punto strategico di grande rilievo. In seguito all'insediamento punico, l'isola venne ben presto frequentata da marinai della flotta, militari, pescatori. La fine del predominio punico nel Mediterraneo Occidentale risale alla battaglia delle Egadi svoltasi il 10 marzo del 241 a.C. ove si affrontarono sulle acque dell'isola la flotta Cartaginese, guidata da Annone, e quella romana, guidata dal console Lutazio Catulo, e terminata, dopo 24 anni, con la sconfitta della flotta cartaginese a causa dell' inesperienza dell'equipaggio e del possente carico sulle imbarcazioni che non consentivano di poter effettuare delle facili manovre.
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Polibio fornisce un resoconto della battaglia esaltando la posizione strategica dell'isola, fra gli altri autori che ci parlano della disfatta dei cartaginesi ricordiamo Livio, Eutropio e Orosio. Lo stesso Polibio ipotizza che le navi affondate furono cinquanta e settanta quelle catturate, mentre Livio narra che quelle affondate furono centoventicinque e quelle catturate settanta. 6
realizzando così in Sicilia la prima provincia del grande Impero romano.
6 F.P. RIZZO,Ruolo mediterraneo delle Egadi: acquisizioni e prospettive della ricerca storica, in Sicilia Archeologica, 54-55, 1984,pp.147-149.
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TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE A FAVIGNANA Dalle notizie pervenuteci dagli storici e dagli archeologi intorno al 1950, capiamo che la parte Occidentale della Sicilia subì poche esplorazioni rispetto alla parte Orientale. La causa di ciò è da ricercare nell'indirizzo predominante degli studi condotti dagli archeologi che si basarono quasi esclusivamente, sulla civiltà greco-romana: quindi mancando tale cultura sul panorama della Sicilia Occidentale venne meno di conseguenza l'interesse da parte degli archeologi. Gli inizi del 1960, segnano una svolta nella storia delle ricerche archeologiche e degli studi fenicio-punici in Sicilia. 7
I primi studi vennero condotti da B. Pace 8 che, dopo aver esaminato tutte le testimonianze sulla cultura fenicio-punica nell'isola , propose dei propri giudizi su di essa, accendendo , diversi dibattiti fra gli studiosi. Inizialmente egli ritiene che l'espansionismo dei Fenici non preveda l'approdo in terra siciliana, in quanto per giungere il limite estremo del Mediterraneo Occidentale bastava una navigazione lungo le coste dell'Africa del Nord. In seguito però, Pace corregge il suo pensiero annunciando che prima della colonizzazione greca, ci possa essere stata in Sicilia la presenza fenicia. Alcune ricerche vennero intraprese dalla Soprintendenza alle Antichità di Palermo nel 1968 sulla parte orientale dell'isola di Favignana . Condotte da A.M. Bisi 9 , in località "TORRETTA" vennero individuate grotte di tufo adibite a tombe, la cui frequentazione va dalla preistoria all'impero romano. Inoltre vennero riportate alla luce sempre in località "TORRETTA"(fig.3) altre strutture tra cui una tomba a camera con breve dromos
7 V. TUSA, Stato delle ricerche e degli studi fenicio-punici in Sicilia,in Bollettino d’arte,31-32 , (Roma) 1985, pp.33-38. 8 B. PACE, Arte e civiltà della Sicilia antica, vol. 1-2, Città di Castello, 1959. 9 A.M. BISI, Favignana dalla preistoria all’epoca romana, in Sicilia Archeologica, I, 4, 1968, pp.24-33. 13
inclinato d'accesso e a volta franata. Mentre nei dintorni dell'antico cimitero presso le cave di tufo vennero individuati pavimenti di tipo punico ed un complesso ipogeo, la cui frequentazione risale all'epoca preistorica e continua in quella cristiana, in cui venne trasformata in catacomba attraverso l'apertura di loculi mono e polisomi, di nicchie e arcosoli , ricavati dal friabile tufo di cui è costituito il suolo dell'isola 10 . Non è da escludere che essi vennero riutilizzati in epoca punica. 11
Nel 1970 nei pressi di contrada Bosco venne trovato un complesso di ambienti di età punica - ellenistica con pavimento in "opus segmentatum" a tessere marmoree su fondo di cocciopesto rosso, distanti l'una dall'altra 24 cm circa. Tale pavimentazione la ritroviamo nei luoghi che conobbero la colonizzazione punica all'interno del Mediterraneo durante un periodo che va dal IV al I sec. a.C., come per esempio a Cartagine, Cagliari, Kerkouane 12 , dove , in seguito agli studi del Morel 13 , venne attribuita a questa località, l’appartenenza di un frammento di “opus segmentum” del V sec .a. C. Sempre durante la ricognizione del 1970, in località "CALAZZA"(fig.4) , venne scoperto un corredo funerario costituito fra le altre cose, da due unguentari fusiformi e frammentari, i quali si rinvengono all'interno delle tombe tardo-puniche del II-I sec. a. C., a Lilibeo 14 . Le scoperte delle tombe ipogee e dei pavimenti con mosaici attestano la testimonianza della dominazione cartaginese sull'isola 15 . In località "Bagno delle donne" a sud-ovest del nuovo cimitero furono individuati
10 A.M. BISI,Recenti scoperte puniche in Sicilia, in Oriens Antiquus,9, 1970, vol. IX, pp. 249-258 11 A.M. BISI, Favignana. Nuove scoperte archeologiche, in Sicilia Archeologica , 12 (Trapani), 1970, pp. 13-17 12 M .FANTAR,” Pavimenta punica “ et signe dit de Tanit dans les habitations de Kerkouane, in Studi Magrebini, I, 1966, pp. 59-65. 13 J.P. MOREL, Kerkouane, ville punique du Cap Bon. Remarques archeologiques et historiques, in Mèlanges de l’Ecole française de Rome. Antiquit., 81, 1969, pp. 473-518. 14 J . P. MOREL, op. cit., p.238; A.M. BISI, Recenti scoperte puniche in Sicilia, in Oriens Antiquus, 9 , 1970, pp. 249-258. 15 A .M .BISI, Favignana: nuove scoperte archeologiche, in Sicilia Archeologica, 12 (Trapani), cit. p. 17.
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ambienti quadrangolari 16 scavati nella roccia di epoca romana, i quali presentano un rivestimento di intonaco giallo e di cocciopesto impermeabile adibite alla salagione del tonno . Non si esclude l'ipotesi di una loro frequentazione in epoca punica. In località San Nicola , in un ampia grotta detta del Pozzo (50X20X15) , è presente una tomba neopunica accessibile attraverso un dromos a gradini( fig.5). Al di sopra del moderno pozzo , a sinistra della parete dell'accesso principale, si trova incisa, a circa 1,80 cm dall'altezza del suolo, un'iscrizione di tipo neopunico composta su due righe (fig.6). Questa epigrafe presenta delle particolarità date dalla presenza di due lettere che risalgono all'alfabeto punico del IV-II sec. a.C., come la lettera "tau" a sinistra posta alla fine della prima riga , e "mem", che costituisce la terz'ultima lettera da destra nella seconda riga, affiancate ad altri segni caratteristici della scrittura neopunica; inoltre è da segnalare che, sia la quarta che la quinta lettera da destra della seconda riga, cioè la "h"e la "m", risultano rovesciate rispetto al ductus praticato nell'uso delle scritture semitiche, orientato da destra verso sinistra.
16 A. M. BISI, Testimonianze puniche a FAVIGNANA nelle isole Egadi, in Archeologia, 50, Roma 1969, pp. 96-106. 15
L'epigrafe che ci appare è :
L'iscrizione attribuita al II-I sec. a .C. , venne scoperta dalla Bisi 17 nel 1968. Per quanto riguarda la traduzione della prima riga la Bisi ritiene che vengano menzionate delle offerte; forse un offerta lignea o forse la deposizione di un catafalco o di qualche altro arredo funerario presso la tomba. Alla seconda riga la studiosa non riesce a dare un significato compiuto forse per l'attardamento di lettere di tipo punico. Gli studi nella Grotta del Pozzo vennero eseguiti anche da altri studiosi tra cui ricordiamo Benedetto Rocco 18 e Gaspare Giannitrapani nel 1970 e nel 1971 da Aurelio Giangrasso e lo stesso Rocco. Vennero scoperte una decina di iscrizioni fenicie , incise sulle pareti della grotta e una serie di raffigurazioni sia sul soffitto che sulle pareti. Durante l'interpretazione dell'epigrafe da parte di Rocco un grande aiuto gli è stato dato dalle iscrizioni provenienti dalla grotta Regina a Palermo, considerata la sorella di questa, ove le datazioni dell'epigrafi si avvicinano di molto a quelle della grotta del Pozzo ( VII sec. a.C. - III sec. d.c.), a differenza delle epigrafi di Mozia datate (VII - V sec. a .C) ; inoltre, è stato praticato un raffronto con le tavole del Friedrich 19 e Peckham. Il lavoro di decifrazione consisteva nell'individuazione dei caratteri epigrafici e nell'assegnazione di un significato logico ad ogni parola dove, si manifestarono la
17 A. M. BISI, Testimonianze puniche a FAVIGNANA nelle isole Egadi, cit., pp. 100. 18 B . ROCCO, La Grotta del Pozzo a Favignana, in Sicilia Archeologica, 17, 1972, pp. 9-20 19 FRIEDRICH-ROLLING, Phonizish-Punishe Grammatik, Roma 1970, Schrifitafel I-III. 16
presenza di parole nuove, ignote al vocabolario, ma che poi è stato risolto stabilendo un confronto con le lingue affini. Le epigrafi sono state numerate iniziando dal lato sinistro dell'entrata principale fino al fondo, dove si apre l'entrata secondaria.
ISCRIZIONE N.1 (fig.7) Entrando a sinistra , a destra del pozzo, nella parte alta, si osserva la prima iscrizione composta su due righe i cui piani sono delineati chiaramente a sinistra da una retta naturale che sembra attraversare orizzontalmente tutto il piano sinistro e che, meno visibilmente, prosegue a destra fino allo spigolo della parete; nella parte centrale del piano superiore, venne tracciata in epoca posteriore una croce, danneggiata da due piccole fossette , ed una seconda croce a destra della prima , posta sul prolungamento destro del braccio orizzontale. Essi rappresentano segni evidenti di un utilizzazione in epoca cristiana. Lo studio del testo comincia da destra della prima riga con un "samek" e un "lamed", che secondo la Bisi 20 erano stati omessi perché interpretati con un segno a doppio archetto di incerta natura, e si termina a sinistra della seconda riga, in cui è presente un altro "lamed", riprodotto con una curvatura più accentuata rispetto al primo, a causa della lettera della prima riga che lo sovrasta e su cui la Bisi si pronunciò dicendo che per il suo notevole spessore rassomiglia più ad una fenditura sulla pietra che a un 'altra lettera. 21
Alla prima riga la sesta lettera andrebbe ritenuta un "dalet" piuttosto che un "resh", a causa del contesto e per la somiglianza con un'altra lettera dell'iscrizione numero 5. La prima lettera della seconda linea è uguale alla prima della riga antecedente , quindi
20 A . M. BISI, Iscrizione neopunica inedita da Favignana ,in Annali, Napoli, 19, 1969, pp. 555-558. 21 A. M .BISI, op. cit., p. 556. 17
"samek"; i tre segni che seguono, una vera "crux interpretum" andrebbero identificati per un "het", tenendo conto della vasta gamma di forme, che offre per tale lettera la Grotta Regina 22 , accompagnata da altri ambienti fenici e neopunici; segue un "taw " diverso dal primo (ultima lettera prima riga) e già documentato alla Grotta Regina ; per finire con un "bet" legato ad un "nun", seguito da un "ayn" a forma di pera rovesciata come i due della prima linea, di cui il primo sfiora casualmente il "lamed" che lo precede. L'incisione nelle varie lettere appare abbastanza marcata; in base alla forma generale delle lettere, lo studioso ritiene che esse risalirebbero attorno al II-I sec .a.C., mentre l'ultima lettera della prima riga, il "taw" , ha una datazione anteriore di circa due secoli. Questa anomalia secondo Rocco , è da ricercarsi in quella che era l'intenzione di colui che ha praticato l'incisione, e cioè di rendere solenne la grafia della parola più importante dell'epigrafe, le lettere "shin", "alef" e "taw". Infatti queste tre lettere che si susseguono, mostrano di essere state realizzate con maggiore impegno calligrafico, concretizzandosi nel "taw" in un evidente arcaicità. L'insieme delle sei parole mostra uno stile coinciso e rudimentale; ogni termine è accostato all'altro in maniera primitiva, con una sintassi di giustapposizione; la cosa meraviglia in un epoca così tarda, quando ci aspetteremo una concatenazione di pensieri più evoluta; senza omissione del predicato grammaticale; segno evidente -ci sembra- che la gente addetta alla grotta godeva di una cultura poco elevata e conservava in periodo romano la cultura arcaica dei primi colonizzatori fenici. L'iscrizione n.1 della grotta Regina a Palermo è l'esempio di questa sintassi arcaica. 23
Da queste lettere il Rocco ha cercato di ottenere una parafrasi, giungendo al seguente risultato: "Questa roccia fu sistemata con acceso e podio, da SHT, figlio di EL". Si
22 B. ROCCO, La Grotta Regina (Palermo): le iscrizioni maggiori, in Annali, Napoli, 33, 1973, pp. 11-29. 23 B. ROCCO, L’ iscrizione n. 1 della Grotta Regina (Palermo), in Annali, Napoli,19 , 1969, p. 413. 18
tratterebbe di un'iscrizione commemorativa che tramanda ai posteri della sistemazione che venne fatta all'interno della grotta trasformata così in un santuario più dignitoso: sono ricordati il dromos di accesso con gradini, ancora oggi visibile e in buono stato di conservazione, e il podio per lo svolgimento regolare dei riti, di cui non restano più le tracce. E' risultato sorprendente a Favignana, trovare il vocabolo con cui è stata tradotta la parola "podio", che è stato riscontrato almeno altre tre volte soltanto nella Grotta Regina (She't). Questa parola è stata la spia, che ha richiamato l'idea del Santuario ed ha condizionato la traduzione dell'intera iscrizione. Inoltre, il Rocco ritiene che, visto il maggiore impegno calligrafico con cui è incisa la parola rispetto alle altre che completano l'iscrizione, e l'arcaicità con cui viene realizzato il segno "taw", il podio deve essere stato, durante il lavoro di sistemazione della grotta, l'opera più vistosa e rappresentativa . I segni "SHT", vengono interpretati come un nome di persona. Il termine El si potrebbe accostare al biblico "Eli" (1 Sam.1, 14 ecc) e all'AB- GhL/'B-'L di Ugarit e di Abydos ; invece, il BN'L corrisponde esattamente all'Ugaritico BN GhL e trova ancora raffronto in parecchie attestazioni puniche, recensite in Karthago XIX. ISCRIZIONE N.2 (fig.8) Procedendo sul lato sinistro, a mezza parete, si trova la seconda iscrizione, la cui lettura durante l'indagine è risultata difficile, poiché la superficie incisa è stata deteriorata dall'umidità che ha reso di difficile individuazione delle incisioni stesse. Sono stati ripetuti per una decina di volte gli stessi segni BRK, sempre uguali. La ripetizione degli stessi segni più e più volte appare in parecchi tratti della Grotta Regina. I caratteri epigrafici possono farsi risalire anche al V-IV sec. a. C. In questa iscrizione si rivela che il "Kaf" è riprodotto sia nella forma arcaica, con i tratti ad angolo, sia nella forma più recente, col tratto orizzontale ricurvo, e la particolarità del "bet" il cui tratto secondario a volte si prolunga maggiormente a sinistra fino a toccare le
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lettere successive del "resh" e del "Kaf". In base ai caratteri epigrafici, viene fatta risalire al V-IV sec .a .C. La traduzione sarebbe "Benedici,Benedici" che viene ripetuto dieci volte. Si tratta di richieste di grazia, tramite l'imperativo del vocabolo cultuale più usato e più espressivo. ISCRIZIONE 3.(fig. 9). Sulla parete di fronte l'ingresso principale, procedendo da sinistra, a metà parete si trova la terza iscrizione assegnabile al III-II sec. a .C . Essa è costituita da lettere di cui risulta certa la lettura delle due "nun" consecutivi e rimane invece qualche perplessità per quanto riguarda l' "het". La sua traduzione è "Abbi misericordia", oppure "Sii benigno". Questo verbo è scarsamente noto all'epigrafia; usatissimo in ebraico nella lingua liturgica . Qui viene attestata , per la prima volta la forma imperativa (QUAL O POLEL), così anche nella Grotta Regina . Questo verbo indica il perdono delle colpe e la concessione della grazia. ISCRIZIONE N.4. (fig.10). A destra della precedente, a mezza altezza si trova la quarta iscrizione che risulta abbastanza leggibile. Da essa si deduce un "alef" di forma evoluta; un "samek " e un "nun" che risalgono al I sec. a. C - I sec. d. C. La traduzione è "O Iside, di grazia!". La parola che sta per Iside sarebbe "'s". Questo segno è stato ritrovato sia a Menfi sia in Egitto che nella Grotta Regina , in cui appare una decina di volte. 24
risulterebbe una particella esortativa , comunissima in ebraico, come ad esempio in "Osanna - Hosha'-na", che significa "Salva di grazia !", e presente in fenicio due volte
24 B .ROCCO, L’iscrizione n.1 della Grotta Regina (Palermo), cit., p. 548 20
una a Saqqara 25 e l'altra nella Grotta Regina 26 . Si usa sempre proposta ad un verbo o ad un'altra particella ; se bene individuata, in questa iscrizione n.4 avremmo documentato l'uso di "n" proposto ad un nome proprio. ISCRIZIONE n.5 (fig.11). In fondo alla grotta, prima dell'ingresso secondario , a mezza altezza si trova un epigrafe composta da 5 lettere, divise in due parole, tra cui una composta da tre segni, l'altra di due, e separate tra loro da tre pesci capovolti. La lettura lascia qualche incertezza solo per le due prime lettere a destra ; per la prima ( che costa di tre segni complementari) si suggerisce il valore di "het"; per la seconda (in teoria "dalet" o "resh"), in armonia con l'iscrizione n. 1 , si preferisce il valore di "dalet". L' "alef" precedente (iscrizione n.4), mentre il "samek" è più evoluto del precedente. La datazione ci sembra da assegnare ad epoca bassa , a cominciare dal sec. I d.C. L'iscrizione n.5 è la più recente delle 10 finora recuperate. Riguardo alla traduzione viene proposto :"Rimani , o Iside"; o anche :"Fa(cci) vivere o Iside". Queste due traduzioni, derivano dal diverso significato che si attribuisce al verbo HDL, sconosciuto al vocabolario, e che qui viene tradotto in conformità dell'uso ebraico. Nella prima traduzione , viene usato il verbo "rimani" nella forma imperativa, supponendo il verbo alla forma "qal"; nella seconda traduzione , si attribuisce al verbo il significato "facci vivere" e si suppone la forma "piel"con valore causativo. Questo significato di" rimanere in vita" , si riscontra nel salmo 49,9 , in cui il termine "hadal", che ha il significato di "rimanere in eterno", viene usato in parallelo con "hawah", che vuol dire vivere ancora per sempre.
25 A. VAN DEN BRANDEN, La lettera fenicia di Saqqara, in Bibbia e Oriente, XII, 1970, p. 217. 26 B. ROCCO, Da Erice a Palermo: revisioni epigrafiche, in Sicilia Archeologica , 13 , 1971, p. 27 . 21
ISCRIZIONE N.6 A destra dell'ingresso secondario, viene collocata tale iscrizione ancora da studiare. ISCRIZIONE N .7 (fig.12). E' posta a destra della precedente , di ritorno verso l'ingresso principale . Inizialmente Rocco aveva individuato , un primo "bet" che segnava l'inizio del testo inciso, mentre in seguito scoprì il secondo "bet " tre volte più grande del primo 27 . Dagli studi effettuati in seguito si notano altre incisioni poco marcate di cui riconosciamo il "tet" e "qof" 28 . Per quanto riguarda la loro natura , sembrerebbe che si tratti di segni aventi valore ornamentale e di nessun significato epigrafico, ma tale ipotesi è smentita dal confronto fatto nella Grotta Regina dove tali incisioni sono presenti abbracciando un arco di molti secoli e seguendo l'evoluzione che presentano le lettere alfabetiche, ora col ductus arcaico, ora con ductus recente. Si tratta delle lettere "tet" e "qof" dell'alfabeto fenicio, costituenti imperativi verbali, che corrispondono ai nostri "di","fa", "da'". L'iscrizione risulta composta da due righe: nella prima vi è presente un "bet" seguito da un "nun" in corsivo, da un "het" ad imbuto, formato dalle sole due rette traverse che, risulterebbe uguale a quello trovato in alcune epigrafi moziesi del VI sec. a .C 29 . Le lettere finali sono composte da due "nun" che mostrano lo stesso ductus della Grotta Regina
30 . La seconda riga inizia con un "bet" più piccolo rispetto al precedente, così come le lettere seguenti di cui riconosciamo un "mem" accavallato da due "tet" , un "lamed" un "resh"e un "qof" abbastanza riconoscibili.
27 B. ROCCO, La Grotta del Pozzo a Favignana, cit., p. 15 28 B .ROCCO, Ancora sulla Grotta del Pozzo a Favignana, in Sicilia Archeologica, 28-29, 1975, pp. 85-95. 29 G. GARBINI, Le iscrizioni puniche, in Mozia- II , Roma 1966 , pp. 109-115, Idem , Le iscrizioni puniche, in MOZIA- III, Roma 1967, pp. 71-81; B .ROCCO ,Iscrizioni fenicie di Mozia, in Annali dell’Istituto Orientale di Napoli, 1970, pp. 105-116. 30 B. ROCCO, Grotta Regina (Palermo): le iscrizioni maggiori, in Annali,Napoli, 33, 1973 , pp. 11 e pp. 19. 22
La trascrizione che ne segue è : (n. 1 riga ) BN HNN (n.2 riga )BMLQRT B Sh PT La traduzione è "I figli di HANU N : BOMILQART (e) BOSHAFOT". Le lettere BN sono state tradotte con la parola "figli", HNN probabilmente è un nome di persona; le lettere BMLQRT individuano un nome di persona comune nelle epigrafi del settore Occidentale 31 . BShPT è un altro nome di persona che sta per Boshafot. La pronuncia e la forma rispecchia le iscrizioni della Grotta Regina. 32
Le epigrafi possono essere interpretate come una forma di preghiera in cui viene sottinteso il verbo. ISCRIZIONE N.8 (fig. 13 ) L'epigrafe si fa risalire al III-II sec .a. C. Si trova nella parte alta , a destra dell'ingresso principale. Le difficoltà per la lettura terminarono con il riconoscimento di due iscrizioni incise in date diverse e sovrapposte. La prima la più antica in caratteri fenici, la seconda in caratteri latini. La prima iscrizione si divide in due righe , che hanno inizio nello stesso punto e che si aprono a ventaglio progressivamente accentuando tale forma. Da evidenziare una caratteristica riguardante le forme alfabetiche che si arcuano in basso a sinistra. Le lettere presentano una certa arcaicità, soprattutto il "sade" che costituisce in quarto segno nella seconda riga , mentre i due "nun" tendono alla forma corsiva; nella seconda riga mostrano maggiore evoluzione il "samek" l' "he" e il "tet". La traduzione è :"Voto che fece 'Absid, il commissario". Si tratta dello scioglimento di un voto non specificato. E' una formula comunissima nelle iscrizioni fenicie dell'occidente ; in particolare, per la mancata menzione del Dio titolare riscontrata
31 Cf . Karthago XII, 1965, p. 95. 32 B. ROCCO, La Grotta Regina (Palermo) ecc., cit. p. 429 23
nell'iscrizione n. 17 della Grotta Regina che usava lo stesso formulario 33 . Infatti nelle due iscrizioni si ripete la formula : "Voto che Votò", che rappresenta la traduzione letteraria , e che poi viene tradotta "Voto che fece "; il termine 'Absid sta a significare :" servo del dio Sid 34 ;"il Commissario" è indicato dalla parola "STR". Secondo il DISO, la forma rappresentata con la prima radicale "S", rappresenterebbe una variante dell'altra forma composta con la prima radicale "SH", che al participio ha il significato di scriba , sinonimo quindi di SPR. Anche in ebraico non vi è distinzione tra "SOFER" e "SHOTER" che significano entrambi " scriba". In realtà in due cronache 34,13 viene menzionato il fatto che "tra i Leviti (addetti al tempio di Gerusalemme ) c'erano portinai, scribi (SOFERIM) e commissari (SHOTERIM)": ciò sta a significare che le due cariche erano distinte. Quindi rimane incerto il significato da attribuire alle lettere STR che ritroviamo nella Grotta del Pozzo e che probabilmente fungeva da tempio. La seconda iscrizione viene datata XVI- XVII, è sovrapposta interamente alla prima riga. La lettura a luce radente è abbastanza facile ; rimane qualche incertezza per la" S" iniziale che è tracciata meno delle altre. Qualche leggera irregolarità di ductus nell'A e nel M si spiega con la presenza del tracciato precedente in lettere fenicie . E' necessario spiegare che se manca la "s" iniziale , si tratterà della firma di qualche osservatore illustre; ma per quel tempo la cosa sembra improbabile , anche perché il nome ERASMO non è stato mai tanto comune , specialmente in Sicilia. Se invece è presente la "S" iniziale , di cui esistono buone probabilità ,la spiegazione è più facile : "S" sarebbe l'abbreviazione di SANTO e la scritta direbbe "SANT' ERASMO". Si pensa che i soldati che si trovavano nella maggiore delle Egadi affidassero a "SANT'ERASMO" la difesa dell'isola contro le incursioni dei pirati e ne abbiano inciso il
33 B. ROCCO, op .cit., p. 15. 34 Cf. Karthago XII, p. 70 e p. 132 24
nome in quello che dovette essere un luogo di culto cristiano prima della costruzione dell'attuale abitato. ISCRIZIONE N. 9 . E' situata A destra della precedente , al termine del dromos d'accesso. Forse danneggiata ma deve essere ancora studiata. ISCRIZIONE N .10. In basso a destra entrando, sulla parete dell'ultimo tratto del dromos si trovano numerose iscrizioni e diverse raffigurazioni che lo studioso Rocco ha numerate progressivamente dalla lettera A alla G. Una prima raffigurazione è situata nello spazio fra l'iscrizione n.1 e l'iscrizione n.2., mentre la seconda raffigurazione (fig. 14.5) si trova nella parte bassa presso l'iscrizione n.5. avente , forma di freccia , che potrà significare o la forma della freccia stessa o qualche altro oggetto al posto della quale si trova una grossa buca. La terza raffigurazione (fig.15) composta da tre pesci capovolti indica un invocazione alla dea Iside. Il significato dei pesci è dato dal senso dell'iscrizione ("Rimani o Iside";oppure "Facci vivere o Iside ") probabilmente perché gli autori devoti alla dea Iside (protettrice dei naviganti), trovavano nella pesca elemento di sussistenza. In seguito vennero scoperti numerosi "TET" e"QOF", un altro pesce capovolto e una montagna composta da cinque piccole prominenze , mentre le figure che appaiono nel margine destro in basso , potrebbero rappresentare una scena di pesca ridotta agli elementi essenziali , infatti non vi è la presenza né di pescatori né di barche , ma soltanto alcuni pesci che calano in una rete identificata con i sei cerchi che si trovano alla base. E' chiaro che tale immagine rappresenti il paesaggio di Favignana . La quarta raffigurazione ( fig. 14.3) , si trova vicino le iscrizioni 6-7 , ed è costituito da un pesce in posizione verticale , col capo rivolto all'verso sopra. La quinta raffigurazione si pensa risalente ad un periodo storico ( fig.16) , è costituita
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da due figure : a sinistra un pesce , che risulta essere il più elaborato della grotta, a destra una figura antropomorfa eretta , che viene descritta dalla Bisi come "a freccia o di tipo nematomorfo", confrontandola con le figure della Grotta del Genovese (Levanzo) 35 . La sesta raffigurazione (fig. 14.6) si trova sul soffitto accanto alla quinta raffigurazione e rappresenta "dall'interpretazione data dal Rocco" 36 , una stella ad otto punte con un appendice inferiore di incerto significato così come tutta l'intera raffigurazione ; probabilmente avrebbe dovuto avere valore cultuale , vista la presenza di numerosi "tet" che intralciano le varie linee del disegno. La settima raffigurazione (fig. 14.1) posta vicino l'ingresso , è posta sul soffitto verso il centro. Vi sono rappresentate due pesci e due frecce in posizione eretta , capovolti uno rispetto all'altro; le frecce seguono la direzione del pesce parallelo alla loro destra . Forse vi è la presenza di un altra freccia ma il disegno risulta poco chiaro. L' ottava raffigurazione documentata (fig. 17); si trova antistante la parete del secondo ingresso . Vi è rappresentata una ruota attraversata da due raggi che si incontrano ad angolo retto ; sono presenti anche delle protuberanze esterne che sembrano la continuazione dei quattro raggi visibile e di altri raggi nascosti ; l'insieme di questa immagine si identifica in un fiore sorretto da uno stelo inciso di cui si ignora il significato. 37
La nona e ultima raffigurazione (fig.18), dove non è stata segnalata la presenza di un testo epigrafico, si trova sulla parete vicino al secondo ingresso ed è costituita da quattro pesci guizzanti , di cui due posti in posizione parallela "che sembrano gettarsi giù" , un terzo colto nel movimento di percorrere la curva , mentre un quarto che, li
35 A. M .BISI, Favignana dalla preistoria all’ epoca romana., cit., p. 28. 36 B. ROCCO, Ancora sulla Grotta del Pozzo a Favignana, cit., p. 92. 37 B. ROCCO, Ancora sulla Grotta del Pozzo ecc., cit., p. 93. 26
precede nella corsa ed ha già ripreso la risalita. Dalle attestazione rinvenuteci si evidenzia " tra il IV sec. a.C. e il II sec. d.C." la presenza nella Grotta del Pozzo di genti che parlavano la lingua fenicia, almeno nella prassi liturgica, e che tale Grotta veniva utilizzata per la celebrazione dei culti, escludendo i riti funerari 38 , poiché, non vi sono documentazioni epigrafiche utili per tali ipotesi. 39
Tra le divinità che possono essere menzionate in un primo momento "secondo Rocco"
40 , vi sono MELQART il "Signore di Tiro" che accompagnava i colonizzatori durante i loro spostamenti nelle regioni d' Occidente ; la dea ISIDE " protettrice dei naviganti che sostituì il primo fino all'avvento del Cristianesimo documentato in questa Grotta . Le qualità delle epigrafi della Grotta del Pozzo gli danno una posizione di rilievo nel panorama siciliano. Una scoperta straordinaria fatta da Rocco , all'interno di una grotticella a sud-est della Grotta del Pozzo , raffigura due navi realizzate con tecniche raffinate, che le danno "secondo lo studioso" , il primato per quanto riguarda la bellezza nel contesto fenicio- punico della Sicilia Occidentale. Denominata "Grotta delle Navi " 41 per il suo particolare figurativo. Si notano delle differenze nelle due imbarcazioni ( fig.19), anche se, si pensa che provenissero dalla stessa mano: quella posta a sinistra è più piccola , priva del timone, ha un solo remo e ha sia a poppa che a prua due vele spiegate ; la barca di destra è di dimensioni tre volte maggiori rispetto alla precedente, ha molti remi e ha sinistra vi è il timone . Anche nella Grotta Regina è stata trovata una raffigurazione del “navigium Isidis “ anche se, rispetto a quella che si trova a Favignana , la nave risulta
38 B. ROCCO, La Grotta del Pozzo ,ecc., cit., p. 20 39 B. ROCCO, op . cit., p. 94 40 B. ROCCO, La Grotta del Pozzo, ecc., cit., p. 19 41 B. ROCCO, Ancora sulla Grotta del Pozzo a Favignana, cit., p. 90 27
meno bella. Un elemento che li accomuna invece è dato dalla posizione del timone che si trova nello stesso posto , e la presenza di un iscrizione che si riferisce a Iside. Nella zona in alto si evidenziano tre oggetti ben distinti: a destra vi sono forme riconducibili alla forma di un triangolo che rivolge il vertice più acuto verso l'alto e ha il lato destro inciso fortemente , oppure richiamano la forma di una alta gobba di cammello; nella parte centrale l'immagine viene attraversata da due rette perpendicolari a forma di X , di cui i due segmenti inferiori, oltrepassano la cavità della nave, e sembrano poggiare su due brevi trattini orientati verso sinistra. Le parti superiori di queste due rette , si prolungano curvandosi verso la parte esterna , chiudendosi a semicerchio e terminando nel punto d'incrocio delle due rette; l'immagine sembra assomigliare a delle forbici capovolte ; un terzo oggetto si colloca a sinistra e presenta la stessa tecnica con cui è inciso il timone , ottenendo così l'effetto chiaroscuro. Negli ultimi due oggetti menzionati il Rocco 42 individuò due lettere dell'alfabeto fenicio: l' " alef" neopunico e il "samek" più arcaico. Esse indicherebbero il nome fenicio della dea Iside e l'imbarcazione rappresenterebbe quindi il "navigium Isidis ", menzionato nelle fonti classiche e, presente anche , nella Grotta Regina .
42 B. ROCCO, op . cit., p. 91.
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L' ANTIQUARIUM DI FAVIGNANA L' antiquarium inaugurato il 30 maggio del 1970 è situato a Favignana all'interno del Palazzo Florio. In esso sono presenti pannelli figurativi, ricostruzioni grafiche , schermi video dove il pubblico può ascoltare e visionare la civilizzazione delle Egadi. Nel museo vi è presente anche un CD-ROM sulla battaglia delle Egadi e un 'area dedicata all'esposizione dei reperti , la cui datazione va dalla preistoria all'epoca medioevale . Questi reperti si ritrovarono nelle vicinanze del cimitero e lungo la costa nord- Orientale dell'isola presso San Nicola(Fig.20) 43 e testimoniano la presenza punica sull'isola. La presenza fenicio-punica nell'isola è attestata dall'abbondanza di reperti conservarti tra cui ricordiamo: 1. frammenti di mosaico a tessere bianche e nere , ritrovati in "contrada Bosco", probabilmente contemporanei alla prima occupazione dell’ arcipelago da parte dei punici.
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2. un unguentario, alto 4,7 cm , ritrovato in località "Calazza" , all'interno di una tomba punica. 3. anfora punica le cui caratteristiche sono poco conosciute. 4. ceramica sigillata tardo romana e bizantina in argilla rossa del tipo ( C ) del IV sec. a. C. 45 5. ceramica protocorinzia, proveniente dalla località Torretta, di tipo punico-
43 A. M. BISI, Testimonianze puniche a Favignana, ecc., cit., p. 106. 44 A. M. BISI, Recenti scoperte puniche in Sicilia, in Oriens Antiquus, 9, 1970, pp. 249-258. 45 A. M. BISI, Recenti scoperte puniche in Sicilia, in Oriens Antiquus, 9, 1970, pp. 249-258. 29
ellenistico. 46
6. anfora punica alta 86 cm del III- IV sec. a.C. 7. anfora punica risalente al III sec .a .C. , alta 45 cm con diametro di 15 cm; di essa si conserva la parte superiore , mentre la superficie risulta incrostata. 8. anfora punica , alta 60 cm con un diametro di 20 cm risalente al III-IV sec. a.C. Di essa si conserva la parte superiore che è stata parzialmente ricomposta. 9. anfora punica di datazione ignota alta 27 cm con diametro di 36 cm. 10. frammento di un kotyle 47 della seconda metà del VII sec. a.C. In base alla decorazione con pittura a fasce bruno-scuro e ai triangoli lanceolati a raggiera sul fondo color camoscio, e all'aspetto dell'argilla , si ritiene che questo frammento abbia un origine siceliota , risultando un prodotto di imitazione. Trovato presso il vecchio cimitero , si pensa che sia giunto lì tramite il commercio fenicio attestato nell'isola. Vennero ritrovati, inoltre, alcuni frammenti di kotylai protocorinzie all ‘interno dei corredi funerari di Mozia 48 , simili a quelli scoperti a Favignana. 11. lucerna africana IV-V sec .d .C. 49
12. il fondo di un’ anfora punica alta 23 cm risalente al IV-III sec. a.C. 13. alcune monete risalenti ad epoca punica che riportano coni col cavallino e la palma, proprie delle zecche siculo -puniche. 50
14. una coppetta africana, risalente al IV sec .d .C.
46 P. CINTAS, Cèramique punique, Tunis 1950, tavv. 22-23. 47 A. M. BISI, Favignana dalla preistoria all’epoca romana, in Sicilia Archeologica, I , 4 , Trapani 1968, pp. 24-33. 48 J. I. S. WHITAKER, Motya a Phoenician Colony in Sicily, London 1921, p. 313. 49 A. M. BISI, Favignana e Marettimo , (Isole Egadi)-Ricognizione Archeologica, in Notizie degli scavi di antichità, 1969, pp. 316-346. 50 B. PACE, Arte e civiltà della Sicilia antica , 4 , Città di Castello, 1949, pp. 228-229. 30
PROBLEMA DEL DEGRADO: TORRETTA, CALA ROSSA, SAN NICOLA
I fenomeni di degrado presenti sull'isola sono legati all'erosione e allo smottamento del terreno. L'erosione è causata dalla continua azione eolica da cui originariamente prendeva il nome (FAVONIANA dal vento FAVONIO) e dal processo chimico causato dall'aerosol marino, che rende vulnerabili le strutture archeologiche, realizzate in arenaria . Ne sono soggette le aree esposte ai venti da Nord . Questo processo provoca la formazione di arenaria ridotta allo stato sabbioso che provoca la perdita e l'alterazione della stratificazione antica . Inoltre tutto ciò provoca lo smottamento del terreno, poiché le acque meteoriche hanno favorito lo scivolamento del suolo su cui insistono le strutture. Non essendo presente inoltre un sistema di smaltimento delle acque piovane , si creano dei solchi, che provocano la cancellazione delle componenti archeologiche. E' nota la presenza di rigorosa vegetazione che copre i siti archeologici e ne limita l'accesso. Questo fenomeno è presente in tutte le aree archeologiche dell'isola , ma soprattutto in località "TORRETTA", dove i numerosi ipogei , trovandosi ad un altezza elevata , risentono maggiormente delle azioni degli agenti meteorici; inoltre è reso difficile l'accesso per la presenza di specie arbustive che ne occludono il passaggio. Da ricordare soprattutto le variazioni che il livello del mare ha subito negli ultimi quattromila anni , provocando un arretramento delle linee di costa che modificarono il paesaggio. Il fenomeno è provocato dallo scioglimento dei ghiacciai e dalla deriva dei continenti. Tali fenomeni compresero anche l'isola di Favignana dove in situazioni di bassa marea, è visibile un tofet, in punta San Nicola, sommerso dalle acque. 31
ANALISI GEOLOGICO-AMBIENTALE DEI SITI DEGRADATI
Favignana è l'isola più popolata e più grande dell'arcipelago delle Egadi (Kmq 19) . In epoca remota l'isola insieme a Levanzo, dovevano essere unite a Trapani, essendo composte entrambe da piattaforme quaternarie di calcare del Pleistocene e avendo un' isobata profonda solo 33 metri sotto il livello del mare; mentre Marettimo presentava caratteristiche naturali proprie avendo una fossa di circa 100 metri. Tramite gli studi effettuati nella Grotta del Genovese a Levanzo vediamo che l'intervallo di tempo trascorso fra i due cicli pittorici che decorano le pareti della grotta stessa , segnalano il distacco definitivo dell'isola dalla terraferma , con la conseguente scomparsa della fauna che ne caratterizzo la fase paleolitica 51 .
di abrasione marina del Pleistocene , e il (corpo )ossia una dorsale mesozoica terziaria , chiamata Montagna Grande che occupa circa un terzo del territorio dell'isola. La pianura orientale è costituita da arenarie tenere di colore bianco e giallo formatasi nel Calabraiano, da cui furono ricavati i tufi che vennero utilizzati nell'edilizia . Le arenarie favorirono lo scavo di ipogei sia in epoca preistorica che posteriore. La pianura occidentale è composta da calcari mesozoici e puddinghe e da spiagge di età Tirreniana. 52
Riguardo alla presenza punica sull'isola , si osservano depositi pre-tirreniani conglomerati , che presentano una discreta acclività con erosione incanalata e una
51 F. TORRE, Studio geologico relativo agli ingrottamenti di via Badia e della zona Bue Marino, Trapani 1986, p. 8. 52 C. PAMPALONE, COMUNE DI FAVIGNANA, Piano Regolatore Generale, adeguamento dello strumento urbanistico ai sensi della circolare n. 2222/95 dell’ A. R. T. A. , pp. 1-16.
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permeabilità secondaria dovuta al grado di fessurazione e fatturazione ; queste aree sono soggette a crolli. La zona presso San Nicola è formata da terreni sabbiosi calcarenitici post-tirreniani, aventi permeabilità elevata , dipendenti dalla cementazione delle rocce, con discreto grado di erodibilità. La zona dove vi sono le Grotte è composta da calcareniti del " Santerniano ", aventi alto grado di permeabilità dovuta alla porosità e fessurazioni; essendo nulla l'acclività sono scarsi i fenomeni di erosione. Probabilmente i Fenici scelsero di costruire uno scalo portuale presso San Nicola per proteggersi grazie alla Montagna Grande dai venti larghi.
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PROPOSTA DI UN PIANO DI CONSERVAZIONE E DI UN ITINERARIO TURISTICO-ARCHEOLOGICO
Bisogna porre dei piani di conservazione , manutenzione e un programma di recupero per proteggere i siti archeologici dal degrado sia naturale, che da quello causato dall'opera dell'uomo. Bisognerà dunque tentare di tutelare i reperti e proteggere l'ambiente naturale . Intanto data la morfologia del suolo favignanese è necessario realizzare interventi di consolidamento dei costoni rocciosi presso le zone archeologiche , con il distacco dei blocchi pericolanti e attraverso la difesa tramite rete metallica . Un notevole passo in avanti è dato dal fatto di evitare che le acque meteoriche creino dei percorsi preferenziali di scorrimento ; bisognerebbe inoltre una regolarizzazione del terreno al fine di evitare processi di dilavamento, e alla gestione della vegetazione che costituisce elemento fondamentale per contenere le terre e migliorare la conservazione delle strutture. Soprattutto a San Nicola o in località Torretta potrebbero formarsi degli itinerari archeologici o un parco archeologico(fig.21), per consentire la tutela la conservazione e la manutenzione dei reperti e per facilitare la fruizione pubblica, tramite la creazione di percorsi guidati. Inoltre potrebbero essere utili per la comprensione la realizzazione di pannelli informativo- ricostruttivi che documentino i caratteri storico-topografici del sito , a completamento delle esigenze archeologiche dell'area. Un’ idea potrebbe essere la formulazione di un itinerario archeologico on-line che darà vantaggi enormi ossia , espansione all’infinito degli argomenti e delle notizie legate ai siti, aggiornamento in tempo reale dei fatti e delle realtà sia nuove che vecchie ,
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ampliamento delle documentazioni legando i siti all’arte , alla religione, agli usi e costumi dell’isola e così via. In aggiunta potremmo parlare anche, delle memorie archeologiche non visitabili, perché coperte o interrate , ma tuttavia spesso di importanza fondamentale per ciò che esse hanno dato.
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APPENDICE
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