Partecipanti gite 2015 Giorno/Mese Località Partecipanti Domenica 18 gennaio 2015
Download 155.4 Kb. Pdf ko'rish
|
PARTECIPANTI GITE 2015 Giorno/Mese Località Partecipanti Domenica 18 gennaio 2015 Rifugio G.B. Ferraro 29
Da sabato 24 gennaio a sabato 31 gennaio 2015 Settimana Bianca - Arabba (BL) 25
Domenica 1 marzo 2015 Capanna 2000 20 Domenica 15 marzo 2015 Capanna Piandios 20
Domenica 29 marzo 2015 Rifugio Dondena 26 Domenica 12 aprile 2015 Rifugio Alpe Piazza 19
Domenica 26 aprile 2015 Rifugio Cimon della Bagozza 15 Domenica 10 maggio 2015 Alpe Romilla 32
Da sabato 30 maggio a martedì 2 giugno 2015 Ponte di Primavera 20
Da sabato 13 giugno a domenica 14 giugno 2015 Val di Fassa - Val di Fiemme 53
Domenica 28 giugno 2015 Traversata Lucomagno - Campo Blenio 20 Da sabato 11 luglio a domenica 12 luglio 2015 Monte Pelmo 20 Domenica 26 luglio 2015 Rifugio Gianetti 9 Sabato 12 settembre 2015 Sentiero del Fiume e Agriturismo 42
Domenica 27 settembre 2015 Rifugio Maria Luisa 28 Domenica 11 ottobre 2015 Rifugio Griera 28
Domenica 25 ottobre 2015 Noli - Varigotti 43 IL CAI CUSANO IN NUMERI 25 anni dopo!!! Sono più di otto ore che camminiamo in quota. Sotto di noi, sia a destra sia a sinistra, lisci, immacolati, intoccati e quasi verticali pendii nevosi. La cresta di neve compatta che percorriamo, sì affilata ed aerea, ma per la verità mai eccessivamente insidiosa, è marcata dai passi di chi ci ha preceduto. All'improvviso, progressivamente, la pendenza che ci ha accompagnato per tutta la giornata, inizia a svanire, sbiadirsi. La cresta sembra sdraiarsi, coricarsi, forse sfinita quanto noi; lo sguardo spazia su visuali più ampie di prima. Ci rendiamo conto che ci siamo. Siamo in vetta, siamo sulla "montagna" situata nel settore delle Alpi nord-occidentali, sulla linea spartiacque tra la Valle d'Aosta e l'Altra Savoia nei territori comunali di Courmayeur e Chamonix, lungo la sezione delle Alpi Graie. Siamo sulla vetta della montagna, con i suoi 4810 mt., più alta delle Alpi, d'Italia, di Francia, e in generale d'Europa: siamo, in due parole, sul Monte Bianco. Ma facciamo qualche passo indietro… …. dopo la stagione estiva 2014 in cui abbiamo fatto il Castore e i due Breithorn un'idea inizia a farsi largo: "dopo aver fatto qualche 4000 bisogna 'alzare un po' l'asticella'… sarebbe bello salire in cima al Bianco". Iniziamo a informarci su come ci si deve preparare per "tentare" di arrivare a 4810 mt di altitudine senza stramazzare subito…!! A chi chiedere supporto e i consigli…..? Sempre a loro ovviamente, Silvio e Giancarlo (e Angelo) che, prima di noi, hanno realizzato il nostro stesso sogno. Il loro entusiasmo per la nostra idea ci rende sempre più determinati e convinti a provarci… anche se ci sono pareri discordanti sulla migliore via da seguire: normale italiana, normale francese al Gouter, dal Aquille du Midì per il rifugio Cosmique. Ognuna ha le sue problematiche e insidie. In particolare leggiamo che la via del Gouter prevede sia all'andata che al ritorno l'attraversamento di un canale che "scarica moltissimo" causando, non di rado, anche incidenti mortali. A tale proposito il Gianca che lo ha attraversato durante la sua salita ci dice perentorio " io di li non ci passerei più". Vedremo... Comunque sempre più convinti iniziamo con una serie di allenamenti a dir poco massacranti! Camminate di ore e ore, dislivello e quota sempre più impegnativi, qualche corsa in montagna (mai provata prima: terribile!!) e il classico running al parco. Tutto per allenare il fisico e il fiato a sopportare uno sforzo elevato; ci accorgeremo che in verità l'allenamento è stato utile soprattutto per abituare la mente alla fatica. Per tutto l'inverno e la primavera siamo stati sempre in giro, a volte da soli a volte con i nostri amici (che ringraziamo!) realizzando delle escursioni che forse non avremmo avuto l'occasione di programmare e che in realtà si sono rivelate molto belle. Ad esempio la traversata alta delle Grigne, il Pizzo dei tre Signori, il rifugio Marinelli Bombardieri, il Bivacco del Servizio al Pizzo Quadro etc… Abbiamo ripetuto inoltre qualche 4000 come il Gran Paradiso e la Capanna Regina Margherita per iniziare ad acclimatare il fisico alla quota. Poi 10 giorno di riposo assoluto, infine si parte per la Francia…. Nel frattempo infatti, soprattutto grazie ai consigli di Alessandro (Bosio, guida alpina!!!), abbiamo optato per la via normale francese al Gouter: azzarderemo ad attraversare il canale del Grand Couloir… Partiti da Milano percorriamo il tunnel del Bianco e, dopo aver preso una funivia e un caratteristico trenino a cremagliera, raggiungiamo il rifugio Tete Rousse (3167 mt) dopo una lunga camminata di circa 800 mt. di dislivello. Qui mangiamo e dormiamo (come al solito si fa per dire!). Il giorno seguente all'alba partiamo dal Tete Rousse e arriviamo al rifugio Gouter (3835 mt) attraversando l'infido canale del Grand Couloir in modo rapido e deciso, visto la scarica continua di sassi. Comunque tutto bene. Percorriamo poi per 500 mt. di dislivello un tratto roccioso attrezzato con qualche corda fissa, divertente ma più impegnativo. Al Gouter lasciamo tutto ciò che non serve, per alleggerire lo zaino il più possibile e andiamo avanti: ci aspettano ancora 1000 mt. Da qui avanziamo con passo tranquillo, regolare, per non affaticarci troppo, anche perché la quota inizia ad essere importante… L'ambiente è a dir poco spettacolare, la vetta del Bianco non si vede ancora, è lontana, ma non ci lasciamo andare e senza pensarci troppo andiamo avanti… passo dopo passo. Il cielo è di un blu intenso, il sole ci accompagna tutto il giorno….superiamo quota 4560 mt ( oltre non siamo mai andati), ci domandiamo: "ce la faremo, non è che da qui soffriremo il mal di montagna…?" Non ci pensiamo, teniamo duro, è troppo bello per tornare indietro, avanti piano piano… piano piano! Dietro di noi, in silenzio da solo, un ragazzo polacco; poco prima ci ha chiesto se salivamo ancora e, alla nostra decisa risposta affermativa, contraccambia con un sorriso che ci lascia intendere che ci seguirà. Avanti… Dopo i 1643 mt di dislivello, la vetta, 4810 mt!!! Prima noi, poco dopo il ragazzo polacco e basta…! Non c'è nessun altro. Siamo la cosa o l'essere vivente (non volante) più alti d'Europa. C'è vento, ci abbracciamo tutti e tre, la commozione è tanta… in questo momento il tempo si ferma, dimentichi tutto quello che c'è a valle, entri in sintonia perfetta con l'ambiente che ti circonda, ti sembra che la montagna che hai sognato per tanto tempo ti abbia accolto con piacere e tu non puoi fare alto che rispettarla sempre… Dallo zaino tiriamo fuori il gagliardetto della sezione portato fin qui, facciamo qualche foto e ci rimettiamo subito in cammino per la via del ritorno. Non lasciamo andare le nostre energie, perché la discesa è lunga e da non sottovalutare…Rientriamo al rifugio Gouter dove trascorreremo la notte, e la mattina seguente, ripassando dal Tete Rousse, ridiscendiamo a valle, stremati ma felicissimi! Da qui un continuo di chiamate e messaggi: tutti vogliono sapere se siamo arrivati in cima, se ce l'abbiamo fatta… L'interessamento ci fa un grande piacere. Ringraziamo gli amici del CAI che ci hanno aiutato con i loro preziosi consigli e ci hanno sostenuto… Un pensiero speciale anche alla "nostra" guida alpina Alessandro Bosio che ci ha consigliato nei minimi dettagli per questa avventura; del resto lui ne sa, visto che sul Bianco in una stagione ci va anche 10 volte…! Grazie. … e così… dopo 25 anni, non solo Marco e Valeria, ma tutto il CAI Cusano Milanino di nuovo in vetta al Monte Bianco….!!!
Rifugio Gianetti
Il rifugio Gianetti, al centro dell'amplissimo anfiteatro dell'alta Val Porcellizzo, in Val Masino, è una meta ambita, è considerata una “classicissima escursione” da non poter mancare. Ma… c’è sempre un ma, sei in forma? Guarda che sono più di 1300 metri di dislivello !! fa notare Silvio a chi si vuole iscrivere che non abbia un curriculum montagne di una certa levatura, tipo me …(Mina). Eh già, ha ragione, ci si deve pensare bene … allora organizziamo una camminata di prova e di allenamento la settimana prima, si va a correre per testare gambe e fiato… e poi via! 26 luglio, ore 7 si parte in auto, siamo soltanto in 9, in maggioranza donne: Laura, Michela, Mina, Nicole, Raffaella, poi Giuseppe, Maurizio, Sergio e Silvio. La giornata non si annuncia troppo calda per essere fine luglio, ci sono un po' di nuvole. Ma per camminare è meglio. Arrivati a destinazione, parcheggiate le auto, ci prepariamo per la salita. Il nostro direttore d'escursione, un certo Silvio Rossi, ci spinge a fare in fretta perché sono già le 9,30 e il sole mangia le ore, come dice lui (in milanese)! Una volta scaldati i muscoli prendiamo un buon ritmo di salita, ognuno al suo passo e il gruppetto non si allunga troppo. Si chiacchiera e si fanno domande sulle cime che ci circondano. Quando usciamo dal bosco scorgiamo piuttosto lontano il rifugio Gianetti sotto il Pizzo Badile, la cui cima è nelle nuvole. Dell’anfiteatro di cime che ci circondano, accanto al Pizzo Badile scorgiamo il Cengalo, il Dente della Vecchia, il Pizzo Porcellizzo e altre cime che non ricordiamo; ma non si possono dimenticare il Monte Merdarola che si trova più o meno alle nostre spalle, e il Passo del Barbacan… nomi che entrano nella memoria! Facciamo tante foto a questo magnifico panorama e intanto la meta si avvicina. Poco prima delle 13 arriviamo al rifugio, adesso si mangia!!!! ma non prima di essersi cambiati e coperti perché c'è un po' di vento fresco. Siamo tutti dediti al panino e al relax meno il povero Giuseppe che si lamenta degli scarponi che gli fanno male, i piedi gonfi e doloranti…! Ma perché ti ostini a mettere quegli scarponi di cuoio…?? vista una precedente esperienza di piedi doloranti? Tentavo di ammorbidirli, perché sono un modello bellissimo… è la risposta! Sì, è vero ma purtroppo… scomodi!! Per fortuna, e per precauzione, ha portato un altro paio di scarpe più comode... così da poter continuare la camminata senza dolore. Meno male, perché Silvio ci propone il ritorno passando dal Passo Barbacan e dal Rifugio Omio. Si tratta di un giro allettante, si cammina un po’ in costa e poi un po’ su, un po' giù, con roccette e passaggi con catene. Dopo un consulto, siamo tutti d’accordo a fare quel giro, e verso le 14,30 ci incamminiamo, prima meta il Passo Barbacan per poi arrivare al Rifugio Omio. Lasciamo alle nostre spalle il rifugio Gianetti, il Badile, il Cengalo e l’anfiteatro delle cime. Ma perché andiamo così in discesa??? ci toccherà risalire un bel po' per arrivare al passo che si trova 100 m più in alto del rifugio Gianetti. C'è un po' di preoccupazione nella truppa!! Poi Giuseppe ha di nuovo problemi con gli scarponi ma questa volta perché sono pesanti nello zaino. Michela e Sergio si offrono di portarne uno ciascuno.... veri compagni di cordata! Lo spirito è comunque allegro e il paesaggio ed una coppia di zibellini, ci ricompensano dalla fatica; oltretutto incontriamo persone che scendono dal passo Barbacan e ci confermano la strada giusta.
Adesso arriva il bello: siamo sulle roccette, ci divertiamo tutti. Il gruppo si è allungato un po' ma si ricompatterà in cima da dove scorgiamo abbastanza lontano “ahimè” il Rifugio Omio, e la discesa dal passo promette di essere impegnativa perché ripida, in mezzo a sassi e salti di roccia, insomma “spacca gambe”. Seguendo i consigli di Silvio scendiamo con calma e prudenza questo tratto impegnativo per arrivare ad un tratto erboso molto più tranquillo. Ma sono già le 17,30 e non siamo ancora al rifugio, sembrava vicino e invece non si arriva più. Ci tocca avvertire casa che faremo tardi e tutti a tirar fuori il cellulare (che bella invenzione, quando si riesce ad avere la connessione!!). Al rifugio Omio facciamo una sosta corta, il tempo di mangiare e bere qualcosa, perché ci aspetta ancora almeno un’ora e mezza di camminata, in gran parte nel bosco. Giuseppe, a ricompensa del dolore ai piedi e della fatica, ha avuto la fortuna di vedere 2 cervi mentre il resto del gruppo ha visto un grosso scoiattolo di una razza sconosciuta… (Silvio scherzi sempre!!!). Arriviamo alle auto stanchi ma contenti. Ma quanto abbiamo camminato!!!!! E poi quanti metri di dislivello? 1370 e più… accidenti che bravi! Non so voi ma noi siamo state molto soddisfatte della giornata! Mina e Nicole
Bocchette La via delle Bocchette di Brenta, in Trentino, è una delle vie ferrate più famose e frequentate, sogno di tanti appassionati di montagna per gli spettacolari panorami dolomitici e per la difficoltà limitata di buona parte del percorso. Dopo il tentativo fallito nell’estate 2014, quando a fine luglio le catene erano rimaste ancora seppellite dalla neve, la spedizione del clan Marazzini ritenta la ferrata Benini, guidata dal capogita Gabriele con figlie (Sara e Francesca) e relativi innamorati al seguito (Sergio e Andrea). All’arrivo della funivia del Grostè, che da Campo Carlo Magno (Madonna di Campiglio) conduce comodamente fino a 2400 m, il paesaggio roccioso è già imponente: nell’oretta di cammino fino all’attacco della ferrata possiamo apprezzare il fascino di questo panorama a tratti lunare, prima che le nuvole ci avvolgano e ci tengano compagnia per la gran parte del percorso. La ferrata sale senza grosse difficoltà fino ai 2900m, per poi iniziare a ridiscendere pian piano fino alla Bocca di Tuckett: solo in brevi schiarite riusciamo ad ammirare da vicino le tanto attese Dolomiti, che ci regalano deliziosi avvallamenti innevati e addirittura un arcobaleno al contrario: procedendo un po’ preoccupati per la pioggia che di tanto in tanto accenna a iniziare, incrociamo pochi gruppi, alcuni dei quali zompettano con un’agilità che i nostri zaini da trasloco non ci consentono. Il tratto più impegnativo sono gli ultimi 100 metri di discesa prima della bocchetta, una serie di canalini e piccoli strapiombi con scalette e gradini in posizioni non scontate, che affrontiamo con la dovuta calma. Indossati i ramponi e sfoggiata una piccozza solo per essere sicuri di non averla portata per niente, scendiamo a goderci il meritato riposo (e thè caldo) nell’accogliente rifugio Tuckett, pieno di escursionisti provenienti da tutta Europa. Il sole e il cielo terso della mattina dopo ci hanno costretto a mettere già in agenda tutti gli altri tratti delle mitiche Bocchette!
Un’estate sinusoidale
Con piacere assolvo al mandato contribuendo alla comunicazione sociale del CAI di Cusano. Dopo aver pensato e ripensato cosa scrivere ho deciso di raccontarvi la mia estate 2015. Forse ho sbagliato incipit….. già vedo le nuvolette dei vostri pensieri che svolazzando diffondono sonori “ma chi se ne frega!”. Calma, calma…..non voglio egocentricamente tediarvi con i racconti delle mie, supposte, “imprese”. Proprio per questo firmerò l’articolo con lo pseudonimo di Nessuno. Però mi piace raccontarvi alcune cose che possano stimolare la vostra curiosità
Iniziamo a Giugno. 21 Giugno Grigna Settentrionale: Coltivo un sogno ed un progetto. Allora vado sul Grignone per provare la gamba, è il 21 Giugno. In solitaria salgo in 3h30min i quasi 1600 m di dislivello, programmo di salire altre volte con l’obiettivo di arrivare a fare la salita in 3 ore. Poi il progetto salta, resta il sogno. 9 Luglio Bocchetta di Caspoggio: Segue un bel giro ad anello in val Malenco che da Campo Moro ci porta al rifugio Carate, poi al ghiacciaio di Caspoggio dove superiamo l’omonima bocchetta per scendere nella valle di Scerscen fino al rifugio Bignami prima di ritornare, dopo 11 ore complessive, al punto di partenza. Siamo io, Michela, Nicole e Silvio. Mentre scendiamo il pizzo Scalino è lì a farsi ammirare e desiderare.
sezionale al Monte Pelmo, eccoci ancora a campo Moro (io, Laura, Michela, Nicole e Silvio) per salire sul Pizzo Scalino. Et voilà, ancora 11 ore complessive ed anche questa è fatta. Starà diventando un vizio fare uscite da 11 ore?
Bobbio, Passo del Toro, Capanna Grassi, Piano delle Parole, Caminetto. La giornata era iniziata benissimo. Poi il Pizzo che ha messo il cappello ed un fischiettante macigno che ci è passato di fianco hanno un po’ cambiato le carte in tavola. Ritorno via Rifugio Buzzoni quando già le ombre incominciano ad allungarsi. 17 Agosto Monte Legnone: insieme a Sergio facciamo il Legnone che entrambi avevamo salito tanti anni fa (io circa 20, Sergio 40). Bella escursione, giornata uggiosa 22 Agosto Pizzo Quadro: Con Michela e Silvio approcciamo questa montagna. La mattinata il tempo è splendido. Man mano che ci avviciniamo alla cima si copre tutto. Uffa!! Mi passa anche la voglia di salire in cima e 30/40 m sotto mi fermo. Ovviamente non demordono Michela e Silvio che “conquistano” la vetta.
L’escursione della settimana precedente mi ha lasciato l’amaro in bocca poiché di questa bella zona non ho visto assolutamente nulla. Allora propongo a Sergio di fare un anello che ci portasse a scoprire questo meraviglioso angolo della Valle Spluga. Accetta la proposta. In preparazione dell’escursione – anche perché non conosco assolutamente il percorso – prendo la cartina topografica, righello matita e calcolatrice e stimo distanze, dislivelli e tempi. Dovrebbero essere circa 18 km, 1500 m di dislivello da fare in 7-8 ore. Siamo in linea con le escursioni precedenti. Partiamo da Starleggia alla 9. Saliamo (cava abbandonata), scendiamo (Alpe del Servizio), saliamo (Bel Motto), scendiamo (valletta), saliamo, scendiamo, saliamo, scendiamo. Ogni volta Bacino del Truzzo visto dal passo dell’Alpigia Sotto la bocchetta di Caspoggio
sembra di avvicinarsi alla meta, ogni volta c’è una discesa, una risalita, una ridiscesa. Quando abbiamo perso il conto di discese e risalite finalmente ci appare un intaglio. Evviva!! È il passo dell’Alpigia da cui si scende al lago del Truzzo! Tralasciamo di tenere d’occhio i segnavia che ci hanno guidato finora dirigendoci diritti sparati verso l’intaglio. Arrivati vicino all’intaglio pensiamo di individuare una traccia che divalla verso il lago. Ma affacciandosi meglio si vede un precipizio verticale di 300 m. No se puede. Calma e osservazione del territorio. Ecco, più in alto di noi una cinquantina di metri, il segnavia CAI. No problem, oggi cosa vuoi che siano 50 metri in più di dislivello! Risaliamo. Poi scendiamo al lago del Truzzo. Attraversiamo la diga e risaliamo una propaggine rocciosa che ci porta al rifugio Carlo Emilio. Un’altra ottantina di metri di risalita, stavolta ci consoliamo pensando che siano i primi ottanta della risalita di circa 600 m che ci porterà al Bivacco del Servizio. Arriviamo al rifugio Carlo Emilio, la giornata è splendida, il paesaggio fantastico. Un solo, piccolo problema. Sono le 14:30 e dobbiamo ancora risalire fino al Bivacco del Servizio e poi scendere di 1000 m. Ci rifocilliamo velocemente e ripartiamo. Ricordate gli ottanta metri di prima? Ecco. Li riperdiamo tutti poiché andando verso l’Alpe del Truzzo ridiscendiamo fino al livello del lago. Però qui inizia la soddisfazione. Basta maledetti saliscendi, basta inframmezzi che rompono il ritmo. Da qui in avanti è salita. Bella tosta. Costante. Senza neanche un zig-zag. Che le isoipse manco le vedi tanto sono vicine. Su sfasciumi che fai un passo avanti e due indietro. Insomma una salita così bella che … andiamo avanti perché tornare indietro sarebbe peggio. All’alba delle 5 (P.M. come dicono gli inglesi) siamo al Bivacco del Servizio. Il tempo è sempre fantastico, i paesaggi meravigliosi. Dobbiamo ancora scendere di 1000 m. Siamo stanchi ma soddisfatti, è stata una giornata da incorniciare!!! 20 Settembre Grigna Settentrionale Vorrei raccontarvi anche questa – che ho fatto con Pietro e Sergio – ma temo di andare lungo e di essere tagliato dal comitato di redazione. Però consiglio vivamente questo giro che comprende la Val Campione - uno dei posti più selvaggi e solitari delle Grigne - ed il divertentissimo tratto degli Scudi Tremare (non impressionatevi non fanno …. “tremare”) Provare per credere. Nessuno
Piove non piove Quando si organizzano le escursioni incombono minacciosi su di noi (organizzatori) i vari previsori del tempo. Perché? Perché a volte indovinato, a volte sbagliato, molte volte solo mal compresi. A questo punto cosa succede? Avrei voluto raccontare io cosa succede, avrei voluto raccontare fatti e misfatti relativi alle simpatiche marachelle che avvengono a ridosso delle escursioni quando il tempo è così così. Poi vagolando su HIKR ho trovato un simpatico pezzo del hikriano Marco27; siccome era scritto come avrei voluto scriverlo io, ho pensato che, rendendo i giusti meriti all’autore, potevo approfittarne e proporlo. Eccovelo!
Alpe del Truzzo Quest’anno voglio evitare di farmi assassinare gli zebedei per quaranta giorni con il “Forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si” (seguito spesso anche dalle motivazioni del caso), che moltiplicato per un centinaio di contatti a cui mando l’invito, diventa di difficile gestione. Anche perché mi pagano (vivadio) per fare altro. Oltre a ciò, concordo con il gestore di sentirci l’11 di febbraio, il mercoledì precedente la gita, in modo che tutti, prima di decidere il da farsi, possano andare a consultare Meteo.it, 3bmeteo, Centro Meteo Italiano, Il Meteo, Meteo Giornale, MeteoLive, Meteomont, Sat24, Sky Meteo 24, Meteo Blue, Nimbus, ARPA Lombardia, Meteo Bovisa online e Meteo Parco delle Groane, nonché guardare le web cam, richiedere alla NASA le foto del satellite, e telefonare a Samantha Cristoforetti sulla stazione spaziale per chiedergli cosa si vede da lassù. In effetti la cosa funziona: fino alla settimana della gita non si sente volare una mosca (a parte qualche stordito che non sarebbe neanche bello se non ci fosse). Arrivato il lunedì, l’apocalisse. Comincia il valzer di telefonate, sms, e-mail, segnali di fumo, gente che mi citofona, gente che mi aspetta sotto casa, gente che viene in ufficio, gente che ferma mia mamma per strada…. Ognuno ovviamente convinto di essere l’unico umano senziente del globo terracqueo che ha bisogno di informazioni; convinto di essere l’unico che ha delle esigenze particolari; convinto che il sottoscritto non abbia di meglio da fare nella vita che stare a guardare il cellulare in attesa che squilli; e soprattutto convinto di essere l’unico ad aver diritto a delle risposte, e ad averle subito. E io dovrei anche fare whatsapp, e concedere al prossimo un altro canale attraverso il quale raggiungermi? Mi piacerebbe copincollare qui tutte le e-mail e gli sms che mi tocca scrivere, ma ne uscirebbe una relazione da 450 srotellate, di quelle che te le stampi e te le leggi poco alla volta la mattina sul water, o sul tram, come a volte bisogna fare con certe di Hikr. Almeno tutto ciò servisse a qualcosa. E’ vero, venerdì sera, all’epoca dell’ultimo rendez vous siamo in 28, un bel numero. Il meteo a questo punto lo hanno visto tutti, e tutti sanno che pioverà, per cui mi illudo che grandi defezioni non dovrebbero essercene. Siamo vaccinati per le mille scuse che l'escursionista Caino medio si inventa per dirti che non viene, ma il ridicolo che raggiungeremo questa volta non sfiora neanche i nostri pensieri. Sabato mattina, mentre saliamo al Palanzone, squilla il telefono: alè, prime due rinunce. 26. Domenica mattina, noi partiamo prima perché tentiamo di salire alla Grassi; mentre guido verso la Valsassina, altra telefonata: non sto bene (strano modo di dire che piove). 25. Arriviamo a Introbio e fatta colazione partiamo. Arrivati alla fonte S.Carlo arriva un sms: "Da ********* arriviamo in 4, partiti da 15 minuti, Milena, Dina, Pierangelo, Ernesto. A dopo, Ciao" Qualcuno è malato, qualcuno non ha dormito, qualcuno è in dissenteria…. Si narra che qualcuno sia sceso in pigiama e ciabatte, giusto per dire che non viene, e senza neanche svegliarsi del tutto sia tornato a letto. Si, insomma, si registrano altri disparati modi originali per dire che piove, e rimaniamo in 19. Pochi secondi dopo arriva una telefonata che mi avverte che anche quelli che dovevano salire in jeep hanno rinunciato; il dislivello da vincere per salire sulla Land Rover evidentemente eccede quello massimo che sono disposti a fare quando piove. 15. Al ritrovo fra i due gruppi si scopre che altri due hanno rinunciato a causa del meteo (questi almeno non contano balle). 13. Ma torniamo a noi. Noi nel frattempo proseguiamo senza problemi; alla Capanna degli alpini troviamo lo staff del Tavecchia, fra cui Maurizio, che ha aperto la traccia che raccorda la strada che sta a sinistra, con il sentiero che percorre la destra orografica del Troggia, in modo da evitare qualche piccola slavinetta che scende ogni tanto. Quattro scemenze in attesa che arrivi anche Fulvio, alle prese con delle ciaspole che proprio non vogliono saperne di stare attaccate agli scarponi, e si riparte. In breve siamo al Tavecchia; entriamo un attimo a scaldarci e a scusarci con Giulio per la pochezza (e la scorrettezza) dei nostri accompagnati, e si riparte alla volta della Grassi. Fulvio decide di desistere perché senza ciaspole non è proprio il caso. Non facciamo molti metri. Ancor prima del Pio X, la troppa neve ha bloccato anche due scialpinisti; un piccolo distacco seppellisce il cagnetto di uno dei due, prontamente recuperato. Ci dimeniamo un po’, fino a quando sembra di essere fuori dalle sabbie mobili. Vedo che Marco lascia una impronta nella neve di neanche dieci centimetri. “Bene” penso, qui si galleggia. Faccio un passo, e senza neanche avere il tempo di capire cosa è successo, mi ritrovo con la traccia di Marco all’altezza del barbello. “Sono il solito violento” penso, e quindi decido di andarci più soft, e di cercare di scaricare tutto il possibile sui bastoncini. Raccolgo le forze per uscire dalla voragine che mi inghiotte fino a oltre l’ombellico, e non appena sposto il peso sull’altra gamba finisco dentro ad un’altra buca; la traccia di Marco è sempre li: a un palmo dal mio naso. Ci riprovo per altri cinque passi, senza ottenere nulla; niente da fare, quello non sprofonderebbe quanto me neanche se salisse con la Vespa. Impiegare 10 minuti per progredire di 3 metri mi sembra demenziale, per cui decido di tornare indietro, così almeno Marco e Cristina, che con gli scarponi, lo zaino e la confezione da 6 bottiglie d’acqua arrivano si e no a 30 kg cadauno, e che al massimo lasciano sulla neve fresca una impronta di 42 micron, hanno qualche speranza di arrivare alla meta. Invece dopo pochi minuti sono di ritorno anche loro: troppa neve anche per i pesi piuma. Mi propongono di andare alla Madonna delle Nevi, ma, un po’ perché sono già in modalità “svacco vicino alla stufa”, un po’ perché temo di dovermela fare a dorso anche fino a là, rinuncio e dico loro che li aspettiamo qui. Intanto che disquisisco con Fulvio circa i metodi di allenamento dello Psoas iliaco, mi arriva da Giulio la info: “i tuoi amici non salgono e stanno tornando indietro” Riporto a seguito la cronaca della ritirata, che solo a posteriori abbiamo appreso. A seconda del narratore, a farli desistere dal proseguire sarebbero stati nell’ordine: l’autista della jeep, il nonno del rifugista, primo gestore del Tavecchia, il fantasma di Bruno Detassis di azzurro vestito, Karol Wojtyla con gli sci di ritorno dal Santa Rita, Padre Pio e Malika Ayane che canta “Neve Casomai”. Pare anche che il secondo ponte sia stato bombardato dall’Isis e non sia stato più possibile passare. Qualcuno prova a fare qualche metro in più, ma giunto alla Capanna degli alpini, trova Caronte a negargli il passaggio verso la destra orografica dell’Acheronte… ehm della Troggia. Guadare il fiume è sconsigliabile: anche messer Leonardo Da Vinci ebbe a scrivere che «Invalsasina infra vimognio et introbbio amandesstra entrando per la via di Leccho si trova la Trosa fiume che chade da uno sasso altissimo e chadendo entra sotto terra elli finisscie il fiume» Di rischiare di cadere da un sasso, entrare sottoterra e magari finire conficcati dalla cintola in giù nel Verucano lombardo, a fianco di Lucifero proprio non se la sentono…..Vai a spiegarlo al Soccorso Alpino poi …. altro che 40 euri, con le nuove leggi….. Ergo, decidono di tornare sui propri passi. In questo clima apocalittico, fra Yeti che salgono e l’Homo Salvadego che scende dalla Valtellina in groppa a un dahu, per vendere la bresaola al Balisio, ha inizio la ritirata di Russia, che fra l’altro coinvolge anche persone che avrebbero tranquillamente proseguito, ma che, vuoi per solidarietà, vuoi per dovere istituzionale, decidono di cedere al volere della maggioranza. In fondo sta solo nevicando – in montagna, in inverno, a volte capita - ma si sa, la percezione dei fatti è molto soggettiva. Una volta decisa la ritirata strategica, al capitano tocca l’onere di telefonare al Tavecchia : “Non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero… rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!” Mi sta per scappare un “Schettino torni a bordo ca**o !!!” ma so bene che la colpa oggi non è del comandante. Bene, siamo rimasti in 4….. sempre che quei due tornino dalla Madonna delle Nevi. Dopo un po’ Marco e Cristina tornano e siamo pronti per abbuffarci come al solito; con noi c’è Maurizio, conosciuto qui anni fa, che ci fa capottare dal ridere con le sue barzellette per tutto il pranzo. Come sempre accade, gli assenti sono gli unici ad avere torto, perché noi ci siamo divertiti lo stesso. Certo, resta la consapevolezza che in futuro le gite che organizzerà il Cai saranno: “Primo ponte della Val Biandino”, GTA (Grande Traversata del lago di Annone)”, “Grande anello del Segrino”, “Alta Via del Monte Stella da QT8”, “Fontana di Gajum” e altre EE del genere, perché di più, da certa utenza, non si può pretendere. A noi però non ci tocca; noi il nostro modo di intendere e di andare in montagna non lo cambiamo e ce ne tiriamo fuori; start over….. P.S. Il grado di difficoltà indicato rispecchia la percezione avuta dal 90% degli intervenuti. P.S.2. Alla fine ne è uscita una di quelle relazioni da leggere in bagno.... Chiedo venia, ma il dovere di cronaca...
La storiella rende bene l’idea.
È vero che fare un’escursione sotto la pioggia non è piacevole e sarebbe oltremodo stupido partire se si hanno buone probabilità che possa piovere. Però spesso la pessima lettura delle previsioni ci fa presagire eventi apocalittici che sono dovuti solo alla nostra incapacità di capire i bollettini. Cari amici per questo motivo vi invitiamo caldamente a fidarvi dei meteorologi del CAI di Cusano …. al massimo finirete l’escursione come nella foto!! Raffaele
Da Sabato 16 a Sabato 23 Gennaio Settimana bianca - Arabba (BL) Sci alpino e nordico
Monte Ebro - Valcurone (AL) Ciaspolata Le dorsali appenniniche che da Tortona, passando per Volpedo, San Sebastiano Curone e Fabbrica Curone, si innalzano fino a Caldirola e da Novi Ligure, passando per Serravalle Scrivia, Cantalupo Ligure arrivano fino a Capanne di Cosola e a Carrega, costituiscono una delle più affascinanti aree della provincia di Alessandria. Il crinale che tocca i rilievi del Monte Giarolo (mt. 1473), del Monte Ebro (mt. 1700) e del Monte Chiappo (mt. 1700) e divide la Val Curone dalla Val Borbera permette di spaziare a 180 gradi sul territorio di quattro regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia e Liguria, offrendo una panoramica straordinaria sul nostro Appennino.
Domenica 14 Febbraio Val D’Intelvi - Rifugio Bruno (CO) Ciaspolata Una valle di media montagna, terra di un alpinismo rilassato e non estremo, la Valle di Intelvi è lunga circa quindici chilometri. Una valle aperta ed accogliente che insegue il corso del torrente Telo con la sua caratteristica forma ad Y rovesciata. Una terra serena e posata, patria di artisti che hanno lasciato il loro segno visibile durante l'età del Rinascimento e del Barocco.
Monte Cazzola - Alpe Devero (VB) Ciaspolata L'Alpe Devero è una zona natuarale bellissima e i panorami sono stupendi. Il Monte Cazzola è in posizione centrale sull'alpe e consente una visione a 360° di tutto il Devero. A nord è costituito da un dolce pendio, mentre a sud da pendii più ripidi verso la valle Bondolero. Sul suo versante est invece arrivano le piste da sci del Devero. A Nord del Monte Cazzola ci sono interessanti cime rocciose oltre i 3000 metri, quali la Punta Devero, il Pizzo Cornera (Gischihorn) e il Pizzo Cervadone (Scherbadung) che formano il confine naturale con la Svizzera. PROGRAMMA ATTIVITA’ 2016 Domenica 20 Marzo Grevasalvas - Engadina (CH) Ciaspolata Nei pressi del nostro minuscolo e caratteristico villaggio si innalzano cime importanti tra le quali il Piz Lunghin (2.780 m), punto di incontro delle linee spartiacque dei bacini del Po, del Danubio e del Reno, il Piz Grevasalvas (2.932 m), il Piz Martell (2.966 m), il Piz d'Emmat Dadaint (2.927 m) e, a nord-est, il Piz Lagrev (3.164 m). Ed è tra queste ultime due vette che si incunea la Fuorcla Grevasalvas (2.688 m) che, dal paesino, permette di arrivare al lago omonimo (2.390 m).
Domenica 3 Aprile Monte Piambello - Valganna (VA) Escursionismo Il Monte Piambello è una bella montagna che sorge nel cuore del territorio varesino, a sud del pacifico abitato di Marzio. La salita a questa elevazione, oltre che piacevole e rilassante, e pertanto proponibile pressoché a tutti, è interessante sotto il profilo naturalistico, storico e geologico. Il tracciato corre in un affascinante bosco di faggi, castagni, betulle ed abeti e, soprattutto nel periodo autunnale, si riempie di mille colori e profumi; la copertura boscosa offre poi un ottimo riparo anche alla calura estiva, favorendo un clima più fresco e ventilato, che ne permetta l´escursione anche nei mesi più afosi.
Domenica 17 Aprile Laghi del Gorzente - Praglia (GE) Escursionismo I tre laghi fanno parte, per quel che riguarda la parte che ricade nella provincia di Alessandria, del Parco Regionale delle Capanne di Marcarolo. Il lago Lungo è alimentato dal rio Lischeo, le cui acque discendono dai vicini monte Poggio (1081 m) e monte Orditano (950 m). Anche il lago Badana è alimentato dai rivi che discendono dal monte Poggio, mentre il lago Bruno, oltre alle acque provenienti dai due invasi a monte, è alimentato dai corsi d'acqua del monte delle Figne (1172 m) e del monte Taccone.
Domenica 1 Maggio Ghiacciaia di Moncodeno - Grigna Settentrionale (LC) Escursionismo Leonardo da Vinci e successivamente Stenone visitarono e descrissero la famosa Ghiacciaia di Moncòdeno, iniziando così lo studio scientifico dei depositi perenni di ghiaccio ipogeo. Probabilmente quando Leonardo visitò la grotta nell’antro le stalagmiti di ghiaccio e le nevi sul fondo erano molto più vistose di oggi. Complice la mutazione del clima che sta interessando l’intero arco alpino, la ghiacciaia del Moncodeno va incontro a quello che appare come un inesorabile e continuo regresso. Per secoli, invece, rappresentò un grande "frigorifero della natura".
Domenica 15 Maggio Resegone bergamasco (BG) Escursionismo Si chiama Rifugio Resegone la prima struttura costruita sul versante bergamasco della nota montagna omonima. Sono durati circa un anno i lavori di costruzione del primo rifugio sul versante orientale del Resegone. La montagna di 1875 metri sul confine tra la provincia di Bergamo e di Lecco, nota per la sua presenza ne “I Promessi Sposi”, possiede infatti numerosi rifugi e bivacchi sul lato lariano, quali lo Stoppani e il Corti, ma finora nessuno su quello bergamasco. La sottosezione Cai di Valle Imagna per questo motivo ha ampliato e sistemato una vecchia baita di loro proprietà posta a 1265 metri di quota in località Croci-Pratospino.
Da Giovedì 2 a Domenica 5 Giugno Ponte di primavera Escursionismo
Sabato 18 e Domenica 19 Giugno Biciclettata
Sabato 2 e Domenica 3 Luglio Rifugio Chabod e Rifugio Vittorio Emanuele - Valsavaranche (AO) Escursionismo Nato ad Aosta il 23 febbraio 1901 da una famiglia originaria di Tignet, Federico Chabod fu storico, universitario, partigiano e politico ma anche alpinista d'eccezione. Numerose le imprese da lui compiute: la prima italiana senza guide della cresta NE della Grivola, la prima della cresta sud della Dent d'Herens, la prima senza guide del Gran Paradiso per la parete SO insieme allo zio Michele Baratono, la prima della Tours de Notre Dame avvenuta il primo settembre del 1924, la prima discesa della parete est dell'Aiguille Verte de Valsorey, la prima assoluta della Punta Judith-piccolo e ardito torrione tra il Marione e il Faudery nella Valpelline, la Becca di Guin per la cresta Ovest. Da Sabato 9 a Sabato 16 Luglio Settimana verde Domenica 24 Luglio Rifugio Bobba - Cervinia (AO) Escursionismo Il bivacco intitolato a Giovanni Bobba è tradizionalmente chiamato Rifugio Bobba perché un tempo si chiamavano bivacchi le piccole costruzioni in metallo e rifugi le costruzioni in muratura, sia quelle custodite che quelle non custodite. Con lo sviluppo del turismo alpino e l’aumentare delle strutture ricettive la distinzione si è spostata sul tipo di conduzione della struttura ed ora vengono chiamati rifugi le strutture custodite dove è possibile rifocillarsi e bivacchi quelle non custodite dove occorre portarsi il cibo.
Da Giovedì 25 a Lunedì 29 Agosto Trekking itinerante Escursionismo
Escursionismo I Laghi Djouan sono tre bacini, uno grande ed un paio più piccoli, che si trovano nella parte mediana del vallone compreso tra le Cime di Gollein a nord e la Cresta Chandelly a sud aventi alla testata il Colle di Entrelor, versante Valsvarenche; il percorso si sviluppa interamente nel territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso e gli ambienti attraversati sono incontaminati e, soprattutto nella parte alta, popolati dalla caratteristica fauna alpina di cui si possono vedere molti esemplari.
Notturna Il rifugio Alpinisti Monzesi è posto sul versante sud del Resegone, è un balcone sulla Brianza e il Milanese, alle sue spalle si alzano le guglie così caratteristiche nel paesaggio lombardo. Nel corso della sua storia centenaria ha visto il passaggio dei migliori alpinisti, locali e no, e anche di moltissimi appassionati che hanno conosciuto qui la montagna. Da qui infatti partono gli itinerari che con varie difficoltà (anche ferrate) portano alla cima o ai luoghi del Resegone. A 20 minuti di cammino si eleva una parete (la Bastionata) di 200 mt e molte guglie con vie di arrampicata per tutti i gusti. E’ aperto tutto l’anno e nel corso delle stagioni si organizzano eventi culturali, sportivi e di divertimento. Domenica 9 Ottobre Piz d’Alben - Premana (LC) Escursionismo Sul territorio di Premana, sparsi un po' ovunque, si trovano dodici alpeggi o “Mont” come qui vengono chiamati, posti tra i 1200 ed i 1700 metri. Possono essere mete di facili e piacevoli passeggiate. Tutti oggi come nel passato, sono abitati nel periodo estivo dalle famiglie proprietarie degli antichi rustici e vengono vissuti come luoghi di vacanze e di week-end. Si conservano in tal modo non solo gli usi e le abitudini, ma anche l'ambiente naturale. Per queste ragioni le tante mulattiere, strade e sentieri che s'intrecciano lungo il fondo valle e su per i pendii non sono abbandonati, ma fruiti dai residenti e da quanti cercano quassù la quiete e la distensione di passeggiate adatte ad ogni tipo di camminata e ad ogni età. Domenica 23 Ottobre Lago di Cama - Val Mesolcina (CH) Escursionismo La Val di Cama, valle laterale della Val Mesolcina, custodisce una perla naturale di incredibile bellezza, il Lago di Cama, uno specchio d'acqua lambito da prati verdeggianti e da boschi di larici. Nonostante sia posto sotto i 1300 metri di quota, il dislivello da affrontare è considerevole (quasi 1000 metri): la valle infatti è assolutamente incontaminata, e le poche baite o alpeggi in valle non hanno strade di cui servirsi se non il largo sentiero che andremo a percorrere anche noi.
Da Mercoledì 7 a Domenica 11 Dicembre S. Ambrogio sulla Neve Sci alpino e nordico
Sede: Via Zucchi 1 - 20095 Cusano Milanino tel. 0266401206 Orario di apertura: martedì e venerdì dalle ore 21.00 alle ore 23.00 Document Outline
Download 155.4 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
ma'muriyatiga murojaat qiling