Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine, Barchesse di Villa Badoer IL villaggio di Frattesina e le sue necropoli XII x secolo a. C
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- Bu sahifa navigatsiya:
- Avorio e uovo di struzzo
- Ceramica di tipo miceneo
- AMBRA AVORIO
- La necropoli di Frattesina
- LE NECROPOLI DI FRATTESINA
- LA NECROPOLI DI FONDO ZANOTTO
- I RITUALI FUNERARI NELL’ETÀ DEL BRONZO FINALE
Vetro L’area di distribuzione di perle di vetro simili per tipologia e composizione chimica a quelle di Frattesina è particolarmente vasto e richiama in parte, quella delle ambre lavorate. La concentrazione maggiore è in Italia del nord e in Svizzera, con presenze anche in Europa centro-settentrionale, nella penisola italiana e in area Egea. La produzione locale di vetro è documentata per ora con certezza solo nel Veneto meridionale, e in particolare a Frattesina. Tra XIV e XIII secolo a.C., nelle regioni adriatiche del centro-nord compaiono sia ceramiche egee o imitazioni locali, sia perle in materiali vetrosi di probabile produzione egea o vicino orientale. La tecnologia vetraria potrebbe essere inizialmente il risultato di scambi o contatti con maestranze straniere, ma assume già dal XII sec. a.C., un aspetto marcatamente nuovo e distinto da altre tradizioni. guida fratta.indd 53 guida fratta.indd 53 24-02-2010 15:17:41 24-02-2010 15:17:41
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Le analisi in spettroscopia infrarossa condotte sulle ambre di Frattesina le indicano come succinite e la più probabile zona di raccolta o estrazione di questa preziosa resina fossile è la costa baltica. Sebbene non siano stati ancora riconosciuti sicuri centri di fabbricazione delle ambre del bronzo fi nale, la loro variabilità tipologica sembra indiziare una pluralità di centri di lavorazione e Frattesina potrebbe essere stato uno di questi. Elementi da collana riconducibili ai tipi “Tirinto” ed “Allumiere”, coprono un’area vastissima: dalla Svizzera, alle coste siropalestinesi, all’Ucraina, ma la maggiore concentrazione si registra nelle regioni adriatiche, in Italia centrale, in Sardegna e in Grecia. Avorio e uovo di struzzo L’area di provenienza dell’avorio potrebbe essere l’Africa del nord, sebbene resti zoologici e fonti scritte attestino la presenza di elefanti indiani nella Siria dell’Età del bronzo. Pettini del tipo di quelli prodotti a Frattesina sono attestati in diverse località italiane, dal Veneto (Caorle) fi no alla Calabria (Torre Mordillo). La presenza di un pettine in avorio “tipo Frattesina” in una tom- ba, datata al XII sec.a.C., della necropoli di Enkomi a Cipro potrebbe essere un indizio della provenienza dell’avorio grezzo dalle coste siro-palestinesi ed anche di un ritorno di prodotti fi niti lungo gli stessi itinerari. È probabile che dalla stessa zona di provenienza dell’avorio venga anche l’uovo di struzzo, di cui sono stati riconosciuti a Frattesina diversi frammenti, probabili resti di contenitori, spesso fi nemente decorati, noti in questa fase nel Mediterraneo orientale.
Pochissimi, ma di notevole interesse, i frammenti di ceramica di tipo tardo miceneo recuperati nell’abitato, distinguibili dalle produzioni locali per l’impiego di argille depurate, modellate al tornio, provviste di decorazione dipinta e cotte a temperature superiori ai 900°C. Le indagini archeometriche condotte sui frammenti ne indicano una probabile provenienza dai villaggi “miceneizzati” dell’Italia meridionale (Puglia e forse Calabria), dove una più avanzata tecnologia della produzione ceramica era stata introdotta da artigiani egei. guida fratta.indd 54 guida fratta.indd 54 24-02-2010 15:17:42 24-02-2010 15:17:42 55 Piano Terra, Sala III guida fratta.indd 55 guida fratta.indd 55 24-02-2010 15:17:44 24-02-2010 15:17:44
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L’ambra è una resina non completamente fossilizzata. Il tipo più famoso e sfruttato fi n dall’antichità è quello dell’area baltica. Il suo colore solare e lucente, il profumo resinato, le supposte qualità terapeutiche o apotropaiche e la provenienza dall’estremo nord suscitarono l’interesse delle popolazioni mediterranee fi n dall’Età del bronzo: i più antichi vaghi da collana in ambra baltica rinvenuti in Italia e in Grecia risalgono al XVII - XVI sec. a.C. A Frattesina sono stati rinvenuti vaghi da collana di varie forme. Il ritrovamento invece di vaghi non fi niti (privi del foro) ed alcuni blocchetti di materia prima testimonia la lavorazione locale. A Frattesina si lavorava anche l’avorio di elefante, animale certamente non presente nella fauna locale. Il ciclo produttivo, documentato da alcune centinaia di scarti e pezzi semilavorati, non doveva essere molto diverso da quello della lavorazione del corno di cervo. Dato l’intrinseco valore, questo materiale era destinato alla produzione di oggetti di prestigio, come rivestimenti per manici di spade o coltelli e soprattutto pettini. Questi ultimi, individuati per la prima vol- ta in questo sito nel cosiddetto “tesoretto”, hanno un’impugnatura a semicerchio fi tta- mente decorata a cerchielli concentrici incisi (o “occhi di dado”) guida fratta.indd 56 guida fratta.indd 56 24-02-2010 15:17:45 24-02-2010 15:17:45 57 Piano Terra, Sala III
Eccezionale ripostiglio rinvenuto nell’abitato di Frattesina, costituito da diversi materiali di prestigio: fi bule e spillone in bronzo, cannelli cilindrici decorati, almeno 5 pettini in avorio, alcune centinaia di dischetti forati in osso/corno e di perline in vetro azzurro, 25 perle in ambra, di cui 6 di tipo Tirinto, una cote litica e i resti di un recipiente in lamina di bronzo (situla tipo Kurd), probabile recipiente del ripostiglio. guida fratta.indd 57 guida fratta.indd 57 24-02-2010 15:17:46 24-02-2010 15:17:46 58 Piano Terra, Sala III
Se si escludono le sepolture ed i relativi corredi funerari, ben pochi sono gli indizi che consentono di avvicinarsi alla struttura ideologica e religiosa delle comunità preistoriche. Tra i materiali rinvenuti nell’abitato, di carattere cultuale potrebbero essere le raffi gurazioni animali ed umane in terracotta. Statuine di bovini o semplici stilizzazioni di protomi taurine sulle anse di tazze, sono molto diffuse a partire dall’Età del bronzo recente e sono state interpretate come un riferimento simbolico a culti legati al mondo terrestre. Indizi di una certa rilevanza del cavallo nella sfera ideologica sono le sue raffi gurazioni in ceramica, non di rado associate al carro. Di fattura molto stilizzata sono le statuine antropomorfe maschili e femminili, interpretabili come idoletti o rappresentazioni di antenati. In alcuni casi le rappresentazioni della fi gura umana, generalmente rare in quest’epoca, sono state interpretate come esito di contatti con il mondo mediterraneo. Ne sono un esempio anche le raffi gurazioni a rilievo che decorano due frammenti di dolio, uniche nel loro genere in ambito locale. Particolarmente degno di nota il frammento maggiore, che presenta una scena, forse di danza, con fi gure umane dalla testa di uccello. Di particolare rilievo, infi ne, i frammenti di una lamina d’oro, che potrebbe testimoniare la presenza di “dischi solari” riferibili all’immagine del sole e a culti astrali. guida fratta.indd 58 guida fratta.indd 58 24-02-2010 15:17:47 24-02-2010 15:17:47
59 La necropoli di Frattesina Primo Piano, Sala IV guida fratta.indd 59 guida fratta.indd 59 24-02-2010 15:17:48 24-02-2010 15:17:48
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Le ricerche archeologiche hanno portato all’individuazione di due necropoli, o aree di sepoltura dei defunti, pertinenti all’abitato protostorico di Frattesina. La prima necropoli, individuata nel 1977, è quella di Fondo Zanotto, posta a circa 500 m a Sud-Est dell’abitato. L’area funeraria ha restituito più di 150 sepolture, prevalentemente ad incinerazione, tutte databili all’Età del bronzo fi nale/prima Età del ferro (XII-IX sec. a.C.). La seconda necropoli è stata scoperta nel 1985 a Narde, un’area posta a 700 m a Nord/ Ovest di Frattesina, sulla sponda opposta dell’antico corso del Po rispetto a quella lungo la quale si sviluppava l’abitato. L’area funeraria ha restituito circa 600 sepolture disposte su più livelli in modo da costituire un grande tumulo artifi ciale. Nel 2004, a 150 m di distanza, è stata individuata un’altra zona dedicata alla sepoltura e alla combustione dei defunti, detta Narde II, facente parte probabilmente della stessa grande area sepolcrale, che ha restituito 240 sepolture, prevalentemente a rito crematorio e sempre databili all’Età del bronzo fi nale/prima Età del ferro (XII-IX sec. a.C.). guida fratta.indd 60 guida fratta.indd 60 24-02-2010 15:17:48 24-02-2010 15:17:48 61 Primo Piano, Sala IV
LA SCOPERTA E GLI SCAVI Nel 1977 sono emerse alcune sepolture in seguito a lavori di aratura profonda in una zona posta a 500 m a E/S-E dell’abitato di Frattesina. Nel 1979 sono iniziate le regolari campagne di scavo che hanno permesso il ritrovamento di circa 150 sepolture, quasi tutte ad incinerazione. L’ORGANIZZAZIONE DELLA NECROPOLI Nell’ambito della necropoli sono stati individuati tre gruppi di sepolture, all’interno dei quali le urne appaiono concentrate in raggruppamenti minori, secondo uno schema di deposizione a più livelli, quasi completamente sovrapposti. I grandi nuclei di sepolture potrebbero rappresentare dei gruppi di parentela, divisi poi al loro interno nelle singole famiglie. LE TOMBE Le sepolture presentano un’urna cineraria, generalmente di forma biconica, coperta da una scodella capovolta, deposta in un pozzetto scavato nel terreno, che spesso conserva sul fondo un sottile strato di carboni e qualche frammento del corredo. Gli elementi del corredo sono principalmente costituiti da ornamenti, spesso contorti dal fuoco, perché indossati dal defunto al momento del rito funebre. Nel complesso sono poche le sepolture con corredi ricchi, costituiti dall’associazione di elementi bronzei ed ornamenti di altro materiale pregiato, e non presentano comunque esteriormente elementi distintivi. In più casi sul collo delle urne cinerarie è stata riscontrata una ricca decorazione incisa, elemento che non risulta, invece, riscontrabile tra i numerosi ritrovamenti dell’altra necropoli di Frattesina, in località Narde. guida fratta.indd 61 guida fratta.indd 61 24-02-2010 15:17:48 24-02-2010 15:17:48 62 Primo Piano, Sala IV
LA SCOPERTA E GLI SCAVI Nel 1985 in un’area posta 700 m a N/W dall’abitato di Frattesina sono emerse alcune sepolture in seguito ad uno scasso effettuato nel terreno per la messa in opera delle tubature dell’acquedotto. Dal 1987 sono iniziate le regolari campagne di scavo che hanno portato alla luce circa 600 sepolture prevalentemente ad incinerazione e databili all’Età del bronzo fi nale/ prima Età del ferro (XII-IX sec. a.C.). L’ORGANIZZAZIONE DELLA NECROPOLI Gli scavi archeologici nell’area della necropoli sono stati portati avanti per tagli orizzontali, che hanno messo in evidenza 4 livelli sovrapposti di sepolture e un quinto livello nella zona centrale, dove si è notata una forte concentrazione di tombe. L’insieme delle sepolture formava un grande tumulo artifi ciale, lungo circa 30 m e conservato per un’altezza di poco più di 1 m. LE TOMBE Ogni sepoltura è costituita da un’urna cineraria, generalmente di forma biconica, coperta da una scodella capovolta, deposta in un pozzetto scavato nel terreno, che spesso conserva sul fondo un sottile strato di carboni e resti del rogo funebre. All’interno dell’urna, o nel pozzetto, venivano deposti alcuni oggetti appartenuti al defunto. NARDE II: UNA NUOVA AREA SEPOLCRALE DELLA STESSA NECROPOLI Nell’autunno del 2004, nel corso dei lavori di scavo di un canale di bonifi ca, in un’area posta circa 150 m a Sud-Est della necropoli di Narde, e denominata Narde II, sono emerse alcune sepolture, sempre databili al bronzo fi nale. La scoperta ha dato inizio ad una campagna di scavo (durata fi no all’aprile del 2005), che ha portato alla luce 240 tombe databili all’Età del bronzo fi nale/prima Età del ferro (XII-IX sec. a.C.), tutte a cremazione, tranne una ventina che presentano il rito inumatorio. Le ricerche hanno individuato anche una superfi cie ricca di carboni e ceneri, con evidenti tracce di attività antropica, identifi cabile con l’ustrinum, l’area destinata all’incinerazione dei defunti. guida fratta.indd 62 guida fratta.indd 62 24-02-2010 15:17:49 24-02-2010 15:17:49 63 Primo Piano, Sala IV
IL RITUALE FUNERARIO DELL’INCINERAZIONE Il rito funebre maggiormente seguito nell’Età del bronzo fi nale nell’area padana, come in tutte le altre aree che presentano caratteristiche “protovillanoviane”, è quello della cremazione. Il corpo del defunto veniva esposto alle fi amme della pira funebre con le vesti e gli ornamenti, come è attestato dalle condizioni degli elementi metallici del corredo, che si presentano, nella maggior parte dei casi, contorti e deformati per la lunga esposizione al calore. Le ossa combuste venivano raccolte in modo accurato e deposte all’interno dei cinerari. In tutta l’area padana è attestata frequentemente la pratica della deposizione nei pozzetti scavati nel terreno di una parte della cosiddetta “terra di rogo”, cioè i resti dell’avvenuta combustione, costituiti principalmente da carbone, ma anche da qualche frammento di ossa combuste e da minuti frammenti ceramici. guida fratta.indd 63 guida fratta.indd 63 24-02-2010 15:17:49 24-02-2010 15:17:49
64 Primo Piano, Sala IV LE ANALISI EFFETTUATE SUI RESTI OSSEI CREMATI Anche i resti scheletrici umani incinerati, malgrado l’azione distruttiva del fuoco, conservano infor- mazioni utili a tracciare “la storia biologica” (sesso, Età alla morte, patologie, ecc.) delle antiche comunità e possono fornire varie indicazioni, quali la tem- peratura di cremazione e il numero di individui presenti nella stessa urna, mentre la consistenza quantitativa e qualitativa (raccolta selettiva) dei resti può essere collegata ad azioni specifi che, come le pratiche del rituale funerario e gli eventi posteriori alla sepoltura (dispersione delle ossa). L’osservazione del colore dei frammenti ossei (dal marrone/nero al bianco) ha un alto potenziale di informazione come indicatore delle temperature di combustione, che potevano variare da 300° a oltre 1000° C. La combustione del corpo del defunto dà come risultato fi nale un insieme di frammenti ossei che rappresentano, in peso, poco più del 5% del corpo del defunto, pari a circa 2288 g negli individui maschili e 1550 g in quelli femminili. Nella necropoli di Narde sono stati osservati pesi inferiori a quelli attesi, suggerendo una dispersione durante la raccolta e la deposizione in urna dei resti cremati. Tale perdita potrebbe essere attribuita ad una “raccolta selettiva” che predilige alcuni distretti scheletrici rispetto ad altri, oppure ad una perdita casuale di elementi . guida fratta.indd 64 guida fratta.indd 64 24-02-2010 15:17:50 24-02-2010 15:17:50
65 Primo Piano, Sala IV IL RITUALE FUNERARIO DELL’INUMAZIONE In entrambe le ne- cropoli di Frattesina sono state individuate alcune sepolture di individui deposti di- rettamente nella nuda terra, secondo il rituale inumatorio. Si può parlare solo di pochi casi, per i quali è stato supposto che si trattasse di individui di rango differente, forse servile, anche per il fatto che non presentano praticamente mai un corredo (ad eccezione delle spiraline fermatrecce in bronzo o di poche perline in vetro) e risultano spesso danneggiati dalle sepolture successive. L’analisi dei resti scheletrici ha evidenziato che si tratta di individui di sesso sia maschile che femminile, di Età sia adulta che infantile. LE ANALISI EFFETTUATE SUI RESTI OSSEI Le determinazioni antropologiche più importanti sono quelle di sesso ed Età, che danno informazioni sulla durata della vita media e sulla composizione dei gruppi umani. È inoltre possibile ricostruire l’aspetto fi sico dei singoli individui e del campione di popolazione di cui fanno parte: le misure delle ossa lunghe permettono di calcolare la statura, mentre alcuni indici scheletrici e alcune alterazioni in punti specifi ci delle inserzioni muscolari consentono di valutare le abitudini di vita e le attività occupazionali. L’analisi delle ossa e dei denti viene utilizzata anche per l’identifi cazione di patologie. I rapporti di parentela fra gli individui sepolti nella stessa necropoli possono essere identifi cati in base alla frequenza di determinati caratteri morfologici dei denti; l’analisi del DNA, non ancora effettuata per gli inumati di Frattesina, può offrire nuove possibilità allo studio delle relazioni genetiche tra le popolazioni. guida fratta.indd 65 guida fratta.indd 65 24-02-2010 15:17:51 24-02-2010 15:17:51
66 66 Primo Piano, Sala IV Nell’Età del bronzo fi nale si fanno sempre più numerosi i simboli e le pratiche di culto che tendono a caratterizzare la divinità in senso celeste e astrale. L’immagine del sole ricorre di frequente anche in raffi gurazioni articolate, delle vere barche o carri solari, trainati da uccelli acquatici che ricorrono a coppie o in fi le. Gli uccelli dal lungo becco, riprodotti di frequente negli oggetti di prestigio, o anche solo di pregio, sono interpretabili come esseri sovrannaturali, quale tramite tra l’uomo e la divinità. Il dono alla divinità viene “sacrifi cato”, reso immateriale, tramite la combustione o reso non più funzionale, tramite la fratturazione. Sia la pratica della combustione, che quella della fratturazione compaiono sia nel rituale di culto che in quello funerario. Questo potrebbe signifi care che, con il rito funebre della cremazione accompagnato dalla fratturazione intenzionale di alcuni oggetti di corredo e dalla combustione di altri, il defunto e tutto ciò che lo accompagna vengano intesi come offerta alla divinità, come vittima sacrifi cale resa immortale perché proiettata nella sfera ultraterrena dove ha sede la divinità. Molti sono gli indizi, individuati sia in abitato che in necropoli, che attestano in vario modo le pratiche rituali suddette. Nell’ambito delle necropoli, oltre alla pratica pressoché esclusiva della cremazione, risultano frequentissimi i casi di de-funzionalizzazione dei vasi ossuari (con la frattura intenzionale delle anse o delle prese) o degli oggetti di bronzo appartenuti al defunto, in particolare modo degli strumenti da taglio (rasoi, coltelli, spade). CULTO guida fratta.indd 66 guida fratta.indd 66 24-02-2010 15:17:52 24-02-2010 15:17:52
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Nel 50% circa delle sepolture rinvenute nelle necropoli di Frattesina è stato individuato il corredo personale deposto all’interno dell’urna o nel pozzetto, costituito principalmente da ornamenti ed oggetti dell’abbigliamento in bronzo (78%), ma anche da utensili (12%), strumenti da toletta (7%) e più raramente armi. La distinzione tra gli elementi che compongono i corredi è resa ancor più diffi cile dalla pratica frequentemente riscontrata, nell’oltre il 10% dei casi, di raccogliere i resti di più individui nella stessa urna. Due sepolture della necropoli di Narde, che presentano tra gli elementi di corredo una spada (tipo Allerona, varietà B), costituiscono un caso eccezionale in tutto il panorama dell’Italia settentrionale, in quanto nell’Età del bronzo fi nale vigeva il divieto assoluto di deporre armi all’interno delle sepolture. L’eccezionalità delle due sepolture di Narde fa pensare alla presenza di due individui di rango superiore, caratterizzati come guerrieri. guida fratta.indd 67 guida fratta.indd 67 24-02-2010 15:17:53 24-02-2010 15:17:53 68 Primo Piano, Sala IV
Spilloni
Fibule serpeggianti Anelli
Rasoio, pinzetta depilatoria Cote litica (per affi lare le lame) Armi (spade)
Fibule ad arco semplice Fermatrecce Anelli
Elementi per fi lare (fuseruole) Collane di perle di vetro o ambra CORREDO INFANTILE Braccialetti Palline e sonagli di terracotta Fibule
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