Provincia: Cuneo. Area storica: Monregalese. Abitanti
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Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Lequio Tanaro Francesco Panero 1996
Comune: Lequio Tanaro
Provincia: Cuneo. Area storica: Monregalese. Abitanti: 629 (ISTAT 1991). Estensione: 1208 ha (ISTAT 1991). Confini: a nord-ovest Narzole, a nord-est Novello, a est Monchiero, a sud-est Dogliani e Farigliano, a sud Piozzo, a sud-ovest Bene Vagienna. Frazioni: capoluogo (con Bottero, Bricco, Case Casalasso, Case Cavalieri, Case Gallotto, Case Onorato, Case Senato, Case Vacchetta, Case Gallesio, «case sparse»), Costamagna (con Bottero di Costamagna, «case sparse»).
Lequio si erge la chiesa di S. Maria («Sancta Maria ad Leucum»), che costituisce il nucleo insediativo più antico di Lequio Tanaro – essendo attestata già nel 901 – e che conserva una stele funeraria di epoca romana imperiale (proveniente probabilmente da Augusta Bagiennorum). La frazione «Costamagna» è attestata come insediamento autonomo a partire dal 1276 (Il Libro Verde della Chiesa d’Asti, vol. II, p. 179, doc. 302 [18 giugno 901]; Appendice documentaria al Rigestum Comunis Albe, p. 211, doc. 147 [20 ottobre1276]).
da Ludovico III al vescovo di Asti. La chiesa era munita di fortificazioni ed era provvista di una vasta proprietà terriera, che nel documento viene fatta ascendere a trentamila iugeri: molto probabilmente questa superficie, essendo occupata da boschi situati in prossimità della Selva Bannale, è latamente approssimativa, perché altrimenti occorrerebbe pensare a un territorio di oltre 230 kmq, globalmente donato al vescovo insieme con altri centomila iugeri di terreni dipendenti dalla curtis di Bene.
a Lequio della chiesa di S. Maria, che potrebbe invece indicare la chiesa matrice omonima di Bene Vagienna. L’osservazione è interessante, ma andrebbe confermata da altri elementi, poiché una visita pastorale del 1587 (Relazione Scarampi) – citata dallo stesso autore – riporta che Scarampi si recò «ad Leucum ad capellam Sancte Marie de Lacu»; nella stessa località vi erano nel 1587 una cappella «diruta» intitolata a S. Maria Maddalena e una chiesa intitolata a S. Angelo «in contradam de Lequio» (Conterno 1989, pp. 22 sgg., 40). A favore dell’interpretazione tradizionale – che vedrebbe invece nella chiesa di S. Maria «ad Leucum» una cappella distinta dalla pieve di Bene – resta l’articolazione descrittiva del diploma di Ludovico III, che consente di individuare: a) la corte di Bene presso la pieve, con castello e acquedotto, più centomila iugeri di terra, secondo la stima approssimativamente dichiarata («cortem que dicitur Baienne scitam iuxta eiusdem loci plebem suo pertinentem Episcopatui habentem per mensuram iugera centum milia cum extimatione legitima cum castello muris circumdato et aqueductu»); b) terre (stimate in trentamila iugeri) e «ville» situate nel «circuitum» di S. Maria di Lequio, cappella incastellata pertinente alla pieve di Bene («et cum omnibus terris et villis que sunt in circuitu sancte Marie ad Leucum, titulum et castellum pertinentem de plebe Baienis que sunt per mensuram iugera triginta milia»). Secondo Casalis nel 1645 il capitolo di Bene fonda la parrocchia di S. Michele Arcangelo e nel 1740 è costruita nel cantone Costamagna la chiesa di S. Onorato, col titolo di vicaria.
Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Lequio Tanaro Francesco Panero 1996
Comunità, origine, funzionamento: nel 1029 la comunità passa dalla dipendenza del vescovo di Asti a quella di Abellonio del fu Alineo. Si evidenzia così il territorio di Lequio rispetto a quello di Bene e di Salmour, dove vescovo ed esponenti della famiglia di Abellonio vantavano diritti signorili (Le più antiche carte dell’archivio capitolare di Asti, pp. 316 sg., doc. 161 [19 agosto 1029]). Nel 1292 è ben definito il «posse Lequi», che sembra corrispondere al territorio comunale: nel documento appare infatti il termine «comune». Nel corso del sec. XIII tuttavia Bene impone la sua superiorità giurisdizionale su Lequio, che nei secoli successivi risulta cosi aggregata al territorio comunale di Bene. Solo nel 1694 viene scorporata da Bene e ottiene l’autonomia amministrativa.
vescovi di Asti. Nel secolo XI è temporaneamente sottoposta alla giurisdizione di Abellonio della famiglia de Sarmatorio (cfr. la scheda dedicata a Salmour). Nel secolo XIII è soggetta alla giurisdizione dei vescovi di Asti, ma è inglobata, con Costamagna, nel distretto politico del comune di Bene, che affianca il vescovo nell’esercizio del potere in loco.
principe Ludovico d’Acaia la concede per feudo ai Costa. Quando nel 1561 il duca di Savoia Emanuele Filiberto cede a Giovanni Lodovico Costa, conte di Bene, i luoghi, di Chatillon, De Doubes e Pont Devele in Bresse – in cambio del contado di Bene –, la contea risulta costituita da Bene, Carrù e Trinità: ciò dimostra che Lequio e Costamagna continuano a far parte integrante del territorio comunale benese (AST, Corte, Provincia di Fossano, m. 2, n. 4 [26 giugno 1561]). Il 24 luglio 1692, in previsione di una nuova infeudazione, Lequio e Costamagna sono smembrate dal comune di Bene, nonostante la forte opposizione di quest’ultimo. La separazione è attuata il 7 novembre 1694 e Lequio (con Costamagna) viene infeudata al conte Giovanni Secondo Salmatoris.
e Costamagna sono ridotte «a mani regie», previo risarcimento del conte Salmatoris con la somma di lire 12.500 da parte delle regie finanze.
costituiscono insieme un comune a sé. Accorpata nuovamente a Bene nel 1927, Lequio riacquista l’autonomia amministrativa nel 1947.
Bene ottiene dai Savoia terre di uso comunitario ubicate nel territorio di Bene, che evidentemente gli abitanti di Lequio e Costamagna sfruttavano già prima della divisione territoriale: nel 1720 la comunità «consegna» di possedere i beni denominati Liasso,
posti nei fini di Bene e pervenuti a detta Comunità al tempo della smembrazione e separazione fatta del detto luogo con la detta città di Bene, componenti in tutto giornate settantanove, tavole cinquantanove, oltre il corroso e giajre del fiume che ascendono a giornate vinticinque circa, quali beni ha dichiarato esser registratti e cattastratti e concorrenti al pagamento dell’annue debiture reggie.
Ma già nel 1716 la comunità aveva consegnato boschi, gerbidi e prati situati nel proprio territorio (AST, Corte, Provincia di Fossano, m. 2, n. 4 [26 giugno 1561]; AST, Camera dei Conti, art. 749, Atti per feudi, m. 73/3, fasc. 32 [24 luglio 1692 e 7 novembre 1694]; fasc. 33 Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Lequio Tanaro Francesco Panero 1996
[1723]; Consegnamenti, vol. 420, n. 322 [29 maggio 1716]; Seconda archiviazione, I registro, 41, Provincia di Fossano, f. 38 [30 settembre 1720]). I beni comunali tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento sono ubicati nelle seguenti località: Casalassi, Bella, Bricco, Bricco San Martino, Basse, Rivaletto, oltre che in prossimità del centro abitato (CLUC, Torino, fascicolo Lequio Tanaro).
AST (Archivio di Stato di Torino):
Camera dei Conti, art. 749, Atti per feudi, m. 73/3, fascc. 32 e 33; Camera dei Conti, Consegnamenti, vol. 420, n. 322 [29 maggio 1716]; Seconda
archiviazione, I registro, 41, Provincia di Fossano, f. 38; Corte, Provincia di Fossano, m. 2, n. 4. CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), Torino, fascicolo Lequio Tanaro.
anche quelli del 1742, 1760, 1858 (AC Lequio Tanaro).
che raccolgono i verbali del Consiglio comunale dal 1707 al 1885.
(BSSS 28). Appendice documentaria al Rigestum Comunis Albe, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1912 (BSSS 22). Bordone R., Città e territorio nell’alto medioevo. La società astigiana dal dominio dei
1898.
Casalis G., Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il re di Sardegna, Torino 1833-56. Comba R., II primo incastellamento e le strutture economiche e territoriali del Piemonte sud- occidentale fra X e XI secolo, in Structures de 1’habitat et occupation du sol dans les Pays méditerranéens: les méthodes et l’apport de l’archeologie extensive, Rome-Madrid 1988, pp. 479-433. Conterno G., Pievi e chiese tra Tanaro e Stura nel 1388, in La diocesi di Mondovì. Le ragioni
Filippi F., Micheletto E., II territorio fra Tanaro e Stura: contributo alla carta archeologica, in Fossano 1236-1986, Fossano 1987 (Quaderni della Casa di Studio Fondazione Federico Sacco, 10), p. 31. Il Libro Verde della Chiesa d’Asti, a cura di G. Assandria, Pinerolo 1907 (BSSS 25-26). Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Lequio Tanaro Francesco Panero 1996
Maero F.P., Salvaguardia delle identità locali e razionalizzazione amministrativa in provincia di Cuneo, in «BSSSAACn», 116 (1997), appendice 1.
Una prima importante tappa nella formazione dell’identità del territorio di Lequio Tanaro si colloca nel 1029, quando il vescovo di Asti assegnò con contratto di livello ad Abellonio del fu Alineo (cfr. la scheda dedicata a Salmour) l’azienda agricola signorile (curtis), il castello, le cappelle e tutto il districtus, cioè il potere di comandare e giudicare, e il patrimonio fondiario vescovile di Lequio. In questo modo il territorio di Lequio veniva a distinguersi da quelli di Salmour, Trifoglietto-Narzole, San Gregorio di Cherasco e Bene, tutti enucleatisi all’interno dell’antico territorio municipale di Augusta Bagiennorum (Le più antiche carte dell’archivio capitolare di Asti, pp. 316 sg., doc. 161 [19 agosto 1029]). Successivamente Lequio dovette ritornare sotto il controllo diretto dei vescovi di Asti, la cui presenza è costantemente documentata a Bene e, in due atti del 1276 e del 1292, nella stessa Lequio. Nel 1292 il vescovo Oberto permutò un appezzamento di terra contro uno di vigna con Guglielmo Spada di Bene. Il primo appezzamento è ubicato «in posse Lequi, ubi dicitur in villario Lequi» e tra le coerenze appare il «comune» (termine che potrebbe però significare semplicemente terre di uso comune e non beni appartenenti al comune inteso come istituzione); la vigna è situata «in eodem posse Lequi ubi dicitur post castrum»; il documento è redatto «in castro Bennarum». Sono notizie laconiche, tuttavia importanti per confermare che a Lequio vi era un castello diverso da quello di Bene (come già indicava il documento del 901, senza che peraltro la fortezza locale fosse necessariamente sullo stesso sito, a distanza di quasi quattro secoli): la presenza di un castello è connessa nel 1292 con un territorio ben definito, che probabilmente è da intendersi anche come territorio comunale (quantunque non vi siano altre indicazioni sul funzionamento di una possibile organizzazione comunale locale). Per contro, il termine «villarium» attribuito a Lequio – per analogia con la vicina realtà cheraschese – potrebbe indicare, alla fine del secolo XIII, l’esistenza di un villaggio inserito in un territorio più ampio che fa capo ad un’altra località (Il Libro Verde della Chiesa d’Asti, pp. 166 sg., doc. 295 [7 aprile 1292]). Questa località “dominante” è sicuramente Bene Vagienna, che verso la metà del Duecento è saldamente organizzata a comune e, come le città e alcuni centri semiurbani della regione, sta cercando di costruire un proprio distretto politico e si allea di volta in volta con i comuni più importanti del Piemonte sud-occidentale: ricordiamo soltanto l’alleanza stipulata nel 1240 con Alba, Cuneo, Mondovì, Savigliano e Fossano (Cuneo 1198-1382, pp. 32 sgg., doc. 17 [8 marzo 1240]). Nel 1276, in occasione di un trattato stipulato fra i comuni di Asti, Alba e Bene, vengono riconosciuti «dominium et iurisdictio» del vescovo di Asti a Bene, Lequio e Costamagna, che appaiono dunque come tre insediamenti distinti. Quali conclusioni trarre da tutto ciò? Allo stato attuale della ricerca è possibile ritenere che le istanze comunali di Lequio (e forse anche della comunità di Costamagna) siano presto soffocate da Bene, che come comune affianca e poi eredita, per così dire, le competenze giurisdizionali del vescovo di Asti (signore di Bene, di Lequio e di Costamagna e grande proprietario fondiario nelle tre località), caratterizzandosi come comune unitario, fra l’età angioina e il momento del passaggio ai Savoia (cfr. la scheda dedicata a Bene Vagienna). L’unione di Lequio (e Costamagna) con Bene continuò fino al 1694, quando il villaggio fu scorporato dalla “città” dominante e infeudato al conte Giovanni Secondo Salmatoris: in ciò sono evidenti le analogie con la storia di Narzole in rapporto con Cherasco. Infatti il 24 luglio 1692, in previsione dell’infeudazione, Lequio e Costamagna sono smembrate dal comune di Bene, nonostante la forte opposizione di quest’ultimo; la separazione è attuata il 7
Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Lequio Tanaro Francesco Panero 1996
novembre 1694 (AST, Camera dei Conti, art. 749, Atti per feudi, m. 73/3, fasc. 32 [24 luglio 1692 e 7 novembre 1694]). Comprese ormai nella provincia di Fossano, nel 1723 Lequio e Costamagna sono ridotte «a mani regie», previo risarcimento del conte Salmatoris con la somma di lire 12.500 da parte delle regie finanze. II 30 giugno 1733 il conte Vittorio Amedeo Giuseppe Filiberto Maria Costa della Trinità è investito di oltre 224 giornate di terre feudali nel territorio di Lequio; ma il 23 luglio 1734 il conte Gaspare Ignazio Salmatoris è nuovamente in possesso della giurisdizione su Lequio e Costamagna, a titolo di feudo, con diritto di «pene, multe, bandi campestri, più la nave sopra il Tanaro». Nel 1753 il conte Francesco Amedeo Salmatoris consegnava, tra i diritti feudali, il pedaggio e una bealera che portava acqua a Cherasco. L’Indice dei feudi (AST, Camera dei Conti, Indice dei feudi, vol. 316; Consegnamenti, vol. 420, nn. 294, 413) registra la località con il nome di Lequio di Bene – per distinguerla da Lequio Berria (Lequio d’Alba) – e la pone nella provincia di Mondovì, alla quale era passata al momento dell’archiviazione degli atti di infeudazione. Accorpato a Bene Vagienna nel 1927, il comune di Lequio Tanaro riacquista la propria autonomia amministrativa nel 1947. Download 56 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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