V V b d V u o L p r o V a r e


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Comunicazione di Politica Locale di Giuseppe Simoni - Consigliere  Comunale di Minoranza della lista NUOVA DRESANO

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V V B D   V U O L   P R O V A R E ,

Sommario


1 - Dresano 1997. Come si

distrugge un cultura

3 - Due pesi e due misure: a

proposito di associazionismo

ed aggregazione

4 - La nostra millenaria civiltà

cristiana

5 - Dagli aneddoti della storia di

Dresano... alla grande

cultura europea il passo è

breve - Ultimissime: il

temporale colpisce ancora!

6 - La citazione dello scritto che

spiega al turista quel

“campione” di giardino

rinascimentale messo a

Cervia...

C

ulture intese come quei complessi di



valori diffusi e condivisi, che, messi

insieme, fanno di un  coacervo di donne e

uomini una società. E cioè un gruppo

motivato che, pur nel necessario confronto

e dialettica interna, cerca di perseguire gli

obbiettivi che quei valori condivisi

additano. Naturalmente il tutto riferito alla

comunità di Dresano. Ho pensato quindi di

scrivere tre articoletti. Uno che parla di

vissuto dresanese e di quella particolare

“cultura” che è stata, prima la formazione,

e poi la condivisione di un concetto che è

poi molto semplice. E cioè che è realmente

possibile, se si vuole, far stare insieme da

una parte sviluppo, progresso, tecnologie,

con, dall’altra parte, rispetto dell’ambiente,

amore e protezione della natura.

E l’articolo non è che il racconto di fatti che

testimoniano come questa cultura, che era

inizialmente fiorita spontaneamente nel nostro

paese, sia invece stata devastata e distrutta in

un istante. E da chi e perché. Il secondo

articolo, anch’esso fortemente legato al nostro

territorio, parla della cappelletta subito fuori

Balbiano, sulla strada sterrata che arriva fino a

Lanzano, e vuole riflettere un attimo su come in

mezzo secolo l’ambiente, le acque superficiali, e

principalmente le persone, siano diventate

diversissime, praticamente irriconoscibili. E siano

destinate a cambiare ancora drammaticamente.

Il terzo è sulla mia scoperta, del tutto casuale,

di una interessante e sorprendente connessione

storica fra Bernabò Visconti [il protagonista del

famoso aneddoto del suo incontro col povero

dresanese nella foresta del castello di

Melegnano (vedi VVBD

di alcuni numeri fa

)],


anzi fra la sua famiglia, e l’altra nobile famiglia

dei Wurttenberg di Stoccarda, una connessione

che ha segnato la diffusione in Europa dell’arte

rinascimentale italiana dei giardini.



Dresano 1997. Come si distrugge una

cultura.

A Dresano, verso la fine del 1996, c’era stato  il

successo corroborante, e così intensamente

vissuto dalla nostra comunità, dell’uscita

definitiva dall’ìncubo del potenziale disastro

ambientale ex ICEP. E quindi occuparsi

appassionatamente di questioni ambientali

locali, era diventata quasi un’abitudine, una

gradita e diffusa pratica regolare. Perché la

CAD, Cittadinanza Attiva Dresanese, che aveva

poi espresso il Comitato spontaneo di cittadini,

si era riunita regolarmente una volta alla

settimana per più di un anno, e aveva vissuto la

grandissima soddisfazione di vedersi ascoltata in

pieno nelle sue sacrosante rivendicazioni, a

dispetto dell’inganno che stavano orchestrando

inizialmente le istituzioni. E, dobbiamo dire,

eravamo contenti anche perché il Comitato

aveva ricevuto forti apprezzamenti da

Legambiente Lombardia e in particolare dal suo

presidente di allora.

Addirittura io ero ufficialmente membro del

gruppo di persone che si riuniva regolarmente

tutti i sabato

pomeriggio con

il presidente

nella sede di

Milano di

Legambiente,

che allora era

dalle parti di

Piazzale Loreto, per esaminare le svariate

questioni e vertenze ambientali allora in essere

in tutta la Regione Lombardia (discariche, morìe

di pesci dovute a immissioni pirata di rifiuti

tossici nei fiumi, attività delle ecomafie non

certamente cessate col fallimento della

Petroldragon di Andrea Rossi, problematiche di

traffico, questioni relative al trasporto pubblico

su ferro, eccetera). Ed io ero chiamato a

contribuire, come “esperto”, suggerimenti pratici

riguardo alle azioni che Legambiente pianificava

nei vari luoghi (assemblee, comunicati e

conferenze stampa, costituzione di Comitati,

manifestazioni e presidii, raccolte di firme,

eccetera). Perché Dresano era considerato

allora come una specie di “modello” da imitare,

perché quello che aveva fatto era stato fatto

bene e aveva funzionato appieno. A

Legambiente poi, e in particolare proprio al suo

presidente, era molto piaciuta la grande festa

finale che il nostro Comitato organizzò nel

campo sportivo in una magnifica serata di

giugno del 1996. Con un gruppo rock sul palco,

birra, panini col salame (le signore del Comitato

assieme a mia moglie ne fecero seicento), torte

fatte da altre componenti del Comitato,

spumantini, e con la consegna di una targa

ricordo a Dario Fo. Che venne a Dresano e salì

sul palco applauditissimo. (Aveva donato otto

milioni di vecchie lire, che furono essenziali e

decisivi per fare tutte le attività che ci fecero

conseguire il successo), e con grandissima

partecipazione di gente anche dai Comuni vicini.

Insomma a Dresano e nei Comuni vicini si era

formata una vera e propria “cultura”, un

interesse diffuso, un credere convinto che se ci

si impegna seriamente per qualcosa in difesa

dell’ambiente nel quale viviamo, per viverci bene

e nel rispetto della legge, i risultati alla fine si

ottengono.

.

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2

La stessa donazione da parte di Dario Fo,

come lui stesso ci disse, era stata decisa

dal suo apposito “ufficio” (con tanto di

segretaria multilingue che ebbi occasione

di conoscere), perché gli articoli sui

giornali, le trasmissioni TV sia locali che

nazionali (e sia in telegiornali che in

trasmissioni di approfondimento come

Mixer di Giovanni Minoli) avevano

convinto appunto il suo “ufficio” sulla

bontà della nostra causa, e ci aveva

appunto fatti selezionare, come Comitato,

per quella donazione.

In una parola, c’era vero e proprio

entusiasmo e coinvolgimento diffuso.

Tanto è vero, che a Dresano, come erede

del Comitato per il problema ex ICEP che

era stato risolto già verso metà 1996, si

costituì ufficialmente, nella seconda metà

di quell’anno, un Circolo di Legambiente.

Che contava 19 soci iscritti, con tanto di

presidentessa, riunioni regolari,

partecipazione, interesse, iniziative,

vitalità.

Diciannove iscritti era un vero primato per

un piccolo paese come il nostro. E allora

ancor di più  (eravamo allora soltanto 850

famiglie e oggi ne siamo 1300).

L’argomento che proprio allora si

manifestava e si imponeva a Dresano per

i suoi aspetti di impatto sull’ambiente, e

in particolare sui volumi di traffico

veicolare della Sordio-Bettola e della

Pandina, già allora compromesso perché

coinvolto nel perenne “

” del

traffico nel “



” di Melegnano, era il

seguente.

Con la liberazione dall’incubo del

potenziale disastro ambientale, i 13 ettari

dell’area dove oggi c’è il villaggio Helios e

che allora erano a verde ma costruibili,

diventarono di colpo una specie di

eldorado, un’ ”attrazione fatale” per

diverse entità imprenditoriali sia private

che costituite da Cooperative Edilizie.

Perché appunto a metà 1996 scomparve

d’improvviso quel lugubre, sinistro,

pauroso, maleodorante, misterioso,

minaccioso, immenso e abbandonato

“mostro” del deposito tossico e

infiammabile ex ICEP, che prima

dissuadeva chiunque dal pensare di

venire ad abitare a Dresano.

Ma 1500 abitanti in più, previsti nella

lottizzazione, significavano alcune

centinaia di auto in più che al mattino

dovevano uscire dall’abitato sulla Sordio-

Bettola e sulla Pandina (e in senso

contrario la sera), andando a

sovraccaricare ancora di più l’orrendo

calderone del “

” del suddetto

” di Melegnano e sue diramazioni.



Con l’aggravante che anche altri Comuni

come Casalmaiocco, Colturano ecc. erano

allora anch’essi in piena crescita di nuovi

insediamenti, e anche di logistiche e

capannoni, con effetti analoghi di forte

peggioramento della mobilità anche

pesante, su gomma, in tutta la nostra

area. (Il passante ferroviario sarebbe

arrivato ben 13 anni dopo quel 1996, e la

TEEM con tutti gli interventi sulla viabilità

locale arriverà, forse chissà, 20 anni dopo

quel 1996).

Ebbene, il neo-costituito Circolo di

Legambiente di Dresano decise di

occuparsi proprio di questo problema,

perché era di gran lunga la questione

ambientale locale allora più allarmante. E

fra le iniziative di cui si discuteva, c’era

quella di farsi ricevere da Sindaco e

Giunta per porre la questione se, prima di

procedere all’approvazione della

convenzione per un nuovo insediamento

residenziale così importante, fosse

opportuno approfondire le problematiche

della mobilità, magari anche coinvolgendo

i Comuni vicini. (Allora già si parlava della

possibilità di un sovrappasso della Sordio-

Bettola sulla Cerca a Colturano, con

sottostante rotatoria raccordata appunto

al sovrappasso. Idea che poi stranamente

i nostri Comuni hanno dimenticato

completamente quando invece al Tavolo

dell’Accordo di Programma TEEM si

sarebbe dovuta riproporre.)

E a questo punto facciamola corta,

perché mi viene ancora oggi un groppo

solo a pensarci.

Fui chiamato in Sezione G. Rossa dal

segretario locale del Partito, che trovai

insieme a un altro esponente locale del

Partito. E mi dissero chiaro e tondo che

c’erano intendimenti nella partecipazione

futura alle gare per la realizzazione di

alloggi in edilizia economica e popolare

(legge 167) nell’àmbito della lottizzazione,

e che quindi era opportuno che il Circolo

cessasse di pensare ad azioni che in

qualunque modo ostacolassero la

realizzazione dell’intera iniziativa.

All’interno del Circolo fummo in tre gli

iscritti che si opposero immediatamente a

questo dictat. E ne seguì una situazione

in cui il Circolo nel suo insieme non stava

decidendo di desistere.

E facciamola ancora più corta. Venne

quindi chiamato a Dresano dai

responsabili locali del Partito, in una

fredda notte di fine gennaio 1997, l’allora

presidente di Legambiente Lombardia, lo

stesso che come detto era raggiante di

felicità la sera della festa organizzata dal

Comitato al campo sportivo soltanto sei

mesi prima. E sciolse il Circolo

Legambiente di Dresano.

……..Ecco come si decide di distruggere

una “cultura”. Ma anche di deludere

spinte partecipative e di contrastare

aggregazione.

E pensare che durante la precedente

attività del Comitato per la questione ex

ICEP ero stato invitato in svariati paesi

qui intorno alle Feste dell’Unità durante

tutta l’estate del 1995, a fare

presentazioni con tanto di slides e

proiettore. E la gente si interessava e

faceva domande.

Insomma: l’ambientalismo va benissimo e

viene dato in pasto alle “masse” come un

valore di cui il Partito si fa portabandiera.

Ma quando l’ambientalismo rischia di

danneggiare gli intendimenti, allora lo si

ammàina e lo si rinnega con grande

disinvoltura.

.


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A proposito di associazionismo

e aggregazione

Due pesi e ...



3

E attenzione, lo si ammaina e rinnega nei

retrobottega, ed è una cosa che fanno

solo i quadri lontano dalle “masse”. Le

quali continuano imperterrite a credere

in quello che i quadri gli propinano.

E (pensierino finale) penso amaramente

che per esempio oggi, se quella cultura

non fosse stata distrutta nel 1997, forse

non ci sarei stato io e soltanto io ad

oppormi, quando nel 2008 l’attuale

Amministrazione Comunale è arrivata a

firmare la scheda 6 dell’allegato 4

dell’Accordo di Programma della TEEM,

richiedendo e ottenendo contro le

volontà scritte di 1382 cittadini e della

Maggioranza nel Consiglio Comunale dell’

8 gennaio 2008, e a loro insaputa, la

stessa sciaguratissima circonvallazione

vecchia di 24 anni attaccata a est del

paese, che era stata deliberata nel 1987,

quando dell’esistenza dell’autostrada non

si aveva nemmeno la più pallida

immaginazione. Come non sarei stato

solo neppure quando tutti i Consiglieri di

Maggioranza, in piena consapevolezza e

da me preavvertiti per scritto 15 giorni

prima, hanno votato il 28 luglio (e poi il

28 dicembre) 2009 a favore del PGT ora

in vigore, che recepisce un innegabile

Falso Materiale. Il quale inficia la futura

edificabilità dei 16 ettari a ovest del Viale

Lombardia, che invece sono ora nel PGT

stralciati dai vincoli del Parco Agricolo

Sud Milano e vengono chiamati con la

denominazione equivoca di “Aree

Agricole di Salvaguardia”.

Salvaguardia di che? Provate voi a

indovinare che cosa viene salvaguardato.

Perché quando io lo chiesi a suo tempo

in Consiglio Comunale, non ci fu risposta.

Ad ogni modo, tornando alle “culture”,

dobbiamo comunque ricordarci bene che

nonostante quella “botta”, la CAD

(Cittadinanza Attiva Dresanese) fu, sì,

costretta a interrompere quell’azione su

viabilità/lottizzazione Helios, e a sentirsi

umiliata (e anche risentita per non dire

altro). Però cinque anni dopo quel 1997,

quando nel 2002 apparve per la prima

volta in internet il primissimo studio per

la TEEM, con i tre possibili tracciati allora

in ipotesi, di cui uno passava per

Dresano, la CAD si ritrovò subito pronta.

Fece girare il tam-tam e, per esempio, la

prima Presidentessa del Comitato

Giungla d’Asfalto (la quale tra l’altro

inventò lei stessa appunto la

denominazione “Giungla d’Asfalto”) fu

esattamente la stessa attivissima

concittadina che aveva colloquiato sette

anni prima con la Dr.ssa Ferri della

Segreteria del Quirinale nel 1995 sulla

questione ex ICEP.

Insomma, le botte ce le danno, ma la

CAD è tosta.

E la storia ci dà ragione, perché proprio

la storia ha dimostrato che le idee

avanzate, e cioè quelle che i conservatori

tentano di soffocare per i loro scopi, alla

fine vincono.

E, come vedete, mi astengo da ogni

commento e non mi soffermo di più, sul

significato di quello che fecero Partito e

Legambiente a Dresano in quel 1996/7.

Perché i cittadini sono perfettamente

capaci di capire e di commentare da soli.

C’è soltanto una chicca, che non posso

tralasciare di raccontare a chiusa di

questo articolo.

Il segretario locale del Partito, quando

partecipava alle riunioni della CAD nei

vari Comitati, soleva dire che un conto

era agire con i Comitati, e ben altra cosa

era invece fare politica.

Parole profetiche, perché si è poi visto in

concreto, quella sera di gennaio del 1997

cosa voleva dire veramente “fare

politica”, quando il Circolo di

Legambiente di Dresano fu sciolto

d’autorità, e proprio per ragioni

“politiche”. Ma della solita politica con la

p minuscola, anzi microscopica,  per non

dire altro.

La mia opinione è invece che,

specialmente quì a Dresano, ci sono,

ormai e nonostante tutto, ben radicate,

anche se poco visibili, le basi culturali, e

le esperienze concrete, sia di successi

(l’ex ICEP) sia di insuccessi

(circonvallazione del 1987 attaccata a est

del paese e decisa in solitaria a dispetto

di 1382 cittadini e della Maggioranza nel

Consiglio Comunale del gennaio 2008, e

16 ettari stralciati dal Parco Sud solo

grazie a un Falso Materiale trascinato

disinvoltamente dal vecchio PRG al

nuovo PGT in luglio 2009), per ben

sperare.

E la mia opinione è anche che alla

prossima competizione elettorale

comunale della primavera 2012, vincerà

la lista che si presenterà a Dresano,

dichiaratamente come bandiera dei

cittadini che sono stati i veri partecipi di

quella cultura e di quelle esperienze, sia

positive che negative, e sempre  lontane

dai retrobottega.

Faccio giusto una piccola riflessione

comparativa sull’atteggiamento della parte

politica attiva a Dresano, che ora governa il

Comune, davanti al tema dell’aggregazione. E

cito due casi.

A). Anno 2007. Mi ricordo che quando la

Maggioranza portò in Consiglio la costituzione

della Consulta dei Giovani (a proposito,

sbaglio o sono mesi che “Il Consultino” non

viene più distribuito?), osservai durante la

seduta del Consiglio che l’Art. 79 comma 2

dello Statuto del nostro Comune stabilisce

inequivocabilmente che fra i membri delle

Consulte non possono esserci Consiglieri

Comunali, e che invece il presidente di quella

Consulta era addirittura il Capogruppo di

Maggioranza. (Il quale in più è stato

recentemente nominato Assessore

all’Associazionismo eccetera, generando così

forse anche qualche possibile dubbio di

conflitto di interessi). La mia osservazione di

allora fu respinta dalla Maggioranza con la

solita votazione bùlgara. Nonostante il

contrasto con lo Statuto del Comune fosse

davvero solare, clamoroso, bestiale, pazzesco,

da urlo.

B). Anno 1997. Dieci anni prima la stessa

parte politica, allora all’opposizione, fece

sciogliere il Circolo di Legambiente di Dresano.

Un’associazione nata per gemmazione diretta

dal Comitato spontaneo di cittadini di tutti gli

orientamenti politici, che si era occupato da

due anni prima della questione ex ICEP,

producendo grandissimi risultati per il bene

dell’intera nostra comunità. Si tratta soltanto

di due pesi e due misure? Oppure la verità è

che si vorrebbero soltanto associazioni che

siano sotto il ferreo controllo della propria

parte politica, e per farlo non si guarda in

faccia a nessuno, nemmeno a statuti e

regolamenti? E le altre associazioni? …  Si

tollerano e si osservano attentamente. E

appena c’è qualcosa che si dovesse mettere

per traverso per gli intendimenti della parte

politica, si stroncano.


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. . . l a   n o s t r a   m i l l e n a r i a   c i v i l t à   c r i s t i a n a .

4

S

ono alcune delle parole che mi sono



restate in testa dai tempi della naia,

quando ho servito come alpino nel 1964-65. E

questo era un pezzettino della “Preghiera

dell’Alpino”, che recitavamo in coro nelle

messe al campo.

E quando uno va a camminare nelle nostre

campagne, le tracce viventi di questa

millennaria civiltà le vede e le tocca. E si

accorge di quanto esse fanno semplicemente

parte integrante, essenziale e radicata, del

nostro territorio e delle emozioni che

percorrono il rapporto tra l’uomo e la terra.

Dopo aver parlato alcuni numeri fa

dell’immaginetta dell’”Anno Mariano 1954”

vicino a Belpensiero, stavolta VVBD parla della

“Madonnina delle Rogge”. La cappella appena

fuori Balbiano andando verso Lanzano, per la

strada campestre che va verso est dall’abitato.

E’ il risultato del restauro, fatto nel 1950, di

una edicola preesistente.

E’ interessante la lapide che ricorda questo

restauro e qui affianco riprodotta.

C’è scritto in latino:

FERMA IL PASSO, VIANDANTE.

IN QUESTA PACE AGRESTE LA DOLCISSIMA

VERGINE INFONDE DALLE FONTI IN TE,

COME MADRE, LE GRAZIE DEL PARADISO, DI

CUI TOCCHERAI LE STANZE.

SE  BERRAI  NON  SARAI  PIU’ ASSETATO.

FELICE, DELLA FAMIGLIA GANDINI,

CAVALIERE DI SAN GREGORIO MAGNO, E

BESOZZI TEODORA, PER VOTO DI

GRATITUDINE, CON GRANDISSIMO AMORE

COSTRUI’. IN DATA PRIMO MAGGIO 1950

Anche se è una lapide di soli 61 anni fa, ci si

ritrova dentro tutta l’enorme distanza che oggi

ci separa da quel tempo.

Per esempio in tema di inquinamento delle

acque, si parla qui di bere quell’acqua (anche

se in senso allegorico). E mi viene in mente

che Angelino Marchesi raccontava di quando

era ragazzino e andavano con i compagni di

giochi a fare d’estate il bagno proprio in quelle

rogge.


E in più, oggi sappiamo che purtroppo il

mirabile sistema idraulico di tutte quelle rogge

che si intersecano davanti a quella cappella,

“preparate dai nostri padri con ammirevole

maestria e industriosa laboriosità per dissetare

i nostri campi” (come scriveva il parroco di

Balbiano don Mario Zacchi nel 1991 su un

numero de “La Quarta Campana”) sarà

sconvolto, buttato all’aria (e chissà mai

quando, e se mai, ricostituito) a causa dei

prossimi lavori della costruenda autostrada.

Non parliamo poi della “pace agreste”.



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La fogna colpisce...

ANCORA!

Ultimissime...



5

V

i ricordate l’articolo su Bernabò Visconti



di alcuni numeri fa di VVBD con

l’aneddoto del povero dresanese che per

caso si imbattè nella foresta di Melegnano

con il nobile milanese in incognito?

Ebbene, in vacanza a Cervia faccio un giro

in bici e passo per il giardino pubblico che è

tra i magazzini del sale (a Cervia ci sono le

antichissime saline che producevano il sale

fin dai tempi dell’antica Roma) e il

portocanale. Un giardino che a maggio di

ogni anno si rinnova, con aree dedicate ad

altre città, secondo accordi che prende ogni

anno il Comune.

Quest’anno c’è un’area dedicata e

realizzata a cura di Stoccarda. La città

conosciuta in tutto il mondo perché sede

della Daimler Mercedes Benz. E leggendo le

varie didascalie che sono scritte sia in

italiano che in tedesco, che ti trovo?

Ti trovo che una delle figlie di Bernabò e di

sua moglie Beatrice della Scala, e cioè

Antonia Visconti, andò in moglie a un

nobile svevo, di alto rango, di Stoccarda,

Eberardo terzo detto “il mite”, conte del

Wurttemberg. Ed essa fu protagonista, al

suo tempo, del “trapianto” (è proprio il

caso di dirlo) in terra germanica, dell’arte

rinascimentale dei giardini. Un’arte tutta

italiana, e che è stata poi modello in tutto il

mondo.


E riporto alla pag. 6 qui appresso la

didascalia che ho ricopiato, e che deve

essere letta sùbito ora prima di proseguire

nella lettura di questa pag. 5

.

Se ora rileggiamo il vecchio articolo su



Bernabò e il povero dresanese, ciò che

salta agli occhi ancor più tragicamente

rispetto al vecchio articolo, è come a quei

tempi (sette secoli fa) accanto alle

grandissime performance della cultura

italiana nell’architettura, nelle arti

figurative, nella letteratura, nella scienza

(basti pensare a Leonardo, e abbastanza

più tardi a Galileo), nella filosofia della

storia (Machiavelli e Guicciardini), ma poco

dopo anche nelle grandi scoperte

geografiche, la stragrande maggioranza

della popolazione italiana viveva in mezzo

agli stenti, ai soprusi, alle pestilenze e alle

carestie, nella miseria più nera e senza

speranza.

Un’altra cosa che meraviglia è come alle

turpitudini del padre Bernabò si

contrapponessero, sotto lo stesso tetto, le

raffinatezze dell’educazione al bello, in

campi molto differenziati fra loro (com’è

scritto nella didascalia del giardino a

Cervia), della figlia Antonia. Ma riferendoci

oggi a Dresano, l’altra considerazione che si

può fare è su come, coinvolgendo anzitutto

la scuola, il territorio può diventare una

insospettabile e interessantissima fonte di

approfondimenti, rimandi, collegamenti,

estensioni ad altri àmbiti storici e culturali,

che potrebbero stimolare e far crescere,

tanto più nelle nuove generazioni di

dresanesi, l’amore e i legami proprio con il

territorio, e con un insieme di valori locali e

di una storia collettiva, con cui identificarsi.

E sarebbe un’altra via per cercare di

cancellare definitivamente qualsiasi residuo

di immagine di Dresano paese dormitorio e

senza motivi di unione, affiancandosi

all’egregio operato di tutte le altre

associazioni e gruppi che già agiscono nel

nostro Comune in altri campi. Parlo ad

esempio del fatto che Comuni a noi vicini

come Mulazzano e Colturano, hanno

pubblicato delle interessanti opere che

ricostruiscono le rispettive storie, risalendo

fino a verso l’anno mille. E a quanto so, ci

sono già qui a Dresano pregressi in questo

campo, come ad esempio lavori già portati

avanti dal compianto Vincenzo Ravenna. E

c’è la grande e preziosa risorsa degli archivi

della nostra Parrocchia, oltre a quello che si

può trovare nell’Archivio di Stato della

provincia di Milano. E se ne potrebbe fare,

di un lavoro di team del genere, un

bellissimo argomento di serate culturali, in

cui per esempio vengono presentate dal

team, e poi discusse, le varie fasi del work

in progress in atto, fino al risultato finale.

Che potrebbe essere appunto un libro sulla

storia di Dresano. Magari con CD di taglio

documentaristico allegato. Un’altra idea

potrebbe essere quella di borse di studio

per tesi di laurea su argomenti anch’essi

legati al nostro territorio. Sogni? Io dico di

no. Perché così le culture si possono

coltivare, far nascere e crescere. Non

distruggerle. Anzi meglio, tentare di

distruggerle, come il Partito e Legambiente

tentarono di fare nel 1996, senza

(fortunatamente) esserci riusciti.

C’è una parte della rete fognaria,

all’incirca all’altezza dell’incrocio fra le

via del Pino e del Pioppo, dove l’ultimo

temporale ha di nuovo provocato

l’allagamento di garage e cantine in

parecchie case.

Dopo gli importanti lavori di qualche

anno fa, fatti dal CAP per eliminare una

strozzatura del collettore di Via delle

Margherite, è la prima volta che il

problema si ripresenta. E dobbiamo

dire che il temporale è stato di breve

durata.

Il Comune ha ricevuto diverse



segnalazioni dai cittadini danneggiati,

che ora si aspettano azioni rapide, dato

l’approssimarsi delle piogge autunnali.

D a g l i   a n e d d o t i   d e l l a   s t o r i a   d i   D r e s a n o . . .

a l l a   g r a n d e   c u l t u r a   e u r o p e a , i l   p a s s o   è   b r e v e !

Castello di Melegnano



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L a   c i t a z i o n e   d e l l o   s c r i t t o   c h e   s p i e g a   a l   t u r i s t a

q u e l   “ c a m p i o n e ”   d i   g i a r d i n o   r i n a s c i m e n t a l e   m e s s o

a   C e r v i a ,   c o m i n c i a   Q U I

6

  . . . E   f i n i s c e   Q U I

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