Variante sostanziale al prgc in adeguamento alla
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- A.2.2 - Analisi dei rischi naturali e dei dissesti
- Falde e conoidi gravitativi
- Accumulo di frana o settori di accumulo di frana
- Opere di prevenzione e protezione
Acquedotto comunale: aree di salvaguardia Al fine di proteggere le acque di risorgiva captate dall’acquedotto comunale dal rischio di inquinamento diretto ed indiretto della falda sono state perimetrate delle aree di salvaguardia che sono state riportate nell’elaborato grafico P3. Queste fasce di prescrizione sono riferite sia alle aree di risorgiva presenti all’interno del territorio comunale e sfruttate per uso idropotabile, sia al pozzo presente sulla piana alluvionale. La maggior parte del territorio da tutelare in funzione delle sorgenti si sviluppa in aree poco o per nulla antropizzate, caratterizzate principalmente da dense formazioni boschive, pascoli erbosi destinati alle attività pastorali di tipo stagionale o settori di alta montagna denudati costituiti da depositi glaciali, accumuli detritici o affioramenti rocciosi. Fanno eccezione le risorgive situate nella parte inferiore e mediana del versante, le cui zone di rispetto e protezione si sviluppano in corrispondenza delle aree residenziali di Pila e delle località Les Fleurs e Gerdaz. Per quanto riguarda il pozzo, le aree di rispetto e protezione si estendono su terreni limitrofi a settori poco antropizzati, anche se al margine di aree urbane.
Compatibilmente alla morfologia, all’uso del suolo ed alla struttura del bacino, come previsto dal D. lgs. n.152 del 2006, sono state perimetrate le zone di rispetto (ZR), di protezione (ZP) e di tutela assoluta (TA). In riferimento alla Zona di Tutela Assoluta (ZTA) si rileva che tutte le opere di captazione su indicate
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sono state corredate della prevista recinzione ai sensi della normativa vigente. Sull’elaborato grafico, inoltre, le zone di tutela assoluta, come indicato dal D. lgs. n.152 del 2006 presentano un raggio di almeno 10 m in funzione dell’opera di captazione. Allo stesso modo, per le zone di rispetto la normativa prevede un’estensione di almeno 200 m di raggio dall’opera di captazione. In ambito montano, in corrispondenza di corpi idrici sotterranei che si sviluppano lungo versanti o fianchi vallivi, in cui la circolazione idrica è generalmente univoca con direttrici da monte verso valle, si è preferito perimetrare le zone di protezione delle opere di captazione solo in funzione del bacino imbrifero della sorgente. In assenza di elementi geologico-strutturali e geomorfologici che possano far ritenere che negli acquiferi siano attivi circuiti che consentono risalite di volumi d’acqua da settori di versante siti a valle dell’area di risorgiva, i settori di territorio segnalati come zona di protezione sono stati individuati a monte delle opere di captazione. Per quanto riguarda il pozzo Colombier le aree di tutela assoluta e rispetto sono state tracciate, in osservanza della normativa vigente con raggi rispettivi di 10 m e di 200 m, La zona di protezione è stata perimetrata basandosi sulla morfologia della piana di fondovalle e sulla direttrici piezometriche della falda di sub alveo della Dora Baltea. Il corpo idrico emunto dal pozzo in questione risulta principalmente alimentato dalle acque della Dora che permeano i terreni ad essa limitrofi. Nella porzione superiore della piana di Aosta, fino all’incirca all’abitato di Pollein, l’alveo del corso d’acqua si trova ad una quota superiore rispetto alla quota piezometrica della falda acquifera. Per tale motivo le acque della Dora Baltea tendono ad alimentare la falda acquifera contenuta nei depositi alluvionali. Le analisi chimiche effettuate sulle acque prelevate dalla falda dimostrano che l’alimentazione dello stesso corpo idrico da parte di acque sotterranee provenienti dall’area di conoide del torrente Gressan è piuttosto limitata. Le acque di versante, infatti, sono contraddistinte da una rilevante concentrazione di solfati, dovuta alla presenza di rocce carbonatiche di età triassica. I campioni prelevati, al contrario, ne evidenziano una concentrazione di almeno 4 volte inferiore, rispetto a quanto evidenziato dalle analisi delle acque prelevate dai corpi idrici di versante. In funzione di questo, la perimetrazione della zona di protezione è stata limitata ai depositi alluvionali di fondovalle, nel settore compreso tra l’asta del torrente Gressan e la strada regionale n. 20. L’area presenta un discreto grado di urbanizzazione solo nella sua porzione superiore dove sorgono i nuclei frazionali di Pilet. Cretaz e la parte inferiore del capoluogo, mentre la fascia che degrada verso l’alveo della Dora Baltea risulta adibita alla coltivazione di alberi da frutto, vitigni e prati da sfalcio. I borghi sono formati in prevalenza da edifici ad uso residenziale e commerciale, non sono presenti attività industriali e, poco a valle della frazione di Favret si trova un’azienda agricola che si occupa anche dell’allevamento di bestiame. Questa, posta a cavallo del limite tra la zona di rispetto e quella di protezione rientra per buona parte in quella di protezione.. Per tale ragione, sarà opportuno prevedere eventuali ampliamenti delle strutture per il ricovero del bestiame o per l’accumulo delle sostanze fertilizzanti (concimaia) nei settori contenuti in quest’ultima fascia (zona di protezione) e adottare le dovute cautele a tutela dell’acquifero nella realizzazione delle opere stesse. Si segnala, lungo il margine orientale dalla stessa zona di protezione, la presenza dell’area sportiva comunale. All’interno di questa è presente il solo campo da calcio mentre le rimanenti strutture sportive (campo da tennis, bocciodromo) e commerciali (bar e ristorante) del centro risultano esterne al vincolo di protezione. PRG Comune di Gressan - Relazione
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A.2.2 - Analisi dei rischi naturali e dei dissesti (Rif.: cartografie ambiti inedificabili)
In funzione dell’analisi globale delle caratteristiche geomorfologiche del territorio, delle ispezioni e dei sopralluoghi effettuati ed in considerazione delle note storiche è possibile affermare che i fenomeni di dissesto di natura gravitativa, alluvionale e valanghiva, sono nel complesso ricorrenti all’interno dl territorio comunale. E’ oltremodo da evidenziare come, però, con l’eccezione dell’area dissestata a valle della località di Gerdaz, tali fenomeni di dissesto sono, nel complesso, di modesta entità e localizzati, in prevalenza, nel settore medio-alto del bacino del torrente Gressan. Nell’alta Conca di Pilaz, le falde detritiche denudate ed i conoidi distribuiti al piede del crinale caratterizzato da scarpate rocciose molto fratturate, con indizi e segnalazioni di crolli di pietrame, sono estesamente interessate da fenomeni gravitativi attivamente alimentati
continuità al piede del crinale spartiacque con la valle di Cogne nell’alta conca di Pilaz, dominante l’ampio settore di versante caratterizzato da un fenomeno di DGPV; sono alimentate dagli ammassi rocciosi fortemente fratturati o scompaginati interessati oltre che da evidenti processi di deformazione plastica e clastica anche da un diffuso processo di crioclastismo, sopratutto nel settore Punta Valletta - Punta Montpers dove prevale un detrito di falda grossolano attivamente alimentato dalla soprastante sponda rocciosa. Nel complesso, detti depositi sono da porre in relazione alla persistenza delle varie famiglie di discontinuità, all’acclività della ripa rocciosa dominante ed al grado di fratturazione “in piccolo”, elementi questi predisponenti ad un elevato grado di attività. Falde detritiche sporadicamente alimentate sono poco diffuse e sono intercalate con quelle su descritte. Si inseriscono marginalmente ai corpi di detrito denudato dai quali si differenziano per un’evidente ripresa del cotico vegetativo; in tali settori si hanno depositi detritici di limitata potenza, poco rivegetati, di pezzatura decisamente più minuta rispetto a quelli su indicati.
precedentemente indicati, non si hanno siti con dissesti di particolare rilevanza; sono tuttavia presenti, in corrispondenza di scarpate acclivi, alcune forme di degrado che possono dare o hanno dato origine a scivolamenti planari. Questi sono innescati sia dall’alto grado d’imbibizione della coltre detritica poco addensata, sia per l’erosione al piede della ripa nell’area adiacente la zona di confluenza dei rivi nella parte alta del bacino del torrente Gressan e lungo entrambe le ripe di quest’ultimo, nel tratto immediatamente a valle del ponte ferroviario che precede la galleria del Drinc. Per quanto riguarda accumuli di frana o porzioni di questi quiescenti o stabilizzati, sono presenti due aree dissestate, situate nel settore più occidentale dell’alta conca di Pilaz; in realtà si tratta di due paleofrane, in quanto i corpi d’accumulo non sono più in relazione con i fattori che li hanno prodotti, ma sono soggetti solo all’azione del rimodellamento; hanno forma allungata ed hanno avuto probabilmente origine poco a valle della cresta sommitale sottesa tra Punta del Drinc e Punta de La Pierre. E’ possibile notare, infatti, un settore dall’accentuata concavità dominato dalle scarpate che individuano il fronte di distacco; su queste sono evidenti, tra l’abbondante vegetazione di copertura, i clasti spigolosi di calcescisti ed ofioliti di PRG Comune di Gressan - Relazione
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pezzatura grossolana di cui é composto l’accumulo, che presenta nel settore marginale una pendenza compresa tra i 35° e i 45°.
d’intervento in alcuni settori del territorio comunale, in relazione alla bonifica e consolidamento di porzioni di versante; una riferita al corpo di frana sito a valle di Gerdaz in cui, per collasso del versante che ha interessato tratti della strada regionale, si è dovuto procedere al consolidamento della sponda con la predisposizione di drenaggi, micropali e tirantature al piede dell’ammasso oltre che alla predisposizione di opere di consolidamento corticale mediante elementi modulari in c.a. che hanno permesso un’adeguata riprofilatura del versante; un intervento di consolidamento al piede della scarpata con gabbionate, riprofilatura della scarpata e regolarizzazione delle acque di scorrimento è stato realizzato al piede della zona più distale di detto dissesto, al margine cioè della strada per Cavasson. L’intervento, al momento risulta essere stato risolutivo e l’area del dissesto non presenta evidenti tracce di riattivazione. Opere di difesa attiva e passiva si sono rese necessarie anche a seguito dell’evento alluvionale dell’ottobre 2000 al fine di ripristinare od integrare le preesistenti opere di difesa in alcuni settori del territorio comunale dominanti tratti di sede viaria secondaria. Tra questi si sono individuati: - la scarpata compresa tra la strada per Vachère ed il canale irriguo (già consolidato a valle di quest’ultimo con una trave in c.a. tirantata) ripristinando l’originaria rete di rafforzamento corticale e la barriera paramassi sita a bordo della muratura di controripa riposizionando una rete paramassi di classe 1500 kJ. Le caratteristiche dell’opera risultano essere funzionali ed efficienti; - le scarpate prospicienti gli impluvi attraversati dalla strada per Ozein, hanno richiesto, previa riprofilatura, la predisposizione di pannelli di geojuta rinforzati con rete metallica zincata, rimuovendo le macerie ed il detrito accumulatosi nell’impluvio e ripristinando gli attraversamenti dei rivi; - lungo la strada per Mondzou, si sono rese necessarie murature di sostegno al piede della scarpata in tre brevi tratti e la predisposizione, sulla scarpata denudata soprastante, di pannelli di reti di rafforzamento corticale rinforzate da cavi d’acciaio di sostegno e di contenimento, contrastate da un reticolo avvolgente la sponda rocciosa, con orditura verticale e romboidale realizzata con funi metalliche da 12 mm di diametro. L’ispezione dei vari settori in vista non ha evidenziato né cedimenti, né smagliature, né sacche di accumulo di detrito che possano produrre collassi o sfondamenti delle reti; pertanto lo stato di conservazione e le caratteristiche dell’opera risultano essere funzionali ed efficienti. A.2.2.1 - Analisi del rischio per debris flow
L’analisi del rischio in funzione di colate detritiche o fenomeni di trasporto solido di massa ha riguardato, prevalentemente, i terreni della fascia pedemontana comprendenti i conoidi dei torrenti Gressan e Comba. Inoltre l’analisi si è spinta sui terreni fra essi presenti, siti a margine dei due piccoli rivi torrentizi che solcano gli impluvi passanti ad oriente della Côte de Gargantua, con direzione sulla località Fontane, ed a valle della località di Palatiau, in direzione di Viseran. Questi ultimi si presentano morfologicamente e strutturalmente con caratteristiche sensibilmente differenti rispetto ai due torrenti più sopra citati. Non vi sono elementi di degrado o dissesto che interessino le restanti aree, morfologicamente comprese nella parte inferiore del versante che domina il
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fondovalle; questi limitati settori sono in realtà interessati da un drenaggio superficiale per lo più costituito da un ruscellamento sparso che viene captato dalla rete irrigua locale ed hanno una trascurabile incidenza sulla fascia pedemontana e sul fondovalle. Nell’analisi del rischio per debris flow è necessario considerare, inoltre, che la parte superiore del territorio, corrispondente alla conca di Pila ed ai versanti montuosi che la circondano, non si presenta predisponente all’innesco di colate detritiche che possano interessare aree urbanizzate. Il materiale detritico rimobilizzato dalle acque di ruscellamento superficiale, lungo i versanti sottesi alle cime montuose, tende a depositarsi al piede dei versanti stessi, dove la pendenza si riduce notevolmente. Inoltre la diminuzione delle velocità di scorrimento delle acque non consente l’erosione delle sponde e del fondo alveo degli impluvi, oltre che la conseguente presa in carico di altro materiale detritico. Per tale ragione nella stima dei valori di portata di eventuali colate detritiche che si possono innescare lungo i due corsi d’acqua maggiori, Gressan e Comba, non si sono prese in considerazioni le porzioni dei bacini idrografici poste in corrispondenza od a monte della conca di Pila.
Per procedere ad uno studio di questo genere, è necessaria una valutazione indicativa circa l’entità del trasporto solido che può prodursi durante un evento di piena eccezionale, tenendo conto delle caratteristiche geostrutturali del bacino, dell’uso del suolo, della predisposizione all’erosione corticale, dei siti contenenti materiali sciolti e della volumetria complessiva di questi ultimi. Tale grandezza, conosciuta in letteratura con il termine di magnitudo, è quantizzabile mediante alcune formule empiriche tra cui si è scelta quella proposta da Tropeano e Turconi (1999) per una più adeguata attendibilità dei risultati ottenuti.
magnitudo è quella sovrastante l’apice del conoide, con l’esclusione del settore più marginale della conca di Pilaz che presenta caratteristiche tali da non favorire apprezzabili fenomeni d’erosione e del conseguente trasporto solido lungo il reticolo drenante. La restante parte del bacino è incisa in aree caratterizzate in massima parte da coltri eluvio-colluviali e depositi detritici, spesso rivegetati. Ipotizzando uno spessore medio del materiale movimentabile di 100 cm, il valore della Magnitudo risulta pari a M = 53000 m 3 ed, applicando questo valore alle formule di Schilling e Iverson (1997), si ricavano la sezione di deflusso della colata (S) e l’area inondata (A) rispettivamente pari a: S = 70 m
ed A = 280000 m 2 ;
magnitudo è quella compresa tra l’apice del conoide ed il settore immediatamente a valle della dorsale di Chamolé da cui si dipartono i due collettori principali. Questi risultano incisi in uno stretto e ripido canalone, dominato da versanti ad elevata acclività, caratterizzati, in massima parte, da coltri eluvio-colluviali e depositi detritici, in gran parte rivegetati e dominati da una densa copertura boscata, con alta incidenza, positiva, nella regimazione delle acque meteoriche, In considerazione delle dimensioni medie del bacino e della presenza di forme di degrado non di rilevante sviluppo, adottando uno spessore medio del materiale movimentabile pari a 100 cm, il valore della Magnitudo risulta pari a M = 6300 m 3
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ricavano la sezione di deflusso della colata (S) e l’area inondata (A) rispettivamente pari a: S = 17 m
ed A = 68000 m 2
Rio Côte de Gargantua: tale settore comprende un ramo del reticolo idrografico secondario che si canalizza in un impluvio ben definito passante in fregio alla Cote de Gargantua, in un rivo canalizzato a partire dall’attraversamento della strada regionale per Pilaz e diretto sul fondovalle verso l’abitato di Fontaine. Il bacino preso in considerazione fa parte del reticolo idrografico più marcato che, dal settore di media-bassa montagna confluisce nell’impluvio su indicato, ben inciso solo in un limitato tratto della fascia pedemontana. Le restanti soprastanti aree limitrofe sono in realtà interessate da un drenaggio superficiale, per lo più costituito da un ruscellamento sparso che viene captato dalla rete irrigua locale e risulta essere ininfluente sul regime del bacino in esame. Il valore della Magnitudo, stimato per uno spessore medio cautelativo di 100 cm., è pari a M = 685 m
3 , ed applicando questo valore alle formule di Schilling e Iverson (1997) si ricavano la sezione di deflusso della colata (S) e l’area inondata (A) rispettivamente pari a: S = 3.87 m
ed A = 15500 m
secondario che si canalizza in un impluvio ben definito attraversante i prati della località Palatiau e diretto verso l’abitato di Viseran. Il bacino preso in considerazione fa parte del reticolo idrografico più marcato che, dal settore di media-bassa montagna, confluisce nell’impluvio su indicato. Questo appare ben inciso solo in un limitato tratto della fascia pedemontana, mentre le soprastanti aree limitrofe sono interessate da un drenaggio superficiale per lo più costituito da un ruscellamento sparso che viene captato dalla rete irrigua locale, risultando ininfluente sul regime del bacino in esame. Il valore della Magnitudo, stimato per uno spessore medio cautelativo di 100 cm, è pari a M = 337 m3, ed applicando questo valore alle formule di Schilling e Iverson (1997) si ricavano la sezione di deflusso della colata (S) e l’area inondata (A) rispettivamente pari a: S = 2.41 m ed A = 9700 m A.2.2.2 - Analisi del rischio per valanghe e slavine
Nell’ambito del territorio comunale, le aree soggette al rischio di valanga sono tutte individuate lungo la testata della conca di Pila, costituita da un vasto arco di versante dalle caratteristiche morfologiche e di esposizione pressoché omogenee. Questo si sviluppa, in effetti, con relativa continuità e aumenta gradatamente di quota dalla Punta de la Pierre alla Punta Valletta, mostrando un assetto geomorfologico che, sulla scorta degli effetti della D.G.P.V. riscontrabili sul terreno, subisce in realtà alcune sensibili variazioni.
Nel tratto che va dalla Punta de la Pierre al colle Tsa Sèche, i processi deformativi dovuti al vasto movimento gravitativo sono assai più sensibili: il versante mostra chiari segni di collasso in più punti (Punta del Drinc, Punta del Couiss), con svariate cicatrici di frana ed imponenti resti rimodellati dei rispettivi accumuli, che gli conferiscono un profilo irregolare e una morfologia vallonata con scarse pendenze, dove prevalgono le coperture detritico - colluviali sui terreni nudi. Ad oriente del colle Tsa Sèche, invece, lo spartiacque si rialza con la dorsale Punta Valletta – Cresta Nera, il cui versante occidentale presenta più marcatamente i caratteri aspri dell’alta montagna, con pareti rocciose di forte PRG Comune di Gressan - Relazione
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dislivello e vaste distese di detrito denudato.
La dinamica valanghiva si sviluppa con differente frequenza ed intensità in virtù delle caratteristiche morfologiche su citate: i fenomeni maggiori si registrano, in effetti, lungo il tratto di spartiacque ad oriente del Colle Tsa Sèche ma, fortunatamente, investono solo marginalmente il comprensorio sciistico e non sono controllati da opere per la prevenzione del rischio. Queste si collocano con maggior diffusione nella parte centrale del “domaine skiable”, a difesa delle piste servite dalle seggiovie del Couiss I e II: sono costituite sia da sistemi di distacco artificiale della massa nevosa (Gaz-ex e Cat-ex), sia più semplicemente da opere di difesa attiva (gradoni) e passiva (cunei deviatori, ponti da neve), poste anche a protezione degli stessi impianti di risalita. Tali opere si adattano bene alla tipologia di valanghe di questo settore, che raramente raggiungono grandi dimensioni e spesso coinvolgono solo gli strati più superficiali del manto nevoso. Fenomeni di ampia portata si registrano invece al margine occidentale della conca di Pila, lungo il versante Nord-orientale della Punta de la Pierre, in una zona esterna al comprensorio sciistico e quindi a rischio limitato.
I settori descritti comprendono un cospicuo numero di fenomeni valanghivi noti, censiti dal catasto regionale valanghe. Questi sono stati individuati tenendo conto soprattutto delle rilevazioni e delle informazioni avute dall’ufficio tecnico comunale, dalla stazione forestale e dagli archivi storici del Catasto Valanghe Regionale, oltre che dei numerosi sopralluoghi effettuati sul terreno.
Le zone di probabile localizzazione dei fenomeni sono state invece elaborate in funzione delle caratteristiche clivometriche (aree di innesco di possibili fenomeni valanghivi comprese in Classi di pendenza 4 e 5), della copertura vegetazionale, geomorfologiche e strutturali; si collocano generalmente al margine delle zone valanghive note o, come spesso si verifica, comprendono ampie fasce di versante che, pur essendo sicuramente coinvolte da fenomeni valanghivi nella stagione invernale e primaverile, non rivestono alcun interesse dal punto di vista dell’utilizzo antropico del territorio (versante sud-occidentale del Mont Belleface).
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