Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine, Barchesse di Villa Badoer IL villaggio di Frattesina e le sue necropoli XII x secolo a. C


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Ambito cronologico

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Prima di Frattesina

Introduzione all’Età del bronzo fi nale

L’antico ambiente del Polesine

Piano Terra, 

Sala I

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Piano Terra, 

Sala I

Dall’analisi tipologica dei materiali ceramici emerge che la fase iniziale dell’insediamento 



di Frattesina presenta alcune affi nità e una diretta derivazione dalle culture dell’Età del bronzo 

recente.


Nel Polesine sono ancora poco noti i siti del bronzo recente (XIII sec. a.C.); si tratta di 

rinvenimenti sparsi che per ora non permettono di ricostruire un quadro completo del 

popolamento del territorio in quest’epoca. Un gruppo di ritrovamenti, localizzato nell’Alto 

Polesine a Marola, Canova e Bosco S. Pietro (Castelnovo Bariano), rientra nel sistema di 

popolamento che ha la sede principale nelle vicine Valli Grandi Veronesi, dove sono numerosi 

i grandi villaggi arginati con le relative necropoli. Le principali ricerche si sono svolte nel 

Medio Polesine, in due siti della località Larda (Gavello), particolarmente signifi cativa  anche 

per la sua collocazione ambientale in stretta relazione con l’antico delta padano. Gli scavi hanno 

parzialmente portato alla luce un abitato delimitato da argine e fossato, le cui capanne erano poste 

su un impianto di pali. La cultura materiale di questo sito si inquadra pienamente nell’Età del 

bronzo recente e presenta strette affi nità con il repertorio ceramico degli abitati della confi nante 

area della Romagna.

Recentemente (2008) sono iniziati gli scavi in un abitato, attribuibile ad una fase avanzata 

dell’Età del bronzo recente, a Campestrin di Grignano (Rovigo), che si trova lungo un antico 

ramo del Po, nelle immediate vicinanze di Fratta Polesine, e che pertanto potrà fornire dati 

interessanti sull’origine di Frattesina.



PRIMA DI FRATTESINA

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Piano Terra, 

Sala I

FRATTESINA TRA EUROPA E MEDITERRANEO

Il periodo di vita dell’abitato (XIII-X sec. a.C.) coincide con lo sviluppo della civiltà dei Campi 

d’Urne, presente in molte regioni europee (Germania, Francia, penisola iberica, Italia, Balcani) 

accomunate dall’uso quasi esclusivo dell’incinerazione. La presenza di armi solo in pochissime 

tombe (v. le tombe 227 e 168 di Frattesina-Narde) indica la centralizzazione del potere politico, 

una condizione favorevole per l’espansione di attività produttive e reti di scambio. Lo sviluppo 

di Frattesina coincide con la crisi delle grandi potenze del Mediterraneo Orientale (Egitto, 

Hittiti, Micenei), cui seguì il cambiamento delle condizioni generali e dei centri di origine dei 

collegamenti verso il Mediterraneo centrale e occidentale.

Fra XVI e XIII sec. a.C. navigazioni dalla Grecia Micenea raggiungevano la Sicilia, l’Italia 

meridionale e l’Adriatico per acquisire materie prime italiane ed europee, in particolare metalli 

e ambra baltica. Il XIII sec. segna l’inizio di una crisi dovuta al declino dei regni micenei e 

all’avanzata in Sicilia e nelle isole Eolie di gruppi provenienti dall’Italia meridionale. Fra XIII e 

IX sec. all’infl uenza egea si sostituisce una forte presenza dal Mediterraneo Orientale (Cipro e 

Fenicia). La base più importante è la Sardegna; i collegamenti vanno dal Nord Africa, all’Etruria, 

all’Atlantico. Frattesina, in posizione strategica fra il Mediterraneo e l’Europa, partecipa 

direttamente a questo sistema. La presenza attiva di una componente orientale (mercanti-

artigiani) è indiziata da materiali con confronti a Cipro (vedi frammento di dolio decorato 

nella vetrina Ritualità e Gioco) e dalla lavorazione di materie prime esotiche come l’avorio. Le 

condizioni strutturali in cui avviene questo sviluppo sono l’organizzazione politica centralizzata 

e il carattere industriale e commerciale delle produzioni.

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Piano Terra, 

Sala I

FRATTESINA NEL CONTESTO DELL’ITALIA

Frattesina è il principale punto di riferimento delle attività di acquisizione di materie prime, 

produzione e scambio per gran parte dell’Italia settentrionale e centrale. La sua complessità 

strutturale e organizzativa si basa su un insieme di fattori: la continuità con le manifestazioni 

locali più antiche, i collegamenti con la penisola, la probabile presenza di una componente 

proveniente dal Mediterraneo Orientale.

L’abitato è nato nel corso dell’Età del bronzo recente (ca. XIII sec. a.C.).  Anche se praticate su 

una scala molto più ampia, molte produzioni, come la metallurgia e la lavorazione dell’osso e del 

corno di cervo, sono un’eredità delle fasi precedenti. Nel momento di massimo sviluppo (XII-X 

sec. a.C.), molti elementi indicano uno stretto rapporto di Frattesina e dell’area fra Veneto e 

Lombardia orientale, con il Bolognese, la Romagna, le Marche, l’Umbria e la Toscana.

L’intensità dei collegamenti su questo ampio territorio è indicata dalla somiglianza nelle 

forme e decorazioni della ceramica e dalla circolazione di metallo (oggetti fi niti e lingotti a 

forma di piccone). La vita a Frattesina s’interrompe, per motivi non ancora chiariti, agli inizi 

dell’Età del ferro. 

Sono i centri villanoviani (cioè proto-etruschi) di Bologna e Verucchio ad ereditarne in buona 

parte le funzioni. Dal VI sec. a.C. la bassa pianura tra Adige, Po e costa adriatica tornerà al ruolo 

di punto nevralgico di contatti su lunga distanza con l’emporio etrusco di Adria.

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Piano Terra, 

Sala I

La pianura polesana è di formazione geologica recente, frutto degli apporti alluvionali del Po, 



dell’Adige, in misura minore del Tartaro e dell’azione umana.

Le foto aeree e le indagini geomorfologiche hanno permesso di individuare numerose tracce 

di paleoalvei relativi al Tartaro e al Po, riconoscibili in lunghi dossi sabbiosi lievemente rilevati 

sulla campagna.

In epoca antica, il basso corso del Po scorreva più a nord rispetto a quello attuale e presentava 

un delta molto più ampio e profondo; inoltre, più arretrata era la linea di costa, ancora oggi 

indicata da una serie di cordoni di dune fossili.

All’epoca di Frattesina, uno dei principali rami padani era il “Po di Adria”, riconoscibile nella 

fascia dossiva che da Ostiglia arriva fi no all’antica linea di costa, toccando numerosi centri abitati 

tra i quali Castelmassa, Trecenta, Fratta Polesine, Ceregnano, Adria. È lungo il suo corso che 

sorsero i principali centri dell’epoca, tra i quali la stessa Frattesina.

Tra la fi ne dell’Età del bronzo e l’inizio dell’Età del ferro, un lungo periodo di forte piovosità 

con conseguenti alluvioni e dissesti idrogeologici portò ad una profonda trasformazione 

idrografi ca e ambientale; il Po di Adria perse la sua preminenza diventando un ramo secondario 

a vantaggio di un corso padano più meridionale, il “Po di Spina”.

ANTICA IDROGRAFIA

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Sala I

Informazioni sull’ambiente naturale circostante l’abitato provengono principalmente dagli 



studi naturalistici. Si tratta soprattutto di analisi paleobotaniche, in grado di dare una completa 

ricostruzione della vegetazione (naturale e antropizzata), e di quelle archeozoologiche che, pur 

avendo come obiettivo primario lo studio delle popolazioni animali che hanno avuto rapporti 

con le comunità umane, forniscono utili considerazioni sulle attività economiche, rituali e sociali 

(metodi di caccia, domesticazione, allevamento, trasporti, lavorazione dei prodotti secondari 

dell’allevamento, attività di culto, ecc.) nonché informazioni indirette sull’ambiente vegetale.

Il paesaggio ai tempi di Frattesina era radicalmente diverso da quello attuale, completamente 

trasformato negli ultimi due millenni dall’azione congiunta di natura e uomo: bonifi che  e 

appoderamenti, ritorno della selva e alluvioni, nuove bonifi che.

L’antica area deltizia doveva presentarsi ricca di corsi d’acqua e di boschi formati 

prevalentemente da querce, olmi e frassini; diffuse erano anche piante tipiche degli ambienti 

umidi, come ontani e salici. Tra gli alberi da frutto, il melo selvatico e il nocciolo. In alternanza 

agli spazi boschivi si aprivano ampie radure, in parte dovute all’azione dell’uomo tesa a sottrarre 

terra per le colture agricole di cereali (orzo e grano) e legumi.

Ricca e varia era la fauna, che comprendeva anche specie oggi scomparse dall’ambiente 

polesano. Per quanto riguarda le specie selvatiche, è stata riscontrata la presenza di cervo, capriolo, 

cinghiale, orso, castoro, istrice, gatto selvatico, lepre, volpe, di diversi mustelidi (martora, faina 

e donnola) e di avifauna tipica dei luoghi paludosi, come trampolieri e anatre. In relazione 

all’allevamento e alle specie domestiche, sono documentati suini, bovini, ovicaprini, il cavallo 

e il cane.



L’ANTICO AMBIENTE DEL POLESINE

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Il Veneto nel bronzo fi nale

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Sala II

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Sala II

Nella protostoria dell’Italia settentrionale uno dei massimi sviluppi demografi ci si ha nelle fasi 



tra la piena Età del bronzo medio e il bronzo recente (XIV-XIII sec. a.C.), con una fi tta rete di 

abitati diffusi nella pianura padana e sulle pendici e sommità collinari.

Nel corso del XII sec. a.C., nel giro di pochi decenni, si ha un crollo di tutto questo sistema 

insediativo. Quasi tutta la pianura padana si spopola e solo pochi insediamenti a nord del Po 

documentano una continuità di vita fi no agli inizi dell’Età del bronzo fi nale (seconda metà 

del XII sec. a.C.). Una piena ripresa dell’insediamento nel territorio si ha nelle fasi piena e 

terminale del bronzo fi nale (XI-X sec. a.C.). In quest’epoca, nell’Italia nord-orientale il sistema 

insediativo è abbastanza diverso da quello delle fasi precedenti: il ruolo fondamentale è assunto 

dal territorio attorno all’asta fl uviale del Po; altri nuclei importanti sono quello del territorio 

posto alla confl uenza dei fi umi Tartaro e Tione e quello delle zone collinari prealpine. Molti 

degli insediamenti dell’Età del bronzo fi nale staranno alla base della nascita e sviluppo dei centri 

protourbani dell’Età del ferro.



L’ITALIA NORD-ORIENTALE DALLA FINE DELL’ETÀ 

DEL BRONZO AGLI INIZI DELL’ETÀ DEL FERRO

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Sala II

GLI ABITATI DELL’ETÀ DEL BRONZO FINALE NEL VENETO



Nel Veneto sono conosciuti numerosi siti dell’Età del bronzo fi nale, un buon numero dei 

quali rappresenta la fase iniziale di importanti abitati protourbani che avranno il loro massimo 

sviluppo durante l’Età del ferro. In molti casi questi siti sono noti solo da recuperi di reperti e da 

qualche piccolo sondaggio di scavo. Sono ancora pochi gli abitati in cui siano state fatte ricerche 

in estensione, che abbiano permesso di conoscere le strutture delle capanne e le altre strutture 

interne e perimetrali dei villaggi.

I dati più interessanti si sono ottenuti in recenti ricerche svolte all’interno dell’attuale centro 

urbano di Treviso. È stata scavata parte di un insediamento con abitazioni a pianta rettangolare, 

con pareti in graticcio intonacato con argilla e con copertura costituita da un’intelaiatura 

lignea. I diversi nuclei di abitazioni erano intervallati da zone destinate all’allevamento e alle 

coltivazioni.

Altre importanti ricerche sono state condotte nell’abitato protostorico di Montagnana, dove 

sono state portate alla luce strutture abitative e aree artigianali per la lavorazione della ceramica. 

La struttura dell’insediamento si presenta abbastanza complessa, con vari nuclei abitativi 

associati a piccoli nuclei di necropoli, e con una successione stratigrafi ca di livelli abitativi che si 

alternano a livelli d’abbandono dell’area. Il rinvenimento di un frammento di ceramica “egea” 

e di un ripostiglio di bronzi vengono a sottolineare l’interesse archeologico di questo abitato, 

che rappresenta il più importante centro protostorico lungo l’asse fl uviale dell’antico corso 

dell’Adige.

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Sala II

Varie aree destinate alla deposizione dei defunti sono state individuate nel Veneto. Si tratta 



principalmente di vere e proprie necropoli comprendenti decine o centinaia di sepolture. Il rito 

funebre maggiormente seguito nel Veneto dell’Età del bronzo fi nale, come in gran parte della 

Penisola, è quello della cremazione: il corpo del defunto veniva incenerito sulla pira funebre e i 

resti ossei raccolti in urne di terracotta, spesso dalla caratteristica forma biconica. L’urna, coperta 

da una scodella capovolta, veniva deposta in pozzetti scavati nel terreno.

Tra i rinvenimenti di tipo funerario del Veneto, risultano di particolare interesse quelli di 

Desmontà, Garda e Gazzo.

GARDA (VR)

Nel 1964, in seguito a lavori edili, sono stati portati alla luce due gruppi di sepolture databili 

al bronzo fi nale e prima Età del ferro. Il primo gruppo è costituito da alcune sepolture prive 

dell’urna in ceramica, forse facenti parte di un piccolo tumulo di terra; il secondo invece 

raggruppa alcune sepolture con urna biconica coperta da una scodella capovolta o da una lastra 

di calcare.

La necropoli non sembra riferibile ad un abitato palafi tticolo o di riva del lago di Garda, bensì 

ad un insediamento le cui tracce sono state individuate sulla sommità della Rocca Vecchia.



LE NECROPOLI DELL’ETÀ DEL BRONZO FINALE 

NEL VENETO

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Sala II

DESMONTÀ (VERONELLA/ALBAREDO D’ADIGE - VR)

Nel 1982 è stata individuata la necropoli riferibile all’abitato protostorico diSabbionara, posto 

a circa 600 m di distanza. Grazie agli scavi effettuati negli ultimi anni, è stato possibile individuare 

vari piccoli gruppi di tombe, lontani anche centinaia di metri l’uno dall’altro. Il tipo di sepoltura 

più diffuso si presenta senza urna in ceramica, cioè all’interno di una semplice buca scavata nel 

terreno si trovano ossa bruciate, resti carboniosi della pira funebre ed elementi del corredo in 

bronzo.

Nell’area della necropoli sono stati trovati anche due schinieri in lamina di bronzo, da 



interpretare come deposito votivo o come parte di una stele lignea. 

PONTE NUOVO (GAZZO VERONESE)

Sono stati individuati tre gruppi di sepolture, databili all’Età del bronzo fi nale/prima Età del 

ferro, sparsi in un’area molto vasta, posta a ridosso della sponda sinistra dell’attuale corso del 

Tione, a circa 3 km a Sud-Ovest del centro abitato di Gazzo. I primi rinvenimenti in località 

Ponte Nuovo risalgono al 1976 e sono avvenuti in seguito a lavori di sistemazione agraria, 

mentre dal 2000 sono iniziate estese indagini archeologiche.

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Sala II

Nell’Età del bronzo fi nale 



diversi abitati si svilupparono 

lungo il tratto dell’estinto 

“Po di Adria” che va dagli 

attuali limiti occidentali della 

provincia di Rovigo fi n quasi 

alla costa adriatica. Frattesina 

era il principale abitato della 

zona e doveva svolgere un 

ruolo egemone almeno tra XII 

e XI sec. a.C. Ciò è indiziato 

dalla notevole estensione del 

sito, dalle varie e complesse 

attività artigianali che qui si 

svolgevano e dalla presenza di 

indicatori di scambio su lunga 

distanza. Forse pertinenti alla 

stessa unità sociale e politica 

erano alcuni insediamenti 

minori (forse destinati al 

solo sfruttamento agricolo 

del territorio) sorti pochi 

chilometri ad est di Frattesina, 

tra Gognano e Capobosco.

Nel corso del X secolo ac-

quistò maggiore importanza 

l’insediamento di Villamar-

zana, costituito da vari nuclei 

d’abitato nei quali venivano 

svolte attività artigianali ana-

loghe a quelle di Frattesina. 

Più ad occidente, distanziati tra loro alcune decine di chilometri, si trovavano gli abitati di 

Mariconda di Melara, che presenta indicatori di attività artigianali complesse come la lavorazione 

del vetro, e quello recentemente individuato di Trecenta. Infi ne, un abitato attribuibile ad una 

fase evoluta dell’Età del bronzo fi nale è stato scoperto a Saline di S. Martino di Venezze, lungo 

un ramo più settentrionale del Po.

IL POLESINE AI TEMPI DI FRATTESINA

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Sala II

LA PROTOSTORIA IN POLESINE: 

STORIA DELLE RICERCHE

Le principali conoscenze relative alla protostoria del Polesine sono il risultato di fortunate 

scoperte fortuite e indagini archeologiche avvenute a partire dagli anni sessanta del secolo 

scorso.


Il primo scavo di un sito dell’Età del bronzo fi nale in Polesine è stato fatto nel 1962 a 

Mariconda di Melara, ma fondamentale è stata la scoperta dell’abitato di Frattesina nel 1967, 

quando arature profonde e attività di sbancamento intaccarono i depositi archeologici portando 

in superfi cie un’abbondanza di materiali databili all’Età del bronzo fi nale, che evidenziarono 

immediatamente l’importanza del sito. Dopo i primi saggi compiuti nel 1968, tra il 1974 e la 

fi ne degli anni ‘80 seguirono regolari campagne di scavo e raccolte di superfi cie sistematiche che 

interessarono il settore centro-occidentale e orientale dell’abitato.

Al 1977 risale la scoperta della prima necropoli relativa all’abitato di Frattesina, in località 

Fondo Zanotto, circa 500 m a est dell’abitato; una seconda necropoli verrà individuata nel 

1985 in località Narde, circa 700 m a nord dell’abitato. Probabilmente pertinente a questa stessa 

necropoli è l’ultima area sepolcrale individuata e indagata nel 2004-2005, nota come Narde II.

Negli stessi anni furono avviate le ricerche nel vicino abitato di Villamarzana, dove furono 

condotte delle campagne di scavo nel 1970 e nel 1993. Altri siti dell’Età del bronzo fi nale sono 

stati oggetto di ricerche di superfi cie e brevi sondaggi di scavo a Saline di S. Martino di Venezze 

nel 2006 e Trecenta nel 2001.

All’Età del bronzo recente risalgono, invece, i siti individuati dalla ricerca di superfi cie a Marola, 

Canova e Bosco San Pietro (comune di Castelnovo Bariano), a Larda di Gavello, quest’ultimo 

indagato da alcune campagne di scavo tra la fi ne degli anni ‘90 e il 2006, e a Campestrin di 

Grignano nel 2007-2009.

Proseguono tuttora le attività di indagine e di monitoraggio del territorio, che continua a 

restituire generosamente indizi e tracce della sua storia più antica.

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Sala II

I manufatti che gli archeologi trovano negli scavi sono oggetti che venivano utilizzati nella 



vita quotidiana e in tutte le attività. Per l’Età del bronzo, gli oggetti più frequenti, cioè quelli 

che si conservano meglio e più a lungo, sono vasi di ceramica e ornamenti, strumenti e armi in 

bronzo. Nel corso del tempo, con il variare del gusto, delle tecniche e delle attività, le forme e 

le decorazioni dei manufatti cambiano più o meno rapidamente. Il risultato è che gli oggetti in 

uso in una certa fase sono in parte diversi da quelli usati in una fase più antica o più recente. Di 

solito, ognuna delle diverse fasi di vita di un abitato o di una necropoli è caratterizzata da una 

combinazione specifi ca di vasi e di oggetti di bronzo.

Il cambiamento formale dei manufatti nel tempo è quindi uno degli strumenti con i quali 

viene costruita la cronologia relativa di un deposito archeologico. Le relazioni degli scavi e 

lo studio dei manufatti hanno permesso di defi nire una suddivisione della vita dell’abitato di 

Frattesina in tre fasi principali, non ancora precisamente datate, dato anche il dibattito in corso 

sulla cronologia assoluta dell’Età del bronzo europea.

Fase 1 - passaggio dall’Età del bronzo recente all’Età del bronzo fi nale (circa XIII - XII sec. 

a.C.)


Fase 2 - Età del bronzo fi nale (circa XII - XI sec. a.C.)

Fase 3 - passaggio dall’Età del bronzo fi nale alla prima Età del ferro (circa X sec. a.C.)



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