1 Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2
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mo sempre contenuto i costi - precisa il comandante - entro l'1,2 per cento del bilancio della Forza Armata. Un'incidenza molto bassa ma sufficiente per mantenere i programmi." Dall'anno prossimo le prime donne-pilota, arruolate un decennio fa in Aeronautica, avranno raggiunto l'espe- rienza di volo sufficiente per poter accedere alle Frecce. Tra l'altro, il posto di pilotaggio e l'ergonomia interna del nuovo M.346 sono stati studiati anche per loro. “La presenza e le esibizioni delle Frecce - conclude il generale Bernardis - si integrano bene con gli altri impe-
Lo spettaco- lare incrocio delle due sezioni della PAN visto dall’interno La soddisfazione dei piloti della PAN dopo il volo
12 IL NASTRO AZZURRO V enerdì 17 settembre: un RPV (Remotely Piloted Vehicle) "Predator" italiano, sorvegliando dall'alto l'area est di Farah, individua lungo la strada per Delaram quattro persone che stanno posizionando un ordigno sotto il manto stradale. Mentre il "Predator" li segue, segnalandone costantemente la posizione, la "Task Force 45", composta dagli uomini delle forze spe- ciali italiane, con un elicottero Ch 47 "Chinook", scortato da due elicotteri d'assalto "Mangusta", raggiunge imme- diatamente il rifugio dei terroristi. Proprio durante l'aviosbarco, mentre si procede all'at- tacco del rifugio degli insorti, due militari vengono rag- giunti da colpi di arma da fuoco. I due, il tenente Alessandro Romani e il primo Caporal maggiore Elio Domenico Rapisarda, sono subito ricoverati all'ospedale militare da campo di Farah. Il tenente Romani, 9° Reggimento d'Assalto Col Moschin, celibe, nato a Roma il 18 luglio 1974, purtroppo, non ce la fa. Aveva alle spalle numerose missioni internazionali in Iraq ed in Afghanistan ed era considerato un ufficiale di grande esperienza. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha appreso con profonda commozione la notizia della morte del Tenente Romani, avvenuta nell'assolvimento del dovere, ed ha espresso alla famiglia sentimenti di affettuosa vicinanza e sincera partecipazione al loro grande dolore. Il Capo dello Stato ha inoltre espresso il suo incoraggiamento e un affettuoso augurio al primo Caporal maggiore Rapisarda che, immediatamente tra- sferito all'ospedale militare americano di Ramstein in Germania, è stato sottoposto ad un delicato intervento e sta guarendo rapidamente. L'eco di questo grave lutto, il trentesimo da quando l'Italia ha dato la sua adesione all'ISAF, non si era ancora spenta che, sabato 9 ottobre, quattro alpini sono stati uccisi e uno è rimasto gravemente ferito nel corso di un agguato nel distretto del Gulistan, a duecento chilometri ad est di Farah, al confine con l'Helmand. Gli uomini, tutti in forza al 7° Reggimento Alpini di stanza a Belluno, inquadrato nella Brigata Julia, a bordo di blindati Lince erano di scorta a un convoglio di 70 camion civili che ave- vano trasportato materiale per allestire la base operativa avanzata "Ice" e rientravano verso Ovest. Sulla strada era stato predisposto un micidiale "IED", un ordigno rudimentale, ma non per questo poco effica- ce. La tremenda deflagrazione ha completamente distrutto il "Lince". Quattro dei cinque alpini che si trova- vano sul blindato sono rimasti uccisi sul colpo. Si tratta del primo caporal maggiore Gianmarco Manca di Alghero, del primo caporal maggiore Francesco Vannozzi di Pisa, del primo caporal maggiore Sebastiano Ville di Lentini (Siracusa) e del caporal maggiore Marco Pedone di Gagliano del Capo (Lecce). Il caporal maggiore scelto, Luca Cornacchia di Pescina (L'Aquila) è rimasto ferito ma, come hanno immediata- mente riferito le fonti militari: "Ha riportato ferite a un
nell'ospedale da campo di Delaram con un elicottero. Dopo aver fatto brillare l'ordigno, i talebani hanno aperto il fuoco. I nostri soldati hanno risposto e, al termi- ne di un violento scontro, "hanno messo in fuga gli aggressori". Il convoglio aveva già subito un assalto armato il giorno precedente durante il quale i terroristi avevano colpito un mezzo USA. Cordoglio è stato espresso dal presidente della Repubblica Napolitano, dal Presidente del Consiglio Berlusconi e dai presidenti delle due Camere Schifani e Fini. Il comandante della missione ISAF, generale David H. Petraeus, ha voluto sottolineare "il coraggio e l'altrui-
aggiunto - in un momento in cui abbia- mo deciso di sconfigge- re quella insorgenza che toglie al popolo afgano sicurezza e sta- bilità e che vorrebbe fare di questo Paese ancora una volta un rifugio sicuro per i ter- roristi". AFGHANISTAN: ANCORA LUTTI ITALIANI Il cap. Alessandro Romani Gianmarco Manca Marco Pedone Francesco Vannozzi Sebastiano Ville IL NASTRO AZZURRO 13 IL COMMENTO Unanime e caldo è stato il cordoglio espresso sia alla famiglia di Alessandro Romani, sia a quelle di Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pedone. I Caduti italiani nelle operazioni ISAF in Afghanistan ora sono trentaquattro, dodici solo nel corso di quest'anno. L'insopportabilità delle perdite umane in quella che è pur sempre un'"Operazione di Pace" diventa lan- cinante di fronte all'improvviso incre- mento registrato negli ultimi mesi. In realtà, secondo fonti militari autore- voli, tale triste fenomeno dovrebbe apparirci "positivo" poiché è collega- to con l'indubbio successo della nuova strategia perseguita in Afghanistan: l'estensione del control- lo del territorio anche al di fuori delle città. I Talebani cercano con ogni mezzo di contrastare il successo dell'ISAF, soprattutto perché ad esso è collegato il progressivo distacco del- l'opinione pubblica afgana dal loro modo di vedere ed interpretare la realtà sociale del paese: un eterno conflitto tra chi osserva con attenzio- ne i principi del Corano (loro ed i loro seguaci) e chi, secondo loro, non lo fa abbastanza (tutti gli altri). Tutto questo potrebbe essere consi- derato come semplice "dialettica interna" di un paese di profonda tradizione religiosa musulmana alla ricerca delle pro- prie radici, se non fosse che i Talebani, forti di questa interpretazione quantomeno originale della religiosità, sono diventati il principale sostegno di Al Khaeda in Asia e vogliono fare dell'Afghanistan la roccaforte di quell'organizza- zione terroristica che già tanti lutti ha sparso nel mondo. Per questo, pur nella tristezza dell'estremo saluto al capitano Alessandro Romani (la promozione gli è stata conferi- ta “sul campo” alla memoria), avevamo registrato come nota positiva che le espressioni di cordoglio e di vicinanza delle istituzioni non erano state disturbate da commenti fuori luogo circa l'opportunità o meno di mantenere, e fino a quan- do, i nostri militari in Afghanistan. È durata poco. La tragedia terribile dei quattro alpini uccisi nell'agguato del 9 ottobre, ha riaperto le solite sterili e pericolosissime polemiche con le quali esponenti di spicco di quasi tutti i partiti dell'opposizione hanno chiesto il ritiro immediato dei nostri militari dal teatro afgano. L'importanza della posizione presa in politica estera dall'Italia, impe- gnandosi militarmente nell'ISAF, è stata messa ancora una volta in dubbio con improvvide dichiarazioni che, oltre a disorientare l'opi- nione pubblica, aumentano il rischio, già notevole, a cui sono espo- sti i nostri militari in missione in quel tormentato paese. Per questo dobbiamo sostenere i nostri militari inviati in quel dif- ficile teatro esprimendo loro la massima incondizionata solidarietà e facendo comprendere a chi li contrasta che noi non ce ne andre- mo finché la democrazia e la libertà non saranno tornati ad arride- re al popolo afgano. Bene ha fatto, in quest’ottica, il Ministro della Difesa Ignazio La Russa a porre all’attenzione del Parlamento e del Paese l’esigenza, più concreta che mai, di consentire anche ai velivoli italiani presen- ti nell’area l’uso di armamento di lancio (bombe e razzi) a prote- zione delle operazioni a terra dei nostri soldati. Questo modus operandi, normale per le forze aeree di tutti gli altri Paesi partecipanti all’ISAF, al momento di mandare in stam- pa questo numero de “Il Nastro Azzurro” non è stato ancora autorizzato. Se l’Italia, al di là di formali messaggi di solidarietà, avesse già operato come tutti gli altri, l’attacco ai quattro terroristi che hanno provocato la morte di Alessandro Romani, sarebbe stato effettua- to subito dal medesimo “Predator” che li aveva scoperti, senza mettere a rischio le vite dei nostri soldati e intervenendo con la massima tempestività. Mi sembra un motivo sufficiente per non tergiversare inutilmen- te sulla giusta proposta del Ministro della Difesa. Antonio Daniele La “T La “T
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ce 45” italiana si muove su elicotteri CH-47 ce 45” italiana si muove su elicotteri CH-47 “Chinook” scor “Chinook” scor tati da A.129 “Mangusta” tati da A.129 “Mangusta” Il blindato legger Il blindato legger o “Lince” in pattuglia o “Lince” in pattuglia IL NASTRO AZZURRO 14 MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI: UMBERTO VISETTI SOLDATO E SACERDOTE È da ricordare, per un doveroso recupero, Umberto Visetti, veramente Soldato di Dio e Sacerdote della Patria. La sua vita merita di essere riscoperta, narra- ta e conservata alla memoria e alla gratitudine in partico- lare dei suoi corregionali. In Umberto Visetti si espressero quelle virtù caratteristiche e distintive, di un'umanità forte, schietta, sobria e generosa che si ritrovano nella stirpe piemontese. Cresciuto in una famiglia nella quale si fondevano i valori della Patria e di Dio esaltati dal padre, ufficiale di cavalleria, e dalla madre, pia e devota fino al misticismo, tali valori accoglieva nell'animo come alimento e forza inestinguibile della sua vita. Ciò che spiccava nella perso- nalità di Umberto Visetti era una generosità senza limiti, un senso del dovere dimentico di ogni calcolo, un'offer- ta di sé in risposta ad un profondo, incontenibile impul- so interiore, con uno slancio dimentico di accorgimenti e di prudenza, trascinato dall'entusiasmo ed esaltato dal- l'ideale. Così si spiegano le diciannove ferite al Montello, in Libia, in Africa Orientale. Qui, episodio fra i tanti, fu visto lanciarsi impavido all'assalto di un'amba dell'altipiano etiopico dove si nascondeva insidioso, implacabile, il nemico: Umberto Visetti nominato, per il suo ardimento, Comandante del IV Battaglione Eritrei, che era stato di Toselli e del quale portava il nome glorioso e la "fascia"nera, doveva aprire la strada agli altri reparti. L'impresa da lui compiuta, che gli valse la Medaglia d'Oro, è degna di un canto epico ed appare quasi irreale; mostra Umberto nello sprezzo del pericolo, nell'offerta di sé come esempio, sublimata dai pensieri che lo sosteneva- no e che a tanto lo spingevano. Dimostrazione straordi- naria di valore, di un valore si direbbe sofferto perché era in lui un'innata avversione alla violenza e alla guerra, che contrastavano con un sentimento incontenibile del dove- re fino alla lotta e al sacrificio, contro ogni viltà. Tale sen- timento si spiega come naturale, generosa, cavalleresca disponibilità all'olocausto, al comando della coscienza. Le sue azioni che potevano apparire talvolta impulsi- ve, furono sempre grandi e magnanime. Ad esse non seguiva il glorioso compiacimento ma la riflessione di un doveroso adempimento. Così è ricordato da chi lo vide, nel lontano ottobre 1937, dopo la tremenda mischia affrontata col battaglione Toselli sull'Amba Denghezi. Disteso sul suolo sconnesso e sassoso, in una misera capanna, col petto crivellato e rigonfio di cotone insan- guinato, il braccio frantumato, fra la vita e la morte, ma con una strana serenità, una forza nel corpo di morituro che vinceva l'emozione dei presenti. Di quell'eroica impresa resta la motivazione della Medaglia d'Oro che ricorda lo stupore dello stesso avversario ammutolito di fronte al capitano italiano caduto con quasi tutti i suoi Il capitano Umberto Visetti MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE A UMBERTO VISETTI
Dengheziè, 9 ottobre 1937. IL NASTRO AZZURRO 15 uomini nel nome della Patria lontana, nell'orrida vastità di una terra ostile. Sopravvisse Umberto Visetti, esempio e fermezza in ogni atto. Una conoscenza esauriente di Umberto Visetti richie- derebbe la narrazione accurata di molti aspetti, talvolta sconcertanti, della sua dinamica vita, impostata e diretta da indole generosa, per imprese e situazioni delle quali sembrava si sentisse estraneo, ma che ne misuravano la grandezza d'animo. Se talvolta errò, e lo riconosceva, fu per sovrabbondanza di entusiasmo, di perenne donazio- ne di sé, di un'ansia per l'azione nella quale si esprimeva- no esternamente un coraggio indomito, ma nell'animo una presenza continua di Dio. Così visse per diciassette anni di servizio e di guerra, così fu onorato e forse conte- stato dai mediocri come ufficiale ma sempre onorato da chi, come lui, degnamente serviva la Patria. Fu presente in Africa Settentrionale e nell'inferno della Marmarica cadeva ferito accanto al suo generale Maletti che prima di morire ripeteva: "C'è gente che non sa vivere ma noi sappiamo morire". Cessata la bufera della guerra, ci fu il raccoglimento dell'animo ardente di conoscenza, dopo i trent'anni migliori della vita, dedicati alla Patria, si volgeva ad un altro fronte, a quello di Dio, che aveva sempre intensa- mente pregato quasi a chiedere perdono ai cedimenti sofferti, alla violenza cui era stato chiamato. Diventava soldato di Cristo, combattente focoso con la parola, appassionato fratello alle sventure del prossimo, consola- tore degli uomini; reduce dagli orrori della guerra si lan- ciava nelle battaglie incruente dello spirito, alle vittorie non effimere dell'anima. Il capitano, deposte le spalline e indossato il rude abito del cappuccino, non comandava più i reparti, ma diveniva subalterno di tutti, servo degli umili e dei buoni. Il forte comandante del battaglione Toselli, l'ardito teme- rario del Montello, l'impavido combattente nelle sabbie della Marmarica avrebbe ubbidito a tutti, al servizio degli uomini nel nome di Dio. Dio l'aveva chiamato, e alla chiamata aveva risposto, per una nuova vita, con un altro nome: Frate Agostino di Cristo Re. La sto- ria della sua esi- stenza che com- prende gli ani- mosi anni giova- nili, le imprese di guerra, i rico- noscimenti e le Decorazioni, la vocazione e l'impegno reli- gioso, è la storia di un uomo che visse intensa- mente le vicen- de di mezzo secolo, profondamente e totalmente partecipe, rispon- dendo sempre ad un comando imperioso, quello del dovere. Umberto Visetti si colloca nella nobile schiera degli uomini che hanno onorato la nstra terra; la sua figura merita di essere ricordata con un segno concreto, con una iniziativa che lo additi all'ammirazione ed alla gratitudi- ne, che lo preservi dalla negligente indifferenza e lo pro- ponga come alto e morale esempio di vita. G. Gazzoli (da “Il Reduce d’Africa - 1989) Umberto Visetti sacerdote Il capitano Umberto Visetti viene Decorato di MOVM da Umberto II
IL NASTRO AZZURRO 16 UN PO' DI CRONACA SU UNA LUNGA RICERCA SENZA ...LANTERNINO (Prefazione storica dell’Albo d’Oro della Federazione Provinciale di Trieste) D opo quasi cinque anni di tribolazioni, durante i quali lungamente abbiamo temuto di non poter concludere nulla, siamo finalmente giunti in porto! Da tempo, dopo aver ammirato gli Albi dei Decorati realizzati dalle altre Federazioni Provinciali del Nastro Azzurro, mi frullava per la mente l'idea di fare altrettan- to per quanto competeva alla nostra Federazione. L'impresa si presentava subito molto gravosa perché non ci si poteva limitare allo scampolo di territorio restato a Trieste dopo il trattato di pace, pur comprendendo Grado ed il Monfalconese appartenenti storicamente alla sua vecchia provincia fino al 1947: compe- teva a noi, perché nessun altro lo avrebbe fatto, perpetuare la memoria di quanto avevano compiuto nelle varie guerre anche i nostri conterranei, dei territori, strappatici, dell'Istria, ormai dispersi in Italia ed in altri continenti. Ma, quel che era peggio, non vedevo anco- ra quale strada avrei potuto percorrere per raggiungere tale traguardo. Non facevo alcun conto sulla possibilità di un aiuto da parte del Distretto Militare di Trieste; mi era noto, infatti, fin dai primi anni del dopoguerra, che durante l'occupazione jugoslava i suoi uffici erano stati saccheggiati, i documenti in grande parte dispersi, che i fogli matricolari erano stati usati per incartare il pesce alla Pescheria Centrale. D'altro canto, la cosa riguardava anche Marina e Aviazione, ed anche per questo non mi pareva che ci fossero localmen- te possibilità migliori. Al Ministero della Difesa poi, ci si sarebbe potuto rivolgere per qualche singolo caso noto, ma non certo perché si mettessero a ricercare, tra i deco- rati di tutta Italia, tutti quelli che provenivano da queste terre. Un barlume di speranza mi venne dal ricordare che, in una certa ricerca su Gazzette Ufficiali, avevo osservato che vi apparivano anche decreti di concessioni di ricom- pense al valore. Poteva essere questa la strada giusta, perché avrei potuto trovare le decorazioni concesse al personale di tutte e tre le Forze Armate. Quando, in una riunione del Consiglio Direttivo, accennai alle mie speranze, ma anche alle mie perples- sità, la mia idea, ancora confusa e tutta da verificare, ebbe una accoglienza entusiastica, e venni sollecitato a studiare attivamente il da farsi, dopo di che ci saremmo messi al lavoro. Sorse subito un intoppo: alla Biblioteca Civica di Trieste si potevano trovare le Gazzette soltanto a partire dal 1919, mentre a noi occorrevano anche quel- le precedenti, fino al 1915. Alla guerra 1915-18 avevano partecipato oltre 2000 giuliano-dalmati e varie centinaia di questi avevano conseguito Decorazioni al Valor Militare. Poiché allora Udine faceva già parte del Regno d'Italia, ricorsi a quella Biblioteca Civica e così, per due settimane, alle 08.30 ero già a Udine per rientrare a sera all'ora di cena. Ma senza risul- tati. Le Gazzette di allora, erano diverse dalle attuali, riportavano anche cronache di cerimonie, nelle principali città, in cui erano state conse- gnate Decorazioni a numerosi valorosi combattenti, ma di decreti concessivi neppure l'ombra.
Esaurita la ricerca a Udine, passai alla Biblioteca Civica di Trieste risalendo dal 1919 in su, senza risultati. Pensavo già che avrei dovuto abbandona- re quella ricerca inutile, quan- do, siamo all'anno 1935, mi imbatto nei primi decreti e comincio a raccoglierli. Ma ne vale la pena? Come copriremo il periodo mancante? Soltanto molto più tardi ho potuto scoprire che la pub- blicazione sulla Gazzetta Ufficiale della concessione di ricompense al V.M. era stata disposta da una legge del 1932; in fondo, è stato un bene che non lo sapessi in partenza, perché probabil- mente non avrei neppure pensato di iniziare questo lavoro, non vedendo allora altre possibilità. Ma non mi rassegno anco- ra a rinunciare, sebbene sorga- no nuove difficoltà. Infatti, per un lungo periodo, tra il 1946 e la fine del 1950, non ci sono i supplementi conte- nenti gli elenchi dei decorati. Qualche sprovveduto, senza sapere quale valore aves- se il termine, li aveva definiti "straordinari" e questi, non previsti negli abbonamenti ordinari, potevano venire richiesti separatamente - quarant'anni prima (!) - da chi vi fosse interessato (di norma, hanno questa classificazione i supplementi riguardanti bilanci dello Stato e cose del genere, di interesse molto particolare e limitato ad un numero ristretto di studiosi). A Trieste nessuno ne dispone e con poca speranza ci rivolgiamo al Poligrafico dello Stato che stampa le Gazzette. Fortunatamente incappiamo in una impiegata intelligente e cortese - non ha voluto dirci il suo nome - che ci indirizza alla Libreria Nazionale "Vittorio Emanuele II'" dove ha già accertato l'esistenza dei fasci- coli da noi richiesti Dopo vari mesi di trattative e di atte- sa, riusciamo ad avere da una Agenzia romana i grossi
IL NASTRO AZZURRO 17 pacchi di fotocopie dei nostri supplementi. Ne manca ancora uno, introvabile, che riusciamo a procurarci solo grazie alla cortesia della dott.ssa Annamaria Pellino della Biblioteca giuridica del Ministero di Grazia e Giustizia. Dal libro di Federico Pagnacco "Volontari delle Giulie e della Dalmazia" ricavo dati personali e motivazioni delle Decorazioni concesse ai Caduti nella prima guerra mondiale, ma per i reduci c'è soltanto un elenco in cui una o più sigle identificano le Decorazioni conseguite da ciascuno. Troppo poco. Ricordando, perché la cosa aveva riguardato anche mio padre, che negli anni venti il Distretto aveva censito tutta la forza richiamabile in caso di necessità, cerco allo- ra di consultare i fogli matricolari delle classi tra il 1873 e il 1899, che comprendono la maggior parte dei volonta- ri. Non sono più al Distretto ma all'Archivio di Stato. Anche qui la ricerca è infruttuosa perché i documenti, pur su modulo da foglio matricolare, sono solo un censimen- to della forza eventualmente disponibile, secondo l'Arma in cui l'interessato aveva prestato servizio (nell'esercito austriaco o in quello italiano), senza altre indicazioni. Quando, deluso, mi congedo dal Direttore, dott. Cova, interviene il suo vice assicurando che dispongono anche del Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra. Sono solo poche annate, dal 1922 al 1926, ma è materiale pre- zioso, che riguarda una parte notevole dei volontari giu- liano-dalmati, e finalmente mi rendo conto quanto sarebbe utile disporne in modo più ampio. Oramai ho sfogliato quasi ottant'anni di Gazzette ma sono certo che ne mancano altri, che invece a noi risultano da vecchi tabulati della Direzione del Tesoro concernenti gli assegni medaglia corrisposti, prevalentemente a superstiti del Decorato. Decidiamo di fare ancora un tentativo al Distretto per vedere se davvero non sia possibile reperire almeno una parte dei Bollettini che ci occorrono. Forse la perso- na che avevamo contattato infruttuosamente in prece- denza non era abbastanza informata. Esposto il nostro problema all'allora Comandante del Distretto Col. Luciano Monaco, disponibilissimo ad aiutarci, abbiamo la promessa di una risposta non appena avrà avuto le necessarie informazioni. Due giorni dopo mi segnala che hanno tutto dal 1920 in poi e che il materiale è a nostra disposizione. Non mi sembra vero! É la svolta lungamente attesa. Cominciamo così uno spoglio accelerato, perché siamo ancora in primavera ma a settembre il Distretto di Trieste verrà chiuso. Molto cortesemente il Col. Monaco si offre di chiedere al Distretto di Udine se dispongano dei Bollettini dal 1915 al 1919 che, al caso, potrebbero veni- re temporaneamente prestati a quello di Trieste, facili- tandoci la ricerca. Risultato che a Udine non hanno detto materiale, ci suggerisce ancora di rivolgere la stessa richiesta alla Direzione della Leva del Comando Regionale del Nord-Est di Padova, perché ci indichi pres- so quale Distretto tale documentazione sia disponibile. Per quanto dubbiosi. Per le difficoltà che potrebbero derivare dalla necessità di lavorare a lungo fuori sede, accogliamo il suggerimento chiedendo, senza molta spe- ranza, che tale materiale sia messo a disposizione del Distretto Militare di Trieste, qualora si ritenesse impossi- bile prestarlo a noi. La risposta tarda, e chiediamo l'appoggio del Gen. Zaro Comandante delle Truppe Trieste, che cortesemente assicura il suo intervento, e l'indomani ci viene consegna- to un fax del Comando Regionale del Nord-Est di Padova contenente una copia della risposta alla nostra richiesta (non ancora pervenutaci), in cui si precisa che il materia- le è a nostra disposizione presso quel Comando e che pos- siamo venire a ritirarlo. Non ci sembra vero che le cose possano assumere un corso così favorevole, e prendiamo subito contatto con l'ufficio indicatoci. Ritorniamo così da Padova con cinque valige di Bollettini Ufficiali da esaminare durante l'estate. Purtroppo, pare che le nostre rosee previsioni debba- no sfumare, perché due giorni dopo mi trovo all'ospeda- le con un'emiparesi. Fortunatamente il decorso è abba- stanza favorevole e, dopo due mesi di degenza, posso recuperare la possibilità di muovermi e di continuare il lavoro ancora più celermente. Prima che capiti di peggio. Ormai, anche con il materiale ricavato, direttamente anche dai non molti decorati superstiti e dai familiari, particolarmente grazie all'incredibile dedizione e costanza del Presidente Delise, sempre presente ed atti- vo in sede a ricevere il pubblico, siamo a buon punto con la raccolta di dati anche se c'è sempre qualche cosina da aggiungere (molti dati personali vengono incessante- mente ricavati dalle più disparate fonti, studi sull'irre- dentismo, pubblicazioni sui Caduti per cause di guerra, fortunosi contatti anche con lontani parenti di Decorati scomparsi – una motivazione è giunta persino dagli Stati Uniti – associazioni combattentistiche, ecc...) ed è l'ora di cominciare a dare forma concreta al nostro lavoro memorizzandolo sul computer nella forma definitiva in cui dovrà venire stampato. È un'avventura che dura quasi un anno e mezzo, un po' perché, partendo dagli appunti la forma si consolida ed affina via via che si procede, ed è, più volte, necessa- rio aggiornare il lavoro già fatto per la necessaria unifor- mità, un po' anche per ripetuti guai al computer. La sua indisponibilità, per abbastanza lunghi periodi, mi fa per- dere tempo prezioso. Perdo anche parte non trascurabile del lavoro, che devo rifare, ma, finalmente, si giunge anche al compimento dell'opera. A tal riguardo mi pare giusto rilevare che in un lavo- ro di questa mole, di tale ampiezza temporale e territo- riale, nonché di così difficile ricerca, non si può mai rag- giungere una completezza assoluta. Purtroppo, manche- ranno certamente dei nomi e varie motivazioni, per cui chi fosse in possesso di questi dati è vivamente pregato di farceli pervenire. Non è da escludere, infatti, l'even- tualità, come già verificatosi in altre Federazioni, di poter provvedere, fra qualche tempo, alla stampa di un supplemento. Al termine di questa grossa fatica, sento il dovere di ringraziare vivamente tutti quelli che ci hanno aiutali, in vario modo, a raggiungere il nostro obiettivo, come la sconosciuta impiegata del Poligrafico, la Libreria Nazionale Centrale, la dottoressa Pellino del Ministero di Grazia e Giustizia, il direttore dell'Archivio di Stato, dott. Cova ed il suo vice dott. Dorsi, la direttrice della Biblioteca Civica di Trieste. dottoressa Rugliano, che mi ha premuro- samente indirizzato al lavoro della Salvi, il validissimo colonnello Monaco, il Comando della Regione Militare Nord-Est, il dott. Ballarini della Società di Studi Fiumani, l'avv. Oddone Talpo per quanto concerne la Dalmazia, la famiglia di Parenzo per i decorati di quella città e le mie preziose consulenti informatiche, mia nuora Luisa e mia figlia Rossana, senza l'aiuto delle quali sarei stato vera- mente nei guai. La seconda, poi, ancora una volta ha avuto il grande merito di essere anche una attenta, impa- reggiabile, correttrice di bozze. Ma più particolarmente devo ringraziare mia moglie, che ho tanto trascurato in questi cinque anni. Senza la sua comprensione e la sua pazienza non avrei potuto arrivare in fondo. Le devo quindi la promessa che non mi impegnerò più in lavori così totalmente assorbenti, come è stato questo. Almeno per qualche mese. Lionello Ferluga (socio della Federazione di Trieste)
18 IL NASTRO AZZURRO Q uando leggerete questo articolo, Michele Maddalena, il marciatore della Federazione Provinciale di Latina dell’Istituto del Nastro Azzurro, già dal 3 novem- bre avrà lasciato Trieste dando il via alla “Marcia dell’Unità d’Italia”, impresa che è sua, in quanto da lui viene compiuta, ma è di tutti noi, in quanto sostenitori dei valori che la Marcia intende rinnovare. Le prime tappe saranno già state effettuate, tra ali di gente plaudente ad un’iniziativa che trascende i semplici valori dello sport esemplifican- do i valori dell’unione di tutti gli italiani intorno a questo simbolo vivente che percorre a piedi decine di chilometri al giorno lungo un itinerario che interessa tutta la penisola a ricordo degli eventi più importanti del Risorgimento Italiano. Amici Azzurri di tutta Italia, Michele Maddalena non deve passare inosservato! Andiamo tutti ad incontrarlo mentre percorre l’itinerario della Marcia e facciamogli sen- tire il nostro affetto e la nostra vicinanza nei valori che ci accomunano: l’amore per la Patria e il Valore Militare senza i quali il Risorgimento non avrebbe avuto luogo. Chiamiamo i nostri familiari, gli amici e i conoscenti a questo incontro, spieghiamo il signi- ficato di questa prestazione fisica di un uomo che l’8 dicembre, mentre corre, compie set- tanta anni. Tanti auguri, Michele! Il Nastro Azzurro è con te! L’Italia, la nostra Patria, 150 anni dopo che si è unita, è con te!
A tale scopo, di seguito pubblichiamo i dati relativi alle prime 74 tappe della Marcia dell’Unità, che saranno per- corse fino al mese di gennaio compreso. La rimanente parte sarà pubblicata sul n.° 1-2011. PARTE LA MARCIA DELL’UNITÀ D’ITALIA IL PERCORSO DELLA MARCIA DELL’UNITÀ D'ITALIA INIZIO: 3 novembre 2010: TRIESTE, Piazza Unità d'Italia. TERMINE: 16 marzo 2011: TORINO, Piazza Castello. LUNGHEZZA PERCORSO: Km. 4215,100 NUMERO TAPPE: 112 MEDIA GIORNALIERA: Km. 37,635 1. mercoledì, 3 novembre 2010 2. giovedì, 4 novembre 3. venerdì, 5 novembre 4. sabato, 6 novembre 5. domenica, 7 novembre 6. lunedì, 8 novembre 7. martedì, 9 novembre 8. mercoledì, l0 novembre 9. giovedì, 11 novembre 10. venerdì, 12 novembre 11. sabato, 13 novembre 12. domenica, 14 novembre 13. lunedì, 15 novembre 14. martedì, 16 novembre mercoledì. 17 novembre 15. giovedì, 18 novembre 16. venerdì, 19 novembre 17. sabato, 20 novembre 18. domenica, 21 novembre 19. lunedì, 22 novembre 20. martedì, 23 novembre 21. mercoledì, 24 novembre giovedì. 25 novembre 22. venerdì, 26 novembre 23. sabato, 27 novembre 24. domenica, 28 novembre 25. lunedì, 29 novembre 26. martedì, 30 novembre 28.900 mt. 6.200 33.200
27.200 40.900
40.900 36.400
43.300 39.400
33.000 37.200
42.600 38.000
32.500 37.100
43.800 36.000
43.200 41.000
43.500 39.200
37.500 42.200
42.300 37.200
41.300 Trieste/Monfalcone Monfalcone/Redipuglia Redipuglia/Cormons Cormons/Udine Udine/Zoppola Zoppola/Vittorio Veneto Vittorio Veneto/Belluno Belluno/Arsiè Arsiè/Marter Martier/Trento Primolano/Bassano del Grappa Bassano del Grappa/Nervesa della Battaglia . Nervesa della Battaglia/Treviso Treviso/Venezia riposo
Mestre/Padova Padova/Rovigo Rovigo/Ferrara Ferrara/San Felice sul Panaro San Felice sul Panaro/Correggio Correggio/Modena Modena/Bologna riposo
Bivio Budrio SS. 253/Lugo di Romagna Lugo di Romagna/Forlimpopoli F orlimpopoli/Rimini Rimini/Pesaro Pesaro/Marzocca Michele Maddalena IL NASTRO AZZURRO 19 27. mercoledì, l dicembre 27. giovedì, 2 dicembre 28. venerdì, 3 dicembre Sabato, 4 dicembre 30. domenica, 5 dicembre 31. lunedì, 6 dicembre 32. martedì,7 dicembre 33. mercoledì, 8 dicembre 34. giovedì, 9 dicembre 35. venerdì, 10 dicembre 36. sabato, 11 dicembre 37. domenica, 12 dicembre 38. lunedì, 13 dicembre 39. martedì, 14 dicembre 40. mercoledì, 15 dicembre 41. giovedì, 16 dicembre 42. venerdì, 17 dicembre 43. sabato, 18 dicembre 44. domenica, 19 dicembre Lunedì, 20 dicembre 45. martedì, 21 dicembre 46. mercoledì, 22 dicembre 47. giovedì, 23 dicembre 48. venerdì, 24 dicembre 49. lunedì, 27 dicembre Martedì, 28 dicembre 50. mercoledì, 29 dicembre 51. giovedì, 30 dicembre 52. lunedì, 3 gennaio 2011 53. martedì, 4 gennaio 54. mercoledì, 5 gennaio 55. giovedì, 6 gennaio Venerdì, 7 gennaio 56. sabato, 8 gennaio 57. domenica, 9 gennaio 58. lunedì, 10 gennaio 59. martedì 11 gennaio Mercoledì, 12 gennaio 60. giovedì, 13 gennaio 61. venerdì, 14 gennaio 62. sabato, 15 gennaio 63. domenica, 16 gennaio 64. lunedì, 17 gennaio 65. martedì, 18 gennaio 66. mercoledì, 19 gennaio 67. giovedì, 20 gennaio venerdì, 21 gennaio 68. sabato, 22 gennaio 69. domenica, 23 gennaio 70. lunedì, 24 gennaio 71. martedì, 25 gennaio 72. mercoledì, 26 gennaio 73. giovedì, 27 gennaio 74. venerdì, 28 gennaio Sabato, 29 gennaio Marzocca/Ancona Fossato di Vico/Pianello Pianello/Perugia riposo
Ponte San Giovanni/Trevi scalo Trevi scalo/Terni Terni/Rieti Mignano Monte Lungo/Cassino Cassino/Castelforte Castelforte/Maranola MaranolaIFormia Monte san Biagio/Campodimele Monte san Biagio/Sperlonga Terracina/Borgo Grappa Borgo Grappa/Priverno Priverno/Norma Norma/Aprilia Aprilia/Latina Antrodoco/L'AquiIa riposo
Fontavignone/ Avezzano Avezzano/Ponte Campomizzo Ponte Campomizzo/Alfedena Alfedena/Isernia Isernia/Campobasso riposo
Campobasso/Sassinoro Sassinoro/Benevento Benevento/Atripalda Atripalda/Lioni Lioni/Muro Lucano Muro Lucano/Potenza riposo PotenzaiOppido Lucano Oppido Lucano/Gravina in Puglia Gravina in Puglia/Palo del Colle Palo del Colle/Bari riposo
Bari/Santeramo in Colle Laterza/Metaponto Metaponto/Rocca Imperiale Marina Rocca Imperiale Marina/Villapiana Lido Villapiana Lido/Soverano Soverano/Pian del Lago Pian del Lago/Villaggio Racise Villaggio Racise/Catanzaro riposo Messina/Rometta Marea Rometta Marea/Falcone Falcone/Capo D'Orlando Capo D'Orlando/Marina di Caronia Marina di Caronia/Cefalù Cefalù/Trabia Trabia/Palermo riposo 22.300
38.300 19.100
41.800 43.600
34.500 34.700
35.000 35.000
32.300 32.900
32.600 44.000
41.200 36.400
34.400 31.400
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47.600 39.500
32.700 48.600
32.200 38.700
35.000 43.500
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29.500 42.700
39.000 17.500
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45.900 32.000
23.300 37.000
43.600 38.300
45.300 37.700
33.900 IL NASTRO AZZURRO 20 I n questa Italia, che è stata culla di civiltà ed è ricol- ma delle insigni testimonianze delle varie arti che, come in nessun altro Paese, vi sono rappresentate ai massimi livelli, ci si dimentica troppo spesso della sco- moda memoria dei tanti Italiani che hanno illustrato la Patria con il loro purissimo eroismo anche se dovettero battersi in condizioni di grande inferiorità per equipag- giamento, armamento e, ahimè non raramente, per incapacità e, in taluni casi, vigliaccheria se non addirit- tura connivenza con il nemico degli Alti Comandi. Mi rivolgo ai giovani - sui quali poggiano le speran- ze del nostro Paese per un avvenire meno convulso ed arido di quello che stiamo vivendo - perché possano ricordare che esiste un altro patrimonio di inestimabile valore che, giorno dopo giorno, sta sprofondando nel- l'oblio e, oserei dire, nel quasi disprezzo ufficiale: il patrimonio morale lasciatoci da coloro che, anche nella seconda guerra mondiale, alla Patria fecero olocausto della vita o che, comunque, la Patria stessa servirono eroicamente. Non si vuole qui assolutamente esaltare il naziona- lismo ma il vero patriottismo. In un suo messaggio, l'ex Presidente Internazionale del Rotary, Luther Hodgeg, diceva pressappoco cosi: "Io ritengo che il miglior citta- dino del mondo sia colui che è, anzitutto, orgoglioso della sua propria Nazione e sia leale con essa." La migliore speranza nello sviluppo delle Nazioni si trova nel patriottismo e nella lealtà che sono stati risve- gliati dal raggiungimento dell’indipendenza politica. La lealtà verso la casa e la terra non deve essere preca- ria. Il ricordo pertanto dei Fratelli caduti nell'adempi- mento di uno dei nostri principali diritti-doveri di citta- dini deve essere, per i sopravvissuti e per i posteri, un dovere assoluto. Invece, il velo di oblio steso su tanti sacrifici e tanti eroismi viene giustificato dal desiderio di non rinfoco- lare odi, di non celebrare una guerra non voluta ma di ricondurre gli animi sulla strada della comprensione e dell'amore. Nel frattempo non si perde occasione per ricordare atroci fatti di sangue attribuiti ai "nazifasci- sti" e le nostre case editrici sembra facciano a gara nel divulgare libri italiani dai quali la figura del combatten- te italiano esce immiserita e vilipesa. È evidente lo sfor- zo teso a cancellare dalla nostra memoria ma, più che altro, ad evitare che si formi nella memoria delle nuove generazioni, il ricordo di coloro che, senza calcoli di uti- lità personale, risposero all'appello della Patria in armi ed alla stessa offrirono anche il sacrificio supremo della loro vita. In questa situazione, quale concetto ritenete possano farsi dei loro padri e dei loro nonni i nostri figli e nipoti e quale rispetto possano provare per loro dato che, secondo gli storiografi ufficiali (ed i libri di scuola), non hanno fatto che scappare dall'inizio alla fine della guerra? Eppure le cose sono andate ben diversamente se lo storico inglese Gorelli Barnett, commentando la bat- taglia di El Alamein, cosi ha scritto: "Considerata l'im- mensa superiorità di forze fra le opposte armate, quello che sorprende di più non è il fatto che vincessi- mo la battaglia, ma che fossimo stati sul punto di per- derla e che le forze dell'Asse siano riuscite, per 12 lun- ghi giorni, a sbrogliarsela contro una forza talmente superiore." Questo non è un inno alla guerra. Sarebbe delittuo- so instillare nei giovani l'idea che non vi sia altra solu- zione per risolvere i problemi internazionali che il ricor- so alle armi, ma è altresì altrettanto delittuoso non pre- pararli ad una tale deprecabile evenienza e non ricor- dare loro che, malgrado le alterne vicende della storia militare del loro Paese, molti di coloro che li hanno pre- ceduti sono stati capaci di esprimere il meglio di loro stessi al servizio della Patria in armi. Dopo questa premessa, occorre definire che cosa esattamente significa il termine "Patria": questa paro- la così grande e dolce il cui solo suono commuove tanto profondamente? Ritengo che possa definirsi come la terra abitata da un popolo e che ciascuno dei suoi componenti sente PERCHÉ I GIOVANI POSSANO RICORDARE (da una mia “chiacchiearata” tenuta nel 1968 al Rotary e aggiornata al 2007) IL NASTRO AZZURRO 21 come la propria, non tanto per il fatto di abitarvi, quanto perché in essa è nato, in essa sono vissuti i suoi genitori, in essa spera vivranno i suoi figli e, in genere, per- ché essa costituisce l'ambiente, il limite spa- ziale entro cui si realizza quella comunanza di origini, di lingua, di storia e di tradizioni che caratterizzano appunto il popolo stes- so. Si tratta quindi di un concetto non limi- tato al solo territorio, ma comprendente anche gli uomini che della Nazione fanno parte e tutto quel complesso di istituzioni, di tradizioni e di ideali che nella coscienza dei singoli acquista, più che una concretez- za ben definita, il valore di un mito. La Patria è, perciò, l'assoluto di fronte al quale individui e gruppi sono il relativo ed indivi- dui e gruppi sono pensabili solo in quanto siano nella Patria. E allora perché non avere il coraggio civi- le e l'orgoglio di ricordare Coloro che, spin- ti unicamente da cristallino amor di Patria, per la Patria combatterono e si immolarono? Sessantotto anni fa correva quel 1942 così ricco di gloriosi e drammatici avvenimenti sui vari fronti di guerra: iniziato con la riconquista della Cirenaica, vide poi la battaglia del Don, le azioni nel Mar Nero dei nostri Mas, la battaglia aereonavale di mezz'agosto nel Canale di Sicilia, l'indomito coraggio dei nostri aerosi- luranti, la 2^ battaglia del Don con la famosa carica del Savoia Cavalleria a Jabuchenskij, la battaglia di Serafimovic, nella quale furono particolarmente impe- gnati i Bersaglieri del 3° Reggimento, le gloriose azioni della X^ Mas e del Gruppo dell'Orsa Maggiore a Gibilterra e Cadice, le battaglie di El Alamein, la terza battaglia del Don con la disperata difesa dell'ARMIR e, in particolare, del Corpo d'Armata Alpino - le divisioni Julia, Tridentina e Cuneense furono le ultime ad inizia- re il ripiegamento - le terribili e gloriose tappe della ritirata-martirio in Russia: Arbusow, Millerowo, Cercovo, Nikitowka e Nikolajewka. Ma, in particolare, nel marzo di quell'anno moriva in un lettino di ferro della stanza n.25 della Clinica "Maya Canberry Nursing Home" di Nairobi (ove era stato ricoverato il preceden- te 5 febbraio, trasportatovi dal campo di Donyo Sabouk, vicino a Nairobi) S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d'Aosta, l'eroe dell'Amba Alagi, "la sola figura di spic- co degli ultimi cinquant'anni che gli Italiani accettino senza dissensi ne amarezze" (così scriveva nel 1952 Virginio Lilli). Egli, che avrebbe senz'altro ben figurato nell'Italia risorgimentale di Garibaldi e di Cavour, oggi riposa nel cimitero di Nyeri, nel Kenia, fra 675 soldati italiani morti in prigionia e sulla sua tomba si erge una stele che ne sorregge il volto e sulla quale è inciso il suo estremo saluto: "Ai miei soldati di terra, del mare e del
Senza pretendere, anche perché risulterebbe trop- po lungo e si rischierebbe senz'altro di ometterne molti, di voler rievocare ad uno ad uno tutti i valorosi che lasciarono il loro nome legato ad eroici fatti d'ar- me, limitiamoci a ricordare con grande rispetto i valo- rosi combattenti della seconda guerra mondiale, senza alcuna graduazione ma accomunandoli tutti, indistin- tamente, in un unico reverente e commosso pensiero poiché la gloria ed il rispetto della Patria spettano soprattutto ai vinti quando si sono battuti con onore e coraggio fino al limite delle umane possibilità ed oltre. Un episodio valga per tutti: "La vigilia di Natale del
A chiusura di queste mie annotazioni vorrei dedica- Un solitario carabiniere a cavallo diede la forza ai nostri soldati di rompere l’assedio ad Arbusow 22 IL NASTRO AZZURRO re a tutti indistintamente i nostri caduti, noti ed ignoti, le parole dettate dalla Medaglia d'Oro Tenente Colonnello Giovanni Alberto Bechi Luserna per il cimi- tero del Km 42 ad El Alamein: "Fra le sabbie non più deserte, son qui di presidio
I sacrifici, gli errori, gli orrori, i morti dell'ultima guerra stanno maturando negli europei il sentimento della loro unità al di sopra delle divisioni e dei contra- sti più estremi. Questa è stata la vera vittoria perché la guerra, dal punto di vista economico e militare, tutta l'Europa l'ha perduta assieme, vinti e vincitori. Senza quei morti e quelle distruzioni non ci sarebbe oggi in Europa il sentimento dell'unione che deve essere la nostra persuasione e la nostra bandiera, così come senza i morti ed i sacrifici della guerra '15/'18 non vi sarebbe stato per l'Italia, specie dopo il disastro di Caporetto, il senso dell'unità nazionale. Il messaggio dei Caduti in guerra al servizio della Patria è, pertanto, un messaggio di amore, di fede e di pace che vi è da augurarsi possa venir ascoltato e capi- to da tutti, ma specialmente dai giovani se veramente vorranno essere i fedeli servitori del loro Paese adope- randosi nei rispettivi campi di lavoro per l'affermazione ed il mantenimento di un ordine basato sulla compren- sione, sulla pace e sulla fratellanza. Ce lo confermano anche le parole dell'allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat che così concluse il suo intervento alla cerimonia inaugurale del Sacrario dei Caduti d'Oltremare di Bari (nel quale erano state composte 42.747 salme, 21.500 delle quali appar- tenenti ad ignoti, recuperate amorevolmente sui vari campi di battaglia): "A Loro chiederemo di ispirarci sentimenti di amore
Oggi sembra che tutto ciò sia considerato come una sciocca e vana retorica che può solo far sorridere; il valore, l'onor militare e lo spirito di sacrificio non contano quasi più nulla e non sono né apprezzati né graditi. È di moda invece denigrare quasi i combat- tenti, mettere in ridicolo i sentimenti migliori dell'a- nimo umano, gettare fango sulla maggior parte degli ufficiali. E non c'è da meravigliarsi se anche nella scuola, che dovrebbe curare l'educazione morale e spirituale della gioventù, non si pensa più a coltivare questi sentimenti. Quando si sogna la libertà dalla morale, dai costumi e dall'onore, a cosa possono servire i sentimenti miglio- ri e più elevati dell'animo umano? Può valere la pena di tirar fuori episodi che ricordino quella bieca, odiata guerra della quale più nessuno vuol sentir parlare? La seconda guerra mondiale è stata messa al bando per- ché fascista; la prima guerra mondiale serve solo per rispolverare nei discorsi delle grandi occasioni vecchie frasi ad effetto. Chi vuol sentire oggi parlare di Patria, di onore, di virtù militari? Eppure ci sarebbe tanto da raccontare ai giovani su queste guerre! Episodi importanti, ma anche epi- sodi semplici, modesti, senza nulla di eroico e di grande, ma che potrebbe- ro tuttavia servire di edu- cazione spirituale e mora- le ai giovani ... e per ricor- dare loro che ci sono stati nel passato degli uomini che hanno avuto un con- cetto ben più elevato del dovere, della dignità umana, dell'onor militare e dell'amor di Patria. E infine, perché non ricordare la lapide di un soldato inglese caduto nel- l'inferno di El Alamein: "Per il mondo eri un soldato, per me eri il mondo". Giuseppe Cesare Maria Cigliana (Socio della Federazione di Roma) Bari: il Sacrario dei Caduti d’oltremare IL NASTRO AZZURRO 23 L uigi Stipa, classe 1900 (due lauree, la prima in Ingegneria Civile e la seconda in Ingegneria Aeronautica), fu tra i tecnici italiani più geniali del nostro secolo e un autentico precursore della moderna ingegneria aeronautica, ma ebbe una singolare vicen- da umana e professionale. Infatti la storia di questo inventore, che con brillante intuizione realizzò i primi modelli di velivoli a reazione, è costellato di rifiuti, di promesse non mantenute, di porte chiuse in faccia che, per vari aspetti, quale uomo semplice legato alle pro- prie origini e alla sua Patria, egli fu costretto a subire. Fu l'ideatore di alcuni tra i più rivoluzionari sistemi di propulsione aerea: l'ala a turbina che portò alla realiz- zazione dello Stipa-Caproni, primo apparecchio a rea- zione italiano (la classica famosa "Botte") e il meccani- smo di Pulsoreattore, una tecnologia che verrà utilizza- ta dai progettisti del Terzo Reich, niente di meno che sulla famigerata bomba V 1. Inoltre progettò i suoi bombardieri portando avanti in particolare un bimotore metallico, un trimotore con fusoliera metallica e ali in legno, un quadrimotore metallico a quattro tubi. Ma questo progetto come altri furono osteggiati dai vertici, così pure la possibilità di nuovi progetti all'estero. L'ennesima delusione la ebbe nello studio che compì nell'applicazione del pulsoreatto- re ad un siluro marino. Il prototipo di questo siluro era in corso di costruzione per conto della Regia Marina presso l'arsenale di La Spezia, ma il sopraggiungere dell'armistizio dell'8 settembre 1943 e la disgregazione che ne seguì impedirono la conclusione dei lavo- ri e la successiva produzione in serie. Insomma una genialità indiscutibile, della quale non poté mai raccogliere i frutti. Indifferenza dei vertici militari dell'epoca? Ostracismo da parte del potere accademico? Timore nei confronti di una mente troppo brillante per gli standard scientifici di allo- ra? Forse una o tutte e tre le cose insieme. Tra il 1937 e il 39 rimase vittima di un'altra sfortunata ed estenuante vicenda di offerte e con- tro-offerte di lavoro da parte del governo francese e dell'Aeronautica italiana, vicenda che si concluse con l'interruzione del progetto di ricerca oltralpe anche a causa della nazionalizzazione dell’indu- stria Aeronautica francese. Frattanto nella guerra di liberazione, l'allora capitano Stipa, insegnante di costruzioni aeronau- tiche alla scuola allievi sottoufficiali di Orvieto, organizzò la resistenza che lo porterà nel suo Piceno distinguendosi con atti di valore tanto da meritare la Medaglia d'Argento al Valor Militare. Dopo alterne vicende, dovranno passare alcuni decenni prima che compaiano all'orizzonte i segni del possibile e definitivo riconoscimento dei suoi meriti. Finalmente intervenne una legge "ad hoc" che attribuì a Stipa, in virtù dei suoi meriti eccezionali, il grado di Generale Ispettore del Genio Aeronautico (era il 1985) e nel 1991 l'Aeronautica Militare gli conferì la Medaglia d'Oro al Merito Aeronautico. La cerimonia si tenne presso l'Accademia Aeronautica di Pozzuoli. Il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, Generale Stelio Nardini in persona, gli volle consegnare l’alto riconoscimento. Luigi Stipa morirà di li a poco, nel gennaio ‘92, nella sua casa di Ascoli Piceno chiudendo un percorso di vita geniale e tormentato. La città di Ascoli Piceno, dopo che si era costituito un comitato promotore attivato dall'aviere Remo Mazzuca, in data 25 ottobre 2008, grazie alla sensibilità del sindaco dott. Ing. Piero Celani, gli ha dedicato un monumento raffigurante il velivolo da lui ideato, la ormai nota "botte volante". Alla cerimonia erano presenti le massime Autorità Civili e Militari, in particolare i vertici dell 'aeronautica Militare, un picchetto del 235° Reggimento Piceno con il Comandante Col. Andrea Bartolucci, oltre che le sco- laresche, il "Nastro Azzurro" di Ascoli Piceno e le Associazioni Combattentistiche ed' Arma. Federazione di Ascoli Piceno LUIGI STIPA "PIONIERE DELL' AERONAUTICA" Riproduzione dello “Stipa-Caproni” noto anche come “Botte volante” Luigi Stipa e la “botte volante” IL NASTRO AZZURRO 24 D E T T O F R A N O I TRAGICI RICORDI In occasione degli incontri che ho avuto con gli studenti di 3^ classe di due scuole della mia città, richie- sto dagli studenti di raccontare gli episodi più angosciosi della mia guerra sul mare, ho rievocato innanzi- tutto quello più sofferto del primo anno della guerra quando a Taranto, all’apertura delle paratie stagne abbiamo trovato, al rientro del “Vittorio Veneto” da Capo Matapan, un grappolo di nostri marinai tutti morti irrigiditi attaccati uno dietro l’altro sulla scaletta ferrata che dalla Santa Barbara dell’unità porta in coperta. Quella dolorosissima vista è tuttora impressa nella mia mente e mi riempie il cuore di angoscia come il ricordo di quando nel 1942 sul “Maestrale”, scortando un convoglio di navi, non avevamo potuto fermarci per soccorrere i naufraghi italiani, fra i quali anche compagni d’accademia, imbarcati sulla nave affondata dai siluri inglesi. Ho dovuto continuare nella scorta al resto del convoglio per riuscire a far arri- vare a Tripoli quanto più possibile. Ma le urla, le imprecazioni, le preghiere di chi, ancora vivo in acqua, vedeva il “Maestrale” allontanarsi lasciandoli morire, non le ho dimenticate e pur confortato dal dovere compiuto, non le dimenticherò mai. Giorgio Zanardi LETTERA DI NATALE DI UN BAMBINO MUSULMANO Salve a tutti, sono Mohamed, bambino musulmano di dieci anni e abito a Milano. Stamattina ero contento di andare a scuola perché dovevamo andare a vedere il presepe e a festeggiare con i canti di Natale. Invece la maestra ha detto che per rispetto nei miei confronti si resta in classe e non si festeggia Natale. Gesù Bambino è trop- po offensivo per noi islamici, ha detto, la Madonna vergine, devota e madre, è un insulto ai diritti delle donne e il bue e l'asinello sono un'offesa per gli animali ridotti a termosifoni della capanna. Ma il Natale tutto, ha detto, mortifica quelli come me, che non sono cristiani. Ci offende e ci prende in giro perché ci riduce, nel presepe, a beduini, pastori e cammellieri. Ma la maestra non sa che per noi islamici beduini non è un'offesa, e nemmeno pastori e cammellieri. Mio zio è cammelliere e ha pure le capre e io da grande volevo fare il beduino. Non vi dico la rabbia che mi ha preso quando ci ha detto che non si festeggia Natale per rispetto di noi islamici. Questa cosa che non si festeggia perché ci sono io musulmano mi ha fatto odiare per la prima volta da tutti i miei compagni di classe ché hanno capito che a causa mia e della mia famiglia non si festeg- gia Natale e non si canta ma si interroga e si fanno i compiti. Mi hanno preso per uno che piange e si arrabbia se gli altri festeggiano, non ama il Bambinello e detesta la Madonna. Dicono che vengo dalla Rabbia saudita. Vedono me, mia madre Fatima e mio padre Alì, come guastafeste e anche un poco terroristi. E invece non è vero: a me piace Natale e a casa mia di solito a Natale si mangia l'agnellone perché pure per noi è una mezza festa, mi è simpatico il Bambinello, la gente intorno al presepe è tutta delle mie parti, tutti mediorientali come me. A parte gli angeli che sono come le hostess degli aerei, vivono in cielo e non hanno una loro terra. Il giorno prima della festa di tutti i Santi, la mia maestra ha detto che non dobbiamo festeggiare per- ché si offendono gli islamici, gli ebrei, i non credenti e pure i protestanti. Poi, d'accordo con il capo d'isti- tuto, ci ha riuniti tutti intorno alla cattedra e ha tolto dal muro il crocifisso. Ha detto che quel segno lì, sper- duto sul muro a fianco alla lavagna, che io non avevo mai notato, offendeva me e tutti quelli che come me non credono e non pregano per Cristo. I miei amici dicevano: “Ma che ti ha fatto di male Gesù? Che ha fatto alla tua famiglia?” E io non sapevo cosa dire perché non mi aveva fatto niente, mi faceva solo pena. Ora che la maestra ha tolto il crocifisso, l'albero, il presepe, la festa di Natale, il panettone, i canti e le preghiere perché offendevano me, una mia amichetta ha detto: “Ma perché sei così incazzoso e ti offendi per ogni cosa che abbiamo e festeggiamo noi?” Ma io non mi offendo mica, è lei, è la maestra che dice così. Ho paura che ci toglierà pure Pasqua perché offende noi musulmani. Ho paura che si inventerà qual- cosa per toglierci pure le vacanze dell'estate e dirà che non si fanno perché noi musulmani odiamo il mare e preferiamo il deserto. Bugia, a me piace il mare. Io non so perché voi italiani vi vergognate di fare le cose che avete sempre fatto, di far vedere agli altri le cose che vi piacciono da sempre; non volete farci capire che pure voi avete un dio, solo che lo chiamate e lo vedete in altro modo. Ho l'impressione che questa mae- stra trova la scusa che c'è in classe l'islamico, ma è lei che non sopporta il Natale. Forse perché s'annoia, forse perché da bambina perdeva a tombola o forse perché il marito la trova racchia. Questa storia che si deve rispettare me che sono islamico mi ha stufato! A me il presepe piace; mi piace meno quel panzone vestito di rosso, Babbo Natale, che mi sembra un pagliaccio carico di vizi, pensa solo a ingrassare e a farci ingrassare e mi fa pure paura perché è travestito. Anzi una volta ho chiesto alla mae- stra come si dice di uno che ama i bambini? E lei mi ha detto "pedofilo". Babbo Natale allora è pedofilo. Perché non lo mettete in galera? Ma poi non dite che lo fate per rispetto del bambino islamico. Smettetela perché se andiamo avanti così, nessuno mi invita più a giocare insieme. Non avete capito che a forza di rispettarmi, mi state escludendo da ogni vostra festa. Comunque ora che non ci sente la maestra dico la parolaccia: Buon Natale! (liberamente tratto dal web) L’ironia con la quale viene trattato un tema scabroso, non dimentichiamo che la presenza o meno del cro- cefisso nelle aule scolastiche italiane è all’attenzione della Corte Europea, forse contribuisce a far sì che la parola “tolleranza” abbia il giusto significato. Il Nastro Azzurro sostiene valori essenziali, come l’Amore per la Patria e l’Onore Militare, posti alla base della coesione sociale, che è importante che tornino ad essere i valori fondanti della nostra società. Proprio la loro mancanza conduce sempre più persone, come l’ipoteti- ca maestra sopra esemplificata, ad assumere atteggiamenti molto discutibili pensando di essere nel giusto. IL NASTRO AZZURRO 25 NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO MOSTRA RETROSPETTIVA DI NINO VILLANTI, MAVM, AZZURRO E PITTORE Dal 6 al 27 marzo u.s., presso la chiesa di San Domenico a Pisa, si è tenuta la "Mostra retrospettiva" dal titolo “NINO VILLANTI - Concerto". Infatti, la mostra è stata aperta sabato 6 marzo da un concerto del trio d'archi "Quolibet” che ha eseguito brani di Beethoven e di Borodin. Nino Villanti, definito il "pittore degli alberi", è nato a Palermo nel 1921 dove ha vissuto fino al 1938. Militare di carriera nei paracadutisti, nella seconda guerra mondiale si è distinto in varie imprese, tra cui la cattura di 260 prigionieri tedeschi che gli è valsa la Medaglia d'Argento al Valor Militare. Dopo la guerra, si iscrive al Nastro Azzurro. Nel 1955 si stabilisce a Pisa, città che lo ha accolto, amato ed apprezzato, e dove muore il 1° gennaio 2009. Nel 1956 inizia la sua attività pittorica. Autodidatta, si è formato sulla lettura dei classici e sullo studio dei pittori del '400 e dell'800, fino a prediligere, i moderni artisti del "simbolismo" e del "surrealismo". Ha conseguito il diploma internazionale di disegno e pittura con eccellen- ti risultati. Nel 1960 tiene la prima mostra personale nel Circolo della Caserma dei Paracadutisti di Pisa. L'incontro con il grande maestro Piero Semeraro è determinante: con lui esplora, con pennelli e cavallet- to, la campagna pisana e i suoi alberi. La pittura del Villanti, inizialmen- te conformata a schemi post macchiaioli con suggestioni di stampo naturalistico e classicheggiante, si trasforma negli anni in surrealista, fiabesca, dalle atmosfere di sapore metafisico. L'albero, ispiratore dell'Artista, assume movenze umane e dell'uomo fa suoi i sentimenti: soffre, piange, gode, ama, muore e, in un contesto di toni ocra, viola e azzurro, prende corpo e crea incredibili suggestioni. Dal 1964 al 1992 Nino Villanti ha presentato mostre personali e collettive in varie città italiane ed estere. Nel 1988 inaugura una sua grande mostra a Taiwan. Numerosi i riconoscimenti e premi ottenuti, fra i quali la nomina di "Accademico Tiberino" nel 1968, Membro Onorario in "Painting art" dalla Columbian Academy U.S.A. nel 1974, Medaglia d'Oro con nomina di Accademico a Salsomaggiore Terme nel 1978, Professore honoris causa in discipline umanistiche della Interamerican University of Humanistic Studies nel 1988, Ufficiale dell'ordine "al Merito della Repubblica Italiana" nel 1992. Il nome di Nino Villanti appare in molte pubblicazioni d'arte: fra tutte il Dizionario Comanducci di Milano. DAGLI ORAZI E CURIAZI AL ''VIRTUAL WAR''? Organizzata il 6 maggio scorso, a Napoli, da Alenia Aeronautica, società di Finmeccanica ed MSC Software, la terza edizione della conferenza internazionale "Virtual Testing & Engineering Simulation in Aerospace & Defence". L'incontro, nell'aula magna dell'Accademia Aeronautica a Pozzuoli, ha visto la partecipazione di numerose aziende dedicate alla ricerca ed al futuro dello sviluppo della comunità aerospaziale europea. Agusta Westland, Thales Alenia Space, Enac, IBM, Cira, EADS, tanto per citare alcuni produttori che hanno inviato i loro rappresentanti al seminario. Le parole del CEO di Alenia Aeronautica, ingegner Giovanni Bertolone, hanno dato impronta molto positiva al seminario: "Le istituzioni hanno capito che il mondo della simulazione è importante. Nel campo della simulazione, Alenia, piccola azienda nel mondo ma grande nello scenario italiano, si aspetta tempi più brevi e costi più bassi." Innegabile che l'uso del "simulatore" applicato alle varie attività di certificazione, di controllo, di prove e di adde- stramento, possa offrire ampie applicazioni a fronte di costi più accettabili. DISTRUTTE TUTTE LE BOMBE A GRAPPOLO NORVEGESI 20 luglio - Udici giorni prima che la Convenzione sulle armi a grappolo fosse entrata in vigore, la Norvegia aveva- già completato uno dei suoi obblighi fondamentali. Venerdì 16 luglio il Segretario di Stato del Ministero della Difesa norvegese, Roger Ingebrigtsen, ha premuto il bottone per distruggere l'ultimo lotto di armi a grappolo. La distruzio- ne ha avuto luogo in una vecchia miniera a Løkken Verk a sud della città di Trondheim. La Norvegia è stata fra i primi paesi a iniziare la distruzione dei depositi delle armi a grappolo dopo la firma della Convenzione. Il Segretario di Stato del Ministero degli Affari Esteri, Espen Barth Eide, ha dichiarato: "L'obbligo di distruggere i depositi di armi a grappolo è la garanzia più importante per la non proliferazione. Distruggendo i depositi noi assi- curiamo che le munizioni non saranno più nuovamente utilizzate e che le risorse saranno riallocate per lo sgombero delle zone contaminate e per l'assistenza delle vittime." IL NASTRO AZZURRO 26 I l Regio Esercito italiano usciva dalla grande prova di Caporetto gravemente diminuito nei suoi organici e nelle sue capacità combattive. In quindici giorni esso aveva perduto un'intera Armata, la II^, buona parte delle truppe della zona carnica e parte della IV^ Armata, men- tre soltanto la III^ era ancora in buono stato di efficienza. In sostanza tutto ciò si compendiava in 265mila prigionie- ri, 3152 pezzi di artiglieria perduti, 1750 bombarde, 3000 mitragliatrici, 40.000 fra morti e feriti: quest'ultimo dato dimostra che una certa resistenza, sia pur ridotta, ci fu. Fu necessario mandare nelle retrovie i circa 300.000 uomini sbandati per formare di nuovo i reparti. In com- penso però il fronte si era notevolmente accorciato e quindi permetteva, aggrappan- dosi alle pendici del Grappa e del Montello, snodandosi quindi lungo le sponde del Piave, di ben sperare per la difesa. La grave situazione determinatasi in Italia impensieriva gli alleati, i quali già nel corso dello stesso mese di ottobre avevano inviato loro ufficiali per rendersi conto di quali fosse- ro le dimensioni del disastro. In particolare, premeva agli alleati comprendere se, ed entro quali limiti, fosse conveniente per loro distrar- re forze dal fronte francese per impiegarle in Italia. Il 6 e 7 novembre si svolse a Rapallo una prima riunione interalleata, alla quale parte- ciparono per l'Inghilterra il primo ministro Lloyd Gorge ed il ministro Smuts, per la Francia il Presidente del Consiglio Painleve e il ministro Buillon, per l'Italia il nuovo 8 NOVEMBRE 1917 - "CAPORETTO" Download 0.55 Mb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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