Aa 2012-2013 sp 2013 Prof. Uberto motta corso monografico di letteratura moderna Le Odi e IL Giorno di Parini


quella, che ciammen ignoranza grassa. Giuseppe Parini (1729-1799) Tratti fondamentali di una personalità complessa


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quella, che ciammen ignoranza grassa.

Giuseppe Parini (1729-1799) Tratti fondamentali di una personalità complessa

  • l’umile origine

  • l’innata vocazione pedagogica

  • la fermissima fede nell’utilità sociale della poesia e della cultura

  • la concezione non formale del cristianesimo



J.B. D’Alembert, Essai sur la société des gens de lettres et des grands (1753)



Appunti per una biografia (I)

  • 1729, nascita

  • 1738, trasferimento a Milano

  • 1740-52, studi presso la scuola di Sant’Alessandro dei padri Barnabiti

  • 1752, Alcune poesie di Ripano Eupilino

  • 1753, ingresso nell’Accademia dei Trasformati

  • 1754-62, precettore in casa dei duchi Serbelloni

  • 1763-68, precettore in casa dei conti Imbonati

  • 1763, Il Mattino

  • 1765, Il Mezzogiorno



Appunti per una biografia (II)

  • 1768, nomina a poeta del Regio Ducale Teatro

  • 1769, redattore della «Gazzetta di Milano» e professore di eloquenza e belle lettere alle Scuole Palatine

  • 1771, Ascanio in Alba

  • 1774, membro della commissione per la riforma delle scuole

  • 1776, membro della Società patriottica

  • 1791 sovrintendente alle Scuole pubbliche; edizione delle Odi (a c. di A. Gambarelli)

  • 1799, morte



Alcune poesie di Ripano Eupilino, I

Voi, che sparsi ascoltate in rozzi accenti

i pregi eccelsi della Donna mia,

non istupite, se tra questi fia

cosa ch'avanzi 'l creder delle genti;

 

poichè, sebbene per laudarla i' tenti

le penne alzar per ogni alpestre via,

quel che meglio però dir si devria,

riman coperto alle terrene menti.

 

Nè sia chi dall'esterno mio dolore,

onde in pianti mi struggo a poco a poco,

misuri la pietà dentro al suo core:

 

perchè, quantunque in ogni tempo e loco

far mostra i' soglia del mio grande ardore,

assai maggior, ch'i' non dispiego, è 'l foco.

 

Alcune poesie di Ripano Eupilino, LXXIII

O Fortuna, Fortuna crudelaccia,

che se' fatta per mia disperazione;

Fortuna non più no, ma Fortunaccia,

ha a durare un pezzo sta canzone?

Vogliam finirla, e volger quella faccia

un poco ancora alle buone persone?

Che sì, che mi daresti roba a braccia

s'io t'avessi la ciera d'un briccone?

S'io fossi, verbigrazia, una puttana,

o un castrato, o una cantatrice,

o un bel marmocchio, ovvero una ruffiana?

 

Alcune poesie di Ripano Eupilino, LXXXI

Voi me ne avete fatti tanti e tanti

di questi vostri attacci arcipoltroni,

che se tornate a rompermi i. . . . . . . .

vi tratterò da birbe e da furfanti.

 

Voi siete una tormaccia di pedanti,

che non volete intender le ragioni;

e perchè fate i saggi e i dottoroni

stimate gli altri goffi ed ignoranti.

 

Che c'è egli drento in que' vostri libracci

a non volere che sien letti mai

quando voi nol volete, ignorantacci?

 

Il diavol, credo, che vi salti omai

su que' vostri muffati granellacci,

e vi faccia gridare: — Ahi ahi ahi ahi! — 

 

Opere di Giuseppe Parini, a cura di F. Reina, 6 voll., Milano 1801-1804

F. Reina, Vita di Giuseppe Parini

GIUSEPPE PARINI da Bosisio terra del Milanese situata presso il Lago di Pusiano nacque il 29 maggio 1729 di oscuri, ma civili parenti. Il padre suo, che teneramente l'amava, benchè possessore di un solo poderetto, recossi a vivere in Milano, per dare al vivacissimo ed ingegnoso figliuolo una diligente. Questi applicò alle Umane Lettere, ed alla Filosofia nel Ginnasio Arcimboldi diretto da' Barnabiti, e gli studj suoi furono, quali da' tempi volevansi, infelici. Apparve in esso di buon'ora un genio libero filosofico e singolarmente dedito alla Poesia; nè vi si richiese meno della paterna autorità, per istrascinarlo repugnante alla Teologia, ed al Sacerdozio. educazione.

G. Parini, Dialogo sopra la nobiltà (I)

Poeta. Questo è un luogo ove tutti riescono pari; e coloro, che davansi a credere tanto giganti sopra di noi colassù, una buona fiata [> volta] che sien giunti qua, trovansi perfettamente appaiati [> agguagliati] a noi altra canaglia: non ècci [> vi è] altra differenza, se non che, chi più grasso ci giugne, così anco più vermi se 'l mangiano. Voi avete in oltre a sapere che quaggiù solo [> solamente] stassi ricoverata la verità. Quest'aria malinconica, che qui si respira fino a tanto che reggono i polmoni, non è altro che verità, e le parole, ch'escono di bocca, il sono pure.

G. Parini, Dialogo sopra la nobiltà (II)

Poeta. Onde vien egli però che, quando io era colassù tra' viventi, a me pareva che una così gran parte di voi altri fosse ignorante, stupida, prepotente, avara, bugiarda, accidiosa, ingrata, vendicativa e simili altre gentilezze? Forse che talora per qualche impensato avvenimento si è introdotta qualche parte del nostro sangue eterogeneo per entro a que' purissimi canali de' vostri antenati? Ed onde viene ancora, che tra noi altra plebe io ho veduto tante persone letterate [> scienziate], valorose, intraprendenti, liberali, gentili, magnanime e dabbene? Forse che qualche parte del vostro purissimo sangue vien talora, per qualche impensato avvenimento, ad introddursi negli oscuri canali di noi altra canaglia?


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