Aa 2012-2013 sp 2013 Prof. Uberto motta corso monografico di letteratura moderna Le Odi e IL Giorno di Parini


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G. Parini, Sopra la carità, 1762

Quanto desiderabile cosa sarebbe mai che tutti coloro che sortito hanno dalla natura uno ingegno adatto alle Lettere, fossero stimolati allo studio ed allo scrivere non da una leggiere curiosità o da un vano amore di gloria; ma dalla carità de’ suoi prossimi, de’ suoi concittadini, del suo paese? Quanti inconvenienti non si verrebbono a schifare così, e di quanto maggior utile sarebbono le lettere e i letterati nel mondo! L’uomo che dalla semplice curiosità o dal solo amore della gloria è condotto alle lettere, non avviene giammai che non sia accompagnato nella sua carriera da uno stuolo di vizii, che a lui recano danno e notabilmente ostano all’altrui utilità, la quale ogni uomo dabbene dee proporsi per iscopo principale del suo operare. […] La nuda ambizione letteraria non solo è fabbricatrice di strane e pericolose opinioni per amore di singolarità; ma eziandio, per sua natura e per suo proprio interesse, si ostina pertinacemente in quelle; e, posciaché non le è permesso di sostenerle colla ragione, almeno tenta di farlo co’ sofismi, e con ciò che per onta della letteratura chiamasi cabala letteraria; e non di rado ancora colla prepotenza. […] Quell’uomo d’ingegno che sul principio della sua letteraria carriera è assistito dallo spirito della carità, prima d’ogni altra cosa riflette seco medesimo che l’uomo dabbene dee consacrare alla utilità de’ suoi prossimi, o sia della repubblica in cui vive, ciò che, oltre la conservazione di se medesimo, formar dee l’occupazione principale della sua vita.

Struttura e storia interna del Giorno

  • Giorno I = Mattino 1763 (due stampe; vv. 1083) e Mezzogiorno 1765 (vv. 1376)

  • Giorno II = Mattino II (8 mss.; vv. 1166), Meriggio (2 mss.; vv. 1178), Vespro (1 ms.: 349 vv.), Notte (vari mss. per un totale di 673 vv.) ►datazione approssimativa: 1777-1790 (più precisamente: 1784-88, con riprese tra il 1792 e il 1796)



Lettera di G. Parini a G. Bodoni, 18.X.1791

Nella primavera ventura spero e quasi tengo per certo d’avere in pronto due poemetti, per séguito e per termine di quelli altri antichi due, che hanno avuto la fortuna di non dispiacere. Se mai ella mi facesse l’onore di meditar nulla anche intorno all’edizione di essi, ella si compiaccia di farmene cenno. I due primi uscirebbero corretti, variati in qualche parte e accresciuti. Così tutti e quattro verrebbero ad essere nuovi e ridotti in un slo poema, che avrebbe per titolo Il Giorno.

Della vita e degli scritti di G. Parini. Lettere di due amici [Luigi Bramieri e Pompilio Pozzetti], Milano 1802, p. 47

  • Pompilio Pozzetti afferma che Parini, da lui sollecitato a pubblicare l’opera, avrebbe risposto che dal 1796 «aveva cominciato a riguardare qual pretta viltà, niente men turpe che insaevire in mortuum, l'acconsentir, dopo tanto procrastinare, all'edizione d'uno scritto, ove si pungono di sarcasmo quelli singolarmente che nel gran corpo sociale formavano una classe distinta, di cui i politici cangiamenti sopraggiunti allora nel proprio paese facean veder manifesta la totale decadenza".



D. Isella, Introduzione a Parini, Il Giorno, 1996

Parini non dovette mai avere un disegno generale, sia pure non rifinito nei dettagli, a cui rapportarsi; gli bastò, o gli parve all’inizio che potesse bastargli, l’ordine offertogli dal naturale succedersi delle ore del giorno, da un’alba all’altra: un filo molto semplice lungo il quale distribuire i molteplici «riti» del Bel Mondo, alcuni vincolati ad ore canoniche, altri più mobili. Ma per molte cose la collocazione rimaneva incerta, specie crescendo con gli anni il gusto dell’osservazione dal vero, lo spunto da taccuino. Fermo restando il tema dell’opera, costante l’idea del poema da compiere, Parini accettava ogni volta di buon grado i suggerimenti dell’occasione e, senza preoccuparsi più che tanto di come se ne sarebbe servito, componeva gruppi di versi che al momento non sapeva dove, e al limite neppure se, gli sarebbero potuti servire. […] Come pedine di una partita senza regole su una scacchiera senza caselle, fino a che ciascuno di essi trovi il suo posto immutabile in un equilibrio compositivo non preventivato. Il fatto però che Parini non sia arrivato al punto conclusivo del mobilissimo gioco combinatorio servirà a mettere in evidenza come ormai in lui forze le centrifughe di un’ispirazione lirica sensibile alle illuminazioni del particolare avessero il sopravvento sulla forza centripeta dell’ispirazione unitaria.

Fonti e modelli

  • Gian Lorenzo Lucchesini, In antimeridianas improbi iuvenis curas, 1672

  • Pier Jacopo Martello, Il segretario Cliternate, 1717

  • Alexander Pope, The rape of the Lock, 1712 (edd. trad. it.: 1739, 1750, 1760)



L’endecasillabo sciolto

  • Impiegato a partire dal Cinquecento: G. Trissino, L’Italia liberata dai Goti; L. Alamanni, La coltivazione; A. Caro, trad. dell’Eneide

→ poesia narrativa e discorsiva
  • Dal Settecento comincia a essere impiegato anche in sede lirica (Carlo Innocenzo Frugoni)

  • 1757: ed. del vol. Versi sciolti di tre eccellenti autori, cioè Algarotti, Frugoni e Bettinelli

  • 1763: ed. della trad. in end. Sciolti delle Poesie di Ossian a c. di M. Cesarotti [orig. ingl. in prosa, opera di James Macpherson]



La notte, vv. 601-617


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