Aa 2012-2013 sp 2013 Prof. Uberto motta corso monografico di letteratura moderna Le Odi e IL Giorno di Parini
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- Il Mattino 1763, vv. 53-76
- Il Mattino II, vv. 1-20
- Il Mattino II, vv. 21-44
- Il Mezzogiorno , vv. 1-6
- Il Mezzogiorno , vv. 250-267
- Il Mezzogiorno , v. 533: Precipitaro…
Il Mattino 1763, vv. 33-52Sorge il Mattino in compagnìa dell'Alba Su l'estremo orizzonte a render lieti Allora il buon villan sorge dal caro Suoi figlioletti intepidìr la notte; Che prima ritrovàr Cerere, e Pale, Lungo il piccol sentier da' curvi rami I nascenti del Sol raggi rifrange.
Ma che? tu inorridisci, e mostri in capo, Al suon di mie parole? Ah non è questo, Sol non sedesti a parca mensa, e al lume Ieri a corcarti in male agiate piume, A voi celeste prole, a voi concilio Giove benigno: e con altr'arti e leggi Il Mattino II, vv. 1-20Dinanzi al Sol che di poi grande appare Gli animali e le piante e i campi e l'onde. Letto cui la fedel moglie, e i minori Poi sul dorso portando i sacri arnesi Move seguendo i lenti bovi, e scuote Il rugiadoso umor che di gemme al paro Il Mattino II, vv. 21-44Qual istrice pungente, irti i capegli Signor, questo non è. Tu col cadente Dell'incerto crepuscolo non gisti Entro a rigide coltri il vulgo vile. Almo di Semidei altro concesse Per novo calle a me guidarvi è d’uopo.
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vv. 1-1194: «Ardirò ancor tra i desinari illustri… che ancor l’antico strepito dinota» vv. 1195-1219, «Già de le fere, e degli augelli il giorno… che da tutti servito, a nullo serve» vv. 1220-1376, «Già di cocchi frequente il corso… splende… per entro al tenebroso umido velo»
Il Mezzogiorno, vv. 1-6
Ardirò ancor tra i desinari illustri Sul Meriggio innoltrarmi umil Cantore, Poichè troppa di te cura mi punge, Signor, ch'io spero un dì veder maestro E dittator di graziosi modi All'alma gioventù che Italia onora. Purg. XXIV 58-60 Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne.
Il Mezzogiorno, vv. 250-267
Forse vero non è; ma un giorno è fama, Che fur gli uomini eguali; e ignoti nomi Fur Plebe, e Nobiltade. Al cibo, al bere, All'accoppiarsi d'ambo i sessi, al sonno Un istinto medesmo, un'egual forza Sospingeva gli umani: e niun consiglio Niuna scelta d'obbietti o lochi o tempi Era lor conceduta. A un rivo stesso, A un medesimo frutto, a una stess'ombra Convenivano insieme i primi padri Del tuo sangue, o Signore, e i primi padri De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
vv. 1220-1376, «Già di cocchi frequente il corso… splende… per entro al tenebroso umido velo»
Il Mezzogiorno, vv. 1-6
Ardirò ancor tra i desinari illustri Sul Meriggio innoltrarmi umil Cantore, Poichè troppa di te cura mi punge, Signor, ch'io spero un dì veder maestro E dittator di graziosi modi All'alma gioventù che Italia onora. Purg. XXIV 58-60 Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne.
Il Mezzogiorno, vv. 250-267
Forse vero non è; ma un giorno è fama, Che fur gli uomini eguali; e ignoti nomi Fur Plebe, e Nobiltade. Al cibo, al bere, All'accoppiarsi d'ambo i sessi, al sonno Un istinto medesmo, un'egual forza Sospingeva gli umani: e niun consiglio Niuna scelta d'obbietti o lochi o tempi Era lor conceduta. A un rivo stesso, A un medesimo frutto, a una stess'ombra Convenivano insieme i primi padri Del tuo sangue, o Signore, e i primi padri De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Poichè troppa di te cura mi punge, Signor, ch'io spero un dì veder maestro E dittator di graziosi modi All'alma gioventù che Italia onora. Purg. XXIV 58-60 Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne.
Il Mezzogiorno, vv. 250-267
Forse vero non è; ma un giorno è fama, Che fur gli uomini eguali; e ignoti nomi Fur Plebe, e Nobiltade. Al cibo, al bere, All'accoppiarsi d'ambo i sessi, al sonno Un istinto medesmo, un'egual forza Sospingeva gli umani: e niun consiglio Niuna scelta d'obbietti o lochi o tempi Era lor conceduta. A un rivo stesso, A un medesimo frutto, a una stess'ombra Convenivano insieme i primi padri Del tuo sangue, o Signore, e i primi padri De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
E dittator di graziosi modi All'alma gioventù che Italia onora. Purg. XXIV 58-60 Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne.
Il Mezzogiorno, vv. 250-267
Forse vero non è; ma un giorno è fama, Che fur gli uomini eguali; e ignoti nomi Fur Plebe, e Nobiltade. Al cibo, al bere, All'accoppiarsi d'ambo i sessi, al sonno Un istinto medesmo, un'egual forza Sospingeva gli umani: e niun consiglio Niuna scelta d'obbietti o lochi o tempi Era lor conceduta. A un rivo stesso, A un medesimo frutto, a una stess'ombra Convenivano insieme i primi padri Del tuo sangue, o Signore, e i primi padri De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Purg. XXIV 58-60 Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne.
Il Mezzogiorno, vv. 250-267
Forse vero non è; ma un giorno è fama, Che fur gli uomini eguali; e ignoti nomi Fur Plebe, e Nobiltade. Al cibo, al bere, All'accoppiarsi d'ambo i sessi, al sonno Un istinto medesmo, un'egual forza Sospingeva gli umani: e niun consiglio Niuna scelta d'obbietti o lochi o tempi Era lor conceduta. A un rivo stesso, A un medesimo frutto, a una stess'ombra Convenivano insieme i primi padri Del tuo sangue, o Signore, e i primi padri De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne.
Il Mezzogiorno, vv. 250-267
Forse vero non è; ma un giorno è fama, Che fur gli uomini eguali; e ignoti nomi Fur Plebe, e Nobiltade. Al cibo, al bere, All'accoppiarsi d'ambo i sessi, al sonno Un istinto medesmo, un'egual forza Sospingeva gli umani: e niun consiglio Niuna scelta d'obbietti o lochi o tempi Era lor conceduta. A un rivo stesso, A un medesimo frutto, a una stess'ombra Convenivano insieme i primi padri Del tuo sangue, o Signore, e i primi padri De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Il Mezzogiorno, vv. 250-267
Che fur gli uomini eguali; e ignoti nomi Fur Plebe, e Nobiltade. Al cibo, al bere, All'accoppiarsi d'ambo i sessi, al sonno Un istinto medesmo, un'egual forza Sospingeva gli umani: e niun consiglio Niuna scelta d'obbietti o lochi o tempi Era lor conceduta. A un rivo stesso, A un medesimo frutto, a una stess'ombra Convenivano insieme i primi padri Del tuo sangue, o Signore, e i primi padri De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
All'accoppiarsi d'ambo i sessi, al sonno Un istinto medesmo, un'egual forza Sospingeva gli umani: e niun consiglio Niuna scelta d'obbietti o lochi o tempi Era lor conceduta. A un rivo stesso, A un medesimo frutto, a una stess'ombra Convenivano insieme i primi padri Del tuo sangue, o Signore, e i primi padri De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Sospingeva gli umani: e niun consiglio Niuna scelta d'obbietti o lochi o tempi Era lor conceduta. A un rivo stesso, A un medesimo frutto, a una stess'ombra Convenivano insieme i primi padri Del tuo sangue, o Signore, e i primi padri De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Era lor conceduta. A un rivo stesso, A un medesimo frutto, a una stess'ombra Convenivano insieme i primi padri Del tuo sangue, o Signore, e i primi padri De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Convenivano insieme i primi padri Del tuo sangue, o Signore, e i primi padri De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
De la plebe spregiata. I medesm'antri Il medesimo suolo offrieno loro Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
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Il riposo, e l'albergo; e a le lor membra I medesmi animai le irsute vesti. Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Sol'una cura a tutti era comune Di sfuggire il dolore, e ignota cosa Era il desire agli uman petti ancora.
Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
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Il Mezzogiorno, vv. 517-556 […] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
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[…] Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
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Vergine cuccia de le Grazie alunna, Giovenilmente vezzeggiando, il piede Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Villan del servo con l'eburneo dente Segnò di lieve nota: ed egli audace Con sacrilego piè lanciolla: e quella Tre volte rotolò; tre volte scosse Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
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E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Gli scompigliati peli, e da le molli Nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
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«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
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Indi i gemiti alzando: aita aita Parea dicesse; e da le aurate volte A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
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«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
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A lei l'impietosita Eco rispose: E dagl'infimi chiostri i mesti servi Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Asceser tutti; e da le somme stanze Le damigelle pallide tremanti Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Precipitàro. Accorse ognuno; il volto Fu spruzzato d'essenze a la tua Dama; Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Ella rinvenne alfin: l'ira, il dolore
Il Mezzogiorno, v. 533: Precipitaro…
«La collocazione enfatica del verbo a inizio verso, staccato in enjambement dal soggetto, determina un parallelismo oppositivo con i vv. 530-31 («i mesti servi / asceser tutti») ed è parte di un effetto cumulativo che coinvolge i sette versi successivi («Fu spruzzato», «Ella rinvenne», «L’agitavano», «Chiamò», «Al sen le corse», «Chieder sembrolle»), contribuendo alla concitazione narrativa in modo solidale con la frammentazione metrico-sintattica. Da notare, agli stessi fini, la polarità metrica che si instaura coi successivi vv. 543-548, dove la serialità anaforica concerne i secondi emistichi («A lui non valse», «a lui non valse», «in van per lui», «In van novello»). A partire dall’episodio della vergine cuccia, Parini si avvarrà sempre più spesso delle risorse enfatiche connesse alla seriale frammentazione metrico-sintattica degli endecasillabi» (M. Tizi)
E ¦ tu ¦ ver¦ gi¦ ne ¦ cuc¦cia,^i¦ dol ¦ pla¦ca ¦ to 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Da ¦ le ¦ vit ¦ ti ¦ me^u¦ ma ¦ne,^i¦ sti ¦ su¦per¦ba 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
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