Rapporto preliminare


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186
Rifiuti oggetto di raccolta differenziata per frazione merceologica 
(Risposta, anno 2010) 
Quantità annua di rifiuti organici 
168,08 t 
Quantità annua di carta e cartone 
42,01 t 
Quantità annua di tessile e abbigliamento 
4,05 t 
Quantità annua di vetro 
100,44 t 
Quantità annua di rifiuti da multimateriale 
116,83 t 
Quantità annua di rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici 
4,00 t 
Quantità annua di batterie ed accumulatori esausti 
6,68 t 
Percentuale annua di rifiuti organici 
38,1 % 
Percentuale annua di carta e cartone 
9,5 % 
Percentuale annua di tessile e abbigliamento 
0,9 % 
Percentuale annua di vetro 
22,7 % 
Percentuale annua di rifiuti da multimateriale 
26,4 % 
Percentuale annua di rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici 
0,9 % 
Percentuale annua di batterie ed accumulatori esausti 
1,5 % 
 

 
Comune di Colle Sannita (BN) – Piano Urbanistico Comunale (PUC) 
Valutazione Ambientale Strategica (VAS) – Rapporto Preliminare
 
187 
Scheda 4.43 –  Smaltimento e trattamento dei rifiuti 
 
Questa tematica fa riferimento alla presenza di impianti di smaltimento e trattamento dei 
rifiuti, con riferimento sia ai rifiuti urbani che a quelli speciali. 
Relativamente alla provincia di Benevento, il Piano regionale rifiuti urbani prevede quanto 
segue: 

 
discarica di Sant’Arcangelo Trimonte; 

 
impianto ex CDR di Casalduni; 

 
impianti di compostaggio di Molinara (sequestrato) e di Benevento (impianto ex Laser di 
proprietà dell’Asia); 

 
isole ecologiche di Buonalbergo, Casalduni, San Nicola Manfredi (già realizzate); Amorosi, 
Apollosa, Arpaia, Baselice, Benevento, Cautano, Ceppaloni, Cerreto Sannita, Cusano Mutri, 
Faicchio, Foglianise, Foiano Val Fortore, Limatola, Molinara, Montesarchio, Pietrelcina, 
Ponte, Pontelandolfo, San Bartolomeo in Galdo, San Giorgio La Molara, San Leucio del 
Sannio, San Marco dei Cavoti, Sant’Arcangelo Trimonte, Solopaca, Vitulano. 
Non tutti i siti e/o impianti di cui sopra sono stati realizzati e, comunque, nessuno di essi  
riguarda il comune di Colle Sannita. 
Per quanto concerne i rifiuti speciali, nel territorio comunale di Colle Sannita non è localizzato 
alcun impianto di gestione (a fronte di 39 impianti nella provincia di Benevento e 715 in 
Campania). 
 
Obiettivi fissati dalla normativa 
La normativa di riferimento è costituita dal D.Lgs. 36/2003 relativo alle discariche di rifiuti. Il 
provvedimento stabilisce i requisiti operativi e tecnici per gli impianti di discarica definendo le 
procedure, i criteri costruttivi e le modalità di gestione di tali impianti al fine di ridurre 
l'impatto sull'ambiente dei luoghi di raccolta dei rifiuti. Le discariche vengono classificate in 
tre categorie in relazione alla tipologia di rifiuti: inerti; non pericolosi; pericolosi. 
Il decreto prevede che, entro un anno dalla sua entrata in vigore, le regioni, ad integrazione 
del Piano regionale di gestione dei rifiuti, elaborino un programma per la riduzione della 
frazione biodegradabile da collocare in discarica, allo scopo di raggiungere specifici obiettivi 
di smaltimento dei rifiuti biodegradabili a breve (173 kg/anno per abitante entro il 2008), 
medio (115 kg/anno per abitante entro il 2011) e lungo termine (81 kg/anno per abitante 
entro il 2018). 
 
Fonte dei dati 
Regione Campania, Piano regionale rifiuti urbani 2007 
Regione Campania, Piano regionale 2010-2013 di gestione integrata dei rifiuti speciali in 
Campania 
 

 
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Siti e/o impianti di smaltimento/trattamento dei rifiuti urbani 
(Risposta, anno 2007) 
Numero di discariche 

Numero di impianti ex CDR 

Numero di piazzole per la messa in riserva delle “eco balle” 

Numero di aree di trasferenza 

Numero di siti di stoccaggio comunali ed intercomunale 

Numero di siti di stoccaggio provvisorio 

Numero di impianti di compostaggio 

Numero di isole ecologiche 

Numero di impianti di incenerimento 

Numero di termovalorizzatori 

 
Impianti di gestione dei rifiuti speciali 
(Risposta, anno 2008) 
Numero di impianti di recupero 

Numero di impianti di smaltimento 

Numero di impianti di termo-distruzione 

Numero di impianti di trattamento chimico-fisico-biologico 

Numero di autodemolizioni 

Numero di altre tipologie di impianti 

 

 
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4.1.13
 
Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 
Per quanto concerne il fenomeno dell’inquinamento elettromagnetico, risulta necessario fare 
riferimento agli eventuali superamenti dei limiti normativi. I temi ambientali individuati sono 
relativi a: 

 
rischio da radiazioni ionizzanti; 

 
inquinamento da campi elettromagnetici. 
In entrambi i casi l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPAC) svolge le 
attività di controllo e le informazioni attualmente disponibile si riferiscono al periodo 2003-
2007; però, non sempre i dati coprono tutti i comuni della Campania ed, in taluni casi, sono 
disponibili esclusivamente su scala provinciale. 
 

 
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Scheda 4.44 –  Rischio da radiazioni ionizzanti 
 
Le radiazioni ionizzanti sono delle particelle e delle onde elettromagnetiche capaci di 
penetrare nella materia. Questa caratteristica permette alle radiazioni di far saltare da un 
atomo all’altro gli elettroni che incontrano nel loro percorso. In tal modo gli atomi, urtati dalle 
radiazioni, perdono la loro neutralità (che consiste nell’avere un uguale numero di protoni e di 
elettroni) e si caricano elettricamente, ionizzandosi. 
La ionizzazione può causare negli organismi viventi fenomeni chimico-fisici che portano a 
lesioni osservabili sia a livello cellulare che dell’organismo, con conseguenti alterazioni 
funzionali e morfologiche, fino alla morte delle cellule o alla loro radicale trasformazione. Si 
parla di danni somatici quando le radiazioni danneggiano le strutture cellulari ed extracellulari 
e di danni genetici quando provocano alterazioni nella costituzione dei geni. Per questo, le 
radiazioni ionizzanti sono molto nocive. 
In particolare, le radiazioni ionizzanti sono prodotte da nuclidi radioattivi, da particelle 
provenienti dal cosmo (raggi cosmici) e da speciali apparecchiature elettroniche (raggi X). I 
raggi cosmici sono sempre naturali, invece le sostanze radioattive possono essere naturali o 
artificiali; ad esempio, i comuni raggi X utilizzati nella diagnostica medica sono artificiali, ma 
possono trovarsi anche in natura. 
Un particolare elemento radioattivo è il radon che costituisce un elemento chimico radioattivo 
gassoso appartenente alla famiglia dei gas nobili o inerti. Il radon è generato dal decadimento 
nucleare del radio, che a sua volta proviene dall'uranio. Durante tale processo il nucleo del 
radio emette una radiazione alfa e si trasforma in un nucleo di radon. A differenza del radio e 
dell’uranio, il radon è un gas in grado di fuoriuscire dal terreno, dai materiali da costruzione e 
anche dall’acqua ed entrare, quindi, anche negli edifici attraverso delle fessure microscopiche 
presenti nelle strutture. All’aria aperta, invece, il radon si disperde rapidamente e non 
raggiunge quasi mai concentrazioni pericolose. I suoi effetti sull’uomo sono proporzionali alla 
concentrazione e al tempo che si trascorre in sua presenza. Il Radon emette radiazioni e si 
trasforma in altri elementi; questi ultimi sono definiti prodotti di decadimento e sono a loro 
volta radioattivi, emettono quindi radiazioni che possono danneggiare le cellule dando inizio
in alcuni casi, ad un processo cancerogeno proprio a carico dello stesso apparato. 
Nella regione Campania è stato avviato un progetto di “Monitoraggio della radioattività 
ambientale”, con l’obiettivo di costruire una rete regionale in grado di prevenire, intercettare e 
minimizzare i rischi originati da: 

 
incidenti nell’impiego di radionuclidi; 

 
realtà naturali potenzialmente a rischio per la collettività; 

 
sorgenti radioattive orfane; 

 
incidenti non preventivabili a priori. 
In particolare, il progetto di monitoraggio della radioattività sul territorio della regione 
Campania prevede un’implementazione organizzativa e tecnica del Centro di riferimento 
Regionale per il controllo della Radioattività (CRR), l’istituzione di Punti di Osservazione 
Territoriale (POT) e l’attivazione di una Rete Unica Regionale di Sorveglianza sulla 
Radioattività. 
I Punti di Osservazione Territoriale sono cinque, uno per provincia, e costituiscono i nodi 
provinciali della rete ed hanno un’attività di base su scala provinciale e funzioni di laboratorio 
specialistico a valenza regionale sulle seguenti tematiche: 

 
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POT Avellino: NORM e TENORM; 

 
POT Benevento: misure dosimetriche; 

 
POT Caserta: misure 
 e ; 

 
POT Napoli: emergenze: 

 
POT Salerno: misure 
 e X. 
La Rete Unica Regionale di Sorveglianza della Radioattività ha il compito di avviare indagini 
analitiche su matrici ambientali, alimentari e su prodotti industriali in genere, al fine di 
rendere disponibili le informazioni sull’andamento spazio temporale della radioattività, sia 
sulla totalità del territorio regionale che su aree circoscritte, e sui livelli di radioattività in 
alimenti e prodotti. 
Le indagini riguardano i controlli sulle matrici alimentari e le acque potabili, nonché la 
sorveglianza del territorio con particolare attenzione ad alcuni punti critici. L’attività di 
campionamento è affidata al CRR per le matrici ambientali ed industriali ed alle AA.SS.LL. per 
le matrici alimentari e le acque potabili. 
Nel biennio 2005-2006, sono stati operati 482 campionamenti di matrici alimentari in 
regione Campania e, per tutte le matrici esaminate, sono state effettuate analisi di 
spettrometria gamma ad alta risoluzione con rivelatore al Germanio iperpuro, volte 
all’identificazione di radionuclidi naturali ed artificiali, nonché alla determinazione della 
concentrazione delle relative attività (espressa in Bq/kg). 
Nessun campionamento ha riguardato la provincia di Benevento e, quindi, relativamente alle 
matrici alimentari, non si dispone, ad oggi, di dati provinciali o disaggregati per comune. 
Per quanto concerne la matrice acqua, in considerazione della sua rilevante valenza 
ambientale e socio-sanitaria, l’ARPAC ha affrontato, in termini conoscitivi e sperimentali, la 
problematica relativa all’interazione fiume-falda, nel bacino del fiume Bussento. Si tratta, 
comunque, di un territorio che non riguarda il comune di Colle Sannita. 
Infine, per quanto concerne la risoluzione delle problematiche inerenti la tematica del Radon, 
l’ARPAC ha avviato un progetto sperimentale in grado di individuare aree a diversa 
suscettibilità di esalazione di radon dal suolo, dette “Radon-prone Areas”. Si tratta di una 
carta di livello regionale da cui si evince che il territorio di Colle Sannita è localizzato in 
un’area caratterizzata da “alta” concentrazione di radon potenziale. 
 
Obiettivi fissati dalla normativa 
La Raccomandazione 1990/143/EURATOM, fissa gli standard di protezione dalle radiazioni 
ionizzanti naturali negli ambienti residenziali, soprattutto in relazione ai livelli di 
concentrazioni di Radon indoor, ha indicato due valori di riferimento: 400 Bq/m
3
, per le 
abitazioni già esistenti, raccomandando, altresì, che l’adozione di provvedimenti correttivi 
avvenga con urgenza proporzionale al superamento di tale valore; 200 Bq/m
3
, per le 
abitazioni di futura edificazione, da garantire utilizzando opportune tecniche preventive. 
 
Fonte delle informazioni 
ARPAC, Agenti fisici. Il monitoraggio in Campania 2003-2007 
 

 
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Sistemi litologici con concentrazione di radon potenziale 
(Determinate, anno 2007) 
Classe di concentrazione di radon potenziale 
alta 
 
 

 
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Scheda 4.45 –  Inquinamento da campi elettromagnetici 
 
Negli ultimi anni si è registrata in tutto il territorio nazionale una crescente presenza di 
sorgenti di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico, dovuto ad una sempre maggiore 
diffusione di nuovi strumenti tecnologici. 
Per i campi elettromagnetici bisogna fare una distinzione tra: 

 
campi elettromagnetici a bassa frequenza (ELF – Extremely Low Frequency); 

 
campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde (RF – Radio Frequency). 
I campi ELF sono generati dagli impianti legati alla trasmissione e distribuzione dell’energia 
elettrica (elettrodotti); i campi RF fanno riferimento alle stazioni radio base per telefonia 
mobile ed ai trasmettitori radiotelevisivi. 
Ebbene, l’ARPAC, incaricata del controllo del rispetto dei limiti di legge delle sorgenti di 
radiazioni elettromagnetiche, svolge un’attività di controllo attraverso rilevazioni compiute in 
seguito a segnalazioni, richieste e denunce di enti pubblici e di privati, in quanto non esiste 
attualmente una rete di monitoraggio dei campi elettromagnetici in Campania. 
Nel quinquennio 2003-2007 in provincia di Benevento sono state effettuate 16 misure dei 
campi ELF (174 in Campania) e 30 misure dei campi RF (684 in Campania), ma nessuna di 
essa ha riguardato siti localizzati all’interno del territorio comunale di Colle Sannita. 
 
Obiettivi fissati dalla normativa 
Il D.P.C.M. 8 luglio 2003 fissa i limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di 
qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed 
elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz. Il D.Lgs. 259/2003 
indica le modalità e le tempistiche per la realizzazione delle infrastrutture di 
telecomunicazione, con particolare riferimento alle stazioni radio base per la telefonia mobile 
e la rete di televisione digitale terrestre. 
Il D.M. 381/1998 prevede che, nel caso si verifichino superamenti per impianti RF, debbano 
essere attuate azioni di risanamento a carico dei titolari degli impianti. 
 
Fonte delle informazioni 
ARPAC, Agenti fisici. Il monitoraggio in Campania 2003-2007 
ARPAC, Annuario dati ambientali Campania 2006 
ARPAC, Annuario dati ambientali Campania 2007 
 
 
Inquinamento da sorgenti di radiofrequenze (campi RF) 
(Stato, risposta, anni 2003-2007) 
Numero di misure puntuali per campi RF 

Numero di monitoraggi in continuo per campi RF 

 
Inquinamento da sorgenti a bassa frequenza (campi ELF) 
(Stato, risposta, anni 2003-2007) 
Numero di misure puntuali per campi ELF 

 

 
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4.1.14
 
Rumore 
Per quanto concerne il rumore, si è fatto riferimento alle seguenti tematiche: 

 
inquinamento acustico; 

 
classificazione acustica comunale. 
Le fonti dei dati sono, in genere, costituite dalle attività di controllo dell’Agenzia Regionale per 
la Protezione dell’Ambiente (ARPAC), ma che non coprono tutti i comuni della Regione, e dai 
rilievi fonometrici che vengono condotti localmente in occasione dell’elaborazione del Piani 
comunali di Zonizzazione Acustica (PZA). 
 

 
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Scheda 4.46 –  Inquinamento acustico 
 
Questa tematica vuole comprendere in che misura gli abitanti di un certo territorio possono 
essere esposti a rumore ambientale, prodotto soprattutto dal traffico e dalle attività 
industriali. 
Le attività di controllo sul superamento dei limiti normativi condotti dall’ARPAC sono state 
condotte sull’intero territorio regionale effettuando sopralluoghi e controlli del rumore sia su 
richiesta di enti pubblici che di cittadini ed associazioni. Le tipologie di esercizio sono state 
suddivise in sei macroaree: attività artigianali, attività produttive, attività ricreative, esercizi 
commerciali, servizi, altre tipologie. 
Le misure sono state eseguite in prossimità delle sorgenti indagate nei punti di maggiore 
esposizione della popolazione. Il periodo di riferimento per monitorare la sorgente dipende 
dalla tipologia di attività e dalla sorgente specifica monitorata e può essere diurno o notturno, 
giornaliero o settimanale. 
Nel quinquennio 2003-2007 sono state effettuate 81 attività di controllo in provincia di 
Benevento (282 in Campania), ma nessuna di essa ha riguardato siti localizzati all’interno del 
territorio comunale di Colle Sannita. 
Non sono ancora disponibili i rilievi fonometrici da effettuare per l’elaborazione del Piano di 
Zonizzazione Acustica (PZA) che dovrà accompagnare il Piano Urbanistico Comunale, per cui i 
valori degli indicatori proposti non sono al momento disponibili. 
 
Obiettivi fissati dalla normativa 
Il D.P.C.M. 14/11/1997 fissa i valori limiti assoluti di immissione nell’ambiente esterno 
(diurni e notturni) a seconda delle classi di destinazione d’uso del territorio: 

 
aree particolarmente protette: diurno 50 Leq in dB(A), notturno 40 Leq in dB(A); 

 
aree prevalentemente residenziali: diurno 55 Leq in dB(A), notturno 45 Leq in dB(A); 

 
aree di tipo misto: diurno 60 Leq in dB(A), notturno 50 Leq in dB(A); 

 
aree di intensa attività umana: diurno 65 Leq in dB(A), notturno 55 Leq in dB(A); 

 
aree prevalentemente industriali: diurno 70 Leq in dB(A), notturno 60 Leq in dB(A); 

 
aree esclusivamente industriali: diurno 70 Leq in dB(A), notturno 70 Leq in dB(A). 
Il Decreto fissa anche valori limiti assoluti di emissione delle diverse sorgenti (fisse e mobili) e 
valori di qualità. 
 
Fonte dei dati 
ARPAC, Agenti fisici. Il monitoraggio in Campania 2003-2007 
Comune di Colle Sannita, Dati comunali, 2012 
 
 
Attività di controllo sull’inquinamento acustico 
(Risposta, anni 2003-2007) 
Numero di misure sul rumore eseguite 

 

 
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Monitoraggio acustico (diurno) 
(Stato, anno 2012) 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati fino a 50 Leq in dB(A) 
n.d. 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati da 50 a 55 Leq in dB(A) 
n.d. 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati da 55 a 60 Leq in dB(A) 
n.d. 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati da 60 a 65 Leq in dB(A) 
n.d. 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati da 65 a 70 Leq in dB(A) 
n.d. 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati oltre 70 Leq in dB(A) 
n.d. 
 
Monitoraggio acustico (notturno) 
(Stato, anno 2012) 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati fino a 40 Leq in dB(A) 
n.d. 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati da 40 a 45 Leq in dB(A) 
n.d. 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati da 45 a 50 Leq in dB(A) 
n.d. 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati da 50 a 55 Leq in dB(A) 
n.d. 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati da 55 a 60 Leq in dB(A) 
n.d. 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati da 60 a 70 Leq in dB(A) 
n.d. 
Numero di punti di monitoraggio con valori misurati fino oltre 70 Leq in dB(A) 
n.d. 
 

 
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Scheda 4.47 –  Classificazione acustica comunale 
 
A fronte del sempre più diffuso fenomeno dell’inquinamento acustico, è importante mettere in 
evidenza le risposte fornite dalle amministrazioni locali. In questa prospettiva, lo scopo 
essenziale del Piano di Zonizzazione Acustica (PZA) è quello di costituire lo strumento di 
programmazione di base per la regolamentazione del rumore prodotto dalle attività umane. 
La zonizzazione acustica viene attuata con l’obiettivo di prevenire il deterioramento di zone 
non inquinate e di risanare quelle dove si riscontrano livelli di rumorosità ambientale che 
potrebbero comportare effetti negativi sulla salute della popolazione. 
Si pone come uno strumento di prevenzione per una corretta pianificazione delle aree di 
sviluppo urbanistico ed è indispensabile per potere procedere ad un controllo efficace del 
rumore ambientale, delineando un quadro di riferimento per identificare le aree da 
salvaguardare, le aree dove i livelli sonori sono accettabili, le zone dove è permesso lo 
sviluppo di attività rumorose e quelle dove è necessario prevedere un intervento di 
risanamento. 
Scopo della zonizzazione acustica è, soprattutto, quello di permettere una chiara 
individuazione dei livelli massimi ammissibili di rumorosità nei diversi ambiti territoriali, oltre a 
quello di definire eventuali obiettivi di risanamento acustico delle zone edificate esistenti e di 
prevenzione rispetto alle nuove aree. 
Le classi di destinazione d’uso del territorio sono previste dal DPCM 14/11/1997, alle quali 
sono associati specifici limiti sui livelli acustici ammissibili: 

 
Classe I (aree particolarmente protette). Rientrano in questa classe le aree nelle quali la 
quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, 
scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di 
particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc. 

 
Classe II (aree destinate ad uso prevalentemente residenziale). Rientrano in questa classe 
le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità 
di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività 
industriali ed artigianali. 

 
Classe III (aree di uso misto). Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da 
traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con 
presenza di attività commerciali e uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con 
assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine 
operatrici. 

 
Classe IV (aree di intensa attività umana). Rientrano in questa classe le aree urbane 
interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata 
presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in 
prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree 
con limitata presenza di piccole industrie. 

 
Classe V (aree prevalentemente industriali). Rientrano in questa classe le aree interessate 
da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. 

 
Classe VI (aree esclusivamente industriali).  Rientrano  in  questa  classe  le  aree 
esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi. 
Per ciascuna delle classi lo stesso DPCM 14/11/1997, fissa dei valori limiti massimi del 
livello sonoro equivalente (Leq A) relativi alle classi di destinazione d’uso del territorio di 

 
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