12.300 Kmq della superficie territoriale.
In Italia il territorio maggiormente interessato dalla In Italia il territorio maggiormente interessato dalla presenza di aree ad alta criticità idrogeologica è il nord-est. Infatti il 30% delle aree critiche ricade nelle Regioni Friuli Venezia Giulia, Trentino e Veneto, interessando complessivamente un’area di 8.730 Kmq. A seguire le Regioni del sud Italia, nelle quali ricade il 25% delle aree critiche (7.401 Kmq); quelle del nord- ovest dove ricade il 21% individuato come critico; il centro con il 19% e le isole con il 5%.
In particolare nel nord-est ricade il 33% In particolare nel nord-est ricade il 33% delle aree ad elevato rischio di alluvione, pari a 4.077 Kmq, mentre nel sud si riscontra una presenza prevalente di aree ad elevato rischio frana che corrispondono al 28% del totale e sono pari a 4.925 Kmq.
Le Regioni maggiormente esposte a criticità idrogeologica sono l’Emilia-Romagna, con 4.316 Kmq di aree critiche pari al 19,5% del territorio regionale; la Campania con 2.598 Kmq di aree critiche che corrispondono al 19,1% del territorio regionale; il Molise in cui le aree critiche occupano 836 Kmq pari al 18,7% del territorio regionale e la Valle d’Aosta con 556 Kmq di territorio esposto a criticità corrispondente al 17,1% del territorio regionale.
Le Province con la quota percentuale più elevata Le Province con la quota percentuale più elevata di superficie ad elevata criticità sono: Ravenna (29,4%); Parma (27,3%); Piacenza (26,7%); Trento (25,9%); Venezia (23%); Caserta (22,9%); Avellino (22,2%) e Lucca (22,2). Tra queste la Provincia dove si rileva una maggiore presenza di aree ad elevata criticità idrogeologica per frana è quella di Trento (25,2%), mentre la Provincia più soggetta ad eventi alluvionali è quella di Ravenna (29%).
Gli eventi di dissesto idrogeologico che si sono verificati ingenti danni in termini di vite umane, di edifici ed infrastrutture da ricostruire. Secondo il Ministero dell’Ambiente il costo degli eventi franosi ed alluvionali dal 1951 al 2009, rivalutato in basi agli indici ISTAT, risulta superiore a 52 miliardi di euro, quindi per il costo medio annuo è di circa 800 milioni di euro.
Nel periodo 1991/2008 sono stati finanziati dallo Stato interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico di 7,3 miliardi di euro, poco più 400 milioni all’anno. Il mercato dei lavori di sistemazione e prevenzione delle situazioni di dissesto idrogeologico per la ricostruzione e/o adeguamento nel periodo 2002/2009, in base ai dati sui bandi di gara, è quantificato in 10.913 interventi per un volume di affari complessivi di 5,2 miliardi di euro. Dall’analisi degli appalti per categorie di interventi emerge che le quote superiori per numero ed importo riguardano la sistemazione di dissesti idraulici, seguite dalla sistemazione delle frane, mentre quote marginali riguardano interventi di sistemazione naturalistica e di difesa costiera.
Le politiche di mitigazione del rischio potrebbero Le politiche di mitigazione del rischio potrebbero limitarsi nell’immediato all’attuazione di interventi puntuali in base alla mappatura del Paese. Un buon piano strategico di mitigazione rilancerebbe la green economy con positive ricadute sull’economia del Paese e sul mondo del lavoro inoltre, sotto il profilo strettamente ambientalista, nuove politiche di gestione del suolo darebbero un contributo sostanziale alla riduzione delle emissioni della CO2 a vantaggio del riequilibrio territoriale del Paese.
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