Studio di fattibilità per la fusione dei Comuni di


altrimenti, che rimangano!!!


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altrimenti, che rimangano!!! 
La fusione comporta che di sei 
comuni se ne crei uno solo; in tal 
senso va letto lo studio di fattibilità. 
Non sparisce il senso di appartenenza 
che verrà conservato tramite i 
municipi, eletti dai cittadini e non 
nominati dal Consiglio Comunale. 
 
 
Si ritiene che dette considerazioni 
non comportino una modifica allo 
studio di fattibilità.
 
 
 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
129
-
 
Quando la rappresentanza politica dei Municipi sarà emanazione delle 
scelte del nuovo consiglio comunale, nessun impulso dai cittadini una 
volta dato il via alla fusione?? 
-
 
Con riguardo alla tipologia della rappresentanza: il nuovo comune 
assume la determinazione finale dopo che nei diversi ambiti 
territoriali, sono state partecipate (anche dai cittadini!! Conferma 
quanto detto appena più sopra, quindi i cittadini potrebbero non 
essere coinvolti in questa fase propositiva) ….”  
-
 
con la municipalità quale organo collegiale di rappresentanza dei 
diversi ambiti territoriali. 
La macchina doveva snellirsi ma la proposta, a mio avviso, giusto per non 
lasciar intendere facili esclusioni, tende a complicare lo scenario.  
Nasceranno i Consigli di Municipalità con si presume 5 componenti incluso il 
Presidente con funzioni di raccolta delle istanze (programmatiche, gestionali, 
ecc..) dei cittadini degli ex-comuni soppressi. I suddetti Consigli porteranno 
poi in Comune le istanze e le proposte e il Comune deciderà!! Ma come 
saranno individuati i rappresentanti delle Municipalità? Lo studio propone il 
voto dei residenti di ciascuna municipalità a scegliere i candidati all’interno di 
una sola lista (più liste = maggioranze e minoranze…). Chi otterrà il maggior 
numero di voti sarà il Presidente. L’auspicio è che tali liste non abbiano 
connotazioni “politiche”!!!!  Nessun commento!! 
E vediamo le successive seguenti affermazioni e considerazioni dello studio: 

 
si fa presente che il Consiglio di Municipalità è ALTRA COSA  rispetto al 
Consiglio Comunale!! Il concetto è chiaro sotto più profili non evidenziati 
ma di fondamentale importanza: 1) non è previsto alcun compenso ai 
componenti il Consiglio di Municipalità mentre ai Consiglieri Comunali si; 
2) i presidenti delle 6 Municipalità poi dovrebbero far parte della Conferenza 
delle Municipalità; 3) sugli ATTI FONDAMENTALI DEL CONSIGLIO 
COMUNALE, i Municipi per gli ambiti che saranno individuati, avranno 
funzioni di consultazione OBBLIGATORIA MA NON VINCOLANTE
Il Consiglio Comunale non è vincolato ai pareri dei Municipi al più dovrà 
solamente rispondere alle proposte che via via saranno fatte. Si riconosca, 
per l’occhio di riguardo, sull’obbligo di consultazione in materia di Bilancio, 
opere pubbliche, Piani urbanistici…. Vien da dire alla faccia della garanzia 
della rappresentanza!!!  
Suggerisco che nel corso delle attività ulteriori ricognitorie e divulgative che 
dovrà concludersi entro il 30/4/2013, gli attuali Consigli Comunali e i loro 
Sindaci si attivino per realizzare un sondaggio tra le popolazioni al fine di 
avere sin d’ora un’idea di quanti saranno i componenti dei Consigli di 
Municipalità che dovranno: 
a.
 
raccogliere le istanze delle popolazioni;  
b.
 
tenere le dovute necessarie riunioni; 
c.
 
coordinarsi del caso con il Comune e con le altre Municipalità, 
d.
 
predisporre le proposte e le consultazioni da trasmettere al Comune,  
il tutto volontariamente, gratuitamente e assolutamente senza implicazioni 
o contatti o rapporti di natura “politica”; 
e.
 
per i soli presidenti delle Municipalità, si aggiungano le riunioni e i 
contatti nell’ambito della Conferenza delle Municpalità; 
f.
 
per tutti, essere coscienti che i loro pareri e le loro “consultazioni” verso il 
Comune  NON SONO OBBLIGATORI e potrà non essere obbligatoria 
pure la risposta che a fronte della istanza ci si aspetta dal Comune!!    
Non è pensabile come si anticipava più sopra, che le rappresentanze possano 
essere così attive, propositive, interrogatorie: per questo vengono posti dei veti 
alle Municipalità riguardo agli argomenti di consultazione e dei limiti ai pareri 
vincolanti!!!  
“Nel caso in cui ai municipi fossero affidati una molteplicità di materie le 
quali produrrebbero un costante ritardo nel processo di formazione delle 
volontà dell’Ente”.  
La macchina diverrebbe senz’altro ancor più ingestibile rispetto ai comuni 
esistenti.  
Quindi: il voler riconoscere importanza alle rappresentanze quando le stesse di 
fatto si potranno occupare di questioni marginali per la vita del Comune, posto 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
In merito alle municipalità si è fatta 
una ipotesi evidenziando che nessuna 
soluzione può avere la connotazione 
della soluzione ideale. 
La previsione della obbligatorietà del 
parere, prevista dallo statuto, sarà un 
obbligo al quale il nuovo comune 
dovrà adempiere, pena la possibilità 
di eccepire la legittimità delle scelte 
operate dall’Amministrazione. 
Questa ipotesi di municipalità in altre 
realtà, e sotto altro nome, funziona da 
anni senza appalesare tutti i limiti 
evidenziati nella osservazione. 
Certo che la connotazione politica 
non è assente, ma viene mitigata per 
rendere più evidente l’impegno 
civico. 
La soluzione proposta è un tentativo 
di bilanciamento tra la giusta 
esigenza di partecipazione e la 
snellezza dell’azione amministrativa. 
 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
130
che si trovino i “volontari” da inserire nei rispettivi Consigli è un tentativo 
alquanto misero di far passare la bontà del progetto di fusione sotto questo 
profilo.  
Tanto vale essere chiari: il nuovo Comune sarà uno e le rappresentanze si 
occuperanno al più della sagra di “frazione” grazie allo stanziamento delle 
piccole somme nel bilancio del nuovo comune per le iniziative di promozione 
del territorio (sic! sic!)…. 
 
 
Si ritiene che dette considerazioni 
non comportino una modifica allo 
studio di fattibilità.
 
Il nome e la sede. 
I Sindaci dei sei comuni proponenti la fusione hanno presentato una ipotesi del 
nome del nuovo Comune e la possibile nuova Sede.  
Dalla stampa e altri media che si già occupati dell’argomento, non appare certo 
che si tratta di ipotesi!!! La spendita del nome “ipotizzato” è praticamente 
quotidiana.  
Per caso sempre nel corso delle avviande attività informative e di raccolta della 
proposte, verranno sottoposti alle cittadinanze nomi e/o sedi alternative?? 
 Quanto alla sede risulta cartina alla mano, difficile confermare la centralità 
territoriale di Arquà rispetto al nuovo Ente.  
Infine un considerazione sulla funzioni di rappresentanza politica del castello 
di Arquà: peccato non ipotizzare che il Castello diventi anziché ulteriore centro 
di spesa, centro di entrata sfruttando le sue preziosità monumentali e 
architettoniche per quello che tale manufatto dovrebbe essere ovvero strumento 
per l’attrazione turistico/culturale nei nostri territori per creare rete anche con 
vicine altre realtà quali Polesella e Fratta.  
Perché si sacrifica a beneficio di pochi un così tanto decantato luogo?  
La rappresentanza politica può mantenere la sua dignità in ben altre sedi 
cogliendo piuttosto definitivamente l’opportunità di valorizzare il parco e le 
sale secondo la loro vocazione!!  
P.S: perché no, VILLANOVA o CITTANOVA POLESINE con sede a 
Villamarzana?? 
In merito all’argomento sede e nome 
del nuovo comune si rimanda alle 
considerazioni già svolte 
nell’osservazione n. 3 “Rossi”. 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
131
5)
 
Osservazione Chiara Turolla 2, presentata presso il Comune di Arquà Polesine il 
29.04.2013, prot. n. 2560 
 
Proposta pervenuta 
Controdeduzione  
(art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) 
Premesso che
“Nell'ambito della progettazione qualsiasi essa sia, uno studio di 
fattibilità è uno studio che viene commissionato per definire se un 
programma o un progetto o un'idea di massima: 

 
può essere realizzato dal punto di vista tecnico; 

 
risulta conveniente dal punto di vista economico. 
Spesso lo studio si basa su delle valutazioni, più che su elementi certi, per 
cui si devono adottare criteri chiari e trasparenti, in modo da garantire 
l'obiettività dello studio e dei suoi risultati. 
Il prodotto finale dello studio è costituito da un insieme di conclusioni 
e di raccomandazioni sulla possibile realizzazione e sulla 
delimitazione degli ambiti, eventualmente offrendo indicazioni utili a 
orientarne le priorità, le linee di azione, le strategie e le modalità di 
lavoro.”  
 “E' importante dettagliare e quantificare tutte le opzioni del progetto, per 
verificarne, ancora una volta, la coerenza e per trasferire i dati ricavati in 
un piano  previsionale”  

 
Lo scopo dello Studio di fattibilità  è quello di analizzare  le 
esigenze informative connesse allo sviluppo di un nuovo progetto 
definito in linea di massima nella fase di pianificazione,  ed arrivare 
alla individuazione di: 
1. una o piu’ soluzioni organizzative per: 
2. fornire agli amministratori e ai cittadini gli elementi di valutazione 
necessari per prendere una decisione riguardo alla realizzazione 
operativa del progetto; 
3. proporre  la  soluzione tecnico organizzativa con valutazione dei  

 
costi delle soluzioni  

 
benefici ottenibili nel tempo  

 
eventuali rischi legati alla realizzazione e le eventuali 
conseguenze  del mancato  raggiungimento degli obiettivi 
progettuali.” , 
inoltro alle SS.VV le seguenti osservazioni allo Studio di Fattibilità sul 
Progetto di Fusione dei Comuni di Arquà Polesine, Costa di Rovigo, 
Frassinelle Polesine, Villamarzana, Pincara e Villanova del Ghebbo rilasciato 
da Anci Veneto nel mese di Gennaio 2013 
Lo studio di fattibilità, sulla cui bontà sembra doversi orientare la convinzione 
da parte della Regione Veneto e dei cittadini dei Comuni coinvolti nel progetto 
di fusione, presenta a mio avviso evidente carattere di incompletezza e non 
corrispondenza alle prescrizioni dettate dalla Deliberazione della Giunta 
Regionale Veneto n. 1743 del 14/8/2012 e relativo allegato A. 
L’allegato A specifica che “lo studio di fattibilità deve esplicitare le condizioni 
che rendono conveniente o meno la fusione dei Comuni, chiarendo i benefici 
attesi ed evidenziando come essi rispondono agli obiettivi di miglioramento 
dell’efficienza amministrativa, verificando l’esistenza di una adeguata 
soluzione tecnico-organizzativa all’interno dei vincoli sociali, territoriali ed 
economici”. 
La prescrizione sopra citata viene completamente disattesa fin dall’inizio della 
trattazione dello studio: pag. 6 “le finalità dello studio non  hanno lo scopo i 
chiarire quali siano concretamente le funzioni e i servizi che i piccoli comuni 
saranno chiamati a gestire in modo associato nei prossimi anni”. Ora da un 
lato la Regione chiede, rispetto ai singoli Comuni coinvolti e a partire dalle 
realtà attuali, di individuare le soluzioni adeguate per creare una entità 
“migliore” e dall’altro lo Studio si esime da responsabilità di 
valutazione/indirizzo in quanto ciò che sarà nei prossimi anni riguardo alle 
funzioni e ai servizi non è dato sapere!!  
Lo studio di fattibilità non può 
sostituirsi alle scelte 
dell’Amministrazione, ma ha lo 
scopo di fornire delle indicazioni utili 
per l’esercizio discrezionale del 
potere amministrativo; si ritiene che 
lo studio fornisca delle ipotesi 
rispetto alle quali l’amministrazione 
potrà agire, in particolare 
evidenziando la convenienza della 
scelta. 
 
Lo studio rispetta punto per punto 
quanto previsto dall’allegato A) della 
DGRV 1743/2012, riguardo al quale 
ha aggiunto alcuni capitoli. 
 
 
L’osservazione non risulta 
condivisibile.
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
132
In occasione del Consiglio Comunale del 21/2/2013 presso l’Amministrazione 
Comunale di Arquà Polesine nel corso del quale si è discussa l’adozione dello 
Studio in oggetto, la sottoscritta ha illustrato sommariamente e depositato agli 
atti il documento contenente le osservazioni, che si allega alla presente, 
osservazioni cui rinvio integralmente, e che riprendo di seguito nelle parti che 
ritengo degne di maggiore, ma non esclusiva, evidenza e attenzione. 
Le direttive guida regionali prevedono che lo studio di fattibilità ha come 
obiettivo principale il fornire soprattutto alla cittadinanza, oltre che ai centri 
di responsabilità, le informazioni  necessarie alla decisione per l’avvio del 
progetto in termini tecnici, organizzativo/politici  e dei costi/benefici 
economici.  
Per quanto riguarda l’analisi svolta circa gli aspetti demografici , economico 
produttivi ed occupazionali, lo studio non considera la peculiarità dei territori 
coinvolti: un’area a vocazione prevalentemente agricola, estranea ai centri 
produttivo/industriali dai quali poi non dista così tanto, ove ancora la qualità 
della vita può senza dubbio considerarsi buona, passa secondo lo studio, per 
zona depressa, sottosviluppata, dove la frammentazione delle strutture 
comunali è causa di “debolezza” che tiene distanti gli investitori e che potrà 
finalmente trovare lo “sviluppo” “solo se i previsti investimenti infrastrutturali 
…. potranno trovare un più favorevole contesto economico rispetto alla 
GRAVE CONGIUNTURA ECONOMICA ALLA QUALE STIAMO 
ASSISTENDO” .  Quali le proposte, le soluzioni, le progettualità che lo 
studio deve suggerire su questi argomenti? Quale idea/piano di sviluppo 
industriale compatibile potrebbe essere ipotizzato? Potrebbe essere 
abbozzato un progetto di sviluppo turistico ambientale vista la vicinanza 
al Delta Po e ai due Grandi Fiumi? Tutta l’attenzione dello studio è rivolta 
alla speranza nella ripresa economica e alla realizzazione delle 
infrastrutture di comunicazione che se realizzate porteranno a un 
“generale peggioramento dei temi del clima, dell’aria, dell’acqua, del suolo 
e del sottosuolo”! 
Lo studio non disegna uno scenario 
così cupo come illustrato 
nell’osservazione, ma evidenzia 
numeri, dati, commenti, ecc., tratti da 
fonti ufficiali quali l’ISTAT, la 
Camera di Commercio e la Regione 
Veneto.  
Lo studio di fattibilità ha lo scopo di 
chiarire come andrà a configurarsi 
l’organizzazione comunale dopo tale 
(eventuale) scelta, con realismo e 
senza immaginare che la fusione sia 
la soluzione a tutti i mali dell’attuale 
contesto economico e sociale, ma che 
possa contribuire al suo 
miglioramento. 
Il riferimento al “generale 
peggioramento dei temi del clima, 
dell’aria, dell’acqua, del suolo e del 
sottosuolo” è contenuto nella 
relazione al PATI e riguardano le 
ovvie conseguenze dello sviluppo 
urbanistico edilizio, se non 
compensato da opere di mitigazione. 
 
Si ritiene che dette considerazioni 
non comportino una modifica allo 
studio di fattibilità
 
Circa  l’organizzazione dei servizi socio sanitari, assistenziali, culturali, 
scolastici, ecc. che costituiscono l’essenza dell’interesse dei cittadini e delle 
loro vite, lo studio dedica le sole 14 righe di pagina 21: alla questione posta tra 
l’altro in occasione degli incontri aperti alla cittadinanza su come saranno 
organizzati, se verranno mantenuti i servizi essenziali suddetti dopo la Fusione, 
lo studio chiude rapidamente sostenendo che “…l’accresciuto potere di 
rappresentanza del nuovo grande Ente piuttosto che dei sei Comuni, 
POTREBBE condizionare favorevolmente le eventuali scelte discrezionali che 
in futuro potessero verificarsi” e gli amministratori chiesti sul punto nel corso 
delle presentazioni pubbliche hanno testualmente rimesso ogni 
valutazione/decisione/programmazione ai futuri amministratori. I cittadini sotto 
questo profilo non possono essere lasciati in balia del solo “atto di fede” verso 
gli amministratori proponenti: devono essere date loro le informazioni 
necessarie alla decisione come  indicato nella direttiva regionale.  
 
 
In merito a dette considerazioni si 
rinvia all’osservazione n. 1. 
Riguardo alla comunicazione e alla informazione alla cittadinanza, ad oggi, 
quando mancano solo 4 giorni al termine assegnato per la formulazione delle 
osservazioni allo studio, che devo ritenere debbano essere valutare al fine di 
modificare lo studio stesso che sarà sottoposto alla Regione entro il mese di 
maggio per il giudizio di meritevolezza, come cittadina e consigliere comunale 
non ho traccia di spazi informativi, momenti pubblici di confronto aperti alla 
cittadinanza. Le raccomandazioni di cui all’allegato A Dgr n. 1743 del 
14/8/2012 lettera e) non sono state attuate preventivamente alla definitività 
(30/4/2013) del progetto di fusione se non nella presentazione del 08/04/2013 
per quanto riguarda Arquà: su che cosa potrà dibattere la cittadinanza quando 
lo studio e il progetto saranno già stati inviati alla Regione?  
La cittadinanza è stata coinvolta 
mediante le assemblee pubbliche 
svolte presso ogni comune, un 
deplian distribuito presso ciascuna 
famiglia, comunicati stampa, i siti 
internet dei comuni e da fine aprile 
l’apposito sito 
www.civitanovapolesine.it
 (v. 
osservazione n. 2). L’informazione 
alla cittadinanza verrà continuata 
perché prima del voto referendario 
tutti abbiano gli elementi per poter 
decidere. 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
133
 
Si ritiene che dette considerazioni 
non comportino una modifica allo 
studio di fattibilità
 
Con riguardo alla parte dello studio in cui si elencano alcune azioni che già a 
partire dal 2013, (cioè prima ancora dell’esito referendario, prima ancora del 
parere favorevole della regione, prima ancora che i cittadini ne abbiano potuto 
dibattere), che possono essere attivate per REALIZZARE LA FUSIONE, vi è 
l’omogeneizzazione di imposte e tasse. Lo studio non specifica quali imposte, 
quali tasse, con quali riflessi immediati finanziari a carico degli ancora esistenti 
cittadini di ciascuno dei sei comuni. Neppure nel corso degli incontri con la 
cittadinanza si è avuto chiaro il modo e il risultato cui si perverrà con il 
“livellamento” dei prelievi erariali, delle varie “aliquote”. Anche in questo caso 
non sono state date ai cittadini le informazioni necessarie alla decisione come  
indicato nella direttiva regionale.  
Lo studio ha evidenziato qual è il 
livello di differenziazione delle 
imposte/tasse/tariffe.  
 
In merito a dette considerazioni si 
rinvia all’osservazione n. 1.
 
Riguardo alla tabella di pagina 98 contenente l’allegato n. 5 “Patrimonio 
Immobiliare” del Comune di Arquà Polesine, chiedo di verificarne la 
correttezza nella parte in cui viene indicato come di proprietà il complesso 
immobiliare denominato “Vaticano”, che risulta ceduto nel mese di agosto 
2010 (salvo i dati della tabella non si riferiscano al 31/12/2009). 
L’osservazione è condivisibile. 
 
Si propone la modifica dello 
studio di fattibilità all’allegato A.5 
Patrimonio Immobiliare
 
Riguardo alla riorganizzazione degli uffici Comunali e loro addetti ai servizi 
amministrativi e tecnici, nessuna riunione preventiva alla stesura dello Studio 
di fattibilità risulta essere stata tenuta con lo scopo di programmare la 
riorganizzazione medesima, la distribuzione delle risorse, la eventuale 
ricollocazione delle mansioni, ecc.: gli incontri che si sono tenuti come 
indicato a pag 5 del documento, erano relativi alla raccolta di dati statistici e 
documenti interni al fine della elaborazione dei numeri e delle slides grafiche 
(fatto confermato nel corso dell’assemblea pubblica tenutasi ad Arquà). Anche 
in questo caso lo studio disattende le prescrizioni regionali in quanto “non 
evidenzia le valutazioni e le condizioni che devono spiegare se la fusione sia 
conveniente o meno sotto l’aspetto dell’efficienza amministrativa. Non verifica 
l’esistenza di una adeguata soluzione tecnico-organizzativa all’interno dei 
vincoli territoriali ed economici”: non si tiene conto del fatto che l’audizione 
preventiva del personale addetto ai servizi tecnici e amministrativi è essenziale 
non solo con riguardo alle loro competenze che riverberano  effetti sulle 
necessità della cittadinanza ma anche alla efficienza del loro lavoro,  intesa 
come soddisfazione della domanda di servizio dei cittadini che deriva anche 
dal livello di armonizzazione dei ruoli, delle professionalità e dai rapporti 
interpersonali tra i dipendenti. 
Nel corso degli incontri svolti per la 
raccolta dei dati presso i singoli 
comuni con i responsabili dei servizi 
sono emerse le situazioni 
organizzative oggi presenti, tanto è 
vero che ne è stato dato conto nei 
prospetti presenti all’interno dello 
studio, e si sono raccolte alcune 
indicazioni per una possibile 
riorganizzazione. Gli incontri svolti 
con le rappresentanze sindacali, 
alcune delle quali hanno partecipato 
agli incontri pubblici, hanno 
incoraggiato a perseguire nel 
cammino intrapreso. 
 
In merito a dette considerazioni si 
rinvia all’osservazione n. 1.
 
-
 
Riguardo alla questione Sede Municipale, ritengo che lo studio debba 
essere modificato nella parte in cui si prevede di collocarla all’interno del 
Castello Estense di Arquà Polesine. La struttura dello stesso per la parte adibita 
attualmente ad uffici, non garantisce accessibilità ne riservatezza dell’utenza, 
non garantisce sicurezza ne adeguata sorveglianza. Lo studio non fa 
minimamente menzione a questi aspetti che sono sotto gli occhi di tutti. Lo 
studio neppure e di conseguenza, fa alcuna previsione di eventuali costi futuri 
per poter eseguire i necessari adattamenti, tentomeno da un’idea di progetto e 
relativa copertura finanziaria. Il Castello non viene minimamente valutato dallo 
studio sotto gli aspetti socio, turistico, culturali, che realizzano la vocazione del 
manufatto. Esso deve diventare luogo di aggregazione sociale e culturale, 
mettendo a frutto in maniera coordinata e organizzata gli spazi per la fruizione 
turistica e aprendo il parco alla cittadinanza in via continuativa (biblioteca, 
parco pubblico, mostre permanenti, centro convegni, parco e sale per 
cerimonie, spazi all’aperto per spettacoli, sede punto informativo turistico, 
ecc…).  
Oltre alle sopra illustrate osservazioni, rinvio come premesso, alle ulteriori  
osservazioni tutte contenute del documento allegato alla presente di n. 13 
pagine. 
 
 
In merito al tema della sede si 
rinvia al’osservazione n. 3 
“Rossi”. 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
134
6)
 
Osservazione Giovanni Cavallaro, presentata presso il Comune di Costa di Rovigo il 
30.04.2013, prot. N. 4684 
 
Proposta pervenuta 
Controdeduzione  
(art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) 
Mi chiamo Cavallaro Giovanni, abito a Costa di Rovigo in Viale Vittorio 
Emanuele II 3/7, ho 75 anni, sono geometra, faccio il libero professionista 
(penso ancora per poco). L’Unione dei Comuni che Voi cercate di fare è 
innaturale, lo sapete perché ? Adesso cerco di spiegarlo. 
Io ho finito di lavorare, sono in pensione, ma ho il dovere di mettervi in 
guardia; l’associazione con il Comune di Costa sarà un errore enorme, non per 
colpa dei cittadini di Costa che sono brave persone, come i cittadini di Arquà, 
Frassinelle, ecc., ma per colpa degli attuali dirigenti e funzionari del Comune 
di Costa. Una volta che mi sono lamentato col Sindaco Bombonato lui mi ha 
detto: “Non ci posso fare nulla, ho le mani legate”. È un brutto ambiente, non 
c’è armonia tra l’Amministrazione e la cittadinanza, la gente è arrabbiata per 
non dire di peggio. 
Facendo il geometra ho lavorato in diversi Comuni, ma mai ho trovato le 
difficoltà che trovo nel mio paese. 
Chiedetelo in giro a chi ha avuto rapporti con l’attuale Amministrazione di 
Costa !  
Per quanto riguarda il fatto di unire i Comuni, davanti a noi abbiamo lo 
specchio degli enti locali: regione, provincia, ULS, acquedotto, ecc., dove gli 
sprechi sono sotto gli occhi di tutti. 
Senz’altro aumenteranno di dipendenti, (bene ?); 
Senz’altro aumenteranno gli stipendi, (bene ?); 
Senz’altro aumenteranno i dirigenti dei vari uffici, (bene ?); 
Senz’altro aumenteranno i funzionari o capi settore, (bene ?); 
mi spiegate per favore dov’è il risparmio ? 
Non date la colpa ai sindacati come ha fatto il presidente della Provincia, che 
dovrebbe vergognarsi prima di parlare. 
Costa non si è sviluppata negli anni, come gli altri Comuni dell’Unione che sta 
per nascere, in primo luogo per favorire qualche proprietario di terreno legato 
all’Amministrazione, inoltre assumendo tecnici non all’altezza di sviluppare 
piani regolatori che possano favorire lo sviluppo, al contrario con norme 
capestro ed infine dirigenti o funzionari all’interno del Comune non interessati 
alla collaborazione con i cittadini. 
Voi sindaci commettereste un grave errore se alla direzione dei comparti di 
sviluppo del nuovo Comune metterete dirigenti o funzionari dell’attuale 
Comune di Costa. 
La prova di quanto detto è visibile nella nuova piazza del Comune che, con 
sperpero di denaro pubblico, completamente estranea ed avulsa dal paese, non 
permette a un pullman di passare, perché la strada è troppo stretta ! 
Con la presente lettera ho denunciato un fatto che sarà senz’altro negativo per 
me, ma mi sono sentito in dovere di farlo, a nome di tante persone, 
specialmente tecnici, commercianti, artigiani, ecc., che tutti i giorni esprimono 
il loro disagio. 
L’osservazione non è pertinente 
rispetto al tema. Tuttavia risulta 
erronea quando afferma che con il 
nuovo comune aumenteranno i 
dipendenti, gli stipendi, i dirigenti, 
ecc., perché questo è un tassativo 
divieto normativo. 
 
 
L’osservazione non risulta 
condivisibile.
 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
135
7)
 
Osservazione Moira Bacchiega, presentata presso il Comune di Arquà Polesine il 
29.04.2013, prot. n. 2564 
Proposta pervenuta 
Controdeduzione  
(art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) 
Il depliant illustrativo del processo di fusione dei Comuni di Arquà Polesine, 
Costa di Rovigo, Frassinelle Polesine, Pincara, Villamarzana e Villanova del 
Ghebbo recapitato “a tutte le famiglie residenti” contempla la facoltà dei cittadini 
di far pervenire, dopo la celebrazione delle assemblee pubbliche, apposite 
osservazioni da formulare per iscritto presso la propria sede comunale entro il 
30.04.2013, per illustrare e recepire “eventuali modifiche allo studio di fusione 
dei sei Comuni”. 
Un invito ambizioso ma indubbiamente di difficile attuazione non essendo nella 
disponibilità di ciascun cittadino il materiale informativo consegnato dalle sei 
realtà comunali interessate all’ANCI Veneto da quale trae origine lo studio di 
fattibilità. 
Ad ogni buon conto, pur muovendo da un’ottica costruttiva per la collettività, 
resta unicamente il margine per considerazioni critiche al progetto in questione e 
l’auspicio di un’integrazione del progetto sulla base di dette considerazioni. 
La proposta di fusione è stata pubblicamente illustrata prevalentemente sulla base 
di dati statistici, di futuri incentivi regionali e/o statali, di pretesi risparmi di spesa 
pubblica, dagli importi all’evidenza incerti nel quantum, e prescindendo da una 
effettiva indagine circa l’affermata, ma non concreta, coesione sociale tra le 
municipalità interessate. 
Il prospettato quanto incerto risparmio di spesa non promuove, prima facie
l’integrazione tra i cittadini della neocostituenda realtà comunale ed il modello di 
Governance illustrato si appalesa come la sintesi di tale conflitto. Da un lato, 
infatti, il prospettato risparmio di spese di oltre 70.000,00 euro per la 
composizione dell’amministrazione comunale presieduta da un Sindaco e da 
sedici Consiglieri Comunali, non appare controbilanciata dagli oneri connessi 
alla prospettata elezione “in un secondo momento” in ciascuno degli ex Comuni, 
di un Consiglio di Municipalità composto da cinque membri oltre ad un 
Presidente. 
Quali e quanti i costi di dette periodiche consultazioni elettorali ? 
Quali i costi per le consultazioni elettorali finalizzate alla sostituzione dei membri 
dimissionari ? 
Come può sposarsi la disponibilità “civica” del cittadino e la prospettata gratuità 
dell’impegno richiesto ai componenti di dette strutture ausiliarie con la chiesta 
assunzione di responsabilità circa “l’obbligo di esprimere un parere sugli atti 
amministrativi più importanti che saranno individuati nel nuovo Statuto 
Comunale” neppure individuati per genus. 
Almeno un’indicazione di massima delle materie in ordine alle quali è previsto 
tale parere obbligatorio avrebbe dovuto essere abbozzata nella proposta di 
fusione illustrata, al fine di consentire al cittadino, mosso da spirito civico, di 
valutare la natura della responsabilità personale, sia essa penale che civile, che gli 
potrebbe derivare da un impegno di tal specie, sia, infine, per comprendere il 
ruolo effettivo di tali organismi sconosciuti al diritto Costituzionale. 
Sotto il profilo prettamente organizzativo nulla si dice sul modo in cui verrà in 
concreto gestito il meccanismo di candidatura per la formazione della prospettata 
“lista unica” dei candidati. 
Si deve presumere che tutti i possibili volontari siano candidabili? 
In difetto, come può essere garantita la democrazia rappresentativa da un’unica 
lista chiusa ? 
Ritengo che la previsione di tali Consigli di Municipalità denoti proprio 
quell’assenza di coesione fra i cittadini interessati al progetto, sopra evidenziata. 
L’omessa illustrazione delle linee programmatiche di sviluppo delle aree 
territoriali che andranno a comporre il nuovo Comune non consente di prevedere 
un concreto programma di interazione tra i cittadini dei sei comuni, ragion per 
cui, si appalesa, quanto meno, necessaria un’integrazione del progetto 
rappresentato, al fine di rendere effettivo quel “percorso altamente democratico” 
semplicemente affermato nella proposta di fusione presentata.
 
Il materiale era a disposizione di 
qualsiasi cittadino dotato di 
collegamento internet in quanto 
scaricabile dai siti dei comuni; a 
quanti ne avessero fatto richiesta gli 
amministratori erano disponibili a 
fornire copie cartacee. 
La proposta di fusione è stata redatta 
seguendo lo schema predisposto dalla 
Regione Veneto e integrando il 
contenuto previsto. 
Il modello di governance previsto è 
una proposta di municipalità: in tal 
senso si ricorda l’obbligo, previsto 
dall’art. 15 del D.Lgs 267/2000 di 
prevedere delle forme di 
partecipazione. 
I costi per le elezioni delle 
municipalità, qualora si prevedesse la 
costituzione  di un piccolo seggio 
elettorale retribuito per ogni 
municipalità, viene stimato in 2-
3.000,00 € ogni 5 anni, sempre che 
anche per tale incombenza non venga 
richiesta la disponibilità gratuita di 
cittadini o dei consiglieri comunali. 
Non vi saranno delle ulteriori 
consultazioni dei membri 
dimissionari, ma si scorrerà la 
graduatoria fino ad esaurimento della 
lista o fino alla scadenza del 
mandato. 
I pareri sono stati individuati negli 
atti fondamentali del comune, 
bilanci, piano triennale delle opere 
pubbliche e piani urbanistici 
programmatori; le responsabilità 
saranno politiche, non amministrative 
o patrimoniali. Le responsabilità 
civili e penali non potranno mai 
essere escluse, a prescindere dal 
contesto sociale nel quale si opera (si 
pensi all’impegno associativo). 
Il meccanismo per la candidatura 
sarà disciplinato da apposito 
regolamento. 
 
Si ritiene che dette considerazioni 
non comportino una modifica allo 
studio di fattibilità
 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
136
8)
 
Osservazione Debora Prearo, osservazione presentata presso il Comune di Costa di Rovigo 
il 29.04.2013, prot. n. 4633 
 
Proposta pervenuta 
Controdeduzione  
(art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) 
In riferimento alla pag. 21, paragrafo 2.4 inerente ai Servizi Scolastici, 
l’analisi risulta essere oltremodo scarna e priva di programmi futuri 
sulla gestione delle risorse didattiche, in termini di strutture e 
personale. Risulta, inoltre, semplicistico giustificare eventuali 
“ridefinizioni”, dovute a direttive di altre istituzioni pubbliche. 
 
Considerando poi la situazione della Scuola Materna con Nido 
integrato di Arquà, la cui direzione è affidata ad un Comitato di 
Gestione, si denota una scarsa informazione data sia agli utenti del 
servizio, sia agli operatori del settore, sul futuro delle attività. 
 
In merito a tali questioni – in occasione delle assemblee pubbliche per 
la presentazione dello Studio di fattibilità – le risposte alla domanda 
sul futuro delle strutture scolastiche sono state alquanto 
semplicistiche, lasciando intendere che nulla cambierà in nessuna 
realtà esistente; considerazione quest’ultima in contrasto coi fini del 
progetto di Fusione, che usa il “ridimensionamento” di personale e 
servizi come “cavallo di battaglia” per il raggiungimento degli 
obiettivi prefissati.
 
 
In merito alle possibilità comunali di 
potenziare le strutture scolastiche si rinvia 
all’osservazione n. 1. 
 
Il Nido integrato di Arquà, la cui direzione è 
affidata ad un Comitato di Gestione, 
continuerà ad esplicare liberamente la sua 
attività anche con il nuovo comune. 
 
Il ridimensionamento del personale comunale 
non è un “cavallo di battaglia” dello studio di 
fattibilità, ne delle sei amministrazioni, ma 
una triste quanto inesorabile situazione dei 
nostri comuni che nonostante l’esiguo numero 
di dipendenti subisce lo stesso taglio 
percentuale degli organici dei grandi comuni 
italiani. La fusione è una soluzione, la più 
incisiva, per far fronte a questo stata 
situazione. 
 
Si ritiene accoglibile la I° parte 
dell’osservazione: per le rimanenti si 
ritiene che le stesse non comportino una 
modifica allo studio di fattibilità.
 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
137
9)
 
Osservazione Simone Turolla, presentata presso il Comune di Costa di Rovigo il 
29.04.2013, prot. n. 4639 
 
Proposta pervenuta 
Controdeduzione  
(art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) 
In riferimento al progetto di fusione e dopo aver assistito alla serata 
informativa svoltasi i primi di aprile presso le barchesse del Castello di Arquà, 
faccio presente che la sede attuale e futura amministrazione comunale situata 
all’interno del Parco Castello, a mio modo di vedere risulta del tutto 
inappropriata, in quanto tale luogo di prestigio per il nostro territorio può, anzi 
deve essere valorizzato, come altri luoghi di valore a noi vicini (vedi le ville di 
Fratta Polesine) con eventi culturali e ricreativi che possono interessare tutta la 
cittadinanza e non solo Arquà Polesine e portare ad un ritorno non solo di 
immagine ma anche in termini economici per le casse comunali. La sede del 
comune presente e/o futuro può essere fatta in qualsiasi altro edificio anche più 
idoneo a questo tipo di servizi. 
 
 
 
In merito alla scelta di Arquà 
Polesine e del Castello quale 
sede del nuovo comune si rinvia 
alle considerazioni 
dell’osservazione n. 3 “Rossi”. 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
138
10)
 
Osservazione Alberto Garbo, osservazione presentata presso il Comune di Villanova del 
Ghebbo il 30.04.2013, prot. n. 2396 
 
Proposta pervenuta 
Controdeduzione  
(art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) 
Riprendendo il mio intervento in sala polivalente, durante la presentazione 
dell’ipotesi di fusione con i comuni proposta, desidero meglio spiegare i motivi 
delle mie perplessità, peraltro crescenti ogni giorno di più. 
 
Ho letto per sommi capi lo studio di fattibilità effettuato, che trovo ricco di 
particolari, ma decisamente troppo prolisso; è di una tale mole da scoraggiarne 
la lettura da parte di chiunque. E questo non mi sembra un buon modo per 
informare la popolazione, anche perché molte pagine sono di dubbio interesse 
e rilevanza, ma concorrono proprio a indurre il cittadino a tralasciare la lettura 
dell’intero documento. 
 
Le motivazioni per le quali un comune piccolo quale il nostro si dovrebbe 
fondere con altri per raggiungere dimensioni e numero di abitanti sufficienti a 
renderne sostenibili i costi ammnistrativi e di gestione sono assolutamente 
convincenti e trovano tutta la mia approvazione. Un Comune più grande 
acquisisce altresì maggiore importanza e attrattiva per persone e aziende che si 
vogliano insediare provenendo da altre zone. 
 
Quello che, viceversa, non convince per niente me e tutte le persone con cui ho 
parlato finora, è la scelta dei comuni candidati a partecipare a questa fusione. 
Scelta che, stando allo studio di fattibilità, sembra sia stata frutto unicamente 
della ricerca di comuni di pari dimensioni e le cui amministrazioni sono in 
scadenza di mandato. È stato sicuramente trascurato il criterio essenziale che 
deve stare alla base di una fusione, e cioè la ricerca della creazione di un 
territorio che abbia già nella sua storia, nelle sue relazioni tra le persone, nel 
suo tessuto economico, sociale e di servizi i sui più importanti motivi di 
aggregazione. Mi riferisco a Fratta Polesine, Lendinara e Lusia, con Villanova 
del Ghebbo ha già fortissime promiscuità geografiche, oltre a profondi legami 
tra le diverse popolazioni. Il distretto calzaturiero, quello dell’abbigliamento, 
quello orticolo sono specificità che Villanova del Ghebbo già condivide con i 
comuni sopra menzionati; per non parlare dei rapporti di lavoro, di amicizia, 
delle società sportive, di negozi, banche , supermercati, servizi sanitari e 
scolastici, condivisi da molti decenni. La piazza di Villanova del Ghebbo si 
trova nel comune di Lendinara ! il centro urbano di Villanova del Ghebbo è 
attualmente diviso con lendinara e Fratta Polesine, quello di Bornio con Lusia. 
Questi 4 comuni conterebbero 20.782 abitanti su 105,8 kmq e una densità di 
196 abitanti/kmq. 
 
Che cosa condividiamo invece con i comuni che costituirebbero Civitanova 
Polesine ? A parte, marginalmente, Costa di Rovigo, proprio nulla. 
 
Mi pare che l’obiettivo del legislatore di ottenere un riordino territoriale non 
verrebbe assolutamente raggiunto con la fusione che ci è stata proposta. 
 
Le distanze geografiche che ci dividono dalla sede municipale di Arquà 
Polesine costringerebbero alla creazione di municipalità e di uffici comunali 
periferici, che rappresenterebbero un costo rilevante ma evitabile, nel caso di 
una fusione con i comuni limitrofi, quindi vicini. 
 
In contributo straordinario da parte di Stato e Regione, previsto per i comuni 
che si fondono, posto che non ci sono garanzie che venga mantenuto nel 
tempo, è ovviamente percepibile a prescindere dai comuni scelti come partner 
per la fusione. 
 
Aggregarsi con comuni piccoli, identici nell’organizzazione dei servizi, non 
Si raccoglie l’indicazione di inserire 
nel sito internet di 
www.civitanovapolesine.it
 un 
formato ridotto dello studio di 
fattibilità, così come presentato nelle 
assemblee pubbliche. 
 
Si apprezza la condivisione 
dell’opportunità della fusione per 
comuni della dimensione quale 
Villanova del Ghebbo. 
 
Per quanto attiene alle caratteristiche 
territoriale di Villanova del Ghebbo e 
dei comuni contermini si rinvia 
all’osservazione n. 2 “Desiati”. 
 
 
Si ritiene che la municipalità e 
l’opportunità di prevedere uno 
sportello polifunzionale presso 
Villanova del Ghebbo non venga 
meno se cambiano gli attori della 
fusione, a meno di non prevedere la 
chiusura degli uffici comunali a 
seguito della fusione con comuni 
diversi da quelli dello studio di 
fattibilità. 
 
Le motivazioni che portano a 
preferire una fusione con comuni alla 
pari rispetto con uno (o più) di 
maggiori dimensioni viene 
sintetizzato nella distinzione tra una 
fusione con quote alla pari e una con 
percentuali molto diverse (es 70% + 
30%, 80% + 20%). In quest’ultimo 
caso si potrebbe parlare di 
incorporazione, o di annessioni 
territoriale, ipotesi legittima ma non 
condivisa. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
139
porta particolari vantaggi; al contrario, un Comune più grande come Lendinara 
garantisce pediatra, ambulatori e uffici sanitari, casa di riposo, ecocentro, 
scuole e così via. 
 
La maggiore densità di popolazione permetterebbe risparmi sui trasporti 
scolastici, trasporto rifiuti, lavori pubblici, ecc. (vedasi pagina 16 dello studio 
di fattibilità). Altri risparmi possono venire da una popolazione più giovane, 
con meno anziani e più persone in età lavorativa. Anche la futura progettualità 
viaria e infrastrutturale può trarre vantaggio e realizzare risparmi grazie ad un 
territorio più omogeneo. 
 
Alla mia domanda “sono stati fatti seriamente dei tentativi di fusione con i 
comuni limitrofi, prima di andare in cerca di comuni lontani ?” sono state date 
risposte evasive. È stato lasciato intendere che c’è poco tempo per procedere ad 
una fusione e che non c’è spazio per ulteriori sforzi e contatti. Ma se il bilancio 
comunale non è in dissesto e se, a livello Veneto, ci sono state solo altre due 
fusioni prima di questa, perché procedere a tutta velocità verso una fusione 
che, sottolineo, è irreversibile e che non sembra assolutamente rappresentare la 
migliore scelta possibile ? Per ottemperare agli obblighi di legge sono 
sufficienti le convenzioni, che ci darebbero il tempo di procedere con la dovuta 
attenzione verso una scelta più oculata, consapevole e condivisa dalla gente. 
 
Il fatto che vi pervengano dai cittadini poche osservazioni scritte è, come 
sempre, dovuto alla volontà di non esporsi e alla pigrizia dei singoli; non è 
assolutamente dimostrazione di condivisione del progetto. Più opportunamente 
il Comune di Fratta Polesine l’8 aprile ha inviato alle famiglie un questionario 
anonimo per sondare le loro volontà. 
 
Vi invito quindi a riflettere ulteriormente sul progetto che andate a proporre al 
Consiglio Regionale per il giudizio di meritevolezza, perché a Venezia 
sicuramente non conoscono la particolarità dei nostri paesi e tocca a noi 
autodeterminarci nel migliore dei modi. Non lasciamo in eredità ai nostri figli 
una fusione della quale potrebbero accusarci, perché inopportuna. 
 
 
 
Il tentativo per vedere se Fratta 
Polesine volesse partecipare al 
processo di fusione è stato fatto ma 
l’esito non è stato positivo. 
Alcuni dei comuni citati 
nell’osservazione pensano ad una 
fusione con altre amministrazioni 
(Lendinara – Badia Polesine), altre 
ancora stanno sondando la volontà 
dei cittadini (Fratta Polesine), altre 
ancora stanno affrontando 
l’argomento senza aver esplicitato, 
fino ad ora, una loro scelta. 
Tutte le amministrazioni comunali, 
qualsiasi siano le scelte che andranno 
a compiere, sono nella piena e 
doverosa facoltà di esercitare al 
meglio il mandato amministrativo 
conferito loro dai cittadini e avranno 
tutto il rispetto e la considerazione 
per ciò che andranno a compiere. 
 
 
Si ritiene che dette considerazioni 
non comportino una modifica allo 
studio di fattibilità
 
 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
140
 

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  • 1 COPERTINA
  • 2 INTRODUZIONE
  • 3 CAPITOLO PRIMO
  • 4 CAPITOLO SECONDO
  • 5 CAPITOLO TERZO
  • 6 CAPITOLO QUARTO
  • 7 CAPITOLO QUINTO
  • 8 CAPITOLO SESTO
  • 9 CAPITOLO SETTIMO
  • 10 Cronoprogramma fusione
  • 11.a Entrate
  • 12.b Spese
  • 13 Residui
  • 14.a Imposte-tasse-tariffe
  • 15.b Imposte e tasse
  • 16 patrimonio immobiliare
  • 17 Partecipazioni in società
  • 18 Sintesi osservazioni

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