Studio di fattibilità per la fusione dei Comuni di
altrimenti, che rimangano!!!
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- ATTI FONDAMENTALI DEL CONSIGLIO COMUNALE
- P.S: perché no, VILLANOVA o CITTANOVA POLESINE con sede a Villamarzana
- Premesso che : “Nellambito della progettazione qualsiasi essa sia, uno studio di fattibilità
- Il prodotto finale dello studio è costituito da un insieme di conclusioni e di raccomandazioni sulla possibile realizzazione e sulla
- Quali le proposte, le soluzioni, le progettualità che lo studio deve suggerire su questi argomenti Quale idea/piano di sviluppo
altrimenti, che rimangano!!! La fusione comporta che di sei comuni se ne crei uno solo; in tal senso va letto lo studio di fattibilità. Non sparisce il senso di appartenenza che verrà conservato tramite i municipi, eletti dai cittadini e non nominati dal Consiglio Comunale. Si ritiene che dette considerazioni non comportino una modifica allo studio di fattibilità. Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 129 - Quando la rappresentanza politica dei Municipi sarà emanazione delle scelte del nuovo consiglio comunale, nessun impulso dai cittadini una volta dato il via alla fusione?? - Con riguardo alla tipologia della rappresentanza: il nuovo comune assume la determinazione finale dopo che nei diversi ambiti territoriali, sono state partecipate (anche dai cittadini!! Conferma quanto detto appena più sopra, quindi i cittadini potrebbero non essere coinvolti in questa fase propositiva) ….” - con la municipalità quale organo collegiale di rappresentanza dei diversi ambiti territoriali. La macchina doveva snellirsi ma la proposta, a mio avviso, giusto per non lasciar intendere facili esclusioni, tende a complicare lo scenario. Nasceranno i Consigli di Municipalità con si presume 5 componenti incluso il Presidente con funzioni di raccolta delle istanze (programmatiche, gestionali, ecc..) dei cittadini degli ex-comuni soppressi. I suddetti Consigli porteranno poi in Comune le istanze e le proposte e il Comune deciderà!! Ma come saranno individuati i rappresentanti delle Municipalità? Lo studio propone il voto dei residenti di ciascuna municipalità a scegliere i candidati all’interno di una sola lista (più liste = maggioranze e minoranze…). Chi otterrà il maggior numero di voti sarà il Presidente. L’auspicio è che tali liste non abbiano connotazioni “politiche”!!!! Nessun commento!! E vediamo le successive seguenti affermazioni e considerazioni dello studio: si fa presente che il Consiglio di Municipalità è ALTRA COSA rispetto al Consiglio Comunale!! Il concetto è chiaro sotto più profili non evidenziati ma di fondamentale importanza: 1) non è previsto alcun compenso ai componenti il Consiglio di Municipalità mentre ai Consiglieri Comunali si; 2) i presidenti delle 6 Municipalità poi dovrebbero far parte della Conferenza delle Municipalità; 3) sugli ATTI FONDAMENTALI DEL CONSIGLIO COMUNALE, i Municipi per gli ambiti che saranno individuati, avranno funzioni di consultazione OBBLIGATORIA MA NON VINCOLANTE. Il Consiglio Comunale non è vincolato ai pareri dei Municipi al più dovrà solamente rispondere alle proposte che via via saranno fatte. Si riconosca, per l’occhio di riguardo, sull’obbligo di consultazione in materia di Bilancio, opere pubbliche, Piani urbanistici…. Vien da dire alla faccia della garanzia della rappresentanza!!! Suggerisco che nel corso delle attività ulteriori ricognitorie e divulgative che dovrà concludersi entro il 30/4/2013, gli attuali Consigli Comunali e i loro Sindaci si attivino per realizzare un sondaggio tra le popolazioni al fine di avere sin d’ora un’idea di quanti saranno i componenti dei Consigli di Municipalità che dovranno: a. raccogliere le istanze delle popolazioni; b. tenere le dovute necessarie riunioni; c. coordinarsi del caso con il Comune e con le altre Municipalità, d. predisporre le proposte e le consultazioni da trasmettere al Comune, il tutto volontariamente, gratuitamente e assolutamente senza implicazioni o contatti o rapporti di natura “politica”; e. per i soli presidenti delle Municipalità, si aggiungano le riunioni e i contatti nell’ambito della Conferenza delle Municpalità; f. per tutti, essere coscienti che i loro pareri e le loro “consultazioni” verso il Comune NON SONO OBBLIGATORI e potrà non essere obbligatoria pure la risposta che a fronte della istanza ci si aspetta dal Comune!! Non è pensabile come si anticipava più sopra, che le rappresentanze possano essere così attive, propositive, interrogatorie: per questo vengono posti dei veti alle Municipalità riguardo agli argomenti di consultazione e dei limiti ai pareri vincolanti!!! “Nel caso in cui ai municipi fossero affidati una molteplicità di materie le quali produrrebbero un costante ritardo nel processo di formazione delle volontà dell’Ente”. La macchina diverrebbe senz’altro ancor più ingestibile rispetto ai comuni esistenti. Quindi: il voler riconoscere importanza alle rappresentanze quando le stesse di fatto si potranno occupare di questioni marginali per la vita del Comune, posto In merito alle municipalità si è fatta una ipotesi evidenziando che nessuna soluzione può avere la connotazione della soluzione ideale. La previsione della obbligatorietà del parere, prevista dallo statuto, sarà un obbligo al quale il nuovo comune dovrà adempiere, pena la possibilità di eccepire la legittimità delle scelte operate dall’Amministrazione. Questa ipotesi di municipalità in altre realtà, e sotto altro nome, funziona da anni senza appalesare tutti i limiti evidenziati nella osservazione. Certo che la connotazione politica non è assente, ma viene mitigata per rendere più evidente l’impegno civico. La soluzione proposta è un tentativo di bilanciamento tra la giusta esigenza di partecipazione e la snellezza dell’azione amministrativa. Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 130 che si trovino i “volontari” da inserire nei rispettivi Consigli è un tentativo alquanto misero di far passare la bontà del progetto di fusione sotto questo profilo. Tanto vale essere chiari: il nuovo Comune sarà uno e le rappresentanze si occuperanno al più della sagra di “frazione” grazie allo stanziamento delle piccole somme nel bilancio del nuovo comune per le iniziative di promozione del territorio (sic! sic!)…. Si ritiene che dette considerazioni non comportino una modifica allo studio di fattibilità. Il nome e la sede. I Sindaci dei sei comuni proponenti la fusione hanno presentato una ipotesi del nome del nuovo Comune e la possibile nuova Sede. Dalla stampa e altri media che si già occupati dell’argomento, non appare certo che si tratta di ipotesi!!! La spendita del nome “ipotizzato” è praticamente quotidiana. Per caso sempre nel corso delle avviande attività informative e di raccolta della proposte, verranno sottoposti alle cittadinanze nomi e/o sedi alternative?? Quanto alla sede risulta cartina alla mano, difficile confermare la centralità territoriale di Arquà rispetto al nuovo Ente. Infine un considerazione sulla funzioni di rappresentanza politica del castello di Arquà: peccato non ipotizzare che il Castello diventi anziché ulteriore centro di spesa, centro di entrata sfruttando le sue preziosità monumentali e architettoniche per quello che tale manufatto dovrebbe essere ovvero strumento per l’attrazione turistico/culturale nei nostri territori per creare rete anche con vicine altre realtà quali Polesella e Fratta. Perché si sacrifica a beneficio di pochi un così tanto decantato luogo? La rappresentanza politica può mantenere la sua dignità in ben altre sedi cogliendo piuttosto definitivamente l’opportunità di valorizzare il parco e le sale secondo la loro vocazione!! P.S: perché no, VILLANOVA o CITTANOVA POLESINE con sede a Villamarzana?? In merito all’argomento sede e nome del nuovo comune si rimanda alle considerazioni già svolte nell’osservazione n. 3 “Rossi”. Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 131 5) Osservazione Chiara Turolla 2, presentata presso il Comune di Arquà Polesine il 29.04.2013, prot. n. 2560 Proposta pervenuta Controdeduzione (art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) Premesso che: “Nell'ambito della progettazione qualsiasi essa sia, uno studio di fattibilità è uno studio che viene commissionato per definire se un programma o un progetto o un'idea di massima: può essere realizzato dal punto di vista tecnico; risulta conveniente dal punto di vista economico. Spesso lo studio si basa su delle valutazioni, più che su elementi certi, per cui si devono adottare criteri chiari e trasparenti, in modo da garantire l'obiettività dello studio e dei suoi risultati. Il prodotto finale dello studio è costituito da un insieme di conclusioni e di raccomandazioni sulla possibile realizzazione e sulla delimitazione degli ambiti, eventualmente offrendo indicazioni utili a orientarne le priorità, le linee di azione, le strategie e le modalità di lavoro.” “E' importante dettagliare e quantificare tutte le opzioni del progetto, per verificarne, ancora una volta, la coerenza e per trasferire i dati ricavati in un piano previsionale” • Lo scopo dello Studio di fattibilità è quello di analizzare le esigenze informative connesse allo sviluppo di un nuovo progetto definito in linea di massima nella fase di pianificazione, ed arrivare alla individuazione di: 1. una o piu’ soluzioni organizzative per: 2. fornire agli amministratori e ai cittadini gli elementi di valutazione necessari per prendere una decisione riguardo alla realizzazione operativa del progetto; 3. proporre la soluzione tecnico organizzativa con valutazione dei – costi delle soluzioni – benefici ottenibili nel tempo – eventuali rischi legati alla realizzazione e le eventuali conseguenze del mancato raggiungimento degli obiettivi progettuali.” , inoltro alle SS.VV le seguenti osservazioni allo Studio di Fattibilità sul Progetto di Fusione dei Comuni di Arquà Polesine, Costa di Rovigo, Frassinelle Polesine, Villamarzana, Pincara e Villanova del Ghebbo rilasciato da Anci Veneto nel mese di Gennaio 2013 Lo studio di fattibilità, sulla cui bontà sembra doversi orientare la convinzione da parte della Regione Veneto e dei cittadini dei Comuni coinvolti nel progetto di fusione, presenta a mio avviso evidente carattere di incompletezza e non corrispondenza alle prescrizioni dettate dalla Deliberazione della Giunta Regionale Veneto n. 1743 del 14/8/2012 e relativo allegato A. L’allegato A specifica che “lo studio di fattibilità deve esplicitare le condizioni che rendono conveniente o meno la fusione dei Comuni, chiarendo i benefici attesi ed evidenziando come essi rispondono agli obiettivi di miglioramento dell’efficienza amministrativa, verificando l’esistenza di una adeguata soluzione tecnico-organizzativa all’interno dei vincoli sociali, territoriali ed economici”. La prescrizione sopra citata viene completamente disattesa fin dall’inizio della trattazione dello studio: pag. 6 “le finalità dello studio non hanno lo scopo i chiarire quali siano concretamente le funzioni e i servizi che i piccoli comuni saranno chiamati a gestire in modo associato nei prossimi anni”. Ora da un lato la Regione chiede, rispetto ai singoli Comuni coinvolti e a partire dalle realtà attuali, di individuare le soluzioni adeguate per creare una entità “migliore” e dall’altro lo Studio si esime da responsabilità di valutazione/indirizzo in quanto ciò che sarà nei prossimi anni riguardo alle funzioni e ai servizi non è dato sapere!! Lo studio di fattibilità non può sostituirsi alle scelte dell’Amministrazione, ma ha lo scopo di fornire delle indicazioni utili per l’esercizio discrezionale del potere amministrativo; si ritiene che lo studio fornisca delle ipotesi rispetto alle quali l’amministrazione potrà agire, in particolare evidenziando la convenienza della scelta. Lo studio rispetta punto per punto quanto previsto dall’allegato A) della DGRV 1743/2012, riguardo al quale ha aggiunto alcuni capitoli. L’osservazione non risulta condivisibile. Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 132 In occasione del Consiglio Comunale del 21/2/2013 presso l’Amministrazione Comunale di Arquà Polesine nel corso del quale si è discussa l’adozione dello Studio in oggetto, la sottoscritta ha illustrato sommariamente e depositato agli atti il documento contenente le osservazioni, che si allega alla presente, osservazioni cui rinvio integralmente, e che riprendo di seguito nelle parti che ritengo degne di maggiore, ma non esclusiva, evidenza e attenzione. Le direttive guida regionali prevedono che lo studio di fattibilità ha come obiettivo principale il fornire soprattutto alla cittadinanza, oltre che ai centri di responsabilità, le informazioni necessarie alla decisione per l’avvio del progetto in termini tecnici, organizzativo/politici e dei costi/benefici economici. Per quanto riguarda l’analisi svolta circa gli aspetti demografici , economico produttivi ed occupazionali, lo studio non considera la peculiarità dei territori coinvolti: un’area a vocazione prevalentemente agricola, estranea ai centri produttivo/industriali dai quali poi non dista così tanto, ove ancora la qualità della vita può senza dubbio considerarsi buona, passa secondo lo studio, per zona depressa, sottosviluppata, dove la frammentazione delle strutture comunali è causa di “debolezza” che tiene distanti gli investitori e che potrà finalmente trovare lo “sviluppo” “solo se i previsti investimenti infrastrutturali …. potranno trovare un più favorevole contesto economico rispetto alla GRAVE CONGIUNTURA ECONOMICA ALLA QUALE STIAMO ASSISTENDO” . Quali le proposte, le soluzioni, le progettualità che lo studio deve suggerire su questi argomenti? Quale idea/piano di sviluppo industriale compatibile potrebbe essere ipotizzato? Potrebbe essere abbozzato un progetto di sviluppo turistico ambientale vista la vicinanza al Delta Po e ai due Grandi Fiumi? Tutta l’attenzione dello studio è rivolta alla speranza nella ripresa economica e alla realizzazione delle infrastrutture di comunicazione che se realizzate porteranno a un “generale peggioramento dei temi del clima, dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo”! Lo studio non disegna uno scenario così cupo come illustrato nell’osservazione, ma evidenzia numeri, dati, commenti, ecc., tratti da fonti ufficiali quali l’ISTAT, la Camera di Commercio e la Regione Veneto. Lo studio di fattibilità ha lo scopo di chiarire come andrà a configurarsi l’organizzazione comunale dopo tale (eventuale) scelta, con realismo e senza immaginare che la fusione sia la soluzione a tutti i mali dell’attuale contesto economico e sociale, ma che possa contribuire al suo miglioramento. Il riferimento al “generale peggioramento dei temi del clima, dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo” è contenuto nella relazione al PATI e riguardano le ovvie conseguenze dello sviluppo urbanistico edilizio, se non compensato da opere di mitigazione. Si ritiene che dette considerazioni non comportino una modifica allo studio di fattibilità Circa l’organizzazione dei servizi socio sanitari, assistenziali, culturali, scolastici, ecc. che costituiscono l’essenza dell’interesse dei cittadini e delle loro vite, lo studio dedica le sole 14 righe di pagina 21: alla questione posta tra l’altro in occasione degli incontri aperti alla cittadinanza su come saranno organizzati, se verranno mantenuti i servizi essenziali suddetti dopo la Fusione, lo studio chiude rapidamente sostenendo che “…l’accresciuto potere di rappresentanza del nuovo grande Ente piuttosto che dei sei Comuni, POTREBBE condizionare favorevolmente le eventuali scelte discrezionali che in futuro potessero verificarsi” e gli amministratori chiesti sul punto nel corso delle presentazioni pubbliche hanno testualmente rimesso ogni valutazione/decisione/programmazione ai futuri amministratori. I cittadini sotto questo profilo non possono essere lasciati in balia del solo “atto di fede” verso gli amministratori proponenti: devono essere date loro le informazioni necessarie alla decisione come indicato nella direttiva regionale. In merito a dette considerazioni si rinvia all’osservazione n. 1. Riguardo alla comunicazione e alla informazione alla cittadinanza, ad oggi, quando mancano solo 4 giorni al termine assegnato per la formulazione delle osservazioni allo studio, che devo ritenere debbano essere valutare al fine di modificare lo studio stesso che sarà sottoposto alla Regione entro il mese di maggio per il giudizio di meritevolezza, come cittadina e consigliere comunale non ho traccia di spazi informativi, momenti pubblici di confronto aperti alla cittadinanza. Le raccomandazioni di cui all’allegato A Dgr n. 1743 del 14/8/2012 lettera e) non sono state attuate preventivamente alla definitività (30/4/2013) del progetto di fusione se non nella presentazione del 08/04/2013 per quanto riguarda Arquà: su che cosa potrà dibattere la cittadinanza quando lo studio e il progetto saranno già stati inviati alla Regione? La cittadinanza è stata coinvolta mediante le assemblee pubbliche svolte presso ogni comune, un deplian distribuito presso ciascuna famiglia, comunicati stampa, i siti internet dei comuni e da fine aprile l’apposito sito www.civitanovapolesine.it (v. osservazione n. 2). L’informazione alla cittadinanza verrà continuata perché prima del voto referendario tutti abbiano gli elementi per poter decidere. Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 133 Si ritiene che dette considerazioni non comportino una modifica allo studio di fattibilità Con riguardo alla parte dello studio in cui si elencano alcune azioni che già a partire dal 2013, (cioè prima ancora dell’esito referendario, prima ancora del parere favorevole della regione, prima ancora che i cittadini ne abbiano potuto dibattere), che possono essere attivate per REALIZZARE LA FUSIONE, vi è l’omogeneizzazione di imposte e tasse. Lo studio non specifica quali imposte, quali tasse, con quali riflessi immediati finanziari a carico degli ancora esistenti cittadini di ciascuno dei sei comuni. Neppure nel corso degli incontri con la cittadinanza si è avuto chiaro il modo e il risultato cui si perverrà con il “livellamento” dei prelievi erariali, delle varie “aliquote”. Anche in questo caso non sono state date ai cittadini le informazioni necessarie alla decisione come indicato nella direttiva regionale. Lo studio ha evidenziato qual è il livello di differenziazione delle imposte/tasse/tariffe. In merito a dette considerazioni si rinvia all’osservazione n. 1. Riguardo alla tabella di pagina 98 contenente l’allegato n. 5 “Patrimonio Immobiliare” del Comune di Arquà Polesine, chiedo di verificarne la correttezza nella parte in cui viene indicato come di proprietà il complesso immobiliare denominato “Vaticano”, che risulta ceduto nel mese di agosto 2010 (salvo i dati della tabella non si riferiscano al 31/12/2009). L’osservazione è condivisibile. Si propone la modifica dello studio di fattibilità all’allegato A.5 Patrimonio Immobiliare Riguardo alla riorganizzazione degli uffici Comunali e loro addetti ai servizi amministrativi e tecnici, nessuna riunione preventiva alla stesura dello Studio di fattibilità risulta essere stata tenuta con lo scopo di programmare la riorganizzazione medesima, la distribuzione delle risorse, la eventuale ricollocazione delle mansioni, ecc.: gli incontri che si sono tenuti come indicato a pag 5 del documento, erano relativi alla raccolta di dati statistici e documenti interni al fine della elaborazione dei numeri e delle slides grafiche (fatto confermato nel corso dell’assemblea pubblica tenutasi ad Arquà). Anche in questo caso lo studio disattende le prescrizioni regionali in quanto “non evidenzia le valutazioni e le condizioni che devono spiegare se la fusione sia conveniente o meno sotto l’aspetto dell’efficienza amministrativa. Non verifica l’esistenza di una adeguata soluzione tecnico-organizzativa all’interno dei vincoli territoriali ed economici”: non si tiene conto del fatto che l’audizione preventiva del personale addetto ai servizi tecnici e amministrativi è essenziale non solo con riguardo alle loro competenze che riverberano effetti sulle necessità della cittadinanza ma anche alla efficienza del loro lavoro, intesa come soddisfazione della domanda di servizio dei cittadini che deriva anche dal livello di armonizzazione dei ruoli, delle professionalità e dai rapporti interpersonali tra i dipendenti. Nel corso degli incontri svolti per la raccolta dei dati presso i singoli comuni con i responsabili dei servizi sono emerse le situazioni organizzative oggi presenti, tanto è vero che ne è stato dato conto nei prospetti presenti all’interno dello studio, e si sono raccolte alcune indicazioni per una possibile riorganizzazione. Gli incontri svolti con le rappresentanze sindacali, alcune delle quali hanno partecipato agli incontri pubblici, hanno incoraggiato a perseguire nel cammino intrapreso. In merito a dette considerazioni si rinvia all’osservazione n. 1. - Riguardo alla questione Sede Municipale, ritengo che lo studio debba essere modificato nella parte in cui si prevede di collocarla all’interno del Castello Estense di Arquà Polesine. La struttura dello stesso per la parte adibita attualmente ad uffici, non garantisce accessibilità ne riservatezza dell’utenza, non garantisce sicurezza ne adeguata sorveglianza. Lo studio non fa minimamente menzione a questi aspetti che sono sotto gli occhi di tutti. Lo studio neppure e di conseguenza, fa alcuna previsione di eventuali costi futuri per poter eseguire i necessari adattamenti, tentomeno da un’idea di progetto e relativa copertura finanziaria. Il Castello non viene minimamente valutato dallo studio sotto gli aspetti socio, turistico, culturali, che realizzano la vocazione del manufatto. Esso deve diventare luogo di aggregazione sociale e culturale, mettendo a frutto in maniera coordinata e organizzata gli spazi per la fruizione turistica e aprendo il parco alla cittadinanza in via continuativa (biblioteca, parco pubblico, mostre permanenti, centro convegni, parco e sale per cerimonie, spazi all’aperto per spettacoli, sede punto informativo turistico, ecc…). Oltre alle sopra illustrate osservazioni, rinvio come premesso, alle ulteriori osservazioni tutte contenute del documento allegato alla presente di n. 13 pagine. In merito al tema della sede si rinvia al’osservazione n. 3 “Rossi”. Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 134 6) Osservazione Giovanni Cavallaro, presentata presso il Comune di Costa di Rovigo il 30.04.2013, prot. N. 4684 Proposta pervenuta Controdeduzione (art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) Mi chiamo Cavallaro Giovanni, abito a Costa di Rovigo in Viale Vittorio Emanuele II 3/7, ho 75 anni, sono geometra, faccio il libero professionista (penso ancora per poco). L’Unione dei Comuni che Voi cercate di fare è innaturale, lo sapete perché ? Adesso cerco di spiegarlo. Io ho finito di lavorare, sono in pensione, ma ho il dovere di mettervi in guardia; l’associazione con il Comune di Costa sarà un errore enorme, non per colpa dei cittadini di Costa che sono brave persone, come i cittadini di Arquà, Frassinelle, ecc., ma per colpa degli attuali dirigenti e funzionari del Comune di Costa. Una volta che mi sono lamentato col Sindaco Bombonato lui mi ha detto: “Non ci posso fare nulla, ho le mani legate”. È un brutto ambiente, non c’è armonia tra l’Amministrazione e la cittadinanza, la gente è arrabbiata per non dire di peggio. Facendo il geometra ho lavorato in diversi Comuni, ma mai ho trovato le difficoltà che trovo nel mio paese. Chiedetelo in giro a chi ha avuto rapporti con l’attuale Amministrazione di Costa ! Per quanto riguarda il fatto di unire i Comuni, davanti a noi abbiamo lo specchio degli enti locali: regione, provincia, ULS, acquedotto, ecc., dove gli sprechi sono sotto gli occhi di tutti. Senz’altro aumenteranno di dipendenti, (bene ?); Senz’altro aumenteranno gli stipendi, (bene ?); Senz’altro aumenteranno i dirigenti dei vari uffici, (bene ?); Senz’altro aumenteranno i funzionari o capi settore, (bene ?); mi spiegate per favore dov’è il risparmio ? Non date la colpa ai sindacati come ha fatto il presidente della Provincia, che dovrebbe vergognarsi prima di parlare. Costa non si è sviluppata negli anni, come gli altri Comuni dell’Unione che sta per nascere, in primo luogo per favorire qualche proprietario di terreno legato all’Amministrazione, inoltre assumendo tecnici non all’altezza di sviluppare piani regolatori che possano favorire lo sviluppo, al contrario con norme capestro ed infine dirigenti o funzionari all’interno del Comune non interessati alla collaborazione con i cittadini. Voi sindaci commettereste un grave errore se alla direzione dei comparti di sviluppo del nuovo Comune metterete dirigenti o funzionari dell’attuale Comune di Costa. La prova di quanto detto è visibile nella nuova piazza del Comune che, con sperpero di denaro pubblico, completamente estranea ed avulsa dal paese, non permette a un pullman di passare, perché la strada è troppo stretta ! Con la presente lettera ho denunciato un fatto che sarà senz’altro negativo per me, ma mi sono sentito in dovere di farlo, a nome di tante persone, specialmente tecnici, commercianti, artigiani, ecc., che tutti i giorni esprimono il loro disagio. L’osservazione non è pertinente rispetto al tema. Tuttavia risulta erronea quando afferma che con il nuovo comune aumenteranno i dipendenti, gli stipendi, i dirigenti, ecc., perché questo è un tassativo divieto normativo. L’osservazione non risulta condivisibile. Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 135 7) Osservazione Moira Bacchiega, presentata presso il Comune di Arquà Polesine il 29.04.2013, prot. n. 2564 Proposta pervenuta Controdeduzione (art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) Il depliant illustrativo del processo di fusione dei Comuni di Arquà Polesine, Costa di Rovigo, Frassinelle Polesine, Pincara, Villamarzana e Villanova del Ghebbo recapitato “a tutte le famiglie residenti” contempla la facoltà dei cittadini di far pervenire, dopo la celebrazione delle assemblee pubbliche, apposite osservazioni da formulare per iscritto presso la propria sede comunale entro il 30.04.2013, per illustrare e recepire “eventuali modifiche allo studio di fusione dei sei Comuni”. Un invito ambizioso ma indubbiamente di difficile attuazione non essendo nella disponibilità di ciascun cittadino il materiale informativo consegnato dalle sei realtà comunali interessate all’ANCI Veneto da quale trae origine lo studio di fattibilità. Ad ogni buon conto, pur muovendo da un’ottica costruttiva per la collettività, resta unicamente il margine per considerazioni critiche al progetto in questione e l’auspicio di un’integrazione del progetto sulla base di dette considerazioni. La proposta di fusione è stata pubblicamente illustrata prevalentemente sulla base di dati statistici, di futuri incentivi regionali e/o statali, di pretesi risparmi di spesa pubblica, dagli importi all’evidenza incerti nel quantum, e prescindendo da una effettiva indagine circa l’affermata, ma non concreta, coesione sociale tra le municipalità interessate. Il prospettato quanto incerto risparmio di spesa non promuove, prima facie, l’integrazione tra i cittadini della neocostituenda realtà comunale ed il modello di Governance illustrato si appalesa come la sintesi di tale conflitto. Da un lato, infatti, il prospettato risparmio di spese di oltre 70.000,00 euro per la composizione dell’amministrazione comunale presieduta da un Sindaco e da sedici Consiglieri Comunali, non appare controbilanciata dagli oneri connessi alla prospettata elezione “in un secondo momento” in ciascuno degli ex Comuni, di un Consiglio di Municipalità composto da cinque membri oltre ad un Presidente. Quali e quanti i costi di dette periodiche consultazioni elettorali ? Quali i costi per le consultazioni elettorali finalizzate alla sostituzione dei membri dimissionari ? Come può sposarsi la disponibilità “civica” del cittadino e la prospettata gratuità dell’impegno richiesto ai componenti di dette strutture ausiliarie con la chiesta assunzione di responsabilità circa “l’obbligo di esprimere un parere sugli atti amministrativi più importanti che saranno individuati nel nuovo Statuto Comunale” neppure individuati per genus. Almeno un’indicazione di massima delle materie in ordine alle quali è previsto tale parere obbligatorio avrebbe dovuto essere abbozzata nella proposta di fusione illustrata, al fine di consentire al cittadino, mosso da spirito civico, di valutare la natura della responsabilità personale, sia essa penale che civile, che gli potrebbe derivare da un impegno di tal specie, sia, infine, per comprendere il ruolo effettivo di tali organismi sconosciuti al diritto Costituzionale. Sotto il profilo prettamente organizzativo nulla si dice sul modo in cui verrà in concreto gestito il meccanismo di candidatura per la formazione della prospettata “lista unica” dei candidati. Si deve presumere che tutti i possibili volontari siano candidabili? In difetto, come può essere garantita la democrazia rappresentativa da un’unica lista chiusa ? Ritengo che la previsione di tali Consigli di Municipalità denoti proprio quell’assenza di coesione fra i cittadini interessati al progetto, sopra evidenziata. L’omessa illustrazione delle linee programmatiche di sviluppo delle aree territoriali che andranno a comporre il nuovo Comune non consente di prevedere un concreto programma di interazione tra i cittadini dei sei comuni, ragion per cui, si appalesa, quanto meno, necessaria un’integrazione del progetto rappresentato, al fine di rendere effettivo quel “percorso altamente democratico” semplicemente affermato nella proposta di fusione presentata. Il materiale era a disposizione di qualsiasi cittadino dotato di collegamento internet in quanto scaricabile dai siti dei comuni; a quanti ne avessero fatto richiesta gli amministratori erano disponibili a fornire copie cartacee. La proposta di fusione è stata redatta seguendo lo schema predisposto dalla Regione Veneto e integrando il contenuto previsto. Il modello di governance previsto è una proposta di municipalità: in tal senso si ricorda l’obbligo, previsto dall’art. 15 del D.Lgs 267/2000 di prevedere delle forme di partecipazione. I costi per le elezioni delle municipalità, qualora si prevedesse la costituzione di un piccolo seggio elettorale retribuito per ogni municipalità, viene stimato in 2- 3.000,00 € ogni 5 anni, sempre che anche per tale incombenza non venga richiesta la disponibilità gratuita di cittadini o dei consiglieri comunali. Non vi saranno delle ulteriori consultazioni dei membri dimissionari, ma si scorrerà la graduatoria fino ad esaurimento della lista o fino alla scadenza del mandato. I pareri sono stati individuati negli atti fondamentali del comune, bilanci, piano triennale delle opere pubbliche e piani urbanistici programmatori; le responsabilità saranno politiche, non amministrative o patrimoniali. Le responsabilità civili e penali non potranno mai essere escluse, a prescindere dal contesto sociale nel quale si opera (si pensi all’impegno associativo). Il meccanismo per la candidatura sarà disciplinato da apposito regolamento. Si ritiene che dette considerazioni non comportino una modifica allo studio di fattibilità Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 136 8) Osservazione Debora Prearo, osservazione presentata presso il Comune di Costa di Rovigo il 29.04.2013, prot. n. 4633 Proposta pervenuta Controdeduzione (art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) In riferimento alla pag. 21, paragrafo 2.4 inerente ai Servizi Scolastici, l’analisi risulta essere oltremodo scarna e priva di programmi futuri sulla gestione delle risorse didattiche, in termini di strutture e personale. Risulta, inoltre, semplicistico giustificare eventuali “ridefinizioni”, dovute a direttive di altre istituzioni pubbliche. Considerando poi la situazione della Scuola Materna con Nido integrato di Arquà, la cui direzione è affidata ad un Comitato di Gestione, si denota una scarsa informazione data sia agli utenti del servizio, sia agli operatori del settore, sul futuro delle attività. In merito a tali questioni – in occasione delle assemblee pubbliche per la presentazione dello Studio di fattibilità – le risposte alla domanda sul futuro delle strutture scolastiche sono state alquanto semplicistiche, lasciando intendere che nulla cambierà in nessuna realtà esistente; considerazione quest’ultima in contrasto coi fini del progetto di Fusione, che usa il “ridimensionamento” di personale e servizi come “cavallo di battaglia” per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. In merito alle possibilità comunali di potenziare le strutture scolastiche si rinvia all’osservazione n. 1. Il Nido integrato di Arquà, la cui direzione è affidata ad un Comitato di Gestione, continuerà ad esplicare liberamente la sua attività anche con il nuovo comune. Il ridimensionamento del personale comunale non è un “cavallo di battaglia” dello studio di fattibilità, ne delle sei amministrazioni, ma una triste quanto inesorabile situazione dei nostri comuni che nonostante l’esiguo numero di dipendenti subisce lo stesso taglio percentuale degli organici dei grandi comuni italiani. La fusione è una soluzione, la più incisiva, per far fronte a questo stata situazione. Si ritiene accoglibile la I° parte dell’osservazione: per le rimanenti si ritiene che le stesse non comportino una modifica allo studio di fattibilità. Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 137 9) Osservazione Simone Turolla, presentata presso il Comune di Costa di Rovigo il 29.04.2013, prot. n. 4639 Proposta pervenuta Controdeduzione (art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) In riferimento al progetto di fusione e dopo aver assistito alla serata informativa svoltasi i primi di aprile presso le barchesse del Castello di Arquà, faccio presente che la sede attuale e futura amministrazione comunale situata all’interno del Parco Castello, a mio modo di vedere risulta del tutto inappropriata, in quanto tale luogo di prestigio per il nostro territorio può, anzi deve essere valorizzato, come altri luoghi di valore a noi vicini (vedi le ville di Fratta Polesine) con eventi culturali e ricreativi che possono interessare tutta la cittadinanza e non solo Arquà Polesine e portare ad un ritorno non solo di immagine ma anche in termini economici per le casse comunali. La sede del comune presente e/o futuro può essere fatta in qualsiasi altro edificio anche più idoneo a questo tipo di servizi. In merito alla scelta di Arquà Polesine e del Castello quale sede del nuovo comune si rinvia alle considerazioni dell’osservazione n. 3 “Rossi”. Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 138 10) Osservazione Alberto Garbo, osservazione presentata presso il Comune di Villanova del Ghebbo il 30.04.2013, prot. n. 2396 Proposta pervenuta Controdeduzione (art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) Riprendendo il mio intervento in sala polivalente, durante la presentazione dell’ipotesi di fusione con i comuni proposta, desidero meglio spiegare i motivi delle mie perplessità, peraltro crescenti ogni giorno di più. Ho letto per sommi capi lo studio di fattibilità effettuato, che trovo ricco di particolari, ma decisamente troppo prolisso; è di una tale mole da scoraggiarne la lettura da parte di chiunque. E questo non mi sembra un buon modo per informare la popolazione, anche perché molte pagine sono di dubbio interesse e rilevanza, ma concorrono proprio a indurre il cittadino a tralasciare la lettura dell’intero documento. Le motivazioni per le quali un comune piccolo quale il nostro si dovrebbe fondere con altri per raggiungere dimensioni e numero di abitanti sufficienti a renderne sostenibili i costi ammnistrativi e di gestione sono assolutamente convincenti e trovano tutta la mia approvazione. Un Comune più grande acquisisce altresì maggiore importanza e attrattiva per persone e aziende che si vogliano insediare provenendo da altre zone. Quello che, viceversa, non convince per niente me e tutte le persone con cui ho parlato finora, è la scelta dei comuni candidati a partecipare a questa fusione. Scelta che, stando allo studio di fattibilità, sembra sia stata frutto unicamente della ricerca di comuni di pari dimensioni e le cui amministrazioni sono in scadenza di mandato. È stato sicuramente trascurato il criterio essenziale che deve stare alla base di una fusione, e cioè la ricerca della creazione di un territorio che abbia già nella sua storia, nelle sue relazioni tra le persone, nel suo tessuto economico, sociale e di servizi i sui più importanti motivi di aggregazione. Mi riferisco a Fratta Polesine, Lendinara e Lusia, con Villanova del Ghebbo ha già fortissime promiscuità geografiche, oltre a profondi legami tra le diverse popolazioni. Il distretto calzaturiero, quello dell’abbigliamento, quello orticolo sono specificità che Villanova del Ghebbo già condivide con i comuni sopra menzionati; per non parlare dei rapporti di lavoro, di amicizia, delle società sportive, di negozi, banche , supermercati, servizi sanitari e scolastici, condivisi da molti decenni. La piazza di Villanova del Ghebbo si trova nel comune di Lendinara ! il centro urbano di Villanova del Ghebbo è attualmente diviso con lendinara e Fratta Polesine, quello di Bornio con Lusia. Questi 4 comuni conterebbero 20.782 abitanti su 105,8 kmq e una densità di 196 abitanti/kmq. Che cosa condividiamo invece con i comuni che costituirebbero Civitanova Polesine ? A parte, marginalmente, Costa di Rovigo, proprio nulla. Mi pare che l’obiettivo del legislatore di ottenere un riordino territoriale non verrebbe assolutamente raggiunto con la fusione che ci è stata proposta. Le distanze geografiche che ci dividono dalla sede municipale di Arquà Polesine costringerebbero alla creazione di municipalità e di uffici comunali periferici, che rappresenterebbero un costo rilevante ma evitabile, nel caso di una fusione con i comuni limitrofi, quindi vicini. In contributo straordinario da parte di Stato e Regione, previsto per i comuni che si fondono, posto che non ci sono garanzie che venga mantenuto nel tempo, è ovviamente percepibile a prescindere dai comuni scelti come partner per la fusione. Aggregarsi con comuni piccoli, identici nell’organizzazione dei servizi, non Si raccoglie l’indicazione di inserire nel sito internet di www.civitanovapolesine.it un formato ridotto dello studio di fattibilità, così come presentato nelle assemblee pubbliche. Si apprezza la condivisione dell’opportunità della fusione per comuni della dimensione quale Villanova del Ghebbo. Per quanto attiene alle caratteristiche territoriale di Villanova del Ghebbo e dei comuni contermini si rinvia all’osservazione n. 2 “Desiati”. Si ritiene che la municipalità e l’opportunità di prevedere uno sportello polifunzionale presso Villanova del Ghebbo non venga meno se cambiano gli attori della fusione, a meno di non prevedere la chiusura degli uffici comunali a seguito della fusione con comuni diversi da quelli dello studio di fattibilità. Le motivazioni che portano a preferire una fusione con comuni alla pari rispetto con uno (o più) di maggiori dimensioni viene sintetizzato nella distinzione tra una fusione con quote alla pari e una con percentuali molto diverse (es 70% + 30%, 80% + 20%). In quest’ultimo caso si potrebbe parlare di incorporazione, o di annessioni territoriale, ipotesi legittima ma non condivisa. Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 139 porta particolari vantaggi; al contrario, un Comune più grande come Lendinara garantisce pediatra, ambulatori e uffici sanitari, casa di riposo, ecocentro, scuole e così via. La maggiore densità di popolazione permetterebbe risparmi sui trasporti scolastici, trasporto rifiuti, lavori pubblici, ecc. (vedasi pagina 16 dello studio di fattibilità). Altri risparmi possono venire da una popolazione più giovane, con meno anziani e più persone in età lavorativa. Anche la futura progettualità viaria e infrastrutturale può trarre vantaggio e realizzare risparmi grazie ad un territorio più omogeneo. Alla mia domanda “sono stati fatti seriamente dei tentativi di fusione con i comuni limitrofi, prima di andare in cerca di comuni lontani ?” sono state date risposte evasive. È stato lasciato intendere che c’è poco tempo per procedere ad una fusione e che non c’è spazio per ulteriori sforzi e contatti. Ma se il bilancio comunale non è in dissesto e se, a livello Veneto, ci sono state solo altre due fusioni prima di questa, perché procedere a tutta velocità verso una fusione che, sottolineo, è irreversibile e che non sembra assolutamente rappresentare la migliore scelta possibile ? Per ottemperare agli obblighi di legge sono sufficienti le convenzioni, che ci darebbero il tempo di procedere con la dovuta attenzione verso una scelta più oculata, consapevole e condivisa dalla gente. Il fatto che vi pervengano dai cittadini poche osservazioni scritte è, come sempre, dovuto alla volontà di non esporsi e alla pigrizia dei singoli; non è assolutamente dimostrazione di condivisione del progetto. Più opportunamente il Comune di Fratta Polesine l’8 aprile ha inviato alle famiglie un questionario anonimo per sondare le loro volontà. Vi invito quindi a riflettere ulteriormente sul progetto che andate a proporre al Consiglio Regionale per il giudizio di meritevolezza, perché a Venezia sicuramente non conoscono la particolarità dei nostri paesi e tocca a noi autodeterminarci nel migliore dei modi. Non lasciamo in eredità ai nostri figli una fusione della quale potrebbero accusarci, perché inopportuna. Il tentativo per vedere se Fratta Polesine volesse partecipare al processo di fusione è stato fatto ma l’esito non è stato positivo. Alcuni dei comuni citati nell’osservazione pensano ad una fusione con altre amministrazioni (Lendinara – Badia Polesine), altre ancora stanno sondando la volontà dei cittadini (Fratta Polesine), altre ancora stanno affrontando l’argomento senza aver esplicitato, fino ad ora, una loro scelta. Tutte le amministrazioni comunali, qualsiasi siano le scelte che andranno a compiere, sono nella piena e doverosa facoltà di esercitare al meglio il mandato amministrativo conferito loro dai cittadini e avranno tutto il rispetto e la considerazione per ciò che andranno a compiere. Si ritiene che dette considerazioni non comportino una modifica allo studio di fattibilità Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione 140 Document Outline
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