Studio di fattibilità per la fusione dei Comuni di


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PROPOSTA 
I dati reali dello studio non lasciano molto spazio di manovra. La dislocazione 
degli uffici nelle sei municipalità è uno spreco di risorse che non potrebbe 
essere garantito molto a lungo, è meglio fin da ora “progettare” due o tre punti 
Gli sportelli polifunzionali dove sono 
stati attuati sono diventati processi 
irreversibili grazie alla soddisfazione 
dell’utenza. L’organizzazione del 
front office e del back office sarà 
effettuata, anche in questo caso, 
grazie all’analisi delle best practice.  
Solitamente l’utenza debole ha pure 
esigenze semplici nei confronti dei 
servizi comunali (prendiamo proprio 
l’esempio dei tributi). Le risposte 
complesse potranno essere 
soddisfatte con immediatezza presso 
la sede del back office o previo 
differimento di alcuni giorni presso 
la sede del front office. 
Si condivide l’obiettivo di 
informatizzare più possibile i servizi 
e in tal senso la nuova struttura 
comunale avrà maggiore possibilità 
di affrontare le nuove sfide rispetto ai 
piccoli organici degli attuali comuni; 
lo studio ha affrontato il tema 
dell’adeguamento informatico 
prevedendo una specifica spesa. 
Non tutto potrà essere erogato a 
domicilio, come pure l’utenza debole 
è pure quella che ha minor 
dimestichezza con l’informatica; per 
questi motivi si è pensato di 
mantenere una presenza in tutti gli 
attuali comuni. 
Le difficoltà organizzative ci saranno 
ma le forze sindacali si sono più 
volte espresse in senso positivo nel 
voler compartecipare alla 
ridefinizione del nuovo assetto 
organizzativo. 
Non si condivide l’ipotesi di 
progettare solo 2 – 3 punti dove 
collocare i servizi essenziali. 
 
 
 
Si ritiene che dette considerazioni 
non comportino una modifica allo 
studio di fattibilità.
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
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strategici dove collocare i servizi essenziali, e rispetto all’utenza debole o con 
difficoltà di mobilità si può pensare a servizi a domicilio o maggiormente 
informatizzati, che però abbiano la caratteristica di poter essere garantiti nel 
tempo.  
Lo sforzo di riorganizzazione dei servizi comunali va rivolto ad un 
cambiamento radicale tra cittadini e pubblica amministrazione, e si dovrebbe 
lavorare, collaborando con gli attuali dipendenti per andare in questa direzione, 
così che almeno le difficoltà e i cambiamenti che il personale dovrà accettare, 
abbiano almeno come risultato il miglioramento dei servizi, invece di una 
“diversa” lungaggine burocratica. 
L’offerta dei servizi 
I possibili effetti sull’offerta dei servizi, al capitolo quinto, limita il concetto di 
servizi solo a quelli direttamente e in senso stretto offerti dall’amministrazione, 
non c’è minimo accenno ad altri specifici e ben importanti servizi che sono in 
capo ad un Comune. 
Quindi, fatte salve tutte le perplessità legate all’organizzazione del personale 
nelle 6 municipalità, del punto precedente, mi chiedo che fine faranno i servizi 
scolastici, socio sanitari e assistenziali, servizi culturali e ricreativi. 
In sostanza le scuole con i servizi trasporto pubblico e mensa, gli asili nido, le 
scuole dell’infanzia,  i punti sanità, le biblioteche, gli impianti sportivi, gli 
auser, le pro loco. 
Queste sono le realtà che interessano i cittadini, queste le necessità di ogni 
giorno, questi i servizi che sono, solo in parte, elencati nello specchietto dello 
studio, come dato attuale, ma non c’è nessuna ipotesi o proposta rispetto al 
nuovo comune, salvo dire che certi servizi non dipendono dal Comune, e che 
altri non cambieranno. 
E’ scorretto chiedere ai cittadini di esprime un voto su una proposta che rimane 
vaga proprio nelle questioni essenziali, quelle che cambiano il benessere stesso 
delle famiglie.  
L’incertezza deve essere chiarita, magari con una brusca verità, ciò che 
qualcosa bisogna tagliare, ma l’importante è passare dall’illusione alla 
possibilità, dalla favola alla realtà. 
PROPOSTA 
Sarebbe opportuno fare una analisi più dettagliata di quali sono le potenzialità 
e le criticità di ogni Comune, dichiarando fin da subito, quindi prima del 
referendum, quali sono gli edifici scolastici che saranno mantenuti e se serve 
potenziati, se la Scuola materna diventerà pubblica per tutte le ex realtà 
comunali o se invece si sopprime la Pubblica di Villamarzana e il servizio 
“paritario” rimane l’unico in essere per tutti. C’è una bella differenza tra le 
rette del servizio Infanzia “paritario” e del Servizio Infanzia “pubblico”, quindi 
è giusto sapere se rimarranno queste differenze oppure se si va verso una 
armonizzazione. Oppure si pensa che un bambino di 5 anni di Pincara, per 
usufruire del Servizio pubblico debba alzarsi all’alba per arrivare a 
Villamarzana? E con il trasporto pubblico o no? Nel nuovo Comune non 
dovrebbero rimanere queste differenze, altrimenti cade uno dei presupposti 
stessi della fusione, la parità dei diritti tra i cittadini. 
Precisazioni servirebbero anche per tanti altri settori, vedi gli impianti sportivi, 
le biblioteche, ecc., è necessario dare prospettive, non vendere illusioni. 
La preoccupazione nell’erogazione 
futura dei servizi è condivisibile ed è 
la motivazione che ha condotto gli 
amministratori alla proposta della 
fusione. I servizi elencati 
nell’osservazione, peraltro, si 
dovranno gestire, nel futuro, in forma 
associata, per obbligo di legge.  
 
 
 
 
 
La fusione consentirà di avere dei 
benefici economici e questi saranno 
destinati al 
mantenimento/potenziamento dei 
servizi come elencati 
nell’osservazione n. 1. 
 
Si propone la modifica dello 
studio di fattibilità al cap. 5.6.
 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
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4)
 
Osservazione Chiara Turolla 1, presentata presso il Comune di Arquà Polesine il 
27.04.2013, prot. n. 2560 
 
Proposta pervenuta 
Controdeduzione  
(art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) 
Introduzione 
L’introduzione a qualsiasi studio o documento finalizzato a costituire la base 
dalla quale partire per arrivare a formare un giudizio su qualsivoglia progetto, 
non è certo la sostanza del documento stesso. Ed é anche vero che non si 
possono fare introduzioni e/o premesse “standard” banalizzandone gli aspetti 
fondamentali quali le “motivazioni” che di fatto sostanziano la futura 
decisione. Per precisare il concetto: 
-
 
prima motivazione: il “contare di più….”; seconda motivazione: “..il fatto 
che le risorse disponibili si stanno riducendo..”. Ritenere che la fusione sia la 
conseguenza e la soluzione alle due suddette affermazioni, è riduttivo, 
perché il vero problema dell’organizzazione dei servizi pubblici si 
caratterizza per la burocratizzazione spinta, per la mancanza di regole di 
produttività, per l’incapacità organizzativa, che non si risolvono in 
automatico per effetto della “fusione” così come “il potenziamento della 
capacità di rappresentanza e promozione del territorio” non sono il prodotto 
automatico e diretto esclusivo del raggruppamento di enti di cui si tratta; 
-
 
nel settimo paragrafo, si dà un giudizio ottimistico dell’utilità della fusione, 
ritenendola migliore rispetto alla prospettiva di convenzioni e di unioni: visto 
i pochissimi precedenti in Italia, questa conclusione deve ritenersi più 
soggettiva che statistica
-
 
il paragrafo nono solamente, a mio avviso, definisce quella che deve essere 
la “sostanza” del lavoro in esame e cioè “il documento è la sintesi di 
informazioni…. utili, per attivare il dibattito politico e sociale “informato” su 
quello che è, in questa fase una ipotesi di fusione ancora da valutare prima di 
una sua eventuale scelta. 
-
 
Il paragrafo 12 è il più eclatante esempio di banalizzazione del messaggio 
portato nella introduzione: affermare che i territori dei sei comuni sono “già 
fortemente integrati e interconnessi”, e che sia del tutto normale per chi 
vi abita fruirne come se fosse un’unica area e luogo ecc.” è una 
affermazione scollegata dalla realtà e non dimostrata da dati tangibili. Quali 
sono ad oggi le esperienze reali già sperimentate e positive del PATI 
intercomunale? E nel PATI c’era anche il Comune di Fratta.  
Mi chiedo: è possibile sapere quale parte attiva nel raggiungimento degli 
obiettivi ha avuto il Comune di Fratta e quali saranno le criticità, che 
derivano all’Assetto Territoriale ora che Fratta non farà parte della Fusione? 
Lo studio che stiamo leggendo non contiene NESSUNA VALUTAZIONE 
CIRCA GLI EFFETTI CHE SI AVRANNO RISPETTO AL RITIRO 
DEL COMUNE DI FRATTA, mentre ogni dato ritenuto positivo del PATI 
è stato ottenuto anche grazie alla partecipazione iniziale del Comune di 
Fratta. 
-
 
Il paragrafo 13 sintetizza la questione del personale addetto presso le 
amministrazioni coinvolte, traducendola in mere frasi “di circostanza” che 
vanno bene sempre quando si ipotizzano necessità di riorganizzazioni 
strutturali. Ma come si pensa di conciliare la riduzione del personale con 
l’istituzione di sei municipalità? Tecnicamente qual è l’idea di 
organigramma che la presente elaborazione ritiene di suggerire?? 
-
 
Il paragrafo che riguarda i vantaggi finanziari è discutibile e nella sostanza 
non da un’idea concreta della evoluzione della spesa: … vi saranno entrate 
aggiuntive… e costi economici maggiori...., proprio perché la costruzione 
“della rete” costa. Avremo quindi risparmi? O maggiori entrate? O ulteriori 
costi?  Per ora possiamo solo pensare che avremo o gli uni o gli altri: 
nessuna previsione è più azzeccata se non quella del 50 e 50
-
 
Anche la prevista ricaduta benefica in termini di risparmi finanziari derivanti 
dalla riduzione degli appartati politici, è argomento trattato nell’introduzione 
con l’ottimismo di chi crede e vuole la realizzazione del progetto. Si capisce! 
Un ente di maggiori dimensioni ha 
un “peso specifico” più rilevante nel 
contesto politico; la considerazione 
non è standard, ne banale. Così pure 
la considerazione che le risorse per i 
comuni si stanno riducendo. La 
fusione è la risposta più forte oggi 
possibile a queste due considerazioni. 
Molti comuni italiani si stanno 
orientando per tale scelta in un 
crescendo di iniziative che fino a 
poco tempo fa era dato per 
improbabile. 
La circostanza che questi territori 
siano già fortemente integrati è 
desumibile dai molti servizi che oggi 
le amministrazioni svolgono in forma 
associata, dalla mobilità dei cittadini 
nel fruire dei vari servizi presenti 
negli altri comuni (scuole, mercati, 
spazi commerciali, trasporti pubblici, 
servizi sanitari, ecc.). Quale 
maggiore integrazione sarebbe 
possibile stante la presenza di sei 
Comuni ? 
Il Comune di Fratta Polesine non si è 
ritirato dall’ipotesi di fusione, più 
semplicemente ha deciso di non 
parteciparvi. Non vi saranno 
conseguenze sul PATI che potrà 
continuare ad esplicare la sua 
efficacia con l’ipotesi della fusione, 
anche nei rapporti con Fratta 
Polesine. 
L’organizzazione del personale sarà 
struttura facendo riferimento a quegli 
enti che hanno servizi decentrati in 
più sedi municipali, situazioni che si 
verificano anche per enti delle 
dimensioni di circa 12.000 abitanti. 
I vantaggi economici sono certi e 
prudenziali e i maggiori costi per la 
creazione della rete sono stati 
quantificati e previsti nel bilancio del 
2014. Lo studio non prevede 
maggiori entrate fiscali, ma di 
contributi pubblici. 
I vantaggi derivanti dalla riduzione 
dei costi della politica sono certi e 
prudenziali. 
Le municipalità non potranno che 
essere gratuite. 
Prima della stesura dello studio di 
fattibilità sono stati fatti due incontri 
specifici con i consiglieri comunali di 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
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Ma queste supposizioni non possono trovare riconoscimento se prima non si 
hanno chiare le modalità tecniche di realizzazione delle rappresentanze 
politico/amministrative all’interno delle sei municipalità: saranno esse 
necessariamente poste in essere gratuitamente? Qualora si ipotizzassero 
difficoltà nel dare accoglimento “politico” e coordinamento alle istanze 
provenienti dalle singole municipalità, potrà tornare economicamente 
conveniente l’ipotesi di un loro ridimensionamento se non la  loro 
soppressione? Qualora alle rappresentanze dovessero essere riconosciuti 
benefici economici per le loro attività, lo studio nel prosieguo ci darà i 
numeri da confrontare con i numeri dei risparmi derivanti dalle soppressioni 
di 6 consigli comunali e con la spesa del nuovo unico Consiglio Comunale? 
-
 
Il paragrafo penultimo enfatizza i benefici economici della trasformazione da 
sei comuni a uno, e da per scontato che i servizi fino ad oggi erogati in 
ciascuno di essi non saranno intaccati e che anzi saranno consolidati: lo 
studio ci farà un esempio concreto più avanti dell’eventuale 
“consolidamento”, e di quali effetti esso produrrà nei confronti dei cittadini? 
Ci illustrerà in seguito il riflesso economico in termini di risparmi pur 
mantenendo invariato il livello dei servizi erogati? 
-
 
L’ultimo capoverso cita testualmente che i Gruppi Consiliari dei Comuni 
hanno partecipato alla realizzazione dello studio di fattibilità. Non mi risulta 
aver partecipato in alcun modo alla realizzazione del suddetto. Ho 
partecipato come uditore a un paio di incontri, ho chiesto chiarimenti, 
successivamente sollecitati anche in Regione perché dopo due mesi non ho 
ricevuto risposta. Non ritengo che le suddette mie “attività” corrispondano a 
quanto riportato nella introduzione dello Studio. 
E veniamo al dettaglio delle osservazioni. 
tutti i comuni, uno generale di 
presentazione del progetto il 
16.10.2012 e uno specifico con i 
consiglieri di minoranza il 
13.12.2012; nel corso di questi 
incontri si sono raccolte proposte e 
suggerimenti e sono pervenute anche 
delle osservazioni scritte. 
 
 
 
Si ritiene che dette considerazioni 
non comportino una modifica allo 
studio di fattibilità.
 
Capitolo primo 
L’ordinamento giuridico. 
Il primo capitolo verte sull’ordinamento giuridico inerente la Fusione di 
Comuni: si tratta di un excursus di norme, e di interpretazione delle stesse. Ma 
c’è sicuramente un aspetto di cui non si tiene conto ovvero: le norme sulla 
“spending review” saranno confermate dal nuovo governo oppure saranno 
riviste? I pareri in circolazione ancorché da campagna elettorale tendono a 
ventilarne la modifica a tutto vantaggio della situazione attuale!! Vi è una 
affermazione che riveste un peso notevole: “le finalità dello studio non hanno 
lo scopo i chiarire quali siano concretamente le funzioni e i servizi che i 
piccoli comuni saranno chiamati a gestire in modo associato nei prossimi 
anni”. Ma si deve pur avere un’idea della struttura del nuovo Ente o si 
adatteranno le risorse e le attività via via che l’amministratore di turno 
deciderà? La gestione del piccolo è molto più agevole rispetto ai singoli 
cittadini che la gestione del grande!! Il distacco tra “cittadini e 
amministrazione” che oggi realtà, rischia anzi con un ente di maggiori 
dimensioni di essere ancora più grande. L’esempio della mancata sparizione 
della Provincia di Rovigo è lampante per tutti i motivi che a mio avviso ben si 
attagliano anche ai comuni coinvolti in questo progetto.  
Che cosa si intende concretamente dire quando si afferma che “La possibilità 
di eleggere un Sindaco e un Consiglio Comunale in grado di dare delle 
risposte non mediate con altri comuni, risultato che si otterrebbe con la 
fusione, è un elemento di chiarezza istituzionale che porterà a un migliore 
rapporto cittadini-istituzione locale fondato su una maggiore 
trasparenza”? Si vuol dire  quindi che i nostri piccoli comuni sono ora poco 
trasparenti? Ritengo che, se la “mediazione” citata riguarda gli accordi in 
convenzione con altri enti per la gestione di taluni servizi, (l’esposizione dei 
concetti qui è sibillina cioè non si capisce se le risposte riguardino i servizi e 
quali di questi stiamo trattando), gli enti e il legislatore, hanno tutti i mezzi e 
gli strumenti per mettere a punto accordi e convenzioni snelle e attuabili al 
minimo di burocrazia dal lato pratico.  
Inoltre: con riguardo al “giudizio di meritevolezza” ( pag. 10 ) che deve dare il 
Consiglio Regionale, dopo aver acquisito il “parere dei consigli comunali 
interessati”, il consiglio del 21/02/2013 quindi esprimerà il suo voto sul parere? 
E il suo voto sarà politico? O si vota la semplice “adozione”  ovvero si da il via 
Gli orientamenti normativi del nuovo 
governo e parlamento saranno colti 
nelle prossime settimane, ma in tutti i 
documenti preparatori finora emersi 
emerge chiaramente che il processo 
di associazionismo comunale subirà 
una ulteriore accelerazione. Sulla 
stessa linea politica si collocano 
anche le iniziative della Regione 
Veneto (definizione degli Ambiti 
Ottimali). 
La fusione pone davanti ai cittadini 
un sindaco, una giunta e un consiglio 
comunale. Una convenzione o una 
Unione è una forma mediata dalla 
politica per l’erogazione dei servizi; 
in tal senso va intesa la chiarezza e la 
trasparenza istituzionale. 
Il giudizio di meritevolezza che la 
Regione è chiamata ad esprimere si 
fonderà sul progetto a seguito delle 
osservazioni presentate. 
In merito ai possibili trasferimenti 
erariali la circolare ministeriale è 
chiara e non necessita precisazioni. 
 
 
Si ritiene che dette considerazioni 
non comportino una modifica allo 
studio di fattibilità.
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
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semplicemente alla discussione dello Studio prima della sua approvazione 
definitiva? La Giunta ha espresso un parere? La maggioranza intende proporre 
un proprio parere? 
Leggendo ancora a pagina 12, lo Studio fa presente che con riguardo al 
vantaggio derivante dalla previsione normativa nella parte in cui prevede il 
riparto dei contributi spettanti ai comuni che nascono da procedure di fusione, 
è decisamente mitigato dalla successiva affermazione che tali riparti sono 
sottoposti al rischio di non potersi vedere eseguiti qualora “il limite degli 
stanziamenti finanziari previsti” non lo consenta. Morale: se si vuol 
procedere con la fusione si proceda, ma non si dia per scontato e soprattutto 
non si cavalchi l’onda dei benefici futuri quando la norma stessa non li da per 
scontati!!! 
Referendum: è questo un passaggio sostanziale! Il referendum viene indetto 
dalla Regione del Veneto, che è già orientata per ottobre 2013. Il lasso di 
tempo previsto intercorrente tra l’adozione dello Studio e la sua approvazione, 
dovrebbe consentire di formulare eventuali proposte, con priorità ai consiglieri 
comunali ma anche con la possibilità da parte di associazioni e cittadini di 
fornire spunti per il recepimento finale. Il confronto e la discussione pubblica è 
di fondamentale importanza per garantire innanzitutto la giusta e dettagliata 
informazione e per poter meglio individuare criticità ed esigenze che solo i 
cittadini, le associazioni, le categorie economiche, ecc. che vivono sul territorio 
coi problemi di tutti i giorni  possono evidenziare. Si adoperino i Consiglieri 
per creare opportuni momenti divulgativi e di discussione in forma 
assembleare aperta alla cittadinanza. 
Capitolo secondo 
Dimensione demografica 
La disquisizione numerica ISTAT ci dà un quadro agevole e chiaro per 
comprendere un aspetto del mondo in cui viviamo! Ma vediamo le 
considerazioni che ne sono fatte scaturire: 
- tutti i Comuni coinvolti ricadono nella fascia sotto i 3.000 abitanti, quindi allo 
stato hanno tutti uguali obblighi di gestione associata; 
- riguardo all’omogeneità sostanziale delle amministrazioni coinvolte, se si può 
confermare la veridicità dell’affermazione, si deve anche poter dire che proprio 
questa omogeneità potrà rischiare di produrre sovrapposizioni e duplicazioni di 
realtà analoghe quali per esempio aree industriali in “eccesso”, o servizi 
pubblici locali difficili da gestire in maniera capillare, proprio a causa delle 
diverse dimensioni demografiche delle nascenti municipalità (ovvero ex 
comuni), che potrebbe vedere penalizzati le piccole realtà cittadine; 
- non è condivisibile l’affermazione sul fatto che per gli enti con popolazione 
inferiore a 15.000 abitanti vi sono tanti riferimenti normativi!!! Cosa centra?? 
Anche sopra i 15.000 abitanti vi sono tanti riferimenti normativi, ma da qui a 
dire dove e quanti siano i risparmi dei costi se si è in più di 10.000 piuttosto 
che più di 15.000 non c’è alcun elemento concreto e certo per poter sostenere 
tale affermazione! Non sarebbe utile eseguire una proiezione numerica che 
consideri l’ipotesi dei 15.000 abitanti, quindi con più comuni??  
A mio avviso è improbabile che l’analisi di “bench marking” – ovvero 
processo continuativo che, attraverso la misurazione di 
“prodotti/servizi/processi”, consente di confrontare una realtà, in questo caso 
quella dell’ente che potrà nascere, con altri enti esistenti (si tratta di un 
concetto “economico” attorno al quale l’uomo della strada,  notoriamente si 
diletta a ragionare.... ), consenta di confrontare i dati di un ipotetico Ente con 
altro già esistente che ha già tali abitanti: quest’ultimo sicuramente  non ha i 
problemi di riorganizzazione da zero, che invece costituiscono proprio la 
questione  ovvero il punto essenziale che lo Studio deve sviluppare. Non si 
possono fare confronti tra l’esistente e il probabile, se prima non si 
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