Studio di fattibilità per la fusione dei Comuni di


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4. RAPPRESENTANZA POLITICA :  
SE OGNI EX COMUNE FUSO IN CIVITANOVA 
POLESINE PRESENTASSE UNA LISTA CIVICA 
CITTADINA DISTINTA PER EX COMUNE, 
POTREMMO AVERE 6 LISTE TERRITORIALMENTE 
DISTINTE. POICHE' LA POPOLAZIONE E' SOTTO 
15.000 ABITANTI 
VINCEREBBE LA LISTA DEL 
COMUNE CHE HA PIU' VOTANTI
. (COSTA ED 
ARQUA').  
Quindi i discorsi sull'omogeneità territoriale e sulla 
uguale ponderazione elettorale presentano spunti di 
riflessione e di contraddizione. 
Questa ipotesi (6 liste, una per ciascun ex comune) è 
un’ipotesi poco realistica. Le elezioni amministrative, sia 
pur predisposte per liste civiche, si organizzeranno per 
aree di appartenenza politico/culturale, in quanto, 
l’eventuale nascita di Civitanova Polesine obbligherà le 
forze sociali e politiche ad organizzarsi sul nuovo livello 
comunale. Tutte le liste dovranno fare lo sforzo di 
includere rappresentanti delle varie municipalità perché 
diversamente si correrebbe il rischio di avvantaggiare la 
lista concorrente. 
 
L’osservazione non risulta condivisibile.
 
5. ORGANIZZAZIONE COMUNALE : i comuni di 
ARQUA' e di Costa presentano una realtà organizzativa 
più complessa rispetto a Villanova del Ghebbo. Inoltre i 
comuni partecipano in Società di capitale, proprietarie dei 
terreni e fabbricati delle rispettive zone industriali. 
L'organizzazione di tali realtà necessita oggi e necessiterà 
domani di maggiori fondi rispetto alle altre piccole realtà 
comunali. 
In previsione di futuri sviluppi e di nuova pianificiazione 
territoriale AGEVOLATA , CHI CERCHERA' DI 
TRARNE MAGGIORI BENEFICI . 
Mi spiego gli Ex Comuni con partecipazione in società 
IMMOBILIARI (i cui attivi sono "artificialmente ancorati 
al costo storico) dovranno risolvere il ritorno dei loro 
investimenti "pubblici" e solo successivamente vorranno 
condividere tali vantaggi con altre comunità.  
Le organizzazioni comunali dei sei comuni sono molto 
simili, sia in termini dimensionali che organizzativi. Le 
partecipazioni societarie apporteranno del capitale 
aggiuntivo non appena si sarà superata l’attuale 
congiuntura economica. I vantaggi derivanti dalle 
partecipazioni societarie saranno decisi 
dall’amministrazione che amministrerà Civitanova 
Polesine, senza vincoli alcuni. Il PATI ha già disciplinato 
le perequazioni urbanistiche. 
 
Quanto osservato è già stato oggetto di valutazione 
nello studio di fattibilità. Si ritiene, pertanto, che 
dette considerazioni non comportino una sua 
modifica.
 
6RISPARMI EFFETTIVI AL NETTO DEI 
TRASFERIMENTI INCERTI  
Mi sembrano che i risparmi possano essere conseguiti 
anche con una Unione.
 
I risparmi che sono stati quantificati non possono essere 
conseguiti con una Unione se non in piccolissima parte. 
 
L’osservazione non risulta condivisibile.
 
7. INCERTEZZA SUI SERVIZI EROGATI : 
Nel progetto manca un lista netta di chi fa cosa e dove
Quali collegamenti tra il centro e la periferia.  
Manca l'indicazione esatta cosa farà l'ex municipio di 
Villanova del Ghebbo o Costa.  
Inoltre i territori mancano di un collegamento ferroviario 
e urbano. CHI E' SENZA MEZZO DI LOCOMOZIONE 
QUANTE CORSE AVRA' AL GIORNO PER RECARSI 
PRESSO IL NUOVO MUNICIPIO se il servizio non è 
presente presso la sede dell'ex municipio. 
Il progetto prevede che il personale attualmente in essere 
sia riorganizzato in un modo simile ai comuni aventi le 
medesime dimensioni (ipotesi di benchmarking). Presso il 
municipio di Villanova del Ghebbo sarà dislocato uno 
sportello multi servizio e un servizio “specialistico” di 
tutta Civitanova Polesine. 
 
L’osservazione non risulta condivisibile.
 
8. DESTINAZIONE DELLE MAGGIORI RISORSE 
Il progetto non descrive dove verranno indirizzate le 
maggiori risorse. Immagino che la fusione porterà degli 
Le maggiori economie saranno indirizzate al 
potenziamento dei servizi oggi esistenti secondo quanto 
previsto nell’osservazione n. 1. 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
113
investimenti sulla struttura (SISTEMI INFORMATICI DI 
TRATTAMENTO DEI DATI, CANCELLERIA E 
STAMPATI...) e l'implementazione di nuovi servizi oggi 
assenti.  
Questi dati sono mancanti e dovrebbero essere gli aspetti 
che qualifichino la bontà
 di un progetto di fusione. 
 
Si propone la modifica dello studio di fattibilità al 
cap. 5.6.
 
Ringrazio innanzitutto per l'attenzione accordata e mi 
piace l'idea di una progettualità condivisa, che va 
incoraggiata per verificare sempre più i punti di debolezza 
e i punti di forza, i vantaggi e le minacce di un progetto. 
Anche il nome forse l'avrei scelto in modo più 
democratico, anche perchè a me sinceramente non piace 
(ma questo non conta). 
 
Propongo : MARIAPOLI  
Consiglierei quindi di : 
- attendere che il quadro normativo ed istituzionale sia più 
chiaro;  
- se non vi sono altre strade, iniziare con l'Unione dei 
Comuni; 
- individuare quale servizi saranno implementati e 
migliorati in seguito alla Fusione; 
- valutare un assetto urbanistico che riunisca le due 
sponde dell'ADIGETTO; 
- valutare con Lusia, Fratta Polesine, San Bellino, Costa e 
Lendinara un progetto che veda la nascita di un comune 
con una popolazione maggiore di 25.000 abitanti; 
 
Il nome Civitanova Polesine è frutto della decisione di sei 
consigli comunali. 
In merito agli altri punti, i primi tre sono già stati oggetto 
di una risposta. 
Rispetto al nuovo assetto urbanistico che riunisca le due 
sponde dell’Adigetto si rinvia alla pianificazione 
urbanistica, che potrà essere meglio affrontata nel caso di 
un comune unico piuttosto che due (Costa di Rovigo e 
Villanova del Ghebbo). 
L’ultima considerazione è già stata esaminata ai punti 3 e 
4 della presente osservazione. 
 
La prima parte dell’osservazione (Mariapoli) non 
risulta condivisibile, mentre le restanti parti sono già 
state controdedotte nei punti precedenti. 
 
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
114
3)
 
Osservazione Rossi Luigina, presentata presso il Comune di Costa di Rovigo il 27.04.2013, 
prot. n. 4604 
 
Proposta pervenuta 
Controdeduzione  
(art. 7, c. 3°, L.R. 25/92) 
Lo studio di fattibilità illustrato alla cittadinanza, in linea generale, presenta 
una situazione di “totale vantaggio” per tutti i Comuni e i cittadini a seguito 
della costituzione del nuovo Comune Civitanova. 
Nel ritenere troppi i vantaggi presentati, ma soprattutto troppo teorici esprimo 
alcune “considerazioni” con valenza di proposta, al fine di contribuire a 
chiarire le prospettive della fusione stessa. 
Partendo dal presupposto della “necessità” di addivenire ad una Fusione, per le 
criticità finanziarie dei Comuni a causa dei minor trasferimenti statali e 
regionali, rimane forte la questione di iniziare un percorso di Fusione nel segno 
della lealtà con i cittadini e della concretezza degli obiettivi rispetto ad un 
passo che non prevede la possibilità di ripensamenti. 
Gli aspetti, anche se ce ne sarebbe altri, sui quali ho intenzione di soffermarmi 
sono: 
-
 
La Governance; 
-
 
La sede del Nuovo Comune; 
-
 
L’organizzazione delle municipalità; 
-
 
L’offerta dei servizi. 
Le osservazioni si riferiscono alle “conclusioni” e  ai “possibili effetti della 
fusione”, previsti al capitolo settimo e quinto,  visto che tutta la parte 
precedente è una semplice elencazione dei dati recuperati dai Comuni, anche se 
alcune obiezioni si potrebbero fare in relazione alle riduzioni dei costi 
ipotizzate, che sulla carta “filano”, ma che nella realtà poi saranno il risultato di 
corrette scelte degli amministratori, e quindi non così certe e automatiche. 
Il Modello di Governance territoriale. 
La preoccupazione di garantire ai cittadini strumenti di partecipazione, molto 
ridotti dalle  limitazioni normative riportate dallo studio stesso, e dal fatto di 
non “poter intervenire sulla legislazione elettorale comunale”, hanno dato vita 
ad una idea, che io definisco “fantasiosa”, di ipotizzare un sistema di governo 
comunale “ su due Piani”, il Primo “Istituzionale” e “ufficiale”, che risponde 
alle leggi in materia elettorale, con un Sindaco e dei Consiglieri Eletti, e con 
una giunta, ridotti però nei numeri, ed un secondo “interpretativo” e 
“informale”,  nominato “Consiglio di Municipalità” che dà proprio l’idea della 
serie B. In pratica, viene definito organo collegiale di rappresentanza, viene 
proposta la composizione, 5 componenti con un Presidente, “suggerendo” 
anche modalità di elezione, ma non vengono definite reali funzioni o poteri, ma 
solo auspicate possibilità. Su questo aspetto l’assurdità della proposta è 
“allarmante”, perché ipotizzare di “escludere” le “connotazioni politiche” dalla 
elezione delle municipalità e come dire, per rimanere collegati alle vicende 
attuali, che è possibile fare “il governo” senza avere convergenze tra le forze 
politiche. E’ vera utopia scindere la politica da ogni situazione di elezione che 
abbia valenza di amministrazione pubblica, perché la politica è vocata a questo, 
amministrare un Comune o “rappresentare” una Municipalità, non è una 
attività benefica o caritatevole, non è una vocazione volontaria, ma è il 
realizzarsi di un progetto politico, è la capacità di trasformare le idee in azioni, 
con il fine di portare benessere e sviluppo alle comunità locali.  
Dire che è possibile trasformare l’importante azione amministrativa, ciò 
l’attività di governo di un Comune,  anche in una semplice attività collegiale 
“di buone intenzioni” è non aver chiara la funzione giuridica dell’Ente Locale. 
Se si aggiunge poi che  “il Consiglio di municipalità” si vede assegnati compiti 
consultivi obbligatori non vincolanti”, si avrà un organismo obbligato a 
svolgere attività di rappresentanza,  senza retribuzione,  con l’aggravio di non 
vedere riconosciuta dignità al lavoro svolto, perché, l’organismo “ufficiale” 
potrebbe, e io tolgo il condizionale, costantemente “ignorare” i pareri ricevuti. 
A me sembra un po’ il mondo delle buone intenzioni, ma delle scarse 
soluzioni. 
Il D.Lgs.n. 267/2000 prevede: 
Articolo15 -Modifiche territoriali 
fusione ed istituzione di comuni 
1.
 
omissis… 
2.
 
La legge regionale che istituisce 
nuovi comuni, mediante fusione 
di due o più comuni contigui, 
prevede che alle comunità di 
origine o ad alcune di esse siano 
assicurate adeguate forme di 
partecipazione e di 
decentramento dei servizi.  
3.
 
omissis 
4.
 
omissis 
Articolo 16 -Municipi 
1.
 
Nei comuni istituiti mediante 
fusione di due o più comuni 
contigui lo statuto comunale può 
prevedere l'istituzione di 
municipi nei territori delle 
comunità di origine o di alcune 
di esse.  
2.
 
Lo statuto e il regolamento 
disciplinano l'organizzazione e 
le funzioni dei municipi, potendo 
prevedere anche organi eletti a 
suffragio universale diretto. Si 
applicano agli amministratori 
dei municipi le norme previste 
per gli amministratori dei 
comuni con pari popolazione. 
Lo studio di fattibilità è stato 
predisposto tenendo conto 
dell’obbligo di istituire delle forme di 
partecipazione e decentramento, 
prevedendo i municipi, in merito ai 
quali sarà lo statuto di Civitanova 
Polesine a decidere in via definitiva. 
L’ipotesi formulata ha evidenziato 
come non vi sia una soluzione ideale, 
ne che la soluzione prospettata sia 
immodificabile. Nella relazione si 
evidenzia che non si vuole escludere 
le connotazioni politiche, ma, “nei 
limiti che la proposta presenta, di 
evitare connotazioni “politiche” per 
questo tipo di elezione”, e favorire 
“un impegno civico a favore della 
propria municipalità

Qualora i pareri siano previsti per 
statuto, anche sia pure anche nella 
formulazione della non vincolatività, 
il comune dovrà richiederli (la 
mancanza potrebbe venire sanzionata 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
115
Al dì là della specifica proposta, quello che non va è l’illusione che si vuole 
creare nella cittadinanza che questi due “livelli di governo” permettano una 
migliore rappresentatività dei cittadini.  
PROPOSTA 
Sarebbe più serio e rispettoso dei cittadini iniziare fin da ora a dir Loro che non 
nella realtà di oggi non servono “ulteriori e diversi” organismi di 
rappresentanza, ma che si va verso il Nuovo Costituendo Comune per 
necessità, soprattutto finanziarie, e che quello che si può auspicare, in termini 
di rappresentanza, sia lo sforzo delle forze politiche per creare momenti di 
confronto e di dialogo con le istituzioni “ufficiali”, così che si lavori per il bene 
comune.  
E’ inutile e irrealistico, inventare organismi a livelli diversi, ipotizzare obblighi 
di “poltrone” e di “attività”, non farà altro che limitare, se non impedire la reale 
e concreta aggregazione, che è l’unica strada per ottenere la rappresentanza e 
l’equità per tutti i cittadini, indipendentemente dal Comune di provenienza. 
L’aggregazione è il vero motore della rappresentanza, e l’obiettivo primario 
della fusione. 
Invece di “prefissare un organismo di rappresentanza”, meglio sarebbe 
riconoscere in capo all’associazionismo, al volontario e agli organismi già 
esistenti, la piena titolarità ad interloquire e a fare proposte al Consiglio 
Comunale, così si eviterebbe una nuova sovrastruttura, con il vantaggio invece 
di dare voce ai cittadini attraverso le varie associazioni. 
Infine mi permetto di “suggerire”  che “la possibilità di stanziare delle piccole 
somme, nel bilancio del nuovo comune, da destinare alle municipalità per 
iniziative di promozione del territorio, dovrebbe completare l’ipotesi di 
valorizzazione delle municipalità”, come scritto nello studio è proprio una 
affermazione assurda, perché queste “piccole somme”, invece, diventeranno 
motivo di scontro e di divisione e al massimo garantiranno le “piccole 
operazioni clientelari” degli amministratori. Quindi è meglio non introdurle. 
come vizio di legittimità) e qualora 
non intendesse prenderli in 
considerazione il parere ne dovrebbe 
esplicitare le motivazioni (la 
mancanza di motivazione di un atto 
amministrativo è pure questo un 
vizio di legittimità). 
Si ritiene accoglibile l’osservazione 
di riconoscere una forma di 
interlocuzione diretta delle 
associazioni con il nuovo Comune, 
soluzione che troverà disciplina nello 
statuto e nel relativo regolamento. 
 
 
Si accoglie la proposta di 
eliminare la destinazione di 
piccole somme alle municipalità; 
in tal senso si propone la sua 
cancellazione nello studio di 
fattibilità (parte finale cap. 7.1). 
La sede del Comune 
La proposta di “deturpare” l’unico vero patrimonio artistico, culturale, storico 
di una certa rilevanza, di tutto il nuovo costituendo Comune di Civitanova, 
trasformando in una “prestigiosa” sede di rappresentanza, significa iniziare 
subito con un grave errore storico, che minerebbe tutto il futuro assetto 
comunale.  
Si sta “progettando” di costituire un Comune con una estensione di 100 km 
quadrati, che a differenza di quanto viene detto nello studio di fattibilità, 
“fonde” realtà comunali profondamente diverse, perfino nel “dialetto” usato 
dai cittadini non c’è omogeneità, senza la preoccupazione di individuazione 
punti, anche fisici,  aggreganti e strategici. 
“Sprecare” le possibilità offerte da una struttura come il “Castello”, per creare 
un punto di aggregazione collettiva e per tentare di trovare anche una identità 
comune tra tutti i “futuri cittadini” è un grave errore e una grave mancanza di 
lungimiranza.  
Vincolando gli spazi coperti del Castello a “uffici Amministrativi”, di fatto si 
congela ogni possibilità di migliore e diverso utilizzo dello stesso, fermo 
restando che comunque strutturalmente l’architettura poco si presta a concetti 
di funzionalità e di fruibilità degli spazi. 
PROPOSTA 
Le potenzialità del Castello sono ben altre, e provo ad elencarne solo alcune: 
-
 
spazi adeguati e idonei per progettare uno spazio culturale importante, 
con una biblioteca, una ludoteca, uno spazio lettura per i bambini, con 
il vantaggio di poter offrire locali ideali alla lettura e alla riflessione, 
con spazi esterni molto piacevoli da vivere. 
-
 
Possibilità di avviare iniziative museali, anche di piccola entità, ma 
con possibilità di inserimento nei circuiti di tutto il sistema Veneto e 
Provinciale;  
-
 
Convenzionare un centro di ristoro stagionale, che permetta sia 
l’aggregazione di tutti i cittadini, ma che sia anche strumento di 
piccolo sviluppo economico; 
-
 
Il grande spazio verde a lato potrebbe essere trasformato in un  “teatro 
La sede del nuovo Comune costituirà 
una valorizzazione per la 
municipalità di Arquà Polesine. Già 
oggi, anche solo con le piccole 
iniziative svolte per la fusione, se ne 
è colto il significato (incontri, 
convegni, visibilità mediatica, ecc.). 
Questa maggiore opportunità andrà 
controbilanciata con gli altri comuni 
in quanto non è oggi pensabile una 
unica grande biblioteca o spazio 
culturale a scapito delle altre 
municipalità. 
Le altre attività esterne non ne 
verranno pregiudicate, anzi vi sarà un 
ambito di maggior visibilità presso il 
quale veicolare le informazioni. 
Si precisa che non tutti gli uffici del 
nuovo comune saranno collocati ad 
Arquà Polesine (v. ipotesi 
municipalità).  
Si deve altresì ricordare che il 
finanziamento regionale ricevuto per 
la ristrutturazione prevedeva 
espressamente che il castello venisse 
destinato anche a sede municipale 
proprio per consentirne la costante 
vivibilità (v. copia BUR allegato). 
 
Si ritiene che dette considerazioni 
non comportino una modifica allo 
studio di fattibilità.
 

Allegati – A.7 Le osservazioni al progetto di fusione dopo la I° fase di adozione  
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all’aperto” in una piccola “arena” o comunque allestito in forma 
ricettiva per eventi; 
-
 
Per non parlare poi della piena e libera accessibilità e fruibilità, anche 
per manifestazioni e cerimonie, con vantaggi economici, se ben 
gestiti, anche per le casse comunali. 
Insomma ci sarebbe un mondo nuovo e diverso da “pensare” se vi fosse la 
reale volontà di trasformare 6 piccoli Comuni, in un grande Comune vitale, 
importante e omogeneo. 
Una sede per gli uffici comunali si può ricercare in tanti altri luoghi. 
L’organizzazione delle municipalità 
Organizzare le municipalità e le sedi comunali, parte dal dato fondamentale 
delle risorse umane disponibili, visto che non sarà possibile prevedere aumento 
di personale, perché altrimenti cadrebbe “l’ipotesi” del risparmio. Quindi si 
dovrà fare con quello che c’è!! 
Obiettivo dello studio è la riorganizzazione degli uffici comunali per ottenere 
risultati di razionalizzazione delle risorse, senza ridurre o cambiare i servizi 
offerti ai cittadini, grazie al forte decentramento dei servizi. Fin qui nulla da 
eccepire, anzi obiettivo condivisibile, ma è il percorso di realizzazione di tutto 
ciò che risulta poco realistico. 
Le criticità che non vengono evidenziate, anzi che si tenta di nascondere, sono 
di due tipi: 
-
 
rispetto ai criteri di organizzazione aziendale; 
-
 
rispetto alla gestione delle risorse umane con conseguente gestione dei 
cambiamenti e dei conseguenti conflitti. 
La teoria organizzativa della divisione tra attività di “front office” e attività di 
“back office”, risulta di difficile attuazione pratica, in molte attività, e nei 
servizi pubblici questa divisione è difficile anche in via teorica.  
Gli “sportelli polifunzionali” non si sono rivelati nella maggior parte delle 
esperienza pubbliche utili a migliorare i servizi ai cittadini, anzi hanno, in molti 
caso, accentuato i disagi, perché si è incrementata la burocrazia. 
Il problema pratico si avverte nell’individuare “le prime e più ricorrenti 
domande dell’utenza all’amministrazione”, ciò nel capire quali sono le 
competenze minime dell’operatore addetto allo sportello polifunzionale, al 
quale si aggiunge poi l’individuazione dei livelli di responsabilità, sia 
dell’addetto, sia dagli operatori “più competenti e formati” che lavorano invece 
nella sfera del back office. Anche per il back office c’è da capire quale 
competenze deve avere il personale che “può fornire risposte di maggior 
complessità tecnico normativa”, fermo restando che è in una sola municipalità. 
Faccio un esempio: se il cittadino di Civitanova, magari utenza debole e/o con 
ridotte capacità di mobilità,  che ha bisogno di riposte in materia di tributi, va 
allo sportello polifunzionale della sua municipalità ad Arquà Polesine, ma non 
riceve adeguata risposta, deve spostarsi (esempio) nella municipalità di 
Villamarzana, perché solo lì che il “back office”, e quindi “l’esperto” dei 
tributi. Se questo lo chiamate servizio all’utenza debole? Io dissento. 
Per quanto riguarda poi le gestione delle risorse umane, ci sono le 
innumerevoli criticità che riguardano in primis la scarsità degli addetti, le tutele 
dei diritti sindacali dei lavoratori, i costi di formazioni per le riqualificazioni, le 
resistenze al cambiamento, e anche il concreto problema dell’apertura degli 
sportelli polifunzionali, perché se sono ben sei, bisogna prevedere almeno una 
decina di operatori in grado di svolgere tale mansione, perché bisogna 
considerare le ferie, i permessi, le malattie, rispetto alla garanzia della 
continuità del servizio in tutte le municipalità. Mi sembra che si stia 
promettendo troppo ai cittadini, ma è facile promettere ora, per poi dire dopo 
alcuni mesi dalla nascita del Comune, bisogna ridurre i servizi perché non ci 
sono risorse. 
Puntare sull’organizzazione degli uffici dislocati nelle municipalità è un modo 
sbagliato di iniziare. 
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