Xxxv n° 4 8 Aprile 2012 € 1,00


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Giovanni Morelli

La celebrazione a Jaddico ©Max Frigione 

ARCIDIOCESI DI BRINDISI-OSTUNI

UNIONE GIURISTI CATTOLICI ITALIANI (Unione Locale di Brindisi)

Venerdì 20 aprile 2012 ore 16

SALA CONFERENZE SANTUARIO S.M. MADRE DELLA CHIESA (JADDICO)

DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA E BUON GOVERNO DELLA CITTA’ 

Incontro con i Candidati a Sindaco

Saluto delle Autorità

Introduce e modera: Lorenzo MAGGI, Presidente Unione Giuristi Cattolici Italiani (Brindisi)

Intervengono: Bruno MITRUGNO, Direttore emerito Caritas diocesana, Ludovica CARLI, Presidente “Fo-

rum Associazioni Familiari di Puglia”, Alfredo MALCARNE, Presidente Camera di Commercio di Brindisi, 

Alfonso CASALE, Imprenditore, Nicola ZIZZI, Presidente “The International Propeller Club Port of Brin-

disi”, Teodoro MARINAZZO, Consigliere Naz. “Legambiente”, Salvatore LEZZI, Delegato Reg.le MEIC, Leo 



BINETTI, Presidente Dioc. MEIC

Conclude: S.E. Mons. Rocco TALUCCI, Arcivescovo di Brindisi - Ostuni

In collaborazione con: Commissioni diocesane per le Comunicazioni Sociali e la Cultura; per i 

problemi Sociali e il lavoro; per la Pastorale della Famiglia; Forum delle associazioni familiari di 

Puglia e provinciale di Brindisi 

I fedeli partecipano alla Messa ©Max Frigione 


Speciale Ministranti

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8 aprile 2012

Speciale Ministranti

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8 aprile 2012



Ministranti, ovvero al servizio del Re dei re ad ogni età

M

i chiamo Gianluca Solazzo, ho 17 anni e frequento 



l’Istituto “Majorana” di Brindisi. Frequento il quar-

to superiore e faccio parte del gruppo ministranti 

della  parrocchia  San  Vito  martire  da  9  anni.  Essere  mini-

stranti, per me, significa rispondere ad una chiamata d’amo-

re che Dio rivolge ad alcuni. Proprio perché chiamati da una 

Persona speciale, così come facciamo nei confronti di coloro 

che  amiamo,  abbiamo  il  piacere  di  rispondere  SI  a  questo 

“caro amico”. 

Per  me  essere  ministrante  significa  servire  Dio  365  giorni 

all’anno, testimoniandolo anche al di fuori della parrocchia 

e invitando anche gli altri a raccogliere un po’ del suo Amore. 

Un ministrante si deve far riconoscere da piccoli ed essenzia-

li gesti d’amore, soprattutto nei confronti di coloro che non la 

pensano come noi. 

Come giovane devo parte della mia formazione al gruppo 

ministranti,  un  percorso  che  mi accompagna  in  ogni  situa-

zione della mia vita, anche nell’età difficile che quasi ho ter-

minato di attraversare. 

“Io non mi vergogno del Vangelo” è questo che voglio dire a 

coloro che, a causa di amicizie non sempre sane, non hanno 

posto la loro fiducia in Dio. 

Gianluca Solazzo

M

i  chiamo  Pietro  Danese  e  ho  18  anni.  Frequento 



l’ultimo anno presso l’Istituto Alberghiero di Brin-

disi  e  sono,  finalmente,  all’ultimo  anno.  Faccio 

parte del gruppo Ministranti della Parrocchia San Vito mar-

tire da circa 10 anni. Nel mio percorso di crescita umana e 

spirituale ho sempre voluto approfondire il mio rapporto con 

Dio, infatti, ad un certo punto ho anche fatto parte del Grup-

po “Samuel” e del Gruppo “Germoglio”. Il mio dedicare parte 

del tempo a Dio, l’ho trovato nell’essere ministrante che, per 

me, significa essergli fedele, manifestando la gioia di essere 

al suo servizio anche all’esterno della parrocchia. Voglio af-

fermare che cerco di testimoniare il servizio a Dio anche in 

luoghi apparentemente “laici”. Non ho mai provato vergogna 

di  dire  di  essere  ministrante,  anche  a  scuola  o  in  palestra, 

sono fiero di essere a “servizio del Re dei re”. Voglio conclu-

dere invitando i giovani, proprio come Samuele nel Tempio, 

a fare l’esperienza di un servizio disinteressato nei confronti 

di Dio e in Lui gioire nel servire la l’intera Comunità. 

Pietro Danese

Foto di gruppo con l’Arcivescovo al Raduno diocesano dei Ministranti 2011

E

ssere ministranti oggi è diverso 



rispetto al passato. Essere mini-

stranti oggi significa partecipare 

attivamente  alle  celebrazioni,  aiutare 

ad  “arricchire”  quei  momenti  di  co-

munione e di gioia, donare un po’ del 

nostro  tempo  alla  comunità  parroc-

chiale,  con  generosità  ed  impegno; 

se  lo  stile  è  quello  dell’amore  allora 

al primo posto non c’è la quantità ma 

la  qualità  del  servizio.  Non  conta  ciò 

che si fa o non si fa, ma lo spirito con 

cui si fa. Un po’ come in una squadra 

di  calcio  ognuno  occupa  un  posto  e 

da  il  meglio  di  sé  perché  la  squadra 

possa  festeggiare  un  successo.  Così 

nel  gruppo  ministranti  ognuno  fa  la 

sua  parte,  allenandosi  sempre  di  più 

a crescere nell’amicizia con Dio e nel 

servizio,  contribuendo  a  rendere  la 

comunità  luogo  di  festa.  Non  impor-

ta il ruolo che si occupa, ma avere la 

certezza che nulla è piccolo di ciò che 

è  fatto  per  amore,  soprattutto  quan-

do, compiendo il proprio dovere, non 

è  vanto  o  occasione  per  ricevere  una 

ricompensa, ma bellezza di offrire un 

servizio a Dio e ai fratelli di comunità.

Se c’è questo spirito di servizio allo-

ra non si scade nell’esibizionismo, ma 

c’è  la  certezza  che  anche  la  presenza 

è  crescita  personale  e  segno  per  gli 

altri, che sono aiutati a vivere meglio 

la liturgia; la radice della crescita è la 

Parola di Dio.

Partendo  dalla  Parola  e  dal  servizio 

svolto  in  chiesa,  i  ministranti  illumi-

nano  le  giornate,  con  la  luce  della 

gioia  che  nasce  dal  mettersi  in  gioco 

subito e con il sorriso di chi veramen-

te  ha  incontrato  un  tesoro,  un  vero 

amico. Perché essere ministranti oggi, 

significa  anche,  e  soprattutto,  essere 

amici di Gesù, seguendo i suoi passi, e 

forti della sua vicinanza, essere capa-

ci di testimoniare la sua amicizia agli 

altri,  già  a  partire  da  quel  semplice 

maneggiare gli oggetti del culto (can-

delieri  o  turibolo),  o  semplicemente, 

indossando  la  tunica,  che  ricorda  la 

veste bianca del nostro battesimo.

Scegliendo  di  indossare  la  veste  del 

servizio, anche noi ministranti, come 

Maria  che  all’angelo  disse:  “Avvenga 

per me secondo la tua parola.”, dicia-

mo  il  nostro  sì  al  Signore,  scegliamo 

liberamente  di  essergli  amici  e  con-

tribuiamo  alla  bellezza  della  litur-

gia, “fonte e culmine” della vita della 

Chiesa e luogo in cui il Signore oggi si 

incarna e celebra la Pasqua per noi.

Essere  ministranti  oggi,  però,  non  è 

facile:  si  è  presi  e  attratti  da  cose  in-

vitanti e divertenti: giocare a calcio o 

svegliarsi  tardi  la  domenica  mattina. 

Le celebrazioni, invece, fanno cresce-

re e rafforzare la relazione con Gesù e 

ci aiutano ad amare gli altri e a vivere 

in comunione, costruendo una storia 

diversa, come Gesù l’ha pensata.

Per questo far parte di un gruppo di 

ministranti oggi non significa solo ap-

prendere nozioni sul servizio, ma vuol 

dire  anche  consolidare  la  relazione 

nata  col  nostro  battesimo…  e  perché 

no, anche giocare, divertirsi e crescere 

insieme.  



I ministranti della Parrocchia 

M. SS. Annunziata di Ostuni

D

ire  di  essere  chierichetto  per  molti  genitori  e 



nonni  vuol  dire  diventare  sacerdote,  forse  per-

ché  un  tempo  tutto  era  più  semplice.  Il  chieri-

chetto  veniva  vestito  come  un  piccolo  prete,  suonava  il 

campanello alla consacrazione e portava il turibolo con 

l’incenso, cosicché , in futuro, si sarebbe potuto innamo-

rare dell’abito talare. 

Adesso  tutto  è  cambiato.  Innanzitutto  il  nome:  chie-

richetto  è  in  teoria  una  parola  del  passato,  finita  con  il 

Concilio Vaticano II. Ora i vecchi chierichetti si chiama-

no  ministranti,  dal  latino  “ministrans”,  ossia  colui  che 

serve. Non più un prete in miniatura ma un giovane che 

partecipa  attivamente  alla  liturgia  con  l’obiettivo  prin-

cipale di diventare un buon cristiano e figlio di Dio che 

poi, volendo, potrà pensare alla vita consacrata. 

Il gruppo di Locorotondo è ben radicato e ricco: infatti 

ogni anno alle adesioni rispondono circa 25 - 30 ragazzi 

di età compresa dai 9 ai 18 anni. Centro del servizio di 

ogni ministrante è il servizio attorno all’altare del Signo-

re; oltre a questo appuntamento fondamentale, il nostro 

gruppo si ritrova una volta a settimana per la formazione 

e il dialogo fraterno di una eventuale scelta di vita. Non 

mancano, tuttavia, momenti di fraternità e condivisione, 

come ad esempio le uscite fuori porta, alcune escursioni 

e raduni. Negli ultimi anni siamo molto cambiati: infatti 

abbiamo creato anche un sito internet (www.ministran-

tiloco.blogspot.com), un profilo su facebook e non solo. 

Tutto questo per riuscire a rimanere in contatto con tut-

ti i ministranti d’Italia, del mondo e in modo particolare 

della nostra Diocesi.

Giancarlo Carbotti 

S

pesso mi ritrovo a pensare: che vita triste sarebbe se 



non fosse donata, applicata, impegnata o magari, in 

questi tempi dove l’economia regna sovrana, investi-

ta!?

Riportando una testimonianza personale, non posso nega-



re che la mia chiamata a diventare ministrante si sia pre-

sentata in un periodo in cui cercavo di dare un senso alle 

mie giornate, inconsapevolmente.

Una voce, fatta di incontri, di persone, di sensazioni, mi 

attraeva, ieri come oggi, come nessuna altra voce. Non ero 

uno di quei ragazzi astri nascenti del calcio, o un baby-fe-

nomeno. Ho sempre avuto un carattere a tratti scontroso. 

Ma fui spiazzato dall’amore che chiama! Quando frequen-

tavo le elementari nasceva in me la voglia di accostarmi a 

questa nuova ed intrigante avventura.

Non molto tempo fa le nostre parrocchie godevano di un 

“plus-valore” non indifferente: persone che senza allonta-

narsi  dalla  parrocchia  di  appartenenza  avevano  scelto  di 

dedicarsi completamente alla testimonianza del Vangelo! 

Fu proprio grazie alla voce potente, decisa, ma dolcissima 

e calda di una signorina, allora responsabile dei ministran-

ti, che mi innamorai di una nuova esperienza. Fu la signo-

rina  Giuseppina  Siciliano,  venuta  a  mancare  cinque  anni 

fa, ad accogliermi. Un carattere disarmante, a causa della 

sincerità  e  della  limpidezza.  Si  sa!  Ci  s’innamora  presto 

delle persone che dedicano la propria vita a grandi ideali.

“Instancabile  operaia  del  Vangelo”,  questa  è  la  pericope 

più adatta ad un animo resosi piccolo agli occhi degli altri 

per essere grande agli occhi di Dio. Mi volle bene da subi-

to, e questo non lo seppe fare nessun allenatore di calcio, 

né alcun maestro di arti marziali. Una donna, che nel suo 

piccolo e nel suo quotidiano declinava il Vangelo a stile di 

vita,  mi  fece  sentire  accolto,  amato,  un  miracolo  agli  oc-

chi del Signore. Mai avevo provato un’emozione così, e col 

cuore di un bambino, gonfio di amore, non ci misi molto a 

comprendere che sarebbe stato amore per sempre.

Io e Gesù: tre metri sopra il cielo, un amore che va oltre, i 

miei limiti le mie difficoltà;

A. X S. (Amici per Sempre!).

Certe figure carismatiche all’interno delle nostre parroc-

chie  stanno  cominciando  a  venir  meno.  Comprendo  la 

difficoltà di trovare persone che dedichino la propria esi-

stenza alla testimonianza vera del Vangelo. Oramai i tempi 

corrono, fuggono, è diminuito il tempo per poter pensare a 

se stessi, figuriamoci a Dio! 

In ogni comunità parrocchiale ogni uomo dovrebbe sen-

tirsi amato e accolto come per la prima volta. Perché nes-

suno  può  amarci  come  Lui,  e  dovremmo  faro  capire  alla 

gente, con gesti anche concreti. L’Amore è contagioso, va 

di cuore in cuore.

Io sono un semplice studente universitario, animatore del 

gruppo dei ministranti della mia parrocchia (Immacolata 

Concezione)  e  cerco  di  portare  avanti  la  stessa  filosofia: 

far  sentire  i  ragazzi  accolti,  amati,  un  miracolo  agli  occhi 

del Signore. È questo il tesoro che ho ricevuto. È questo il 

talento  che,  non  devo  sotterrare,  ma  far  moltiplicare,  co-

sicché quando i ragazzi saranno che curo saranno grandi 

possano far sentire i ragazzi che saranno: accolti, amati, un 

miracolo agli occhi del Signore.

Il mio ruolo, soprattutto quest’anno in cui il tema è: “ac-

cendi il dono” (tratto da un sussidio per i ministranti per 

l’anno 2011/2012), è quello di valorizzare al meglio le po-

tenzialità  recondite  in  ogni  ministrante  perché  possano 

essere, ognuno nel proprio particolare carisma, un valore 

aggiunto  nella  nostra  comunità.  Far  sviluppare  le  poten-

zialità dei singoli è, in realtà, il miglior modo per far sentire 

accolto il prossimo. Che non solo avrà modo di sentirsi uti-

le per gli altri, ma anche di valorizzare se stesso per qual-

cosa di bello e di buono!

Essere animatore dei ministranti è una vocazione affine e 

a certi tratti differente da quella del catechista perché si è 

chiamati a condividere momenti vari. La preghiera, lo stu-

dio, il gioco, e tante altre attività sono trampolini di lancio 

su cui un buon animatore deve saper far spiccare lo stile di 

vita cristiano, uno stile gioioso! 

Abbiamo  raggiunto  un  numero  notevole  di  ministranti 

quest’anno, nonostante le difficoltà la mia arma in più è il 

rapporto  confidenziale,  ma  rispettoso,  con  i  miei  ragazzi. 

Sono per loro come un fratello maggiore e cerco di tenere 

sempre vivi i rapporti con le varie famiglie. In questo modo 

posso meglio comprendere le difficoltà dei ragazzi affida-

tomi, e allo stesso tempo le proprie potenzialità.

Voglio trasmettere la gioia che io per primo ho nel servire 

il Signore! Si! Io per primo! I ragazzi si accorgono di quanto 

io ci tenga o meno a ciò che insegno loro, come tutti i bam-

bini sono ottimi osservatori! 

Da qui allora l’impegno ad essere costante nella testimo-

nianza  del  Vangelo,  per  esprimere  un  servizio  che  parte 

dall’altare  per  raggiungere  tutti  gli  ambiti  della  vita  e  del 

quotidiano.

Marco Prete

«S

ono  un  ragazzo  di  dodici 



anni  e  sono  molto  curioso 

sulle  cose  che  riguardano 

Gesù e la Chiesa»«Per me è il secondo 

anno  di  frequenza  del  gruppo  dei  mi-

nistranti.  È  un’esperienza  sicuramente 

positiva sia dal punto di vista formativo 

che sociale».

Così  iniziano  a  raccontare  alcuni 

membri del gruppo dei ministranti del-

la  Chiesa  Madre  S.  Maria  Assunta  in 

Salice  la  loro  esperienza  di  servizio  in 

parrocchia.

Il  gruppo  che  attualmente  è  presente 

si  è  formato  un  paio  di  anni  fa,  grazie 

all’impegno  delle  catechiste;  queste, 

su  suggerimento  del  parroco  don  Car-

mine Canoci, hanno proposto ad alcu-

ni ragazzi più sensibili un cammino di 

discernimento,  costituendo  un  gruppo 

di simpatizzanti che, incontro dopo in-

contro,  hanno  maturato  il  desiderio  di 

stare  più  vicini  al  parroco  e  nella  sua 

persona a Gesù. Fondamentale in que-

sto percorso è stato l’aiuto di suor Mary 

K.  delle  Missionarie  dell’Incarnazione. 

Alcuni di quei ragazzi hanno scelto con 

gioia di servire all’altare e oggi il gruppo 

conta  dodici  ministranti  (dalla  quinta 

elementare  alla  seconda  media).  Sono 

accolti nel gruppo i ragazzi che abbiano 

fatto la Prima Comunione.

Per un certo periodo è stato possibile 

curare  degli  incontri  infrasettimanali 

(mezz’ora  prima  del  catechismo)  dove 

mediante il gioco hanno imparato a co-

noscersi  tra  di  loro,  a  pregare  insieme 

davanti a Gesù Eucaristia, e a diventare 

più familiari con la liturgia. 



«Il primo anno io e i miei amici abbia-

mo  imparato  i  nomi  di  tutti  gli  oggetti 

sacri  che  ci  sono  in  chiesa,  soprattutto 

quelli  che  avremmo  dovuto  usare  noi. 

Il secondo anno abbiamo cominciato a 

servire  le  celebrazioni  più  importanti  e 

quest’anno  serviamo  ormai  tutte  le  do-

meniche e qualche volta anche durante 

la  settimana»  compendia  uno  di  loro

Quest’anno  gli  incontri  sono  fissati  al 

termine della messa domenicale, e alle 

volte vi partecipano anche i genitori, la 

cui presenza e collaborazione è fonda-

mentale per la vita del gruppo.

Momenti  importanti  per  la  crescita 

del  gruppo  sono  stati  gli  incontri  in-

terparrocchiali  tenuti  dagli  educatori 

del  seminario  diocesano,  i  raduni  an-

nuali  per  la  Giornata  dei  Ministranti  

quest’anno  le  giornate  del  Gruppo  Sa-



muel alle quali buona parte dei ragazzi 

ha partecipato con gioia.



«Mi  piace  recarmi  una  volta  al  mese 

al seminario di Brindisi, dove don Ales-

sandro ci fa scoprire tante cose nuove su 

Gesù...  si  svolgono  anche  tante  attività 

con  i  ministranti  delle  altre  parrocchie 

della  diocesi...  »  racconta  Alessandro. 

Stefano aggiunge: «... i vari incontri mi 



arricchiscono  interiormente  e  mi  piace 

partecipare  e  condividere  insieme  agli 

altri i momenti di canto e di preghiera. 

Naturalmente, quando insieme ci ritro-

viamo  a  Brindisi,  mi  piace  anche  stare 

con gli altri nei momenti di svago e non 

solo  per  riflettere  e  pregare,  ma  anche 

per giocare e divertirci».

L’esperienza  del  servizio  liturgico  sta 

contribuendo  alla  crescita  di  questi 

piccoli della nostra comunità cristiana, 

come  ad  esempio  racconta  Federico: 

«Mi  piace  fare  il  ministrante,  o  come 

dicono  alcuni  il  “chierichetto”,  perché 

è  un’esperienza  molto  bella  e  che  ti  da 

l’opportunità di fare nuove conoscenze. 

In  questo  cammino  ho  imparato  molte 

cose come, ad esempio, essere gentile con 

tutti,  non  per  avere  qualcosa  in  cam-

bio... ma perché provo gioia a fare tutto 

ciò.» 

Come educatori alla fede non possia-

mo  che  augurarci  che  ogni  gruppo  di 

ministranti possa vivere la gioia di esse-

re amici di Gesù: «Voi siete miei amici...

Questo vi comando: amatevi gli uni gli 

altri» (Gv 15,14-17).

Antonio D’Amone 

e il gruppo Ministranti

Domeniche

speciali

L

a  Domenica  è  un 



giorno 

speciale 

che  dedico  al  Si-

gnore.  Partecipo  alla 

Santa  Messa  e  collabo-

ro  con  tutti  i  ministranti 

e  con  il  sacerdote  allo 

svolgimento  della  cele-

brazione eucaristica.

Prepariamo l’Offertorio 

con  i  fratelli  ministranti, 

ad  ognuno  viene  affi-

dato  un  compito  per  lo 

svolgimento  della  Santa 

Messa.  Durante  la  ce-

lebrazione  della  Messa 

formiamo un solo corpo 

con  Gesù  Cristo  nostro 

fratello  che,  per  mezzo 

dell’Eucaristia, fortifica il 

nostro  cuore  e  la  nostra 

anima per affrontare una 

nuova settimana di lavo-

ro o di studio.

Nel  mio  piccolo,  cerco 

di  aiutare  i  fratelli  più 

bisognosi, sono disponi-

bile nella comunità a cui 

appartengo,  nel  lavoro  e 

nella famiglia.

Ogni giorno ringrazio il 

Signore Dio, Gesù Cristo 

e  lo  Spirito  Santo  per  il 

dono della vita.

Prego  per  i  fratelli  bi-

sognosi  e  per  la  mia  fa-

miglia.  Prego  per  la  mia 

comunità  e  per  tutte  le 

comunità  del  mondo. 

Prego  per  il  Papa  Bene-

detto XVI, per i sacerdo-

ti,  per  i  vescovi  e  per  la 

Santa  Chiesa  di  cui  fac-

cio parte insieme a tutti i 

miei fratelli e sorelle.

Pino Mattia

ostuni

 Oggi e diverso rispetto al passato perchè...



Consolidare una relazione nata col Battesimo

sAn vito dei normAnni

 Risposte a quelle domande di senso



Un servizio fatto per passione e per amore

sAlice sAlentino

 Seguendo un’ottica tutta particolare



Ministranti, per servire come Gesù

brindisi

 A pensarci bene



Una chiamata di amore

locorotondo

 Risonanze



Ora è tutto diverso

Parrocchie & Associazioni

8

8 aprile 2012

S

i  è  tenuto  giovedì  1  marzo,  presso  il 



Frantoio  semiipogeo  di  Mesagne,  un 

convegno  dal  titolo  “Educare  alla  giu-

stizia e alla pace”, frutto della collaborazione 

di tutte le associazioni parrocchiali di Azione 

Cattolica di Mesagne.

Erano  presenti,  oltre  ai  relatori,  il  sindaco 

di  Mesagne,  Franco  Scoditti  e  il  presidente 

dell’associazione antiracket, Fabio Marini.

È  stata  l’occasione  per  un  momento  di  in-

contro  e  di  riflessione,  a  conclusione  delle 

iniziative  del  mese  della  pace  che  l’Azione 

Cattolica celebra ogni anno a gennaio. 

Un  aspetto  che  gli  organizzatori  del  mee-

ting hanno voluto sottolineare, è l’importan-

za della “educazione” alla pace e alla legalità, 

intesa come responsabilità educativa princi-

palmente verso le nuove generazioni.

L’esigenza  dell’Azione  cattolica  di  confrontarsi  su  questi 

temi è nata, sicuramente, a seguito di diversi episodi di cri-

minalità e intimidazione avvenuti in città, ma anche dall’in-

vito che il Pontefice, Benedetto XVI, ha rivolto in occasione 

del  Messaggio  per  la  Giornata  della  Pace  2012  “Educare  i 

giovani alla giustizia e alla pace” in cui è stata sottolineata la 

necessità di un’attenzione educativa verso i giovani su questi 

particolari temi sociali. 

Al convegno è intervenuta come relatrice la dott.ssa Con-

cetta Franco, responsabile dell’ufficio Percorsi di Legalità del 

Comune di Mesagne, che ha parlato dell’educazione alla le-

galità nei diversi ambiti della società come scuola, famiglia, 

attività  lavorative,  istituzioni.  Nella  scuola  deve  essere  data 

importanza al concetto che la legalità passa dal rispetto per 

l’altro. La famiglia sta vivendo, forse più di altri luoghi di for-

mazione, l’inadeguatezza a saper trasmettere valori alle nuo-

ve  generazioni  schiacciata  dalle  difficoltà  economiche,  ma 

incapace di distinguere il superfluo dal necessario.

Padre Riccardo Brandi, priore dei padri carmelitani di Me-

sagne, è intervenuto con alcuni cenni al mes-

saggio  della  pace  di  sua  Santità  Benedetto 

XVI. 

Don Raffaele Bruno, rappresentante dell’as-



sociazione Libera, ha sottolineato, tra le altre 

cose, l’importanza di fare rete e di essere uniti 

a tutti i livelli per sconfiggere la criminalità ri-

scoprendo il concetto della “corresponsabili-

tà”, denunciando anche un certo “bigottismo” 

nelle comunità cristiane. 

Tutti hanno fatto capire come le mafie si nu-

trono del consenso di chi sta loro vicino, so-

stituendosi allo stato dove questo è assente e 

assumendo il ruolo di dispensatori di benes-

sere; tutto ciò ancor più in un periodo di ge-

nerale difficoltà e disagio sociale come quello 

che stiamo vivendo attualmente. 

Moderatore è stato il prof. Antonio Formica. 

Nell’intervento  finale,  il  sindaco  ha  sottolineato  come  sia 

ormai indispensabile recuperare il senso dell’essenziale par-

tendo dall’esempio che sono chiamati a dare sacerdoti e ope-

ratori pastorali che, per il loro ruolo e per le loro convinzioni, 

sono tra le persone maggiormente impegnate nell’educazio-

ne alla pace e alla legalità.



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