Xxxv n° 4 8 Aprile 2012 € 1,00
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- DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA E BUON GOVERNO DELLA CITTA’ Incontro con i Candidati a Sindaco
- I fedeli partecipano alla Messa ©Max Frigione Speciale Ministranti 6
- Pietro Danese Foto di gruppo con l’Arcivescovo al Raduno diocesano dei Ministranti 2011
- I ministranti della Parrocchia M. SS. Annunziata di Ostuni
- Antonio D’Amone e il gruppo Ministranti Domeniche speciali
- Pino Mattia ostuni
- Ministranti, per servire come Gesù brindisi
Giovanni Morelli La celebrazione a Jaddico ©Max Frigione ARCIDIOCESI DI BRINDISI-OSTUNI UNIONE GIURISTI CATTOLICI ITALIANI (Unione Locale di Brindisi) Venerdì 20 aprile 2012 ore 16 SALA CONFERENZE SANTUARIO S.M. MADRE DELLA CHIESA (JADDICO) DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA E BUON GOVERNO DELLA CITTA’ Incontro con i Candidati a Sindaco Saluto delle Autorità Introduce e modera: Lorenzo MAGGI, Presidente Unione Giuristi Cattolici Italiani (Brindisi) Intervengono: Bruno MITRUGNO, Direttore emerito Caritas diocesana, Ludovica CARLI, Presidente “Fo- rum Associazioni Familiari di Puglia”, Alfredo MALCARNE, Presidente Camera di Commercio di Brindisi,
disi”, Teodoro MARINAZZO, Consigliere Naz. “Legambiente”, Salvatore LEZZI, Delegato Reg.le MEIC, Leo BINETTI, Presidente Dioc. MEIC Conclude: S.E. Mons. Rocco TALUCCI, Arcivescovo di Brindisi - Ostuni In collaborazione con: Commissioni diocesane per le Comunicazioni Sociali e la Cultura; per i problemi Sociali e il lavoro; per la Pastorale della Famiglia; Forum delle associazioni familiari di Puglia e provinciale di Brindisi
Speciale Ministranti 6 8 aprile 2012 Speciale Ministranti
8 aprile 2012 Ministranti, ovvero al servizio del Re dei re ad ogni età M i chiamo Gianluca Solazzo, ho 17 anni e frequento l’Istituto “Majorana” di Brindisi. Frequento il quar- to superiore e faccio parte del gruppo ministranti della parrocchia San Vito martire da 9 anni. Essere mini- stranti, per me, significa rispondere ad una chiamata d’amo- re che Dio rivolge ad alcuni. Proprio perché chiamati da una Persona speciale, così come facciamo nei confronti di coloro che amiamo, abbiamo il piacere di rispondere SI a questo “caro amico”. Per me essere ministrante significa servire Dio 365 giorni all’anno, testimoniandolo anche al di fuori della parrocchia e invitando anche gli altri a raccogliere un po’ del suo Amore. Un ministrante si deve far riconoscere da piccoli ed essenzia- li gesti d’amore, soprattutto nei confronti di coloro che non la pensano come noi. Come giovane devo parte della mia formazione al gruppo ministranti, un percorso che mi accompagna in ogni situa- zione della mia vita, anche nell’età difficile che quasi ho ter- minato di attraversare. “Io non mi vergogno del Vangelo” è questo che voglio dire a coloro che, a causa di amicizie non sempre sane, non hanno posto la loro fiducia in Dio.
M i chiamo Pietro Danese e ho 18 anni. Frequento l’ultimo anno presso l’Istituto Alberghiero di Brin- disi e sono, finalmente, all’ultimo anno. Faccio parte del gruppo Ministranti della Parrocchia San Vito mar- tire da circa 10 anni. Nel mio percorso di crescita umana e spirituale ho sempre voluto approfondire il mio rapporto con Dio, infatti, ad un certo punto ho anche fatto parte del Grup- po “Samuel” e del Gruppo “Germoglio”. Il mio dedicare parte del tempo a Dio, l’ho trovato nell’essere ministrante che, per me, significa essergli fedele, manifestando la gioia di essere al suo servizio anche all’esterno della parrocchia. Voglio af- fermare che cerco di testimoniare il servizio a Dio anche in luoghi apparentemente “laici”. Non ho mai provato vergogna di dire di essere ministrante, anche a scuola o in palestra, sono fiero di essere a “servizio del Re dei re”. Voglio conclu- dere invitando i giovani, proprio come Samuele nel Tempio, a fare l’esperienza di un servizio disinteressato nei confronti di Dio e in Lui gioire nel servire la l’intera Comunità.
E ssere ministranti oggi è diverso rispetto al passato. Essere mini- stranti oggi significa partecipare attivamente alle celebrazioni, aiutare ad “arricchire” quei momenti di co- munione e di gioia, donare un po’ del nostro tempo alla comunità parroc- chiale, con generosità ed impegno; se lo stile è quello dell’amore allora al primo posto non c’è la quantità ma la qualità del servizio. Non conta ciò che si fa o non si fa, ma lo spirito con cui si fa. Un po’ come in una squadra di calcio ognuno occupa un posto e da il meglio di sé perché la squadra possa festeggiare un successo. Così nel gruppo ministranti ognuno fa la sua parte, allenandosi sempre di più a crescere nell’amicizia con Dio e nel servizio, contribuendo a rendere la comunità luogo di festa. Non impor- ta il ruolo che si occupa, ma avere la certezza che nulla è piccolo di ciò che è fatto per amore, soprattutto quan- do, compiendo il proprio dovere, non è vanto o occasione per ricevere una ricompensa, ma bellezza di offrire un servizio a Dio e ai fratelli di comunità. Se c’è questo spirito di servizio allo- ra non si scade nell’esibizionismo, ma c’è la certezza che anche la presenza è crescita personale e segno per gli altri, che sono aiutati a vivere meglio la liturgia; la radice della crescita è la Parola di Dio. Partendo dalla Parola e dal servizio svolto in chiesa, i ministranti illumi- nano le giornate, con la luce della gioia che nasce dal mettersi in gioco subito e con il sorriso di chi veramen- te ha incontrato un tesoro, un vero amico. Perché essere ministranti oggi, significa anche, e soprattutto, essere amici di Gesù, seguendo i suoi passi, e forti della sua vicinanza, essere capa- ci di testimoniare la sua amicizia agli altri, già a partire da quel semplice maneggiare gli oggetti del culto (can- delieri o turibolo), o semplicemente, indossando la tunica, che ricorda la veste bianca del nostro battesimo. Scegliendo di indossare la veste del servizio, anche noi ministranti, come Maria che all’angelo disse: “Avvenga per me secondo la tua parola.”, dicia- mo il nostro sì al Signore, scegliamo liberamente di essergli amici e con- tribuiamo alla bellezza della litur- gia, “fonte e culmine” della vita della Chiesa e luogo in cui il Signore oggi si incarna e celebra la Pasqua per noi. Essere ministranti oggi, però, non è facile: si è presi e attratti da cose in- vitanti e divertenti: giocare a calcio o svegliarsi tardi la domenica mattina. Le celebrazioni, invece, fanno cresce- re e rafforzare la relazione con Gesù e ci aiutano ad amare gli altri e a vivere in comunione, costruendo una storia diversa, come Gesù l’ha pensata. Per questo far parte di un gruppo di ministranti oggi non significa solo ap- prendere nozioni sul servizio, ma vuol dire anche consolidare la relazione nata col nostro battesimo… e perché no, anche giocare, divertirsi e crescere insieme. I ministranti della Parrocchia M. SS. Annunziata di Ostuni D ire di essere chierichetto per molti genitori e nonni vuol dire diventare sacerdote, forse per- ché un tempo tutto era più semplice. Il chieri- chetto veniva vestito come un piccolo prete, suonava il campanello alla consacrazione e portava il turibolo con l’incenso, cosicché , in futuro, si sarebbe potuto innamo- rare dell’abito talare. Adesso tutto è cambiato. Innanzitutto il nome: chie- richetto è in teoria una parola del passato, finita con il Concilio Vaticano II. Ora i vecchi chierichetti si chiama- no ministranti, dal latino “ministrans”, ossia colui che serve. Non più un prete in miniatura ma un giovane che partecipa attivamente alla liturgia con l’obiettivo prin- cipale di diventare un buon cristiano e figlio di Dio che poi, volendo, potrà pensare alla vita consacrata. Il gruppo di Locorotondo è ben radicato e ricco: infatti ogni anno alle adesioni rispondono circa 25 - 30 ragazzi di età compresa dai 9 ai 18 anni. Centro del servizio di ogni ministrante è il servizio attorno all’altare del Signo- re; oltre a questo appuntamento fondamentale, il nostro gruppo si ritrova una volta a settimana per la formazione e il dialogo fraterno di una eventuale scelta di vita. Non mancano, tuttavia, momenti di fraternità e condivisione, come ad esempio le uscite fuori porta, alcune escursioni e raduni. Negli ultimi anni siamo molto cambiati: infatti abbiamo creato anche un sito internet (www.ministran- tiloco.blogspot.com), un profilo su facebook e non solo. Tutto questo per riuscire a rimanere in contatto con tut- ti i ministranti d’Italia, del mondo e in modo particolare della nostra Diocesi.
S pesso mi ritrovo a pensare: che vita triste sarebbe se non fosse donata, applicata, impegnata o magari, in questi tempi dove l’economia regna sovrana, investi- ta!? Riportando una testimonianza personale, non posso nega- re che la mia chiamata a diventare ministrante si sia pre- sentata in un periodo in cui cercavo di dare un senso alle mie giornate, inconsapevolmente. Una voce, fatta di incontri, di persone, di sensazioni, mi attraeva, ieri come oggi, come nessuna altra voce. Non ero uno di quei ragazzi astri nascenti del calcio, o un baby-fe- nomeno. Ho sempre avuto un carattere a tratti scontroso. Ma fui spiazzato dall’amore che chiama! Quando frequen- tavo le elementari nasceva in me la voglia di accostarmi a questa nuova ed intrigante avventura. Non molto tempo fa le nostre parrocchie godevano di un “plus-valore” non indifferente: persone che senza allonta- narsi dalla parrocchia di appartenenza avevano scelto di dedicarsi completamente alla testimonianza del Vangelo! Fu proprio grazie alla voce potente, decisa, ma dolcissima e calda di una signorina, allora responsabile dei ministran- ti, che mi innamorai di una nuova esperienza. Fu la signo- rina Giuseppina Siciliano, venuta a mancare cinque anni fa, ad accogliermi. Un carattere disarmante, a causa della sincerità e della limpidezza. Si sa! Ci s’innamora presto delle persone che dedicano la propria vita a grandi ideali. “Instancabile operaia del Vangelo”, questa è la pericope più adatta ad un animo resosi piccolo agli occhi degli altri per essere grande agli occhi di Dio. Mi volle bene da subi- to, e questo non lo seppe fare nessun allenatore di calcio, né alcun maestro di arti marziali. Una donna, che nel suo piccolo e nel suo quotidiano declinava il Vangelo a stile di vita, mi fece sentire accolto, amato, un miracolo agli oc- chi del Signore. Mai avevo provato un’emozione così, e col cuore di un bambino, gonfio di amore, non ci misi molto a comprendere che sarebbe stato amore per sempre. Io e Gesù: tre metri sopra il cielo, un amore che va oltre, i miei limiti le mie difficoltà; A. X S. (Amici per Sempre!). Certe figure carismatiche all’interno delle nostre parroc- chie stanno cominciando a venir meno. Comprendo la difficoltà di trovare persone che dedichino la propria esi- stenza alla testimonianza vera del Vangelo. Oramai i tempi corrono, fuggono, è diminuito il tempo per poter pensare a se stessi, figuriamoci a Dio! In ogni comunità parrocchiale ogni uomo dovrebbe sen- tirsi amato e accolto come per la prima volta. Perché nes- suno può amarci come Lui, e dovremmo faro capire alla gente, con gesti anche concreti. L’Amore è contagioso, va di cuore in cuore. Io sono un semplice studente universitario, animatore del gruppo dei ministranti della mia parrocchia (Immacolata Concezione) e cerco di portare avanti la stessa filosofia: far sentire i ragazzi accolti, amati, un miracolo agli occhi del Signore. È questo il tesoro che ho ricevuto. È questo il talento che, non devo sotterrare, ma far moltiplicare, co- sicché quando i ragazzi saranno che curo saranno grandi possano far sentire i ragazzi che saranno: accolti, amati, un miracolo agli occhi del Signore. Il mio ruolo, soprattutto quest’anno in cui il tema è: “ac- cendi il dono” (tratto da un sussidio per i ministranti per l’anno 2011/2012), è quello di valorizzare al meglio le po- tenzialità recondite in ogni ministrante perché possano essere, ognuno nel proprio particolare carisma, un valore aggiunto nella nostra comunità. Far sviluppare le poten- zialità dei singoli è, in realtà, il miglior modo per far sentire accolto il prossimo. Che non solo avrà modo di sentirsi uti- le per gli altri, ma anche di valorizzare se stesso per qual- cosa di bello e di buono! Essere animatore dei ministranti è una vocazione affine e a certi tratti differente da quella del catechista perché si è chiamati a condividere momenti vari. La preghiera, lo stu- dio, il gioco, e tante altre attività sono trampolini di lancio su cui un buon animatore deve saper far spiccare lo stile di vita cristiano, uno stile gioioso! Abbiamo raggiunto un numero notevole di ministranti quest’anno, nonostante le difficoltà la mia arma in più è il rapporto confidenziale, ma rispettoso, con i miei ragazzi. Sono per loro come un fratello maggiore e cerco di tenere sempre vivi i rapporti con le varie famiglie. In questo modo posso meglio comprendere le difficoltà dei ragazzi affida- tomi, e allo stesso tempo le proprie potenzialità. Voglio trasmettere la gioia che io per primo ho nel servire il Signore! Si! Io per primo! I ragazzi si accorgono di quanto io ci tenga o meno a ciò che insegno loro, come tutti i bam- bini sono ottimi osservatori! Da qui allora l’impegno ad essere costante nella testimo- nianza del Vangelo, per esprimere un servizio che parte dall’altare per raggiungere tutti gli ambiti della vita e del quotidiano.
«S
anni e sono molto curioso sulle cose che riguardano Gesù e la Chiesa». «Per me è il secondo anno di frequenza del gruppo dei mi- nistranti. È un’esperienza sicuramente positiva sia dal punto di vista formativo che sociale». Così iniziano a raccontare alcuni membri del gruppo dei ministranti del- la Chiesa Madre S. Maria Assunta in Salice la loro esperienza di servizio in parrocchia. Il gruppo che attualmente è presente si è formato un paio di anni fa, grazie all’impegno delle catechiste; queste, su suggerimento del parroco don Car- mine Canoci, hanno proposto ad alcu- ni ragazzi più sensibili un cammino di discernimento, costituendo un gruppo di simpatizzanti che, incontro dopo in- contro, hanno maturato il desiderio di stare più vicini al parroco e nella sua persona a Gesù. Fondamentale in que- sto percorso è stato l’aiuto di suor Mary K. delle Missionarie dell’Incarnazione. Alcuni di quei ragazzi hanno scelto con gioia di servire all’altare e oggi il gruppo conta dodici ministranti (dalla quinta elementare alla seconda media). Sono accolti nel gruppo i ragazzi che abbiano fatto la Prima Comunione. Per un certo periodo è stato possibile curare degli incontri infrasettimanali (mezz’ora prima del catechismo) dove mediante il gioco hanno imparato a co- noscersi tra di loro, a pregare insieme davanti a Gesù Eucaristia, e a diventare più familiari con la liturgia. «Il primo anno io e i miei amici abbia- mo imparato i nomi di tutti gli oggetti sacri che ci sono in chiesa, soprattutto quelli che avremmo dovuto usare noi. Il secondo anno abbiamo cominciato a servire le celebrazioni più importanti e quest’anno serviamo ormai tutte le do- meniche e qualche volta anche durante la settimana» compendia uno di loro. Quest’anno gli incontri sono fissati al termine della messa domenicale, e alle volte vi partecipano anche i genitori, la cui presenza e collaborazione è fonda- mentale per la vita del gruppo. Momenti importanti per la crescita del gruppo sono stati gli incontri in- terparrocchiali tenuti dagli educatori del seminario diocesano, i raduni an- nuali per la Giornata dei Ministranti e quest’anno le giornate del Gruppo Sa- muel alle quali buona parte dei ragazzi ha partecipato con gioia. «Mi piace recarmi una volta al mese al seminario di Brindisi, dove don Ales- sandro ci fa scoprire tante cose nuove su Gesù... si svolgono anche tante attività con i ministranti delle altre parrocchie della diocesi... » racconta Alessandro. Stefano aggiunge: «... i vari incontri mi arricchiscono interiormente e mi piace partecipare e condividere insieme agli altri i momenti di canto e di preghiera. Naturalmente, quando insieme ci ritro- viamo a Brindisi, mi piace anche stare con gli altri nei momenti di svago e non solo per riflettere e pregare, ma anche per giocare e divertirci». L’esperienza del servizio liturgico sta contribuendo alla crescita di questi piccoli della nostra comunità cristiana, come ad esempio racconta Federico:
Come educatori alla fede non possia- mo che augurarci che ogni gruppo di ministranti possa vivere la gioia di esse- re amici di Gesù: «Voi siete miei amici...
L a Domenica è un giorno speciale che dedico al Si- gnore. Partecipo alla Santa Messa e collabo- ro con tutti i ministranti e con il sacerdote allo svolgimento della cele- brazione eucaristica. Prepariamo l’Offertorio con i fratelli ministranti, ad ognuno viene affi- dato un compito per lo svolgimento della Santa Messa. Durante la ce- lebrazione della Messa formiamo un solo corpo con Gesù Cristo nostro fratello che, per mezzo dell’Eucaristia, fortifica il nostro cuore e la nostra anima per affrontare una nuova settimana di lavo- ro o di studio. Nel mio piccolo, cerco di aiutare i fratelli più bisognosi, sono disponi- bile nella comunità a cui appartengo, nel lavoro e nella famiglia. Ogni giorno ringrazio il Signore Dio, Gesù Cristo e lo Spirito Santo per il dono della vita. Prego per i fratelli bi- sognosi e per la mia fa- miglia. Prego per la mia comunità e per tutte le comunità del mondo. Prego per il Papa Bene- detto XVI, per i sacerdo- ti, per i vescovi e per la Santa Chiesa di cui fac- cio parte insieme a tutti i miei fratelli e sorelle.
Oggi e diverso rispetto al passato perchè... Consolidare una relazione nata col Battesimo sAn vito dei normAnni Risposte a quelle domande di senso Un servizio fatto per passione e per amore sAlice sAlentino Seguendo un’ottica tutta particolare Ministranti, per servire come Gesù brindisi Una chiamata di amore locorotondo Risonanze Ora è tutto diverso Parrocchie & Associazioni 8 8 aprile 2012 S i è tenuto giovedì 1 marzo, presso il Frantoio semiipogeo di Mesagne, un convegno dal titolo “Educare alla giu- stizia e alla pace”, frutto della collaborazione di tutte le associazioni parrocchiali di Azione Cattolica di Mesagne. Erano presenti, oltre ai relatori, il sindaco di Mesagne, Franco Scoditti e il presidente dell’associazione antiracket, Fabio Marini. È stata l’occasione per un momento di in- contro e di riflessione, a conclusione delle iniziative del mese della pace che l’Azione Cattolica celebra ogni anno a gennaio. Un aspetto che gli organizzatori del mee- ting hanno voluto sottolineare, è l’importan- za della “educazione” alla pace e alla legalità, intesa come responsabilità educativa princi- palmente verso le nuove generazioni. L’esigenza dell’Azione cattolica di confrontarsi su questi temi è nata, sicuramente, a seguito di diversi episodi di cri- minalità e intimidazione avvenuti in città, ma anche dall’in- vito che il Pontefice, Benedetto XVI, ha rivolto in occasione del Messaggio per la Giornata della Pace 2012 “Educare i giovani alla giustizia e alla pace” in cui è stata sottolineata la necessità di un’attenzione educativa verso i giovani su questi particolari temi sociali. Al convegno è intervenuta come relatrice la dott.ssa Con- cetta Franco, responsabile dell’ufficio Percorsi di Legalità del Comune di Mesagne, che ha parlato dell’educazione alla le- galità nei diversi ambiti della società come scuola, famiglia, attività lavorative, istituzioni. Nella scuola deve essere data importanza al concetto che la legalità passa dal rispetto per l’altro. La famiglia sta vivendo, forse più di altri luoghi di for- mazione, l’inadeguatezza a saper trasmettere valori alle nuo- ve generazioni schiacciata dalle difficoltà economiche, ma incapace di distinguere il superfluo dal necessario. Padre Riccardo Brandi, priore dei padri carmelitani di Me- sagne, è intervenuto con alcuni cenni al mes- saggio della pace di sua Santità Benedetto XVI. Don Raffaele Bruno, rappresentante dell’as- sociazione Libera, ha sottolineato, tra le altre cose, l’importanza di fare rete e di essere uniti a tutti i livelli per sconfiggere la criminalità ri- scoprendo il concetto della “corresponsabili- tà”, denunciando anche un certo “bigottismo” nelle comunità cristiane. Tutti hanno fatto capire come le mafie si nu- trono del consenso di chi sta loro vicino, so- stituendosi allo stato dove questo è assente e assumendo il ruolo di dispensatori di benes- sere; tutto ciò ancor più in un periodo di ge- nerale difficoltà e disagio sociale come quello che stiamo vivendo attualmente. Moderatore è stato il prof. Antonio Formica. Nell’intervento finale, il sindaco ha sottolineato come sia ormai indispensabile recuperare il senso dell’essenziale par- tendo dall’esempio che sono chiamati a dare sacerdoti e ope- ratori pastorali che, per il loro ruolo e per le loro convinzioni, sono tra le persone maggiormente impegnate nell’educazio- ne alla pace e alla legalità. Download 0.88 Mb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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