A. A. 2013-2014 sp 2014 Prof ord. Uberto motta storia letteraria moderna: La letteratura dell’Italia Unita (1861-1968) martedí 17-19h, mis 3026


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1947 Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini

1948 Menzogna e sortilegio di Elsa Morante

1950 Le terre del Sacramento di Francesco Jovine

1952 I ventitre giorni della città di Alba di Beppe Fenoglio

1954 Racconti romani di Moravia

1955 Ragazzi di vita di P.P. Pasolini

1958 Il Gattopardo di G. Tomasi di Lampedusa

1959 Il calzolaio di Vigevano di Lucio Mastronardi

1959 La Gilda del MacMahon di Giovanni Testori

1960 La ragazza di Bube di Carlo Cassola

1961 Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia

1962 Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani

1962 Memoriale di Paolo Volponi

1963 Libera nos a Malo di Luigi Meneghello

Poesia 1945-1968: le voci ‘nuove’

Attilio Bertolucci (1911): La capanna indiana (1951)

Giorgio Caproni (1912): Il passaggio d’Enea (1956), Congedo del viaggiatore cerimonioso (1965)

Franco Fortini (1917): Poesia e errore (1959), Una volta per sempre (1963)

Andrea Zanzotto (1921): Dietro il paesaggio (1951), Vocativo (1957), La Beltà (1968)

Giorgio Orelli (1921): L’ora del tempo (1962)

P.P. Pasolini (1922): Le ceneri di Gramsci (1957)

Giovanni Giudici (1924): La vita in versi (1965)

Elio Pagliarani (1927): La ragazza Carla (1960)

Amelia Rosselli (1930): Variazioni belliche (1964)

E. Sanguineti (1930): Laborintus (1956)

l'età postunitaria (1861-1903): la poesia

  • G. Carducci (n. 1835)

1875-1898: Giambi ed epodi (1882), Rime nuove (1889), Odi barbare (1893), Rime e ritmi (1898)







l'età postunitaria (1861-1903)

F. De Sanctis (n. 1817) Storia della letteratura italiana (1870-71)

«La mia vita ha due pagine, una letteraria e l’altra politica, e non penso a lacerare nessuna delle due: sono due doveri che continuerò fino all’ultimo».

«La questione critica fondamentale è questa: posti tali tempi, tali dottrine e tali passioni, in che modo questa materia è stata lavorata dal poeta? In che modo quella realtà egli l’ha fatta poesia?».

«La parola è potentissima, quando viene dall’anima, e mette in moto tutte le facoltà dell’anima ne’ suoi lettori; ma quando il di dentro è vuoto, e la parola non esprime che se stessa, riesce insipida e noiosa».

«La famiglia, la patria, la natura, l’amore sono per il poeta, com’era Dante, cose reali, che riempiono la vita e le dànno uno scopo. Per il Petrarca sono principalmente materia di rappresentazione: l’immagine per lui vale la cosa»; «Gli è che a quest’uomo [Petrarca] mancava quella fede seria e profonda nel proprio mondo, che fece di Caterina una santa e di Dante un poeta. [...] È in abbozzo l’immagine de’ secoli seguenti, di cui fu idolo».

F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana (Machiavelli)

  • «Talora ti pare un romano avvolto nel pallio in quella sua gravità, ma guardalo bene e ci troverai il borghese del Risorgimento [...]. Machiavelli in quella sua veste romana è vero borghese moderno, sceso dal piedistallo, uguale tra uguali, che ti parla alla buona e alla naturale»;

  • «Quando Machiavelli scrivea queste cose, l’Italia si trastullava ne’ romanzi e nelle novelle, con lo straniero a casa. Era il popolo meno serio del mondo e meno disciplinato. [...] Senza tempra, moralità, religione, libertà, virtù sono frasi. Al contrario, quando la tempra si rifà, si rifà tutto l’altro»;

  • «Siamo dunque alteri del nostro Machiavelli. Gloria a lui, quando crolla alcuna parte dell’antico edificio. E gloria a lui, quando si fabbrica alcuna parte del nuovo. In questo momento che scrivo, le campane suonano a distesa, e annunziano l’entrata degl’italiani a Roma [20 settembre 1870]. Il potere temporale crolla. E si grida il viva all’unità d’Italia. Sia gloria al Machiavelli».



Gli scrittori siciliani: da Verga a Camilleri



l'età postunitaria (1861-1903)

  • G. Verga (n. 1840)

1880 Vita dei campi, 1881 I Malavoglia, 1883 Novelle rusticane, 1889 Mastro-don Gesualdo

«Lo scrittore grande è il celebratore della plebe del suo paese, la campagna attorno a Catania. […] Verga ha tanti linguaggi quanti sono gli strati ch’egli indaga, e li gestisce in parallelo. Dalla ‘simpatia’ verso i cosiddetti umili del Verga, che personalmente era conservatore come i ‘galantuomini’ alla cui classe apparteneva, non è lecita alcuna illazione di carattere politico: il Verga rusticano è il frutto più meraviglioso dell’oggettività e della sperimentazione veristica. […] La narrazione si fa di suo, come è stata detta, epica e favolosa, autorevolmente remota nel referto d’un eterno presente» (Contini).



G. Verga, I Malavoglia, Prefazione (1)

Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliuola, vissuta sino allora relativamente felice, la vaga bramosìa dell'ignoto, l'accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio.

Il movente dell'attività umana che produce la fiumana del progresso è preso qui alle sue sorgenti, nelle proporzioni più modeste e materiali. Il meccanismo delle passioni che la determinano in quelle basse sfere è meno complicato, e potrà quindi osservarsi con maggior precisione. Basta lasciare al quadro le sue tinte schiette e tranquille, e il suo disegno semplice. Man mano che cotesta ricerca del meglio di cui l'uomo è travagliato cresce e si dilata, tende anche ad elevarsi, e segue il suo moto ascendente nelle classi sociali.


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