A. A. 2013-2014 sp 2014 Prof ord. Uberto motta storia letteraria moderna: La letteratura dell’Italia Unita (1861-1968) martedí 17-19h, mis 3026


Download 445 b.
bet5/10
Sana05.07.2017
Hajmi445 b.
#10513
1   2   3   4   5   6   7   8   9   10

Le rose folte e larghe stavano immerse in certe coppe di cristallo che si levavan sottili da una specie di stelo dorato slargandosi in guisa d'un giglio adamantino, a similitudine di quelle che sorgon dietro la Vergine nel tondo di Sandro Botticelli alla Galleria Borghese. Nessuna altra forma di coppa eguaglia in eleganza tal forma: i fiori entro quella prigione diafana paion quasi spiritualizzarsi e meglio dare imagine di una religiosa o amorosa offerta.

1904-1926 La narrativa

1904, Il fu Mattia Pascal di L. Pirandello

1912, Il mio Carso di S. Slataper

1913, Canne al vento di G. Deledda; Un uomo finito di G. Papini [I vecchi e i giovani di L. Pirandello]

1919, Con me e con gli alpini di P. Jahier

1920, Pesci rossi di O. Cecchi

1921 Il podere di F. Tozzi

1923, La coscienza di Zeno di I. Svevo

1926, Uno, nessuno e centomila di L. Pirandello

E. Montale, da Ossi di seppia, 1925

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato.  Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

(datato 10 luglio 1923)

Il mondo di Ossi di seppia è un mondo negativo: secondo luoghi diventati proverbiali, il poeta si sofferma a descrivere il «male di vivere» che ha incontrato, e non è in grado di dire al suo lettore che «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». […] Non è remunerato da quel minimo di vitalità che inerisce anche all’operazione poetica, come appare luminosamente (e da lui pure asserito in modo esplicito) nel maggiore dei poeti «negativi», Giacomo Leopardi. Si aggiunga che la radicalità della poesia negativa è sottolineata dalla mancanza di qualsiasi ostentazione rivoluzionaria tanto nel linguaggio, di cui è facilmente dimostrabile la continuità con la tradizione fino al Pascoli e al Gozzano, quanto nella metrica, che, sia pure in forme non vincolate, libera frequentemente misure tradizionali e rime.

(G. Contini)

1904-1926 La narrativa

1904, Il fu Mattia Pascal di L. Pirandello

1912, Il mio Carso di S. Slataper

1913, Canne al vento di G. Deledda; Un uomo finito di G. Papini [I vecchi e i giovani di L. Pirandello]

1919, Con me e con gli alpini di P. Jahier

1920, Pesci rossi di O. Cecchi

1921 Il podere di F. Tozzi

1923, La coscienza di Zeno di I. Svevo

1926, Uno, nessuno e centomila di L. Pirandello

L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal, 1904

Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo: Io mi chiamo Mattia Pascal.

Grazie caro. Questo lo so.

- E ti par poco?

Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il non sapere neppur questo, il non poter più rispondere, cioè, come prima, all'occorrenza: - Io mi chiamo Mattia Pascal.

Qualcuno vorrà bene compiangermi (costa così poco), immaginando l'atroce cordoglio d'un disgraziato, al quale avvenga di scoprire tutt'a un tratto che... sì, niente, insomma: né padre, né madre, né come fu o come non fu; e vorrà pur bene indignarsi (costa anche meno) della corruzione dei costumi, e de' vizii, e della tristezza dei tempi, che di tanto male possono esser cagione a un povero innocente.

Ebbene, si accomodi. Ma è mio dovere avvertirlo che non si tratta propriamente di questo. Potrei qui esporre, di fatti, in un albero genealogico, l'origine e la discendenza della mia famiglia e dimostrare come qualmente non solo ho conosciuto mio padre e mia madre, ma e gli antenati miei e le loro azioni, in un lungo decorso di tempo, non tutte veramente lodevoli.

E allora? Ecco: il mio caso è assai più strano e diverso; tanto diverso e strano che mi faccio a narrarlo.

 

L. Pirandello, Uno, nessuno e centomila, 1926

– Che fai? – mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.

– Niente, – le risposi, – mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino.

Mia moglie sorrise e disse:

– Credevo ti guardassi da che parte ti pende.

Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:

– Mi pende? A me? Il naso?

E mia moglie, placidamente:

– Ma sí, caro. Guàrdatelo bene: ti pende verso destra.

Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altre parti della mia persona. Per cui m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzí come un immeritato castigo.

Italo Svevo, La coscienza di Zeno, Prefazione 1923

Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco lusinghiere. Chi di psico­analisi s'intende, sa dove piazzare l'antipatia che il paziente mi dedica.


Download 445 b.

Do'stlaringiz bilan baham:
1   2   3   4   5   6   7   8   9   10




Ma'lumotlar bazasi mualliflik huquqi bilan himoyalangan ©fayllar.org 2024
ma'muriyatiga murojaat qiling