Francesco bozza
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oggetti preziosi, e di tutti i mobili riserbati allo Stato", vi furono inventariati “docati quindeci moneta di rame, ed argento appartenenti alla Comunità provenuti dall’esazione dell’anno corrente 1809. Una sfera d’argento col piede di ramo cipro indorato. Due calici, uno tutto d’argento con patena, e l’altro con la coppa d’argento, e piede di rame indorato. Un incensiere colla navetta, e cucchiarino d’argento. Una piside con coppa d’argento, e piede di rame indorato. Un stellario per l'Immacolata Concezione di metallo indorato. Una croce di foglia di ottone antico indorata. Nel refettorio tutto vestito di legno con sedili tinti a marmo, vi sono undici banche, o siano mense di legno. Nella stanzina dietro refettorio vi sono tre pile, o siano vasi di pietra per uso di oglio. Nella cantina sottoposta alla Chiesa dietro il refettorio vi sono botti di legno N. 7, due di esse le più grandi con cerchi di ferro, e le altre con cerchi di legno. Un tinaccio grande di legno per navellar mosto di circa barili trenta. Tre sicchioni per tramutar vino. Una scala lunga di legno ad uso di fabbrica. Una cassa grande per conservar farina, o grano sistente nel fondaco. Un altro cassone per conservar legumi, ed altri generi. Vi sono bestiami di pecore, e capre in società principiata a 21 Agosto 1809 con Sisto Covatta, e sono: pecore di corpo N. 13, Montoni N. 3, agnelle N. 2, agnelli N. 1; Capre di corpo N. 4, Caprette N. 3, Capretti N. 3. Vi sono di più diciassette travi di pioppo da 30 a 40 palmi, meno che due, che sono della lunghezza di circa 20 palmi. Nel chiostro esistono circa duecento pietre lavorate, e sbozzate di diverse grandezze per uso del Campanile”, evidentemente in costruzione. 200 Inoltre, gli “incaricati della soppressione del Monistero de’ Minori Conventuali di Limosani” certificarono “di aver ritrovato nel sud.o Convento tomoli sedici di grano, quattro canne di legno da foco e Ventiquattro Barili di Vino”. Sopra una essenzialità, che è poco definire ermetica ed oscura, dell’“inventario de’ libri, quadri ed oggetti di scienze ed arti”, che con sintesi estrema riferisce del rinvenimento di soli “quattro grandi quadri, due mezzani e sedici ovali e tondi piccoli con diverse jmagini, i quali sono stati trovati nel quartino del Padre Giacinto Corvinelli”; su tale essenzialità, sulla cui volontarietà non pochi sono i dubbi, mena un pizzico di chiarezza la ‘protesta’ indirizzata “A sua Ecc.za il Cav.r Galdi Intendente di Molise” dallo stesso “Giacinto Corvinelli ex maestro, ed individuo del Soppresso Monist.o de’ Minori Conventuali di Limosani (il quale) divotamente espone come nella soppressione del sud.o Monistero furono estratti, ed inventariati dagli aggenti della soppressione sedici quadretti di un palmo meno diametrale con effigie, e figure di alcuni Santi, e di Campagnole, e quattro altri di due palmi, e circa mezzo diametrali con figura di S. Francesco uno, l’altro con figura del Ven.le Vescovo Lucci, il terzo col ritratto del Papa Garganelli, e ‘l quarto col ritratto del Cardinale Sciarra Colonna, quali erano ad uso ed ornamento della sua stanza. Ciò si fece dagli aggenti per loro cautela, e per fedel osservanza dell’artic. 6 della Real decretazione, nel quale si ordinava di doversi inventariare li quadri. Ma facendosi attenzione alla Sovrana decretazione nell’art. 6, si conosce ad evidenza, che si parla di quadri preziosi, di antichità, di stima, e di valuta, siccome non sono li dinotati quadri, i quali, in fuori della cornicetta di verniggia indorata, nel Testo sono di bassissimo conto, e di tozza ordinaria mano, non significanti, come si può far ispezzionare per la verità. Quindi supplica V.E. di dare gli ordini opportuni alli consignatarj, o a chi per Regola si deve, di ripassare al Supp.nte li denotati quadretti, e quadri, come quelli, che colla Real decretazione nell’art. 6 li vengono accordati, perché di uso, ed ornamento della propria stanza; e perché non compresi nella Real decretazione dell’artic. 6, non essendo li sunnotati quadretti, e quadri preziosi, e di stima, e valuta, intesa dal Sovrano D.G. E l’avrà a grazia ut Deus”. La assoluta mancanza di un pur minimo accenno alla consistenza del materiale librario porta ad ipotizzarne le razzie e gli scempi già compiuti. Con i danni facilmente immaginabili. Per la maggiore compiutezza delle notizie si riporta, infine, la descrizione “degli arredi, ed oggetti del servizio del Culto”. Da essa ricaviamo la seguente organizzazione della Chiesa: “Altare Maggiore. Una custodia di marmo, e porcellina di ottone inargentata; ne quattro altarini della Chiesa vi sono la Statua dell’Immacolata concezione, di S. Francesco d’Assisi, di S. Antonio, ed un Crocifisso grande di legno col Cristo di Cartapesta. Un organo a nove registri con cassa indorata d’intaglio, Due confessionili di noce lavorati ad intaglio. Nel corpo della crociera della Chiesa, e del coro cinque quadri grandi: uno rappresentante la conversione di S. Paolo; il secondo il rispetto, o santificazione del Tempio; il terzo la guarigione del cieco nato; il quarto la moltiplicazione dei pani; e il quinto l’apparizione di Cristo alla Maddalena sotto figura d’ortolano. Due altri quadri, uno rappresentante S. Ludovico, e S. Rocco, e l’altro l’indulgenza della Porziuncula. Ai lati dell’altare maggiore due cornocopj di ferro con lampade d’ottone. Nel coro un lettorino di noce con due libri corali di canto. Un campanello sulla porta della Sacristia per uso delle messe di circa rotoli due. Gli altari sono forniti con tovaglie di tela galante con pezzillo. Sacristia. Uno stipone, osia guardaroba mobile di legno con dentro un vaso di ramo cipro, e aspersorio per uso d’acqua benedetta. Una croce antica di ottone indorata per uso di processione. Una cassettina di legno per conservar ostia. Due ampolline di cristallo. Un parato di drappo di seta molto usato di fondo bianco, o sia lama d’argento fiorato, consistente in un piviale, una pianeta, due tonacelle con borsa, e velo da calice uniformi; 201 un'altra pianeta gialla per uso del bianco trenata bianca, borsa, e velo uniformi. Una pianeta verde violacea di calamo, e seta con borsa, e velo uniformi. Una pianeta nuova di tomasco verde violaceo guarnita di trene gialle con borsa, e vello uniformi. Una pianeta di tomasco bianco guarnita di trene gialle con borsa, e velo uniformi. Un piviale negro di tomasco con trene gialle, ed una pianeta consimile con borsa, e velo. Un piviale di tomaschetto color bianco con trene gialle. Un velo umerale di drappeto color bianco fiorato con trene gialle. Un altro piviale di tappeto verde violaceo con trene gialle. Due pianete di tomasco una rossa, e l’altra bianca con trene gialle di seta, colle borse, e veli. Tre camici di tela sottila per la celebrazione della Messa. Cinque tovaglie di seta sottile con pezzullo per gli altari. Due messali usati. Tre cotte usate di tela sottile con pezzulli. Nella sacrestia sudetta uno stipone con dodici candelieri grandi di legno indorato, e ventotto piccioli con frasche di tela, e carta per paramento degli altari. Un ombrello di drappeto fornito di trene gialle. Una borsa di legno per le statue. Sei ostensorj di ramo cipro per uso di reliquie. Un tumulo di legno colorato indorato per lo S. sepolcro. Una custodietta di legno colorata indorata. Nel dormitorio esistente un campana di circa cantaja otto col suo martello. Sul campanile imperfetto due campane piccole una di circa un cantajo e mezzo, e l’altra di circa rotoli venti” 335 . 335 La situazione degli “arredi ed oggetti del servizio del Culto”, è quasi in tutto confermata dallo “Stato degli arredi sacri, per li quali si son fatte le domande per parte delle Chiese più bisognose della provincia”. Da quest’ultimo piace riprendere, oltre che la descrizione di “Un Organo a nove registri con cassa indorata d’intaglio”, che, pertanto, doveva essere assai ben tenuto, anche quella dei “Cinque quadri grandi, rappresentanti uno la Conversione di S. Paolo; l’altro il rispetto, e Santificazione del Tempio; il terzo la guarigione del Cieco nato; il quarto la moltiplicazione dei pani; e l’ultimo l’apparizione di Cristo alla Maddalena in figura di Ortolano”. Tutti gli “arredi ed oggetti” rimasero, tuttavia alla Chiesa di S. Francesco in quanto “Il Sindaco di quella Comune a nome dell’intiera popolazione fece la domanda in questa ind.za a’ 10 Dec. 1809 di dover la Chiesa rimanere aperta come coadiutrice delle anime di due borghi situati fuori le mura, che colà hanno sempre esercitato il loro culto specialmente in tempo d’inverno, e perché il popolo vi venera Santuari di moltissima devozione”. E l’Intendente “con suo rapporto de’ 26 Gen.io 1810 la propose tra le Chiese che devono conservarsi aperte ed ora propone gli arredi che devono rimanergli per l’esercizio del culto,…”. Per scrupolo burocratico e perché così si costumava, riguardo alla consegna in custodia dei vari arredi e dell’oggettistica, sia sacra che non, venne redatto il seguente verbale. “Limosani, li ventisette settembre mille ottocento, e nove. Si sono personalmente avanti di noi Incaricati per la soppressione del Convento de’ Minori Conventuali costituiti i Sigg. Giuseppe Fracassi Sindaco, ed Ambrosio d’Addario della medesima, i quali con giuramento dichiarano aver ricevuto in consegna gl’infrascritti beni = Una custodia di marmo col portellino d’ottone inargentato; una statua dell’Immacolata Concezione, di S. Francesco d’Assisi, di S. Antonio; un Crocifisso grande; Un’organo a nove registri, con cassa indorata; due confessionali di noce intagliati; cinque quadri grandi, uno di S. Paolo, l’altro del rispetto del tempio, il terzo del cieco nato, il quarto la moltiplicazione dei pani, ed il quinto l’apparizione del Cristo alla Maddalena; due altri quadri uno di S. Ludovico, e S. Rocco, e l’altro della Porziuncula; due cornocopj di ferro con lampada d’ottone; un lettorino di legno con due libri di canto; un campanello sopra la porta della Sacristia di circa rotola due; gli altari con tovaglie di tela galante con pezzillo numero cinque; un guardaroba mobile di legno con un vaso di rame cipro, e aspersorio per l’acqua benedetta; una croce antica di rame indorato per le processioni; una cassetta di legno per l’ostia; due orciuoli di cristalla; un parato di drappo molto usato di fondo bianco di lama d’argento, cioè un piviale, una pianeta, due tonicelli con borse, e velo uniforme; una pianeta con borsa, e velo giallo; una pianeta verde di Calamo con borsa, e velo; una pianeta nuova di tomasco verde borsa, e velo con trene gialle; una pianeta di tomasco bianco, borsa, e velo con trene gialle; un piviale nero di tomasco con trene gialle; una pianeta consimile con borsa, e velo ; un piviale di tomaschetto bianco con trene gialle; un velo umerale bianco fiorato con trene gialle; Un altro di drappetto violaceo, e verde con trene gialle; due pianete di tomasco una rossa, e l’altra bianca con trene gialle con borsa, e veli; tre camici di tela sottile; due messali usati; tre cotte usate con pezzillo; uno stipone con dodeci candelieri grandi di legno usati, e indorati, e ventotto piccoli con frasche di tela, e carta per gli altari; un ombrello di tomasco rosso usato; una bara di legno per le statue; sei ostensori di rame cipro per le reliquie, un tumulo di legno indorato pel S. Sepolcro; una custodietta di legno indorata colorata; una campana grande di circa cantaja otto col suo battaglio, e due altre campane una di circa un cantajo, e mezzo, e l’altra di circa rotola venti sistenti sul campanile imperfetto; sette botti di legno due più 202 Una “nota degli oggetti preziosi dei Monisteri soppressi”, che andrebbero aggiunti a quelli indicati, evidenzia come, mentre i due di ‘niun pregio’ (gli ultimi) restarono “per uso della chiesa”, dal Convento di Limosano furono portati via e sparirono definitivamente i tre, i primi dell’elenco, di maggior valore. - Una sfera d’argento col piede di rame cipro dorato, di libre tre di peso e dal valore di 20:40 ducati; - Un’incensiere d’arg.to con navetta e cocchiarino anche d’argento, di libre due ed otto once di peso e dal valore di 18:51 ducati; - Un calice interamente d’argento con patena, di libra una e quattro once di peso e dal valore di 34:00 ducati; - Un’altro calice con coppa, e patena d’argento, piede di rame cipro dorato, di libra una e nove once di peso e dal valore di 6:80 ducati, che “resta per uso della chiesa”; - Una pisside d’arg.to con piede di rame cipro dorato, di libra una e due once di peso e dal valore di 6:23 ducati, che “resta per uso della chiesa”. Alla luce dei documenti riportati, la vita monastica, specie di quella condotta dai frati dentro del ‘Monistero’, è ora meno difficile da immaginare e, soprattutto, più facile la ricostruzione. Anche se, e lo si vedrà molto chiaramente nel prosieguo, perché quest’ultima possa risultare più completa, non si può, in nessun caso ed in nessun modo, prescindere dal dare uno sguardo all’amministrazione dell’ingente patrimonio monastico. 5.3 - Il patrimonio del Convento Tanto il ruolo che la specificità della funzione amministrativa, da sempre svolti dal Convento nell’ambito territoriale dell’intera area riconducibile al corso mediano del Biferno, risultano più che evidenti dall’elenco, o ‘inventario’, “di tutt’i Titoli, Scritture, Libri di Conti, ed altre carte relative alla proprietà, e rendita, e agli obblighi, e pesi del Monistero de’ Minori Conventuali di Limosani”, compilato “li 27 Settembre 1809”. Ed emergono da esso, inoltre, la consistenza della massa relativa all’aggregazione patrimoniale, sia monetaria che fondiaria, nonché la tipologia dei vari ‘contratti’ posti in essere e, probabilmente, rinnovati con una periodicità da ritenersi, per la maggior parte dei casi, annuale. Furono rinvenuti: “1°. Un libro generale di Tutti i Capitali in danaro di fogli scritti N°. 78. 2°. Una platea pubblica di tutti li Beni Stabili, che ha sempre posseduto, e possiede il detto Monistero, con fogli scritti, ed indice di piante N°. 7, le piante poi sono n. 62. 3°. Un'altra platea anche di piante non autentica, e legate di fogli scritti N°. 82. grandi con quattro cerchi di ferro per ciascuna, in una delle quali esistono circa ventiquattro barili di vino, e cinque con cerchi di legno; un tinaccio di legno per lavellare il mosto di circa barili trenta; tre secchioni per travasar vino; una scala lunga di legno ad uso di fabrica; una cassa grande per conservar farina, e grano, sistenti nel fundaco, ed un altro per conservar legumi, o altri generi; diciassette travi di pioppo, cioè due di circa palmi venti l’uno, e quindeci di trenta, o quaranta palmi; tredici pecore di corpo, tre montoni, due agnelle, un’agnello, quattro capre, tre caprette, e tre capretti date a Sisto Covatta in società nel dì 21. Agosto corrente anno 1809; sei quadri, due cioè mezzani, e quattro grandi, e sedici ovali, e tondi piccioli con diverse imagini; il Rifettorio guarnito di legno con undeci panche, e sedili; tre pile di pietra ad uso d’oglio sistenti nel fondaco dentro al Rifettorio, e in fine tutto il locale del Convento. Quali effetti stabili, e mobili essi costituiti si obbligano di conservare, ed esibire ad ogni richiesta dello Stato, ad eccezione del grano, vino legna, ed undeci travi venduti, e il prezzo introitato, come da’ processi verbali formati dagl’Incaricati a norma delle istruzioni, e essi congiuntamente si sono obbligati. Fatto, e chiuso oggi sud.o giorno, e anno. Sindaco Giuseppe Fracassi si obbliga come sopra + Segno di croce di Ambrosio d’addario, che si obbliga come sopra, e non ha firmato per non sapere scrivere Durand, Verificatore Petrone, Consigliere Distrettuale Incaricato.”. 203 4°. Copia di platea di Beni, e Rendite di detto Convento di fogli scritti N°. 48. 5°. Varie carte volanti relative alle sudette piante, e platee, di carte scritte N. 22. 6°. Un libro di Censi Bollari del detto Convento della Terra di Limosani, e di quella di S. Angelo, e Fossaceca di fogli scritti N°. 19. 7°. Un libro di Censi Bollari del Convento sudetto in detta Terra di Limosani per l’anno 1809, di carte scritte N. 39. 8°. Un libro di Censi bollari nella Terra di Montagano, e della Terra di Matrice pel 1809 di fogli scritti N°. 20. 9°. Un libro di Censi Bollari del Convento di Limosani nella Terra di Petrella pel 1809 di fogli scritti N°. 3. 10°. Un libro di Censi, ed affitti de’ Territorj del Convento di Limosani con un notamento de’ Bestiami pecore, e capre di fogli scritti N°. 19. 11°. Diverse scritture, o sieno obblighi de’ particolari Coloni de’ Terreni dal 1790, non rinnovati, N. 57.” 336 . Oltre alla evidente e puntuale precisione usata nella gestione, le cui decisioni erano prese nei ‘consegli’ che si tenevano nel refettorio dai religiosi “congregati al suono di campanello”, va sottolineata la diffusione del disponibile fondiario non solo nella ‘Terra’ di Limosani, ma anche in quelle di S. Angelo, di Fossaceca (Fossalto), di Montagano, di Matrice e di Petrella. E, lo si desume da altra fonte 337 , di Castropignano ed addirittura di Larino. Questo a riprova del fatto che il Convento limosanese rappresentava un punto di riferimento notevole per l’economia dell’intero ambito territoriale dell’area del medio Biferno. E non solo, in quanto con atto del 22 Agosto 1860 (v. ASC) “i Reverendi Padri Conventuali di Limosano Padre Maestro Giuseppe Borsella fu Luigi, e Padre Venanzio Fracassi fu Pasquale, componenti l’attuale famiglia del Convento de’ Minori Conventuali di Limosano… dichiarano che la Religiosa Comunità da loro rappresentata ha delle rendite ne’ Comuni di Apice, Bonito, Montefusco, Mirabella e Grottaminarda, in Provincia di Principato Ultra… (e, per tutelare i loro interessi) istituiscono Procuratore ad lites…”. Anche se (v. nota 4) sembra che assegnazioni, in tal senso e con una ricostituzione del patrimonio diversa da quello posseduto prima della soppressione, avvennero al momento della riapertura del 1821. Riguardo alla tipologia dei contratti, l’ “introito” del corrispettivo, oltre che per canoni di ‘censo bollare’ o di ‘affitto’, era relativo a: ‘spese di metenda’, ‘capitale’, ‘prezzo residuale di lana’, ‘dichiarazione d’affitto’, ‘polizza bancale (o anche ‘bancala’)’ e ‘albarano’. Il quantitativo da incassare, ma il documento, essendo del 1810 338 , probabilmente riporta una situazione in cui è possibile si fossero già verificate delle sensibili variazioni rispetto alla reale consistenza degli anni precedenti, dai 376 debitori (dal n. 317 al n. 692 dello “Stato generale di tutte le reste dei Monasteri soppressi… giusta i bastarduoli di ciascun Monistero”) era così ripartito: DERRATE DI PRODOTTI CONTANTE Tomoli - quarti - misure Ducati - grani Montante (anno corrente) 148 - 2 - 2 e 1/2 230 - 49.3 Arretrato 20 - 2 - 2 e 1/2 272 - 06.3 T O T A L E 169 - 1 - 1 502 - 55.5 La tabella evidenzia come la gestione amministrativa del circolante monetario fosse diventata preponderante, e non poco, rispetto a quella del patrimonio fondiario. Risulta ciò ancor più 336 V. nota 57. 337 ASC, Fondo Monasteri soppressi. B. 3, f. 11. 338 ASC, Fondo Monasteri soppressi. B. 3, f. 11. 204 evidente laddove si fa un’analisi, pur affrettata e necessariamente veloce, de “gli stati n.i 1 e 2 de’ beni stabili, mutui, capitali del Monistero soppresso de’ Minori Conventuali di Limosani”, che “li 2 Decembre 1809” il “Direttore della Registratura, e de’ Demani”, insieme “colle seguenti carte, cioè sette inventarj separati, una dichiarazione de’ Religiosi collo stato di essi, e finalm.e uno stato di consegna” (che sono state già riportate), trasmetteva (‘complicava’) “al Sig.r Intendente della Provincia (di Molise)” 339 . Dallo “stato n. 1°”, o “Stato de’ beni stabili…”, risultavano 76 partite, di cui, oltre alla n. 1 (Locale del Monistero), alla n. 74 (fondaco e Casa a Limosani) ed alla n. 75 (Casa a Limosani), ben 73 riguardavano ‘pezzi’ di “Territorio” e di alcune vigne, tutte nell’agro di Limosano, per una estensione complessiva di ‘tomoli’ 315:00:00. Di esse, eccettuata una “Vigna alle Macchie” estesa ‘tomoli’ 3:1:2, che ancora “si coltiva da’ Monaci”, le restanti 72 partite, delle quali tutte il Convento era “padrone assoluto”, si tenevano in fitto; e la scadenza del pagamento del relativo canone, che ammontava a ‘tomoli’ 104:3:1 di grano, era fissata per tutte ad agosto. Una considerazione a parte andrebbe fatta sulla estensione complessiva dell’intero patrimonio terriero. Difatti, contrariamente al dato già riportato, le operazioni di ‘verifica’ e di ‘misura’, svolte “li quattro del mese di Xbre dell’anno mille ottocento tredeci in Limosani” e, pertanto, dopo ben quattro anni, determinarono una superficie totale di ‘tomoli’ 536:2:0 e Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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