Francesco bozza
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- Molinosa ”. Nel 2007 (1° dicembre) ha organizzato il convegno “LIMOSANO: la zecca e le monete
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- 1.2 - Il proto-Cristianesimo
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FRANCESCO BOZZA LIMOSANO: Questioni di Storia Ricostruzioni ed Approfondimenti LIMOSANO: Questioni di Storia Ricostruzioni ed Approfondimenti Al figlio Fabio col rispetto, intimo e sincero, della sua libertà di uomo questa testimonianza concreta, seppur modesta, di amore paterno teso alla costruzione del suo futuro più sereno Con un sentimento di orgoglio e di liberazione, ora che sono riuscito a portare a termine anche quest’altra mia ricerca, sento di poter dire: “Finalmente!” Mi ha accompagnato il sogno di riportare ad lucem, ed a farle come rinascere, le cose che, costruite dai padri, rappresentano quello che siamo ora, in questo momento e qui. Perché si è la somma dei momenti, tutti, vissuti. Nella sofferenza e nella gioia, ma ‘vissuti’. Penso di non offendere nessuno, dicendo che ho dovuto sopportare eccessiva fatica. Perché, a parte il mio “Limosano nella storia”, che, uscito nel 1999, pure sta incontrando riscontri soddisfacenti, ho dovuto ‘lavorare’ tra la mancanza assoluta di ricerche riguardanti l’area del medio Biferno e, più nello specifico, di Limosano. Sono consapevole che avrei potuto, di certo, far meglio; ma ugualmente ne provo grande soddisfazione. Non tanto per averlo finalmente portato a termine, il presente lavoro; ma per essere, soprattutto, riuscito ad indicare, con l’essere andato, pazientemente e con dedizione (e devozione), a ‘scavare’ le radici sporcandomi le mani di terra, i percorsi da seguire per trovare il terreno fertile sul quale costruire il futuro. Qui sono raccolti gli elementi per progettare, appunto, tale futuro. E, se non si sa partire da essi, si è destinati a non averne, di futuro. Come metodo, ho preferito cercare fonti e documenti ed ho preferito, più che (o, non solo) affidarli alla mia personale interpretazione, farli parlare direttamente e raccontare come sono andate le cose accadute. A me pare che ne sono venuti fuori dei quadri con affreschi palpitanti di vita sofferta, ma vera; e sono emersi pure le grandi conquiste, anticipatrici del futuro, che chi ci ha preceduto ci ha voluto tramandare. Questo mi ero prefissato di far rivivere. Mi si permetta di chiedere solo una attenzione benevola da parte di quel cortese lettore che avrà la bontà di leggere e di seguirmi sino in fondo. Lo voglio, sin da ora, ringraziare. Limosano, 19 Agosto 2001 Francesco Bozza Francesco Bozza nasce a Limosano (Campobasso) il 25 luglio 1948 e, dopo un brillante curriculum di studi, si laurea in Storia e Filosofia presso l’Università degli Studi di Napoli nel 1972. Si occupa, in prevalenza, di ricerche storiche. La profonda conoscenza delle problematiche di storia locale – ha dedicato, oltre ai vari articoli ed interventi su riviste prestigiose, diversi lavori di ricerca storica all’ambito territoriale del medio Biferno [“Limosano nella storia” (Campobasso 1999); “Limosano: Questioni di storia”, Campobasso 2008; “L’antistoria nel medio Biferno”, portata a termine nel 2007; “Pietro de’ Marone: l’avventura del molisano del suo tempo che diventerà Papa Celestino V” (L’Aquila 2006); “Segni di presenze bizantine nel ‘Samnium’ molisano dell’alto medioevo (476-1054)”, consegnato alla stampa] – e quelle della storia generale gli consente analisi critiche ed ipotesi originali per una corretta re-interpretazione degli avvenimenti storici. La solida cultura classica lo porta ad essere particolarmente attento alla fonte, assai sensibile alla lettura interpretativa del documento e, quando non innovativo nella proposta, molto raffinato nella sua personale e meditata rielaborazione dei contenuti. Appassionato di letteratura, riesce a leggere e ad interpretare le suggestioni dell’evento naturale e cosmico con particolare sensibilità e delicatezza estrema. Ciò gli ha consentito di scrivere le raccolte di poesia: “Il gabbiano e il mare” (2002); “Campo di grano con papaveri”, in corso di stampa; “Le mani mie nel mare”, in co-produzione nella raccolta “Due granelli di sabbia”, Bucarest 2007. Sta lavorando alla raccolta “Nelle periferie dell’anima” Ha pronto per la stampa, che presumibilmente avverrà nel 2009, anche il romanzo “Molinosa”. Nel 2007 (1° dicembre) ha organizzato il convegno “LIMOSANO: la zecca e le monete”. 5 CAPITOLO 1° LA DIOCESI: DA ‘TIFERNATE’ A ‘MUSANENSE’ 6 7 LIMOSANO: Gli insediamenti sannitico-romani, il percorso viario e le stazioni intermedie di “Ad Canales” e “Ad Pyrum” della Tabula Peutingeriana. Localizzazione del sito delle battaglie di ‘Tiphernum’ descritte da Tito Livio 8 1.1 - Tifernum: ipotesi di localizzazione Alla guerra sociale (91-87 a.C.), voluta con determinazione dalla Confederazione delle popolazioni italiche, guidate ancora e per l'ultima volta dai Sanniti, con l'obiettivo di tenere la cittadinanza e la equiparazione nei diritti, Roma con e dopo la vittoria fece seguire "in Samnio" una romanizzazione fatta di genocidio sistematico mediante l'annientamento brutale e lo sgozzamento animalesco dell'elemento maschile, rimpiazzato con deportazioni in massa 9 di intere 'gentes' (nello specifico dell'area mediana del Biferno con la tribù Voltinia); fatta di pulizia etnica mediante l'ingravidamento di quello femminile con lo stupro e la violenza razziale; fatta di devastazioni e saccheggi perpetrati con l'intento di privare gli autoctoni sia della identità culturale come di quant'altro essi erano riusciti a rendere disponibile all'avanzare della propria storia. Tanto che dopo non si sarebbe più potuto trovare nel Sannio alcunché di sannitico. A conferma di tutto questo anche la recente ricognizione del Barker ha riscontrato che "il momento di più forte decremento della popolazione rurale nella valle,..., riflette l'événement costituito dalle conseguenze della guerra sociale. In conseguenza di questa definitiva imposizione della romanizzazione, il Latino rimpiazzò l'Osco come linguaggio dominante, le élites abbracciarono i modi romani di vestire e di comportarsi, ed il surplus da essi prodotto non più veniva condotto ai santuari o agli insediamenti fortificati, bensì fu convogliato nella costruzione di monumenti di prestigio che,..., furono realizzati nell'alta, media e bassa valle (Bovianum, Fagifulae e Larinum rispettivamente)" 1 del fiume Biferno. Questi tre "municipia", così come gli altri situati nel territorio dell'attuale Molise (Saepinum, Aesernia, Venafrum e Terventum), sicuramente mantenendo tutti continuità con preesistenti insediamenti abitativi di origine sannitica, furono istituiti, oltre che per affermare la 'romanitas', perché esplicitassero funzioni strategiche e di controllo sulle arterie stradali, sui corsi d'acqua e su quelle strutture produttive, che, in una regione a forte vocazione agricola ed alle strette dipendenze delle istituzioni, vengono organizzandosi nelle 'villae' e nei 'latifundia', nei quali una economia di mero sfruttamento sta sempre di più rimpiazzando quella agro- pastorale e di sopravvivenza. Ciò vuoi per il vistoso calo demografico che si era avuto e vuoi per la forzata rinuncia da parte dei Sanniti al loro classico modo di essere "vicatim". Nella media valle del Biferno, poiché ben riassume tutte quelle caratteristiche e mantiene la continuità con il preesistente insediamento di Tifernum, situato, di poco lontano, sulla dirimpettaia collina, viene assegnata la dignità di "municipium" a Fagifulae, che è centro emergente, più 'romanizzabile' e del primo meglio posizionato rispetto al fiume. Da parte sua Tifernum aveva già visto iniziare il suo declino con i saccheggi subiti sin da quando nelle sue adiacenze (alla "Morgia della Battaglia") si erano avuti gli scontri del 304 e del 297 a.C. descritti da Livio nei suoi "Ab Urbe condita libri" 2 . Aveva poi ricevuto il secondo e più duro colpo dopo la guerra sociale, quando "le città più ribelli furono distrutte: alcune rase al suolo dalle radici,..., ed altre ridotte in uno stato che non ne avresti trovata una con la dignità di città" 3 . Ciò nonostante, è da supporre che, pur in posizione decentrata (ma il "ponte" le teneva ugualmente e comunque ben collegate), satellizzata ed alla periferia della preferita e più moderna Fagifulae, anche la più antica Tifernum col tempo riacquista una sua visibilità, rimane in qualche modo antagonista a quella e non abdica dalla sua funzione-vocazione di punto di riferimento, almeno per le popolazioni della media valle alla sinistra del Biferno. 1 BARKER G., Due Italie una valle una prospettiva, in ALMANACCO DEL MOLISE (d'ora in poi solo AM) 1991, II, pag. 90. La ricognizione guidata da BARKER ha accertato la riduzione degli insediamenti romani ad 1/3 di quelli sanniti. Notevoli, sempre a cura del Barker, i volumi, purtroppo solo in lingua inglese: A Mediterranean Valley e The Biferno Valley Survey, entrambi London (Londra) 1995. 2 LIVIO T., Ab Urbe condita Libri..., IX, 44, e X, 14. 3 STRABONE, Geographia, V, 9. "Pervices fractae fuere civitates: aliquae vere radicitus exstintae,..., et aliae talis qualis ne unam pro dignitate censueris civitatem". 10 Scultura di statua femminile, databile al periodo tra l’VIII ed il VI secolo a.C., rinvenuta in località di “Colle (del)le Case’r”, che, presumibilmente la stessa del ritrovamento della “lapide tiferniana”, situava lungo la “publica via”, che in un catasto del 1816 era descritta: “per via Cupa, e Corcorillo, sotto le Case, va al passo di Campobasso” ed alla Covatta. Tale località può essere fatta coincidere con la “Ecclesia S. Martini ad Bifernum”(v. 2° Capitolo). I numerosi rinvenimenti, sporadici ed, in assenza di una sistematica indagine di ricognizione archeologica, casuali, di reperti di ogni tipo (iscrizioni, statuette, monete sia di epoca sannitica che romana,...) 4 ; l'analisi comparata della eziologia dell'etimo 'ti-pher(num)' con i nomi di 4 Per quanto riguarda le iscrizioni, si veda: DE BENEDITTIS G., Repertorio delle Iscrizioni Latine, III Fagifulae, Campobasso (?) 1997, con particolare riferimento: alla n. 6 (CIL, IX, 2595), rinvenuta in "contrada Monte Mercurio (anche Monte Marcone)"; alla n. 16 (CIL, IX, 2621), rinvenuta anch'essa in "località Monte Marcone (o Mercurio); alla n. 17 (CIL, IX, 2623), "rinvenuta in agro di Limosano, località Colle Ginestra", che, per dimensione (h. 57 x l. 93; sp. 17 cm.), per grandezza delle lettere (h. 18 cm.) e per il colore di esse (rosso), potrebbe rappresentare un 'pezzo' del frontone di un santuario. Quanto alla n. 2 (CIL, IX, 2553), contrariamente a quel che sostiene FORTE M.L. (Fagifulae, testimonianze epigrafiche, in AM 1991, pag. 45 e segg.), che la dice, dimostrando scarsa conoscenza dei luoghi e dei fatti legati alla 'lapide tiferniana', "rinvenuta su un ponte sul Biferno tra Trivento e Campobasso", e contrariamente alla tesi di chi la vorrebbe trovata in agro di Montagano, essa venne rinvenuta, se non prima, al più tardi nel 1724 in agro di Limosano presso il fiume Biferno e, d'ordine del Cardinal Orsini, murata sul ponte di Limosano, che quell'anno era in fase di rifacimento. Tanto da indurre il MOMMSEN ad attribuirla a Trivento e, prima di lui, MATTEO EGIZIO a posizionare la stessa Tifernum tra il Biferno e Limosano. Ed, a questo punto, senza alcun tentativo di spostare l'evidenza della lapide tiferniana né a Terventum, come pretendeva la storiografia 'classica' e Mommsen, e né tantomeno a Fagifulae, in quanto centro posto alla destra del Biferno, come pretenderebbe la ricerca più recente, sembra più corretto e di maggior rispetto della verità storica lasciarla a Tifernum, insediamento sì satellite e nell'orbita fagifulana, ma completamente autonomo nel suo essere. Va aggiunto che di recente nell’area tiferniana è stato rinvenuto qualche reperto assai interessante. Prima di tutto, a “Colle Ginestra”, una colonna (alta circa un metro) ellenico-romana, di sicuro proveniente da qualche tempio, che siamo riusciti a fotografare. E poi, alla zona di “Colle le Càsere”(al margine della più conosciuta contrada Cese) e dove, con ogni probabilità, si rinvenne la lapide tiferniana, una grossa statua in pietra-calcare, raffigurante, forse, una dea della fertilità. Anche di quest’ultima ci si sta adoperando per recuperarne almeno una fotografia. Circa le statuette, si veda, una per tutte, quella bronzea riproducente 'Ercole in assalto' descritta da DI NIRO A. (Piccoli Bronzi figurati nel Museo di Campobasso, Campobasso 1978, tav. VII). Come si diceva, recentemente da un contadino, tal Giancola Nicola, è stata rinvenuta in località della Contrada "Colle (del)le Casere" (non 11 alcuni luoghi in territorio limosanese 5 ; i motivi di coerenza e di opportunità storica, che, soli riescono a spiegare vicende, episodi e circostanze di fatti 6 ; questi e tanti altri (frequenti ritrovamenti di resti umani, sarcofagi in pietra con scheletri al loro interno, utensileria antica, monili, preziosi, ecc.) i motivi che inducono a fissare il sito di Tifernum in una posizione ben precisa. molto distante dal luogo in cui fu ritrovata la lapide tiferniana) una scultura in pietra raffigurante una divinità. Corre anche notizia che nella stessa contrada, dove, per la vicinanza a ‘Pesco Martino’ potrebbe localizzarsi il Monastero di S. Martino Vescovo, sono stati trovati diversi oggetti in oro ed antiche tombe in pietra. Il tutto, però, viene tenuto nascosto per timore di 'espropri' di terreni da parte delle autorità. Relativamente alle antiche monete, i rinvenimenti, sparsi sull'intero territorio dell'agro di Limosano, così come hanno confermato le numerosissime testimonianze 'orali', sono stati non pochi ed abbondanti. 5 Attualmente in agro di Lucito (anticamente era agro di Limosano) vi è la contrada di FERRARA, dove insisteva un omonimo 'Casale', che (v. PIEDIMONTE G., Notizie civili e religiose di Lucito, Campobasso 1899) "è probabile sia stato distrutto col terremoto del 1456; (anche se) dopo fu ricostruito il solo palazzo con poche case attorno nelle quali abitavano i fittaiuoli e i pastori, nel Palazzo villeggiava il Barone"(pag. 109). Quel 'Casale', che fu feudo, così come altri (v. COVATTA, che il 30 agosto 1631 ancora esisteva, essendovisi fatta l'apertura "presente cadavere", che verrà seppellito "dentro la Matrice Chiesa di detta Terra nominata Santo Pietro, del testamento 'chiuso' rogato l' 11 luglio dello stesso anno da Lucia Radatto nella sua casa "sita intus dictam Terram in loco d.o vicino la Porta di sopra" alla presenza dei testimoni: Leonardo Marchetta, Donato e Pietro Palumbo, Andrea Castiglione, Stefano Gabriele e Francesco Radicchi, tutti "affate Terre Cubatte"), scomparve definitivamente tra il 1610 ed il 1650. Relativamente a "quell'amena distesa di colli,..., i ruderi di vetuste mure, e l'essersi ivi rinvenuti molti utensili antichi, idoli di bronzo, specie Ercole e Giove, e molte monete di rame ed argento, consolari ed imperiali, fanno testimonianza che ivi sorgesse una città sannitica, forse l'antica Tifernum... E si noti che Matteo Egizio asserisce che la città di Tifernum era tra il Biferno e Limosano. Del medesimo parere furono G. Galanti, L. Giustiniani e Domenico Romanelli" (v. PIEDIMONTE G., op. cit., pag. 107). Circa l'etimo 'Ferrara', che contiene la radice "PHER" (o anche 'FER'), potrebbe essere proposta la derivazione, con successivo fenomeno di 'corruzione' linguistica, da "(ti)PHERna-ra". Posta al confine tra i territori di Limosano, di S. Angelo e di Lucito, non lontana di molto da quella di Ferrara, vi è la Contrada di CASCAPERA, dentro la quale insisteva l'omonimo 'Casale', anch'esso feudo. E, poiché non figura né nel Catalogus Baronum e né nelle Rationes decimarum ecclesiae potrebbe essere possibile che nei periodi (secoli XI e XIV), cui tali documenti si riferiscono, l'insediamento fosse già andato distrutto. In tal modo il nome 'CASCAPERA' si riferirebbe ad un sito di un antico ('CASCUM', plurale 'CASCA', = antico, vecchio) insediamento ricollegabile ed identificabile con TiPHERnum, che ha, si badi bene, la stessa radice etimologica, P(h)er, di quest'ultimo. Tale radice, se la si fa derivare da PYR (genitivo PYROS, = fuoco), potrebbe far pensare ad una località dove si svolgevano antichi (CASCA) rituali con il fuoco; se, al contrario (ma a noi questa seconda ipotesi pare meno probabile), la si deriva da PYROS (gen.: -OU, = grano), ci si potrebbe riferire ad una località, particolarmente fertile, dove veniva prodotto grano in abbondanza. In ogni caso è sin troppo evidente l'affinità etimologica tra i toponimi di CASCAPERA e di FERRARA con quello della stazione 'Ad PYRum' sull'antica strada di collegamento tra Bovianum (Boiano) e Larinum (Larino) riportata dalla 'Tabula Peutingeriana'. Tale affinità è un ulteriore elemento di prova dell'esistenza di quell'arteria viaria e che essa necessariamente corresse lungo il Biferno ed alla sinistra di quel fiume. 6 A parte la 'compatibilità' morfologica del territorio e nella tempistica con gli avvenimenti descritti da LIVIO, anche motivazioni di necessità e di opportunità, come la vicinanza della località FERRARA-CASCAPERA al confine tra le popolazioni della Pentria, nemiche irriducibili di Roma, e quelle della Frentania, alleate del popolo romano, inducono ad ivi collocare il sito di una emergenza insediamentale (e la prossimità della strada, di cui alla nota precedente, ne diventa logica conseguenza) ricollegabile ed asservita ad un Santuario, importante luogo di gestione politica e di culto. 12 Reperto di colonna rinvenuta nell’area di Cascapera. Del resto, se le stesse ragioni sono esaustive per l'ipotesi di collocare Fagifulae (che pure andrebbe posizionata, per ragioni migliori, decisamente più a valle e precisamente in quella zona pianeggiante posta al confine con Petrella) alla contrada Faifoli dell'agro di Montagano, perché non ritenere le analoghe motivazioni, oltre tutto qualitativamente e quantitativamente più puntuali, altrettanto valide a posizionare Tifernum in quel sito posto alla sinistra del Biferno che è Colle Ginestra, contrada limosanese tra Cascapera, Ferrara e Monte Marconi (o Mercurio)? E che tale insediamento, e solo esso, sia da identificare con la liviana "Tiphernum" e non con altri, oltre alle cennate motivazioni etimologiche ed alle analoghe ipotesi proposte con continuità ed 'ab antiquo' dagli storici (v. le note 4, 5 e 6), vi sarebbe la stessa omonimia col nome del fiume Biferno, già "Tiferno". E se mutamenti di media o di lunga durata si verificarono, gli unici possibili possono essere riferiti solamente ad un più che probabile 'spostamento' più in alto dell'insediamento abitativo, dopo le distruzioni ed i saccheggi (ultimi, si diceva, quelli seguiti alla guerra sociale), da Ferrara, che da questo momento rimane una semplice 'statio', verso Cascapera (a Colle Ginestra ed a Monte Marconi), dove, da ora, viene riorganizzata una struttura da villaggio 13 urbano intorno all'area di un preesistente 'santuario' sannita sito in quest'ultima contrada e che era, al momento, in uno stato di avanzata decadenza. Anche la storiografia più recente non solo non esclude l'ipotesi, ma al contrario pare si stia sempre con maggiore decisione orientando verso di essa, della contemporanea esistenza dei due insediamenti, allorché inizia a riconoscere la validità e l'opportunità di prendere in considerazione "se l'abitato (di Fagifulae) non avesse strutture analoghe a quelle di 'Ferrara', un centro fortificato poco noto posto presso Lucito di cui si conosce un solo circuito murario disposto a mezza costa, ma di cui sono segnalati altri terrazzamenti più a valle; i dati raccolti fanno infatti ritenere che il municipio romano sia stato sovrapposto ad un centro italico le cui strutture avranno condizionato non poco ogni eventuale adattamento agli schemi urbani romani, sempre che ciò sia possibile" 7 . 1.2 - Il proto-Cristianesimo Parallelo al corso del fiume Biferno e solo a qualche centinaio di metri alla sua sinistra, come dicono i documenti, è 'ab antiquo' esistito un tracciato di strada 8 , che è lo stesso che, rappresentato anche nella 'Tabula Peutingeriana' 9 , andava "da Bovianum a Larinum. Questa strada viene riportata nella Tabula Peutingeriana secondo il seguente tracciato: Bobiano (Bojano) XI Ad Canales VIII Ad PYR(um) Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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