Francesco bozza
Download 5.01 Kb. Pdf ko'rish
|
- Bu sahifa navigatsiya:
- Musane
- Tifernum
- 1.4 - Musane e la sua diocesi
- MUSANEN . " 44 . Circa leziologia delletimo di "Musane
- Samnie ", e mu
- Tabula di Veleia
- Musane " riprende la funzione ed il ruolo di unantica città "destrutta
- Musanensem S. Mariae
- Rif. Temporale Avvenimento e (…) Fonte 49
- HVIVS ECC: EPISCOPALIS AEDIF.
cortisanos, hi sunt Johannem et Walterium cun uxoribus et filiis suis, et omnibus sibi pertinentibus: seu et unam sororem Judari. Hos autem cum integra portione eorum Sanctae Sophiae Monasterio comcessimus possidendum. Item et in eodem gastaldato concessimus Baccarios: hi sunt Grauso cum uxore et filiis; sed et norae et nepotes eius, et omnia eius 35 DI LALLO A., Petrella Tifernina..., Campobasso 1985, pag. 8. 36 "Pur modellandosi sullo schema delle antiche villae le nuove curtes se ne differenziano per vari motivi. Esse sono ora quasi l'unico centro produttivo, hanno scarsissimi rapporti di mercato e tendono ad acquistare una autonomia economica ed a produrre tutto ciò che serve alla comunità. In molti casi, inoltre, il nucleo centrale di esse è un luogo fortificato. Infine tra i membri della comunità ed il signore si instaurano rapporti che non sono soltanto relativi alla gestione economica della azienda, ma riguardano anche la vita politica e amministrativa e l'organizzazione della difesa." Da VILLARI R., Storia medioevale, Bari 1971. 20 pertinentia: nec non et Sindonem cum uxore et filiis suis. Seu et Baccas in integrum qui fuerunt Servi Rimichis, et de germano eius carpentarii nostri" 37 . In tal modo e per la continuità storica, che si tenne anche tramite il "gastaldato Bifernense (l'etimo 'Tifernus' si è già trasformato in 'Bifernus')", inteso come unità amministrativa e territoriale civile coincidente con quella religiosa della diocesi "Tifernense-Musanense", risulta giustificato che "riconosce Limosano i suoi principj dalla nobile famiglia de' Pantasij di Benevento, da cui a relazion del Vipera, fatti furono i primi fondamenti delle mura. E perciò come originarj di quella i suoi cittadini de' privilegj de' Beneventani godono in Benevento, come dice mostrarsi per l'insegne, ed iscrizione, che stanno sopra la porta del Borgo di essa Città" 38 . Certamente a tali 'privilegj' fanno riferimento nel mese di maggio 1636 "l'Università et particulari della Terra delli Musani, (quando) humilmente fando intendere alle SS.VV. (nota: erano l'Ill.mo et Rev.mo Monsignor Vice-Governatore di Benevento et molto illustri et molto eccellenti Consoli et Consiliari di detta Città) in questo pieno e spettabile Consilio, come detta Università et li suoi cittadini sono stati da tempo immemorabile trattati franchi et immuni nella città di Benevento da qualsisia pagamento di datio, doghana et ogni altra imposizione ordinaria che pagano li forestieri... et acciò che per l'avvenire non vi sia novatione alcuna... presentano davanti le SS.VV. le fedi di dette loro franchitie, le quali fando istantia si conservino con le altre scritture di detta Città ad futuram rei memoriam..." 39 . Se è vero, come è vero, che durante l'alto medioevo "le diocesi coincidono, ricalcando in molti casi i confini, con le ripartizioni dei municipi romani", l' episcopus tiphernatium ebbe la sua giurisdizione sull'intera unità amministrativa che, nella media valle del Biferno, era stata del municipium di Fagifulae; se è vero, come è vero, che "la presenza vescovile conferisce il senso di città (intendendo per città 'tutti quei centri demici che hanno sentito se stessi come tali e che come tali sono stati riconosciuti dai contemporanei')" ad un centro abitato con la sua ben definita circoscrizione territoriale, essa sicuramente si tenne da quella "Musane" (dove si era spostata da Tifernum), che ancora nel 1807 viene detta "questa Antica Città di Limosano in contado di Molise"; se è vero, come è vero, che solo "le istituzioni ecclesiastiche consentono il permanere di un minimo di amministrazione civile" 40 , questa nell'ambito territoriale del medio Biferno la si ebbe solo con la coincidenza del "gastaldato Bifernense" con la diocesi "Tifernate-Musanense" 41 ; se è vero, come è vero, che "il termine civitas, se scompare in parecchi dei centri urbani, in seguito allo scadimento generale della vita cittadina, si mantiene sempre e solo per le città vescovili" 42 , esso rimane documentato ed indubitabile appannaggio di Limosano, definita sempre nei documenti "olim civitas"; se è vero, come è vero, che "consultando l'Ughelli-Coleti, non troviamo menzionati i vescovi di Trivento dal 390 all'879, di Bojano dal 503 al 1011, di Isernia dal 450 al 758, di Venafro dal 499 al 1004, di Sepino dal 506" 43 a mai più, per la diocesi "Tifernate-Musanense" il lasso di 37 UGHELLI, Italia Sacra, X, col. 438. 38 CIARLANTI G.V., Memorie istoriche..., III, pag. 222. 39 SAMNIUM 1975, pag. 102. 40 MANFREDI-SELVAGGI F.R., Il Molise nell'Età Altomedioevale: la struttura insediativa, in AM 1984, pag. 159 e seg. Di buon interesse, anche se vi andrebbe ridefinita l'intera rete viaria, il disegno di pag. 155, che propone il 'Molise dei secoli VI-X'. 41 DE BENEDITTIS G., Bovianum... cit., pag. 36 e seg. "Va inoltre tenuto presente che se esiste un bovianensis gastaldus nell'anno 860, è nota l'esistenza di un bifernensis gastaldus nel novembre del 774, entrambi dunque in connessione con il fiume Biferno...; la diversa denominazione ci induce ad ipotizzare l'esistenza di due entità territoriali distinte da ricollegare rispettivamente all'alto (bovianensis) ed al medio (bifernensis) corso del fiume Biferno...". Si nota la maggiore antichità del gastaldato bifernensis. 42 DUPRE-THESEIDER G. Problemi della città nell'alto medioevo, in 'La città nell'alto medioevo', Spoleto 1959; citato da MANFREDI-SELVAGGI (v. nota 40). 43 RUOTOLO N., Il Castaldato di Boiano distrutto dai Saraceni, in SAMNIUM 1967, pag. 109 e seg. 21 tempo oscurato, che va dal 502 all'814 (v. paragrafo seguente), è il minore (dopo Isernia, che la supera solo di 4 anni) di tutti quelli riferiti alle altre diocesi molisane. Per tutto ciò, solo quell'entità rappresentata dalla diocesi di "Tifernum", che, come etimo, passando dapprima per "Bifernum", diventa tra il VII e l'VIII secolo "Musane(nsem)" e che ricopre la stessa area che sarà del "gastaldato Bifernense", verifica non solo tutte quelle condizioni, ma riesce anche a 'riempire' il vuoto nella giurisdizione ecclesiastica che, se la si cancellasse, caratterizzerebbe il territorio della media valle del Biferno, non assoggettato, o assoggettabile, né a Boiano, né a Trivento e né a Larino. Tanto che, quando essa come diocesi verrà meno, quell'ambito territoriale dipenderà direttamente da Benevento. 1.4 - Musane e la sua diocesi Dopo il ridimensionamento, seguito alla scomparsa di Fagifulae, nel corso del VI (i documenti parlano dell'episcopus tifernas ancora nel 502) o, più probabilmente, del VII secolo, di Tifernum, che in questa fase, almeno come etimo, si trasforma per indicare il suo ambito territoriale in Bifernum (e tale fenomeno è forse da imputare proprio alla mancanza, dopo la decadenza, di un insediamento significativo in quell'area), già nel corso del VIII secolo e, con certezza, agli inizi del IX, il centro urbano organizzato, che, come tale, riemerge con maggiore evidenza e visibilità di altri nel territorio della media valle del Biferno, è "Musane". Esso, alla cui costruzione partecipano sia gli autoctoni e sia, come si è visto, Benevento (che così intende controllare la risorsa idrica rappresentata dal Biferno, l'importante snodo viario e la fitta rete di monasteri situati in quell'ambito) con quei cortisani e quei baccari (che ben possono essere la stessa cosa che quella "nobile famiglia de' Pantasij", dalla quale "riconosce Limosano i suoi principj"), cui era stato concesso dal Princeps Arechi nel 774, pur risultando spostato (ed il motivo dello spostamento è la prerogativa, segno dei tempi, di maggiore inattaccabilità del 'nuovo' insediamento) rispetto al sito dell'antica civitas di Tifernum, è sicuramente ancora sede episcopale e di diocesi. Dal "Provinciale Vetus", difatti, che il Migne riferisce a data compresa nel periodo di tempo, che, partendo dall'anno 800, al più tardi arriva all'814, sappiamo che: "In Samnio Metrop(olita). Benevent(an)um hos habet suffraganeos episcopos: TELESINUM, S.AGATHAE, ALIFIEN., MONTIS MARAN. MONTIS CORVIN., AVELLIN., VICANUM, FREQUENTIN. ARIANEN., BIBINEN., ASCULEN., LICERINUM TORTIBULEN., DRACONAR., WLTURAR., ATARIN. CIVITATEN., TERMULEN., TOCCIEN., TRIVINEN. BIVINEN., GUARDIEN., MORCON. et Musane'>MUSANEN." 44 . Circa l'eziologia dell'etimo di "Musane", da prendere in scarsa considerazione, in quanto sembrano peccare di eccessiva elementarietà e superficialità, sono le ipotesi riportate o proprie del Masciotta 45 . 44 MIGNE, Patrologia..., Provinciale Vetus sive Ecclesiae Universae Provinciarum Italiae Notitia - Cod. Dipl. - Monum. etc., sive Cod. Carolinus, Seculum IX. 45 MASCIOTTA G.B., op. cit., II, pag. 200. "Quale, però, l'etimologia del nome comunale? Alcuni vogliono rinvenirla in 'Limen-Samnii'; sennonché la topografia dell'antica e storica confederazione non è consenziente, sia che il limite si voglia riferire ai Pentri ed ai Frentani, sia che si voglia determinare in rapporto ai Pentri ed ai Caraceni. Noi preferiremmo piuttosto l'étimo 'Limus-satus' - cioè limo fecondo, terra sativa per eccellenza; ma è da avvertire che siffatto étimo è nostra ideazione (e perciò punto autorevole), e da ricordare che Limosano è chiamata 'Musanum' nelle più antiche scritture 'u Musano' del dialetto locale". Lo stesso Masciotta, quindi, 22 Scarsa attendibilità ci sembra avere anche quella ricostruzione 46 , che lo vorrebbe derivato dal gentilizio latino 'Numisius', sottoposto, nel periodo lungo, a fenomeni linguistici di corruzione. Un suggerimento, tuttavia, ad orientare la ricerca nella direzione di una ipotesi ben precisa viene da alcuni elementi, di certo molto originali, suggestivi ed interessanti, contenuti nel brano che segue. "...In molti luochi (= conventi) fundati li centinaia d'anni prima che questa santa Religione (= l'Ordine dei Frati Cappuccini, sorto tra il 1527 ed il 1528 ad opera di Fr. Matteo da Bascio) havesse origine, si vedeno in esse depinte le figure del nostro Padre san Francesco,... Del che chiaro testimonio ne dà primo una figura di esso Padre nostro depinta nell'antico vescovado della destrutta città dell'homini sani, alias Musane, così registrata nella porta enea dell'arcivescovado di Benevento,..., la quale chiesa hoggi è posseduta da padri Conventuali, apparendo nel choro di essa una simile imagine di un san Francesco, con capuccio e corda come di sopra" 47 . Almeno tre gli elementi che è possibile evidenziare. Il primo, di rilievo, è proprio la conferma del fatto che l'etimo "Musane" indica l'insediamento sorto nel sito che ancora attualmente occupa. Un altro è rappresentato dalla sua composizione con 'mu' (contrazione di 'homini') e con 'sane' (derivato da 'sani'). Ma se 'sane', più che l'aggettivo 'sani', rappresentasse la forma conclusiva di un processo linguistico, cui fu sottoposto la parola "Samnie", e 'mu', più che dalla contrazione di 'homini', derivasse da "néos, a, on avrebbe che "Musane" sta ad indicare "del nuovo Sannio", dove 'Sannio (o Sannia)' rappresenterebbe quella città antica e sede di diocesi 48 , che tra gli studiosi si rivela, anche oggi, di difficile localizzazione geografica. Una tale ipotesi, del tutto legittima e proponibile, pur portando a differenziarsi dal testo, non contraddice l'altro elemento significativo, il terzo, rappresentato dal preciso accenno all' "antico vescovado della destrutta città". poneva seri dubbi sulla validità delle ipotesi riportate e su quella da lui proposta. 46 AA.VV. (Ed. UTET), Dizionario di Toponomastica, Torino 1990, voce 'Limosano'. "Quanto all'origine,... è, invece, una formazione prediale da un personale latino Numisius (cfr. fundus Numisianus nella Tabula di Veleia), con il suffisso aggettivale -anus e con dissimulazione di n con l, come aveva già visto Flechia 1874, 32 (cfr. anche Alessio 1963, 154-155; De Giovanni 1974, 198)". Gli autori citati sono: FLECHIA G., Nomi locali del napoletano derivanti da gentilizi italici, Torino 1874 (rist. anastatica Bologna Toponomastica storica dell'Abruzzo e del Molise, Napoli linguistici, Verona - Pescara Anche una tale ipotesi di ricostruzione, che (e perché) non parte dalla radice dell'etimo da considerare, che deve essere 'Musane' o 'Mesane', ma da 'lumusane' o lumesane', non sembra doversi condividere per le stesse motivazioni che portano a non prendere in nessuna considerazione le proposte (v. nota 45) del Masciotta. 47 IASENZANIRO M. e BORRACCINO R. (Trascrizione e Introduz. a cura di), CHRONICHETTA de Frati Minori Cappuccini della Provincia di S. Angelo di Puglia... compilata dal P. f. Girolamo da Napoli in Lucera di Puglia l'anno del Signore 1615 (Manoscritto, il cui originale si trova in Biblioteca Sainte-Geneviève di Parigi, ms 33,85), Foggia 1990, pag. 100. 48 PATTERSON J., Una città chiamata "Sannio", in AM 1990, pag. 17 e segg. Il Patterson propende a collocare 'Sannio' "ad fontem Volturni", dove cioè situa S. Vincenzo al Volturno. Si veda anche LANZONI, op. cit., pag. 263. Il Lanzoni (che cita anche: UGHELLI, X, 163; DUCHESNE, Les évequés d'Italie..., I, 104 e II, 397) scrive: "...Nel VII o nell'VIII secolo forse questa diocesi scomparve, perché il Catalogus provinciarum Italiae (Script. Rer. Longobar., p. 189), compilato in quel tempo, pone nella duodecima provincia d'Italia 'antiquitate consumpta Sampnium'". Una mano alla ipotesi, che qui si avanza e si propone, sembra venire dal seguente brano del DI MEO A. (Annali del Regno di Napoli, Napoli 1795, I, pag. 70), che, relativamente all’anno di Cristo 575, recita: “… i Greci,…, per aver seguaci dé loro errori innalzarono delle nuove sedi (vescovili)…; e che poi i Romani Pontefici istituissero qualche nuova Sede, e molte altre ristabilissero. Pur tuttavolta in numero assai maggiore erano i Vescovadi nel nostro Regno di quello, che sono al presente, primaché le tante, e sì doviziose Città di esso venissero barbaramente sterminate dà Longobardi. (…), Mevania,…, Samnia…”. Se nulla può dirsi circa la città di “Samnia”, non può non essere sottolineata la sorprendente somiglianza tra ‘Musane’ e/o ‘Mesane’ con “Mevania” 23 Quest'ultimo, tuttavia, di per sé importantissimo in quanto indicativo del fatto che "Musane" riprende la funzione ed il ruolo di un'antica città "destrutta", verifica compiutamente anche l'altra ipotesi, quella di Tifernum, "città destrutta" anch'essa e sede di "antico vescovado". In tal caso, allora, "Musane", posta sulla grande massa tufacea al centro di diversi 'cenobi' o monasteri, tutti, o quasi, pur essi situati sopra 'morge' e 'pescli', ben potrebbe aver tratto la sua origine dal "magno saxo" di tufo, il più grande, sul quale fu costruita. La derivazione, poi, da mésos (= nel mezzo, mediano, centrale), pur possibile in quanto parte dall'altra forma dell'etimo ("Mesane", anziché "Musane"), privilegia la nuova posizione dell'insediamento, riedificato, appunto, in mezzo ad altre emergenze, tutte, magari, dipendenti da Benevento, e rafforza pure la credibilità dell'altra ipotesi. Oltre ai menzionati elementi, quelle poche righe pare che evidenzino pure l'antichità, della quale non pare più possibile dubitare, della diocesi "Musanensem S. Mariae" e del lungo periodo, fatto di secoli, nel corso dei quali quella rimase, senza alcuna interruzione, attiva. Perciò, se a 'Musane', centro urbano rifondato nel segno della continuità con Tifernum da una scelta ben precisa del Principato di Benevento, venne da questo assegnata una funzione di entità cuscinetto e di controllo sulle risorse strategiche di quella importante zona rappresentata dalla media valle del Biferno, alla sua diocesi, oltre al puntuale scopo politico-aggregatore, specifico delle istituzioni sia civili che ecclesiastiche in questa fase storica, si diede il compito di far da riferimento e vigilare su una serie di notevoli evidenze monastico-economiche posizionate lungo il fiume. Basti pensare, e diciamo solo delle più significative tra esse, delle quali però tutto o quasi allo stato resta sconosciuto, a: - S. Maria di Castagneto, "sita prope terram Casalium Cipriano" che, ancora nel 1309, "solvit TAR XVIII" di 'rationes decimarum'; - S. Pietro "de Sale", che insieme a S. Benedetto ed a S. Maria, è detta anche "de Maccla Bona"; - S. Illuminata, che nel 1109 passa, dopo essere stata sottratta a S. Sofia di Benevento con manovre poco chiare, sotto la giurisdizione di Montecassino; - S. Martino Vescovo sito "in castello Mosano" o, anche, "in Biferno" e Santa Croce; - S. Silvestro, "in suolo di S. Soffia"; - S. Maria di Faifoli, chiesa "insigne" della diocesi beneventana; - S. Angelo in Altissimis, monastero importante tra Lucito e Civitacampomarano. Degli "episcopi" della diocesi di "Musane", che sta riappropriandosi del ruolo di quella di "Tiphernum", di cui gli 'ultimi' titolari di cui corre notizia erano stati "Marius, episcopus tiphernas", ed "Innocentius, episcopus tiphernatium", i quali la rappresentarono, il primo nel 499 ed il secondo nel 501 e nel 502, ai Concili tenutisi in tali anni a Roma, il seguente ne è il datario essenziale e la cronotassi, che risultano forzatamente minimi non perché essa, la diocesi, sia stata 'minore', ma solo perché, come scrive il Kehr (R.P.R. - Italia Pontificia, IX, Berlino 1962, pag. 47), "de episcopatu Limosanensi notitiae inde a saec. XIII desiderantur...". Rif. Temporale Avvenimento e (…) Fonte 49 49 (a) V. nota n. 44. (b) Albini et Cencii Libris Censuun S.R.E., II 103-109; e FABRE-DUCHESNE in Bibl. des écoles Francaises d'Athénèe de Rome, II Serie, Paris 1910. Vedansi anche gli Antichi Provinciali, citati sempre ed in modo particolare da SARNELLI P., Memorie Cronologiche de' vescovi ed arcivescovi della S. Chiesa di Benevento, Napoli 1691. Il Sarnelli, dotto ed informatissimo in quanto per diverso tempo ha potuto consultare i documenti degli archivi (ecclesiastici e non) beneventani, scrive testualmente: "leggesi registrata (la diocesi di Limosano) in tutti gli antichi Provinciali". (c) PIEDIMONTE G., La Provincia di Campobasso - cenni storici, Aversa (Caserta) 1905. Il Piedimonte dice di aver ricavato le notizie da una "antica Pergamena", della quale, però, sicuramente di provenienza 'ecclesiastica' e quindi attendibile, non indica altro. (d) CAPPELLETTI G., Le Chiese d'Italia, Venezia 1845, VIII, pag. 71 e 147. 24 tra 800 e 814 Esistenza della diocesi (a). Secc. IX e X Esistenza della diocesi (b). anno 1040 FOTINO è vescovo (c). anno 1060 GIOVANNI (c) e (d). anno 1063 GISOLFO (c). anno 1085 BENEDETTO (c). anno 1099 CELIO (c). anno 1102 ROFFREDO (c). anno 1110 GREGORIO (c) e (e), il primo con tale nome. anno 1130 - '38 GREGORIO, diverso dal precedente, nominato (v. paragrafo seg.) dall'anti-papa Anacleto, mentre è vescovo HUGO(ne). anno 1153 Soppressione della diocesi (f). anno ???? Ripristino della diocesi (g). anno ???? RAHONE (l, foglio 183a; testimonianza P.sb.ri Guillelmus de Rogerio de Limosano al Processus). anno 1175 (o 1179) Nuova soppressione della diocesi (h). anno 1192 Nuovo ripristino della diocesi (f). anno 1250 ca. Esistenza della diocesi (f). anno ???? Nuova soppressione (i). anno 1303 Richiesta di ripristino e Processus (l). Che il "procedimento svoltosi nel 1303" avvenga nello stesso anno della morte di Bonifacio VIII, il pontefice che aveva 'costretto' alle dimissioni papa Celestino V, e contemporaneamente al fenomeno dei 'Fraticelli', che caratterizza il Molise centrale di questo fase storica, non sembra essere circostanza fortuita o casuale. A partire dagli avvenimenti che coinvolsero Gregorio, il vescovo della Chiesa di S. Maria nominato (o meglio: fattosi nominare) dall'antipapa Anacleto (v. paragrafo seguente), mentre il titolare 'ufficiale' della diocesi, che, però, costretto, era rimasto ad esercitare dalla Chiesa di S. Stefano, era Hugo(ne), non si hanno più i nomi dei presuli limosanesi, se non di quel Rahone, per il quale, in quanto (v. f. 207r) visto dal padre dello "Judex Berardus (filius) Judicis Rogerij de limosano" ed in quanto (v. f. 183) sempre indicato e nominato dopo (e) Opinione largamente diffusa tra gli studiosi che si sono occupati della diocesi di Limosano. Di Gregorio sappiamo che fu monaco di Montecassino, "come si ha nel Catalogo degli uomini illustri di quel Monastero (v. CIARLANTI G.V., Memorie historiche..., III, pag. 222)". Si noti, al riguardo, che l'anno prima (1109) il Cenobio di S. Illuminata, sito nella immediata vicinanza di Limosano, era passato nella giurisdizione di Montecassino. (f) MARRA G., Precisazione della data della Porta di Bronzo del Duomo di Benevento, in SAMNIUM 1959, pag. 211. (g) Se effettivamente vi furono le soppressioni del 1153 e del 1179 (o del 1175), necessariamente tra le due date va collocata una 'reintegratio'. (h) VITI A., Note di diplomatica ecclesiastica sulla contea di Molise..., Napoli 1972, pag. 164. Il Viti, riferendosi al Concilio Laterano III, indetto da Papa Alessandro III e tenutosi, con la partecipazione di circa 300 vescovi, dal 5 al 19 marzo 1179, scrive che "in tale assise si deliberò, tra l'altro, la soppressione del vescovado di Limosano...". (i) Vale l'argomentazione della nota (g). (l) Collettanea n. 61 Archivio Vaticano - Notiziario di Gottingen - Nachrachter 1303. Il Processus si concluse con il mancato accoglimento della richiesta, perché ufficialmente nella 'civitas' di li=Musani mancava l'acqua e perché i beni terrieri della mensa episcopale erano carenti di legna per il riscaldamento. Dobbiamo annotare che nella ricostruzione abbiamo volutamente, più che i classici UGHELLI-COLETI, Italia sacra, e LANZONI, Le diocesi d'Italia..., privilegiato gli autori collegati, nelle loro ricerche, in vario modo ed a diverso titolo alla storia ed alle vicende di Benevento, essendo Limosano 'suffraganea' della diocesi di tale città. 25 Gregorio nei 'Processi' (v. nota 49-l e nota 63), ne va ipotizzata la presenza sulla cattedra limosanese o tra il 1153 ed il 1179 oppure verso il 1250, anno in cui è provata l'esistenza della diocesi. Anche questo è mera casualità? O, come pare più probabile, tale circostanza deve essere collegata proprio a quel 'fatto'? Gli scontri, poi, tra la fazione guelfa e filo-papale con la parte ghibellina e filo-staufica di Federico II, di certo entrambe fortemente presenti a Limosano, quale influenza ebbero ad esercitare sulle vicende della istituzione ‘diocesi’? E' assai probabile che ad un tentativo, dettato da esigenze che non saranno più avvertite in futuro, di un processo riabilitativo e, comunque, teso a riportare alla luce verità in qualche modo precedentemente 'occultate' fa riferimento l'episodio riferito dalla "fides pubblica per Liberum Longo Terre li=Musanorum pro Ven.li Ecclesia Sancti Stephani", con la quale il quasi settantenne Longo testimonia come nel mese di luglio del 1721 si fosse recato a Limosano il Cardinale Orsini, che "stanziò per tutto il tempo di S. Visita" nel Palazzo Marchesale ed il giorno 20, dopo pranzo, essendosi "partito dal Palazzo e recato nella Chiesa di S. Stefano, vicina e contigua al Palazzo, dopo essersi trattenuto alquanto tempo in Sagristia col Sig. D. Giuseppe Antonio del Gobbo Arciprete di detta Chiesa, uscì da detta Sagristia insieme al medesimo, per visitare la Chiesa avanti l'altar maggiore, e proprio fuori la palaustrata, nella Colonna dell'Arco sopra la gradiata in faccia al Pulpito, ove stava esso costituto, ivi l'Orsini si voltò in faccia al suddetto Arciprete e facendoli una rimproverata, gli disse che per la contesa avuta con l'altro Curato di detta Terra Sig.r Don Domenico Boscaino, circa il titolo di Arciprete", dopo ricerche ("riviste") fatte nell'Archivio di Benevento "aveva già trovato che la Chiesa di San Stefano era l'Arcipretale, e non quella di S. Maria perche perche (nota: nel testo si ha la ripetizione) in mezzo detta Chiesa di San Stefano vi son quelli gradi, che la denotano primitiva" 50 . Certo è che 'titolari' della diocesi di Limosano, ancora nel 1732 (anche se si ignora a partire da quando ed in virtù di quale disposizione ecclesiastica), sono gli stessi arcivescovi di Benevento. Lo ricorda, senza possibilità di dubbio, la 'Captio possessionis' 51 dell'Arcipretura 50 ASC, Protocolli Notarili, Notaio AMOROSO F.Antonio di Limosano, atto del 7 Novembre 1734. 51 ASC, Protocolli Notarili, Notaio AMOROSO F.Antonio di Limosano, atto del 1 Novembre 1742. Di notevole importanza, per la ricostruzione storica e per le notizie sulla diocesi di Limosano, è la “Captio possessionis” (atto del 11 Ottobre 1753 dello stesso Notaio), da cui trascriviamo: “La Chiesa Arcipretale Matrice, già Cattedrale, sotto il titolo, e Vocabolo di Santa Maria Maggiore in Cielo Assunta, di q.sta sud.a antica Città,…, come tale si verifica essere, così si stima, si tiene, e si ha dalle antiche memorie de Vescovi, che sono stati in essa, e si conservano in atto, e presentemente, nella medesima, conservandosi nella sua Sagristia Mitre antiche, pastorali, Pianete, Stole, Cappelle Vescovili antiche, ed altro, e vien registrata ancora nell’Archivio della Metropoli di Benevento, e si vede nella Serie de Vescovi Suffraganei essere il secondo nella Porta di Bronzo della Metropoli Beneventana, riportato ancora dall'Arciprete Ciarlanti d’Isernia, dall’Ughelli, e da Monsignor Sarnelli nella sua Cronologia de Vescovi Beneventani =Musanensem Sancte Marie=. Il quale numera frà trentatrè Vescovi Suffraganei, quello di li=Musani il secondo; Si ha ancora nella Cancelleria Apost.ca nel 1549 =Sub archiepiscopo Beneventano Musanensem Sancte Marie=; e nell’anno 1110 era Vescovo di li=Musani Gregorio Monaco Cassinese, e si ha nel catalogo dell’Uomini Illustri di quel Monastero= Nell’Anno 1132 sedeva nel Solio Vescovale di li=Musani, Ugone Vescovo di essa= Si ha pur anche chiarezza nella Geografia Sagra di Carlo a San Paolo, stampata in Pariggi l’anno 1641 = lo Stesso Monsignor Sarnelli descrive quando fù suppressa ed unita alla Menza Arcivescovile, e più chiaro si ha nell’antichissima lapide scolpita sopra l’arcotrave della Chiesa Arcipretale di San Stefano di q.sta sud.a antica Città, da noi con atto publico riconosciuta, et estrattane la sua antica iscriz.ne intagliata con antichis.mo intaglio in d.a lapide, alli undici di Luglio mille settecentoquarantatrè, ad istanza del q.m Rev.do Don Domenico di Tata era economo di q.lla Chiesa, in cui chiaram.te, tra l’altre cose, si leggono queste parole =HVIVS ECC: EPISCOPALIS AEDIF. Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
Ma'lumotlar bazasi mualliflik huquqi bilan himoyalangan ©fayllar.org 2024
ma'muriyatiga murojaat qiling
ma'muriyatiga murojaat qiling