Francesco bozza
- La Chiesa 'Cattedrale' di S. Maria Maggiore
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2.1 - La Chiesa 'Cattedrale' di S. Maria Maggiore Il fatto che dell'insediamento di Cascapera, che, come feudo ed unità amministrativa, sopravvive per molti secoli e, pur diviso tra diversi contitolari (metà è dell'Università della Terra de li=Musani, un quarto del Marchese della stessa Terra e la restante quarta parte appartiene al Barone di S. Angelo Limosano), sino all'eversione, non vi sia menzione né nelle 42 'Rationes Decimarum Ecclesiae' (1308-1330), dove pure vengono riportati i viciniori centri di Ferrara e di Rocca del Vescovo e né nel precedente 'Catalogus Baronum', che, per il riferimento temporale, è della metà circa del XI secolo, ben potrebbe dar credito all'ipotesi che vorrebbe posizionato in quel preciso luogo, e solo ivi, il sito dell'"antico vescovado della destrutta città" di Tifernum. Ma che a Cascapera ancora (1132-1312) vi esistesse, almeno come modesto villaggio, un insediamento lo lascia intendere il 'Processus' (v. paragrafo 1.5), che riporta i centri abitati della diocesi di Musane, tra cui la limitrofa 'Ferraria' (mentre Rocca del Vescovo non vi figura in quanto sicuramente dipendente già da Trivento). Un minimo di continuità, oltre alle argomentazioni ed alle prove già riportate, tra quella Tifernum, la "destrutta città" sede di "antico vescovado", così posizionata, e questa 'Musane', il centro abitato che sino al decennio francese, e non solo negli atti, viene detto la "Terra, olim Città, di Limosani", è assicurato dalla identica titolazione delle rispettive 'cattedrali'. E', vale a dire, possibile che non sia del tutto casuale e fortuita quella circostanza per cui tanto la Chiesa di Cascapera quanto la 'Cattedrale' di Limosano fossero entrambe dedicate a S. Maria Maggiore. La fase avanzata, se non proprio terminale, cui era pervenuta la vicenda di scontro e di lotta intestina, che nei secoli XII e XIII vive la 'diocesi' limosanese, suggerisce di assegnare alla costruzione originaria dell'edificio della "maior ecclesia Limosani episcopatus" una datazione sicuramente anteriore, e di parecchio, a tale periodo. Più di un testimone del 'Processus', del resto, riferisce "di aver visto il Clero dello predetta Terra di Limosano, ossia i Chierici di S. Stefano (nota: che evidentemente già esisteva), di S. Paolo (nota: di questa antica Chiesa limosanese, situata forse là dove poi verrà posizionato il Monastero, che fu dapprima di S. Pietro, successivamente di S. Pietro Celestino e, da ultimo, di S. Maria della Libera, non è stata trovata nessuna altra notizia) e delle altre Cappelle di quella Terra processionalmente recarsi alla Chiesa di Santa Maria, specie nelle feste della Vergine, ad officiare e rendervi onore... e di aver visto il popolo di detta Terra andare a tale Chiesa per ascoltarvi i 'divina officia' ed onorarla come la più importante e la Chiesa Vescovile". E, dicono sempre i documenti, già allora la festa principale era quella di metà agosto. Che sin dall'inizio sia stata essa la 'Cattedrale' lo conferma una lunghissima tradizione. Ed, eccettuato qualche periodo breve e mai determinabile con certezza e precisione, in cui il contrasto e la rivendica della preminenza si vissero particolarmente accesi ed insanabili, essa sempre tale è rimasta. Una sicura conferma a tutto ciò (ed il documento è del 1571) viene dal "Liber magnus in quo de mandato Ill.mi, et Rev.mi Jacobi Sabelli Archiepiscopi Beneventani, adnotatur nomina, et cognomina Baptizatorum et confirmatorum hujus olim Episcopalis, nunc Archipresbyteralis et Parochialis ecclesie Sancte Marie de Limosano,..." 67 . Quanto all'epoca della primitiva costruzione, una descrizione (prima metà del XX secolo) dei beni demaniali del Comune di Limosano, che sulla stessa esercita un "antico possesso", indicava che la "Chiesa di S. Maria sita in Via Municipio" era una "Chiesa ad una navata abbastanza vasta ed in buone condizioni. La sua costruzione risale ad oltre un millennio" 68 . 67 APL (= Archivio Parrocchiale di Limosano), Libro dei Battezzati del 1571. "Libro grande, nel quale per disposizione dell'Illustrissimo e Reverendissimo Giacomo Savelli, Arcivescovo di Benevento, si annotano i nomi ed i cognomi dei Battezzati e dei Cresimati di questa Chiesa di Santa Maria di Limosano, una volta Vescovile, ora Arcipretale e Parrocchiale...". Dall'Archivio Parrocchiale di Limosano, ricco di documenti assai interessanti e 'sicuri', anche se mal conservati, e per la cui consultazione siamo grati e riconoscenti al Parroco, Sac. COLAVITA Mario, abbiamo attinto, come si vedrà in prosieguo, a piene mani. Al solo scopo di non appesantire il lavoro, limiteremo all'indispensabile la citazione di documenti in esso conservati. 68 ASCL (= Archivio Storico Comune di Limosano), B. 23, f. 122. Il documento è databile intorno al 1935 ca. 43 Portale della Chiesa di S. Maria Maggiore (ora, del Rosario) così come risulta dal rifacimento del 1755. La tipologia della costruzione, con particolare riferimento alla sua architettura negativa che, nonostante sia poco visibile e, perciò stesso, venga scarsamente considerata, pure significativamente la caratterizza; il singolare posizionamento dell'edificio, ricavato e scavato nel tufo; e la sua esposizione verso oriente, tipica del periodo alto medievale; sono tutti elementi che portano ad assegnare la datazione della originaria fabbrica, al più tardi, ad un periodo di tempo tra la fine del secolo VIII e l'inizio del successivo. Molti elementi (tra essi la possibilità di posizionare l’altare maggiore proprio sopra la sottostante tomba dei vescovi e, maggiormente, sopra la cripta), infatti, fanno ritenere che la fabbrica originaria fosse costituita dalla sola navata laterale (o ex Congrega del Rosario). All'ipotesi di assegnare a tale periodo la costruzione della Cattedrale porta anche la data, il 774, dell'invio dei cortisani e dei baccari mandati dal neo-Principe Arechi in "finibus Biffernensis", il cui nucleo maggiore, almeno nel numero, si stabilisce ed organizza il proprio 'villaggio' in Musane, dove vengono a confluire anche i pochi residuali abitanti di quella Tifernum, situata a Cascapera, che, già in fase di grande decadenza, in questo momento 44 storico viene abbandonata (Fagifulae è scomparsa già da qualche tempo) per diventare ora e così l'antico vescovado della destrutta città. Ed, anche se, oltre a quelle di natura 'storica', più di una ragione (la particolare localizzazione più 'a valle' rispetto alla quasi totalità dell'abitato e la presenza di cunicoli collegati alla struttura) rende proponibile l'ipotesi che un luogo di culto, riferibile forse alla sola sua parte negativa, vi situasse sin dal periodo paleo-cristiano, l'analisi stessa dei materiali, tra i quali i non pochi "reperti sparsi e che non è agevole collocare in un organico quadro", impiegati e più volte successivamente re-impiegati senza logica alcuna, porta a collocare ad un periodo non più tardi dell'VIII secolo la data della prima costruzione dell'edificio. Anche se non è affatto da escludere che vi sia esistito da epoca di molto più antica un riferimento di aggregazione religiosa, che, poi e sino alla unificazione delle parrocchie, storicamente vivrà della contrapposizione alla zona più alta e più 'nuova' (da ultimo, quella più ricca) del paese, per i non pochi 'abitatori' delle grotte poste nell'attuale zona delle 'fucine'. "La presenza di pietre decorate a rosette è abbastanza ricorrente: si vedano per esempio quelle del campanile di Morrone e quelle di S. Maria di Canneto, dove (e proprio come alla Chiesa di S. Maria di Limosano) sono appunto 'eleganti rosette carolingie... insieme a decorazioni floreali, zoomorfe e geometriche, incise con un piglio ingenuo ma non privo di spirito' in uso nel Beneventano già dall'VIII-XI secolo. (Per i due indicati edifici) molto frequenti sono anche (i) rilievi zoomorfi ed astratti mentre non così usuali sono le bugne (= "pietre lavorate sporgenti da un muro"), pare simbolo di fertilità, che invece abbondano a Limosano" 69 . Il riferimento a tipiche simbologie 'pagane', ed in modo particolare alla fertilità, farebbe pensare ad un re-impiego, nella 'costruzione' dell'VIII secolo (si noti che una conferma a tale ipotesi di datazione viene, oltre che dalla particolarità delle 'rosette carolingie', anche dalla notevole analogia con lo stile architettonico contemporaneamente 'in uso nel Beneventano'), dei materiali provenienti da una struttura più antica. Così è da questo preciso momento che nel territorio della media valle del Biferno risulta spostata l'emergenza insediamentale di maggior significato. Ed, insieme ad essa, anche il vescovado, inteso sia come istituzione religioso-politica, che, però e come tale, mantiene la sua continuità col passato, che come edificio, viene in questo modo e proprio in questo periodo storico ad essere ri-posizionato e ri-costruito nel nuovo (nella massa tufacea, tuttavia e proprio perché molto friabile, è assai probabile che talune abitazioni, la cui esistenza è documentata sino ai primi anni del XX secolo, vi fossero state ricavate già da diversi secoli) insediamento di Musane. 69 MARINO L., La Cattedrale di S. Maria di Limosano, in AM 1981, pag. 255 e segg. Di notevole interesse, per la puntuale analisi tecnica e strutturale del complesso architettonico, l'articolo del Marino, il quale prende sia la citazione evidenziata che il riferimento alle caratteristiche 'beneventane' da ROTILI M., La Diocesi di Benevento, Corpus della scultura medioevale, V, Spoleto 1966. 45 Particolare della ‘cripta’ della Chiesa di S. Maria Maggiore (ora, del Rosario). Del corpo originario della fabbrica assai probabilmente altro non rimane che il solo perimetro della base, parte, quella negativa, della struttura architettonica e, forse, la interessante cripta. L'edificio esterno è stato sicuramente toccato dai "molti terremoti (che) hanno sconvolto il Molise nel corso della storia. Il primo (nota: ma si veda, per i precedenti, il paragrafo 1.2) di cui si ha memoria è quello dell'anno 847; un altro più terribile, che distrusse Boiano, si ebbe nell'853; un terzo terremoto, quello del 1294, distrusse completamente una seconda volta Boiano, che, riedificata, rovinò nuovamente col terremoto del 1305. Molti altri paesi del Sannio, tra cui Venafro e Isernia, furono distrutti dal terremoto del 9 settembre 1349 ed altri ancora, come Limosano, Oratino, Casacalenda da quello del 5 dicembre 1456. Il terremoto del 1688 ancora una volta colpì Isernia e Sassinoro. Altre scosse, spesse e forti, si ebbero negli anni 1789-1794. Poi il mostro sotterraneo provocò un vero cataclisma il 26 luglio 1805" 70 . In occasione dei diversi interventi, pochi finalizzati al lavoro di ripristino dopo i danni provocati da quei tristi eventi e molti, assai frequenti, tesi alla manutenzione, più o meno ordinaria, ed al restauro 71 , venivano per necessità re-impiegati anche i materiali originari; in 70 TESTA E., Campolieto e le sue Chiese, Ripalimosani 1986, pag. 40. 71 Dall' INSTRUMENTUM Conventionis pro rifactione S. Marie Maioris hujus Terre per M(agist).rum Nicandrum Passarelli Terre Alfedene (v. ASC, Protocolli Notarili, Notaio CORVINELLI Melchise di Limosano) del 10 Novembre 1768 sappiamo le modalità circa l'affidamento e lo svolgimento dei lavori relativi ad un intervento restaurativo. Nonostante alcuni lavori fossero stati, come lascia intendere la data (1755) incisa sul portale in pietra, effettuati solo da pochi anni, "ritrovandosi la Chiesa Madre sotto il titolo di Santa Maria Maggiore... da molto tempo in uno stato rovinoso,..., nella scorsa S. Visita Monsignor Vicario Generale di Benevento ne diede le premure per il riattamento...". L'Università, con gli eletti ed il Sindico Franc.o di Donato Greco, la quale partecipa con 50 46 maniera del tutto disorganica però ed, almeno apparentemente, priva di disegno logico. Tutto ciò perché le progettazioni e le direzioni dei lavori, specialmente se riferite ai soli interventi documentati, risultano essere quasi sempre opera, più che di personale qualificato, dell'ingegno e dell'estro di 'mastri fabbricatori', che, per quanto competenti, avevano le sole conoscenze che portarono al ridimensionamento del pregio artistico della fabbrica. La durata del singolo intervento, solitamente di alcuni anni, era parecchio condizionata dalle difficoltà, collegate alle fasi di regresso o di espansione demografica, di reperire nel ristretto ambito della sola Universitas le risorse necessarie a finanziarlo e nulla dalle lungaggini burocratiche, recenti ed esclusivo frutto della democrazia verticale. Se, poi, si rendeva necessario intervenire contemporaneamente su più di un edificio di interesse comunitario, quelle difficoltà crescevano a dismisura ed i tempi, allora, diventavano davvero biblici. Come nel caso della ricostruzione dopo il sisma del 1456, che, come indicano la data del 156_ di una "iscrizzione antica intagliata" (v. paragrafo seguente) nella Chiesa di S. Stefano e quella del 1576 ancora visibile su un concio del campanile di S. Maria, dura abbondantemente oltre il secolo. Pur se "non si ha memoria della sua fondatione per esser antichissima", l'Arcipretale Chiesa "sotto il tit.o di S. Maria Maggiore", almeno sino alla metà del XVIII secolo 72 , periodo per il ducati annui (che andavano a sostituire il compenso per il Predicatore della Quaresima), il Mag(nific).o Cosmo Marcantonio Economo della Ven.le Cappella del SS.mo Rosario, che darà 30 ducati annui, ed il Mag.co Francesco Ricciuto Amm.re della Ven.le Cappella del SS.mo Sacramento, la quale verserà 12 ducati annui, "nec non il Mag.co Notar Michele Jamonaco deputato eletto, e designato da cittadini in publico parlamento per la caosa..., e Mag.co Cosmo Sebastiano parimente deputato designato", stipulano l'instrumentum con il Passarelli, il quale, da parte sua, si obbligava di: 1) - fare la fabrica di essa chiesa con tutta la matura attenzione in ragione di carlini 5 la canna; 2) - fare le lamie, o siano volte, fatte a crociera... in ragione di carlini 7. e mezzo la canna; 3) - fare nella facciata di avanti di essa Chiesa un Fenestrone di pietre lavorate; 4) - fare la covertina di essa Chiesa in ragione di carlini 4 la canna ed esser tenuto esso medesimo tirarsi sopra tutti i Travi, Tavole, Embrici, o siano Coppi; 5) - fare l'ossatura del cornicione (con altri lavori di finitura) di entro della Chiesa a grana 5 la canna; 6) - fare le lamie e fabriche sottane del pavimento della Chiesa in ragione di carlini 4 la canna; 7) - fare un Cornicione, o sia Frontespizio di pietre lavorate avanti le muraglia di detta Chiesa, secondo il modello, o sia disegno per esso fatto,... che presso del Mag.co Not. Jamonaco Deputato presentemente si conserva,..., il tutto per ducati 35; 8) - fare entro le pertinenze di detta Terra una Calcara a sue spese (ma l'Università dovrà fornire tutta la legna occorrente), per la calce che sarà necessaria; 9) - rendere perfetta e compita (con la garanzia di anni 3) la detta chiesa; 10) - tenere a conto suo tutti gli uomini, e donne che saranno necessarj per li manipoli di detta fabrica, quanto per fare li Calcinari, quanto per portare pietre, acqua, calce, legnami,...; 11) - dare tutta l'intiera opera per ferma, perfetta, stabile e valida per lo spazio di anni 6. 72 ASC, Protocolli Notarili, Notaio Petrone Giuseppe di Montagano. "Oggi primo di Gennaro dell'anno Mille settecento cinquanta due nella Terra olim Città di Limosano... Ad istanza, e richiesta fattaci per parte del M.to Rev.do Sig.r D. Carmine Credico della Terra di S. Giovanni in Galdo, al presente Arciprete dell'Arcipretal Chiesa, sotto il titolo di S. Maria Maggiore, fù Cattedrale di detta Terra olim Città di Limosani, ci siamo... personalmente conferiti in d.a Arcipretal Chiesa fù Cattedrale di S. Maria Maggiore oggi dell'Assunta, sita, e posta dentro detta Terra, e proprio nel luogo detto la Piazza di S. Maria, dove gionti, ed entrati in essa, e proprio davanti l'Altare Maggiore, dove s'adora il Venerabile S.mo Sacramento dell'eucarestia. abbiamo ritrovati il d.o M.to Rev.do Sig.r D. Carmine Arciprete Credico seduto nella sua sedia concionatoria, vestito con zimarra, Cotta e stola Arcipretale, ed a mano destra di esso il Rev.do D. Cosmo d'Addario, a mano sinistra il Rev.do Sig.r D. Pietro Gravini, ed altri Sacerdoti di d.a Chiesa Arcipretale fù Cattedrale, tutti seduti, e vestiti con zimarra, e Cotta, con assistenza, e presenza di più e diversi Sig.ri Galantuomini, e Persone civile del Paese, ed altri Uomini, e donne di d.a Terra olim Città di Limosani. Il d.o Rev.do Sig.r D. Carmine Arciprete Credico ave asserito, e dichiarato avanti di noi, come avendo ritrovato sin dall'anno 1742, che pigliò la carica di detta sua Arcipretale Chiesa la medesima molto rovinata in ogni parte delle Muraglie per la sua antichità, ed avendo cercato di riparare alle molte lesione delle muraglie, accomodato il tetto, e risarcito il Pavimento in ogn'anno con molta spesa, ed interesse, nulla però il tutto si 47 quale è possibile documentare un intervento con qualche leggera modifica alla struttura dell'edificio, ebbe una organizzazione architettonica diversa, anche se non di molto, dall'attuale. Le differenze più significative ed evidenti erano, come mostra la seguente descrizione del 1712 73 , nella parte inferiore della facciata e nella strutturazione dell'interno. "Si entra in detta Chiesa per due porte, cio è una minore laterale, che riguarda la parte settentrionale, e l'altra porta maggiore che riguarda la parte orientale, l'una, e l'altra composte di Marmo, le gambe in più pezzi, si entra nella grande per 15 gradini di pietra, con atrio avanti, guarnito di tré Colonne di pietra (a), sopra d'essa vi è un nicchio dove stà dipinta l'Immagine della Assunta, con gli Santi Ludovico Vescovo, e Felippo, e nel muro della facciata di essa porta, nella sommità, stà eretta una Croce di Ferro, ed entrato nella med.a rende vano, e conoscendosi bastentemente tutto ciò da d.o Sig.r Arciprete, che da altri, ha pensato il medesimo di voler fare una spesa per sempre con suo interesse, purche vi concorra il soccorso, ed aggiuto delle Persone benestante, e pietose, e del Popol tutto nel miglior modo, che li spinge la di lor carità, il che riuscendo, ha determinato il detto Sig.r Arciprete non solo di riedificare detta Chiesa Arcipretale di nuovo, ma ben anche allargarla quanto più si può, per renderla più capace al Popolo giacche per esser molto cresciuto, ed avanzato si rende essa Arcipretal Chiesa assai angusta, e precisamente ne giorni sollenni, previo però in omnibus il consenso, assenso, e beneplacito dell'Ill.mo Arcivescovo, e della Rev.ma Curia Arcivescovile di Benevento a tenore de' Sacri Canoni, e Costituzioni Sinodali Diocesane sotto il titolo de Ecclesiis edificandis, et reparandis, e non altrimenti, ne in altro modo. E per maggiormente animare esso Sig.r Arciprete il Popolo devoto ad tal opera di pietà cristiana ha risoluto voler fare donazione irrevocabile inter vivos alla d.a Sua Arcipretal Chiesa di tutte le sue rendite, che per un anno continuo, principiando da oggi sudetto giorno per tutto l'ultimo giorno di Decembre di questo sudetto corrente Anno 1752. (...). Che però detto Sig.r Arciprete D. Carmine Credico ave nominato, e chiamato per Sindico Apostolico il M.co Cosmo Bonadie di questa sud.a Terra olim Città di Limosani presente, il quale Cosmo come Sindico Apostolico abbia, e debbia esiggere per intiero tutte le dette rendite Arcipretale per un Anno intiero come sopra spiegato, ed in d.o Anno debbia sodisfare tutti li pesi forzosi, e del di più tenerli, e spenderli in beneficio della nuova fabrica di d.a Chiesa, e di tutto d.o entroito ed esito... debbia farsene annotamenti ben distinti, e dichiarati per rendersene in fine di dett'Anno chiaro, e lucido conto al Razionale eligendo dal sud.o Sig.r Arciprete, e consignare in potere del suo successore tutto ciò che si ritrovarà in suo potere, e siccome verrà significato ne conti della sua amministrazione, quale successore debbia similmente eliggersi dal medesimo Sig.r Arciprete". Quanto alle rendite da devolvere per la riparanda Chiesa, erano tutte quelle che "li pervengano, ed in qualsivoglia modo li possano pervenire da d.a Arcipretura sì di decime, tanto prediali, che personali, censi di qualunque sorte, fitti, e terraggi di territorij, augumenti, dritti di stola, di qualunque sorte, offerte, oblazioni nelle sollennità, benedizioni, ed ogni altro, che ad esso Sig.r Arciprete in qualunque maniera, raggione, causa può, e deve spettarlo da d.a Arcipretura... eccetto solo che da dette rendite... se ne debiano sodisfare, e pagare li pesi forzosi, che per d.a Arcipretura si devono tanto alli Rev.di Sacerdoti, e Clero per celebrazione di Messe, ed alle Sacre funzioni, come anco alla Rev.ma Curia di Benevento, ed Ill.mo Monsig.r Arcivescovo per la Sacra Visita, Spoglio, e Cattedratico di d.o Anno, adempimento di decreti, di più si abbia da dette rendite sodisfare il servizio al Sacrestano, compra di candele, ed oglio per la lampada, che bisognano nel corso di un Anno intiero, ed ogn'altro che può occorrere, e necessitare da pagarsi da dette rendite". I lavori, che per la lentezza del Passarelli (v. nota 5) vennero successivamente (15 gennaio 1773) affidati a Giuseppe Calvitto di Pescopennataro, ebbero a durare almeno per un venticinquennio. 73 APL, INVENTARIUM 1712. Trattasi di un documento assai prezioso per la ricostruzione sia della disponibilità fondiaria e patrimoniale delle Istituzioni della Chiesa secolare che della geografia del centro abitato di Limosano. (a) Viene confermato il contenuto dell'Inventario del 1687 (APL), dove si legge che "L'Arcipretal Chiesa di S. Maria Magg.re della Terra di Limosani... è posta, e situata nella Piazza publica della d.a Terra volgarm.te detta la Piazza della Portella (che nell'Inventario del 1712 è detta "lo Codacchio") nel frontespizio della Porta magg.re con gradiata e loggia coperta che va per la publica strada,...". (b) Nell'Inventario del 1723, che fa quasi sempre riferimento a quello del 1712, tuttavia, si legge: "Solo l'organo à sei registri, che sta à capo della nave picciola di detta Chiesa, di bel lavoro, fatto nuovamente di tavole corniciate, e di fogliami con la sua balaustrata, colorata, è ora nel tutto terminata, e vi si ascende per scale a lumaca, coverta di tavole dipinte". (c) Trattasi della Confraternita del SS.mo Nome di Gesù. 48 porta, à sinistra, vedesi nella prima colonna una Fonte di pietra per l'acqua Santa: è coverta di pingi, colla sua soffitta di tavole, dipinta con quadri, fatti ad ottangoli. Stà d.a Chiesa (che, come risulta dalla relativa pianta, è larga palmi 87, da nord a sud, e, da est ad ovest, lunga palmi 56) composta à due navi, cioè una grande, ed un'altra piccola, che vengono sostenute da tre pilastri, sopra quali sedono tre nicchi, e la d.a nave piccola è anche dipinta à rose; A capo di essa nave piccola si vede un Organo (b), di bel lavoro, fatto di Tavole corniciate e di fogliami, nuovo, si come è parimente la Balaustrata ancora colorata per non esser intutto terminata. Si ascende in esso per scala à lumaca, coverta però nuovam.te di tavole, li pareti, così di dentro, come di fuori, sono dealbati, dove si osservano perlume ingrediente, sei finestre, tutte munite con vetriate, oltre quelle sono nel Coro, e (d) Un confronto con l'Inventario del 1687 proverebbe sensibili modifiche, disposte quasi certamente dal Card. Orsini. In esso, difatti, si legge che "vi sono Altari sei", e precisamente "L'Altare magg.re è posta nella Nave grande,...; La Venerabil Cappella del SS.mo Nome di Giesù è posta... nella nave destra,...; La Capp.a del SS.mo Rosario Confraternità è situata... nella nave sinistra,...; La Capp.a del Glorioso S. Gio: Batta (la cui statua era stata 'dotata dali Covatta nell'anno 1633 die venti-due del mese di luglio') è situata... alla nave contigua all'Altare del SS.mo Rosario...; L'Altare della Purificatione della B.B. Vergine (dove era anche 'la statua del S. Ant.o a Padua') è posta... nella Nave sinistra...; La Cappella di S. Silvestro Papa è situata... nella Nave sinistra nella quale vi è un Capo Altare di sculture soprindorate con colonne del medesimo modo con un quatro con S. Silvestro Papa in mezzo, S. Ludovico Re di franza dalla parte destra, dalla parte sinistra S. Tomaso d'Aquino...". (e) Quella seguente è la descrizione così come risulta da altra parte dell'inventario. "La Capp.a di S. Silvestro Papa (da tenere distinto dall'omonimo Beneficio semplice) e sita nel mezzo del muro laterale della Nave mag:re quando s'entra in d.a Chiesa Arcip.le in cui si vede dipinto sop.a a tela un quadro dedicato al sud.o glorioso Santo, ed à suoi lati vi sono dipinte l'effiggie di S. Tomaso d'Aquino, e di S. Loduvico Re di francia, e sop.a dello stesso, ve n'e un'altro sop.a à tela piccolo in f.a quadra, ove sta dipinta l'incoronat.ne di N.ra Sig.ra; e alto d.o quadro grande pal: otto, e largo palmi sei, la sua Icona e tutta posta in oro, guarnita di bellissime cornici, com due Colonde rigate, ch'e cinto di balaustrata di legno per un gradino altre il suppedaneo, la Mensa del med.mo e di pietra bianca lavorata ed in tre pezzi ben composta, in mezzo della qual'è locato il suo Tassello, lo Stipite di d.o Alta.e è tutto di fabrica, con i suoi spicoli anco di pietra lavorati, e tiene il suo palliotto avanti. Tiene il gradino della stessa pietra, e sopra d'esso vi sono quattro Candelieri colla Croce di legno lavorati, e colorati di verde, colle sue Tabelle consacre di Gloria, ultimo vangelo, e lavabo; tiene fisso nel muro destro la Credenzola per le Carrafine. La sua festa si sollennizza a 31 X.bre in ogn'anno. Non si ha memoria della sua fondat.e, ben si fu ristaurato, e dotato con peso di messe dalli q.m Don Luigi, e D.n Tomaso Russo come si legge nelle seguenti inscriz.e posta in fronte al gradino delli Candelieri cioe, Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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