Francesco bozza
lapideum", o "in pesclo majore
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- Abbazia di S. Silvestro
- Maccla bona
- Ecclesia Sancti Martini Episcopi in Biferno
- Beneficio di S. Silvestro di Limosano
- Beneficii Simplicis sub titulo Sancti Silvestri hujus antique Civitatis li=Musanorum
lapideum", o "in pesclo majore" oppure "in pesclo minore". Se, poi, a questo loro posizionamento, assai singolare e che trova pochi riscontri in altre località 155 , si unisce la titolazione delle relative emergenze (badie, cenobi, eremi e "casalenum Ecclesie") a Santi (Silvestro papa, Illuminata vergine e martire, Vittorino e Martino vescovo), tutti del Cristianesimo primitivo, ne emerge con evidenza, affatto dubitabile, l'antichità e, con essa, la possibilità di datarli tutti al periodo, nel quale, tra il V ed il VI secolo, si diffusero gli anacoreti ed i primi eremiti greco-bizantini. Una ulteriore particolarità, pur'essa non senza significato, è rappresentata dal fatto che, mentre nessuno di tali eremi è dedicato alla Madonna (il cui culto si affermerà molto nel periodo che seguì alla conversione dei Longobardi), tutte le principali Chiese degli insediamenti 'civili', che circondavano in epoca medioevale Limosano, la cui Cattedrale era la Chiesa di S. Maria Maggiore, sono intitolate a S. Maria: a Castelluccio di Limosano esisteva, ancora in piedi nel 1706, la "Ecclesia Dive Marie de Castelluccio, sita in Burgo dicte Terre, ubi dicitur la Piano di Santo Pietro" 156 ; a Cascapera c'era la Chiesa di S. Maria; ed era del "Feudo Nobile di Ferrara della Terra di Sant'Angelo presso Limosani" 157 quel "Beneficio Semplice, ò sia Cappella Ecc.ca diruta senza cura, sotto il titolo di S. Maria di Ferrara, sita nel ristretto della Città di Triv.ti ò sia sua Diocesi", al quale, nel 1757, rifiutava il "Rev.do Sig.r D. Isidoro Landone della Terra di San Giorgio la Molara della Prov.a di Principato Ultra nel Regno di Napoli, Arciprete della Terra di Santangelo Limosani Diocesi di Benevento" 158 . Se del "casalenum ecclesie de Sancto Vittorino, situm et positum ubi dicitur lo lago maiure, super quondam magno saxo" 159 , le notizie sono tanto scarse da impedirne ogni ipotesi di ricostruzione; e se, per la loro importanza, si dovrà trattare dello specifico della "Abbazia di S. Silvestro" e del "cenobio di S. Illuminata" solo nel prosieguo; qui non si può non dare almeno qualche cenno sia a quella "ecclesia Sancti Martini (o Martiani) Episcopi", che (a dimostrazione del fatto che tra il VI e l'VIII secolo è in atto la trasformazione dell'etimo da 'Tifernum' in 'Bifernum' e, da ultimo, in 'Musane') viene posta "in Biferno" dai documenti più antichi e, dai più recenti, "in castello Mosano", e sia alla "ecclesia Sancte Crucis in Limosano" 160 . 154 ARCH. VATICANO, Fondo Avignonese, Collect. t. 61: Benevent. civitatis et ducatus Varia 1132-1312, f. 184r. "... Vidit in dicta Ecclesia sancte marie de limosano insignia episcopalia, videlicet sediam episcopalem, mitram, Baculum et pastoralem et audivit dici quod est ibi liber qui vocatur liber pastoralis". 155 Altrove (v. paragrafo 1.4) abbiamo riferito alla posizione del 'magno saxo' di tufo, sul quale poggia l'abitato di Limosano, in mezzo (mésos) a tutte queste emergenze monastiche la nascita dell'etimo Musane o Mesane. Circa la particolare organizzazione in gruppo del monachesimo greco, BORSARI S. (Monasteri bizantini dell'Italia meridionale longobarda, in ASPN, n.s. XXXII, 1950-51, pag. 1 e segg.) rileva che "spesso molti monasteri di una stessa regione si univano insieme, sì da formare una specie di congregazione, che era retta dall'egumeno del più importante tra i monasteri collegati, oppure da un monaco, che per le sue virtù fosse particolarmente indicato per questa carica". 156 ASC, Protocolli Notarili, Not. Carrelli G.domenico di Fossaceca (Fossalto), atto del 9 Ottobre 1706. 157 ASC, Protocolli Notarili, Not. Marone Saverio di S. Angelo Limosano, atto del 18 Ottobre 1765. 158 ASC, Protocolli Notarili, Not. Orlando Caramuele di Fossaceca (Fossalto), atto del 20 Maggio 1757. 159 Era, ancora verso la fine del XVI, una chiesetta posta sopra quella che, al presente (e si noti la evidente corruzione dell'etimo), si chiama "la Morgia di Santa Luttrina". 160 Chronicon Beneventani Monasterii S. Sophiae, in UGHELLI-COLETI, X, 415 e segg. Riportiamo, per la parte che interessa il territorio limosanese, la 'concessio' del 1022 ("... Ecclesiam S. Angeli in altissimo super flumen Bifernum in finibus campi Marani cum eadem Ecclesia haereditatem, quae in longitudine milliaria duo, 104 Molto scarne le notizie su quest'ultima emergenza religiosa, che deve, senza ombra di dubbio, essere collocata nella omonima contrada, S. Croce, posta a confine tra i territori di Limosano e quelli di S. Angelo, magari sullo spartiacque, in posizione elevata e non molto distante dalla strada che da Fossaceca (Fossalto), passando per la Serra, risaliva da mezzogiorno verso S. Angelo. Di certo antica, essa costituiva il polo di riferimento religioso di uno dei tanti minimi 'casalia', i quali, sparsi ancora 'vicatim' come in epoca sannita, erano assai diffusi sul territorio e nel paesaggio medioevale molisano. Ancora esistente durante i primi anni del XIV secolo, venne coinvolta nel feroce attacco mosso allora da Trivento a Limosano, come mostrano le lagnanze di "Guilielmus de Limosano clericus devotus noster", il quale, evidentemente stanco delle rapine e delle scorrerie, "exposuit quod nonnulli laici clericum ipsum in possessione ecclesiarum Sancte Crucis prope Roccam Episcopi, Sancti Felicis de Petrafinda et Sancti Petri de Malamerenda,... ex collatione facta sibi a Monasterio S. Sophiae de Benevento in Rectoriam rationabiliter tenet et possedit... turbant indebite ac multipliciter inquietant..." 161 . Il modesto omonimo casale ed, insieme ad esso, pure la "ecclesia Sancte Crucis in Limosano" scomparvero, se non già in occasione della terribile peste di metà secolo XIV, molto probabilmente col 'terremotus magnus' del 4 Dicembre 1456. Porta a tale ipotesi anche la totale ed assoluta mancanza di notizie per gli anni che seguirono. Quanto alla "ecclesia Sancti Martini (o Martiani) Episcopi", è possibile individuare per essa, oltre a quelli sin qui già riferiti, alcuni altri elementi che la fanno ritenere assai antica ed esistente ancor prima del 774. E' indicativo della vetustà del complesso quel suo posizionamento in "pesclo minore" (contrapposto al "pesclo majore", sul quale situava il cenobio di S. Illuminata), sopra la 'morgia', appunto, che ben potrebbe essere identificata con l'attuale 'Pesco Martino'. Solo ad essa, poi, è possibile riferire la "integra portione", di cui alla concessio, datata in tale anno, di Arechi, il quale "... in gastaldato Bifernensi concessimus cortisanos, hi sunt Johannem et Walterium cum uxoribus et filiis suis, et omnibus sibi pertinentibus: seu et unam sororem Judari. Hos autem cum integra portione eorum Sanctae Sophiae Monasterio concessimus possidendum. Item et in eodem gastaldato concessimus Baccarios: hi sunt, Grauso cum uxore et filiis, sed et noras et nepotes eius, et omnia eius pertinentia: nec non et Sindonem cum uxore et filiis suis. Seu et Baccas in integrum qui fuerunt servi Rimichis, et de germano eius carpentarii nostri". Ed, infine, come non può in nessun caso essere messa in discussione l'esistenza, prima di tale data, del 'gastaldatus Bifernensis', una organizzazione civile, diversa da quella (il 'gastaldatus Bovianensis') riconducibile a Boiano e da riferire all'ambito territoriale del corso medio del fiume 'Bifernum', che è in tutto coincidente con la diocesi tifernate-musanense, latitudine milliare unum, necnon Ecclesiam Sancti Joannis cum omnibus rebus suis in causa Pollucis,..., Ecclesiam Sanctissime Trinitatis iuxta fluvium Bifernum cum omnibus suis pertinentiis, et Ecclesiam S. Martiani in Castello Mosano cum omnibus suis pertinentiis,...") e la 'concessio' del 1102 ("... Episcopi in Biferno, Monasterium Sancti Angeli cum cellis suis, in Petra Sancti Angeli, S. Trinitatis in Patara Findi Sancti Agnelli, Sancti Petri in Balneo in Valle luparia, Sancte Crucis in Limosano,..., Sancti Silvestri,..., in Fossacaeca S. Stephani Protomartyris... in casali Petraefictae Sancti joannis..."). Un paio le osservazioni suggerite dalla lettura del 'Chronicon': 1) diversi insediamenti monastici sono di difficile localizzazione, risultando oltremodo problematica la ricostruzione della toponomastica della zona; 2) la circostanza per cui più di un possedimento dell'area limosanese non sia menzionato nelle concessioni papali dopo il 1053 conferma l'ipotesi di notevoli interventi di papa Leone IX durante il suo passaggio nell'agro di Limosano e la sosta, nel giugno di tale anno, "in loco Sale". 161 ZAZO A., Chiese, feudi e possessi della Badia di S. Sofia, in SAMNIUM 1964, pag. 25. "(Guglielmo di Limosano) ha riferito che diversi 'laici' indebitamente turbano e diverse volte hanno inquietato lo stesso religioso nel possesso delle Chiese di S. Croce vicino alla Rocca del Vescovo, di S. Felice di Pietrafinda e di S. Pietro di Malamerenda, che tiene e possiede tra quelle a lui concesse dal Monastero di S. Sofia di Benevento". 105 diventa altrettanto indiscutibile l'esistenza nella relativa area di istituzioni ed organismi religiosi, tanto secolari che, soprattutto, regolari. Sorto nel periodo di diffusione dell'eremitismo anacoretico come eremo modesto e poco accessibile, ben presto e nella fase di maggiore crescita (VIII secolo) del monachesimo benedettino, forse anche per l'influenza dei tre complessi badiali siti nella poco lontana "Maccla bona", dovette diventare un 'monastero' di discreto interesse e fungere da punto di riferimento per quegli organismi produttivi di derivazione romana, le curtes (prima 'ville'), situate, come mostrano i numerosi rinvenimenti nella zona, nella parte del territorio limosanese estesa, a man destra del 'vallone Lavandaia', sino a "la piana Sancto Leo iuxta flumen Bifernj et Confinia terre Limosanj et feudi Casalis de Castell(ucci).o". Poteva, infatti, da esso, che posizionava vicino ad alcune fonti (esiste, tuttora, nei pressi la 'Fonte dello sbirro'), esercitarsi facilmente il controllo tanto sulla risorsa idrica del fiume che, cosa di maggior rilievo, sopra gli itinerari costituiti dalla storica 'strada', che, transitando appena a qualche centinaio di metri, collegava Boiano (e Roma) all'Adriatico medio-basso ed al Gargano 162 e da quell'altra 'via', che, attraverso il 'passo della Covatta', menava sino a Benevento. Della buona fama e dell'importanza raggiunta, tra il X ed il XII secolo, da quella che era la "Ecclesia Sancti Martini Episcopi in Biferno", o anche la "Ecclesia Sancti Martiani in Castello Mosano", testimoniano i numerosi privilegi, papali ed imperiali, che in quel periodo la menzionano (v. nota 17) e la fanno sempre dipendente dal Monastero di S. Sofia di Benevento. Possedeva diverse pertinenze e disponeva di un discreto patrimonio immobiliare, sparso ampiamente nel territorio. "Alla chiesa di S. Martino in Limosano nel 1080 fu devoluta una parte del molino posseduto da 'Gisinulphus et uxor eius Clara'. Abbiamo anche notizia di una donazione di territorio sito in Limosani, da parte di Ugo filius Malfredi, nel 1132" 163 , il quale, a motivo della coincidenza sia del nome che della data, potrebbe essere l’omonimo vescovo (della parte guelfa) che in tale anno reggeva le sorti della diocesi limosanese. Nel secolo XIV la Chiesa di S. Martino, già in declino, fu affidata all'amministrazione del diacono "Nicolaus de sancto Agnello" o, che è lo stesso, di S. Angelo, il quale "ex collatione facta sibi a Monasterio S. Sophiae de Benevento in Rectoriam rationabiliter tenet et possedit". Sempre appartenne all'Abbazia beneventana di S. Sofia, di cui, sia nello splendore che nella decadenza, ne seguì fedelmente la parabola della sorte. Era già ridotto ad un semplice 'beneficium' ecclesiastico quando dalla 'Convenzione', con cui si dichiarava la fine dell'Ordine benedettino nel Monastero di Benevento, sancita il 1° Gennaio 1595 dal Papa Clemente VIII, fu attribuito ad uno dei sei monaci benedettini tra i quali vennero ripartiti tutti i benefici dell'Abbazia. "... D. Salustrio Carnazzale, monaco, possiede li seguenti benefizii: - (...). - S. Martino dello Musano. - (...)" 164 . 162 Vedasi, per la ricostruzione della rete viaria che interessava il territorio di Limosano, il paragrafo 1.2. Il "locus Sale", dove Leone IX il 10 Giugno 1053 si fermò per tenere un 'placito' prima di affrontare lo scontro con i Normanni a Civitate, è a poche centinaia di metri da 'pesco Martino'. 163 ZAZO A., art.cit., pag. 26. Il Zazo cita il Repertorium S.S., c. 28b e 67a. Difficile la localizzazione del molino, anche se in agro di Limosano, tra la Contrada Colle Diego ed il Biferno, tuttora vi è una 'strada del Molino Vecchio'. Quanto a 'Ugo filius Malfredi', pare probabile trattarsi dello stesso Ugo che nel 1148, in Limosano, stipula l'atto di concordia con l'abate Giovanni del Monastero di S. Sofia alla presenza, appunto, del conte Ugo II di Molise per problemi sorti con il monastero di S. Angelo Altissimo. 164 SAMNIUM 1959, pag. 226 e segg. "La storica chiesa di S. Sofia, del tempo di Gisulfo II e di Arechi II (poi I come 'princeps') e l'annesso monastero, che ebbero il loro massimo fulgore nel XII secolo, furono retti dall'Ordine benedettino, prima alle dipendenze di Montecassino, indipendente poi, dopo alterne vicende, fin dai tempi di 106 Erano già passati molti anni da quando i monaci avevano abbandonato il complesso badiale e la "Ecclesia Sancti Martini Episcopi in Biferno", probabilmente già ridotta a cumulo di rovine, aveva smesso le sue funzioni ed il suo ruolo storico; a poco, se non a nulla, serve sapere, perciò, a chi passasse in seguito il 'beneficium'. Forse, perché di nessun interesse, neppure la Storia volle occuparsene e non ne lasciò traccia, se non nella possibile continuità con quella “Confraternita di S. Martino”, eretta nell’Ospedale della SS.ma Annunziata, di cui si ha ancora notizia nei documenti di fine XVI secolo. 3.2 - S. Silvestro "Con atto in forma pubblica amministrativa del 25 Novembre 1908 venne stipulato tra la Direzione Generale Fondo Culto e l'Economato Generale dei Benefici Vacanti di Napoli" il definitivo passaggio alla Amministrazione Fondo Culto delle attività e delle passività del Beneficio di S. Silvestro di Limosano. Era trascorso poco più di un decennio da quando l'ultimo beneficiato, il Sig. Battinelli Michele, sacerdote, che ne aveva "preso possesso nominale il 17 Agosto 1867", "già investito del Beneficio di S. Silvestro di Limosano, si rese defunto nel 1897 nel Comune di Ponticelli dell'Ufficio (del) Registro di Barra" 165 , in provincia di Napoli. Erano gli ultimi atti burocratici, che sancivano la fine di una istituzione gloriosa e ricca di storia, di cui però, al presente, non rimane nessun ricordo nei luoghi e pochissime tracce nei documenti. Anche se "il luogo detto a S. Silvestro", che viene detto trovarsi "in suolo dell'Abbadia di S. Sofia di Benevento" 166 e dove situava l'antico complesso abbaziale, risulta di non semplice Gregorio VII. La decadenza del Monastero si iniziò con le turbinose vicende del Regno di Napoli nella seconda metà del XIV secolo, accentuandosi dopo che la ricca Badia fu concessa in commenda (sec. XVI) a Rodrigo Borgia. Al Borgia successe Giuliano della Rovere, poi Papa Giulio II, e, infine il Cardinale Ascanio Colonna,..., chiese ed ottenne che fossero allontanati (i monaci benedettini) e sostituiti dai Canonici regolari della Congregazione di S. Salvatore, dell'ordine di S. Agostino. Gli accordi furono presi col P. Generale, Ambrogio Morandi, e furono sanciti da Clemente VIII, il 1° gennaio 1595". Non sembra affatto casuale l'indicazione, nei documenti, di S. Martino dello 'Musano', il cui etimo, facilmente corrompibile, è all'origine di attribuzioni spesso difficoltose e non vicine al vero. 165 ASC, Fondo INTENDENZA DI FINANZA, B. 349, f. 1510, comunicazione del 25 Gennaio 1909, con cui il Ministero di Grazia e Giustizia - Direz. Generale del Fondo per il Culto impartiva le disposizioni del caso all'Intendenza di Finanza di Campobasso. La storia recente del Beneficio di S. Silvestro era stata riassunta in altra nota, datata 27 Febbraio 1885, tra gli stessi menzionati soggetti. "In Comune di Limosano... è Sede un Beneficio Semplice contemplato dalla Bolla 'Dum Collatis', del quale è investito il Sacerdote Buttinelli Michele residente in Ponticelli (Napoli). Chieste informazioni mi risulta che il Buttinelli è tuttora vivente ed attendo altre informazioni per assodare la data dell'investitura e l'ammontare preciso del capitale che da alcune memorie attinte presso l'ufficio del Registro mi risulta sia di L. 2080 circa, e cioè una rendita in denaro di annue L. 19,12 e di una corresponsione in grano di Ettolitri 5 e litri 55. Mi risulta inoltre dall'eseguite ricerche che il Verbale di presa di possesso del 17 Agosto 1867 venne dall'Ufficio del Registro di Campobasso inviato alla Direzione Demaniale di Aquila con nota delli 12 Giugno 1869 N. 371- 581 e non fu più ritornato. Converrebbe quindi spedirne una copia all'Ufficio desumendolo o da quello per avventura depositato in Cotesto Archivio, o richiedendola alla Direzione Generale. Mi risulta altresì che l'atto di nomina venne spedito a codesta Intendenza con nota delli 27 Novembre 1879 N. 1328 e prego la S.V. farla ritornare all'Ufficio di Registro qualora sia cessato l'uso sul quale venne richiesta. (...). Finalmente avviso che il ruolo esecutivo delle rendite in parola fu rinnovato l'ultima volta nel 1835 ma la prescrizione venne interrotta col giudizio di rinnovazione sostenuto nel 1852 dall'Economo dei Beneficii Vacanti avanti la Pretura di Castropignano e le sentenze furono trasmesse alla Direzione Demaniale di Aquila con la nota di questo Ufficio del Registro delli 12 Giugno 1869 N. 371-581". 166 ASCL, Catasto Onciario del 1743, B.1, f.1, passim. 107 identificazione e collocazione geografica, pare, tuttavia e con qualche ragione, proponibile l'ipotesi di posizionarlo nella località (o Contrada) 'Castagna', al confine "dalla parte di sopra con la strada publica che va al Bosco Fiorano", sopra ad una morgia, che con tale nome, la Morgia di San Silvestro appunto, non è più ricordata da nessuno (forse perché utilizzata nelle costruzioni) e che doveva situare a circa Km. 1,5 dall’abitato ed a breve distanza dalla strada che portava a Montemarconi ed a Cascapera. Dello splendore antico solo qualche barlume traspare dalla "Captio possessionis del 2 Novembre 1746" 167 , per l'avvenuta morte del precedente beneficiato, Don Bonifacio Fresella di Pietradefusi (Avellino), da parte del "Rev.di D.ni Gherubini Gisolfi oppidi Solophre" di quello che già allora era ridotto ad essere un "Beneficii Simplicis sub titulo Sancti Silvestri hujus antique Civitatis li=Musanorum". Scrive il notaio che, per prenderne il possesso, "accessimus in dicta Territoria, et signanter in locum dirute ecclesie, sub vocabulo et titulo Sancti Silvestri supra unum montem lapideum, alias lingua vernacula, et idiomate paesano, dictum Morgia di San Silvestro, et in summitate et plano eius sita et posita". E, mentre del passaggio da Don Gisolfi a Don Bartolomeo Verrusio non è stata trovata traccia, vi è del 'Beneficio di S. Silvestro' una ulteriore e successiva, del 1778, 'presa di possesso', fatta "nella Terra di Limosani, e propriamente nelli Terreni di S. Silvestro,..., e proprio sopra una Morgia, ove si dice esser stata la chiesa oggi diruta dentro li Territorij di S. Silvestro" 168 a richiesta del Sacerdote Don Nicola Fracassi, nella qualità di "Procuratore del clerico Don Giuseppe Maria Verrusio della Terra di Ceppaloni", provincia di Benevento, per l'avvenuta rinuncia in suo favore da parte del fratello Don Bartolomeo. Dal Catasto Onciario (1742) risulta che "il Sig.r D. Bonifacio Frisella Canonico della Pietra de Fusi Principale Pacifico, e (che) legitimamente possiede in questa Terra di Limusani il beneficio semplice sotto il titolo (di) S. Silvestro, conferitelo dal Sig.r Arcivescovo di Benevento come per sue Bulle, al qual titolo il d.o Sig.r Frisella fù legitimam.te promosso agl'ordini (e) gl'effetti di d.o beneficio", ha 'rivelato' cespiti di proprietà del Beneficio, quasi tutti coltivati a 'vigna', per circa 35 tomoli e 4 misure. Di tale patrimonio: 3 tomoli situavano "alla piana del Ponte", poco più di 6 tomoli "alli Patrisi" o "alla fonte delli Patrisi" e la parte più consistente, di circa 26 tomoli, "à S. Silvestro" oppure "alla Morgia di S. Silvestro" 169 . Il confronto con le risultanze dell'Inventarium del 1712, che conta 17 'appezzamenti', situati nelle stesse 'contrade' ma con una estensione complessiva di 41 tomoli, mette in evidenza la fase di declino e di contrazione del disponibile fondiario del 'Beneficio', che solo nel trentennio 1712-1742 diminuisce del 10% circa. Quest'ultimo documento, più volte citato, fornisce, inoltre, sia i parametri precisi per la identificazione geografica del sito che alcuni preziosi elementi per una ipotesi di ricostruzione storica, quando nella 'Descrizz.e della Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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