Francesco bozza
tomoli cento settantadue, ed una misura; la seconda di tomoli dieciannove, e dieci
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tomoli cento settantadue, ed una misura; la seconda di tomoli dieciannove, e dieci misure; e la terza di tomoli sei, e quattordici misure della misura paesana, ch'è di seicento canne quadrate per ciascun tomolo. Tutte tre furono nel 1796 con tutte le sollennità di parlamento,…, divise egualmente alla ragione di misure dieci per ogni quota, e censiti a tutti i capi di famiglia, che ascesero al numero di trecento ventisette,… - Il territorio boscoso, che porta il nome di Fiorano fu anche esso censito, e diviso nel 1796 colle stesse sollennità pratticate per le Cese, Selvitella, e Coste. La di lui estensione ascende a circa tomoli mille, compresa una picciola parte lasciata indivisa all'estremità del med.o nel luogo detto le Coste per pascolo degli animali. La porzione assegnata ad ogni famiglia fu di tomoli due, e mezzo anche all'uso del Paese, ed a ciascuna quota fu assegnata dai Periti il canone corrispondente alla di loro rispettiva qualità e tutti i canoni riuniti ascendono alla somma di docati duecento cinquanta. Deve però avvertirsi, che alcuni censuarj, dopo aversi presa la quota loro spettata su i terreni delle Cese, Selvitella, e Coste, ricusarono la porzione spettatagli del Bosco, per cui non vollero né stipular l'istromento di censuazione, né corrispondere il canone fissatogli dai Periti; e ciò non ostante ebbero l'ardire di recidere la maggior parte degli alberi esistenti nelle porzioni ad essi destinate, e di lasciarle nello stato desolato, in cui si trovano. Questi censuarj, giusta il notamento esistente nell'Archivio Comunale, ascendono al numero di dieci. Avendo io poi insieme col decurionato osservato con gli occhi proprj la qualità del terreno, su di cui è piantato il Bosco, ho veduto che il med.o in generale è tufaceo, sassoso, lamoso, ed assolutam.e dissadattato alla coltura, per cui è necessario, che resti nello stato incolto, e boscoso, in cui si trova. Il presente atto, dopo essere stato letto al Sindaco, e decurionato, ed all'Agente del Sig.r Marchese di Grazia, è stato dallo stesso Sindaco, Agente, e cinque decurioni sottoscritto, avendo tre altri dichiarato di non sapere scrivere, e questi sono Ambrosio d'Addario, domenico Fiorucci, e Tobia Bussi. F.to: Giuseppantonio Lucito Sindaco Igino Giancola Decurione Francesco Lucito Decurione Luigi Sebastiano Decurione Saverio Covatta Decurione Vincenzo Tata Decurione Angiolo Zingarelli Agente del Marchese di Grazia F.to: illeggibile" Per un minimo di approfondimento risulta, a questo punto, inevitabile partire dalla seguente domanda: data la ragguardevole quanto evidente estensione: a) dei “territorj ex-Feudali”, che per l’avvenuta abolizione della feudalità, al momento del ‘Verbale’ (ed un minimo di confronto è possibile già solo con le risultanze, riportate, del Catasto Onciario), risultano pure considerevolmente ridotti; b) dei “territori Ecclesiastici”, i quali anche avevano già 309 iniziato a soffrire di attacchi e di rivendicazioni; e c) dei “territori” del “vasto demanio” della “Universitas civium”, quali potevano essere le reali disponibilità fondiarie, destinate alla produzione, nella proprietà dei ‘particulari’? Occorre in via preliminare precisare che non rari dovettero essere i tentativi, che, pure nella loro occasionalità, ben dimostrano una mobilità (che andrebbe fatta oggetto di indagine approfondita) assai più frequente di quanto si possa pensare ed un interesse costante nel tempo (è stata trovata traccia: di coinvolgimenti con i "tedeschi" durante i primi anni del secolo XVIII, di rapporti commerciali per il tramite di Lanciano con mercanti 'milanesi', di un signore della "Republica di Genua" che nel 1778 investe in attività commerciali situate alla "Piazza delle Poteche"), di inserimenti provenienti dall'esterno nel possesso del fondiario limosanese. Una di queste 'appropriazioni' è così documentata: "… facciam vera fede, anche con giuramento noi qui sotti Sindaco, ed eletti di questa Comune di Limosano… qualm.te il Cardinal Ruffo possiede in questa Comune un territ.o nel luogo d.o il Frainile di tomoli due e mezzo… Come anche possiede altro territorio nel luogo d.o Colle d'Amico, che non sappiamo il quantitativo… Quali sud.i corpi si possedevano ab immemorabile dalle V.bili Cappelle laicali del SS.mo Sacramento, e Rosario: ma da circa dieci anni se ne imposessò il sud.o Cardinal Ruffo, non sapendosi per qual dritto, o motivo…" 449 . A parte la episodicità di tali inserimenti (l'ultimo citato di una certa particolarità e non privo del significato squisitamente 'politico' da riferirsi al movimento sanfedista del Cardinale Ruffo collegato ai fatti nell'area molisana, tanto notevoli quanto scarsamente considerati almeno nel rapporto e nel coinvolgimento sul territorio, della Rivoluzione del 1799), una situazione assai attendibile, pur nella sua approssimazione, è quella che, ma occorre ben valutare e fare i conti con le variabili sia delle 'rese' di allora (grano ed orzo: 1/4; farro: 1/5; avena 1/3,5) che della diffusione delle colture accessorie (vigna, maggese, erbacee, ecc.) e della 'veridicità' delle 'rivele' stesse, si riesce a ricavare dalla 'scrittura' (la sola con 'dati' aggregabili rinvenuta) con cui "l'Unità della Terra di li Musani in Provincia del Contado de Molisi, e per essa li suoi hodierni Sindico et eletti per obediri alli Regij Ordini circa la vendiz.ne di grano, et orgio, et d'eligere un Uomo Publico per rivelarle, fattane letture, come con la presente eligeno il Mag.co N.r Carlo Ant.o di Luca della Terra della Ripa de liMusani in poter del quale li Massari e Campieri vadano a rivelare (la) vera quannità de' lo grani, et orgio hanno in questa presente raccolta 1679, mediante publico banno emanata per Gio. Ant.o d'alendo Giurato, e Serviente della Corte Baronale di d.a Terra di Limusani: et in fede di ciò si haveranno fatte scrivere" 450 . La aggregazione dei dati e la loro rielaborazione hanno consigliato di proporre i seguenti due prospetti, ai quali il cortese e buon lettore vorrà dare una sua autonoma interpretazione. 1 - RACCOLTA 1679: Analisi per quantitativo di prodotto riferito ai produttori N. % TIPOLOGIA PRODUTTORI GRANO % MEDIA ORZO % MEDIA 46 58,97 Produttori da 00,00 a 10,00 256,75 12,56 5,5 60,5 13,44 1,31 13 16,67 Produttori da 10,00 a 25,00 195 9,54 15 36 8 2,5 6 7,69 Produttori da 25,00 a 50,00 237 11,6 39,5 42 9,33 7 7 8,97 Produttori da 50,00 a 100,00 480 23,49 68,5 83,5 18,56 11,94 5 6,41 Produttori da 100,00 a 150,00 640 31,31 128 138 30,67 27,56 449 ASC, Fondo Intendenza di Molise, B. 44, f. 35; Nota del "3 febraro 1808" sottoscritta da: "Libero Lucito Sindaco, Igino Giancola p.mo eletto e Domenicangelo Jacovone eletto". 450 ASC, Fondo Protocolli notarili, Notaio DE LUCA Carlantonio della piazza di Ripalimosani, atto del 16 Settembre 1679. I quantitativi dei prodotti sono in 'tomoli'; ogni tomolo corrisponde a circa 50 Kg. 310 - - Produttori da 150,00 a 200,00 - - - - - - 1 1,28 Produttori da 200,00 a oltre 235 11,5 235 90 20 90 78 100 TOTALI 2043,75 100 26,20 450 100 5,77 2 - RACCOLTA 1679: Analisi per destinazione del prodotto GRAN O ORZ O GRANO % ORZO % QUANTITATIVO PRODOTTI RIVELATO 2043,75 100 450 100 A 1 Collette all'UNIVERSITA' 60,75 - B 1 Terraggio all'UNIVERSITA' 57,25 2,87 2 Terraggio alla CORTE BARONALE 38,5 3 3 Terraggio al CLERO di S. MARIA 16,87 2 4 Terraggio al CLERO di S. STEFANO 19 9,5 5 Terraggio alla Confraternita ROSARIO - - 6 Terraggio alla Confraternita SACRAM. 7,75 2 7 Terraggio al Convento di S. FRANC. 0,5 - 8 Terraggio al Monastero della LIBERA 5 - 144,87 19,37 C 1 Censi al CLERO di S. MARIA 9,25 - D 1 Decime al CLERO di S. MARIA 54 7,5 2 Decime al CLERO di S. STEFANO 86,5 18 140,5 25,5 E 1 Debiti con la CORTE BARONALE 173,5 15,5 2 Debiti con la Confraternita ROSARIO 85,12 - 3 Debiti con la Confraternita SACRAM. 420,19 4 678,81 19,5 F 1 Altre OBBLIGANZE DIVERSE 39,56 2 TOTALE "PESI" (da A a F) 1073,74 52,54 66,37 14,75 VENDUTO subito 146,5 7,17 20 4,44 DISPONIBILE per la SOPRAVVIVENZA 823,51 40,29 363,63 80,81 Allo stato il solo elemento mancante, per una valutazione complessiva della situazione, è quello relativo alla popolazione, che, nel 1669 (appena un decennio prima delle operazioni legate alla 'rivela'), era per Limosano di 'fuochi' 138 451 e, quindi, di circa 1100 abitanti. Tale dato, che porta a stimare il numero de "li Massari e Campieri " o, meglio, degli addetti alla produzione nell'agricoltura in circa il 60% della popolazione totale (78 produttori su 138 fuochi), viene, almeno per grandi linee, confermato anche dalle risultanze del Catasto Onciario (1742), i cui dati opportunamente rielaborati 452 fanno stimare in circa il 74% del totale (237 capifuoco) il numero complessivo (che, quindi, comprende anche 'salariati' e non proprietari) dei 'Massari', 'Bracciali' e 'Faticatori'. Il quadro completo e dettagliato della composizione sociale dell'intera popolazione, stando almeno alle indicazioni del Catasto Onciario, si può vederlo dal quadro di cui alla nota 25. Esso dimostra, discretamente vivace ma, solo se si eccettua qualche caso assai raro, con una produzione destinata all'esclusivo consumo locale, un artigianato (calzolai, ferrari, funari, falegnami, sartori, scarpari) relativamente diffuso e che operava totalmente in strutture a prevalente carattere familiare, nelle quali era inesistente la manodopera salariata. Da segnalare, infine, che diverse risultano essere quelle professioni (mandese, scardalano, vaticale), che l'andare avanti del carro della storia ha reso definitivamente scomparse. 451 MASCIOTTA G.B., II, pag. 200. 452 BOZZA F., op. cit., pag. 252. 311 Un cenno a parte va riservato all’organizzazione ed al posizionamento di quelle produzioni ‘industriali’, che, quasi tutte collegate ai corsi d'acqua, si occupavano o della trasformazione dei prodotti agricoli (mulini) oppure della lavorazione dei panni. Abbiamo già visto (nota 2) che il confine tra Limosano e Fossaceca (Fossalto) iniziava “alla cornice del muro del Molino di Fossaceca alla parte di dietro di detto Molino” e che in esso “gli Cittadini di Limosano avevano unita, seù precedenza nel macinare, à causa, che detto Molino stava situato dentro il Terr.o di Limosano”. Questo mulino posizionato alla confluenza del ‘vallone’ con il corso del fiume Biferno e del quale è ancora notizia nel 1712, doveva essere quasi certamente molto antico, di grande dimensione ed a più macine ed inoltre non deve essere confuso con l’altro “Molino con una macina d’essa Unità (nota= Fossaceca) sito nelle pertinenze della stessa e propriamente nel luogo detto l’araciardino”, per il quale nel 1725 il Notaio di Fossaceca Festa Marco stipula un contratto di “Affictus Molendini pro Mag.ca Universitate Terre Fossacecae”. Se questa era la situazione a monte, va detto che, sempre alla confluenza del relativo ‘vallone’ con il Biferno, anche all’estremità a valle del territorio di Limosano, ed in epoca di tempo più antica da esso molto probabilmente doveva partire la linea di confine con Lucito, situava il “Molino di Ferrara”. Una per tutte la menzione, e se ne dimostra che era attivo, della ‘Attestatio’ del 20 Dicembre 1760 453 , con la quale “Nazzario Bozza ed Arcangelo di Francesco Marrone… anno asserito e dichiarato… come la sera verso le due ore della notte delli due di Maggio di questo sud.o corrente anno Mille settecento sessanta furono chiamati da Francesco Carrafiello Guardiano dell’Ill.re Sig.r D. Francesco d’Attellis Barone della sud.a Terra di Santangelo che per ordine di d.o Sig.r Barone fossero andati al Palazzo che doveva parlarli di cose premurose; dove essendo andati essi costituti ivi ritrovarono il Sig.r Barone, e seco vi stavano il Sig.r Nicola Antonio Cannavino Governatore di d.a Terra, Nicola di Jacovo erario, Nazzario Minicuccio e Domenico di Paolo Molinari del Molino di Ferrara…”. Durante la discussione delle “cose premurose” uno dei due ‘Molinari’ arrivò ad affermare che “quando V.E. mi fa buono la Ricevuta, e l’acqua mancante e la Valchera il di più che devo son pronto a pagarli”. Considerato che nella toponomastica della geografia dell’agro limosanese, tra la contrada Colle Diego ed il Biferno, esiste ancora (ma è in procinto di esservi cancellata) una “strada del Mulino Vecchio”, potrebbe essere localizzato, se non proprio confuso ed identificato con questo “di Ferrara”, poche centinaia di metri più a monte, ed alla confluenza con il vallone anche quel ‘molino’, posseduto da “Gisinulphus et uxor eius Clara”, parte del quale, nel 1080, venne devoluta alla Chiesa di S. Martino 454 . A mezza strada circa tra quello di Ferrara e l’altro di Fossaceca, ma alla destra del corso d’acqua, posizionava, pure esso parecchio antico e di proprietà del feudatario di Montagano, “un molino a tre macine animato dalle acque del fiume Biferno con due fabbricati che ne sono dipendenti, uno cioè prossimo al molino, e l’altro attaccato al fondo denominato la Piana”; di questi uno era certamente utilizzato per “Valchera”. Queste attività produttive situavano, ed il nome, che di per se già evoca quello di abitazioni molto antiche, sembrerebbe di un certo significato, alla "contrada detta Tufo o Piana delle Grotti, ed anche Lavandaje". Quanto, poi, alle “Valchere”, che consistevano in macchine per l'industria tessile alimentate ad acqua, i cui magli, per darne morbidezza, battevano le stoffe prodotte localmente, ed alla loro presenza, che risulta essere assai diffusa, sul territorio, va detto che erano ubicate nelle immediate vicinanze ed a valle dei mulini più significativi per utilizzarne le acque di scarico. Rappresentavano la prova della buona presenza delle produzioni sia di lino (messo a 453 ASC, Fondo Protocolli notarili, Notaio PETRONE Giuseppe della piazza di Montagano. 454 BOZZA F., op. cit., pag. 96. 312 macerare nelle acque del fiume Biferno) che di lana, alle quali deve essere riferito anche il mestiere, poi scomparso, dello 'scardalano'. Di tutto ciò ne da ampia testimonianza la disposizione testamentaria del 26 Dicembre 1783 455 con cui Carmina Covatta stabilisce "che delli braccia ventisette di panno lana che si trovano di presente in valchiera, vuole…". Quel "panno lana", così come diversi altri tipi di 'panni', era di certo il frutto del lavoro ai 'telari da tessere', che, numerosi, si trovavano nelle abitazioni di allora. Anche di altri mulini più piccoli, meno significativi e meno antichi dei precedenti è stata trovata traccia. Come, innanzitutto, di quello, ugualmente a tre macine, situato "in tenimento di questo Comune alla contrada Piana Donatelli, ed alimentato dall'acque del fiume Biferno", e che è, o potrebbe essere, quello stesso che il 21 Febbraio 1826 "alcuni naturali di Limosani intendono edificare un mulino nel loro tenimento sulle sponde del Biferno… nella Contrada denominata Piana del Ponte" 456 . Nel 1852 (atto del 28 Gennaio per Notaio Fracassi Aquino, limosanese, ma della piazza di S. Angelo) risulta ancora perfettamente attivo e funzionante (vi si effettueranno consistenti lavori di ammodernamento solo qualche anno più tardi, e precisamente nel 1859) il "molino a tre mole sito nella Contrada Piana Donatelli, tenimento di Limosano, animato dalle acque del fiume Biferno". Certamente da non confondere con il precedente è il mulino, del quale si parla nell'atto del 18 Febbraio 1815 457 , con il quale "i Fratelli Liborio, e Giuseppe Greco di Francesco, Contadini proprietarj, abitanti in detto Comune…, hanno dato, e concesso a titolo di affitto a Domenico d'Amico del fu Nicola, Contadino, dimorante nel Comune medesimo,…, un molino da essi costruito nel luogo dicesi Vallone delle Cese, consistente in una piccola casetta a pian terreno con una sola macina. Tale affitto si è effettuito nel modo, che siegue 1° Che tutte le riparazioni della casetta, durante l'affitto, saranno a peso degli Affittatori, menoché questi non provino che siano divenute necessarie per fatto e trascuraggine del Fittuario, il quale allora sarà obbligato di farle a sue spese. Quelle poi della macina saranno a carico del Fittuario. 2° Che le imposizioni saranno a peso degli affittatori ad eccezione de' diritti di patente che saranno pagati metà dagli affittatori, e metà dal Fittuario. 3° Che tutti i ferri addetti al meccanismo della macina, non che un'ascia, una sega, un scalpello, e due martelline tutti nuovi, saranno restituiti in fine dell'affitto, come sonosi ricevuti. 4° Gli Affittatori saranno tenuti di terminare la fabbrica del conservatojo dell'acqua, detto communemente Fota, per tutto Agosto del corrente anno, in caso contrario sarà formata dal Fittuario a loro danno. Questo affitto durerà per anni due, 2, continui, li quali cominceranno dal dì otto, 8, Settembre di questo corrente anno,…, e ciò mediante l'annua corresponsione di ducati 455 ASC, Fondo Protocolli notarili, Notaio AMOROSO Gaetano della piazza di Limosano. 456 ASC, Fondo Protocolli notarili, Notaio LUCITO Giuseppantonio della piazza di Limosano. Con atto del 21 Settembre 1828 "Michele d'Addario fu Francesco e Luigi Rossi" prendono in affitto la sua porzione del "molino, che trovasi sito alla Contrada Piana Donatelli, in tenimento di questo Comune" dal "Signor Don Antonio Corvinelli fu Vincenzo Sacerdote", da questi "tenuta in società coi Signori Don Giovanni Robustella, Domenicangelo Jacovone, e Romualdo di Gregorio anche di Limosano, non che Don Domenico Petrunti di Campobasso". Lo stesso Don Antonio Corvinelli, il 30 Maggio 1830, affittava sempre la sua porzione a "Giovanni Romano fu Michele ed il di costui figlio Michele Romano, ambi Contadini". Dal relativo atto risulta che della Società erano entrati a far parte anche i "Fratelli Fiorucci di Limosano", i quali, come si vedrà, erano stati proprietari di un piccolo mulino, poi dismesso, sul Vallone della Valle. 457 ASC, Fondo Protocolli notarili, Notaio LUCITO Giuseppantonio della piazza di Limosano. 313 quaranta, 40:00, che saranno pagati, cioè ducati venti, 20:00, nella fine di Gennaio, e ducati venti, 20:00, nella fine di Aprile di ciascun anno durante l'affitto in pace". Da ultimo occorre riferire che "ve n'era in Limosano un altro in sito improprio, animato nel solo verno dalla piena di un torrente. Tal molino era posseduto dai fratelli Fiorucci" 458 , che lo dismisero per entrare nella società che stava per realizzare l'altro alla Piana Donatelli, ed era situato, pur se se ne ignora la posizione precisa, lungo il corso del Vallone La Valle. Nella geografia delle produzioni non può tralasciarsi di riferire di "una macchina completa da fare maccheroni volgarmente detta ingegno con la rispettiva campana di bronzo del peso di rotoli cinquantadue, una con tutti gl'istrumenti, ed utensili relativi, vale a dire trafile di rame al numero di cinque una di vermicelli, una di perciatelli, una di mezzani, una di tagliarelle, e l'altra di zite; un frullone per la semola farina e pe tutto altro; cinque crivi da far semola, tre secchioni, una tinella, un bancone con cassettino di legno cerro, una barra, due madie, un tavoliere per lavorar la pasta con due stanghe, ed un mangano detto comunemente monaco, il mascolo di legno che va dentro la serofina, un altra vita all'infuori di quella che si trova nella macchina stessa, ed altri piccoli oggetti relativi alla macchina medesima", che il 10 Dicembre 1860 459 per "il convenuto prezzo di ducati cento ottanti,…" veniva affittata ad "Aquino Minicucci di Domenicangelo Maccheronajo" del Comune di Limosano. Era essa, e così ne viene provata l'esistenza a Limosano da diversi anni di tale tipo di produzioni, diversa da quell'altra "macchina da lavorar maccheroni, consistente in un torchio con corrispondente vite di legno, in una campana di bronzo, quattro trafile di rame, quattro crivi di cuojo, due secchioni di abete, un forlone con tutti gli altri utensili, ed ordigni addetti alla macchina suddetta", che il 23 Gennaio 1850 460 "Domenico Gravina del fu Nicola Falegname", padre, per soddisfacimento di un debito di 95:00 ducati, era costretto a vendere a "Michele di Domenico Gravina", figlio. INDICE CAPITOLO I: La Diocesi da ‘tifernate’ a ‘musanense’ pag. 9 1.1– Tifernum: ipotesi di localizzazione 13 1.2 – Il proto-Cristianesimo 17 1.3 – Le vicende alto medioevali 21 1.4 – Musane e la sua diocesi 26 1.5 – La reintegratio di Papa Anacleto ed i processi tra il 1132 ed il 1312 32 458 ASC, Fondo Intendenza di Molise, Allegazione "Pel Comune di Limosano contro Jacovone, Di Veneri ed altri", Napoli 1836, pag. 18. 459 ASC, Fondo Protocolli notarili, Notaio FRACASSI Aquino, nativo di Limosano, della piazza di S. Angelo Limosano. 460 ASC, Fondo Protocolli notarili, Notaio CORVINELLI Fortunato della piazza di Limosano. 314 CAPITOLO II: Le istituzioni religiose ‘secolari’ 43 2.1 – La Chiesa ‘Cattedrale’ di S. Maria Maggiore 47 2.2 – La ‘Parrocchiale’, “seu Rectoria”, di S. Stefano Protomartire 61 2.3 – Le Confraternite 76 2.4 – Le altre istituzioni, il Clero ed i patrimoni degli ecclesiastici 89 CAPITOLO III: Le strutture e le organizzazioni del Clero regolare 105 3.1 – S. Martino vescovo e S. Croce 109 3.2 – S. Silvestro 115 3.3 – Il cenobio di S. Illuminata 119 3.4 – S. Pietro “de Sale” e le altre ‘strutture’ monastiche della ‘Maccla bona’ 127 3.5 – Emergenze religiose minori e ricostruzione del paesaggio medioevale 136 CAPITOLO IV: La ‘Religione’ Celestina ed il Monastero della ‘Libera’ 143 4.1 – S. Pietro Celestino 147 4.2 – Dal Cenobio di S. Pietro al Monastero di S. Pietro Celestino 154 4.3 – Il Monastero: da S. Pietro Celestino a “S. Maria della Libera” 160 4.4 – La vita monastica ed il patrimonio 169 CAPITOLO V: Il Convento francescano dei frati minori conventuali 175 5.1 – Le vicende del Convento 179 5.2 – L’organizzazione e la vita dei frati 204 5.3 – Il patrimonio del Convento 217 Appendice 1^ 229 Appendice 2^ 236 CAPITOLO VI: Il Marchese, “Utile Signore” 241 6.1 – Storia della titolarità del feudo 245 6.2 – I rapporti con la “Universitas Civium” e con i ‘particulari’ 274 CAPITOLO VII: La “Universitas Civium” 293 7.1 – I rapporti con le Terre confinanti 297 7.2 – I rapporti con i 'particulari' e con l'interno 310 7.3 – Il patrimonio della "Universitas civium" 326 INDICE 337 315 316 Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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