Francesco bozza
- Sopporta d.o mio Principale pur anche i seguenti pesi -
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- Sopporta d.o mio Principale pur anche i seguenti pesi - - Per adua alla Reg.a Corte in trè terzi à dieci Gennaio, à diece Maggio, à dieci Settembre, in unum carlini trentaquattro, e grana cinque,… - Al Mag.co Governatore, per provisione, letto, et vettuagli docati quaranta,… - Allo Scrivano della Corte, per sua provisione, oglio, e carta, docati quattordeci,… - Alla Ven.le Chiesa di S. Maria Mag.re per canone allo trappeto, carlini due,… - Al Ven.le Convento di S. Franc.o per fitto della Pagliarola, per uso della Taverna, carlini quindici,… E ciò oltre il donativo per rag.ne di fascia e dono gratuito fatto dalla Fedelissima Città Baronaggio, e Regno à S.M., che Dio guardi, come ordine Regio notificatomi per il Corriere del Sig.r Percettore Sinibaldi di questa Provincia à due del Mese di Maggio di questo corrente anno 1741”. 273 CAPITOLO 7° LA ‘UNIVERSITAS CIVIUM’ 274 275 LIMOSANO: l’antico centro storico ovvero la “Terra” 276 7.1 - I rapporti con le Terre confinanti e con l’esterno La più fedele ricostruzione della condizione, riferibile al XIII secolo e che, lo si vedrà, di certo partiva da molto lontano, della “Terra” di Limosano evidenzia, non solo che essa è una “bona terra soprattutto, che di una tale condizione di preminenza “a maiore parte hominum dicitur et tenetur”. Se non il primo, almeno uno dei motivi è che “terra ipsa reputari debet insignis 277 per eo quia habet multos homines sapientes literatos, videlicet logistas, doctoralistas, medicos, gramaticos, peritos in Jure, notarios, judices et artistas et alios probos et divotes homines”. Quanto, poi, alla consistenza del numero degli abitanti, la stima più attendibile pare essere del Notaio Leonardo, limosanese, il quale, desumendo i dati da un “quadernum Collecte”, riferisce di “focularia nongenta”, di “quatuor milia” persone e di uno scontro armato contro gli “homines montis agani”, cui partecipano “mille quingenti homines armigeri de terra ipsa (= Limosano)”. La testimonianza, infine, del “presbiter primianus de sancto angelo de limosano”, riportando che gli abitanti delle ‘terre’ circonvicine che vogliono “aliquid emere aut vendere accedunt ad terram ipsam et ibi inveniunt quod querunt”, permette di individuare in essa un centro, notevole oltre che per la cultura, assai vivace dal punto di vista commerciale ed economico 428 . Una tale situazione di floridezza, eccezionale e, ad un tempo, sorprendente (ma che mai può essere spiegato solo con una congiuntura episodica e momentanea) specie se riferita al solo periodo di transizione, confuso ed oscuro, come quello svevo, per la cui ricostruzione i documenti sembrano essere assai carenti, creava non pochi problemi. Per quello relativo all’approvvigionamento idrico “homines et mulieres eunt ad dictum fluvium (= Biferno) ad auriendam aquam per eo quod nullus putheus aut fons est in terra ipsa aut in territorio suo exceptas duas fontes aut unam aque amare seu salite existentes in pede Tufi dicti loci”. Una tale soluzione, di certo non definitiva, poteva bastare? Siccome “in territorio dicti castri non sunt ligna sufficentia per usu hominum dicte terre”, per provvedersene “homines dicte terre eunt ad territorium cascapere, sancti angeli, ferrarij, ad silvas montisagani, Triventi, petrelle”, così che “homines limosani”, insieme agli animali stessi, venivano “capti per eo quod ducebant animalia in silvis seù territorio Triventi et petrelle”. Poteva essere sufficiente una soluzione tanto provvisoria? E potevano bastare, per risolvere il problema alimentare di una “moltitudine copiosa” di abitanti, solo i “plures homines ducentes somarios oneratos frumento et ordeo”, che “in uno die” arrivavano, provenienti dalla ‘civitas’ di Ferentino, “ad ipsam terram limosani”? Il riferimento a decisioni, riguardanti la richiesta ed il proseguimento del “negotium unionis” della diocesi “Musanense” con quella di Ferentino (nell’alta Capitanata e sul medio Fortore), prese “in parlamento facto in ecclesia Sancte marie” (la giurisdizione ecclesiastica, forse, dipendeva dal fatto che il problema era di natura religiosa) al tempo e “pro parte populi Tristayni”, il quale fu “Limessani castri dominus” nell’ultimo trentennio del secolo XI, sicuramente prova la lunga durata (da allora, almeno, e sino al primo decennio del ‘300, quando, rispetto a Campobasso che paga solo “unc. I”, pari a 30 tareni, il clero limosanese pagava di ‘rationes decimarum ecclesiae’ ancora “unc. III tar. XXIIII”, pari a 114 tareni) della condizione di “terra insignis” per Limosano, che “est de Justitiariatus Terrelaboris et Comitatus Molisii” e dove “Justitiarios Terrelaboris exercent Jurisditionem eorum in dicto castro”. E quel “parlamento” dimostra ancor di più l’esistenza, già istituzionalizzata e nel lungo periodo, di tale forma di democrazia diretta e partecipata, che, in modo autonomo rispetto al ‘dominus’, amministra gli affari degli “homines” di una “Terra”. Tanto che una delle motivazioni, che poteva del tutto invalidare o, nel caso di una ‘lite’ con le altre istituzioni tanto pubbliche che private, portare a decisioni sfavorevoli, era la omessa discussione del relativo argomento nel ‘publico parlamento’. In un regime di democrazia ‘vera’, una tale pubblica assise rappresentava, perciò, il momento della mediazione degli interessi nel quale si impartivano le linee guida, dentro le quali, per il bene di tutti, doveva muoversi l’operato dei “Sindici, et eletti ad gubernum et regimentum Universitatis”, il cui incarico era annuale e che, per risolvere il problema della continuità dell’azione 428 ARCH. SEGRETO VATICANO, Fondo Avignonese, Collect. t. 61, Benevent(anae) Civit.is & Ducatus Varia 1132-1312. 278 amministrativa, venivano, al momento della elezione che si faceva intorno al 10 Agosto, scelti in una rosa di nomi proposta dagli uscenti. Non è da escludere che il “congregarsi publico parlamento dei Cittadini chiamati casa per casa dal Giurato della Corte” abbia tratto origine, seguendo il percorso che aveva determinato il formarsi degli stessi insediamenti dalla loro crisi, dalla organizzazione delle istituzioni monastiche La geografia dei centri abitati di quel lungo periodo, assai più complessa, perché fatta di numerosi villaggi pur se di ridotta dimensione, di quella, più a maglia larga, che si venne formando dalla seconda metà del XV secolo e che uscì fuori dalla ricostruzione seguita al “terremotus magnus” del 1456, mostra una “Terra limosani”, la quale “habet proprium territorium quod ab illo latere unde plus extenditur non extenditur ultra unum miliare”. Ai margini di tale ‘territorio’, di molto limitato ma che pure doveva produrre tanto da soddisfare i bisogni di “quatuor milia” individui, sono da collocare il ‘Casale’ di Ferrara (confinante con l’agro di Limosano, quello di Lucito e con il fiume Biferno), il ‘Casale’ di Cascapera (racchiuso nei ‘territori’ di Limosano, di Lucito, di Trivento, o, più precisamente, di ‘Rocca del Vescovo’, e di S. Angelo), il ‘Casale’ di Castelluccio di Limosano (delimitato dalle ‘Terre’ di Limosano e, più prossima ad essa, di Fossaceca) ed il ‘Casale’ di Sala, del quale i confini sono stati già descritti altrove. Quasi per più riempirlo ed ancora con il modo di essere ‘vicatim’ dei Sanniti, sparsi sul territorio di Limosano (che, rispetto alle altre ‘Terre’, doveva risultare di scarsa boscosità e poco cespuglioso), ci si poteva imbattere in alcuni gruppi con meno di dieci abitazioni; di essi, però, se non dello Spiracolo e di quelli, come “Colle de le Càsere” da collegare alla “Ecclesia S. Martini”, legati alle strutture monastiche non restano tracce e, nella più parte dei casi, neppure il nome. Tra i primi problemi da risolvere, che si presentarono alla “Universitas Civium Terre limosani”, probabilmente dovette essere quello, legato al venir meno del ruolo economico svolto durante l’alto medioevo dalle abbazie e dai cenobi e, con esso, alla scomparsa degli agglomerati curtensi, della confinazione e della terminazione con le ‘Terre’ convicine. La ‘nuova’ situazione geografica degli insediamenti, che, col venir meno delle piccole entità, sta formandosi, impose alle ‘Terre’ più grandi che si organizzavano, “congregatosi publico parlamento per il Sindico pro presente anno, et con l’assistenza dell’attuali Governanti, fanno publico parlamento… per l’utile e vantaggio di questo publico”, di determinare i confini del rispettivo ‘territorio’. Non è difficile immaginare che la definizione, documentata, di questi, che si avrà nel periodo tra il XVI ed il XVIII secolo, ricalcherà quelli fissati allora. Dalla “fides publica” del 23 Giugno 1712, con la quale “si è personalmente costituito Giovanni Battista Amoroso…, il quale, à richiesta del Mag.co Antonio Busso Erario dell’Ill.mo Sig.r Marchese della detta Terra de’ Limosani, Domni Dominici dè Gratia, ave asserito qualm.te sa gli termini dividentino gli Territori di detta Terra di Limosano dà quelli della Terra di Fossaceca”, sappiamo che il confine tra le due “Terre” limitrofe “principia dà un termine di pietra fissa, seu Morgia al Grattavone delle macchie di Sant’Angelo, chiamato Collevaccaro, et Peschio corvo, et dà quello và ad un’altro termine anco di pietra, detto lo termine di Peschio Corvo, et dà là se ne tira ad un altro termine vicino la via, che và alla detta Terra di Fossaceca, et dà quello và ad un’altro termine à Fonte Vitelli, et dà Fontevitelli alla Morgia del Gesso, et dalla Morgia del Gesso all’homo morto, confinante con selva di Bruscia, et dà selva di Bruscia và al termine del carpeno, et dal Carpeno al Lago Madalena, et dal Laco Maddalena all’altro termine sotto lo Lago Maddalena, et dal detto termine sotto detto lago Maddalena alla cornice del muro del Molino di Fossaceca alla parte di dietro di detto Molino, tutti termini di pietra. 279 Più ave asserito, che nelli sudetti Termini di Peschio Corvo, et Collevaccaro, dà cinquant’anni à questa parte à Richiesta di Don Leonardo… in quel tempo Arciprete della Terra delli Casali, et compassatore, seù Agrimensore concordemente eletto sì dall’huomini del Governo della Terra di San’Angelo, come dall’huomini del Governo di quel tempo della Terra di Fossaceca, et quelli del Governo di quel tempo della Terra de’ Limosani, per farne riconoscere et osservare gli sudetti termini,… furono da esso asserente, richiesto come sopra, fatte lettere con scalpello, et puntillo ne lati et fianchi di detti Termini di pietra, cioè dalla parte di Fossaceca la lettera -F- et dalla parte di Limosano la lettera -L-. Et per aver inteso da suo zio, et suo Padre defunti, che erano in lor tempo Affittatori di detto molino, che gli Cittadini di Limosano avevano unita, seù precedenza nel macinare, à causa, che detto Molino stava situato dentro il Terr.o di Limosano” 429 . La linea sulla quale erano sistemati i termini, che dividevano i territori delle “Terre” di Limosano e di S. Angelo, nasceva dall’incrocio con il riferito confine con Fossaceca e, molto probabilmente in seguito a contrasti e ad “alcune differenze” già sorte sin da allora, fu fissata con “istrumento corroborato et assensu in publica forma rogato per mano del q.m Not.ro Paduano di Luca della Terra di Gambatesa sotto li sei del mese di giugno dell’anno mille cinquecento quarantasette”. La sistemazione del 1672 era la seguente: “In primis si è posto il primo termine… vicino lo Vallone di Colle Vaccaro con le lettere alla parte di S.to Angelo di una S. et una A. et alla parte di Limosano di una L. et una M. con una Croce fatta sop.a d.o termine, quale stà all’Incontro d’una Pietra grossa che stà in mezzo d.o Vallone, et all’Incontro, alla parte di là di d.o Vallone stando due morgetelle fitte. Et da d.o primo termine tira à direttura capo ad alto dove sta una Pietra fitta, et q.lla stà assignata per secondo termine, sopra la quale ci si è fatta una Croce. Et da d.a Pietra assignata per secondo ter.ne tira à direttura ad alto, si è posto il terzo termine con li testimonj signati con le med.me lettere…, quale termine stà da circa una canna e mezza darusso da una certa Morgitella alla parte destra di q.lla. (il 4° termine stesse lettere; il 6° termine Et da d.o sesto termine dira à direttura capo ad alto, et dà allo termine antico che sta vicino la fonte falcione, et si è fatto sopra la Croce, quale termine resta in d.o luogo conforme ab antico è stato, et da d.o termine antico sito alla fonte falcione tira à direttura capo ad alto, et conforme con l’altri termini antichi siti nelli luoghi menzionati in d.o Istrumento rogato per mano del d.o q.m Not.o Paduano, quali termini restano conforme ab antico” 430 . Così come era accaduto nei già riportati casi con Fossaceca e con S. Angelo, fu dopo uno di quei contrasti, aspri e violenti, che, di origini assai lontane, caratterizzarono, finalizzati al possesso della terra, di forte litigiosità il corso dei secoli XVII e XVIII, che si ebbe la risistemazione, che anche questa volta ricalcava fedelmente e sempre il tracciato “ab antiquo sistente”, dei termini “nelle confini de’ Territorij della Difesa di Cascapera della Terra di Limosani, e Territorij della Terra di Lucito”. Correva il giorno “undeci del mese di 8bre 1723” 431 , quando “col presente valituro come publico instrumento giurato,…, dichiariamo 429 ASC, Fondo Amoroso, Notaio AMOROSO Francesco Antonio della piazza di Limosano. 430 ASC, Fondo Protocolli notarili, Notaio CARRELLI Giandonato della piazza di Fossaceca, atto del 25 Settembre 1672. Si veda la nota 52 del Capitolo VI. 431 Il documento, assai prezioso soprattutto per la ‘piantina’ allegata (ma che facilmente si riferisce al documento, di cui alla seguente nota 5), è stato rinvenuto del tutto casualmente ed in una posizione affatto logica. Del resto, da una ‘scrittura’ del “10 Gennaro milleottocentodiciotto 1818”, che l’accompagna, risulta che “a richiesta dell’ecc. Notajo Sig.r D. Gaetano Amoroso residente in questo Comune di Limosano, io qui sottoscritto Notar Giuseppantonio Lucito di Francesco, di residenza nell’istessa Comune, mi son portato nella sua casa di abitazione, sita nella strada de’ Tofi, dove il medesimo parlandomi ha dichiarato, che… avendo egli 280 noi sottoscritti, e Croce signati Sindico, huomini del regimento, e persone anziane, e vecchie della Terra di Lucito, unitamente, ed amicabilmente venuti, e concordati colli Mag.ci Sindico, eletti, e persone sottoscritte anziane della Terra sud.a di Li:Musani, come essendo insorte differenze ne sud.i confini, e per evitare le liti, che partoriscono discordie, spese considerabili, e rangori siamo vinuti all’infratta Convenzione, Concordia, ed accordio, havendo fatto elezione di due Agrimensori, che dividono la differenza,…, colli quali uniti siamo portati in d.e confini, e principiando la misura, e recognizione delli med.i dalla Quercia di Furcoli detta La Quercia delle trè Confini, così chiamata, perche divide li Terreni di d.a Difesa di Cascapera di Limosani, Terreni di Lucito, e Terreni della Città di Triventi. Situata d.a Quercia à mezzo giorno, cinque passi sopra la strada publica, che porta a S. Angelo limosani, e Civita Campomarani tirando per linea retta à basso in faccia à mezzo giorno, passi due cento ventisei in mezzo una macchia coltivatoria, ivi si è posto, e piantato un Termine de’ communi consensu di pietra viva rustica…, e dà là caminando per l’istessa linea di mezzo giorno, anche per basso, passi cento quaranta quattro, si è gionto sopra un Colle, chiamato il Colle delle lami della Rocchia di Ciacio, ivi si è piantato un’altro Termine di pietra viva piana rustica…, e d.o Termine dà una parte, cioè dà Levante, ove stanno situati i Terreni di Lucito, tiene impressa, fatta à colpi di scalpello la lettera L., che denota, e dice Lucito, e dalla parte di Ponente e parte di mezzo giorno tiene impressa la lettera M. dico M., che significa Li=Musani, perche ivi stanno situati i Terreni di d.a Difesa di Cascapera della sud.a Terra di Limosani, e dà d.o Termine così piantato, continuando la misura, caminando, e calando per d.o colle à basso per certe lami in faccia a mezzo giorno, tira per una serrina in mezzo à d.e lami passi cento ottanta e dà là tira compassando fuore di d.e lame ad un cerro, dove si sono fatte due Croci, e dà d.o Cerro tira per linea retta passi cento sessanta per l’istessa linea di mezzo giorno sotto l’incotte di M.ro Pietro Piciucchi di limosani, sopra una collina in mezzo ad una sepe Cento sessanta, ivi si è piantato communemente un’altra Termine di pietra morta piana con Testimoni, e Lettere sud.e, dà la continuando il compasso per l’istessa linea à traverso per lame, e coltivatorij passi cento se passa in un basso di una collina, e prop.o sotto l’aja di Ant.o Donatelli sotto Colle Alesandro in un fossetto, che ambi noi, e nostri Cittadini hanno confessato essere luogo di Termine antico frà d.i Territorij, e che per filios Iniquitatis sin dal Mese di Maggio 1723 sia stato ammosso, ivi nel med.o luogo communemente si è piantato un altro Termine di Pietra viva alla parte di Lucito con lettere stese LUCITO, e dalla parte di Limosani la sola lettera M., che denota come sopra li:Musani, e dà là caminando per l’istessa linea di mezzo giorno à traverso sotto collina passi due cento trenta due in una collina detta li Cirratti, ivi si è piantato un altro Termine di pietra viva piana rustica alla parte di Lucito colle lettere stese LUCI, e dalla parte di limosani la sola lettera M., e dà la calando per l’istessa linea di mezzo giorno s’incontra con un vallone con passi cento quaranta, e dà d.o Vallone tornando indietro passi trenta sopra un Colletto, seù greppe in faccia à ponente all’istessa linea indietro si è piantato communemente un’altro Termine di pietra con lettere sud.e, e dal sud.o Vallone salendo per linea di mezzo giorno passi ottanta incirca per essere luogo impratticabile in una ammerza, così chiamata all’uso paesano in faccia à Levante si è piantato un altro Termine di pietra con le sud.e lettere, e Testimonij della med.a pietra / e qui facendo parintesi si dichiara che il Termine dopra il Colletto li Cirratti è stato comfessato communemente, come è stato confessato l’altro sotto Colle Alesandro / e dà d.o Termine all’Ammersa tirando anche per traverso passi cento venti due, si è gionto sopra una ora rinvenuta a caso nel suo Archivio fra talune carte inservibili, e inette, una Scrittura antica portando la data de’ undeci, 11, Ottobre millesettecento ventitre 1723, che tratta di una convenzione, ed accordo tenuto dagl’allora Agenti dell’Università di questo Comune con quelli del Comune di Lucito per la fissazione de’ termini nella difesa di Cascapera appartenente a Limosano, e terreni del Comune di Lucito…”. 281 mezza Serrina anche in faccia à Levante, à latere, e sotto del Colle ginestro, ivi si sono piantati due Termini uniti per linea uguale, uno congionto coll’altro, uno di pietra più grossa con lettere dalla parte di Lucito stese LUCI, e dalla parte di limosani con la sola lettera M. di pietra piana rustica con poche botte di punta di Martello sopra, e l’altro di pietra rustica colle med.e lettere, q.li termini stanno piantati sotto un Ciglione, ed appoggiati al med.o, e dà là caminado per l’istessa linea traversa poco sopra mezzo giorno passi cento trenta, s’incontra colla via, che esce anche per traverso alla Fonte delle Crugnali, ed indi continuando strada strada con fratte, seù siepe sopra, e sotto passi settanta, si è gionto in mezzo alla med.a via in una quercia con una Croce fatta à colpi d’accetta e dà la caminando per l’istessa strada, quasi à mezza Luna passi cento, e dieci, si è gionto dentro la med.a strada al Ciglione di sotto ad un Cerro, à piedi del quale vi è una pietra piantata rustica in piedi del d.o Ciglione, che si dice dà esse parti Termine, che divide il Terreno della Ven.le Chiesa di S. Stefano di Limosani sotto d.a Fonte delle Crugnali, che confina colli Terreni di Lucito; Dichiarando che il Termine divisorio del Terreno di S. Stefano, cioè continuando il camino per sopra d.o Territorio via via è lontano dalla Fonte de' Crugnali, che stà in mezzo alla med.a via, la quale porta alla Terra di limosani passi trenta cinque,…, volendo onninamente stare coll'accordo, e concordia sud.a de’ Communi consensu fatta coll’Intervento di d.i Mag.i Agrimensori, e persone del Governo, ed anziane di entrambe esse Terre; Protestandoci però ambi noi parti, che colla presente Concordia non s’intenda à ciasciduna di noi indotto pregiudizio alcuno coll’Interessi, che passano col Terzo, ciò è Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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