Francesco bozza
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S., lontano dal Vallone chiamato di Fonte Murato, passi quindeci. (…). Intorno al qual Fonte Murato, ambe esse Parti, per commodo commune, tanto per essi, che per loro animali, e de Fidatarij di d.a Difesa di Cascapera, han voluto doversi rilasciare communemente, un tomolo, ed un quarto di terreno inculto; trà qual giro, à fine di evitare anche liti, si è assodato, pattuito, e concordato doversi anche porre quattro termini, in questo modo, cioè, due nelle pietre fisse, uno verso Ponente, l'altro verso Levante, e due altri affiggersi verso Tramontana con segni di Croce, come si vedono designati nella Pianta, nel giro di d.o Fonte Murato lit: S., e sua diceria + + + +., e nella pietra fissa più adiacente, più prossima, ed in faccia à d.o Fonte, scolpirsi,…, le parole = Communis Fons, et aqua = denotando essere il Fonte comune, e termine, qual sempre è stato, se bene il Territorio avanti, lasciato per comodo, sia, ed è dell’Unità de li=Musani. Dal qual Fonte camminado per linea retta, li detti passi quindeci per l’antica Strada, e trapassando il d.o Vallone, si sale dal Vallone altri passi quindeci. In mezzo dell’imboccatura dell’antica Strada, che chiaramente si conosce, mentre tutta l’altra, che camina avanti, guasta, e coltivata si vede da Coloni di Sant’Angelo; quivi in d.a imboccatura di Strada, si è piantato un altro termine di pietra viva, con le stesse lettere scolpite, ut in planta lit: I..Se bene da questo termine caminava il confine antico più alto ad un Montetto, dove è un antico Sorbo, in cui vi erano segni di Croce antica, ed ora di fresco guasti con istrumento di ferro,… ha voluto d.o Sig.r Barone Mediatore, che l’Unità de li=Musani, per equità facesse passare d.o confine tredeci passi, e mezzo sotto d.o Sorbo; quindi compiacendo li Mag.ci eletti dell’Unità de li=Musani, compassando d.i Mag.ci Agrimensori dal d.o termine piantato nell’imboccatura di d.a Strada antica guasta, ut in Planta lit: I., e caminando per la stessa linea retta in alto in faccia à Tramontana, passi settantatrè, si giugne all’appendino del Colle sotto d.o Sorbo, come sopra, passi tredeci, e mezzo, trà la Commenda di San Vennitto, e Cascapera; quisi si è piantato un altro termine di pietra viva, con le solite lettere impresse, ut in Planta lit: K.. Da questo luogo, caminando per la stessa linea alquanto à man sinistra passi cento sessanta sei trà Cascapera, e demanij di Sant’Angelo, ò sia Commenda di San Vennitto, lasciando il Confine antico, per compiacere a d.o Sig.r Barone, stante tirava sopr’al Sorbo, si giugne ad una grossissima, ed antica quercia incendiata, e caduta à terra per l’incendio, à coste di un Valloncino, volgarmente chiamato Grattavone, in faccia a Tramontana. Alle radici del tronco incendiato di d.a quercia, si è piantato un altro termine rustico di pietra viva, con le pred.e lettere scolpite, ed una linea curva, ò sia angolo ottuso, scolpita sop.a, ut in planta lit: L., la metà della quale linea, dalla parte di dietro in faccia à mezzo giorno, è correlativa, e richiama il termine posto, passi tredeci, e mezzo sotto il Sorbo, e l’altra metà di d.a linea in faccia a Tramontana corrisponde, ed è correlativa ad una Quercia antica borgnosa, con una coacervazione, e mucchio di pietre attorno, ut in planta lit: M., lontana da d.o termine passi cento sessantotto; qual Quercia antica borgnosa con mucchio, e coacervazione di pietre attorno, ut in planta lit: M., si è destinata anco per termine, con esservi impresse, ed incise… due Croci à colpi d’accetta, da uno de Cittadini di Sant’Angelo, che è intervenuto trà gl’altri, nomine Pietr’Antonio di Paolo, alias di Lella. (…). E da questa Quercia borgnosa antica, con mucchio di pietre attorno, ut in planta lit: M., caminando per la stessa linea à dirittura, compassi ventotto, si giugne alla Strada publica Maestra Langianese (nota: sulla sua antichità si veda la nota 39 al Capitolo VI), che pur anche si vede ristretta colla coltura dà Coloni di sant’Angelo; quivi si è piantato l’ultimo termine di pietra viva con 287 le solite stesse lettere scolpite, cioè verso Levante, dove è Cascapera, con le lettere L.C., alla parte di Ponente verso li demanij di Sant’Angelo, ò sia Commenda di San Vennitto, S.A., e dalla parte di Tramontana, con lettere stese scolpite VIA LANG., che denota, e dice Via Langianese, ut in planta lit: N.. Et ancor che il confine di d.o tratto, à tenore della Scrittura della Commenda di san Vennitto, che chiama per confine Cascapera, e Strada Langianese, avesse dovuto caminare molta pezza più sopra, che assorbiva le morge di Colle Ceraso, di muodo, che l’Unità di Sant’Angelo, secondo d.a Scrittura… non passa con suoi Demanij di là delli territorij di San Vennitto, con cui confina Cascapera. Pure cedendo l’eletti de li=Musani à detto confine designato da d.a Scrittura propria dell’Unità di Sant’Angelo,…, han dovuto rilasciare, ed han rilasciato li Cittadini di sant’Angelo, dalla detta quercia incendiata, fino alla Strada Langianese, à beneficio dell’Unità de li=Musani, tomuli cinquanta di terreno, per avere i Cittadini di quella ecceduti con la coltura, e sboscazione, ed oltrappassati il confine sud.o. E dal d.o Termine piantato, come sop.a alla Strada Langianese, ut in planta lit: N., caminando, e calando strada strada Langianese passi centotrentaquattro trà Cascapera, e colle delle Fosse, così nominato da Santangiolesi, si giugne in una viocciola, che dalla d.a Strada Langianese entra, e fa confine trà lo d.o Colle delle Fosse, e Bosco di Triventi, chiamato la Rocca del Vescovo, ut in planta lit: O., e continuando il camino per d.a Strada Maestra Langianese passi duecento venti trà lo d.o Bosco di Triventi, chiamato Rocca del Vescovo, e Cascapera, si giugne alla Cerqua antica, chiamata dà ogn’uno delli trè Confini,…, ut in planta lit: P., perche fa termine, e confine frà il territorio di Lucito, della Difesa di Cascapera de li=Musani, e Bosco di Triventi, e qui da questa banda, ha sempre terminato, e termina il confine di Cascapera, senza alcuna contesa, verificandosi anche da una scrittura di confinazione trà la Unità di Lucito, e quella de li=Musani, celebrata nel dì undeci di Ottobre, mille settecento ventitré, che d.a Quercia si chiama delli trè confini, per essere termine trà li Territorij di Cascapera, Lucito, e Triventi; nel corpo della qual Quercia, per segno di vero termine, vi è una pietra incarnata, né altra quercia vi è, che si chiamasse di trè confini. E terminato questo confine,…, che comincia dal luogo chiamato la Serra del Lago, e Crocella, e termina… alla Quercia delli trè Confini,…, si è pur anche,…, devenuto alla terminazione, da quest’altra banda di d.a Difesa di Cascapera, incominciato pur anche dal d.o termine piantato nella Serra del Lago, e Crocella, e caminado verso basso, Serra Serra, e Strada Strada passi cento ottantatrè in faccia alla Petrella, in mezzo d.a Strada, che è strada publica, e viene da San Biase, e camina serra serra, e va à Lucito, Ferrara, ed alla Petrella, in mezzo d.a Strada si è piantato un altro termine di pietra viva; dalla parte di Tramontana, dove sta situato Cascapera, con le solite lettere L.C., e dalla parte di mezzo giorno, dove sono siti li Demanij di sant’Angelo, S.A., ut in Planta lit: Q., e caminado più avanti Strada Strada passi cento sessantasei, si è gionto nel luogo comunemente chiamato la Serra della Palomba, nel qual luogo, in mezzo la Strada publica, un passo lontano da un mozzone di quercia, che stà in faccia a mezo giorno, si è piantato un altro termine di pietra viva, con le lettere scolpite, dalla parte di mezo giorno,…, S.A., e dalla parte di Tramontana dove sta Cascapera, L.C., dalla parte di Levante, dove sta la Difesa di Monte Marconi de li=Musani, le lettere LI.M., denotantino li=Musani Monte Marconi, ut in planta lit: R., sopra del qual termine, vi sono anche scolpite trè linee concatenate l’una con l’altra: una tira, ed indica la via à traverso in faccia a Levante, qual via fa confine trà Cascapera, e Monte Marconi, e la stessa linea caminando in dietro, in faccia a ponente, anche per via, fa confine trà Monte Marconi de li=Musani, e li Demanij di sant’Angelo, chiamati dalli Santangiolesi solamente la capanna di Beneditto, e camina questo confine sempre trà li demanij di sant’Angelo, e Demanij de li=Musani, sino li confini di Fossaceca, come si hà 288 da un’antico strumento di convenzione, celebrato tra d.e due Unità, fin dall’anno mille cinquecentoquarantasette, sotto il dì sei di Giugno, per mano del q.m Nodar Paduano di Luca della Terra di Gambatesa. Qual confine de demaniali sud.i, dal d.o termine piantato alla Serra delli Peschi della Palomba fino li d.i confini di Fossaceca…; e l’altra linea scolpita in d.o Termine alla Serra delli Peschi della Palomba, che nasce dall’altra linea ivi scolpita, e forma quasi un < Greco, tira in faccia a Ponente per la via ad alto della Serra del Lago, e va à rincontrare il termine antecedentemente detto, e piantato, ut in Planta lit: Q. in mezzo la Strada, e Serra trà Cascapera, e Demanij di sant’Angelo. Dichiarando, che Serra Serra, acqua pendente in faccia à Tramontana, sono terreni di Cascapera, e Serra Serra, acqua pendente in faccia à mezo giorno, sono terreni de Demaniali di sant’Angelo. (…). … e reintegrata prima, restituita, e rimpossessata l’Unità sud.a de li=Musani, in tutti d.i luoghi rilasciati,…, secondo l’antichi confini, che cominciano dall’antico Termine della Crocella all’orlo Superiore della Strada Via Croce, passa per dietro li Pagliarini Vecchi di Caserio, và alla pietra fissa, come sopra descritta con segno di Croce antica, à Fonte Murato, e dà là al Sorbo, e confina con tutti li territorij di san Vennitto, alla Strada Langianese. (…). Si è convenuto in oltre trà esse Parti, specialmente per futura, e perpetua cautela di ambe esse loro, e per convalidazione del presente strumento di concordia, impetrare, ed ottenere, del tutto, Regio assenzo, come così esse Parti, spontaneamente… han promesso, e con giuramento si sono obbligate, trà lo spazio di sei mesi, vèl quam citius per impetrare, ed ottenere il d.o Regio assenzo, e quello impetrato, ed ottenuto, esibirli, e presentarli à me infratto Notajo, à fine d’inserirli, per futura, e commun cautela, nel presente strumento, e farne di quello notamento,…”. A margine di tale importantissimo atto molto ci sarebbe da dire sia sull’importanza del ‘nodo’ di strade “antiche”, che passavano per Cascapera, il cui etimo non è difficile da collegare alla ‘statio’ di “Ad PYR(um)” della ‘Tabula Peutingeriana’ (v. Cap. I), e sia sulla rilevanza dell’insediamento antropico, la “Tiphernum” sannita, che, come documentano i numerosi reperti rinvenuti e che continuamente si rinvengono nella zona, deve essere ivi posizionato. La tirannia del tempo e dello spazio costringe ad annotare solamente la maggiore estensione, con l’accorpamento, cui Limosano ha sempre ispirato la propria azione amministrativa, in un ‘unicum’ dei terreni della Difesa di Cascapera, che, e la cosa non è certo priva di un suo significato in quanto ben si può associare all’antico vescovado della destrutta città dell'homini sani, alias Musane, confinava con la “Rocca Episcopi (= Rocca del Vescovo)”, del territorio di quella “Universitas civium”. La situazione dei rapporti con le Università limitrofe, fatta di contrasti frequenti e di non sempre facili ‘ricomposizioni’, emerge tutta dal “publico parlamento” del “19 8bre 1788”, nel quale ancora “si propone a loro Sig.ri qualmente tenendo usurpato li Cittadini di Triventi, una buona porzione di Territorio della Terra di Cascapera, e conoscendosi il grande pregiudizio che si recarebbe all’Unità, ed insieme l’interesse, il danno, si è pensato amichevolmente con l’Unità di Triventi di rimettersi i Termini antichi, e riporsi questa Unità nel primo stato, per mezzo de’ Regij Compassatori, ed Agrimensori, che colà dovranno condursi per l’espediente, e tutto farsi mediante la intelligenza di loro Sig.ri, …” 433 . Ed, ancor di più, specie per quanto concerne la globalizzazione degli scontri e l’accerchiamento che la “Terra di Limosano” stava subendo, vien fuori dal “parlamento” del “23 9bre” di quello stesso anno, dal cui ‘verbale’ risulta che “avendo usurpati i Cittadini 433 ASCL, Libro de’ Publici Parlamenti dell’Unità di questa Terra di Limosano principiato a dì 22 Giugno 1783, B. 1, f. 1. Tale ‘registro’, discretamente conservato, è il solo pervenuto che riguarda i ‘verbali’ delle riunioni del ‘publico parlamento’ di Limosano. Ciò, nonostante che un “libro de’ Consegli”, nel quale si verbalizzavano le decisioni prese, veniva tenuto, e se ne è trovata traccia, anche nei periodi di tempo più antichi. 289 di Lucito, di Triventi, e di Santangelo quantità di Terreno nella Tenuta di Cascapera, e quelli Cittadini di Fossaceca parimente nel luogo del Casale, Demaniali di questa Unità, si pensò buonamente trattare la misura per ridursi all’antico stato; ma come essi con gabbo le anno differiti venire ad una amichevole misura, e si sono permessi i terreni usurpati seminarli, anco con permettersi ammuovere i Termini. Perciò si è penzato tenere parlamento se debbiasi procurare la misura delli nominati Corpi, per essere l’Unità reintegrata, e rifatta delli Terreni, delli quali ne è stata spogliata, e fare quanto mai sarà espediente per lo riacquisto di essi” 434 . L’interesse comune, però, poteva talvolta consigliare ‘accordi’ tra Università confinanti. Come quando, era il 29 Maggio 1791, pur di contrastare in qualche modo il de Attellis, “l’Unità di Lucito ha ricercate più volte noi, perche volesse unirci coll’Unità medesima per ritogliere dal medesimo Sig.r Marchese di S. Angelo, il feudo di Ferraro, il quale secondo si rileva da scritture antiche non meno da quelle che sono state riunite dall’Unità di Lucito, che dalle altre che si conserva dal Sig.e Nodar Amoroso, porzione del feudo sud.o di Ferraro apparterebbe a Luceto e porzione a questa Unità” 435 . Sulla linea del confine, tuttavia, che divideva i territori, da riferire al ‘Casale di Ferrara’ che fu ‘feudo’, posti tra Limosano e Lucito più a valle della Difesa di Cascapera e sino al Biferno, la cui conoscenza avrebbe potuto di certo portare ad utili e preziose notizie sulla localizzazione e sulla consistenza dell’insediamento antropico ivi situato, che dovette essere assai antico, nulla è stato trovato. Se non una 'comunicazione' del Sindaco Vincenzo Tata "al Sig.r Intendente", del 14 Dicembre 1814, con cui si precisava che: "con vostro venerato foglio del 1 Ottobre mi ordinaste, che unitamente a due Periti di questo Comune avessi assistito alla nuova terminazione del Feudo di Ferrara di spettanza al Comune di Lucito, in confine coi territorj del mio Comune,… Per mio dovere debbo rassegnarvi, che la nuova terminazione del Feudo di Ferrara fu eseguito nel dì 11, e 12 del corrente Mese, fatta esattamente colla mia assistenza, di due Periti di qui, del Sindaco ed Eletti di Lucito, nonché de' Periti, e dell'Agrimensore d'Andrea". Ma le carte, pur se di epoca assai recente, non si trovano. Molto probabilmente perché le relative ‘scritture’ furono usate in occasione di ‘lite’ con il relativo feudatario, che, come si è potuto vedere, solo nel XVIII secolo pare essere stato il de Attellis, il quale era pure titolare di S. Angelo. 7.2 - I rapporti con i particulari e con l’interno Apparteneva ad una società, nella quale, a dispetto di un forte senso di quella ‘democrazia’ orizzontale che, con la sua “unica voce, et nemine discrepante”, voleva tutti i ‘capifuoco’ partecipi delle decisioni per “utile, vantaggio e quiete comune”, il limosanese “Joseph rossi”, che, ancora il 25 Luglio 1687, riferisce, “come esso Giuseppe rossi fu fatto libero in virtù d’instrumento rogato per mano di Pubblico notaro…” 436 . A caratterizzare quella società era una condizione della donna, di cui ancora durante il XVII secolo è documentato, nel triventino assai più che nel limosanese, l’assoggettamento al mundio, istituto giuridico di origine longobarda, con cui la si affidava al mundualdo, molto spesso un esponente del Clero, il quale, cui quella doveva essere sottomessa in ogni cosa ed anche nei capricci più bassi del sesso, ne amministrava e ne gestiva a proprio arbitrio e piacimento la capacità di agire e di volere. Va detto, però, che la caratterizzava anche una 434 V. nota n. 6. 435 V. nota n. 6. 436 ASC, Fondo Protocolli notarili, Not. DE LUCA Carlantonio della piazza di Ripalimosani. 290 ‘cultura’, in certo qual modo diffusa, come dimostra quel “Carlo di Carlo Fracasso Vaticale scolari della Terra di Montagano, nel luogo detto lo Sopportico di Natale,…, e ne riceve per d.o affitto carlini trentadue” 437 . Erano frutti, frequenti assai più di quanto si possa immaginare e sempre di quella rude ed essenziale società e sono essi ben documentati, gli omicidi, anche di matrice ‘politica’, come di certo fu quello del Notaio Donato De Angelillis, che il 28 Ottobre 1658 era stato nominato dal “publico parlamento” procuratore dell’Università nelle vertenze contro il Barone e, dopo che “al tempo de suo Sindacato et officii Capitanatus” era stato fatto già oggetto di attentati, di ingiurie, di offese e di maltrattamenti, risulta il 23 Marzo del 1659 essere stato ucciso l’anno prima 438 . Poteva esercitarsi, in quella società che pretendeva il “nemine discrepante” per la decisione da far valere presso il terzo, una vera ‘opposizione’? Come poteva questa essere esercitata? Quale il ruolo, che essa poteva svolgere, all’interno della istituzione “Universitas civium”? Una risposta, pur non esaustiva, a tali domande, viene dal seguente atto ‘protestativo’, del 13 Febbraio 1705 439 , col quale “Franciscus Colasurdo, Joseph de Tata, Dom.cus de Pascale Gravina, Antonius Donatelli, Liberus Ant.s Romano, Cosimus Fracasso, et Cosimus Gravina, qui cum Juram.to, sponte non vi… asseruerunt… come essendosi li giorni passati, e proprie sotto li ventotto del passato mese di Dicembre dell’anno scorso 1704 convocato Parlamento dal Sindico, et eletti del Governo di d.a loro Terra di Limosani, in esequizione ancora per quello che fù dalli medesimi rappresentato, dell’ordini del P. Consigliero Commissario in Napoli della Caosa ultimamente introdotta nel S. R. C. ad istanza di d.o Governo, in nome e parte della sud.a loro Uni.tà di Limosani, contro l’Ill.mo Sig.r Marchese di quella, per determinarsi se devesi fare la lite… Perche dal Sindico, ed eletti di d.a Unità si dubitava, che convocati tutti li Cittadini, si come è stato solito pratticarsi nelli Parlamenti, che si sono fatti per le cose trovarsi l’Interesse utile di d.a Terra, e per l’altre occorrenze, si sarebbe fatta qualche opposizione dalla maggior parte di essi, è Come che essendosi così dal Governo presente, come da altri due precedenti promosse, così nella Reg.a Aud.a Pro.le, come nella Reg.a Camera, nel Reg.o Colla., et avanti di S. C. ancora, di menar liti, et Cause sotto diversi titoli, e pretenzioni à loro arbitrio, e volontà contro dell’Ill.mo Sig.r Marchese loro Pat.ne, altro non si è fatto, che spendere molte Centenara di docati, senza ottenere né pure una minima cosa in beneficio di d.a Unità, per il qual’effetto si sono da trè anni a q.sta parte attassate le Terre de Cittadini in assai mag.r Summa di q.lle erano solite stabilirni, e tassare negl’anni precedenti, in gravissimo danno così loro, come di tutto il publico di d.a lor Patria, vedendosi giornalmente crescere i pesi, e le Tasse senza niun profitto da d.o tempo in qua di d.a Unità, ma solam.te di q.lli pochi, che hanno mano in q.sti negozi… … perciò non solamente lasciarono di fare citare, secondo il solito, dal Giurato della Terra i Cittadini di q.lla per d.o Parlamento, mà non fecero ne meno chiamarli tutti, per il sospetto che havevano se li fusse fatta contradditione, e si fusse conchiuso di vedere prima le spese fatte per d.e liti, e Cause,… … e per potersi più cautelam.te approfittare à spese, e danno del publico, fecero Intervenire nel Parlamento sud.o la maggior parte di q.lli Cittadini, che pareva loro, che potevano aderire, e condescendere à quel tanto essi proponevano, e q.llo che fù peggio fecero nel med.mo Parlamento dare la voce non ad’uno per Casa, conforme è stato, et è solito pratticarsi nella d.a Unità, quando si son fatti li Parlamenti, ma à più d’uno, 437 ASCL, Catasto Onciario, citato, pag. 41. 438 ASC, Fondo Protocolli notarili, Not. CARRELLI Giandonato della piazza di Fossaceca. 439 ASC, Fondo Protocolli notarili, Not. CARRELLI Giandonato della piazza di Fossaceca. 291 ammettere in esso Parlamento à dare la voce due, e tre per Casa, quanti vi ne fussero stati, et intervenuti, anzi che non diedero né meno tempo, che si fusse saputa la convocazione del d.o Parlamento, perche la matina istessa, che q.llo si congregò fecero, non dal Giurato, ma da altre persone chiamare q.lli pochi Cittadini, che loro piacque, e si trovarono à tempo, che la maggior parte di essi era fuori della Terra per proprij negozij, quando lo stile, e costume di d.a Unità, conforme si è sempre praticato di convocarsi, e citare tutti dal Giurato il giorno, al più tardi la sera innanzi dell’appuntato Parlamento, affinché possano tutti Intervenirci…”. A parte le informazioni, di grande interesse, sulle ‘procedure’ per lo svolgimento di un “publico parlamento”, le quali tutte vengono riproposte dall’analogo atto del 28 Febbraio seguente, cui furono presenti (e così diventa chiaro il formarsi nel tempo di una opposizione) “Cosimus Gravina, Didacus Longo, Benedictus del Gobbo, et Antonius de Angelilli”, è difficile (o non lo è?) capire se a questi ‘conservatori’ interessasse più mantenere il rapporto privilegiato, di cui evidentemente già godevano, con l’ “Ill.mo Sig.r Marchese loro Pat.ne” o più la semplice questione della ‘forma’ nella convocazione. Altra risposta a quelle domande e, di non trascurabile interesse, altre notizie sulla formazione di una opposizione ‘conservatrice’ (e, si noti, trattasi più o meno delle stesse persone), non più ‘aventina’, vengono dalla “fides publica”, del 19 Aprile 1705, di “Antonij Donatelli, Josephi de Tata, Francisci Fracasso, Francisci Colasurdo, Lutij Fracasso, Liberi Antonij Romano, Cosimi Fracasso, et Dom.ci Gravina, Hominum, et Civium Terre Limosani…, asseruerunt… Come questa matina diecinove del Corr.te essendosi congregato nella Terra di Limosano loro Patria publico conseglio ad Insta(nza) delli Sindico, ed eletti di d.a Terra per alcuni affari di quell’Unità, e precise per le liti, che d.a Unità tiene coll’Ill.mo Sig.r Marchese, nel qual Consiglio (nota: perché non ‘Parlamento’?) essendono Intervenuti essi Constituti, non hanno voluto acconsentire à q.llo è stato proposto da d.i Sindico, ed eletti, che perciò si protestano in virtù del quale atto publico d.o Consiglio essere nullo, et invalido, e li quattro Deputati eletti in d.o Conseglio non si devono accettare, perché devono stare tutti li Cittadini intesi di q.llo, che si fa, e non quattro persone sole (nota: è cosa assai curiosa come i conservatori riescano a nascondere spesso i propri obiettivi ed i propri interessi nel voler maggiori garanzie di democraticità orizzontale, mentre i progressisti celano i loro nel perseguire una organizzazione verticale), secondo l’uso, et antica Consuet.ne di d.a Terra; e per l’esclusiva, che hanno proposto nel med.mo Conseglio di voce ostile, e pessima di q.lli che sono concorsi in fare l’Instanza, che si costringessero l’Amministratori dell’Unità alla redditione de Conti, con essendone quelle persone discole, e di qualche mala Indole, non devono essere escluse, quando dicono di loro pareri secondo è di giustizia, e secondo riguarda l’utile, e beneficio del publico; e per quello hanno proposto per l’herbaggio à Cosimo del Gobbo. Si protestano essi Costituti, che d.o erbaggio di nessuna maniera deve concedersi a d.o del Gobbo, per essere l’Animali di d.o Cosimo Animali indohanati, quali non possono pascolarsi, in virtù di Decreti ottenuti l’anni passati,… (nota: le ragioni portate per la richiesta di ‘nullità’ dipendevano dal fatto che, in contrasto con quanto preteso dalle autorità della ‘Terra’, non si era avuta la unanimità nella decisione),… E li d.i quattro Deputati, che s’asseriscono essere eletti in d.o Conseglio ne meno devono essere ammessi, perché quelli che sono stati eletti hanno dato il voto à se medesimi, e si sono sottoscritti in d.o Conseglio, quando che essi non dovevano esserci presenti, come anche perche uno delli sud.ti quattro è il d.o Cosimo del Gobbo, che per essere del Governo non può essercitare tale Officio; e si dà anche per Nullo il d.o Conseglio, perche in q.llo non si potevano dire le loro raggioni, e pareri quietamente, anzi per haver voluto il Sig.r Gov.re di d.a Terra di Limosani 292 far’ordine, che tutti si fussero stati quieti, e che ogn’uno avesse dette le sue raggioni e pareri quietam.te, e senza disturbo, e rumore, che altrim.te ne sarebbero stati puniti, tutti l’aderenti di d.o Dottor Cosimo del Gobbo, e di Giacinto Corvinelli hanno gridato con alzare le mani, in maniera che se d.o Gover.re non aveva a starsi uno quieto, avrebbe passato qualche pericolo, e di tutto q.lo rumore, e contraditione al d.o Mag.co Gov.re ne sono stati Capi li sud.i del Gobbo, e Corvinelli, quali prima di tutto hanno controvenuto, e tutti l’hanno aderiti, anzi il d.o del Gobbo hà cominciato à commandare in d.o Conseglio, che si fusse fatto non tè che contro il Gover.re, che per le troppe gride non s’è Inteso il che habbia detto, onde il sud.o Gover.re have avuto à caso starsi quiete, che perciò più tosto si può chiamare un’atto disordinato che Conseglio, e li detti Costituti si sono partiti dal Conseglio sudetto, seù atto impertinente contro la giustizia, e contro la libertà de Cittadini… Anzi li Cittadini, che sono Intervenuti in d.o Conseglio sono stati prima sedotti, et abbonati, con esserli stato dato un poco di grano per imprestito, e quelli per la loro miseria, e povertà sono concorsi ad aderire al alcuni pochi… Di più si protestano, e dicono di nullità di detto Conseglio nel quale anche hanno proposto di voler imponere nuove Imposizioni, e gravare li Cittadini di d.a Terra per Causa di spese, che si fanno, e si vogliono fare da detti del Gobbo, e Corvinelli per Causa dell’imprese liti, quale proposizione risultando in grandissimo danno, e pregiudizio de poveri Cittadini, quali per tante spese inutili, ed esorbitanti, e fatte à loro mero Capriccio… e vogliono essi Costituti, che d.a proposizione, e conclusione fatta, non se ne debba havere nessuno conto, mà che si debbia stare sempre al solito, senza angariare, e gravare li poveri Cittadini con d.e Imposizioni…”. Troppo evidente lo scontro, che è di origine lontana ed ha caratterizzato già la seconda metà del XVII secolo, tra i borghesi emergenti, che, favorito, in questa fase, dai contemporanei sconvolgimenti politici più generali, si nascondevano dietro gli interessi contrapposti tra i feudalisti, più 'conservatori', ed i demanialisti, più 'progressisti', per parlarne. Il '700 limosanese fu, nell'aspetto di maggiore importanza, caratterizzato dalla 'retrovendita' e dalla riacquisizione alla disponibilità del demanio della "Universitas civium Terre" dei tre 'corpi feudali' (il Bosco Fiorano, le Cese e la Sala), che ancora mancavano. Tra e dopo mille vicissitudini 440 la 'ricompra' fu cosa fatta solo nel 1778, anno (precedente alla rivoluzione francese, a riprova del fatto che già si respirava un certo clima anche da noi) a partire dal quale l'evento favorì la formazione di tante aspettative, nella società non solo di Limosano ma anche delle 'Terre' limitrofe, da portare una 'immigrazione' di massa di molti 'forastieri'. L'avvenuto riscatto di quei corpi feudali, inoltre, fece sì che gli amministratori, per parte loro, si trovarono improvvisamente a dover affrontare, con la disponibilità di un patrimonio fondiario così ingente, il problema di come renderne partecipe, "nemine discrepante", il maggior numero possibile di 'Cittadini'. E che, pure per la 'discussione' politica, di certo accesa e vivace, che si era creata nell'ambiente e si faceva dalle diverse componenti sociali della "Universitas civium Terre Limosani", fosse cosa affatto trascurabile lo dimostra il fatto che, in modo assai innovativo rispetto ai sistemi amministrativi tradizionali, sarà adottata, dopo un periodo di una quindicina di anni, una soluzione 'socialista', che, di parecchio precorritrice del formarsi di quella idea, verrà democraticamente posta in essere in una realtà insediamentale locale, quella limosanese, che, pur ridimensionata, così dimostrava di essere ancora punto di riferimento 'culturale' importante. Di certo si dimostra 'moderna' rispetto alla decisione amministrativa del 2 Dicembre 1658, quando, forse a causa di una probabile congiuntura demografica sfavorevole, il "Sindicus et eletti Terre Limosani (nota: Berardino Fracasso, Sindico Terre Limosani in hoc p.nti anno, Valerio Caserio, Jacobo Lucatelli Medico, Salvatore Covatta, Aloisio Pasquale et Jo:Batta 440 Si veda la essenziale ricostruzione della vicenda in BOZZA F., op. cit., pag. 225 e seg. 293 Colasurdo, eletti ad gubernum et Consilium d.te Terre pro p.nti anno)… ad conventionem devenerunt cum Sindico et elettis Terre S. Angeli (nota: Francisco Carosiello, Sindico Terre Sant'Angeli in hoc p.nti anno, Angelo d'Imbuccio et Nicolao d'Elia, eletti ad consilium et Gubernum d.te Terre pro p.nti anno)… et ex nunc liberi affittaverunt et arrendaverunt ac in affictum et arrendamentum dederunt… quaddam territorium tumulorum quattuorcentum in circa quod vulgariter nuncupant le stirpara di Montemarconi, situm et positum in pertinentiis d.te Terre Limosani iusta feudum Ferrari, Torrente Fiorana, iusta territorium Luceti Casale Cascapera, iusta Terram S.ti Angeli et alios si qui sunt fines… pro ducati decem de Carl.o argenti pro quilibet anno" ed alle seguenti condizioni: "In primis la d.ta Università di Limosani et per essa li suoi sindico et eletti promettono assignare… le solite confine di d.to territorio acciò si possa sapere per coltivarlo. Item che d.ta Università di S.to Angelo possano coltivare et scodere dette stirpara, e lo terraggio (nota: che si pagava solo quanto il relativo terreno veniva coltivato) di d.to territorio sia di d.ta Uni.tà di S.to Angelo alla q.le sia lecito pascolare in d.to t.rio con tutte et qualsisia sorta d'animali etiam per li territorij di Chiese et particolari conforme d.ta Università di Limosani ci have il pascepascolo et attione, ma che d.ta Università di S.to Angelo nello scodere delle stirpara siano tenuti lasciare cinq.o arbori per tomolo per relevare arbori, et per d.o tempo di anni sei la d.a Uni.tà di Limosani possano pascolare con li loro animali et legnare legna morta in d.o territorio ut supra affittato conforme l'antico solito senza impedimento alcuno" 441 . E che quella soluzione 'socialista', fuor di ogni dubbio anticipatrice di tempi nuovi, fosse il frutto di un serio dibattito ‘politico’, al quale tutti parteciparono con passione e che nasceva da una riflessione lunga di almeno un decennio, lo provano le proposte e le discussioni, che ne seguirono, del “publico parlamento” del “19 8bre 1788” 442 . Quando, e si era prima della 441 ASC, Fondo Protocolli notarili, Not. CARRELLI Giandonato della piazza di Fossaceca. 442 ASCL, Libro de’ Publici Parlamenti… cit. Per una migliore comprensione, oltre che della squisita sensibilità civica, delle 'cose' della Limosano di quel periodo, si propone una ricostruzione essenziale, da tale 'registro', delle notizie concernenti sia la gestione dei 'corpi' feudali' che quelle di particolare interesse e particolarità. 6 Marzo 1785: "(…). Quarto; si propone a loro Sig.ri, qualmente vedendosi il bosco Fiorano quasi ridotto all'esterminio e come dentro, e fuori d'esso vi sono quantità di Viscieglie, le quali coll'industria potrebbero col tempo formare un altro bosco per vantaggio, ed uso de Cittadini, si è pensato esse riallevare, coll'opera di una giornata à fuoco per non caricarsi questa Unità d'interesse; Si propone per ciò a loro Sig.ri acciò stimano quel che li pare di vantaggio. Intesa da tutti i Cittadini Congreati la su divisata proposta, è concluso, e determinato che si riallevino le Viscieglie e dentro, e fuora dello Bosco Fiorano non solo coll'opra di una giornata à fuoco, ma di trè, e quattro". 24 Aprlile 1785: "(…). 2. Essendosi dal Marchese di Santangelo fatta la petizione sopra l'attrasso de frutti di Montemarcone nella summa di doc.ti 2764 contro questa Unità e si è pretesa la divisione di Cascapera; Non ci è Avvocado in Napoli, che facesse petto a tale petizione, mentre D. Luigi di Girolamo Avvocado di questa Unità è passato a miglior vita…. Letta, e ben intesa da Cittadini votanti è stato conchiuso di eligersi l'avvocado in Napoli col Solito Onorario, e per magioranza de voti è restato conchiuso di mandarsi in Napoli D. Amadeo Corvinelli tanto per assistere alle due interessanti Cause mosse dal Sig.r Barone de attellis contro questa Unità, quanto per destinare un novello Avvocado in Napoli per la difesa di questa Unità,… 3. Si è proposto se si devono esitare docati diecie secondo il solito per la Festa di S. Ant.o; Si è concluso di commun consenso, che si facci tale esito per il Santo, per aver veduti negl'anni passati miracoli potenti". 23 Aprile 1786: "(…). 2. Si propone alle Sig.e vostre, qualmente trovandosi da molto tempo introdotta lite da questa Unità con il Venle Convento di S. Fran.co per rapporto alla Casa vecchia di S. Rocco,…; giacche si vede da tutti, che una tale Casa et stanza di S. Rocco è un Mucchio di pietre,… 3. Si propone a loro Sig.i qualm.e essendosi dato mano al Campanile senza speranza di terminarsi per mancanza di danaro; Si è pensato farsi una Cedoletta di cinque Carlini a fuoco per le persone non tanto Commode, e per le persone commode dieci Carlini, o più o meno, acciò con il ritratto si potesse terminare con il tempo una opera, che serve…". 24 Febraio 1788: "1°: Si propone alle Sig.rie loro qualmente Vi sono molti Forastieri, che in questa Terra 294 rivoluzione francese, “… vedendosi una grande estensione di Territorio nella med.a Tenuta di Cascapera atto alla Colonia, e pochi Cittadini se ne sono fatti li Padroni col scodersi a poco a poco, e molti altri Cittadini parte devono andare nelli Paesi Forastieri, e parte vivono senza Colonia, per cui si vede crescere la miseria; Si è dalli Amministratori risoluto di rendere esso intieram.te Seminatorio, e ridursi a Coltura; ma come vi è l’impedimento recato a questa Unità dal Sig.r Barone di Santangelo, il quale per mezzo di alcuni Provisioni hà impedito la Colonia; perciò gli esercenti Governanti pensano di far togliere l’impedimento e ridurre esso a Colonia, per indi dividersi à fuoco trà Cittadini; per non stare sempre suggettata questa Unità, e Cittadini, ad interesse, e spese, e Carcerazioni, ed altre violenze. possegono beni, senza che si fossero fatte per l'addietro le imposizioni per le bone tenenze; quindi vedendosi l'aggravio che si è recato, e tutta via si reca alla Unità si è stimato eligere due deputati in publico Parlamento acciò questi facessero le imposizioni sopra delli sud.i beni che Forastieri anno in questa sud.a Terra… 2°: Si propone similmente alloro Sig.ri qualmente tenedosi da Cittadini animali Forastieri, senza che essi pagassero l'erbaggio, o fida, e recono alli Cittadini del pregiudizio, si perche ci sono le pecore, che pagano la doganella, si ancora Capre, e Bovi che pregiudicano per il pascolo; si è penzato che volendosi tenere animali de forastieri, in ogni cento pecore, e capre, debbano corrispondere docati sei à beneficio di questa Unità e li Bovi in ogni uno Carlini tredici,…". Tra il 1788 ed il 1791 e quando gli attacchi venivano da tutte le 'Terre' confinanti, per far fronte alle pretese del Barone de Attellis, che intendeva separare la sua quarta parte del feudo di Cascapera, l'Universitas civium di Limosano, pur di difendersi in qualche modo, arriva persino a riconoscere (si veda il 'Parlamento' del 10 Gennaio 1790) al Marchese D. Nicola di Grazia lo 'jus proibitivo' sui forni. Dal 'Parlamento' del 24 Luglio 1791 si ha notizia di molte "liti contro del Convento incominciate, come per esempio quella del Tandundem, quella della rimisura de Terreni anzidetti, ed altre". E se dal 'Parlamento' de "li nove di 8bre 1791" risulta ancora una situazione controllabile che "dovendosi proseguire la lite di Cascapera contro il Sig.r Marchese d'Attellis, e avendo le Sig.e loro in altro antecedente Parlamento fissato a questo riguardo un degno Avvocato in Napoli per l'interesse della nostra Unità…", da quello "congregatesi" appena tre mesi dopo, "li 22 Gen.o 1792", ne viene fuori una, che dire drammatica è poco. In esso "Si propone alle Sig.e vostre, come abbiamo in tempo una lettera del Sig.re Patrone Marchese di questa Terra ricevuto in questa settimana, che esso s'è unito col Barone di S. Angelo pretendendo, che la Contrada di Cascapera sia feudale, e ne vogliono spogliare questa Unità dal possesso e Dominio, che da tanti secoli vi rappresentano; similmente si è saputo, che gli atti siansi portati in espedizione per decidersi la Causa… Propostasi tutto ciò il Popolo radunato nel presente parlamento, si è concluso di un animo Consenzo, che si facesse tutte le spese necessarie e tutto quello occorrerando per difendere le raggioni dell'Unità con i due Patroni di questa Terra di Limosani, e di S. Angelo". Il 2 Gennaio 1791 si era tenuto un 'Parlamento' assai importante per l'argomento che venne proposto e che lascia immaginare forti tensioni anche religiose. "Primo debbano sapere le Sig.e loro, che alcuni di questa nostra Cittadinanza sono innanzi di noi Mag.ci del Governo comparsi, ed'anno dimandato in scritto: Che essendosi dal Convento di S. Fran.co di questa nostra Terra voluto fare alcune novità relativamente à terreni, che per pura elemosina, e per sentimenti di pietà Religiosa i nostri antenati diedero al medemo in ispezialità, che niuno di questa Cittadinanza avesse più la libertà dopo la ricolta delle messi di portare i proprj animali alla Pastora, e che per i medemi territorj niuno di questi Cittadini potesse nemmeno transitarvi ne a Cavallo, ne a piedi; effetto questo della temerità e dell'orgoglio di quei pochi Religiosi, che barattano di presente le rendite di esso Convento. Quindi in sequela di que' pochi ricorrenti moltissimi, e quasi tutti sono ricorsi dagli anzidetti Mag.ci del Governo, perché si ponesse una volta alla Temerità de' Frati un valido riparo. Consequentemente noi proponiamo alle Sig.e loro alcuni risoluzioni per che ne è vantaggio di questo Publico. Primo, se vogliono che si prosequa con essi Frati la lite sul tenimento del Casale, la quale…; Secondo, se diano il loro concedimento perché si ritolga dalle mani di cotesti buoni Frati il tenimento detto Monte Marconi, mentre vi è chi può dare notizie delle Scritture necessarie per consequire il desiderato fine avantagio dell'Unità su di questa lite; Terzo, sebbene l'Unità si trovi molto inoltrata nella pretenziona di più Centinaia di tt.i di Terreno contro de Monaci sud.i, Tutta via per il compimento di tale rivinticazione si dimanda il vostro unanimo consenzo. In seguito di tutto questo se le Sig.e loro vogliano, che non solo i Monaci anzidetti: siano nella necessità di rivocare il banno anunciato relativamente ai loro territorj dati à med.mi dai nostri antenati per puro atto di pietà, ma ancora che questo Convento centro di liti e di dispenzioni per questa povera Unità sia convertito in uso di Scuola Publica, basto solo che diano il loro consenzo, perche gli attuali Mag.ci del Governo prendino 295 Si propone alle Sig.e loro qualmente come pure per togliere una volta per sempre le continue liti, e dispendij per la novità delle Cesa, si è penzato di far scodere tutta la piana persino l’incolta di Diego Longhi, che oggi si possiede dalli Figli di Nicola d’Amico, lasciandosi intatto il Corpo intiero delle visceglie e delle quercie, e si tira dal Vallone, dove tiene il territorio Saverio Battilana, e cossi si deve stendere la Colonia per sino il Vallone delle Cese, con dividersi parim.te à fuoco, acciò cessino le liti, gli odij, e gl’interessi, e l’Unità non ne venghi interessata. (…). Si è conchiuso unica voce, et nemine discrepante, che si ricorresse nella Reg.a Cam.a per togliersi l’impedimenti tanto in Cascapera, quanto nelle Cesa, acciò si evitino tanti interessi, che soffrono questa Unità, e Cittadini, e gli poveri potessero con la Coltura procacciarsi del pane, per non andare fuora, ne vedersi tante miserie. Cossi si è risoluto, e conchiuso, e che si spenda quel danaro necessario per tali Cause”. Una volta individuato l'obiettivo da perseguire, occorreva far convergere il consenso, il più generale possibile, dei 'Cittadini' sopra il metodo da applicarsi sulla divisione "à fuoco", che, ufficialmente, "fu risoluta in Parlamento fin dal dì 29 Luglio 1792". Fu necessario, perciò, arrivare al "30 9mbre 1794" perché, preso atto dei risultati raggiunti a quel momento dalla 'Commissione' dei 'Deputati', che, per essere alquanto restia (succede sempre nelle realtà piccole), impiegò più di due anni a portare a compimento il mandato assegnatole, ne venisse formalizzato il dibattito ed al successivo "7 Xmbre" (non risulta mai tenuto altro 'parlamento' in così breve lasso di tempo) per fissare concretamente e definitivamente le condizioni da applicare. Nella prima di quelle discussioni "si propone alle Sig.e loro qualm.te essendosi… fatta la elez.ne a scielta de Deputati per la divisione, e cenzuazione del Demanio, e Luoghi Boscosi di questa Unità, tutto per il vantaggio de Cittadini acciò ogn'uno si potesse godere, coltivare, e migliorare la rispettiva quota, e porzione uguale fra tutti Cittadini con pagarsi a beneficio di questa Unità quello verrà giudicato da periti in forma di canone. I Sig.ri Deputati… sono nel voto dimandare tanto in effetto anco per discarico del di loro impiego; perciò da noi di unita colli Sop.a Mag.ci Deputati si è stimato convocarne parlamento publico per la mentuata cenzuazione, e divisione; e perche porta dell'interesse, che non deve soffrire l'Università ma i Cittadini rispettivi, conviene perciò farsi sapere alloro Sig.ri affine ne siano pienamente informato. Quindi dovendosi dar principio, si è penzato, che anticipatamente si dassero carlini cinque a fuoco, stando poj al calcolo di quello ricaderà da pagarsi nel tempo, che ognuno si prenderà la porzione uguale, e di annualmente il canone, che si assegnerà; e perche vi sono molti Cittadini, che non hanno pronto il danaro, si è stimato di pagarsi alla fina di Luglio con quello interesse caderà, è quelli Cittadini benestanti dovrando pagarli subito e in mano del Sindaco, o di una persona che si destinerà per le spese, che ocorrono,… tutti gli espedienti necessarj per togliere da Limosani questa peste, e quindi diano il permesso di poter fare per il conseguimento di tutto quello che abbiamo loro esposto. (…). E fattasi la quale Proposta agl'infratti Cittadini vocali, alli quali si sono dati una cecerchia, ed un granodindia, la cecerchia designante l'esclusivo, el granodindia l'inclusivo, dopo distribuiti in d.a guisa a ciascuno de' sud.i Cittadini, si sono raccolti i voti, e si sono trovati settantasette granod.a, e cinque cecerchie. Che perciò la risoluzione è inclusiva, per maggioranza di voti. E così si è concluso”. 10 Gennaio 1796. “Si propone alle Sig.e loro, qualmente non solamente dal Barone di S. Angelo si continua ad inquietare questa Unità per la divisione della quarta parte di Cascapera, ma ancora fin dall’anno passato è stata mossa lite dalla Unità della stessa Terra di S. Angelo contro di questa Unità, ed ave domandata, che apartinesse a quel Publico di S. Angelo, non solo la quarta parte di Cascapera, ma anche altri tt.a 100 di territorio, è specialmente, quelli che sono nello Spiracolo, e nella Foresta, asserendosi tenersi da questa Unità per pegno li tt.a 100 sud.i per Ducati 160, e per che le sud.e liti sono interessanti si è perciò dalli Sig.r Avvocadi in Napoli, e specialmente dal Sig.e Marchese di questa Terra, si è penzato, che fosse necessario una persona di Cognizione, e Puntuale, per assistere alle sud.e liti, che tencano inquietata questa Unità. (…)”. 296 Tale cenzuazione, e divisione specialmente in questo luogo, è di sommo utile, vantaggio, e quiete, poiche oggi i luoghi Boscosi sono di pochi Cittadini; colla divisione sarebbe di tutti. I detti luoghi Boscosi come si trovano, non possono fruttare in ogni anno da fertile in fertile ducati settanta col peso di mantenere due guardiani, a quali si pagano ducati settanta due, oltre del notabile danno, che si reca, tagliandosi, incidendosi, e rovinandosi senza rispetto da poche famiglie. Cenzuandosi, e dividendosi recarebbe ad ogni individuo dell'utile, e ne sarebbe Patrone utile di quelle robe, e lo costuderebbe come popille dell'occhi proprj, averebbe l'uso delle ghiande, e di legnare, benche dovesse migliorare la rispettiva rata, con rilevare le bisceglie…; la Unità poi per detta censuazione almeno introiterebbe ducati 350 in ogni anno, con sparambio delli ducati 72 che si dà oggi per la custodia alli Guardiani. Cosi ancora cenzuandosi i terreni demaniali, dove da fertile infertile renderebbero docati mille, colla cenzuazione, e divisione darebbero da circa ducati 1800, la quale rendita metterebbero insicuro la Reg.a Cassa e sarebbero i Cittadini lontano dalle Reg.e Collette. Per provedere al pascolo dell'animali si è penzato di lasciarsi tutto lo stirparo del Bosco Fiorano, e porzione delle Cese, acciò sia di comodo alli rispettivi pastori. Pendende la divisione, si penza togliere i Guardiani, li quali recano più danno, che utile all'Unità; e si è riflettuto per la custodia mandarsi li stessi Cittadini à fuoco, trè ò quattro il giorno, e meglio si risolverà. Per evitare qualunque frode defferenza, e suspetto si deve la divisione far sequire per contrada, e con bussola. Quindi sopra le dette proposte diano i loro pareri accioche si possa eseguire con sollecitudine la distribuzione, e cenzuazione del demanio di questa Unità, tanto de Luoghi Boscosi, che seminatorij, e che sii il fine della quiete, della pace de' Cittadini, non meno che fruttuosa e di utile a questa Unità". La discussione certamente dovette risultare assai coinvolgente; e fece subito emergere dubbi, perplessità e non pochi problemi. Tanto che "congregatosi publico Parlamento" appena sette giorni più tardi, "si propone alle Sig.e loro qualmente à Mag.ci deputati si sono fatti i seguenti dubj accio loro Sig.ri risolvino, e sono: 1° I tre mentuati luoghi Bosco Fiorano, Cese una col Casale, sono stati ricomprati da Cittadini assoluti per mezzo delle imposizioni sofferte per formare il pieno di ducati quattro mila cinquecento cinquanta, oltre delle spese erogate per il corso di anni 30 per mantenere la lite con l'utile Patrone: tale ricompra fu fatta nell'anno 1778. Dopo tale ricompra de luoghi sud.i sono venuti ad abitare in questa Terra diversi Forastieri. I Cittadini anno domandato, che essi venissero giustamente esclusi dalla partecipazione de Corpi ricomprati, con il sangue de' mede.mi Cittadini. 2° Vi sono taluni Padri di famiglia, parti doppo la ricompra, e parti sono circa due anni ai diloro figli anno assignati le porzioni, e vivano separati. Oggi vi è il dubio se si debbono considerare nella divisione, ed i Padri viventi, ed i Figli. 3° Vi sono delle Vedove, che non formano alcun fuoco: Vi è nato il dubio se debbano entrare nella partecipazione, o loro si debba ante divisionem assignare pochi alberi atto alla Cessione, per il proprio di loro uso, senza peso. 4° Da diverse Famiglie dopo la morte de respettivi Padri, molto tempo dopo la ricompra, che trovasi non sono dieci anni tra di essi si è fatta la divisione, e da certe altri sono due anni, che si sono divise: Vi è il dubbio, se tutti debbano entrare nella eguale Download 5.01 Kb. 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