Francesco bozza
URBIS= et in ultimo si legge =SUB ANN: D. XPI 156.. T. IIII
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- Mons. Bernardo de Coccio di Limosano
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- Collectoria 61 (BENEVENTanae CIVIT.IS DUCATUS VARIA
URBIS= et in ultimo si legge =SUB ANN: D. XPI 156.. T. IIII=. Per la qual lapide vi e nato assunto tra l’una, e l’altra Chiesa di pretendere la Maggioranza. E dice d.o Monsignor Sarnelli esser oggi questa Chiesa retta dall’Arciprete,…= Il Vescovo di li=Musani, come Suffraaneo della Metropoli di Benevento vien notata nella Sinodo Provinciale Beneventana celebrata da Giacomo III Arcivescovo Sabelli, Cardinale LI, alli venticinque di aprile, mille cinquecento settantuno, Cap. 39 26 di S. Maria, nella quale, dopo aver ricordato che l'arciprete, ed anche "Vicario Foraneo..., (in) loco del Vicario Generale per essere questo luogo già Cattedrale" 52 , di Limosano godeva del diritto-privilegio, secondo le consuetudini ecclesiastiche di natura vescovile, della benedizione dell'anello all'atto dell'investitura, viene detto che "...I Signori Deputati delle Nobili Piazze di Napoli e de' Capitoli del Regno nella lor supplica del 1732 all'Imperatore Carlo Sesto d'Austria,..., espongono essere l'Arcivescovo di Benevento, anche vescovo di tre Chiese: Tocco, Li=Musani, e Lesina, e nel fol. 9 più volte lo ripetono". Occorre, al riguardo, segnalare che, ancora nel 1851 (24 Dicembre), è "il Signor Don Domenico de Angelis di Francesco Vicario Foraneo del Comune di Limosano", che, limosanese, era stato promosso a vescovo da Papa Pio IX il 1° Novembre 1849 da Benevento, a "dare il possesso al nuovo Arciprete Don Salvatore Venere". Quanto alle figure di ‘vescovi’ originari del nostro centro, abbiamo notizia (forse tratta da PATERNOSTER S. dalla cronotassi dei titolari, se non proprio dagli archivi, di quella diocesi) di un certo “Mons. Bernardo de Coccio di Limosano”, il quale tenne la cattedra di Gravina di Puglia dal 1349 al 1350. Che, poi, almeno come struttura ed organismo ecclesiastico la diocesi "Musanense" abbia continuato ad esistere per un periodo di tempo assai più lungo di quanto a posteriori si riesca ad immaginare lo prova la "relatio ad limina" (1624) dell'allora vescovo di Guardialfiera, Mons. A. Liparolo, con la quale si indica che la sua aveva per confine "ad Meridiem" la diocesi "Limusanensem suprae dictae Beneventanae ecclesiae unitam" 53 . =Episcopus Li=Musanensis= L’arcivescovo Frà Vincenzo Maria, Cardinale Orsini, indi Papa Benedetto XIII, nell’Appendice della sua Sinodo Diocesana X Beneventana, celebrata à ventiquattro Agosto, mille seicento novantacinque nell’Editto de Titoli ecclesiastici: Tit: Arcipreti delle già Cattedrali, nota l’Arciprete di Lesina, di Santa Maria di li=Musani, e di Tocco; e si ha pur anche nelle Regole nel Sagro Seminario di Benevento, stampate d’ordine del med.o Arcivescovo Cardinale Orsini, fol: mihi 9. = L’Arcidiacono Nicastro di Benevento, nella sua Pinacoteca al Cap. 14, nota l’ampiezza dell’Arcidiocesi di Benevento, e numera li=Musani Città = L’Abbate Fuliense al lib: 3, Cap: 36, e 37 descrive il Vescovo di li=Musani, e sua Unione alla Menza di Benevento = L’Ughelli al tom: 8 pur anche descrive la sua Soppressione, ed unione alla d.a Menza Arcivescovile di Benevento; Anzi più recente. I Sig.ri Deputati delle Nobili Piazze di Napoli, e de Capitoli del Regno, nella lor supplica sorretta nel 1732 alla Maestà dell’Imperatore Carlo Sesto d’Austria, per le collaz.ni de Beneficii, che sono in Regno, à Nazionali, fol: mihi 1, num: 7, espongono essere l’Arcivescovo di Benevento, anche Vescovo di trè altre Chiese, Tocco, li=Musani, e Lesina, e nel fol: 9, più volte lo riportano = Nell’Inventario de beni dell’insigne convento de Minori Conventuali di San Francesco di q.sta sud.a antica Città de li=Musani, formato dalla Corte locale d’ordine Regio l’anno 1724, si fa menzione, e si rapportano in q.lla Chiesa, la Sepoltura de Vescovi di li=Musani, ed i loro Cappelli, al numero di trè, appesi nel cielo della Chiesa, come anche l’effigie del Vescovo scolpita di rilievo in marmo sopra l’Arco dell’Altare Maggiore, che oggigiorno si vede, e vi sono ancora Cittadini di lunga età, che l’attestano, trà quali il Regio Giudice à contratti Domenico Amoroso di anni novantacinque in circa, e freschi ancora, come è il Mag.co Raffaele Giancola d’anni cinquanta in circa, ed altri Cittadini, che han veduto d.i Cappelli appesi in d.a Chiesa del sud.o Convento, quali Cappelli poi imprudentemente furono tolti da un certo Rev.do Padre Mancinelli d’Agnone, che fù Guardiano di d.o Convento, il quale Mancinelli tolse ancora dalla bella prospettiva di fuori di d.a Chiesa, tutta di pietre ben lavorate, e ben connesse all’antica, un grosso e magnifico Angiolo di pietra di rilievo, magnificamente scolpito all’antica, che faciva cima, e corona sopra al cornicione grande ultimo, alla Magnifica, e mai veduta porta di d.a Chiesa, tutta lavorata con colonne di pietre angolate, e colonnette intorno con certe di rilievo, cagnolini, e fogliami concavi mai veduti; e vi sono Cittadini vecchi, che si ricordano la Cattedra del Vescovo in d.a Chiesa del Convento, e la Sepoltura ancora, come se la ricorda benis.mo lo d.o Mag.co Regio Giudice à contratti Amoroso ancora vivente. L’Arcipreti indi di d.a Chiesa già Cattedrale intervenendo alla Sinodo Beneventana occupano il luogo della lor primitiva Chiesa, e q.sto sortisce ogn’anno continuamente, ritenendo sempre le rag.ni di già Cattedrale, anzi a tutti l’Arcipreti di d.a Chiesa, per rag,ne della già Cattedra, dall’Arcivescovo se gli benedice l’anello, allora che sono promossi in essa”. 52 ASC, Protocolli Notarili, Notaio AMOROSO F.Antonio di Limosano, atto ('Testamentum nuncupativum' di Don Martino d'Amico) del 27 giugno 1746. 27 E maggiormente lo prova anche quel "passo dimenticato" 54 del Sarnelli, che, relativamente ad essa, riferisce che "leggesi registrata in tutti gli antichi Provinciali, ed anche recentemente in quello della Cancelleria Apostolica stampato nel 1549: 'Sub Archiepiscopo Beneventano, Musanensem S. Mariae'; così negli altri registrati nella Geografia Sagra di Carlo a' S. Paulo (nota: altrove viene indicata 'Geografia Abate Fuliense'), stampato nel 1641" 55 . Ed, infine, quella struttura non solo sopravvisse come tale o come semplice titolo, ma ebbe anche, e per lungo tempo, il suo vescovo, quell' "Episcopus Limusanensis", che "viene citato ancora nel secondo Sinodo beneventano tenutosi il 25 aprile 1571 dal metropolita Giacomo III Savelli" 56 . 1.5 - La reintegratio di Papa Anacleto ed i processi tra il 1132 ed il 1312 Con e per la formazione di una propria ed autonoma entità civile, che, però e come volevano i tempi, ha ancora risvolti, implicanze e funzione religiosa, l'ascesa dei 'de Molisio', che, iniziata nella seconda metà del XI secolo, ha il suo culmine nella prima metà del successivo, favorisce una intensa attività politica che, per la "Terra li=Musanorum" e, più in generale, per l'intera area ad essa riferibile, è fatta di lotta aspra e violenti scontri. E come la 'contea di Bojano', che riprende sul territorio ruolo e compiti del 'gastaldatus bovianensis', anche l'entità politica, formatasi con lo smembramento del 'gastaldatus biffernensis' nell'area della media valle alla sinistra del fiume, si ebbe da un ramo dei 'de Molisio', la casata che con i Normanni possedette la contea. Il 'dominus' della "Terra li=Musanorum", infatti, fu Tristaino, fratello e contemporaneo di Rodolphus II, che fu il titolare della contea boianese fino al 1095. La tendenza all'autonomia di Tristaino si intravvede già nel grave episodio di distrazione delle "chartas" del Monastero di S. Illuminata, sito "intra fines... Limesani, loco ubi dicitur Petra majore", avvenuto 57 tra il 1065 ed il 1084. Esso costituisce, come ben si vedrà, solo il prologo di un progetto premeditato e di un preciso disegno politico. Nel 1109, anno in cui (giugno) il Cenobio di S. Illuminata, in precedenza sottratto da quell'Alferio, che pochi anni più tardi troviamo vescovo di Trivento, alla giurisdizione di S. 53 DI ROCCO G., La Diocesi di Guardia Alfiera, Campobasso 1996, pag. 28 e 29. Dello stesso tenore è anche la 'relazione' del 1618 del Sac. Nicola Lisio (v. D'AGOSTINO B., Chiesa e politica unitaria nell'ottocento meridionale, Termoli 1986, pag. 314). 54 MOFFA S., Diocesi scomparse nel Molise, in AM 1991, I, pag. 255. 55 SARNELLI P., op. cit., pag. 224 e seg. 56 DE BENEDITTIS G.F., Repertorio... cit., pag. 28. In nota il De Benedittis precisa: "Il testo è riportato da FIORE, 'Fiorentino in Capitanata dalla distruzione del 1255 alla soppressione dei diritti feudali', pp. 45-46; in chiusura al documento relativo al sinodo si legge: 'In dicta synodo infrascripti Patres Episcopi comparuerunt personaliter, prout inferius annotantur, et alii comparuerunt per procuratores et excusatores, alii non comparuerunt nullo modo, ut annotatur est, et annotatur inferius. Reverendissimi Patres Episcopi comparentes: Episcopus Boianensis; Episcopus Arianensis; Episcopus Asculanus, Episcopus Guardiensis; Episcopus Termulensis; Episcopus Thelesinus; Episcopus Trivicanus; Episcopus Allifanus. Non comparentes sunt: Episcopus Lucerinus, per procuratorem; Episcopus Bovinensis, Vicario pro eo; Episcopus S. Agathae, per Vicarium; Episcopus Vulturariae, per Vicarium; Episcopus Montis Corvini, per Vicarium; Episcopus Avellinensis, per procuratorem; Episcopus Frequentinus, per procuratorem; Episcopus Triventinus, absens; Episcopus Civitatensis, absens; Episcopus Lesinensis, absens; Episcopus Draconariensis, absens; Episcopus Florentinus, absens; Episcopus Larinensis, per Vicarium; Episcopus Turtiburensis; Episcopus Montis Marani, vacat sed praesens Vicarius constitutus sede vacante; Episcopus Limusanensis; Episcopus Troianus, eligens per procuratorem". 57 Chronicon Cassinense, IV, 34. Di grande rilievo, per le possibili ricostruzioni, la puntualissima annotazione del Cronista: "Notandum plane videtur, nequitiam et fraudolentiam Alferii Triventinatis episcopi (nella nota del GATTOLA: 'Jam anno 1084 episcopus fuit, v. DI MEO Ann. Ad h.a.') hoc in loco inserere". 28 Sofia di Benevento, viene donato ('oblatus') a Montecassino, "Robbertus, filius domni Frostayni" è il nuovo "dominus castelli Limosani" 58 , che in questo momento storico troviamo indifferentemente definito 'castellum' e 'civitas'. Le motivazioni autonomistiche, evidenti, dei 'de Molisio' si accompagnano comunque ad una loro ricercata cura nel trovarsi sempre dalla parte delle gerarchie ecclesiastiche 'ufficiali'. "Robbertus, filius Trosteni", il 'dominus' di Limosano che in gioventù, nel 1096, aveva partecipato alla prima Crociata, alla morte "sotto le macerie del terremoto del 1117" del fratello Simone, conte di Bojano (la contea da Rodolphus era passata a Hugo I, che la tenne dal 1095 al 1113, e, poi, a Simone), succedendogli, riunificò nelle sue mani l'alta e la media valle del Biferno. A Roberto, figlio di Trastaino, nel 1128 "succede... Ugo II, figlio di Simone, che si trova immischiato... nei moti insurrezionali contro Ruggero II del 1134. Nel 1135 viene privato di tutte le terre ad oriente del Biferno" 59 . Hugo, "markese", il secondo con tale nome per la 'contea di Bojano', ma per la "Terra li=Musanorum" il primo, è la stessa persona di quel "dominus noster Ugo Comes molisianus", il quale, "sedens pro tribunali intus in civitate limosane cum baronibus magnatibus iudicibus aliisque suis bonis hominibus", nel 1148 (ottobre) è presente alla 'concordia' stipulata a Limosano con Johannes, l'Abbate di S. Sofia di Benevento, riguardante il pagamento di un tributo da parte degli uomini del Monastero di S. Angelo in Altissimo di Civitacampomarano 60 . Del tutto evidente la circostanza, nient'affatto singolare per i tempi, per la quale nella esclusiva persona di Hugo, comes e markese, sia concentrato tanto il potere civile che quello religioso. Per tutto ciò e per la non certo casuale coincidenza del nome è assai probabile che il molisianus Hugo fosse anche l'episcopus 'ufficiale' della diocesi di Limosano, essendo provata la contemporanea esistenza di un vescovo con quel nome (v. Sarnelli, op. cit., pag. 129) "da un instrumento dell'anno 1132, mense februario". A conferma di tale ipotesi è il posizionamento sia del 'Palazzo' baronale di Limosano, dove egli risiedeva, che della Chiesa di S. Stefano, attigua e vicinissima a quello, nella quale egli comodamente 'officiava'. E ad essa portano le 'riviste' nell'Archivio di Benevento (v. citazione del documento, di cui alla nota 50), menzionate dal Card. Orsini nella "rimproverata" del 20 luglio 1721 all'Abate Don Antonio del Gobbo, ed anche il testo di quella "iscrittione sopra un antica pietra di piano, ab antiquo lavorata", posta sopra il portale d'ingresso, che guarda al 'Palazzo', della Parrocchiale di S. Stefano 61 . Gli equilibri politico-religiosi, piccoli e grandi, riferibili all'intera area molisana e, nel particolare, a quella limosanese, dapprima messi in movimento dalle decisioni prese nel grande 'placito' tenutosi (10 giugno 1053) "in loco Sale" dell'agro di Limosano prima della battaglia di Civitate (17 giugno) e, poi, resi precari dalle scelte di autonomia dal potere normanno e da quello del 'Principatus Beneventanorum' perseguite dai 'de Molisio', furono totalmente stravolti dalla nomina (1130) a papa, fatta da quella parte della gerarchia ecclesiastica rimasta insoddisfatta dalla elezione di Innocenzo II, di Pietro Pierleoni, che, ebreo di origine e creato cardinale da Callisto II, prese il nome di Anacleto II. Mentre la Chiesa 'ufficiale' di Innocenzo (e per lui parteggiano i 'de Molisio'), che è espressione della politica 'imperiale', parteggia per Lotario, quella dell'antipapa Anacleto, "il 58 GATTOLA E., Historie Abbatie Cassinensis..., Venezia 1733, pag. 421 e seg. Il Gattola riporta l'atto di donazione della Chiesa di S. Illuminata "cum omnibus ecclesiis et pertinentiis suis". 59 NOBILE P.L., Campobasso medioevale: le dinastie feudali e le fortificazioni, in ASM (= ARCHIVIO STORICO MOLISANO) 1980-81, pag. 72. 60 JAMISON E., I Conti di Molise e di Marsia nei secoli XII e XIII, Casalbordino 1932, App. doc. 1. 61 ASC, Protocolli Notarili, Not. Amoroso F.Antonio di Limosano, atto dell' 11 luglio 1743. 29 primo a riconoscere il duca Ruggero II come re di Sicilia e di Puglia,..., onore di Napoli e difesa di Benevento il 27 settembre 1130" 62 , si schiera a favore dei Normanni. Ed anche la Chiesa di Limosano, non dimentica del forte legame che, come cordone ombelicale, la univa a Benevento, partecipa alla contrapposizione con il sentimento rozzo e la violenta passionalità tipici dei centri più piccoli e vive la divisione con una determinazione lacerante. Così contro il "molisianus Ugo comes" e, allo stesso tempo, vescovo, che rappresenta la nuova (o antica?) espressione 'ufficiale' della gerarchia ecclesiastica, la parte conservatrice, soccombente o in procinto di esserlo, e comunque contraria all'autonomismo dei 'de Molisio' viene a schierarsi per papa Anacleto con il chiaro scopo di vendicarsi e di ricostituire l'antico (o nuovo?) potere. E' quanto emerge dal 'Processus super archiepiscopatu Beneventano' 63 , che viene di seguito integralmente trascritto (con traduzione per quanto possibile letterale) nel testo così come riassunto dal Kehr 64 . - f. 152 priuilegium pape Anacleti in quo continebatur, quod dicta terra (Limosani) fuit ciuitas et habuit proprium episcopum et diocesim terminatam. (privilegio del papa Anacleto nel quale era contenuto che la detta terra <di Limosano> fu città ed ebbe un proprio vescovo e la diocesi determinata.) - f. 160' quoddam priuilegium domini pape Anacleti in quo continebatur quod ipse rescriuebat episcopum et honorem episcopalem dicte terre Limosani. (tale privilegio del signore papa Anacleto nel quale era contenuto che egli stesso riscriveva il vescovo e l'onore vescovile alla detta terra di Limosano.) - f. 165 . . in quo continebatur quod episcopatus Limosani fuit de prouincia Beneuentana et habebat certa casalia sub se. (. . nel quale era contenuto che il vescovado di Limosano fu della provincia Beneventana ed aveva certi casali sotto di se.) - f. 175' . . quod dignitas episcopalis seu cathedra, qua alias dicta terra fuerat priuata, rescribebatur eidem terre. (. . che la dignità vescovile o la cattedra, di cui altrove la detta terra era stata privata, era riscritta a quella terra.) - f. 180' . . in quo continebatur quod terra Limosani fuit ciuitas et habuit episcopum . . Transsumptum priuilegii domini Anacleti pape secundi in quo continebatur quod papa mandabat quod ipse episcopus obediret archiepiscopo Beneuentano. (. . nel quale era contenuto che la terra di Limosano fu città ed ebbe il vescovo . . Riassunto del privilegio del signor Anacleto papa secondo nel quale era contenuto che il papa comandava che lo stesso vescovo ubbidisse all'arcivescovo Beneventano.) - f. 182 . . et in dicto priuilegio continebatur quod castrum Pimanum erat de diocesi Limosana . . in dicto priuilegio scriptum quod ecclesia sancte Marie de Limosano vocabatur maior ecclesia Limosani episcopatus. (. . e nel detto privilegio era contenuto che castro Pimano (Castropignano) era della diocesi 62 MATTEI A.M., Isernia una città ricca di Storia, Isernia 1992, I, pag. 166. 63 ARCHIVIO VATICANO di ROMA, Fondo Avignonese, Collect. t. 61: Benevent. civitatis et ducatus Varia 1132-1312. Ms. ch(artarum). s(eculi). XIV. Stando alle indicazioni del KEHR (v. nota 64), che, a pag. 519, testualmente scrive: "Vorne stehn Privaturkunden s. XII betr. das Castrum Limosanum; f. 151 sq. beginnt ein f. 209 mitten im Text abbrechender Processus super archiepiscopatu Beneventano, in welchem mehrfach ein unbekanntes Privileg Anaclets II fur S. Maria di Limosano erwahnt wird. S. Anhang.", è possibile pensare, come in effetti è, che dal f. 151 al 209 dell'indicato manoscritto si parli diffusamente della diocesi di Limosano. 64 KEHR P.F., Papsturkunden in Italien, Reiserberichte zur Italia Pontificia, Acta Romanorum Pontificum, Città del Vaticano 1977 (Rist., in 5 volumi + 1 di indici, dell'opera "Nachtrage zu den Romischen Berichten", in 'Nachrichten der k. Gesellschaft der Wissenschaften zu Gottingen' Phil. Hist. Klasse, 1903), Vol. IV, pag. 218 e 219 (già 560 e 561). 30 Limosane(se) . . nel detto privilegio è scritto che la chiesa di Santa Maria di Limosano veniva chiamata la maggiore chiesa del vescovado di Limosano <= cattedrale>.) - f. 183 in quo continebantur castra et ecclesie dicte diocesis, uidelicet terra Limosani, castrum sancti Angeli, castellucium de Limosano, ripa Limosani que uocabatur Ripa comitis cum casali sancti Stephani de Ripa, castro Pimanum cum baronia sua, Fossaceta cum casalibus suis, Camelum, Gobacta, Raytinum cum rocca Racini, castrum Montis Agani, Colli rotundus, Pretella cum rocca, castrum de Lino Ferraria, castra Petra (leggasi: cascapera) I, castrum Iohannis Fulconis Torella, Molisium, Serra Graffida cum sancto Alexandro, Collis altus et Capiletum. (nel quale erano contenuti i siti fortificati e le chiese della detta diocesi, ossia la terra di Limosano, il castello di sant'Angelo, castelluccio di Limosano, ripa (di) Limosano che si chiamava Ripa del conte col casale di santo Stefano di Ripa, castro Pimano con la sua baronia, Fossaceta con i suoi casali, Cameli, Covatta, (O)ratino con la rocca di Racino, il castello di Monte Agano, Collerotondo, Petrella con la rocca, castro di Lino Ferrara, cascapera I, il castello di Giovanni Folcone Torella, Molise, Serra Graffida con sant'Alessandro, Collealto e Campolieto.) - f. 184' in quo continebatur quod idem papa reintegrabat episcopatum Limosani ad petitionem domini Gregorii qui postea fuit episcopus Limosani. (nel quale era contenuto che lo stesso papa reintegrava il vescovado di Limosano a richiesta del signor Gregorio che dopo fu vescovo di Limosano.) - f. 207' in quibus continebatur quod ipse dominus papa dictam terram que alias fuerat episcopatus, reintegrauit et prefecit in eadem ecclesia sancte Marie de Limosano dominum Gregorium et ipsum in episcopum dicte ecclesie ordinauit et mandauit domino Landulfo tunc archiepiscopo Beneuentano quod ipsum dominum Gregorium in episcopum dicte ecclesie ordinaret. (nei quali era contenuto che lo stesso signor papa reintegrò la detta terra che altrove era stata (privata ?) del vescovado e pre-fece nella stessa chiesa di santa Maria di Limosano il signor Gregorio ed ordinò lo stesso a vescovo della detta chiesa e comandò al signor Landolfo allora arcivescovo Beneventano che ordinasse lo stesso signor Gregorio a vescovo della detta chiesa.). Alla fase terminale degli accadimenti riferiti dal 'Processus', un manoscritto del XIV secolo, va sicuramente assegnata, come riferimento temporale, la data del 1132 sia perché la Collect. t. 61 del Fondo Avignonese, citata dal Kehr, si riferisce al periodo che va dal 1132 al 1312 e sia per i motivi indicati dal De Benedittis 65 . Tuttavia, l'indicazione del f. 184' ("...papa reintegrabat episcopatum Limosani ad petitionem domini Gregorii qui postea fuit episcopus Limosani") e l'intero contenuto del f. 207' ben lasciano intendere come l'intera vicenda si sia svolta in tempi discretamente lunghi e sia stata il frutto di scelte politiche non poco complesse. Sulla figura di Gregorio, il 'capo' della parte contraria ai 'de Molisio', certamente perché fu quella che ne uscì sconfitta, null'altro dicono i documenti. Il suo ruolo, però, per l'intero territorio dell'area del medio Biferno dovette essere nient'affatto secondario se la sua statura politica gli consente di poter pretendere (v. f. 182), e la cosa è di grandissimo significato per comprendere la contrapposizione che parte del territorio molisano muoveva alla contea di Bojano, "quod castrum Pimanum erat de diocesi Limosana". 65 DE BENEDITTIS G.F., Note storiche-topografiche sulla Diocesi scomparsa di Limosano, in AM 1981, pag. 246-252. Tuttavia, dell'articolo del De Benedittis, pur discreto per la identificazione degli insediamenti ricadenti nel territorio della diocesi limosanese, va detto che alcune argomentazioni sembrano contraddittorie ed altre non poco preconcette e frutto di tesi predefinite, come quella, per nulla comprensibile, che riprende l'errore di interpretazione del Kehr, il quale, e la cosa è spiegabile solo con la mancata conoscenza dei luoghi, traduce la parola 'cascapera' con 'castra petra I', che poi ovviamente non riesce e non sa collocare geograficamente. 31 E rimane il forte dubbio se assegnare all'avverbio latino 'alias' (v. f. 175' e f. 207') valenza temporale o di luogo. La sua soluzione (il testo, lo si vedrà, lascia intendere una propensione per la prima) potrebbe contribuire, e non poco, a dare nuova luce e significato a fatti ed avvenimenti. Quanto al ruolo da attribuire alla diocesi di Limosano, ne va immaginata una sicura funzione di controllo politico-religioso sulle risorse, non certo poche per quantità e per qualità, della media valle del Biferno. Ne vanno, inoltre, ipotizzati anche compiti non facili di mediazione e di aggregazione per le diverse funzioni (religiose, sociali, civili, economiche, produttive,...), che si operavano, caratteristica dei tempi, dalle non poche strutture monastiche presenti nel suo territorio. Ciò in uno scenario, in cui, entrata in crisi la presenza greco-bizantina, Limosano rappresenta (ed ha rappresentato) l’avamposto di grande importanza strategica per il raccordo politico verso gli Abruzzi e, nel lungo periodo longobardo, di Benevento con Spoleto. Una tale lettura, che lascia immaginare solo pochi elementi ed appena superficiali, seppur importanti, della storia di Limosano, era già possibile dal 'transumptum' (v. nota 63) del privilegio papale bollato con il sigillo di piombo (f. 184r: privilegium papalem bullatum bulla plumbea) così come interpretato e riassunto dal Kehr (v. nota 64) e così come riportato, in maniera totalmente acritica, dal De Benedittis (v. nota 65) e dalla storiografia tradizionale ed ufficiale. Dicono, tuttavia, assai di più per una ricostruzione, la più corretta e la più completa possibile, del cammino storico non solo dell'area limosanese, ma dell'intero Molise i manoscritti dal f. 151 al f. 209 della Collectoria 61 (BENEVENTanae CIVIT.IS & DUCATUS VARIA Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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