Francesco bozza
I lodati religiosi Conventuali, come rappresentanti questo Monistero di San Francesco, previo consiglio
Download 5.01 Kb. Pdf ko'rish
|
- Bu sahifa navigatsiya:
- , rimane annoverato da questo giorno nella famiglia di questo Venerabile Monistero di San Francesco in Limosano, e perciò gli vengono rilasciate le lettere credenziali
- Fatto
- Sartore
I lodati religiosi Conventuali, come rappresentanti questo Monistero di San Francesco, previo consiglio tra loro tenuto, essendosi congregati a suono di campanella giusta il loro rito, avendo esaminata la proposizione del Quaranta, e trovatala confacente, hanno deliberato di accogliere nel seno della loro famiglia, e per confratello religioso il nominato suo figlio Don Gennaro, e gli hanno concesso la figliolanza nel medesimo Convento. All’effetto dunque di quanto trovasi preposto e risoluto, si è fissato, e stipulato quanto siegue. 1. Il Signor Don Gennaro Quaranta figlio del detto Don Prospero, semprecché persiste nella sua vocazione di farsi Religioso de’ Minori Conventuali, rimane annoverato da questo giorno nella famiglia di questo Venerabile Monistero di San Francesco in Limosano, e perciò gli vengono rilasciate le lettere credenziali per recarsi al destinato luogo del Noviziato. 2. Rimane a carico di esso Signor Prospero sì la spesa necessaria per l’equipaggio proprio di un Religioso giusta le costituzioni, e destinazioni dell’Ordine, che tutte le altre spese occorrenti in tutto il tempo, che l’enunciato suo figlio Don Gennaro sarà ritenuto nella Casa Religiosa del Noviziato. 3. Il ridetto Signor Prospero in adempimento di sua promessa ha numerato a vista di noi Notaro, e Testimoni in potere de’ prementovati Religiosi la somma di ducati duecento in tanta moneta di argento effettivo, che sono stati presi, e verificati dal Padre Guardiano del Convento. 4. Non professando il riferito Don Gennaro la religione de’ Minori Conventuali, o professandola sotto altra figliolanza, o passando all’altra vita pria di professare, questo Convento, e per esso i suoi rappresentanti sono tenuti all’intera restituzione de’ ducati duecento senza verun interesse, quale restituzione avrà luogo nel solo caso, e subito che si verificherà qualcuna dell’anzidette condizioni. E se il Monistero non potrà per qualche circostanza prontamente restituire l’indicata somma sarà obbligato a pagarne l’interesse dal giorno della domanda fino all’effettiva restituzione alla ragione del dieci per cento. 5. Nel caso di morte del detto Don Gennaro, che siano lontani gli augurj, dopo la professione fatta colla figliolanza di Limosano, questo Convento avrà il diritto di reintegrarsi di tutte le spese erogate pel suo mantenimento in ragione del tempo, che sarà scorso dopo la professione sulla somma di ducati duecento, ed il 195 punto, con quella elencazione non sarebbe affatto difficile una ricostruzione della ‘stanzetta’, nella quale il giovane si preparava alla vita sacerdotale dapprima come ‘novizio’ e, poi, dopo un anno di apprendistato (dal Notaio Marone Costanzo di S. Angelo sappiamo che, con atto del 6 Febbraio 1838, D. Pietro Covatta, Accolito, veniva “ammesso alla figliolanza di questo Convento, per accedere alla professione nella Religione de Minori Conventuali”, nell’atto del 8 Marzo 1839 risulta “Novizio” col nome di Fra’ Salvatore e fa la professione il 10 seguente), terminato il quale ‘professava’ i tre voti di povertà, obbedienza e castità, in qualità di ‘studente’ o, meglio, di ‘chierico’. Chi alla bontà dei costumi univa sufficienti capacità intellettuali era promosso a sostenere un corso di Filosofia, di tre anni, in cui si approfondiva lo studio della Logica e delle Lettere, ed uno di Teologia, di quattro anni, prima di essere ordinato Sacerdote (momento dal quale veniva chiamato ‘Padre’), dove si arrivava passando per gli ordini ‘minori’ del Suddiaconato e del Diaconato. Assai frequente era la presenza nel Convento di Frati ‘Laici’ o ‘Conversi’, che, da ‘illetterati’, non potevano essere sacerdoti e nella organizzazione di un ‘Monistero’ svolgevano i servizi più umili (cuciniere, questuante, sagrestano, ecc.). Tali si facevano per sfuggire al rigore, alla maggiore durezza ed alla povertà della normale vita civile. Del Convento almeno sette i punti di riferimento essenziali cui occorre dare un cenno, seppur veloce, per una pur sommaria ricostruzione dello svolgersi quotidiano della vita religiosa: il coro, la stanza, il refettorio, le officine, il chiostro, l’orto con la ‘selva’ e la biblioteca. Il coro del Convento di Limosano, così com’è ancora al presente, essendocene pervenuta ben conservata la struttura lignea, di notevole fattura, nel rifacimento (e non v’è motivo per non credere che tale intervento, forse ad opera di maestranze interne al ‘Monistero’, tendesse solo a migliorare la funzionalità di quello originario, assai più povero ma situato nella stessa posizione, dotandolo esclusivamente di pregio artistico maggiore) tra la fine del ‘500 ed i primi anni del secolo successivo, era posto dietro l’altare maggiore. Oltre ad una consuetudine assai diffusa nei conventi del francescanesimo più antico, porterebbe ad una tale conclusione anche il tentativo di identificare la possibile collocazione della “figura di esso Padre nostro depinta nell’antico vescovado della destrutta città dell'homini sani, alias Musane,..., la quale chiesa hoggi è posseduta da padri Conventuali, apparendo nel choro di essa una simile imagine di un san Francesco, con capuccio e corda come di sopra”. Il tentativo in parola porta a posizionare tale “figura” (v. nota 5), non più esistente ma che, ancora nel 1615, rappresentava, a riprova dell’importanza del Convento di Limosano, la principale testimonianza (“del che chiaro testimonio ne dà primo una figura di esso Padre nostro depinta”) sulla foggia dell’autentico vestire del Santo di Assisi, all’interno, ora dippiù dovrà restituire similmente senza interessi, e se una tale restituzione non sarà anche pronta, sarà dal Monistero similmente corrisposto l’interesse come sopra. Le suddette parti hanno accettato quanto si è trattato, e stipulato, e ne hanno promesso l’esatto adempimento. E per l’esecuzione hanno eletto il domicilio nel luogo di loro rispettive dimore. Di tutto ciò si è redatto il presente atto, che si è letto alle parti, e Testimoni a chiara, ed intellegibile voce. Fatto, e pubblicato nel Comune di Limosano in Provincia di Molise nel Monistero di san Francesco, e propriamente nella stanza del Padre Guardiano, presenti per Testimoni li Signori Nicola Maria Gravina fu Luigi, Sartore, e Casimiro Fracassi fu Vincenzo, Musicante, domiciliati nel suddetto Comune, di nostra conoscenza, conoscentino le parti, e rivestiti delle qualità dalla legge prescritte, i quali sottoscrivono con noi, coll’indicati religiosi Minori Conventuali cioè Reverendi Padri Vincenzo Carnevale, Gennaro Ianigro, Erasmo de Angelis, Fra Eduardo Iammarino, e Fra Domenico Zingarelli, mentre il sopracennato Prospero Quaranta crocesegna per essere illetterato, siccome ha dichiarato. + Segno di Croce di Prospero Quaranta Pria di sottoscrivere il presente atto hanno le parti soggiunto, che per il corso di tre anni dal giorno della professione il Monistero dovrà somministrare a detto Don Gennaro solamente ducati sei all’anno pel vestiario, ed il dippiù gli sarà somministrato dal Padre Signor Prospero Quaranta, decorsi i tre anni l’intero vestiario sarà a carico del solo Monistero. Padre Vincenzo Carnevale Guardiano (seguono le altre firme)”. 196 ricoperto da orribile smalto, di una delle due cornici visibili ai lati più esterni del coro stesso. Alla data della “figura di esso Padre nostro depinta”, senza dubbio e per ovvi motivi assai antica e di cui sarebbe da ipotizzarne una collocazione tra il XIV ed il XV secolo, più di una sono le ragioni che portano ad associare o, almeno, ad avvicinare anche quella del quadro, questo ancora esistente, dell’“ingenua Immacolata Concezione…, proporzioni, di una pittura sciolta e di modi gradevoli nella freschezza narrativa con cui vengono singolarmente presentati i vari attributi della Vergine” 331 . Tornando al coro, vi si accedeva, di giorno, al suono di una ‘campanella’. Al mattino e di notte, invece, i frati vi andavano dopo essere stati svegliati dal rumore, più sfumato, della ‘canna’ oppure, più assordante, della ‘troccola’, strumenti tipici del francescanesimo. Nel giungere in coro sia per la preghiera privata che per le ufficiature e per le orazioni prescritte dalle ‘Costituzioni’ e dalle regole dell’Ordine, i frati, dopo aver baciato in terra, prendevano il posto assegnato ad ognuno “con compositione e silentio” ed aspettavano i segni convenzionali impartiti dal Padre Guardiano o da chi per lui. La notte, dopo la recita di ‘Mattutino’, si praticava, forse tre volte la settimana, la ‘disciplina’ “conforme al prescritto delle Costituzioni”. Durante il giorno, l’ufficiatura divina proseguiva con le ‘Lodi’, le ‘Ore’ (Prima, Terza, Sesta e Nona), il ‘Vespro’ e la ‘Compieta’. Al mattino, dopo la recita di ‘Prima’ e, forse, delle litanie dei Santi, vi era la messa, alla quale assistevano comunitariamente tutti i religiosi del Convento. Non è da escludere che, dopo di essa, i frati partecipassero ad altre messe di devozione. Le stanzette, che, al dire del più volte citato Amoroso “hanno l’aspetto caratteristico di quelle del ‘300 come si conservano a S. Chiara a Napoli”, almeno nel periodo più antico e fino alla soppressione innocenziana, dovevano risultare assai povere e di semplicità ed essenzialità estreme. La dotazione di ognuna di esse, dove il frate trascorreva gran parte della giornata, vi vedeva presente un tavolino di legno, alquanto rozzo, o ‘banchetta’, da servire o per la lettura, per chi ne era capace, o per lo studio oppure, specie in tempo di malattia o di indisponibilità, per comodo di poggiarvi gli utensili e gli attrezzi con i quali il frate era tenuto ad operare per allontanare i pericoli dell'ozio. Ad un angolo della ‘cella’ era sistemato un letto con trespoli, tavole e “piumazzo” (= materasso) di paglia, o di saggina o, ma ciò solo nei tempi più recenti, di lana. A quest'ultimo, lo si è già visto, non mancavano le lenzuola ed il ‘cossino’. Al capo del letto era posta una croce in legno, semplice ed essenziale. Ma, stando al contenuto degli inventari del 1809, già nel corso del XVIII secolo le stanze presentavano maggior comodo ed erano dotate di qualche quadro. Il refettorio, nell’economia del Convento, costituiva il luogo per le riunioni del ‘conseglio’ e delle decisioni comuni, degli incontri fraterni ed, ovviamente, della quotidiana refezione. I religiosi vi convenivano al mattino, dopo la messa comunitaria, per la colazione; appena trascorso il mezzogiorno, dopo il canto di ‘Nona’, per il pranzo; ed, alla sera, dopo l’ora della preghiera e della meditazione che seguiva alla recita di ‘Compieta’, per la cena. Vi doveva risultare ben definito, pur se non accentuato e molto visibile eccetto che, forse, per un piccolo campanello necessario ad impartire i segni convenzionali, il posto del Padre “Custos, sive Guardianus”. Per colazione, dopo che dalla chiesa passavano al refettorio, i frati, senza alcuna distinzione tra superiore e sudditi, trovavano sulla nuda mensa il pezzo di pane apparecchiato e coperto da un tovagliolino. Sembra probabile che il pane venisse accompagnato da qualche cosa ricavata dall’orto e, nella fattispecie, da un frutto. 331 MORTARI L. Molise, Appunti per una storia dell’arte, Roma 1984, pag. 110. Alla nota 96 la Mortari aggiunge. “L’Immacolata giaceva sul pavimento in sacrestia. (…). Dopo il restauro (Sergio Donnini, 1973), è stata appesa in chiesa”. 197 A pranzo non mancava mai l’acqua e forse, stando almeno alla rilevante produzione che se ne faceva nel Convento di Limosano, neppure il vino. Sulla mensa ogni frate, predisposto dal ‘refettorario’, trovava al proprio posto, oltre al pezzo di pane, una ciotola. Di solito venivano servite una minestra ed una pietanza, a meno che non fosse giorno di digiuno. La minestra è probabile consistesse di erbe e verdure cotte oppure di legumi. Anche per cena veniva servita una minestra. Durante la refezione, o si ascoltavano delle letture oppure si osservava silenzio. Inoltre una volta al giorno, forse prima delle letture, dai religiosi veniva pubblicamente accusata la propria colpa al superiore e se ne riceveva la correzione o la punizione. Per il dopo pranzo ed il dopo cena, veniva concessa ai frati la possibilità di scambiare tra di loro qualche parola. A questi tempi di ricreazione, che è probabile durassero circa una mezzora, seguiva, dopo che ognuno era rientrato nella propria stanza, il silenzio più rigoroso, con la possibilità durante il giorno di “riposarsi alquanto per potersi poi all’hora debita attender a lodare Iddio”. Quanto alle ‘officine’ del Convento limosanese, mentre non si è trovata traccia del ‘lanificio’ (ma è probabile che vi si rappezzassero gli abiti e vi si lavassero i panni), è più che certa la presenza di una falegnameria, dove frati, conoscitori ed esperti del mestiere, vi lavoravano e preparavano manufatti di pregio. Forse ad essi si deve la realizzazione, oltre che del coro, anche dei due confessionali, di notevole fattura artistica, tuttora presenti nella Chiesa. Come in tutti i conventi francescani, anche in quello di Limosano era presente il chiostro interno con al centro la cisterna. Non è azzardato ipotizzare che sulle pareti vi fossero quadri. Dal momento che, ancora nel 1813, al Convento risultava “attaccato un giardino di piccola estensione, ed un territorio di circa tomoli quattro” 332 , coltivato, nel 1809, “a vigna”, è da ritenersi più che certo che tale terreno, almeno nei tempi più antichi, fosse utilizzato per “il commune lavoro dell’horto”, al quale, come era costume per i conventi francescani, nella parte più lontana era unito un piccolo boschetto, detto ‘la selva’. Delimitato, almeno inizialmente, dalla ‘fratta’, solo col passare degli anni e forse per motivi di sicurezza, l’orto venne circoscritto da un muretto. Vi venivano svolti, non solo dai fratelli laici o conversi e dai chierici, ma un po’ da tutti i religiosi, i lavori propri del giardinaggio (zappatura e vangatura, pose a dimora di piantine, sarchiatura, innaffiamento, etc.) e quelli riguardanti le piante da frutta ed il bosco del convento. Un discorso a parte merita la ‘libraria’, ossia quel locale in comune adibito a biblioteca, dove, oltre ai libri di più impellente necessità utilizzati sia per la formazione scolastica che per la preparazione e l’aggiornamento dei ‘Padri’, si conservavano i documenti, il materiale cartaceo e gli atti riguardanti l’attività, anche patrimoniale, del ‘Monistero’. Se è vero che “molte notizie circa la storia del Convento non si hanno perché le memorie ed i documenti conservati nella sua biblioteca ricca di opere pregevoli, pubblicati a Venezia nel 1500, furono sperperati e venduti con i libri in questa contenuti nell’ultima soppressione” 333 , allora non è difficile immaginarne sia la ricchezza, per qualità e per quantità, della documentazione e dei testi che vi si conservavano sin dalla fondazione quanto i danni irreparabili arrecati a tale patrimonio, anche in riferimento alla possibilità di ricostruire la vita dei frati e la storia del Convento, dalle due soppressioni col saccheggio e le dispersioni enormi, che ne seguirono. Ma perché ci si possa fare un’idea, pur sommaria e che deve, comunque, essere riferita ai tempi lunghi e che affondavano le radici in un passato lontano, di alcuni aspetti degli ambienti e della vita di tutti i giorni condotta all'interno del Convento, si riportano le descrizioni, scarne e burocratiche, dell’arredamento e dell’oggettistica, ancora esistenti, dagli 332 ASC, Monasteri soppressi, B. 4, f. 21. 333 AMOROSO G., Relazione… 198 ‘inventari’ di ciò che fu trovato “nel Monistero de’ Minori Conventuali di Limosani, soppresso in esecuzione del Real Decreto de’ 7 Agosto 1809” 334 . La struttura del complesso “del Convento” era costituita da “Una Chiesa ad una nave con cinque altari; coro nuovo di legno noce; l’organo con orchesta di pietra; Sacrestia vestita di legno. Nel chiostro nell'entrata di essa a sinistra uno stanzolino di niuno uso, presso di esso due stanze ad uso di fondaco per affitto; procedendo avanti a destra un fondaco a due stanze, attaccato alle quali è la chiesa picciola antica. Entrando dal chiostro, a sinistra un Refettorio grande vestito di legno con pittura, e due stiponi con porte colorite; dietro al refettorio uno stanzino ad uso di dispensa, all’altro lato un altro stanzino con stipone per conservar gli utensili del refettorio; da detto stanzino si scende alla cantina divisa in due vuoti, in uno de’ quali è uno stanzino per conservare formaggio, e carrafoni. A destra dello stesso Chiostro è la cucina grande, o sia sca(l)datojo con tre finestre; dietro questa è la cucina piccola con fornelli; dietro alla cucina grande è un chiostro piccolo, a destra del quale è l'antica cantina grande per conservar legna, e carboni; attaccato ad essa è la stalla colla pagliaruola di sopra; attaccato alla stalla è un fondaco per conservare generi. Salendo dal chiostro al quarto superiore, a destra vi sono i luoghi comuni con sei sedie coperte con portellini; dietro di esso è un fondaco anche per generi; avanti la porta di detto luogo è un balcone grande di ferro con porta. Proseguendo all’istesso lato sono quattro stanze grandi, tra esse divise, con quattro balconi di ferro, porte, e vitrate; dietro l’ultima stanza, propriamente nel dormitojo del campanile è un balcone di ferro con porta, e vitrata; appresso di esso a sinistra sono tre stanze, due abitabili, ed una diruta, e vicino a questa propriamente sotto del campanile è un balcone grande di ferro con porta, e vitrata. Tornando da detto dormitojo a destra sono quattro stanze, tre abitabili, ed una per uso di deposito. Proseguendo al dormitojo grande a destra sono tre stanze abitabili, e presso l'ultima è un appartamento con un salone, stanza, e alcoa grande, dentro della quale sono due stiponi con bussole indorate, e colorite; nella stanza è un balcone con pettorale grande di ferro a petto di palumbo (?), ed una bussola indorata, e colorita; nel salone sono due consimili balconi con porte, e vitrate, e la porta dello stanzone bene lavorata di legno di noce; avanti di essa un balcone del dormitojo grande con porta, vitrata, e ferro. Vicino a detto balcone a sinistra del detto dormitojo è un altro appartamento con una sala grande, due stiponi di legno di noce, e due finestre con porte, e vitrate; presso il salone è una stanza con un stipo con porta, ed una finestra con porta, e vitrata; presso detta stanza un arcovo grande con due stipi uniti, e porte di legno d’abete, ed una finestrina con porta, e vitrata. Dietro a detto appartamento, e propriamente nel dormitojo grande è una cappellina con altare per gl’infermi. Sopra del portone del Convento è alzato per metà un campanile nuovo di pezzi lavorati. In tutte le stanze esistono porte, e vitrate, colle loro rispettive chiave”. La composizione dell’arredamento, ossia dei “mobili, ed effetti, che servono all’uso de’ Religiosi, e che debbono esser loro lasciati in proprietà”, vedeva al “Quarto Superiore, nel quartino del Pr. M. Filippo Fracassi esistono: nella saletta due tavolini di legno di noce, e due cantoniere di pioppo, otto sedie a paglia antica colorate verdi; nell'anticamera due comò all’antica con iscansie sopra ad uso di libri, quattro sedie a paglia, un tavolino, o sia scrivania di legno noce, una sedia di appoggio, ed un candeliere d’ottone a quattro lumi; nello stanzino da letto, o sia alcoa, un lettino composto di piedistallo di ferro, e lettiera di legno, un paglione, due matarazzi di tela con lana lunga, due cossini dell’istessa lana ripiena, due lenzuola, un covertino di portanova, una coverta imbottita, due sopravveste di cossini, e due portieri anche di portanova. 334 ASC, Fondo Monasteri soppressi. Buste e fasci diversi. 199 Nel quartino del P. M. Giacinto Corvinelli, un lettino coi piedistalli di ferro, e lettiera di legno, un paglione, due matarazzi ripieni di lana lunga, due cossini, due lenzuola, un covertino biancho di bombace, una coverta cardata, un candeliere d’ottone; nell’anticamera un cantarano all’antica, un tavolino di legno per uso di studietto di libri, due altri tavolini; nella sala, un tavolino di legno, un sofà vecchio all'antica, dodeci sedie a paglia colorate verde, due tavolini all’antica con cornice indorata, uno scavabotto col bambino di cera, ed un orologio d’ottone con cassa di legno. Nelle tre stanze sotto il divisato quarto ad uso di Laici, in ciascuna di esse vi esistono: un letto composto di piedi e lettiera di legno, un paglione, un matarazzino ripieno di lana lunga, due lenzuola, una coverta imbottita, e due cossini, tre sedie, una boffetta rustica, un bacile con un piede di legno. Nelle stanze del dormitorio corrispondenti al giardino esiste in ciascuna: un letto composto di piedi, e lettiera di legno, un materazzino con due cossini pieni di lana lunga, un paglione, due lenzuola, un covertino bianco, e una imbottita, quattro sedie di paglia, un cantarano di legno d’abete, un tavolino alla rustica, un candeliere d’ottone, un bacile con piede di legno per lavar mani. Nelle due stanze abitabili dirimpetto alle sudette, esiste in ciascuna il letto con materazzino, paglione, due lenzuola, una coverta imbottita, una coverta cardata, due cossini con piedi, e lettiera di legno, un tavolino alla rustica, con bacile, e piede da lavar mani. Nella stanza del dormitorio verso il campanile esiste in ciascuna un letto con semplice paglione, manta cardata, e mante vecchie di lana, con tavolini vecchi alla rustica. Nella cucina grande esistono: un uncino, pala, e catena di ferro per il fuocolajo, e caldaja. Nella cucina segreta esistono: un caldajo, e marmitta di rame, e due altri caldaj piccioli usati, quattro tielle con coverchi di rame, due sartaggini grandi di ferro, uno scolatojo, e una stufarola di rame, una grattarola di cacio, tre spiedoni di ferro, sei treppiedi di ferro per uso di cucina, una bilancia con coppa di rame, e statera di ferro, due graticole di ferro, una liccarda con cinque tianelle di rame, e due pignatte anche di rame”. Relativamente al quantitativo “del denaro contante, degli utensilj d’argento, di altri Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
Ma'lumotlar bazasi mualliflik huquqi bilan himoyalangan ©fayllar.org 2024
ma'muriyatiga murojaat qiling
ma'muriyatiga murojaat qiling