Francesco bozza
monti et lo vallo di cicco
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monti et lo vallo di cicco’, ‘lo quarto detto la foresta’, ‘lo quarto detto le cese’, e ‘lo quarto detto la sala’, come risulta da pubblico istrumento di detta vendita e ‘in solutum datione fatta seu fieri’ rogato nella Città di Napoli al 19 del mese di gennaio del presente anno 1596 per mano del Notaio Ottavio Severino ‘esistente nella Camera’ del Notaio Domenico Castaldo, al quale si faccia pieno riferimento. E siccome che ‘a detti Corpi de territorij’ non furono assegnati né bene indicati i confini e né fissati i termini, ed al tempo che furono stipulate le surriferite scritture ‘de detta vendita et in solutum datione’ per parte di detta Università fu promesso in esse che tali confini e termini fossero assegnati e messi per il tramite di Gio: Formica, barone di S.to Angelo Limosano e (del) Notaio Ant.o Santoro, come è indicato e risulta da detto istrumento, e poiché detta Università ‘et homini de essa’ intendono rispettare quanto per mezzo di tale istrumento dai suoi procuratori è (stato) promesso e per adempiere a tale patto e fare assegnare e porre tali termini ed il confine, oggi, predetto giorno, senza forza o costrizione, ma in piena libertà, le nominate parti come indicate si sono recate dal predetto Gio: Formica, come sopra Barone, ed insieme a detto Notaio Antonio accompagnati dai seguenti altri cittadini, da essa Università a tale scopo designati, che sono: Pietro (figlio) di Gregorio Ranallo, Santuccio de Angnelillo, Francesco Corvinella ciamberlengo nella detta Terra, Donato Antonio de Alena, ‘Iando’ Covatta, Antino (figlio) di Antonio Buccero ed Aloisio de Angnelillo ‘molinaro’ (si sono recati) sopra alli prenominati Feudi e terreni, che unanimemente e di comune accordo hanno ‘terminato et confinato’ detti terreni nel modo seguente. ‘In primis (il) confine delli monti fiorani et vallo de cicco con (i) territorij attorno’ segue questo percorso: incomincia ‘dallo lemito’ che è termine al confine del territorio e ‘Casale de Ferrare’ con Limosano, passa ‘per la strada puplica traverso che và allo Lucito’, esce ‘vicino lo peschio della Battaglia’ al lato di sopra ed arriva, sempre per la strada, ‘allo mezzone de cerqua’, che sta nella strada pubblica sopra al terreno del tal Francesco Ritio; su tale ‘mezzone’ a vero segno di termine e di confine è stata fatta da essi sindici ed uomini ‘deputati’ una Croce. (Il confine) ‘seguita per detta strada traverso insino ad un altro mezzone’ vicino alla strada; accanto ‘ a detto mezzone vi stà una preta grossa ferma’ ed entrambe, ‘preta et mezzone’, servono da confine. Anche ad esso ‘mezzone’ è stata fatta ugualmente un’altra Croce. ‘Dalli detti preta et mezzoni’ (il confine) ‘tira traverso subiungendo capo suso’ per il terreno che fu del tale Antonio Perrocco, esce per un’altra ‘cerqua grossa’ ed arriva ad un’altra ‘cerqua’, cui ugualmente è stata fatta la Croce e ‘la quale serve per l’altri termini et confine’. ‘Da detta cerqua seguitando per detto corpo capo suso’ (il confine) esce ‘ad un’altra cerqua grossa’, che ‘stà incoppa de detto territorio’ del detto tale Antonio Buccero, in confine col terreno del Sig.r Marchese ‘de goglionisi’. Anche a tale ‘cerqua’ è stata fatta ugualmente la Croce, (ad indicare) che serve da confine. ‘Da detta cerqua tirando capo suso’, (il confine), passando per lo territorio del Signor Marchese, giunge alla strada pubblica ‘foro de detto territorio’, ‘dalla strada publica reincomincia’ vicino ad essa ‘alla fratta di coppo della vigna de Gio:batta Coccetta’, passa ‘per lo territorio della Corte suso et esce allo mezzone sicco che stà in confine fra lo territorio della Corte et de Franc.o Corvinella’, al quale ‘mezzone’ si è fatta la Croce che serve da confine. ‘Da detto mezzone tira capo suso et esce ad un altra cerqua grossa che stà vicino alla fratta de coppo’ della vigna, che fu di Antonio de Marco; anche ad essa si è fatta similmente la croce (ad indicare) che serve da confine. ‘Da detta cerqua camina traverso (la) fratta di detta vigna et esce (alla) fratta sopra lo vignale con olivi’, che fu del tale Gregorio de Biasio. (Il confine) ‘da detto frattale seguita per direttura vicino alla fratta de coppo de Gio:batta de Lisolis sotto la vigna de Bonadie’, che resta ‘franca alla Università’, tira poi ‘suso et esce allo pizzo de coppa della vigna’ di Pietro (figlio) di Gregorio Ranallo, (ancora) ‘tira capo suso et esce alla cerqua ditto lo collo (di) S.to Antonio che sta nella strada puplica’, cui si è fatta una Croce; ‘tira per la strada puplica suso detta delli lancianesi’ ed arriva ‘allo laco maiuro’, che è comune, ‘et da loco tira capo suso per la strada insino allo territorio che confina con S.to Angelo allo titulo dove è la Crocella’. (Il confine) passa ‘per detta confina de S.to Angelo’, ‘tira allo vallone della fonte del tufo et camina sempre vallone abascio 244 Angnelillo, Martino de Luca, Benedetto Buongiorno, Giuseppe de Angnelillo, Giovanni Giacomo de Rubeis, Bartolomeo Paganello, Angelo de Rubeo, Antonio Bonadia, Giuseppe de Rosalia, Rocco de Pardo, Annibale de Ricciuto, Giovanni Molinario, Ferdinando de Ricciuto, Antonio de Laurenzio, Pietro Marrone, Antonio Perrocco, i fratelli di Bartolomeo de Cicco: Troiano, Giacomo e Martino, Francesco Corvinella, Donato Antonio de Alena, Pasquale de Minicuccio, (?) Angnelillo, Antonio de Grego, Giuseppe (?), Libero Corso, Giovanni ‘magister’ Lodovico, Pietro de Lisoli, Livio Rubeo, Marco Antonio de Bonadia, Marino Fracasso, Aloisio del maestro Angelo, Giovanni Antonio de (O)nofrio e moltissimi altri in gran numero della parte più anziana dei Cittadini e degli uomini di detta Terra, rappresentanti, a quanto dissero, di tutta la suddetta Università, riuniti e radunati insieme in detto luogo, ivi richiamati da Pietro de Amico, messo e giurato della detta Terra ugualmente presente”. E tutti, forse per ripartire da zero, ‘ratificarono’ la vendita. Ma è del tutto evidente che il ruolo della “Terra, olim civitas, li=Musanorum” è, rispetto al passato, radicalmente e strutturalmente mutato. Assai difficoltose dovettero risultare le operazioni di incasso se, era il 27 Febbraio 1599 385 , “… io, Ottavio de Capua del Balso, da Napoli, non volendo mancare alle cose infradette, ma, non potendo essere presente per la distanza del luogo e per (poter seguire) l’interesse di altri miei affari, anche se assente, ma come se fossi presente, con atto fiduciario del Notaio Donato Antonio Santoro della Terra di Limosano faccio e costituisco lo stesso Notaio Donato Antonio Santoro mio procuratore a chè in tale veste ed in mia vece riceva quel tal prezzo del pezzo di terra o ‘quarto di territorio detto la Sala’, che gli si deve consegnare per la vendita ‘in solutum’ dalla Università e dagli uomini della Terra di Limosano per il prezzo di ducati insino alla confina del casale de Ferraro’. ‘Seguitando per detta confina frà firraro et limosani insino abascio alla strada che và allo lucito detto la strada de S.to Andrea et se tira a detto lemitone vicino (a) detto peschio (del)la battaglia’. ‘Item la foresta della banda di sopra cam(m)inano le confine come stà(nno) li termini con la Università de S.to Angelo et poi seguita(no) per lo vallone abascio insino alla strada detti delli lancianesi, tira(no) sempre, esco(no) vicino a detta strada insino alle vigne et dall’altra… la strada puplica che sé va a S.to Angelo’. ‘Item la defensa detta le cese’ è terminata nel seguente modo. (Il confine) ‘incomincia dallo vallone colle russo abascio seguitando sempre (per lo) vallone insino alla strada puplica detta la strada de Campobasso et poi traverso sempre per detta strada seguitando insino (a) faccia fronte (fino ai luoghi) detti peschij. (Esso) camina sempre per la serra suso’ fino alla strada pubblica ‘detta la Crocella’; da questa ‘torna per traverso sempre per (la) strada’ ed esce sotto alla vigna di Bar.o Cammerario. Seguitando sempre per tale strada pubblica, ritorna nuovamente a ‘detto vallone de colle russo’. ‘Item li territorij’ del luogo detto la Sala sono terminati nel modo seguente. (Il confine) incomincia alla ‘strada puplica dello fiume nominato Biferno’, che si chiama ‘lo passo della Cuvatta’, passa sempre per la strada pubblica ‘suso insino alla strada che se piglia per andare alla fonte della valla seguitando per lo frattale traverso che esce sotto a detta fonte et se ne vè(ne) sempre (per la) strada insino a fonte faucione alla confina che è fra S.to Angelo e Limosano’. Per il resto confina da ogni lato ‘con lo casale de Castelluccio et territorij de Fossaceca (= Fossalto)’. Quanto sopra, dichiarando che le predette ‘cerque cruciate’ sono tutte in beneficio del detto Signor Ottavio (e che) i prenominati confini e termini, così come sopra fissati ed attestati, sono stati posti ed assegnati dal detto Gio: Formica, come sopra Barone, (e) con la presenza, l’intervento, il beneplacito, l’assenso ed il consenso del predetto Not.e Antonio e del detto Ferrante di Capua, come sopra nominato, e di essi prenominati Sindici et particulari di detta Terra, come sopra indicati e menzionati. Et promiserunt et convenerunt ambe partes… (seguitano le formule di rito). Praesentibus: Valerio Caserio di S. Angelo Limosano, Regio Giudice ai contratti Gerolamo Cannavino di Montagano Cap.o ‘nelli mosano’ Pompeo Capillo della Terra di Limosano, ‘litterato’ Marco Antonio Lucchese di S. Martino, ‘litterato’ Lucio Gravina Mastrodatti ‘nelli mosano’ Pietro Antonio de Giacomo della Terra di S. Angelo Limosano, ‘litterato’”. 385 ASC, Fondo Protocolli Notarili, Notaio SANTORO Francesco Antonio. 245 2300, che a me fu dato ‘in solutum’ dall’Università ed uomini di essa in parte dei 4350 ducati col patto di ricompra in virtù del pubblico istrumento ‘fatto seu fieri rogato’ per mano del Notaio Ottavio Severino nella Città di Napoli”. Nel frattempo cede i predetti ducati 2300 da ricevere o da raccogliere in ricezione presso la stessa predetta Università ed uomini al fine di quelli (= i 2300 ducati) impiegare in acquisti di entrate di (beni) burghensatici in ragione dell’otto per cento, dettando tutte le clausole, i patti, gli impegni e le rinunce necessarie ed opportune da farsi secondo le sue precise indicazioni. Svuotato il suo feudo di ogni ruolo ‘politico’ e ridottolo a puro ‘oggetto’ amministrativo e finanziario, quello stesso anno (se non già in precedenza) “volgendo al termine il secolo XVI, Limosano venne alienata – non si sa bene se dai di Capua (nota: come sembrerebbe più verosimile) o dalla Regia Corte – a tal Giambattista Sedeolis” 386 , il quale era una delle tante espressioni di quella classe ‘borghese’allora emergente, assai ‘arrivista’, che, usando della ‘burocrazia’ esattoriale, veniva accumulando ingenti fortune, di frequente impiegate, poi, più per allinearsi ed entrare a far parte della casta dei ‘nobili’ e mai negli investimenti legati alle attività di produzione. A quest’ultimo vennero ‘girati’ anche i diritti delle “entrate delli Territorij, e difese” che il Barone aveva comprato “dalla Terra di Limosano con patto de’ retrovendendo per prezzo di ducati 4350, come appare cautela Mag.ci Sig.r Not. Gio:Vincenzo Cavaliero, le quali sono precisamente la metà della Difesa di Cascapera, li Boschi delli Monti, le Difese di Cesa, e della foresta, e della Sala, Territorij tutti bene per seminar vettovaglie, e pascoli”. “Era nel 1613 Barone di Limosani Giambattista Sedeolis”. Ma, “esercitando egli la carica di Percettore di Terra di Lavoro, risultò Debitore in molte migliaia di ducati, per cui la Regia Corte procedé al sequestro, e vendita del Feudo di Limosani”, le cui operazioni ‘sub hasta’ rapidamente si conclusero lo stesso anno, rimanendo quello a beneficio di D. Fabio Campanile. Ma, come allora si costumava, appena dopo il ‘sequestro’ subito “fu ad istanza della Regia Corte destinato l’Ingegniere Dionisio di Bartolomeo a far l’apprezzo di quel Feudo che fecesi d’ordine del Regio Fisco nel 1613” 387 . Terminate le sue operazioni di verifica e di ‘apprezzo’, che, a causa del periodo estivo, furono assai solerti e vennero concluse rapidamente, l’Ingegnere Camerario incaricato ne presentava la relativa ‘relazione’ finale già in data “de’ 10 Luglio 1613”. E’ di pochi mesi più tardi, precisamente del 29 Novembre 1613, la “Captio Possessionis Terre Limosani pro V.J.D. Fabio Campanile de Neapoli Barone Terre p.tte”, acquistata per 16.000 ducati. Il nuovo ‘barone’ venuto di persona da Napoli, attorniato da un gran numero di persone, che “volevano dimenticare la cattiva ed esosa gestione del Sedeolis”, alla ‘porta del baglio’ veniva immesso “in veram, realem, corporalem, pacificam et expeditam possessionem Terre Limosani civium et altris et alterorumcumque creditibus, mero mixtoque imperio, gladii potestate… per ianuam ipsius entrando, exeundo, eamdem aperiendo, claudendo, ambulando, movendo, entrando, ascendendo, circumspiciendo integrum territorium dicte Terre, mensura, defensas plura, prata, casalia, et loca habitata, et inhabitata,… claves ipsius Janue recipiendo a manibus Angeli Russi, Sindici” 388 . Nonostante la evidente fretta del nuovo ‘barone’, i limosanesi di allora, rimasti delusi già altre volte, attesero l’assenso, del 30 Aprile 1615, da parte del Viceré Conte di Lesmo, prima di stipulare l’atto, era il 19 Novembre di quello stesso anno, del giuramento di fedeltà e del ‘ligio homagio’, da presentarsi “con patto che il d.o Signor Barone l’habbia da firmare, et 386 MASCIOTTA G.B., II, pag. 201. Sembrando lacunosa assai e molto confusionaria la ricostruzione successoria sul feudo di Limosano fatta dal PIEDIMONTE nell’opera più volte citata, si stima di non essere il caso di neppure riportarla. 387 ALLEGAZ. FORENSE, Per la Università di Limosani contro dell’Illustre Marchese utile Padrone di detta Terra, Napoli 1760, in Biblioteca Provinciale di Campobasso. 388 ASC, Fondo Protocolli Notarili, Notaio DI BARTOLOMEO Francesco della piazza di Ripalimosani. 246 osservare Tutti i Capituli, consuetudini dell’Uni.tà scritte et non scritte, come sono stati osservati dall’altri Antiqui Sig.i di questa Terra” 389 . I diversi atti di “Emptio et insolutum datio Introitum” 390 da moltissimi ‘capi famiglia’ di Limosano a favore del “Dottore Fabio Campanile de Neapoli” sembrerebbero documentare un’amministrazione ‘paternalistica’, almeno per la fase iniziale, da parte del nuovo ‘barone’. Al “Dominus Januarius Campanile”,”filius Jacobi” e nipote di Fabio, che già nel mese di Maggio 1652 è ‘barone’ con, probabilmente, la residenza, almeno estiva, nella ‘sua’ “Terra limosani”, si deve sin dai primi anni in cui ha ereditato il feudo il rifacimento, nella struttura così come di massima è al presente, del “Palazzo Baronale”, risultando questo, intorno al 1670, “nuovamente fatto per d.o D. Gennaro” e completato. Contrariamente alla opinione del Masciotta (che vorrebbe solo due titolari), quindi, almeno tre furono le generazioni dei ‘Campanile’ che tennero il feudo di Limosano, così come, del resto, risulta da una “fides, seù intercetera instrumenti Emptionis Limosani”, dalla quale si apprende che “à diece di Giugno mille seicento settanta il D. Gennaro Campanile Barone della Terra di Limosano della Provincia del Contado de’ Molise figlio primogenito, et herede in feudalibus del fu D. Giacomo Campanile similmente figlio, et herede in feudalibus del fu D. Fabio Campanile Seniore… ha fatto vendita liberamente, e senza patto alcuno di ricomprare al I. D. Domenico Rubostella della sopradetta Terra di Limosano…, con il suo Palazzo, seu Fortezza, Case, huomini Vassalli, servizi di Vassalli,…” 391 ; anche se ad una tale scrittura si deve assegnare valore di semplice ‘compromesso’, essendo che solo “con istrumento del 18 novembre 1670” 392 , “stipulato in Curte Neapoli manu Mag.ci Notarij Caroli Gratiani”, si formalizzò concretamente la vendita, il cui corrispettivo, fissato in 17.000 ducati complessivi, fu pagato ratealmente con un’ultima parte (probabilmente 1000 ducati) saldata definitivamente “à primo di Giugno 1674” 393 . Nonostante le congiunture demografiche sfavorevoli, la più grave delle quali tra il 1656, quando inizia a manifestarsi il timore del “conthaggio”, ed il 1658, il ‘buon’ governo dei Campanile sembra aver portato, oltre alle attenzioni per il loro feudo manifestatesi nel ‘rifacimento’ del Palazzo, ad un certo risanamento finanziario delle casse dell’Università. Le cresciute disponibilità monetarie, accompagnate all’atmosfera rivoluzionaria che i fatti del 1647 con Masaniello avevano portato anche lontano da Napoli, avevano spinto già nel 1655, probabilmente per ‘legalizzare’ l’operato del 1652 394 che si era concretizzato in sequestri se non in veri e propri saccheggi, la stessa “Università e li particulari a vertere lites, differentias… cum m.co Januario Campanile super petitionibus factis (= richieste)… et signanter su quella della ricompra dei corpi alienati et sunt la selva detta di fiorani, Casal di Cascapera, la defensa della foresta, la defensa delle Cese, la defensa della Sala; per il pagamento della bonatenenza del territorio alli Puzzillo, et Collo di S.to Antonio. Per li animali pecorini et bovini per spatio di vent’anni; per il pagamento della bonatenenza reservata per spatio di anni trentasei a ragione di ducati 50 l’anno, per la bonatenenza del 389 ASC, Fondo Protocolli Notarili, Notaio D’ATTILIO Giulio Cesare della piazza di Lucito. Relativamente ai ‘Capitoli’ (dei quali, però, non è stato rinvenuto alcun testo), va detto che per aggiornarli (ma più perché erano assai spesso disattesi), dopo che il Mastro di Campo D. Domenico Robustella sarà diventato il nuovo “Utile Padrone” di Limosano, “è risoluta questa Università formare li capitoli nuovi, acciò detto Signore, quelli riconosciuti, si degni confirmarli…”(v. atto del 24 Maggio 1673 del Notatio CARRELLI Giandonato della piazza di Fossato). Tali “Capitula municipalia” ascendevano, nel testo aggiornato, “ad numerum sexaginta novem (= 69)”. 390 ASC, Fondo Protocolli Notarili, Notaio LOFFREDA Giuseppe della piazza di Lucito. 391 ASC, Fondo AMOROSO, Memoriale ovvero Repertorio di antiche scritture, Zibaldone IV, pag. 188. 392 ALLEGAZ. FORENSE, Per l’Università… cit., pag. A2r. 393 ASC, Fondo AMOROSO, Memoriale ovvero Repertorio di antiche scritture, Zibaldone IV, pag. 189. 394 ASC, Fondo Protocolli Notarili, Notaio DE LUCA Carlantonio della piazza di Ripalimosani. Atto del 7 Luglio 1652. 247 palazzo novo fatto con laverci incorporato sei case di particolari, per le vigne, forna, trappeti,…” 395 . La lotta per riottenere la ‘ricompra’, almeno parziale, della terra aveva iniziato a portare i suoi frutti se l’8 Dicembre 1670, riunitisi per ratificare l’atto del 18 Novembre, i “costituiti Dominicus Lucito Sindicus pro presenti anno Universitatis Terre Limosani, nec non Carolus Sabetta, Aloisius Pasquale, Jo.es Batta Corvinella, et Fabius Ramolo eletti ad regimen et gubernium Universitatis et homines d.e Terre asseruerunt… diebus elapsis V.J.D. Joannem Antonium del Gobbo d.e Terre Limosani uti Procuratorem specialem constitutum ab eadem Universitate divenisse ad quamdam Conventionem cum Ill.mo D. Dom.co Robustella Tribuno militium et hodierno Barone et D.no eidem Terre… perché l’Università si è convenuta di buon accordio, et per quiete, et sollevatione de suoi Cittadini con l’Ill.re M.ro di Campo Robustella nostro nuovo Padrone, che Dio guardi, ottenere la ricompra delle defense dette La foresta e Cascapera in prezzo di docati seicento, per la quale con altro Conseglio Generale se ne fece Procura in persona del mag.co Dott.re Gio: Ant.o del Gobbo nostro Concittadino per la stipulazione del contratto da farsi, il quale Dottore con l’assistenza di Carlo Sabetta et Gio:Batta Corvinella persone del Governo, et di Aloise Gio:Cola Cittadino che vi assisteva in Napoli nella lite dell’Università, ne ha stipulato con detto Mastro di Campo in d.a Città di Napoli publico contratto con quelli patti et condizioni che in quello si contiene à beneficio dell’Università” presero atto della ottenuta ‘ricompra’ stipulata lo stesso giorno in cui era avvenuto il passaggio di proprietà del feudo. Ma, a riprova del grande interesse che rivestiva la zona di Cascapera, tale ‘ricompra’ veniva messa in discussione ancora intorno alla metà del XVIII secolo (ma allora lo scontro rivendicativo era nella fase terminale, per cui si ricorreva anche ai colpi propibiti), quando “Die prima mensis Februari Millesimo septincentesimo quinquagesimo primo (1° Febbraio 1751) Neapoli, et in domo propria Infrap.ti Dom.ni Marchionis Limosani sita retro Ecclesiam Spiritus Sancti, l’Illustre Signor Don Francesco de Grazia Marchese di Limosani… spon.te ave asserito…, come nell’anno 1670 possedendo la sud.a Terra di Limosano il fù M.ro di Campo D. Dom.co Robustella, e con essa tutti i Casali, e Feudi Disabitati, trà quali il Feudo quaternato chiamato Cascapera disabitato in Capite à Reg.a Curia de jure Francorum, Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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