Quaderno di traduzioni
Download 5.01 Kb. Pdf ko'rish
|
- Bu sahifa navigatsiya:
- The book of Ephraim
Shadow Dovrei lodare come Whitman questa notte che mi sveglia due volte col sorriso, misteriosamente in piena salute, che mi richiama due volte al mondo delicatamente. Sia lode al sonno e al solo dio del sonno, il Voyeur, la Madre, il tempestoso incostante IO SONO di Giobbe… che placa gli indecisi mormorii del cuore. 184 Ma non puoi che adorare, lassù, per comprender soltanto la notte invisibile - fortunatamente il narcotizzato cielo cristiano non può esser sognato o assunto. Se avessi un sogno dell'inferno sarebbe di riempire una casa di demoni che in eterno domandano qualcosa di stimolante. Ho osservato l'ombra del corvo, presagio romano, attraversar la mia mano tremante, un enigma anche per noi da leggere, scarabocchio grinzoso - quando ero col mio amico, non sapevo di avere le mani. Un uomo senza moglie è come una tartaruga senza guscio - quest'ora che incombe con minuti che consumano questo minuto che incombe mentre aspetto che tu suoni - entrambi in cattiva salute. Eppure il giorno è troppo aureo per dormire, il traffico troppo sostenuto… i suoni metallici della clinica - candide gerarchie che si muovono come bianchi addetti in ospedale, con l'unico compito di rassicurare i malati. Epilogue Quelle strutture beate d'intrecci e rime - perché non mi aiutano, ora che vorrei produrre qualcosa d'immaginato, non ricordato? Sento il suono della mia stessa voce: La visione del pittore non è una lente, trema nell'accarezzare la luce. Ma a volte ciò che scrivo con la logora arte del mio occhio sembra un'istantanea livida, rapida, abbagliante e vasta più intensa della vita, eppure paralizzata dal fatto. Tutto è masalliance, eppure perché non dire ciò che accade? Prega per la grazia della cura 185 con cui Veermer illuminò il sole, furtivo come una marea fino alla sua solida ragazza che si strugge. Noi siamo poveri fatti che passano, e perciò dobbiamo dare ad ogni figura della fotografia il suo nome vivente. 186 Edgar Lee Masters 187 Da Spoon River C. Hately Spoon River lodi il mio sacrificio per aver allevato Mary e Irene rimaste orfane di mia sorella. E Irene e Mary biasimi perché mi disprezzarono. Ma non lodare il mio sacrificio e non biasimare il loro disprezzo; io le allevai, è vero – ma quanto costò loro se avvelenai il bene rinfacciandolo! Johnnie Sayre Tu padre non potrai mai conoscere tutta l’angoscia che mi strinse il cuore quando disubbidii, e mi sentii divorare la carne della gamba dalla ruota della locomotiva. E mentre mi portavano alla casa della vedova Morris rividi nella valle la mia scuola che marinavo per salir sui treni. Pregai di poter vivere per chiederti perdono. Giunsero le tue lacrime a conforto, la felicità di quell’ora sola mi donò il sollievo e l’infinito. Saggiamente tu facesti scolpire: “Strappato al male a venire” 188 Zena Witt A sedici anni avevo sogni orribili, vedevo le macchie davanti agli occhi, avevo i nervi stanchi. Non ricordavo nulla dei miei libri mentre Drummer ricordava ogni pagina. La mia schiena era debole, non capivo e balbettavo a lezione, se provavo a ripetere, dei miei studi non ricordavo nulla. Vidi l’annuncio del dottor Weese, sembrava conoscesse il mio stato: ci trovai tutto scritto, anche i sogni che non mi davan pace. Capii che dovevo morire giovane. Mi tormentai, finchè presi la tosse, e fu allora che i sogni cessarono. E dormii, infine, un sonno senza sogni, quassù, sulla collina presso il fiume. Louise Smith Herbert ruppe con me dopo otto anni di fidanzamento quando Annabella tornò dal collegio. Se avessi rispettato il mio amore, sarebbe diventato un bel dolore, forse, con un profumo tutto suo. Ma io lo mutai in odio, accecandolo con torture e veleni – mortale edera invece di clematide. E cadde l’anima dal suo sostegno, i suoi viticci diventaron rovi. Non lasciate a giardiniere dell’anima la volontà, se non siete sicuri che è più saggia dell’anima. 189 George Gray Molte volte ho studiato la lapide che m’avete scolpito: la barca con le vele ammainate. Dall’inganno d’amore mi ritrassi; ebbi paura al bussare del dolore e temetti i rischi dell’ambizione. Ma volevo conoscere la vita, e il suo significato. Ora lo so che occorre alzar le vele ai venti del destino: dare un senso alla vita può condurre alla follia, ma senza un senso tremi d’inquietudine e desiderio, barca che teme e anela il mare. Fallas Io brandivo il flagello e la bilancia, percuotevo con la frusta e la spada. Io, il legale che puniva il reo, e che odiavo, inesorabile e amaro. Io, che spinsi ad impiccare Barry Holden, io fui svegliato dalla Verità. Ma il lampo della sua luce acceca: il forcipe impacciato del dottore fece del mio figliolo un idiota. Per curarlo mi dedicai alla scienza e il mondo dei malati divenne il mio compito e il mio mondo. Caro ragazzo, tu poi diventasti il vasaio. E la mia carità il tuo vaso. 190 James Merrill 191 The book of Ephraim Probabilmente è un errore intraprendere il lavoro al presente. La più spoglia prosa giornalistica, ci voleva, che raggiunge prima più vasto pubblico. Trapelava che il Tempo è l’essenziale. Il Tempo, vera essenza della Rosa che fugge. Ma da tempo mi sfuggono le scadenze. Anche il tema, così nuovo e intimo mi frenava l’entusiasmo. Forse era meglio farne un romanzo? Attorno a me c’erano personaggi umani e non umani (Se è possibile distinguere parlando di finzione). Trovai la mia strada per una trama o almeno la sorpresa ed il piacere di cominciare. Vidi il luogo; e subito ebbi il tema, la cui luce splendeva sicura da ogni minimo dettaglio. Mi diventò un vecchio caro tema: l’incarnarsi e il ritrarsi di un Dio. Quest’ultima frase è di Northrop Frye. E poi speravo nello stile. Sazio di fantasiose narrazioni odierne servite in ogni stile tanto a lungo 192 Variations (frammento) Non ora la risposta, perché naturalmente non ce n’erano di pronte. Però tutti si ricordano quell’aria di domanda che vaga ancora chiara tra le stanze, dove il piccolo tonfo della pena echeggia. Venerdì. Freddo. Limpido. Tuo è il giorno. Stendhal a colazione. Le metafore d’amore. Grande, fortunate Beyle forse, per cui l’amore era il più ovvio e alto bene, da inghirlandare, senza rimedio, senza oblio. Sua vigile botanica: non l’amore grande perla cresciuta intorno a un piccolo sgradevole bisogno; né quell’amore le cui dita legano ad un mesto presente il fiocco di un dono di compleanno. L’amore, semplicemente, come il meglio che c’è, e per farlo diventare migliore basta dire come cresce, in che climi, cercando di distinguere i cristalli dal ramo ed allungando la bacchetta all’onda che scintilla. Per dire infine che comunque sembri, buono, cattivo, indifferente, aiuta e lì l’aria è più dolce. Aria dolcissima. 193 Angel Compunto vibrava sul mio tavolo (Ma poco più grande di un colibrì) vestito finemente alla Van Eyck, sembra proprio un visitatore angelico. Indica con l’indice alla finestra l’inverno che si stringe al suo cuore la cristallina assenza, i vapori esalati dalle case e dalla gente che ripara in casa infreddolita, duro sole batte il mare. L’altra mano indica il pianoforte dov’era aperta la Sarabande n.1, ad un passo per me troppo difficile ma che mi domina da troppo tempo. Sembra voler dir qualcosa, o cantare: - Fra il mondo che è stato creato da Dio e la musica creata da Satie, entrambi intravisti attraverso veli, ma pieni e luminosi ti domandano desiderio e lode, pretendono la resa e tu resti lì con il tuo taccuino? Cosa credi di fare? – Ma saggiamente non mi dice nulla: potrei citare qualche pecca in terra o di Satie; e poi mi chiedo come gli è nato tanto amore per Satie. Un po’ per provocarlo ritorno alla mia pagina, alle frasi ancora così sconnesse e grumose. L’angelo sottile scuote la testa non sorride il suo volto tondo e liscio. Non vuol vedermi scrivere. 194 Silvya Plath 195 Edge La donna ora è perfetta. Morto, il suo corpo sorride in plenitudine, l’illisione di una necessità greca scorre tra le pieghe della sua toga. Nudi, i suoi piedi sembrano dire: basta, siamo andati troppo oltre. Ciascun bambino morto è rannicchiato, bianco serpente, vicino a ciascuna piccola ciotola del latte ormai vuota. Lei li ha avvolti Nel suo corpo, come petali Di una rosa che si chiude in giardino, quando cola l’odore intorpidito dalle gole profonde e dolci del fiore della notte non ha motivo d’essere triste la luna, guarda fisso dal suo cappuccio d’osso. Ormai è abituata anche a questo. Le sue ombre si tendono, crepitando. Finisterre Questo era il confine: le ultime dita a nocche, reumatiche, strette sul nulla. Nere, perentorie scogliere, e il mare esplode senza fondo, o nulla dall’altra parte, sbiancato dai volti dei sommersi. Ora è soltanto cupo mucchio di rocce- Spersi soldati di guerre confuse. Il mare esplode nelle orecchie, ma non si muovono. Sott’acqua celano altre rocce: loro rancori. 196 Sheep in fog Le colline diventano pallore. Persone o stelle Mi guardano, tristemente delusi. Il treno traccia una linea di respiro. O lento Cavallo tinto di ruggine, zoccoli, dolenti campane- è da questa mattina che annera, come un fiore dimenticato. Le mie ossa sostengono la quiete, i campi laggiù sciolgono il mio cuore. Minacciano Di portarmi in un cielo senza stelle, senza padre, acqua buia. The moon and yew tree La luce della mente è fredda e planetaria, i suoi alberi neri e blu la luce. L’erba libera le sue pene ai miei piedi, come fossi Dio, punge le mie caviglie, mormora umiltà. Brume spiritali abitano il luogo Che una fila di lapidi separa dalla mia casa. Quindi non posso vedere dove andare. La luna non ha porte, è una faccia, bianca come una nocca e troppo turbata. Quieta, trascina dietro a sé il mare Come un cupo delitto nella O della sua bocca Disperata. Io abito qui. Di domenica due volte Le campane spaventano il cielo annunciando Resurrezione. Per finire risuonano i loro nomi. Mira in alto il cipresso dal profilo gotico. Gli occhi salgono dietro lui fino alla luna. È mia madre la luna. Non è dolce come Maria. 197 Ezra Pound 198 Villanella Avevo predisposto tutto quanto Da sembrare sinistro. Come uno di mezza età Avevo sparso solo i libri adatti Piegandone le pagine. La bellezza è sì rara… Tanto pochi bevono alla mia fonte… Ah, l’arido rimpianto, quante, le ore buttate! Ora guardo la pioggia alla finestra, e gli autobus che vagano… “Il loro mondo piccino ora è scosso”- L’aria è pregna del fatto. Ciascuno nel suo luogo e vedersela con un’ossessione. Come faccio a saperlo? Ah, ne so abbastanza. A sentir loro qualcosa si muove. Anche per me; ma avevo predisposto troppo. La bellezza è sì rara… Tanto pochi bevono alla mia fonte… Due amici, un alito nella foresta… Amici? Si è meno amici Quando ci si è appena incontrati? Promisero due volte di venire. “Tra la notte e il mattino?” Berrebbe alla mia mente la Bellezza. La gioventù dimentica, dov’è la mia? 2 (“Dì, hai ballato sì rigidamente? Qualcuno ha ammirato la tua opera E l’ha detto chiaro. Hai detto stupidaggini, la prima notte o la seconda sera?” 199 “Ma promisero ancora: “Domani all’ora del tè”) 3 Ora è il terzo giorno- Senza parole; parole alcune lui, alcune lei, soltanto una nota di qualcun altro: “Caro Pound, sto andandomene”. motif I have heard a wee wind searching through still forests for me, I have seen a wee wind searching O’er still sea. Thru woodland dim have I taken my way, and o’er silent waters, night and day, have I sought the wee wind. Ho udito un vento lieve frugare le immobili foreste per cercarmi, ho guardato un vento lieve frugare su un mare immobile. Per cupi boschi ho intrapreso il cammino e su acque silenziose, giorno e notte, cercando il vento lieve. 200 A pact I make a pact with you, Walt Whitman- I have detested you long enough. I come to you as a grown child who has had a pig-headed father; I am old enough now to make friends. It was you to broke the new wood, now it is a time for carving. We have one sap and one root- let there be commerce between us. vengo a patti con te Walt Whitman: ti ho detestato abbastanza. Torno a te come un figlio cresciuto che ha sopportato un padre testardo; oramai sono così vecchio che posso esserti amico. Tu abbattesti il legno nuovo, ora occorre scolpirlo. Abbiamo un solo fusto, la radice è unica: lasciamo che ci sia tra noi un patto. 201 Robin Robertson 202 New gravity Attraversando la luce fioca di edere e lapidi, ti vedo in lontananza mentre spiego a nostra figlia questo luogo e l'intera faccenda: della sorellina che sta per nascere, di come la nuova gravità di una vita stia nell'acqua. Sotto la quercia, le foglie cadute sono pezzi del puzzle dell'albero; presso la tomba di tuo padre schiacci ghiande e dentro l'ombra semini. Tokens Tetti uniti in terrazze, contro il muro di contenimento del mare: dove i gabbiani scricchiolano nel vento che batte e il mare risale le pietre delle scale. Restai contando onde al buio: pulsare visibile di un nascosto tamburo. Facendo rimbalzare le sei pietre bianche fino a lei, i pegni. Camminando ampio lungo una curva fredda, orlo di mare e pietra collidono: la notte arriva come una roccia inondata, il vento vortica; le onde diventano volti che gridano maree. Aberdeen Il mare grigio torna al sonno e disturba i gabbiani fin della verde roccia. Guardammo il lungo crollo, la nera caduta che schiuma e rovescia in onda; guardammo fuori il buio che arriva in Norvegia. Restammo stesi in una barca aperta tutta la notte, a dondolare in porto - le gomme scricchiolavano sul molo di pietra, tentando di andare a tempo - finchè i pescatori arrivarono nel loro arco, il loro lembo di luce: il grasso schiocco delle onde, il vacillare dell'acqua, l'acqua e scomparti di luce. 203 A show of signs Ibisco carnoso, il primo in cinque anni, si schiude come sangue nell'acqua. Nel solaio s'è rannicchiato un tordo. Un pavone va dietro i lecci. La notte passata a cucire dolore: un bordo che ci stringe e ci chiude. E la paura frullava, come l'ala di un uccello in trappola, come noi, in trappola. Prima la morte è assenza, poi presenza della morte presso chi vive: il calcio del dolore come una pinna che increspa la superficie senza romperla. Mesi prima di vedere, la nostra bimba sente: lo smorzarsi del mare alla banchina. Ricorderà soltanto la paura, il suo suono di latta sbattuta, e il dolore che le nuota accanto: per cui grida, scambiandolo per fame. Abbiamo assaporato il sale, gli occhi ci brillano. Nel solaio s'è rannicchiato un tordo. Un pavone va dietro i lecci. Ciò che abbiamo conosciuto è la vita, spezzata: ciò che abbiamo visto è un rosso fiore che schiude il suo volto e poi muore. Retreat Nella casa abbandonata le sedie sono ribaltate, le tazze da caffè incrostate; i materassi arrotolati si sformano, suonano sulle molle adattandosi al corpo di chi dorme. Ho portato il freddo da fuori così cerco stecchi per il focolare e ci butto i miei diari, uno dopo l'altro, dall'86 al '74. Gli anni bruciano bene, il legno schianta, 204 il fuoco volta le pagine, e legge ogni libro al rovescio. Fuori gli alberi sembrano fumo; la luna declina dietro una sciarpa di nuvole. Voglio andare dove sono sconosciuto, dove non ci sono segni, dove la neve scricchiola come polistirolo su un sentiero abbandonato verso l'oscuro nodo della foresta. Voglio andare in un posto dove la vita defluisce come acqua calda e restarmene lì pulito e freddo: il diminuendo del cuore regolare, il gemito decrescente di una cornamusa. Fugue for Phantoms Questa è la spina in cuore: il rosso risciacquo della memoria; questo è il richiamo del canto funebre - gemiti gemiti sull'acqua, acqua stregata, grigio pece e gabbiani sopra il mare. Questa è la rete e il tridente, scagliato e ripreso, scagliato ancora: e questa è la morte che viviamo: i nostri stessi pensieri sono la rete gettata, che il passato attraversa come un colpo di lancia. Queste sono le strane stimmate, le memorie che sanguinano; questi sono gli spettri luminosi: esche sull'amo, che porta in superficie il cuore, fuori dal buio e dal silenzio. Feeding the fire Ciocchi duri, consumati a metà, restano a galleggiare nella cenere: neri, tra i bioccoli di grigio fatuo. Rimane solo una fiammella incrta, l'occasionale schiocco di un tizzone. Ma ci butto uno pagina del Times, un polmone di carta risucchiato che s'illumina dietro all'improvviso: 205 un rombante diorama; le voraci, lunghe gole di fuoco affamate di notizie. La pagina è letta, poi rossa, poi consumata. The spanish dancer Tiene il pubblico in mano, lei diventa un fiammifero sfregato, scintille, e la bianca fiamma del fosforo: la danza accende un incanto di fuoco, che rapido si sparge. E ad un tratto lei è soltanto fiamma. Sfrontata si guarda intorno ed impudica incendia i suoi capelli, le sue vesti diventano un inferno ribollente da cui stende le lunghe braccia bianche, e nacchere, serpenti a sonagli destati ai loro scatti ed ingranaggi. E così rapida, come costretta dalle guaine di fuoco, lo raccoglie, lo getta con un solo gesto altero e guarda giù: giace furioso a terra fiamma sparsa cocciutamente in vita. Con il mento alto saluta radiosa, poi lo finisce con un colpo di piedi: lo pesta schiaccia e spegne. Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
Ma'lumotlar bazasi mualliflik huquqi bilan himoyalangan ©fayllar.org 2024
ma'muriyatiga murojaat qiling
ma'muriyatiga murojaat qiling