Quaderno di traduzioni
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- Bu sahifa navigatsiya:
- Meditation on Song and Structure
- Black zodiac
- Stray paragraphs
- Stray paragraphs in april
- Ophus posthumos
- Opus posthumos II
- Opus poshumos III
Apologia pro vita sua I Come presto s'arriva alla fine della strada - il fallimento, bidimensionale calcio ad un fianco, piatta luce di sogno, non ci sbloccherà o marchierà a fuoco, insidiosi cornioli nelle loro costellazioni, punti d'incrocio semicarbonizzati dolorosa via della primavera 275 esplosa in terribile profusione, nessuna direzione se non l'ascesa, nessuna verso cui voltarsi peso morto del mondo, se ne sono andati e l'hanno fatto ancora, corniolo mutilato arto della primavera, artritico, logoro d'inverno, paralizzato, le cui radici sono i capelli di mia madre. Il paesaggio è una leva di trascendenza - azionala qui, o qui, e arretra di un passo, sollevala, e una luce, una piccola luce diventerà l'aureola al tuo procedere: La goccia di rugiada, goccia ultima, schiude un'intensa radiosità, riquadro di sole sulla foglia di magnolia c'invita ad entrare - chi di noi avanzerà di un passo, occhielli marroni di camelia sotto i piedi, e rami di susino, cielo bianco, mezzogiorno bianco, Campane come il suono dell'inno su bocche di monaci? Diario e paesaggio - forma screditata, argomento screditato - ho cercato di resuscitare entrambi, respiro e sangue, farli tornare interi Con la lingua, in rigorosa attenzione - Verona mi fe', disfecemi Verona, dice la canzone l'ho canticchiata, ho ricucito lo strappo Inutilmente. Aprile. L'anno s'avvia oltre le parole, oltre me e la mia immagine, oltre il gelo della luna e il tuono dell'estate. Tutto. La carne del sacramento è carne invisibile e sostanza di spirito. Appunto. Come ogni cosa visibile, sono sempre attratto dal basso, e presto sarò ucciso e assimilato. 276 Vasello di vita, si dice, vasello di vita, distrutto e riportato a visibilità. Ed ecco, flagranza di primavera come lussuria nel frutteto costellato di fiori, L'informe forma del buio che comincia a filtrare ed emergere, il mondo visibile comincia a inclinarsi, dove io siedo il punto fermo, immobile sotto le onde del mondo. Come son simili al passato le nuvole, che s'ergono e spariscono all'orizzonte, declinano le montagne, posando l'ombra loro sotto i nostri piedi per noi che l'attraversiamo. Partoriscono fuoco e ghiaccio, ciò che ricordiamo e ci ricorda, partoriscono terra e aria. Ciononostante non possono resuscitarci o redimerci, andando, come devono, verso angoli opposti. Non sono mai state dove andiamo noi, privi di un'attitudine. Ametista, trasparenza cristallina, anello Maya o di Faraone, malocchio, antidoto alla malìa, lampo e grandine, pietra zodiacale, redentrice di ubriachezze. Porpora, colore d'introspezione, chiara visione, colore di memoria - viola, che ricorda, cristalli di stella sparsi nella penombra, stelle dure. Chi può distinguere l'oscurità dall'oscuro, la luce dalla luce l'argomento dalla trama, la parte dal tutto quando il tutto è parte della parte e la parte è il suo tutto? Solitudine. Morandi, Cezanne, tutto parla di solitudine. E Rothko. Specialmente Rothko. Separazione da ciò che ci guarisce, oltre la pittura e l'arte. 277 Commiato Ciò che un tempo era gradito, non lo è più. Ciò che allietava, ora è cenere sulla lingua. Ciò che un tempo abbracciavamo, ora ci abbraccia. Le cose hanno un loro destino naturale, on line e down load misteriosi come il linguaggio delle nuvole. La mia vita è diventata così, per metà indecifrabile, per metà geografia nuova, paesaggi immobili e adombrati, memoria spanata, la sua voce fuori campo non mia. Intanto la talpa va tra fantasticherie sotterranee, i cani si stendono come tappeti, gli uccelli si nettano le piume e gli insetti lustrano i gusci. Nessuna evasione qui, nessun'ansia nel formicaio. Quel che accade accade, e ciò che accadde, prima non fu mai. Eppure chi vuole una vita così, nessun dopo e nessun prima, nessun ieri, nessun oggi, il domani un momento per nessuno? Per me prenderò le cose che svaniscono, il traffico che dirada sulla strada diritta, il buio e il resto, le stelle erranti, da ovunque provengano, ovunque vadano. Apologia Alcuni nomi sono ovunque - sopra sotto, celati rivelati. Li definiamo saggi, perché la saggezza della morte è definita saggezza minore. E il mio nome? E il tuo? Dove li troveremo? In quale tasca? Ovunque siano, è meglio lasciarli là ignoti - Le parole parlano da sole, l'anonimità parla da sola. Il Maestro Ignoto della Poesia Pura passeggia di notte fra le sue rose, nel giardino preparato proprio da suo figlio. Ogni tanto si siede. Ogni tanto si rialza… Pesante, pesante, pesante volta sospesa sulle nostre teste. Colore di Giugno. Quante vite occorrono per farne una? 278 Questa la conosco di sicuro, altre, come insetti nell'ambra, restano dorate in agguato nascoste. Trentacinque gradi all'ombra, umidità vasta e compatta, sole di mezzogiorno come un disco laser. La gracola ancheggia nel suo abito di luci, la crocifissione sulla sua schiena. L'Affetto è l'assoluto a cui tutto ascende, dettaglio della devozione, somma di ogni nostra dispersione, impronta che brilla e sgombra l'ombra della vita. Forse è troppo facile, ma ancora vero, viluppi di caprifoglio e edera sboccano dalla siepe, becco e lingua bianca di magnolia, sgravio del paesaggio, bisbiglio d'amore. Meditation on Song and Structure Amo svegliarmi al cu cu della colomba che si lamenta all'alba - come una droga che maschera i cattivi effetti di un'altra. Mi dice che va tutto bene quando so che invece è vero il contrario. Riordina i segni del paesaggio, le strutture del giorno. Per un momento fa diventare impossibile ciò che si era oscurato. E ciò, disse un tale, è la grazia ma questo uccello è un'altra cosa. Alba sulle colline umbre. Nelle fessure delle persiane s'accumulano e colano sottili lingotti di luce. Quest'uccello ha qualcosa da dire - una musica acquosa, lunghe improvvisazioni, variazioni liquide ma non per me, tirato fuori come un peso morto dalle turbolenze del sonno, non per me, il prediletto della depressione, masturbatore della storia, non per me… Due volte, ora, ho udito l'usignolo. Prima nella prima luce di un'alba grigio-polvere, poi a mezzanotte, dopo una settimana, accompagnando il mio amico al pargheggio di Todi, luna che seduce dietro cumuli fangosi di nubi, 279 un pentimento di luce improvvisa, come l'opera di un ragno o di un uccello. Senti, disse il mio amico, Shh, è l'usignolo, the nightingale, mentre l'uccello e il suo canto percorrevano la collina, come un brillio lieve d'acqua in onde e gorgoglii. Silenzio. Nessuna luna, nessuna moto, nessun uccello. Il silenzio di qualcosa arrivato e partito. Usignolo, uccello fantasma, canto fantasma, mano che cuci e trami la notte, accendi un cero per me. Rondini sugli spalti e tegole rosse modellate da cosce, merlature squadrate, città guelfa. Rondini sullo sfondo affrescato di colline arate come piccoli squali nell'aria dipinta, come frenate dalla marea, blocco d'onda colorata d'acqua. Rondini che sfrecciano, pesci nell'aria alabastro, puliscono il pulito nutrendosi di visibile e invisibile. Tornare come una di loro! Libero nella luce del paesaggio, lingua senza parole, parte ineffabile del dipinto ignorato, trascinato dal moto lunare, quasi un cittadino del divino steso come una tovaglia dorata nell'ovunque quale sentenza, quale opera di dolce magia. Il canto di un merlo sull'acqua nera. Sono a sud o a nord della mia morte, a ovest o a est del colpo finale? In North Caroline, mezzo secolo fa, un canto d'uccello sull'acqua nera, biblico lago Llewellyn color della notte, merlo, in gola l'anima, come luce, piccola luce nel buio grande. Spento zodiaco, poi un click e cieli coperti di nuvole. Canto d'uccello sull'acqua nera. Ricordo come una canzone conteneva molti canti, come ora, la stessa canzone sopra la pozza nel campo vicino, e la mia illanguidisce, molti canti, una stagione intera, 280 molte voci, luce che riconduce al silenzio, suono della prima voce. Medievale, prelatizio, perché il cardinale maschio canta quel canto, omissis dall'eminente eucalipto? Cosa sa? Silenzio, omissis, silenzio Pomeriggio che si sfalda a piccoli pezzi dalla tangenziale squarci di sirena il tatuaggio del vuoto, Nulla Importa, un motto sui nostri cuori bianchi? Secondo Cioran la natura aborre l'originalità. Ma io dico che il paesaggio la desidera resta in giardino un carico di solitudine nella risacca dell'ultima luce - cardinale esala i miei peccati, aiutami a ridimensionare, ad eliminare, ricordami che la visione è unica, che l'eccesso è regresso, che più d'abbastanza è troppo, che la concentrazione è tutto. Black zodiac Scuriti dal tempo i maestri si mischiano e confondono. Come le nostre memorie siedono sulle panchine in giardino, come aria senza un senso, aria nella sua luminosa nullità che dire a ciascuno di loro? Come riescono ad essere così scuri e chiari allo stesso tempo? Ci arruffano i capelli, arruffano le foglie degli alberi in agosto. All'improvviso, come il vento, si fermano. Tornano le mosche e il caldo - che dirgli? Soltanto il cielo è infinito. Tornano le mosche, e il pomeriggio trema un po' sui suoi margini verdi poi cade come un peso morto accanto ai nostri ricordi, ai pallidi orli delle toghe dei maestri. Coloro che cercheranno Dio grideranno preghiere. Forse. O forse no - polvere e cenere che siamo, alcuni se ne andranno senza parole, altri ascolteranno le loro ragioni uscire dalle loro bocche 281 dove li riduce il dolore ad un palmo e mezzo dal pavimento e altri l'oltraggeranno per amore e sdegno profondo. I cancelli della grazia, come un eclisse, oscurano ogni nostra cosa in basso. File di lapidi fermano i nostri passi, umidità di agosto rifulge come aure attorno ai nostri corpi. Altri pronunceranno le parole, parlando spaventati, odiando i loro abiti macchiati dalla carne. Scelti dalla sorte, cancellati due volte. Dante e Giovanni Crisostomo forse scambierebbero questo pomeriggio per una mappa siderale la via di un pellegrino… Anche tu potresti sotto il preitterico profilo del quarto di luna nuvole vogano sotto la volta celeste come un racconto di ciò che sarà, ciò che non è accaduto da accadere ancora che si nasconde ancora sotto le stelle, 31 agosto 1995… Il dopo la vita di insetti, graffiti dello spazio, buchi bianchi nel paesaggio, cose tali, tali strade conducono alla polvere e trattano con disinvoltura il nostro dolore. Blu cielo, blu d'infinito, acque blu sopra la terra perché le grandi storie sono sempre al passato? La vita inesplorata non è diversa dalla vita esplorata - Domande senza risposta, vaniloquio, teoremi senza prove, questioni irrisolte da tanto devi scrivere tutto. Paesaggio o marina, distesa di luce sul verde scuro sbarramento della sera, devi scrivere tutto. Fazzoletto di memoria, sogno di morte e automobile sonno di Dio, devi ancora scrivere tutto, luna mezza vuota, luna mezza piena, notte senza stelle, senza ego, notte nero sangue, nero preghiera, ragno che tesse tra le siepi, 282 ultimo richiamo d'uccello, un rospo tra l'umidità, una raganella al secco… Andiamo alla tomba con affetti secondari, soddisfazione di seconda mano, mezz'anima, carte stellari smagnetizzate. Ci andiamo con gli abiti migliori. Mentre gli uccelli volano e le nuvole passano sicuramente siamo freddi e intoccabili, ma senza cattive intenzioni. Nessun dente avvelenato di risentimento, ne siamo ormai fuori, e carne dolce calligrafi dei disincarnati, scrivani di Dio quali lettere illumineremo? Sopra noi l'atmosfera il nulla che non c'è, dà il via, aspettando ordini le grandi costellazioni scartano e sussultano sopra di noi, le lettere tornano chiare, vengono avanti, la tua x e la mia x. Le lettere tornano chiare, vengono avanti. Evasori di memoria, suono notturno della serra, spirito di sdrucciolii e silenzi, Mano Invisibile, testimoniate e passate oltre. Signori del discontinuo, signori dei piccoli gesti, soccorretemi nella trasformazione, e salvatemi… Tutto il pomeriggio è piovuto nella mente e in giardino e nel frutteto. Tutto il pomeriggio il lessico di fine estate ha voltato le sue pagine sotto la pioggia, per la parola necessaria. L'autunno è su noi. La pioggia colma i nostri letti angusti. La descrizione è un elemento come l'aria o l'acqua. Ecco la parola. Stray paragraphs A est della città la campagna si spiana, scivola liscia verso la battigia e l'aspro Atlantico Ho scoperto che l'amore per il paesaggio è l'affetto del rimpianto: uniti per sempre, da sempre separati, fuori di noi eppure noi stessi. La rinuncia è dura da imparare e ora è la nostra estasi. 283 Ma se Dio fosse nei paraggi ingoierebbe i nostri sospiri nel suo nulla. La feccia dell'infinito mi cola lenta nel sangue, rami spezzati dai forti venti, erba morta e sottobosco - il sicuro accumulo di tutto ciò che resta non rivelato cresce come neve nei miei luoghi spogli. Non si può vivere una vita in fiamme. Le nostre vite s'illuminano come i cuori dei santi, bruciati tra terra e cielo. Febbraio, antico seduttore, ritagliaci un po' di spazio, sgretolii d'osso su osso, malinconica musica. Solleva quell'angolo lontano di paesaggio, laggiù a ovest. Dacci un po' di luce profonda arteriale. Stray paragraphs in april Solo i morti possono rinascere, e neanche tanto. Vorrei essere una talpa sotterranea, occhi capaci di vedere al buio. Attento senza un oggetto d'attenzione, infelice senza un oggetto d'infelicità - preghiera di cane, diminuzione… Se potessimo camminare per cent'anni, non faremmo mai un passo verso il cielo - occorre attendere l'adunata. Due cardinali, due grumi di sangue scagliati nelle fredde, invisibili arterie dell'aria. Se mai si fermeranno, il cielo si fermerà. L'afflizione è un dono, pensava Simon Weil - il mondo diventa più ricco in una luce più severa. Aprile, cortigiano antico, mese in gran stile, inumidisci le nostre bocche. Il denso e umido e freddo e scuro s'incontrano qui. L'anima è aria e ci mantiene. 284 Ophus posthumos Opera d'opossum, lussuria alla finestra bizantina - venerdì in Appalachia. Aspetta, vecchia vita scheletrica, c'è dell'altro se ho capito bene. Perfino l'angelo più radioso è oscurato dal tempo, perfino la macchina più affilata è smussata e superata dalla notte. Malvagio fine agosto, perso peso malvagio di sospiro e naufragio estivo. Ora è settembre, messo in scena per metter piede sull'altra sponda, mentre attorno al suo petto sbocciano uragani come corolle di margherite. Sappiamo dov'è stato. Sappiamo il gran segreto che cela, così buio e segregato e speriamo bene, pregandolo che ce lo bisbigli almeno una volta. Il segreto della lingua è il segreto della malattia. Opus posthumos II Seduto ma come sospeso a qualcosa nella quiete della mia sedia a sdraio, ignorato e ultraterreno. Non c'è assoluzione, né corpo di luce e elegia. essun corpo di fuoco. È come se un angelo avesse solcato il portico, una conflagrazione amplificata, estinta, poi di nuovo sepolta. Nessun perdono, né nutrimento. È marzo, e i famelici si nutrono della mia bocca. Ubi amor, ibi oculis, l'amore vede ciò che l'occhio vede più o meno ripetutamente. Qui pare proprio così, i cancelli dell'harbor vitae i cancelli della pietà guarda O guarda si nutrono dalla mia bocca. 285 Opus poshumos III Fuso mezz'agosto, Assurbanipal a ovest, arse torri di nubi, troni che crollano - gli antichi sapevano esiger bilanci alla fine di ogni cosa, ardente cuore contro ardente piuma di verità. Addolcite labbra, grandi occhi di ibis, nei geroglifici d'acero lo scriverò. Da una vita attendo una luce lenta, questa, che misera comincia a filtrare, blu rame, dall'angolo alto destro delle cose, giù fra gli alberi e oltre il giardino, l'ho attesa innalzarsi e cadere, come ora tra i lapislazzuli del tardo pomeriggio. Fino a quando le nuvole si fermano e cacciono. Fino a quando la siepe sinistra e la siepe destra, gli insetti e i piccoli cani, il porticato sul retro e le rondini della rimessa si dissolvono e spariscono. Fino a quando la tangenziale si gonfia di silenzio, fino a quando l'erba patisce. E fino a quando più nulla rimane. The appalachian book of the dead II Tardo sabato pomeriggio a Charlotesville. Giorno di Colombo, senza vento o rimosso, giorno di Colombo, sole come scotch appiccicato alle foglie di magnolia malate d'occidente. I bimbi fanno i loro giochi sciocchi dietro il giardino, monotono giorno di Colombo senza campane. La disperazione è carne dolce che al via azzannerei un paio di volte. E l'ottobre rosso dov'è? E il suo sbuffo di fumo bianco? Un'altra pagina strappata dal libro Appalachiano dei Morti, indifferente silenzio dei cieli, indifferente silenzio del mondo. Gerusalemme, dico piano, Gerusalemme, l'altare della sera stende piano il suo panno nero sull'abside orientale delle cose - 286 l'anima che desidera tornare a casa, desidera la propria distruzione, si sa, il che non fermò mai nessuno, paura e terrore su ogni centimetro di terra, benchè bella sia ancora, a ovest, la luce, che s'innalza purpurea, bianco-scarlatta. Download 5.01 Kb. Do'stlaringiz bilan baham: |
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